FOGLIE n.19/2012

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

N° 19 • 1 Novembre 2012

una

nuova

era

L’ entrata in vigore dell’art.62 del decreto liberalizzazioni

agricoltura Pagamenti e compravendita: le nuove norme ECONOMIA L’Italia che vogliamo da Cernobbio la proposta Coldiretti LAVORO Il 50% dei giovani preferisce la campagna facoltà di agraria - bari Peschicoltura: analisi sulla redditività nel Sud

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ditoriale

1 novembre 2012 - n. 19 - Anno 7

Q u i n d i c i na l e di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

L’entrata in vigore dell’art.62 del decreto liberalizzazioni

UNA NUOVA ERA?

L Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione

Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Giuseppe Perrotta, Paola Di Leo, Giuseppe Rutigliano, Giuseppe Divella, Nicoletta Mirizzi, Gianni Colaianni, Rino Pavone, Maria Fortino Pubblicità Click On Studio Via Q. Sella, 40 - 70122 - Bari Tel. 080 9755146 www.clickonstudio.it

di Vito Castellaneta

’articolo 62 del Decreto Liberalizzazioni, introduce nuovi e inderogabili obblighi di legge riferiti ai termini di pagamento per l’acquisto di prodotti agricoli e alimentari, con evidenti ripercussioni sul settore dei pubblici esercizi e della ristorazione. Il provvedimento prevede, in sintesi, che a partire dal 24 ottobre (i contratti stipulati prima di questa data andranno regolarizzati entro il 31 dicembre 2012) chiunque acquisti prodotti agricoli e/o alimentari dovrà rispettare tassativamente i seguenti termini di pagamento: 30 giorni per le merci deteriorabili e 60 giorni per tutte le altre. I termini decorreranno dall’ultimo giorno del mese di ricevimento della relativa fattura. Con l’entrata in vigore di questo articolo, previsto dal Decreto Liberalizzazioni, dunque, tutte le imprese dovranno obbligatoriamente pagare i propri fornitori di prodotti agricoli e/o alimentari entro i termini sopraindi-

cati, per non incorrere nel rischio di sanzioni pecuniarie, che variano da un minimo di 500 ad un massimo di 500.000 euro. Sono escluse dall’applicazione dell’art.62: le cessioni di prodotti agricoli e alimentari direttamente al consumatore finale e la cessione di prodotti agricoli e alimentari effettuata con il pagamento contestuale alla consegna. Le nuove disposizioni di legge, inoltre, impongono anche l’obbligo di redigere in forma scritta i contratti relativi alla cessione di prodotti agricoli e/o alimentari, pur precisando che sono considerati contratti in forma scritta anche quelli trasmessi in forma elettronica, o a mezzo fax e la fattura. E’ evidente la portata dirompente di questa norma, che colpisce il settore dei pubblici esercizi, della ristorazione e degli alimentaristi. L’obiettivo è quello di riequilibrare il rapporto tra grandi centrali di acquisto e la parte produttiva, fino ad ora molto penalizzata dall’incertezza sui tempi di pagamento.

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gricoltura

Agroindustria, le nuove regole entrate in vigore dal 24 ottobre

Cambiano pagamenti e regole di compravendita

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01 | LE NOVITÀ e compravendite di prodotti agricoli e alimentari sono regolate dal 24 ottobre 2012 dall’articolo 62 del Dl 1/2012. Le nuove regole, senza alcuna franchigia, sono le seguenti: - obbligo della stesura del contratto in forma scritta; - obbligo di rispettare determinati termini di pagamento; - divieto di pratiche commerciali sleali 02 | LE ESCLUSIONI Le nuove norme non si applicano in caso di: - conferimenti di prodotti agricoli e ittici alle società cooperative agricole, comprese le organizzazioni dei produttori di cui il produttore è socio; - cessioni istantanee e cioè quelle per le quali il pagamento è contestuale alla consegna; - cessioni nei confronti di privati consumatori 03 | LA FORMA Il contratto di vendita avente per oggetto prodotti agricoli (allegato 1 al trattato sulla Ue) e alimentari, ovvero quelli destinati a essere ingeriti da esseri umani, deve avere la forma scritta a pena di nullità. Il contratto deve contenere: - la durata; - la quantità del prodotto;

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- le caratteristiche del prodotto; - il prezzo; - le modalità di consegna e di pagamento Il Decreto Ministeriale in corso di registrazione stabilisce che se il documento di trasporto (DDT) o di consegna o le fatture, se contengono tutti gli elementi sopra specificati assolvono gli obblighi della forma scritta anche senza recare alcuna sottoscrizione delle parti, purchè i predetti documenti riportino la seguente dicitura “Assolve gli obblighi di cui all’art.62, comma 1, del decreto legge 24 gennaio 2012, n.1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n.27”. 04 | LE SCADENZE I termini di pagamento sono di 30 giorni per i prodotti agricoli e alimentari deteriorabili e di 60 giorni per gli altri prodotti agricoli e alimentari. Tali termini decorrono dall’ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura. Per prodotti alimentari deteriorabili si intendono i prodotti che rientrano in alcune categorie che vengono elencate. a) prodotti agricoli, ittici e alimentari preconfezionati che riportano una data di scadenza o un termine minimo di conservazione non superiore a sessanta giorni; b) prodotti agricoli, ittici e alimentari

sfusi, comprese erbe e piante aromatiche, anche se posti in involucro protettivo o refrigerati, non sottoposti a trattamenti atti a prolungare la durabilità degli stessi per un periodo superiore a sessanta giorni; c) prodotti a base di carne che presentino le seguenti caratteristiche fisico-chimiche: aW superiore a 0,95 e pH superiore a 5,2 oppure aW superiore a 0,91 oppure pH uguale o superiore a 4,5; tutti i tipi di latte. Tale definizione è stata integralmente ripresa dal decreto 13 maggio 2003 emanato a seguito della legge 231/2003 che prevedeva dei termini di pagamento nelle transazioni commerciali per i prodotti deteriorabili. Poiché tutti i prodotti di salumeria presentano un pH superiore a 4,5, in base alla lettera c) (che fa espresso riferimento ai prodotti a base di carne) sono quindi da considerarsi deteriorabili. Lo stesso dicasi per le preparazioni a base di carni e le carni fresche. Quindi, indipendentemente dalla durata complessiva del prodotto o dal Tmc, ai fini dell’applicazione della disciplina dei termini di pagamento, tutti i prodotti a base di carne, le preparazioni a base dl carne e le carni fresche sono da considerarsi deteriorabili essendo ad essi applicabile la specifica lettera c) del comma 4 dell’art. 62.


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gricoltura

In vigore le nuove norme sui pagamenti Marini: nessun alibi per gli acquirenti a rivedere al ribasso i compensi dei produttori

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’entrata in vigore delle nuove norme che intervengono per riequilibrare il potere contrattuale lungo la filiera agroalimentare tra distribuzione e produttori e che prevedono il rispetto dei termini di pagamento non devono rappresentare un alibi per la parte acquirente a rivedere al ribasso i compensi che spettano ai produttori. Sarebbe questo un atto gravissimo che denunceremo con tutta la nostra forza”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini dopo l’entrata in vigore, il 24 ottobre, delle nuove regole previste dal decreto legge sulle liberalizzazioni. L’articolo 62 ed il relativo decreto applicativo sulla cessione dei prodotti agricoli e alimentari – rileva la Coldiretti - hanno il merito di qualificare determinati comportamenti come illeciti a prescindere dalla dimostrazione della “posizione dominante” o dello “stato di dipendenza economica” che si è rivelata nei fatti quasi impossibile. “E’ molto positivo, in particolare – precisa Marini - che le nuove disposizioni considerino pratica commerciale sleale le condizioni contrattuali che determinano “prezzi palesemente al di sotto del costo di produzione medio” dei prodotti agricoli. Si tratta di

Sergio Marini, Presidente Nazionale Coldiretti

un principio – aggiunge il Presidente Marini - che trova sostegno nel recente regolamento comunitario sui rapporti contrattuali nel settore del latte laddove si evidenzia che bisogna risolvere il problema della trasmissione del prezzo lungo la filiera, in particolare per quanto riguarda i prezzi franco azienda, “il cui livello non evolve generalmente in linea con l’aumento dei costi di produzione”. La Coldiretti esprime un giudizio positivo sul fatto che la normativa richieda l’obbligatorietà della forma scritta dei contratti di cessione e della presenza di

elementi essenziali in vista della realizzazione dei principi di trasparenza, correttezza e lealtà commerciale e che fissi dei termini di pagamento legali, trenta o sessanta giorni dal ricevimento della fattura che, a differenza di prima, sono tolti dalla disponibilità contrattuale delle parti. Le nuove norme introdotte dall’art.62 – conclude la Coldiretti – devono essere applicate da subito, ma con intelligenza. Se necessario, potranno essere previste delle norme tecniche in grado di oliare gli ingranaggi del provvedimento.

Il 24 ottobre è iniziata una nuova era Ferrua (Federalimentare):“legge frutto dell’incapacita’di autoregolamentazione della filiera”

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ome tutte le leggi che innovano profondamente anche le norme previste dall’articolo 62 del provvedimento sulle liberalizzazioni richiederanno una fase di messa a punto”, afferma il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua Magliani. “Tutti ne sono consapevoli - prosegue Ferrua - è iniziata una nuova era, che

introduce maggiore bilanciamento nei rapporti tra fornitori e clienti all’interno della filiera agroalimentare. Questo dobbiamo dircelo cosi come dobbiamo ricordarci che questa legge è la risposta all’incapacità degli attori della filiera di trovare un equilibrio attraverso forme di autoregolamentazione più volte ricercate”.

Filippo Ferrua Magliani, Pres. Federalimentare

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ommario

TURISMO RURALE 20 CICLOVIA DELL’ ACQUEDOT TO

I primi 10 Km tra Locorotondo e Ceglie Messapica

TURISMOLIO Iniziativa per le scuole d’Italia

di Nicoletta Mirizzi

6 AGRICOLTURA

4 PAGAMENTI E COMPRAVENDITA

Le nuove regole in vigore dal 24 ottobre

5 NESSUN ALIBI PER GLI ACQUIRENTI Le affermazioni di Marini - Coldiretti

18 COSA SUCCEDERà IN AGRICOLTURA?

20 FACOLTà DI AGRARIA - BARI 16 ANALISI DELLA PESCHICOLTURA

La redditività nel meridione

ECONOMIA

Ai tempi della crisi

12 L’ITALIA CHE VOGLIAMO IN 10 PUNTI

Da Cernobbio la proposta di Coldiretti

14 SPESA A TAVOLA

I prodotti colpiti dall’aumento dell’IVA di Antonio Resta

18 AGROALIMENTARE 11 IO SONO ITALIANO

Marini presenta il latte UHT di Rocco Resta

25 L’ ACCADEMIA DELL’ ASSOPROLI

LAVORO

Seminari e attività formative di Rino Pavone

27 “SALVI” I GRANI DEL TAVOLIERE

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Pasta al 100% pugliese

9 LAVORO IN BANCA ADDIO?

Il 50% dei giovani preferisce la campagna di Nicola Trisolini

AMBIENTE 22 MONOPOLI, SI CAMBIA

1 ottobre 2012

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Obiettivo: raccolta differenziata al 65% di Paola Dileo

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avoro

Lavoro in banca addio? Il 50% dei giovani preferisce la campagna

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Cresce la tendenza ad una vita sana in Agriturismo

ggi la maggioranza dei giovani italiani, a differenza delle generazioni che li hanno preceduti, non sogna piu’ un lavoro nell’ufficio di una banca magari in una grande metropoli, ma vorrebbe invece gestire un agriturismo in piena campagna. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Swg divulgata in occasione dell’inaugurazione del Salone del Gusto/ Terra Madre a Torino che evidenzia l’affermarsi tra i piu’ giovani di una nuova cultura del cibo, dell’ambiente e in generale della qualità della vita. La metà dei giovani tra i 18 ed i 34 anni preferirebbe infatti gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23 per cento) o anche lavorare in una multinazionale (19 per cento). Si registra dunque un profondo cambiamento rispetto al passato quando la vita in campagna era considerata spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di quella

in città. Il contatto con la natura ed i suoi prodotti è diventato premiante rispetto all’impegno negli strumenti finanziari di un istituto di credito o nei prodotti fortemente pubblicizzati di una grande multinazionale. Venute meno le garanzie del posto fisso che caratterizzavano queste occupazioni sono emerse tutte le criticità di lavori che in molti considerano ripetitivi e poco gratificanti rispetto al lavoro in campagna. Si tratta di una vera rivoluzione culturale che non riguarda in realtà solo i giovani poiché in generale tra tutti gli italiani ben il 28 per cento scambierebbe il proprio lavoro con quello dell’agricoltore. I motivi di tale scelta sono indicati nel fatto che per il 50 per cento così si fa una vita piu’ sana, per il 18 per cento ci si sente piu’ liberi e autonomi e per il 17 per cento per il piacere di vivere in campagna, mentre solo il 7 per cento ritiene che si guadagni di piu’. Sembra essersi rovesciata la scala dei valori rispetto al passato quando il denaro

di Nicola Trisolini

sembrava guidare le scelte della stragrande maggioranza ed emergono invece sensibilità nuove che trovano risposte anche nell’agricoltura. Una inversione di tendenza che si riscontra anche a livello scolastico con gli Istituti Agrari che hanno aumentato dell’11 per cento il proprio peso percentuale sul totale di iscritti, mentre sono scesi quelli dei Licei, secondo i dati 2012 del Miur. Il risultato è il fatto che per la prima volta da almeno dieci anni in Italia aumentano i giovani agricoltori con un incremento del 4,2 per cento nel numero di imprese individuali iscritte alle Camere di Commercio nel secondo trimestre del 2012. Oggi nel nostro Paese sono attive ben 62mila imprese condotte da giovani con meno di 30 anni che, secondo l’indagine Coldiretti/Swg, nel 36,5 per cento dei casi hanno una scolarità alta (specializzato, laureato, laureando), nel 56 per cento media (scuole superiori) e nel 6,5 per cento bassa (scuole medie).

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groalimentare

Il Presidente di Coldiretti Marini presenta

Latte UHT “IO SONO ITALIANO”

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n occasione del Forum Internazionale di Cernobbio dedicato all’agricoltura e all’alimentazione, il presidente della Coldiretti Sergio Marini ha presentato il latte a lunga conservazione proveniente dagli allevamenti della filiera Fai-Coldiretti. Il progetto nasce con gli obiettivi di smascherare sul mercato gli inganni del finto Made in Italy e frenare la chiusura delle stalle salvaguardando l’occupazione. Infatti “negli ultimi 20 anni - fa notare la confederazione - hanno chiuso i battenti 60mila stalle, con la perdita di migliaia di posti di lavoro causata dalla concorrenza sleale del latte spacciato come Made in Italy e dal boom dei costi di produzione, rincarati del 40 per cento tra il 2011 e il 2012”. Il conteni-

di Rocco Resta

tore del latte uht, in materiale riciclabile e con un tappo a doppia sicurezza per garantire l’integrità del prodotto, porterà la scritta “io sono italiano” e il logo tricolore Fai.


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conomia

Il Presidente Coldiretti Marini al Forum di Cernobbio

“L’ITALIA CHE VOGLIAMO” IN 10 PUNTI

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una proposta in dieci punti quella contenuta nel documento “L’ltalia che vogliamo” presentato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio, dove si sono dati appuntamento opinion leader, segretari di partito, membri dell’esecutivo, compreso il presidente del Consiglio Mario Monti. Dall’esigenza di un governo globale di beni comuni come il cibo contro gli effetti di una globalizzazione senza regole fino all’etica che deve traguardare insieme alla politica anche le forze social e tutti i cittadini. 1. Un governo globale dei beni comuni: “E’ necessario che i decisori politici ne tengano conto mettendo ai vertici della loro agenda la strategicità del cibo e promuovendo politiche che a livello globale definiscano una regia di regole per i beni comuni come il cibo, l’acqua e il suolo”. 2. Più Europa: “E’ necessario lavorare alacremente alla costruzione degli Stati Uniti di Europa, dotando l’Unione di forti istituzioni politiche elette democraticamente, capaci di orientare sia il cammino di integrazione iniziato, che di ricondurre le spinte disgreganti in atto. Dal punto di vista del sistema agroalimentare italiano dobbiamo essere in grado di portare pienamente “l’Italia in Europa”, facen-

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do sì che la nuova Politica Agricola Comunitaria riconosca il valore strategico del “modello italiano” e le sue straordinarie peculiarità, consentendo che esso diventi patrimonio della comunità contaminando virtuosamente il pensiero comunitario”. 3. L’Italia, una, sussidiaria e solidale: “Di fronte alla ripresa - dopo quasi un secolo - di forti squilibri nella distribuzione della ricchezza prodotta e nel contesto di un necessario contrappunto federale il valore della sussidiarietà diventa strumento cardine per gestire la semplificazione burocratica e i principi di solidarietà sono indispensabili per superare le diseguaglianze. Al tempo stesso quando pensiamo a “una” Italia facciamo riferimento alla pletora di livelli amministrativi che ostacolano il dispiegarsi del potenziale dell’imprenditoria nazionale”. 4. I nostri punti di forza: “Gli assets su cui il nostro Paese può e deve puntare, sono di natura materiale e immateriale: patrimonio storico ed artistico, paesaggio, biodiversità, ricchissima articolazione territoriale, originalità e creatività, gusto e passione, intuito e buonsenso. Accanto a questi fattori, siamo stati capaci di sviluppare nel tempo un capitale sociale che rimane fortissimo; resta viva una forte capacità di relazionarci e di fare comunità, di innovare mantenendo in

vita saperi antichi. Risorse che appartengono al Dna del Paese e che garantiscono quel valore aggiunto inimitabile e non delocalizzabile al “saper fare” italiano. La nostra agricoltura ha fondato su tali risorse il suo successo. Se essa mette in luce elementi di competitività, distintività, innovazione ed eccellenza, è perché ha saputo innovarsi ancorandosi al paradigma antico e non omologabile del Paese”. 5. Il nostro modello di sviluppo: l’Italia che fa l’Italia: “L’Italia e il suo futuro sono legati invece alla capacità di tornare a fare l’Italia, imboccando intelligentemente la strada di un nuovo modello di sviluppo che trae nutrimento dai punti di forza a cui abbiamo già fatto riferimento. E’ nella nostra capacità di trasferire nei nostri prodotti e nei nostri servizi il valore materiale e immateriale della distintività italiana e nel rafforzare il nostro saper “fare rete” che troveremo la forza e l’autorevolezza per riconquistare la giusta capacità competitiva, anche nella dimensione globale”. 6. Le politiche necessarie: “Per accompagnare la crescita, abbiamo bisogno di “buona politica” e ciò significa in primo luogo il ritorno a funzioni di mediazione intelligente fra ceti e interessi distinti e contrastanti ai fini di perseguire un più ampio interesse di carattere generale, ciò che si definisce “bene comune”. “Alla politica, fortewww.foglie.tv


Panorama di Cernobbio, sede del Forum Internazionale

mente deficitaria, chiediamo un’operazione coraggiosa di verità, giustizia e legalità, aspetti la cui declinazione è diventata in questi anni via via più opaca”. “E per la nostra agricoltura chiediamo un impegno speculare, a servizio di ciò che stiamo perseguendo con il nostro agire quotidiano: - la verità, per garantire trasparenza ai cittadini consumatori e metterli in condizione di conoscere ciò che va sulle loro tavole (lotta all’italian sounding, norme per l’informazione ai consumatori, applicazione di quelle leggi approvate dal Parlamento ma finite in un binario morto); - la giustizia, per contrastare le posizioni di rendita e ridistribuire il valore aggiunto a vantaggio di chi lo produce (sostegno ai nostri progetti di Campagna Amica e della Filiera Agricola Tutta Italiana tesi ad accorciare e costruire nuove relazioni di filiera); - la legalità, per impedire i fenomeni che minacciano il valore del marchio “Italia” (continuità di impegno nella lotta alla contraffazione e sofisticazione, condivisione della nostra denuncia sulle Agromafie in stretta collaborazione con magistratura e forze dell’ordine)”. 7. La molla per tornare a crescere: “L’Italia è un Paese in cui le scelte economiche, politiche e sociali sono fortemente condizionate da dimensioni emozionali. Elementi come “la fiducia” tendono a ripercuotersi in maniera più che proporzionale sui comportamenti degli individui e delle famiglie. In stagioni congiunturali particolarmente difficili, “la fiducia” diventa una sorta di “molla” che se 1 novembre 2012

nutrita dal giusto orgoglio nazionale e messa in tensione va a costituire un fattore rigenerativo, se trascurata si traduce in un ulteriore chiave “depressiva”. 8. Far crescere il Pil con il benessere: “E’ tempo di ripensare lo sviluppo in una logica di benessere secondo principi di sostenibilità, etica del lavoro e coesione sociale. Il Pil in tal caso è strumento e non fine ultimo di una crescita sostenibile. Dentro al consumo di cibo c’è la cultura dei territori, la tipicità e la creatività di tutta la gente che l’ha generato. Dentro al cibo c’è la sicurezza alimentare che noi abbiamo garantito. C’è la qualità e la diversificazione assicurata dalla lotta continua che facciamo per difendere la biodiversità. Si tratta di tutta una serie di componenti immateriali che quando ci fanno stare a tavola ci fanno stare bene al di là del Pil”. 9. Il valore della comunità: “La crisi ci ha fatto riflettere sulla necessità di investire su alcuni valori, che sono anche essi durevoli, continuativi, che non conoscono erosione: la socialità, l’amicizia, la famiglia, lo stare bene assieme, la spiritualità nelle sue varie espressioni culturali e religiose, la solidarietà. Nella “prossimità”, che è elemento fondante della comunità, c’è l’essenza, il concetto base del modello di sviluppo verso cui dobbiamo tendere; c’è la chiave, per potersi integrare nel mare della globalizzazione senza smarrirsi, conservando la solidità e la coerenza dei nostri modelli identitari e valoriali. Del resto l’agricoltura multifunzionale e la stessa produzione agroalimentare sono nello stesso

tempo generatrici e rappresentazione di questo modello, e la stessa impresa multifunzionale, continua a rimanere al centro di questo fare “comunità””. 10. Etica prima di tutto: “Una molteplicità di episodi in questi anni e mesi ha messo pesantemente a nudo le debolezze del ceto politico nazionale e locale. Ciò da un lato ha generato una diffusa indignazione all’interno dell’opinione pubblica, dall’altro ha dato vita a forme, movimenti e pulsioni di sapore antipolitico”. “Tutto ciò - e si tratta di un problema non trascurabile - rischia di produrre un meccanismo di rimozione individuale: se la colpa è degli “altri”, le persone nel loro quotidiano agire finiscono per sciogliersi da quelle responsabilità che pure hanno e dovrebbero esercitare nella sfera pubblica e in quella privata. Se tuttavia in questi anni c’è stato un venir meno dei valori di trasparenza, di verità, di assunzione di responsabilità ciò, in taluni casi, ha investito anche le forze di rappresentanza. A volte, infatti, è accaduto che esse abbiano espresso scarsa progettualità, bassa propensione a rischiare, incapacità di essere punto di riferimento esemplare per i loro associati, che siano rimaste prigioniere di logiche legate a rendite corporative. Ma soprattutto ci è parso che esse non abbiano saputo fuoriuscire dalla logica schiacciante del “presente” e a configurare quella proiezione in chiave futura di cui il Paese ha bisogno. Che ciò sia il riflesso di una più generale miopia e assenza di lungimiranza della classe politica, non è motivo di consolazione”.

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Legge di stabilità: con super IVA

SPESA A TAVOLA CROLLA OLTRE 3%

di Antonio Resta

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on l’entrata in vigore della super iva la spesa a tavola degli italiani crollerà oltre il 3 per cento, per effetto degli aumenti stimati in mezzo miliardo di euro. E’ quanto afferma la Coldiretti in merito all’analisi dell›Istat davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sugli effetti della legge di stabilità per le famiglie, secondo la quale l’incremento dell’aliquota interesserà beni e servizi relativi a quasi l›80 per cento della spesa per consumi. L’imposta sul valore aggiunto (Iva) - continua la Coldiretti - aumenterà infatti dal 10 per cento all›11 per cento per carne, pesce, yogurt, uova ma anche per riso, farine, miele e zucchero, mentre il rincaro dal 21 al 22 per cento riguarderà il vino, birra, acqua minerale ed anche specialità nostrane come il tartufo. Il provvedimento rischia dunque di provocare effetti depressivi sui

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consumi alimentari a danno delle imprese e dei consumatori, già provati dalla crisi e dal crollo del potere di acquisto, che hanno svuotato il carrello della spesa. Secondo lo studio “La crisi taglia la spesa degli italiani” realizzato da Coldiretti sulla base dei dati relativi ai primi nove mesi del 2012, elaborati da Coop Italia, il difficile momento economico ha già cambiato il menu degli italiani che a tavola portano piu’ pasta (+3,6 per cento) e meno bistecche (-5,5 per cento). Ad essere ridotti in quantità sono stati anche gli acquisti di pesce (-1 per cento) e ortofrutta (-0,9 per cento), mentre sono saliti quelli di pane (+1,3 per cento).

I PRODOTTI COLPITI DA L L’ A U M ENTO DE L L’I VA Prodot to aumento dell’IVA

Farina Riso Carne Pesce Yogurt Uova Miele Zucchero Vino Birra Acqua min. Tartufo

dal 10 dal 10 dal 10 dal 10 dal 10 dal 10 dal 10 dal 10 dal 21 dal 21 dal 21 dal 21

all’ 11% all’ 11% all’ 11% all’ 11% all’ 11% all’ 11% all’ 11% all’ 11% al 22% al 22% al 22% al 22%

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acoltà di Agraria

Il futuro si coltiva nel presente

Un’analisi di redditività della peschicoltura meridionale di Pietro Caporusso, Danila Rolli, Rocco Roma Dip. Scienze Agro-ambientali e territoriali

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a coltivazione delle pesche e delle nettarine (Prunus persica L.) è attualmente praticata tra i 30° e i 45° di latitudine sia nell’emisfero settentrionale che in quello australe; a latitudini maggiori le temperature invernali rigide ed i freddi primaverili risultano i fattori limitanti. La coltura del pesco viene praticata anche in aree a clima continentale dove, però, la temperatura invernale è mitigata dall’azione termoregolatrice di grandi masse d’acqua (Grandi Laghi negli Stati Uniti, Mar Nero e Mar Caspio in Europa e Asia). Il pesco è presente anche in alcune aree subtropicali e tropicali, soprattutto ad altitudini elevate, dove, però, produce frutti di qualità mediocre. Il primo produttore mondiale è la Cina, centro di origine del pesco, con circa il 50 % della produzione mondiale, caratterizzata da un elevato numero di consumatori tale da fare ricorso all’importazione. L’Italia è il secondo produttore mondiale, con una produzione media, negli ultimi dieci anni, di 1.650.000 t, circa il 10 % della produzione mondiale, seguita dalla Spagna con il 7% . Negli ultimi anni però, la generale riduzione dei consumi di ortofrutta, la forte crisi economica mondiale ed una globalizzazione poco regolamentata, hanno causato una situazione di sofferenza dell’intero comparto ortofrutticolo e della filiera peschicola in particolare. Alla luce di queste considerazioni, è stata condotta un’analisi economica, basata sul costo di produzione di un kg di pesche e di nettarine e, confrontandolo con il prezzo di mercato, che ha evidenziato la paradossale situazione in cui vertono i produttori peschicoli. Il conto colturale è stato calcolato facendo riferimento a modelli aziendali rappresentativi degli areali tipici di produzione del Mezzogiorno, considerando la grande eterogeneità, in termini di fattori climatici, di superficie e di gestione delle aziende, di cultivar utilizzate.

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Tali aziende risultano seguire criteri di produzione, di “nuova concezione”, che tendono alla razionalizzazione e all’ottimizzazione degli input produttivi: ciò nasce dall’esigenza del produttore di ridurre il più possibile i costi di produzione per poter fronteggiare al meglio la concorrenza. La tipologia di impresa considerata, utilizzando cultivar recenti che incontrano il gradimento del mercato, si prefigge, innanzitutto, l’obiettivo di ottenere prodotti dalle qualità organolettiche e caratteristiche (forma, dimensione, colorazione, consistenza) apprezzate dal consumatore. In termini di gestione colturale viene abbandonata la pratica della concimazione minerale, dati gli elevati costi degli input e gli ottimi risultati ottenuti con la fertirrigazione; questa particolare concimazione ottimizza l’efficienza dell’input in termini agronomici ed economici. Anche la pratica della concimazione organica, viene sostituita dall’interramento dei residui di potatura, previa trinciatura, sostenuta anche da alcune normative regionali che ne vietano la combustione. Nella maggior parte delle tecniche censite, le lavorazioni si riducono in numero, sino ad una sola, a media profondità nell’ interfila, per evitare il costipamento del terreno, seguita da diversi interventi di inerbimento; sulla fila, invece, si procede a lavorazioni con attrezzi idraulici alternati alla pratica del diserbo. La lotta integrata ha consentito una migliore razionalizzazione dei prodotti fitosanitari, con il duplice effetto di abbassare i costi e ridurre l’impatto sull’ambiente e, in un contesto attento alla salute del consumatore, migliorare la qualità del prodotto in termini di residui. Per ciò che concerne i sistemi di allevamento, soprattutto nelle regioni meridionali, sono stati adottati il vaso emiliano e il vaso ritardato, sistemi che consentono una più facile gestione degli interventi sulla pianta e della raccolta.

Ciò ha permesso un’ottima razionalizzazione dei costi di produzione, considerando che, poiché il 60% del costo di produzione è dovuto alla manodopera, risulta di primaria importanza la facilitazione delle pratiche di potatura, diradamento e raccolta. Tale forma di allevamento consente di effettuare le singole operazioni direttamente da terra, senza l’ausilio di carri sollevatori o scale che causano perdita di tempo, minore produttività dell’operatore, aumento dei costi di raccolta. La pratica più costosa risulta essere il diradamento manuale, che consiste nell’asportare parte dei frutti presenti sull’albero al fine di ottenere una maggiore pezzatura per i frutti rimanenti: data la selettività dell’operazione, possono essere necessarie anche 100 giornate lavorative per ettaro, in dipendenza di una serie di fattori: dalla cultivar considerata, all’età dell’impianto, alla percentuale di allegagione avvenuta, ai problemi legati alla cascola ed alle avverse condizioni climatiche. Con il diradamento chimico e quello meccanico, che avrebbero consentito un notevole risparmio, sono stati ottenuti scarsi risultati. Ovviamente la raccolta, data la delicatezza del prodotto e la tempestività con la quale deve essere effettuata, rappresenta il costo più elevato. La tabella, mostrata di seguito, indica i costi di ogni singolo input e di ogni singola operazione, espressi in euro per ettaro, considerando una produzione media di 2,5 t per ettaro.

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COSTI DI PRODUZIONE € / Ha

Concimi 248 Fitofarmaci 473 Disserbanti 50 Acqua 250 Gasolio 250 Manodopera 7.360 Beneficio fondiario 360 Interessi 225 Tasse e contributi 1.960 Quote 759 Totale 11.935 Dividendo il costo totale di produzione per la resa ad ettaro, otterremo il costo di produzione per kg, pari a 0.47 €/kg. Considerando che il prezzo medio di vendita negli ultimi cinque anni, al produttore è stato di 0.50 €/ kg, facilmente comprendiamo che il risultato economico per l’imprenditore astratto è pari a 0.03 €/kg. Nella realtà la quasi totalità dei produttori di pesche possono essere raggruppati nella figura imprenditoriale di proprietario coltivatore diretto, in cui l’imprenditore incamera anche il beneficio fondiario (360 €), in quanto proprietario del fondo, e parte dei salari (quantificabile all’incirca intorno al 40%), che compensano il suo apporto di manodopera all’azienda (3700 €) ottenendo un reddito netto di circa 4.625 €/ha annuo. I risultati del conto economico evidenziano la particolare situazione di redditività negativa in cui versano i produttori peschicoli, per cui è appare interessante valutare quanto gli attori principali della filiera, i produttori di pesche, ritengano abbia un futuro la filiera e quali soluzioni è possibile prevedere. Per questo è stata messa a unto un’analisi SWOT che renda evidenti i punti di forza e di debolezza, quali variabili interne alla filiera, e le opportunità e le minacce, quali fattori esterni non dipendenti dall’organizzazione aziendale, sulle quali sia possibile agire. Attraverso l’analisi delle informazioni derivanti da un questionario, articolato in sezioni che riguardavano diversi ambiti , somministrato a produttori peschicoli della zona di Metaponto, sono risultati punti di forza della filiera peschicola, principalmente, la qualità e il mercato verso i Paesi dell’Europa e dell’Extra Europa. Per quanto riguarda gli aspetti qualitativi, i vivaisti ed i produttori continuano a lavorare su questi punti, licenziando annualmente diverse

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nuove cultivar che puntano alla qualità del prodotto, secondo una nuova accezione del termine qualità, che tiene conto delle caratteristiche che assumono maggiore rilievo, quali quelle nutrizionali, organolettiche, igienico-sanitarie e commerciali. Naturalmente alla qualità di ogni singolo prodotto, contribuiscono in misura diversa le singole caratteristiche e, nell’ambito di queste, le numerose componenti spesso tra loro correlate ed interagenti. Inoltre, negli ultimi anni, richieste sempre maggiori di pesche e nettarine arrivano dai Paesi dell’Est-Europa, tale mercato potrebbe risultare interessante ai fini della ripresa di tale filiera. I punti di debolezza , secondo gli intervistati, sono più numerosi: partendo dalla redditività che, in particolari annate, risulta essere molto bassa a causa, come abbiamo evidenziato precedentemente, dell’incremento dei costi sostenuti per la produzione. Destano preoccupazioni, inoltre, le capacità imprenditoriali e di marketing dell’imprenditore, nonché la preparazione della forza lavoro, che spesse volte è completamente sprovveduta rispetto alle tecniche di raccolta manuale delle pesche. Altri punti di debolezza della filiera, risultano essere gli aspetti finanziari che affiancati dalla scarsa redditività comportano un problema in termini di liquidità per il produttore, e la situazione amministrativa attuale, fortemente burocratizzata, poco flessibile e poco attenta alle problematiche concrete della filiera. Anche la domanda interna del prodotto, affiancata da una inadeguata rete distributiva costituisce un punto di debolezza per la filiera. Per quanto riguarda le minacce, destano particolari preoccupazioni la congiuntura economica di breve e lungo periodo: la crisi dei redditi costringe i consumi in genere, riducendo le possibilità di rilancio della peschicoltura nazionale; inoltre, la globalizzazione rappresenta un’ulteriore minaccia di rilievo per la competitività, specie di costo, che i prodotti importati hanno. I cambiamenti climatici costituiscono una pericolosa poiché provocano reazioni fenologiche nelle produzioni, inconsuete per i produttori ed economicamente più gravi, come l’accavallamento delle produzione tra il Settentrione ed il Meridione, che provoca un eccesso di offerta in momenti in cui la domanda è fortemente rigida, con il conseguente repentino crollo dei prezzi.

Per le capacità imprenditoriali si aspetta il ricambio generazionale, sperando che i giovani riescano a razionalizzare ulteriormente l’uso degli input produttivi, e che, soprattutto, credano, più di quanto abbiano fatto i loro predecessori, alle “sane” forme di associazionismo, caratterizzate da Organizzazioni di Produttori (OP) o Cooperative che valorizzino le produzioni dal punto di vista del loro miglior collocamento sul mercato tale da esaltare sia il raggiungimento di standard produttivi di qualità che il forte legame con il territorio; un modello di associazionismo che abbia la “fase agricola” della produzione in primo piano, coniugando gli interessi dei produttori con le esigenze dei consumatori. Queste OP dovrebbero essere in grado di concentrare l’offerta del prodotto al fine di avere maggiore potere contrattuale nei confronti della GDO e delle sue logiche di mercato. Naturalmente questa funzione centrale delle OP decade nel momento in cui queste crescono in numero, poiché sostituiscono la concorrenza tra produttori, che si vuole evitare, con quella tra OP. Questo è accaduto soprattutto nelle regioni meridionali, dove le scarse capacità imprenditoriali ed associative dei produttori hanno favorito da un lato, la nascita di numerose OP, dal fatturato modesto che, il più delle volte, si sono limitate alla individuazione di sbocchi commerciali per il prodotto senza avere una strategia di valorizzazione; e dall’altro ha consentito l’intromissione, sui mercati locali, di OP delle regioni del Nord, ben strutturate ed in grado di ritirare ingenti quantità di prodotto, specie le “primizie”, ed in modo tale da occupare i mercati in periodi molto redditizi e impossibili, dato il clima, per le loro varietà. L’imposizione di una dimensione minima delle OP è un importante strumento di concentrazione dell’offerta dei prodotti preso in seria considerazione già dalla nuova OCM 2013, secondo la quale le OP giocano un ruolo di centralità nel mercato nazionale ed internazionale grazie alla capacità di: - assicurare la programmazione della produzione e l’adeguamento quanti/qualitativo alla domanda - promuovere la concentrazione dell’offerta e la commercializzazione del prodotto degli aderenti; - ottimizzare i costi di produzione e stabilizzare i prezzi alla produzione; - promuovere pratiche colturali e tecniche di gestione dei rifiuti eco-sostenibili.

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gricoltura

Ai tempi della crisi

Cosa succederà in Agricoltura? Come ogni anno è andato in scena a Cernobbio il forum internazionale della Coldiretti. Di seguito i principali interventi.

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ARIO MONTI, Presidente del Consiglio Il Presidente del Consiglio “e’ venuto qui perchè vuole capire meglio una parte importante non solo dell’economia italiana, ma anche della societa’ italiana e della civilta’ italiana”, ha detto Mario Monti concludendo i lavori del Forum Coldiretti. Monti ha sottolineato il ruolo del Ministro Catania all’interno del Consiglio dei Ministri, che e’ non solo di persona competente della materia, “ma anche di portatore di quei valori e di quegli aspetti di societa’ e civilta’ di cui voi siete interpreti”. “I successi dell’agroalimentare Made in Italy sono ascrivibili ad una precisa scelta strategica compiuta dalle imprese agricole ed agroalimentari”, ha commentato Monti, citando i risultati dell’export “in un anno difficile come il 2012”, nonostante la crisi e nonostante il fenomeno dell’italian sounding, “ma non italian tasting”, come ha precisato scherzando. “L’agricoltura e’ molto presente nell’attenzione del Governo”, ha rassicurato Monti - “e’ giusto che chiediate di esserlo molto di piu’ e non escludo che cio’ possa avvenire”, ha aggiunto, ricordando alcuni dei provvedimenti presi dal Governo, come il disegno di legge sul consumo di suolo che costituisce un riconoscimento del “ruolo multifunzionale dell’agricoltura”. Quanto alla tutela del Made in Italy, il Presidente del Consiglio ha sottolineato “l’attenzione e insistenza sul tema delle barriere non tariffarie”, che spesso finiscono col colpire i prodotti agroalimentari. Monti e’ poi passato a parlare dell’Europa, un tema - ha detto - “importante per l’Italia e doppiamente importante per l’agroalimentare”.

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Da sinistra, il Ministro Mario Catania, il Premier Mario Monti e il Presidente Coldiretti Sergio Marini

SERGIO MARINI, Presidente Nazionale Coldiretti Marini rivolgendosi a Monti ha dichiarato che “nonostante un ottimo Ministro dell’Agricoltura, non eravamo convinti che l’agricoltura fosse in cima ai pensieri del governo, ma la sua presenza qui ci dice che forse sbagliavamo”. Marini ha sostenuto che “non mettere in cima all’agenda agricola il tema agricolo sarebbe stato un errore” ed ha intrattenuto Monti con una serie di osservazioni sulla nuova Pac e sull’assenza italiana al momento della presentazione della proposta di riforma della Pac. marini ha poi sottolineato il ruolo positivo in termini di qualita’ della vita che la Coldiretti sta giocando in Italia ed ha invitato il governo ad un sostegno piu’ marcato ad un settore ed alle sue potenzialita’. Marini ha infine ricordado al Presidente del Consiglio che la Coldiretti rappresenta un milione e seicentomila agricoltori veri. MARIO CATANIA, Ministro alle Politiche Agricole Il responsabile del Dicastero delle politiche agricole ha tracciato una panoramica delle principali tematiche

legate al comparto agricolo, partendo dal calo dei consumi e dalla globalizzazione dei mercati, che “ha avuto un impatto asimmetrico” sulla filiera: il mondo della trasformazione - ha spiegato Catania - ha colto le “grandi opportunita’ legate all’export”, mentre il comparto primario ha subito le conseguenze dello “schiacciamento dei prezzi” causato dall’ingresso nel mercato di materie prime dall’estero. in Italia c’e’ un sistema produttivo che, seppur “troppo frammentato”, “reagisce” puntando sull’innovazione e la qualita’ dei prodotti, anche se “per troppo tempo e’ mancata una politica agricola nazionale” e molti temi sono stati “rimossi” dalle riflessioni del governo, ha proseguito il Ministro, riferendosi al tema dell’erosione del suolo, della gestione idrica, delle energie rinnovabili e del funzionamento della filiera, che e’ “troppo lunga e funziona male”. Catania ha fatto notare che “la partita piu’ importante” e’ legata alla redditivita’ delle imprese, che e’ “al centro dell’attenzione del governo”. il Ministro dell’agricoltura ha poi parlato di “origine e tracciabilita’ dei prodotti agricoli”, tema questo che “se www.foglie.tv


ben affrontato e risolto” puo’ creare valore per l’impresa, anche se “molte altre sono le cose da affrontare”: la politica relativa al credito, che deve far si’ che le banche tornino a trattare le imprese con “un approccio ad hoc”, il tema dell’export, sul quale “il governo sta lavorando con grande impegno”, e quello delle assicurazioni, che “devono coprire il rischio metereologico e di mercato” e non solo agire “ex post”. PIERLUIGI BERSANI, Segretario del Partito Democratico E’ stato incentrato sul ruolo della politica e delle forze sociali l’intervento del segretario del Pd, chiuso con un appello a trasformare la concertazione in partnership per realizzare progetti concreti in tempi ragionevoli. Bersani ha parlato della congiuntura, sottolineando che “il paese non percepisce affatto che stiamo uscendo dalla crisi” e la necessita’ che l’Europa cambi rotta, per evitare un avvitamento recessione-austerita’, concedendo spazio a politiche di investimento e per l’occupazione.” RENZO ARBORE, Showman Per fortuna c’e’ discrasia tra l’immagine della politica italiana all’estero e

quella della nostra creativita’, ha detto Renzo Arbore. C’e’ una grande ammirazione per le eccellenze del nostro paese, ha aggiunto, sottolineando che “tra l’altro nei paesi lontani le nostre vicende politiche non arrivano mentre arrivano i nostri cibi, il design, Renzo Piano...l’immagine del gusto”. CORRADO PASSERA, Ministro dello Sviluppo Economico Secondo Passera, il mondo dell’agricoltura, insieme con i mondi che da essa dipendono o sono strettamente collegati, e’ uno dei settori dove l’italia sta e puo’ crescere di piu’, ma “bisogna che la politica crei le condizioni”. in questo senso il Ministro ha citato una serie di interventi fatti dal governo monti che a suo avviso vanno in tale direzione. in particolare, sull’internazionalizzazione, Passera ha parlato del “collo di bottiglia” costituito dalla “debolezza fortissima” del paese in termini di presenza e piattaforme commerciali fuori d’italia, che e’ “la ragione principale di una quota all’estero dell’agricoltura e dell’agribusiness al di sotto di quello che potrebbe essere”. Parlando della lotta anti-contraffazione, il Ministro ha citato lo

“sforzo comune sull’etichettatura”, tema - ha detto - “molto complesso da far passare in Europa”, ma “Mario Catania ed io abbiamo deciso di andare comunque avanti”. Sul tema del credito, delle risorse, dell’accumulo dello scaduto, Passera ha parlato dell’art. 62 che, ha affermato, contiene “regole molto forti” a tutela dell’”anello debole della catena”. GIANNI ALEMANNO, Sindaco di Roma Il Sindaco di Roma ha espresso apprezzamento per il documento presentato dalla Coldiretti e ha sottolineato con forza il valore del Made in Italy, “tratto distintivo del Paese”. Per favorire lo sviluppo - ha detto Alemanno - bisogna puntare sulle “competenze distintive” del paese, sui “modelli che stanno nei territori”. Il primo cittadino della capitale ha poi ricordato il suo passato da Ministro dell’Agricoltura, spiegando che quello del Mipaaf e’ un lavoro “di indirizzo” e che sta ai territori “attuarlo per farlo diventare realta’”; per questo - ha aggiunto - nella riforma del titolo quinto della costituzione “bisognerebbe allargare le competenze” dei governi locali”.


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urismo Rurale

Al via i lavori dei primi 10 chilometri

“Ciclovia dell’Acquedotto”

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ono partiti i lavori per realizzare i primi 10 km della “Ciclovia dell’Acquedotto”. La consegna è prevista entro un anno. Si arricchisce in modo sostanziale l’offerta cicloturistica della Puglia grazie ad un percorso che attraverserà uno dei tratti più belli della nostra regione, nel rispetto del paesaggio e del territorio. Si tratta di una porzione del canale dell’Acquedotto Pugliese tra Locorotondo e Ceglie Messapica, in piena Valle d’Itria. La Regione Puglia per la ciclovia ha finanziato ben 1,8 milioni di euro. I lavori interesseranno la strada di servizio dell’Aqp, lungo il canale principale, che finalmente sarà sicura nonché ciclabile. La pavimentazione del percorso ciclabile per una larghezza di circa 2.50 – 3 metri sarà di due tipologie a seconda dei tratti: in misto stabilizzato con leganti naturali per le parti sub pianeggianti; conglomerato ecologico, per i tratti con

di Nicoletta Mirizzi

maggiori pendenze. Saranno inoltre realizzate aree di sosta e cartellonistica informativa e sarà attivato un sistema di webcam e conteggio elettronico dei flussi di bici da collegare ai siti web. Il piano complessivo, inserito nell’iniziativa “Cyronmed”, avrà 250 km percorribili in bicicletta da Venosa a Grottaglie.

Importante iniziativa rivolta alle scuole d’Italia

Cresce sempre più l’impegno dell’Amministrazione regionale per sostenere e proporre un turismo sostenibile, grazie appunto al cicloturismo e all’escursionismo e, contestualmente, aumentano i servizi collegati, dalle ciclofficine diffuse in tutta la regione agli accompagnatori sempre più qualificati.

A Ostuni, Turismolio

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’Oleificio Cooperativo di Ostuni (Br), nell’ambito delle sue attività promozionali riguardanti l’olio extravergine di oliva, ha pensato di realizzare per il quarto anno consecutivo, un progetto interamente dedicato al mondo della scuola, denominato “Turismolio: dall’Olivo all’Olio”, un progetto che punta a far riscoprire e valorizzare la Dieta Mediterranea tramite percorsi turistici dedicati a tutti gli istituti scolastici del territorio nazionale. Il “tour” fornisce l’opportunità di conoscere appieno tutte le fasi di trasformazione, dall’olivo all’olio. Nell’ambito dell’attività, gli studenti saranno chiamati ad intraprendere un viaggio nel mondo dell’olivicoltura: dalla raccolta delle olive all’estrazione dell’olio, potranno visiona-

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re direttamente le fasi operative e stabilire un contatto diretto con il prodotto. Le attività proposte diventano un viaggio di scoperta “dal campo alla tavola”, comprendendo laboratori e degustazioni, oltre che visite in campagna e in frantoio. Partendo dagli aspetti storici si approfondiranno anche gli aspetti culturali, ambientali e alimentari legati all’olivo e alla filiera dell’olio.

L’iniziativa premia i prodotti di qualità dell’agricoltura pugliese, in particolare dell’olio extravergine di oliva DOP “Collina di Brindisi” e lega indissolubilmente una sana alimentazione a una migliore qualità della vita. Tutte le scuole d’Italia sono, quindi, invitate a venire in Puglia per partecipare a questo viaggio di scoperta non solo alimentare. www.foglie.tv



A Monopoli, si cambia mbiente

Obiettivi: raccolta differenziata al 65% e recupero dei rifiuti

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accolta differenziata al 65% e riduzione dei costi legati alla gestione dei rifiuti: è quanto il Comune di Monopoli intende perseguire a medio termine, avvalendosi della preziosa collaborazione CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi). Il nuovo piano di raccolta differenziata andrà a pieno regime dal prossimo 3 dicembre. Sarà l’Aimeri Ambiente (aggiudicataria del nuovo servizio di igiene urbana) a fornire mezzi e risorse umane utili alla raccolta domiciliare dei rifiuti. “Il 3 dicembre sarà una data importante per la città di Monopoli perchè s’inaugura una vera e propria rivoluzione culturale nel sistema di raccolta dei rifiuti, per la cui riuscita sarà fondamentale il rispetto assoluto delle modalità di conferimento – pena sanzioni amministrative -. Per questo insieme alla Società Aimeri Ambiente abbiamo previsto per il prossimo mese di novembre, una serie di incontri utili a presentare alla città il nuovo servizio “. Ha esordito il sindaco di Monopoli, Emilio Romani, che ha aggiunto :”Determinante sarà per il raggiungimento degli obbiettivi

di Paola Dileo la sinergica collaborazione tra cittadini, organi d’informazione, impresa esecutrice e amministrazione comunale”. “Il CONAI oltre ad aver supportato il Comune di Monopoli nell’elaborazione del piano di raccolta differenziata, garantirà attraverso i consorzi di filiera, l’avvio a riciclo dei rifiuti d’imballaggio di carta, vetro, plastica e metalli, legno differenziati dai cittadini – ha dichiarato Fabio Costarella responsabile Area sud CONAI - . L’obbiettivo primario oltre alla differenziata, è permettere il riciclo dei rifiuti raccolti e, per questo, la qualità della raccolta è imprescindibile. Solo raccogliendo materiale di qualità è possibile garantire il successivo ed effettivo riciclo. La raccolta differenziata è solo un mezzo, il fine ultimo è il riciclo. Questo è l’unico comune pugliese – ha aggiunto ancora Costarella – dove il CONAI è riuscito ad intervenire nel progetto e quindi anche nelle attività informativa e formativa, ai fini di una corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti che prevede anche il ristoro ai comuni attraverso i consorzi di filiera”. Il nuovo piano rifiuti prevede la raccolta porta a porta nel centro urbano e periferie (fino alla statale 16). Pertanto

La conferenza di presentazione

ogni stabile sarà dotato di appositi contenitori, che una volta pieni devono essere collocati nei luoghi pertinenza privata ed esposti nei giorni del ritiro, prima del passaggio dell’operatore. Per i cittadini che risiedono nelle contrade, la raccolta sarà di prossimità, con la previsione di 300 punti ecologici, con cassonetti diversi per tipologia di rifiuto. Ogni cittadino verrà fornito di kit gratuito per il conferimento nei punti stradali. Imboccata quindi la strada verso quelle politiche ambientali sostenibili, di grande civiltà, che l’Unione Europea ci chiede da tempo, il Comune di Monopoli può e deve distinguersi in altri adempimenti come l’adozione di una TARIFFA PUNTUALE, un sistema di calcolo più equo della bolletta, basato sull’effettiva produzione dei rifiuti di ogni singola utenza – in vigore dal prossimo primo gennaio - ; l’estensione del sistema di raccolta domiciliare nell’agro; l’opzione di una mobilità a basso impatto ambientale; la predisposizione di opere per il risparmio energetico; l’adozione di sistemi per la prevenzione dei rifiuti.




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groalimentare

L’Accademia dell’Assoproli

di Rino Pavone

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arte l’ultimo ambizioso progetto dell’Assoproli: contribuire, attraverso le proprie attività, a creare quella tanto auspicata cultura di prodotto che restituirà la dignità perduta a quel succo straordinario che è l’olio extra-vergine di oliva. L’Accademia Assoproli, così giovane, già si fa sentire con un programma strutturato di seminari, corsi di avvicinamento, corsi di assaggio, sedute pratiche di assaggio e tutte una serie di attività formative dirette a consumatori, operatori della ristorazione, semplici appassionati ed a chiunque voglia avvicinarsi con interesse all’olio extra-vergine di oliva. Il primo in-

contro si terrà presso il Centro Servizi Culturali del Comune di Canosa di Puglia il 13 novembre 2012. A seguire il 17 novembre 2012 presso l’Oleificio Cooperativo Coltivatori Diretti di Capurso, e il 24 novembre 2012 presso l’Oleovinicola Cooperativa Coldiretti di Triggiano. Per ulteriori informazioni e per iscrizioni telefonare al N. VERDE 800.270327 oppure consultare il sito: www.assoproli.it .

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L’agroalimentare pugliese al Sial 2012 di Parigi

la regione puglia al Salone de l G us to 2012 d i Tor i n o

La vetrina mondiale del food quest’anno conta 26 aziende pugliesi, dal 21 al 25 ottobre. La partecipazione è stata organizzata da Unioncamere Puglia in convenzione operativa con l’Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia. La manifestazione, giunta alla 27.a edizione, si rivolge esclusivamente agli operatori del settore ed è ormai diventata un autentico punto di riferimento per tutto il comparto del food.

Il salone del gusto giunge alla nona edizione, raccontando la straordinaria diversità agroalimentare di ogni continente e dà voce a chi coltiva, alleva e trasforma i propri prodotti. La Puglia si propone con un protagonismo che deriva da questa antica tradizione, mettendo in evidenza i risultati del lavoro fatto in questi anni e gli importanti primati produttivi con un marchio di qualità territoriale, Prodotti di Qualità Puglia che consente di supportare i nostri produttori e di difenderci dalle imitazioni.

Scarica l’ APP gratuita sul tuo smartphone o tablet e guarda i video.

1 novembre 2012

Il Corso dell’Associazione Arcobaleno

L’Associazione Arcobaleno comunica quanto segue: Il 26 novembre p.v. si terrà c/o la ns. sede a Rutigliano in Via Dante, 41, il corso per l’acquisto e l’utilizzo dei prodotti fitosanitari, tossici, molto tossici o nocivi per uso agricolo, come da D.P.R. n. 290/01, -D.P.R. n. 223/88. Per ulteriori informazioni gli interessati possono contattarci all’indirizzo e-mail: info@consorzioarcobaleno.info num. cell. 3494409603.

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groalimentare

In Puglia, la pasta autentica “salva” i grani del tavoliere Stefàno: “Ora ci auguriamo che la scelta di Granoro venga emulata da altri”

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ore, Ignazio, Iride, Saragolla e Sfinge: ecco i grani della Capitanata per la prima pasta al 100% pugliese. E’ stata presentata, e degustata, nella Città Slow della Daunia che è Orsara, con il tocco dello chef Peppe Zullo. Insieme a strascinati, rigatoni, linguine e spaghetti – per la prima volta – la pasta del “Granaio d’Italia” - non ha parlato canadese ma una varietà di dialetti della zona di Apricena. Sono oltre 25 i coltivatori della Cooperativa fra Produttori, aderenti alla Legacoop, che con entusiasmo hanno aderito all’accordo di filiera con i Molini De Vita e lo storico pastificio Granoro di Corato. Al bando le mode e le tendenze del momento, per la linea Dedicato si è cercato, setacciato fra le 130 varietà del territorio pugliese scegliendo le varietà più vocate alla produzione di pasta di qualità. Insomma, non è stato facile armonizzare le produzioni di 25 produttori ma i livelli di proteine del grano duro raggiunti sono stati ottimali, ha evidenziato Fernando Di Chio, l’agronomo che ha seguito in campo tutte le attività. Petruzzella, vice presidente nazionale di Legacoop Agroalimentare, insieme al direttore della Cooperativa di Apricena Michele Narciso, hanno sottolineato come il mondo agricolo sia 1 novembre 2012

pronto a fare di più: oggi sono 14.000 quintali di semola di grano duro dati a Granoro per la pasta 100% pugliese, ma loro ne producono 600.000. Il punto delicato sono le proteine, indispensabili per la pasta che non scuoce, e su questo fattore è tornata la dottoressa Marina Mastromauro (amministratore delegato di Granoro). “Nel percorso che ha portato al Marchio Prodotti di qualità Puglia ci siamo battuti per elevare le proteine”, ha ricordato Mastromauro e l’assessore Dario Stefàno ha aggiunto che”la strada della qualità è oramai segnata”. “Oggi è una giornata altamente significativa. Col progetto di Granoro diventato realtà con la prima pasta cer-

tificata al 100% pugliese – ha evidenziato l’assessore regionale alla Risorse Agroalimentari Dario Stefàno – trova conferma l’idea di una filiera tutta pugliese e del valore aggiunto che porta al territorio. Mi auguro che dopo l’iniziativa di Granoro possano poi essercene altre”. Al momento di storica importanza hanno partecipato l’assessore provinciale della BAT Franco Caputo, lo chef stella Michelin Vinod Sookar, una delegazione delle Associazioni cuochi del foggiano guidati da Pietro Martinelli, Piero Conte del ristorante Terranima di Bari (premiato dal Gastronauta come miglior ristorante d’Italia 2012) il regista di “Focaccia Blues” Nico Cirasola.

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