Approfondimento
IV EDIZIONE PER LA SETTIMANA PUGLIESE DELL’AGROBIODIVERSITÀ SEMPRE PIÙ RICCO IL PANIERE DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI TRADIZIONALI
“La biodiversità agricola va difesa e tramandata alle nuove generazioni”: lo si ripete come un mantra da qualche decennio a livello globale, naturalmente dopo che l’industrializzazione agricola ha portato ad una standardizzazione dei prodotti vegetali naturali e dei rispettivi prodotti gastronomici. Questo richiamo alla salvaguardia della biodiversità assume oggi carattere d’urgenza, una responsabilità storica non più derogabile, pena l’estinzione di taluni prodotti agricoli che l’uomo ha utilizzato, plasmato e tramandato di generazione in generazione. Un patrimonio che va difeso e valorizzato perché d’interesse ambientale, culturale ed economico. L’Italia è il Paese europeo più ricco di biodiversità, un primato che deriva dalla sua configurazione orografica e naturale, vanta ambienti e habitat tra i più diversi, dalla montagna, alla pianura, dall’altopiano alla costa mediterranea, uno status che ha spinto il MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) a favorire i cosiddetti “settori di nicchia” rispetto a coltivazioni di tipo intensivo , peraltro non praticabili per l’elevata parcellizzazione della nostra superficie agricola. Non è poi un caso se l’Italia detiene il più alto numero di DOP e IGP (quasi 300 registrati) e PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali, sono oltre 5000) - trattasi quest’ultimi di prodotti tipici italiani particolarmente legati a un territorio e alla sua storia. Un elenco quello dei PAT in continua evoluzione: l’aggiornamento e la pubblicazione
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annuale avviene a cura del MIPAAF con la collaborazione delle Regioni, unitamente hanno il compito di promuovere i PAT a livello nazionale e all’estero. Attualmente la regione capofila con il più alto numero di prodotti tipici registrati è la Campania (oltre 500), segue la Puglia con oltre 300 prodotti. Quest’anno in particolare, la 21ma revisione dell’elenco nazionale dei PAT, ha decretato l’ingresso di altri 12 prodotti tipici pugliesi: 6 iscritti nella sezione “prodotti vegetali allo stato naturale e trasformati” trattasi di boccione maggiore, boccione minore, carosello di Polignano , le cime di rapa di Minervino Murge, le fave Melonia, il lupino bianco e, altri 6 nella sezione “prodotti di gastronomia” tra questi alcune sciccherie della tradizione culinaria pugliese, in particolare del sud – est barese con la
sua fiorente agrobiodiversità come cavolfiore, piselli acquasale, frittata di asparagi selvatici, lampascioni fritti, olive fritte, pasta e cavofiore, piselli freschi e carciofi ripieni. Un elenco quello PAT che si è progressivamente assortito negli ultimi anni grazie al progetto regionale “BIODIVERSO” e al costante lavoro di ricerca del Dipartimento di Scienze Agro Ambientali e Terrioriali dell’Università di Bari. Prodotti che identificano un territorio e continuano a proporsi come meta di viaggio, attrattori turistici alternativi per la conoscenza dei luoghi: la Puglia da tempi remoti crocevia di popoli e culture, tramanda ricette con prevalenti apporti arabi, riferibili alla dominazione islamica della nostra regione. Agrobiodiversità e gastronomie tipiche oggetto di una rinata sensibilità che va costantemente coltivata: in