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Agricoltura - Agroalimentare - Turismo rurale
Numero 21 - 1 dicembre 2020 www.foglie.tv
TERRA BRUCIATA Si alza il livello dello scontro fra i professionisti del settore agrario ed AGEA
AGRICOLTURA 2,4 mld di euro per gli agricoltori italiani con i Psr 2021 e 2022
AGROALIMENTARE Proposta salva economia: stop vendite sottocosto per cibi e bevande
SALUTE Logistica vaccini anti Covid e know how dei mercati all’ingrosso
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AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE
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Editoriale
Numero 18 -- 115 Ottobre2020 2020 Numero 21 Dicembre
QUINDICINALE DI AGRICOLTURA AGROALIMENTARE TURISMO RURALE Iscritto all’Albo Cooperative a Manualità Prevalente N.A182952
Editrice
G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore Responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Donatello Fanelli, Rino Pavone, Mara Coppola, Gianvito Gentile, Giuseppe Sciannamblo Pubblicità G.Ed.A. Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61 / 06 del 15 / 11 /2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 904 0264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazioni ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA
CENTRO MEDIA REGIONALE
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2,4 MLD DI EURO PER GLI AGRICOLTORI ITALIANI CON I PSR 2021 E 2022 La Commissione europea, in considerazione dell’emergenza Covid-19, ha deciso di iniettare nuova liquidità all’agricoltura a partire dal 1° gennaio 2021, destinata a potenziare la Pac a favore delle misure in corso dello sviluppo rurale. Lo ha annunciato il vicepresidente della commissione Ue all’agricoltura Paolo De Castro. «All’Italia – ha spiegato De Castro – spetteranno 2,4 miliardi di euro che dovranno essere ripartiti in tre direzioni: il 55% deve essere riservato esclusivamente per sostenere gli investimenti in nuove attrezzature e macchine agricole che consentano risparmi di costi e minori impatti ambientali, sistemi di agricoltura di precisione e digitalizzazione, misure agroambientali degli attuali Psr, quindi minima lavorazione, sodo, cover crops, eccetera, premio per il primo insediamento dei giovani agricoltori, che deve passare da 40.000 a 100.000 euro. Queste ultime due misure si devono ripartire il restante 44% dei 2,4 miliardi di euro». Si tratta di un’occasione unica per il nostro paese, dato che la liquidità sarà disponibile già dal 1° gennaio 2021. È fondamentale però che Mipaaf e Regioni si attivino immediatamente per rimodulare alcune misure degli attuali Psr, per poter allestire in tempi brevi i relativi bandi. In pratica, dati gli obiettivi indicati da Bruxelles per l’utilizzo di questo nuovo finanziamento, si dovranno aumentare le dotazioni in particolare della misura 4, destinata a finanziare l’acquisto di nuove attrezzature e tecnologie digitali, e della misura 10 che sostiene, con un premio per ettaro variabile da regione e regione, coloro che si impegnano di adottare per 5 o 6 anni percorsi agronomicamente virtuosi come minima lavorazione, sodo, cover crops, utilizzo mirato di agrofarmaci, fertilizzanti, liquami e digestati e via dicendo. Il segnale che viene da Bruxelles è molto chiaro: soldi freschi e pronta cassa per l’innovazione, la digitalizzazione e il ricambio generazionale. Non si tratta altro che dei tre pilastri fondanti della nuova agricoltura, che deve operare un deciso cambio di passo, con un taglio netto rispetto a quello che è stato fatto sino a oggi nel segno di sistemi tradizionali di gestione. Ora però c’è da chiedersi: riusciranno il governo centrale e le Regioni a spendere in tempo tutta la somma? La storia, anche recente, dice che non ci riusciamo quasi mai e neanche ci avviciniamo, in Puglia in particolar modo.
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Editoriale 2,4 mld di euro per gli agricoltori con i psr ‘21 ’22 Agroalimentare Stop vendite sottocosto cibo e bevande Agroalimentare Boom di fake news sui prodotti tricolore Agroalimentare Nuove date per Vinitaly Agroalimentare Misure a sostegno alla birra artigianale Ambiente Il futuro green delle città Ambiente 2 ore nella natura migliora la salute Agroalimentare Intesa anti burocrazia AGEA Coldiretti Agrioalimentare Crisi agrumicola
Macchine agricole piu ricercate in Italia Zootecnia Crac delle stalle da 5mln di euro Zootecnia Aumento dei prezzi dei mangimi Agricoltura Convenzione AGEA-CAA Agricoltura Esclusione professionisti dai CAA Agricolura Scontro AGEA: gli scenari futuri Agroalimentare Olio d’oliva: occhio all’etichetta! Agricoltura Olio Evo bassocosto danneggia olivicoltori Agroalimentare Allarme vino rosso e ortofrutta Agroalimentare Quali sono i frutti di stagione? Economia Le variazioni tendenziali delle imprese italiane Macchine agricole
Agroalimentare
1 Dicembre 2020
STOP VENDITE SOTTOCOSTO PER CIBI E BEVANDE IN UN MOMENTO DIFFICILE PER L’ECONOMIA
In un momento difficile per l’economia e l’occupazione occorre intervenire con decisione per impedire le vendite sottocosto di cibi e bevande che si spingono le aziende agricole ed alimentari alla chiusura in un momento in cui è fondamentale difendere la sovranità alimentare del Paese con l’emergenza pandemia che ostacola gli scambi e favorisce accaparramenti e speculazioni. Il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali da parte della distribuzione non può essere scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi dovuti alle difficili condizioni di mercato. Per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale.
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Con le pratiche sleali si aggravano le distorsioni dal campo alla tavola, visto che per ogni euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi come frutta e verdura solo 22 centesimi arrivano al produttore agricolo ma il valore scende addirittura a 2 centesimi nel caso di quelli trasformati dal pane ai salumi fino ai formaggi. La crisi causata dal Covid rischia di peggiorare la situazione, con ripercussioni sugli anelli più deboli della catena alimentare, gli agricoltori e i consumatori. E’ lunga la lista delle pratiche commerciali sleali messe al bando dalla direttiva approvata in via definitiva dal Parlamento Ue e seguita fin dall’inizio da Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo e relatore della direttiva. Pagamenti in ritardo (oltre 30 giorni dal termine stabilito di consegna per i prodotti agroalimentari deperibili e superiore ai 60 giorni nel caso di non deperibilità), annullamento dell’ordine da parte dell’acquirente con preavviso breve (inferiore a 30 giorni) e che non consente al fornitore di trovare acquirenti alternativi ai suoi prodotti, modifica unilaterale delle condizioni di un accordo di fornitura, richiesta al fornitore di pagamenti che non sono connessi alla vendita e di indennizzi per deterioramento o perdita di prodotti agricoli e alimentari che si verificano quando sono già di proprietà dell’acquirente o comunque già nei suoi locali, rifiuto di confermate in un contratto scritto le condizioni di vendita, divulgazione illecita da parte dell’acquirente di segreti commerciali, minaccia al fornitore di ritorsioni commerciali quando il fornitore rivendica i suoi diritti contrattuali, addebito al fornitore del costo sostenuto per i reclami dei clienti anche se questi non ha alcuna responsabilità. E ancora la restituzione dei prodotti senza alcun pagamento, la richiesta di un pagamento per la messa a disposizione del mercato e di un contributo del costo degli sconti per la promozione e per la pubblicità, il marketing o per il personale impegnato ad organizzare gli spazi dove avviene la vendita dei prodotti.
Agroalimentare E’ fondamentale presidiare il pieno esercizio della delega da parte del Governo ai fini dell’attuazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali secondo l’impianto dei principi e dei criteri stabiliti dal Senato in sede di approvazione del disegno di legge di delegazione europea. In particolare appare necessario rendere l’intervento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentare (ICQRF) funzionale al rispetto del funzionamento del mercato e delle filiere per le acquisite competenze in ambito agroalimentare. Mentre si tratta di segnalare le modalità della vendita sottocosto come parametro di controllo obbligatorio per accertare la violazione della condotta commerciale dell’operatore economico in base al semplice superamento dei costi medi di produzione elaborati dall’ Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) per evitare forme di abuso derivante dalla posizione di forza che le imprese della trasformazione e della distribuzione mostrano rispetto alle imprese agricole.
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E’ BOOM DI FAKE NEWS SUI PRODOTTI ALIMENTARI TRICOLORE Aumentano,con l'avvento del lockdown, le fake news, soprattutto quelle riguardanti il food e i prodotti alimentari italiani. Un monitoraggio dell'agenzia di comunicazione Klaus Davi & Co in collaborazione con Filippo Gallinella, presidente della commissione Agricoltura alla Camera, ha registrato che nel periodo marzo-settembre 2020 le fake news circolate sui social sono aumentate del 33% rispetto ai mesi precedenti. Ad essere particolarmente colpiti- spiega una nota - sono i vini (+23%), la pasta (+37%), l'olio (+26%), il pane (+18%) e i dolci (+31%). Anche il formaggio è stato tra i più colpiti (+33%). Consultando il web e oltre 500 post dedicati a temi alimentari, tra le notizie denigratorie più diffuse nei confronti di alcuni dei prodotti caseari Made in Italy sono state rilevate "notizie bufala" come quella che "il Caciocavallo può creare dipendenza come una droga" e che "a fare ingrassare più della pasta sarebbe il Provolone". Tra le altre e numerose fake news rintracciate - viene riportato dai responsabili del monitoraggio- è stato registrato, ad esempio, che "la mozzarella di bufala ha un alto contenuto di colesterolo" e che la Ricotta Romana "non facilita il sonno". Viene segnalato che a diffondere di più le notizie sono le donne (65%) rispetto agli uomini (35%). La diffusione - è spiegato - è anche fra i teenager con l'utilizzo dei canali social Instagram e Facebook e TikTok.
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1 Dicembre 2020
NUOVA DATA PER VINITALY, DAL 20 AL 23 GIUGNO 2021 SCELTA EFFETTUATA IN BASE ALLE INFORMAZIONI PIÙ ATTENDIBILI IN CAMPO MEDICO
Nuova data per Vinitaly. La 54a edizione del Salone internazionale dei vini e dei distillati di Veronafiere si terrà dal 20 al 23 giugno 2021, in contemporanea con Enolitech e Sol&Agrifood. OperaWine 10th year anniversary con Wine Spectator sarà il 19 giugno. La decisione è il risultato di un’attenta verifica, anche con le più autorevoli istituzioni in grado di formulare previsioni attendibili sulla curva pandemica ed è stata presa dopo uno specifico sondaggio di mercato. «Lo spostamento a giugno – dice Maurizio Danese, presidente di Veronafiere Spa – è in linea con la revisione del posizionamento dei calendari delle principali fiere internazionali italiane ed estere. Il consiglio di amministrazione della Fiera ed i soci hanno fatto una scelta ponderata in base alle informazioni più attendibili in campo medico, considerando anche l’incoming di buyer extra europei. Stiamo inoltre lavorando con la Fondazione Arena che organizza la stagione lirica e la città di Verona per offrire ai nostri ospiti internazionali un’edizione imperdibile». «Vinitaly con OperaWine e le rassegne concomitanti – sottolinea Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere Spa –, si svolgeranno in un contesto temporale in cui il governo avrà avuto il tempo di predisporre le procedure di ingresso dei buyer internazionali nel nostro Paese. Nello stesso tempo in Europa vi saranno altri eventi rivolti alla promozione del settore vinicolo. Si tratta di una decisione strategica e sinergica per consentire agli operatori del mercato e dell’informazione, soprattutto quelli provenienti da Asia e USA, che sono tra i principali visitatori delle nostre rassegne, di poter ottimizzare la loro partecipazione con un solo spostamento».
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Agroalimentare
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LE MISURE DI SOSTEGNO ALLA FILIERA DELLA BIRRA ARTIGIANALE ITALIANA COVID
“Esprimo tutta la mia vicinanza al settore della birra artigianale che, in questo periodo di pandemia, sta vivendo momenti di estrema difficoltà nel continuare con le proprie produzioni a causa della drastica riduzione della possibilità di vendita. Queste produzioni, infatti, divenute vere e proprie eccellenze del made in Italy, pagano lo scotto della deperibilità nonché la chiusura dei suoi luoghi di consumo e vendita: ovvero pub, ristoranti, sagre, manifestazioni e fiere”. Ad affermarlo è la deputata Chiara Gagnarli, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera e promotrice della norma che portò nel 2016 alla definizione della birra artigianale, a fronte del crollo del fatturato per le imprese del settore, stimato con punte del 90%. “Diviene, dunque, importante sostenere il comparto attraverso tutte le misure messe a disposizione dal Governo Conte come, ad esempio, il Fondo Ristorazione. Con una dotazione di 600 milioni di euro – prosegue la deputata Gagnarli (M5S) – permette a titolari di ristoranti, pizzerie,
catering, mense, agriturismi e alberghi con somministrazione di cibo, fino al 28 novembre, di ottenere contributi a fondo perduto da un minimo di 1.000 ad un massimo di 10.000 euro per l’acquisto di prodotti delle filiere agroalimentari italiane. Tra queste c’è anche la birra artigianale che invito ad acquistare, affinché si possa evitare di creare danni irrimediabili ad un settore d’eccellenza divenuto patrimonio nazionale delle nostre tavole”. Negli ultimi anni in Italia, infatti, sono nati circa 900 birrifici artigianali con 7.000 addetti e una produzione arrivata a 500.000 ettolitri. “Per quanto riguarda le misure di ristoro, oltre alla decontribuzione per i primi sei mesi del 2020, a cui si aggiunge quella dei mesi di novembre e dicembre presenti nel decreto attualmente all’esame del Senato – conclude la deputata Chiara Gagnarli (M5S) – ci impegneremo affinché nei prossimi provvedimenti si intervenga per le perdite di prodotto e conseguentemente fatturato per l’interno anno, come purtroppo sta avvenendo per la filiera brassicola”.
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Ambiente
1 Dicembre 2020
IL FUTURO GREEN DELLE CITTÀ Cosa è?
PARETI VERTICALI E ORTO URBANO
L’imprenditoria vola a Rutigliano e si chiama Green up. Quel sogno che era nel cassetto è divenuto realtà per tre giovani rutiglianesi: Filippo Redavid, Vincenzo Diomede e Giuseppe Spagnuolo, che hanno coltivato nel proprio cuore e nella propria mente un progetto, che coniugasse insieme l’amore per la natura, la sostenibilità ambientale e la voglia di stare tra pari. Gli intraprendenti ideatori del progetto hanno nel frattempo maturato con lo studio e la passione per la natura nuove competenze da offrire al territorio. Gli stessi, infatti, partecipando ad un bando del Comune di Rutigliano chiamato “Finestre Urbane”, un macro-progetto di riqualificazione del territorio del nostro paese, che intende mettere a disposizione di tutti i cittadini aree urbane, per coltivare le proprie attitudini e per ritagliarsi uno spazio a contatto con la natura. “Finestre urbane” ha coinvolto direttamente quattro assessorati del nostro Comune: Cultura e Turismo, Sport, Ambiente e Area Socio-Educativa. Green Up è associato all’assessorato dell’ambiente e si propone la realizzazione di un orto urbano presso l’aria standard di via Meliota. Cos’è l’orto urbano? Gli artefeci del progetto, incontrati in un pomeriggio autunnale, hanno definito l’orto urbano come un appezzamento all’interno del Comune, che si pone come finalità il fare Comunità. In questo spazio Associazioni, Cittadini e Scuole, senza limiti d’età, potrebbero condividere gratuitamente lo spazio, scambiare idee ed opinioni, integrarsi e coltivare l’orto, ponendosi in giusto equilibrio con l’ambiente e le sue risorse. All’interno dell’orto di Green up ogni diversità diventa valore ed ora, tutti, proprio tutti, siamo invitati a sostenere un progetto veramente interessante e tendente al bello, ricordando che sarà “La bellezza a salvare il Mondo”
FoglieTV ha trasmesso in diretta sulla sua pagina Facebook il webinar “Pareti verticali e orto urbano, il futuro green delle città , l’importanza del green nelle nostre città e i suoi benefici” . Hanno partecipato e portato il loro contributo all’incontro moderato dall’editore di Foglie Tv Donato Fanelli il sindaco di Rutigliano Giuseppe Valenzano, Barbara De Lucia professore associato di Orticoltura e Florucoltura dell’Università di Bari e Vincenzo Diomede ideatore (assieme ad altri due ragazzi) del progetto Green Up nato dall’idea di riqualificare riqualificare un'area abbandonata del comune di Rutigliano per dare vita ad un orto urbano. Il filo conduttore che ha accompagnato l’intero momento di confronto è stato quello della città del futuro improntata sul green ed il miglioramento del benessere collettivo. Le piante, come è noto, sono perfette per ridurre l’inquinamento atmosferico, in quanto assorbono grandi quantità di CO2 grazie al processo di fotosintesi clorofilliana. I vegetali, oltre ad assorbire anidride carbonica, riescono ad adattarsi ai livelli molto alti di carbonio presenti attualmente nell’aria, sviluppandosi più velocemente. Inoltre, una presenza abbondante di verde all’interno delle città, contribuisce alla diminuzione della temperatura, rendendo lo spazio esterno più fresco. Le città del futuro sono costituite da edifici con tetti e pareti verdi: giardini verticali, orti a tetto, pareti verdi modulari, dette anche “living walls” e molte altre tipologie di installazioni, tutte improntate al miglioramento della condizione di vita di chi vive nelle grandi città inquinate. Cleide Coletta Vito Castellaneta
Vincenzo e Filippo al lovoro nel loro orto urbano
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Ambiente
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STARE ALMENO 2 ORE ALLA SETTIMANA NELLA NATURA MIGLIORA LA SALUTE PIÙ VERDE UGUALE PIÙ CERTEZZA DI BENESSERE
Questo è ciò che emerge da una ricerca pubblicata lo scorso anno su Scientific Reports. Forsesembrerà banale questa affermazione, ma la ricerca ha bisogno di prove sperimentali ripetibili enon può basarsi sulla semplice percezione personale ed è sciocco dire: “ah beh, hanno scoperto l’acqua calda” oppure “io l’ho sempre saputo”. La ricerca mira a estendere eapprofondire le conoscenze in modo sistematico, svolta con intendimenti e metodi scientifici,anche quando non si applica alle “Scienze propriamente dette”. Un numero crescente di prove epidemiologiche indica che una maggiore esposizione o il contatto con ambienti naturali (come parchi, boschi e spiagge) è associata a un miglior stato di salute e un maggior benessere, almeno tra le popolazioni urbanizzate e ad alto reddito. Pur se la quantità e la qualità delle prove può essere variabile, vivere in aree urbane con una dotazione elevata di aree verdi è quasi sempre associato a minori probabilità di malattie cardiovascolari, obesità, diabete, ospedalizzazione per asma, disagio mentale e, in ultima analisi, mortalità tra gli adulti e minori rischi di obesità e miopia nei bambini. Tuttavia, la quantità di spazio verde nel proprio quartiere (ad esempio, la percentuale di verde in un raggio di 1 km dalla casa), o la distanza della propria casa dallo spazio verde o dal parco più vicino accessibile pubblicamente è solo un modo per valutare il livello di esposizione alla natura. Un'alternativa è misurare la quantità di tempo che le persone effettivamente trascorrono all'aperto in ambienti naturali, a volte denominata esposizione "diretta”. Entrambi gli approcci sono potenzialmente informativi e si completano l’un l’altro.
La vicinanza della propria abitazione ad aree naturali o ad aree verdi può essere correlata a fattori di promozione della salute come il ridotto inquinamento atmosferico e acustico (sebbene le relazioni siano complesse); e può anche fornire un'esposizione "indiretta" tramite la visione di ambienti “verdi” da casa. La vicinanza residenziale è generalmente correlata positivamente anche all'esposizione "diretta"; cioè le persone nei quartieri con più spazi verdi generalmente dichiarano di visitarli più spesso rispetto alle persone per le quali questo accesso non è diretto. Tuttavia, molte visite naturalistiche possono svolgersi al di fuori del quartiere di residenza. Inoltre, tali visite possono compensare la mancanza di natura nel quartiere. In altre parole, l'esposizione diretta, o più specificamente nel contesto attuale, il tempo ricreativo trascorso in ambienti naturali alla settimana, non può essere dedotto con precisione dallo spazio verde del vicinato vicino alla casa, anche se, chiaramente possiamo trarne indicazioni per la pianificazione delle future aree urbane. La ricerca che considera la qualità dell'ambiente naturale in termini di ricchezza di specie vegetali e/o animali suggerisce che le esperienze possono, ad esempio, essere migliori in contesti con maggiore biodiversità. Il contatto con la natura è infatti più di una semplice esperienza multisensoriale complessa. I vari livelli di storie e significati personali, di pratiche culturali di lunga data e un senso del luogo diverso giocano un ruolo nei benefici realizzati, fattori che possono spiegare le differenze, ad esempio, fra individui appartenenti a fasce sociali, etnie ed estrazione politica diversa. Variabili che richiederanno maggiore considerazione nella ricerca futura.
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Agroalimentare
1 Dicembre 2020
INTESA ANTI BUROCRAZIA AGEA COLDIRETTI PER EVITARE ALL’ITALIA DI PERDERE FONDI EUROPEI
Ridurre la burocrazia per evitare all’Italia di perdere fondi europei, con la Puglia che rischia di restituire all’UE 257 milioni di euro a causa delle difficoltà nell’utilizzarli e farli arrivare alle aziende agricole. E’ l’obiettivo dell’intesta sottoscritta da Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura e la Coldiretti che affida ai Caa, i centri di assistenza agricola, una serie di funzioni per snellire i procedimenti, garantire il pieno accesso ai servizi a tutte le imprese e valorizzare l’occupazione in un momento di crisi. In Puglia è stato speso solo il 35,6% delle risorse del Psr 2014/2020, per cui Coldiretti ribadisce la collaborazione massima per individuare le soluzioni più appropriate per uscire da una situazione preoccupante, ma ancora noi crediamo recuperabile. “Occorre una decisa inversione di tendenza per recuperare risorse preziose ma anche per non ripetere gli stessi errori per i progetti del Recovery fund. La Coldiretti ha ripetutamente evidenziato questo rischio, purtroppo con pochi riscontri. Il nuovo governo regionale è chiamato a recuperare ritardi enormi e le strutture amministrative a dare risposte immediate. Restituire anche un solo euro a Bruxelles sarebbe in questo momento un inequivocabile segnale di inadeguatezza e un danno per i nostri agricoltori, che legittimamente aspirano con queste risorse a costruire il proprio futuro e soprattutto per le imprese che in molti casi stanno lottando per la loro sopravvivenza”, afferma coldiretti puglia. Tra le motivazioni del ritardo – denuncia Coldiretti Puglia – c’è soprattutto l’eccesso di burocrazia, problemi informatici ricorsi al Tar e la strutturazione dei Bandi, burocrazia, problemi informatici
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ricorsi al Tar e la strutturazione dei Bandi. Il risultato – rileva la Coldiretti – è il rischio concreto della perdita di importanti risorse per finalizzate tra l’altro all’ammodernamento delle imprese agricole, ai progetti di filiera, al biologico, alla difesa della biodiversità, alla forestazione e all’insediamento dei giovani agricoltori in un momento in cui cresce l’attrattività della campagna e si riducono le opportunità di lavoro nelle città. Proprio in tale ottica la convenzione, che affida ai Caa Coldiretti la tenuta e il controllo dei fascicoli aziendali, divenuti ormai il cardine di tutti i procedimenti amministrativi, dall’erogazione dei fondi europei ai controlli, che fanno capo alle imprese agricole italiane, prevede importanti novità che possono contribuire in maniera significativa a superare le criticità dei processi di erogazione dei contributi. Con l’adozione di processi e di tecnologie uniformi e conformi a standard elevati, l’intesa punta, innanzitutto, a un ulteriore miglioramento della qualità dei servizi offerti dimezzando il rapporto tra operatori e fascicoli e rendendo così più snelle le attività di costituzione, aggiornamento e verifica. Ma l’accordo garantisce anche una piena accessibilità ai servizi stessi dando la possibilità a tutte le aziende agricole, anche a quelle di minori dimensioni, di essere seguite e tutelate con maggior trasparenza in tutte le fasi degli iter amministrativi. Oltre a semplificare la vita ai produttori, l’intesa rappresenta inoltre un importante segnale positivo dal punto di vista occupazionale, tanto più significativo se si considera il periodo di crisi provocato dalla pandemia. La convenzione prevede, infatti, di abilitare allo svolgimento delle attività delegate esclusivamente operatori legati ai Caa da un rapporto di lavoro dipendente. Un impegno importante per il sistema Coldiretti ma anche un segnale anticiclico sul fatto che l’agricoltura potrà recitare un ruolo da protagonista nel rilancio del Paese, elevando la professionalità del personale che ogni giorno opera al fianco delle aziende. Infine, il patto tra Agea e Caa prevede regole ancora più rigorose in tema di gestione della privacy e della sicurezza delle informazioni, in linea con gli standard ISO27001.
Agricoltura
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CRISI AGRUMICOLA, VOCATURI (AGROCEPI) ALLA MINISTRA BELLANOVA: “SUBITO TAVOLO ORTOFRUTTICOLO NAZIONALE” Il Vicepresidente Nazionale Agrocepi, il Dott. Agr. Cristian Vocaturi, di concerto con il Presidente Nazionale Agrocepi Corrado Martinangelo, ha inviato una missiva alla Ministra Bellanova, concernente la crisi agrumicola classificandola come la più drammatica crisi mai finora registrata. Cristian Vocaturi, membro del tavolo ortofrutticolo nazionale, subito dopo ha inteso dichiarato alla stampa sull’iniziativa: “La lettera alla Ministra ha voluto sottolineare innanzitutto l’emergenza clima, con il susseguirsi di eventi atmosferici avversi, tra cui il gravoso problema della siccità che si sussegue costantemente da Giugno, connessa inoltre alle alte temperature che si sono protratte fino in autunno, comportando evidenti ritardi nella maturazione, e segnalando alla Ministra che tale situazione comporta il non accrescimento e la parziale colorazione dei frutti, che fanno emergere, frutti di piccola pezzatura e ben poco colorata. Tale situazione determina una difficile e precaria collocazione dei suddetti prodotti sul mercato nazionale, europeo ed internazionale.” “Inoltre – Vocaturi sottolinea il tratto della gravità dell’emergenza agrumicola – la crisi economica generata dalla pandemia, le limitazioni personali e degli esercizi commerciali come ad esempio le attività di ristorazione, le chiusure dei Centri commerciali durante il weekend, che hanno provocato una forte contrazione della domanda dei consumatori, con un evidente rialzo della preferenza di agrumi proveniente da altri Paesi europei come ad esempio la Spagna, ed extraeuropei come il Sudafrica, venduti a prezzi nettamente più economici.”
Infine il Vice Presidente Nazionale ha anche sottolineato le varie proposte indirizzate alla Ministra dell’Agricoltura Bellanova: “Come Agrocepi, abbiamo chiesto un aiuto concreto e sostanziale, sufficiente se non altro a coprire i costi di produzione. Abbiamo puntato su più proposte, tra le quali: la materia del calo dei redditi andrebbe concretamente affrontata attraverso fondi mutualistici, concedendo anche alle Regioni di coofinanziare gli interventi, limitando così i costi a carico del privato ; la possibilità di ritirare dal mercato, come già sperimentato con regolamento comunitario eccezionale approvato in occasione dell’embargo Russo, una parte di prodotto di piccola pezzatura, destinando lo stesso, principalmente, agli Enti benefici, ma anche verso altre destinazioni ad uso non alimentare (Biomassa e/o Compostaggio), e di far divenire questa misura, ordinaria e non del tutto eccezionale come lo è stato; di definire anche per il settore agrumicolo i ristori inquadrati nell’ art 22 del DL 149/2020 cd Ristori bis, semplificando le procedure inerenti al solo calo dei fatturati.” “Per queste motivazioni – conclude Vocaturi – per evitare speculazioni, sarebbe opportuno convocare il tavolo nazionale ortofrutticolo dove includere la partecipazione attiva anche della GDO”. Considerazioni sono arrivate anche dal Presidente Nazionale Agrocepi Corrado Martinangelo: “Pur apprezzando i tanti sforzi della Ministra Bellanova a sostenere le filiere agricole nell’ emergenza Covid, per l’ ortofrutta e in particolare per il settore agrumicolo, sarebbe necessario porre in essere ulteriori sostegni al comparto anche allargando allo stesso alcune misure intraprese per altri settori in crisi , ristori più semplici, applicazione esonero contributivi e supporto per i mercati.” Fonte: Agrocepi
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Macchine agricole
1 Dicembre 2020
QUALI SONO I TRATTORI PIÙ RICERCATI IN ITALIA? ECCO LA CLASSIFICA DI TRADUS Quali sono i trattori e le macchine agricole più ricercati in Italia? E’ a partire da questa domanda che Tradus, marketplace digitale per veicoli commerciali usati e macchinari pesanti (trasporto, edilizia e agricoltura), ha stilato una classifica analizzando il traffico in entrata sul suo sito ed estrapolando le ricerche più frequenti effettuate dagli utenti alla ricerca di macchinari usati.
La classifica di Tradus
Per analizzare come si muove il mondo dell’usato nel settore dei mezzi agricoli, Tradus ha analizzato quali sono i mezzi e modelli più ricercati sul portale in Italia. Dall’indagine è emerso che i macchinari più ricercati sono i trattori, seguiti dalle mietitrebbie e dalle macchine seminatrici. Nello specifico Tradus ha poi analizzato quali sono i marchi preferiti degli utenti italiani. Sul podio, nella categoria dei trattori: New Holland, John Deere e Fendt. Il modello più richiesto dell’azienda con sede a Torino è la New Holland Tm series, in seconda posizione John Deere 6910 seguito dalla Farmer series dell’azienda tedesca Fendt.
Anche nella categoria delle mietitrebbie New Holland e John Deere si aggiudicano il podio, rispettivamente in seconda e terza posizione, ma il marchio più ricercato nel settore dell’usato in Italia per questa categoria è il tedesco Claas. Nella top 3 delle ricerche degli utenti italiani per le seminatrici ci sono invece le tedesche Amazone e Horsch e la francese Kuhn.
Trattori e macchine agricole, un 2020 complicato
Un anno difficile il 2020, per certi aspetti difficilissimo per tutta la società, in ogni luogo e in ogni dove, e per tutti i settori produttivi, non ultimi quello delle macchine agricole che, nonostante tutto, ha saputo mostrare una resilienza straordinaria, accodandosi alla grande spinta di domanda alimentare registrata nei mesi più complicati per l’emergenza sanitaria. Che purtroppo non accenna a finire. Dopo i primi incoraggianti segnali di ripresa intravisti a settembre, secondo Alessandro Malavolti, il presidente di FederUnacoma (Federazione Nazionale Costruttori Macchine Agricole), i dati delle immatricolazioni del mese scorso hanno segnato un ulteriore recupero rispetto al netto calo del primo semestre dell’anno.
L’andamento del mercato
Anche se il bilancio complessivo del 2020 resta ancora negativo (-10%), ad ottobre le immatricolazioni di macchine agricole segnano un incremento rispetto allo stesso mese del 2019. In particolare, i trattori agricoli guadagnano un 7,5% e le mietitrebbiatrici registrano un aumento del 8,3%. I dati registrati, influenzati probabilmente anche dall’edizione completamente digitale di EIMA tenutasi nei giorni scorsi, seguono comunque un trend positivo che porterà ad una chiusura annuale superiore alle aspettative di inizio anno.
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Zootecnia
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CRAC STALLE DA 5MLN IMPONE FORTE PATTO DI FILIERA BENE FONDO INDIGENTI E SOSTEGNO A ZOOTECNICA
Con un crack da 5 milioni per le stalle pugliesi causato dall’emergenza Covid e dallo stop forzato alla ristorazione, serve un forte patto di filiera lattiero-casearia in Puglia, dopo il via libera agli aiuti per gli allevamenti in Conferenza Stato Regioni e l'istituzione di un fondo con unadotazione di 400 milioni di euro, da erogare ai Comuni, per l'adozione di misure urgenti di solidarietà alimentare nel decreto ristori ter approvato dal Consiglio Dei Ministri. Le chiusure hanno portato ad una drastica riduzione dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dalla carne ai salumi e ai formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. Le limitazioni alle attività di impresa devono prevedere un adeguato sostegno economico e iniezioni di liquidità per tutta la filiera agroalimentare. Dare certezze economiche e occupazionali in un momento di grande emergenza è l’obiettivo condiviso degli accordi di filiera per garantire una equa distribuzione di valore per tutti i soggetti coinvolti con un deciso impegno per la sostenibilità ambientale e sociale. E’ necessario in questo momento che la Regione Puglia assicuri una boccata d’ossigeno alla filiera con gli indennizzi che gli allevatori attendono da agosto, i 2milioni di euro di sostegno per la mancata produzione da marzo a maggio, e sia attivato anche il contributo per i trasformatori, in modo da suppor-
tare tutti gli attori della filiera. “Con gli accordi di filiera che dettano regole precise – dichiara Francesco D’Onghia, presidente della Cooperativa Latte Munto in Puglia - con costi di produzione calcolati in base ai reali oneri e prezzi del latte ben definiti secondo quantità assicurate, si riesce a mettere uno stop alle continue fluttuazioni di mercato, dovute a crisi di mercato o a scenari emergenziali come quelli attuali, manovre speculative e a ad eventuali decisioni unilaterali da parte dei caseifici di sospendere il ritiro del latte”, perché è importante aggiunge D’Onghia “garantire condizioni di mercato certe agli allevatori. Questa è la nostra esperienza, nata proprio sulla scorta di accordi di filiera con alcuni partner importanti sul territorio, trasformatori che hanno scelto la strada della qualità, della tracciabilità e del forte radicamento sul territorio”. Sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà in Puglia appena 1.400 stalle per la produzione di latte, a causa principalmente del prezzo del latte spesso non remunerativo, dovuto non solo alla crisi, ma anche e soprattutto alle evidenti anomalie di mercato e agli alti costi di gestione degli allevamenti.
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Zootecnia
1 Dicembre 2020
SCHIZZANO COSTI NELLE STALLE PER AUMENTO MANGIMI (+12%) MA PRIMI TENTATIVI DI RIBASSO PREZZO LATTE
Con la seconda ondata della pandemia schizzano i costi di produzione nelle stalle, con il prezzo dei mangimi alle stelle per l’impennata della soia che fa registrare la quotazione più alta dal giugno 2016 con un aumento del 12% nell’ultimo mese, i cruscami che segnano un rialzo del 10%, mentre il mais fa segnare il valore più elevato dal luglio dello scorso anno. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti Puglia che segnala l’aumento dei costi negli allevamenti, mentre si registrano i primi tentativi di ribasso unilaterale dei prezzi del latte alla stalla. “Il prezzo del latte alla stalla in Puglia non si tocca perché non può andare sotto i costi di produzione calcolati da ISMEA, quando nella forbice tra produzione e consumo ci sono margini da recuperare per garantire un prezzo giusto e onesto che tenga conto dei costi degli allevatori e la necessaria qualità da assicurare ai consumatori”, afferma la confederazione.
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Le aziende zootecniche che producono latte in Puglia sono 1400, con 60.000 vacche da latte in produzione e il prezzo medio al caseificio si aggira sui 42 centesimi al litro per una produzione lorda vendibile pari a 160 milioni di euro. “Urgente che siano pagati dalla Regione Puglia gli indennizzi che gli allevatori attendono da agosto, i 2milioni di euro di sostegno per la mancata produzione da marzo a maggio, e sia attivato anche il contributo per i trasformatori. Non dimentichiamo che gli allevatori aspettano ancora il pagamento del saldo delle fatture emesse durante il precedente lockdown”, insiste il presidente coldiretti puglia Muraglia. Con 3 DOP (canestrato pugliese, mozzarella di Gioia del Colle e mozzarella di bufala) e 17 formaggi riconosciuti tradizionali dal MIPAAF (burrata, cacio, caciocavallo, caciocavallo
Zootecnia caciocavallo podolico dauno, cacioricotta, cacioricotta caprino orsarese, caprino, giuncata, manteca, mozzarella o fior di latte, pallone di Gravina, pecorino, pecorino di Maglie, pecorino foggiano, scamorza, scamorza di pecora, vaccino) – aggiunge Coldiretti Puglia – il settore lattiero–caseario garantisce primati a livello nazionale e Sigilli della biodiversità dal valore indiscutibile. “Che non si speculi strumentalmente come già accaduto nel precedente lockdown – aggiunge Muraglia - perché non accetteremo alcun ribasso del prezzo del latte alla stalla pugliese, dove 60mila mucche da latte in Puglia mettono la firma sulla produzione di latte, formaggi e yogurt, garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore, grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello nazionale e comunitario. L’etichettatura obbligatoria è divenuta una infallibile cintura di sicurezza per i nostri allevatori che devono poter competere alla pari e per la salute dei nostri consumatori debbono poter scegliere in maniera consapevole quello che acquistano e mangiano”. In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero rag-giungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, venduti come prodotti lattiero-caseari “Made in Puglia”. Sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà in Puglia appena 1.400 stalle per la produzione di latte, a causa principalmente del prezzo del latte spesso non remunerativo, dovuto non solo alla crisi, ma anche e soprattutto alle evidenti anomalie di mercato e agli costi di gestione degli allevamenti.
Urgente che siano pagati dalla Regione Puglia gli indennizzi che gli allevatori attendono da agosto, i 2milioni di euro di sostegno per la mancata produzione da marzo a maggio
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L’ANDAMENTO DEL MERCATO FONDIARIO E DEGLI AFFITTI IN ITALIA NEL 2019: LUCI ED OMBRE E PRIMI EFFETTI POST COVID Anche quest’anno il CREA, con il suo Centro Politiche e Bioeconomia, pubblica i dati sui prezzi dei terreni agricoli L'andamento dei prezzi della terra nel 2019, dopo due anni positivi, segna una nuova battuta d’arresto (-0,4% rispetto al 2018) che si somma alla riduzione dell'attività di compravendita che si è verificata dopo quattro anni di continui aumenti. Veneto e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni con le maggiori riduzioni (rispettivamente -2,8% e -4,5%), ma segno negativo anche per Lombardia, Emilia-Romagna, Molise e Sardegna. Questo è il quadro che emerge dall’indagine curata dalle sedi regionali del CREA Politiche e Bioeconomia. Le ragioni della contrazione vanno ricercate nell’aggiustamento delle quotazioni in Veneto (con oltre 50.000 euro/ha detiene il primato dei valori medi regionali), nella scarsa redditività del comparto dei seminativi e nella mancanza dell'effetto trainante del comparto vitivinicolo. Le ricadute dell'emergenza COVID sul mercato fondiario, stando ai dati raccolti nei primi mesi del 2020, evidenziano una maggiore preoccupazione per le regioni meridionali rispetto alle settentrionali, sebbene bisognerà attendere il 2021 per avere una valutazione più oggettiva della situazione. Alcune tipologie aziendali, viticoltura e floricoltura in particolare, sono state particolarmente danneggiate dall’emergenza sanitaria. Si conferma alto l'interesse anche nel 2019 per l’affitto dei terreni in alternativa all'acquisto, con una generale tendenza alla diminuzione della durata dei contratti. Il mercato è stato particolarmente dinamico nelle regioni settentrionali, con una domanda tendenzialmente superiore all’offerta, soprattutto nel caso di terreni di pregio; mentre nel meridione il mercato è stato stagnante nelle aree più interne e più dinamico in prossimità delle coste. Crea Centro Politiche e Bioeconomia
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Agricoltura
LE RAGIONI DELLA NUOVA CONVENZIONE AGEA-CAA Recenti dichiarazioni contenute in alcuni comunicati stampa e note diffuse in questi giorni sul tema della nuova convenzione Agea – CAA, spingono a doverose e obbligatorie puntualizzazioni per impedire il rischio di fraintendimenti a danno del corretto svolgimento delle funzioni proprie di AGEA. La clausola in contestazione si pone nel quadro delle scelte strategiche avviate dall’Agenzia, in relazione alla evoluzione dei sistemi tecnologici di rilevazione dei dati e di digitalizzazione dei processi e, al conseguente arricchimento delle informazioni del fascicolo, anche nella prospettiva della nuova programmazione comunitaria post 2020 e, della necessità di rafforzare la funzione e l’utilizzo dei dati degli agricoltori contenuti nel SIAN, riconosciuta come banca dati di interesse nazionale, attraverso la quale Agea eroga oltre 5 miliardi di risorse pubbliche annue e, quindi, degna della massima tutela possibile anche in relazione alla sensibilità dei dati in essa contenuti.
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1 Dicembre 2020 In questa prospettiva si è inserita la necessità di: una rigorosa disciplina degli accessi al sistema informativo agricolo nazionale (SIAN) rispetto alla quale, già nel 2018, è stata modificata la modalità di accesso, passando dalla vecchia password all’identità digitale Spid; ed una corretta e controllata procedura di erogazione degli aiuti che ha visto Agea, tra l’altro, avviare due progetti di collaborazione con il Ministero dell’Interno nell’ambito del Programma operativo legalità. Ciò premesso, occorre precisare che Agea non ha alcuna intenzione di escludere dall'accesso al SIAN 2.500 professionisti; inoltre, è opportuno ricordare che ad oggi gli accessi al Sian autorizzati da Agea agli operatori dei CAA per le funzioni delegate, sono in totale circa 3.500 e che, di questi, meno di mille fanno riferimento a professionisti iscritti ad Albi e Collegi, molti dei quali già dipendenti di CAA. È anche opportuno precisare che, ad oggi, i CAA che fanno riferimento a vario titolo agli Albi e Collegi gestiscono meno del 6% del totale dei fascicoli aziendali di Agea. Al fine di chiarire poi il carattere eminentemente istituzionale e la natura organizzativa della scelta convenzionale adottata da Agea, si sottolinea che la stessa consente di garantire che i soggetti privati, preposti all'esercizio di attività amministrative di competenza di un Ente pubblico, assicurino il rispetto del principio di imparzialità amministrativa. I Centri di Assistenza Agricola operano su delega di Agea Ente Pubblico e, pertanto, debbono garantire assetti organizzativi e funzionali conformi a quelli che la legge italiana pone a carico delle pubbliche amministrazioni in materia di imparzialità e conflitto d’interessi. È proprio questo uno degli obbiettivi chiari di questa nuova convenzione: più trasparenza nel rapporto tra l'esercizio di funzioni pubbliche e l'attività di consulenza privata, minori rischi sistematici nella gestione di attività che debbono essere caratterizzate dal perseguimento dell'interesse generale, consistente nell’uso proprio delle risorse finanziarie destinate all’agricoltura. Quindi: massima protezione possibile del sistema economico agricolo. Da tutte le considerazioni che precedono discende la necessità che i Centri di Assistenza Agricola dispongano di un assetto organizzativo stabile e coerente con una gestione accorta di ingenti flussi di denaro pubblico,
Agricoltura fondato sull'utilizzo trasparente di contratti di lavoro subordinato per assicurare certezza e continuità nell'esercizio di ruoli, funzioni e responsabilità, a garanzia di tutti. Dal punto di vista socio-economico, questa scelta, necessaria e doverosa, non fa altro che favorire la stabilizzazione di migliaia di persone oggi impiegate con contratti occasionali. Pur non essendo questo l’obbiettivo principale perseguito da Agea, è chiaro che la stabilizzazione di un numero elevato di figure professionali appare un bene prezioso per l’intero sistema agricolo, un passo avanti nella direzione di un modello organizzativo più moderno, efficiente e adeguato alla realizzazione di un salto di qualità del lavoro in agricoltura. Alla luce del tenore istituzionale delle ragioni in argomento, appare del tutto improprio il tentativo di delegittimare la scelta gestionale amministrativa compiuta, la Convenzione, infatti, costituisce il principale strumento di regolazione dei rapporti tra Agea, Ente pubblico non economico, e i Centri di Assistenza Agricola, soggetti privati delegati allo svolgimento di funzioni pubbliche. Nel pieno rispetto delle prerogative di ciascuno dei soggetti intervenuti in questi giorni su questo tema, occorre evitare il rischio di ledere l'autonomia organizzativa, finanziaria e contabile di un Ente pubblico che è, a sua volta, garantita dalla legge.
www.foglie.tv Ciò perché ogni ostacolo o ritardo nell'adozione di scelte organizzative e strategiche necessarie all'efficacia, efficienza e al buon andamento della pubblica amministrazione, non può considerarsi una conseguenza giustificata dalla fisiologica dialettica che caratterizza il confronto di opinioni su scelte che debbono, tuttavia, restare assoggettate a valutazioni eminentemente tecniche. Le ragioni di Agea, oggetto di contestazione, sono ampiamente motivate, giustificate e coerenti anche con la regolamentazione Comunitaria, in ragione del fatto che rientra nei compiti della Stato Italiano garantire il corretto esercizio delle funzioni delegate e, della Commissione europea controllare che ciò avvenga, pena pesanti correzioni finanziarie in capo ai contribuenti italiani. Sul piano dell'ordinamento interno, giova ricordare inoltre che, sulla base di un percorso ampiamente partecipato, sia a livello istituzionale che politico, le scelte contenute nella convenzione sono state corroborate dai necessari approfondimenti tecnico-giuridici e, soprattutto, dal parere specificamente e formalmente reso dall'Agenzia Nazionale per la Concorrenza ed il Mercato (AGCM) che ha valutato positivamente l'intervento organizzativo di Agea. Comunicato Stampa Agea Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura
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Agricoltura
1 Dicembre 2020
ESCLUSIONE DEI PROFESSIONISTI DAI CAA: GLI AGROTECNICI DIFFIDANO IL DIRETTORE DI AGEA Si alza ancora il livello dello scontro fra i professionisti del settore agrario ed AGEA (che li vuole escludere dal poter svolgere attività nei CAA-Centri Agricoli di Assistenza). AGEA aveva fissato al 20 novembre l’ultimo giorno utile per la firma, da parte dei CAA, della nuova Convenzione che esclude i professionisti già a partire dal 2021 ed il giorno prima il Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati ha inviato una diffida al Direttore di AGEA, Gabriele PAPA PAGLIARDINI, intimandogli il ritiro “in autotutela” della Convenzione la quale si pone - è scritto nell’atto- “in contrasto l’art. 7 del Decreto 27 marzo 2008 sui CAA” che consente ai professionisti di operare liberamente nonchè “con il diritto al lavoro, riconosciuto e tutelato costituzionalmente (art. 1, 4 e 35), e con il divieto (art. 3 Cost.) di operare discriminazioni” mentre l’art. 41 della Costituzione prevede che “l’iniziativa economica è libera”. Ma che effetti ha una simile diffida? Lo spiega Roberto ORLANDI, Presidente del Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici
Presidente Roberto Orlandi
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laureati. “In primo logo, quella diffida è un atto dovuto: la legge sembra chiara. Dopo avere chiesto da febbraio, inutilmente, ad AGEA di ripensarci e dopo avere presentato, a maggio, insieme agli altri Albi di settore, delle proposte di mediazione (alle quali AGEA nemmeno ha risposto), altro non rimaneva da fare. La diffida indica al Direttore di AGEA, PAPA PAGLIARDINI, la presunta violazione di legge, togliendo così ogni alibi; determina quello che in diritto è l’elemento psicologico del “dolo intenzionale”. In altri termini: il Direttore di AGEA non può più dire che, agendo, non credeva di compiere la violazione che gli è stata contestata”. Per il vero il Direttore di AGEA ha sempre affermato di agire nel giusto e di non danneggiare nessuno; tuttavia, dopo la diffida, se a seguito dei ricorsi che saranno certamente presentati da più parti risultasse confermata la violazione di legge cui fanno riferimento gli Agrotecnici, si aprirebbe per il Dott. PAPA PAGLIARDINI uno scenario spiacevole, quello del possibile abuso d’ufficio (art. 323 cp), con ulteriori aggravanti, qualora risultassero dei conflitti di interesse. Nel frattempo, di fronte all’ipotesi di vedere espulsi dal sistema dei CAA 2.500 professionisti, peraltro i soggetti maggiormente indipendenti e preparati, in Parlamento sono insorte sia la maggioranza che l’opposizione, con interrogazioni ed emendamenti presentati dal PD, dal Movimento 5 Stelle, dal Gruppo Misto, da Forza Italia e da Fratelli d’Italia. “Lo abbiamo detto fin dal primo giorno -conclude il Presidente Orlandi- : siamo disponibili al dialogo ma non rinunciare alla libertà di svolgere, in modo legittimo, l’attività per la quale abbiamo ottenuto una specifica abilitazione, almeno fin quando il diritto al lavoro avrà tutela costituzionale. Su questo non indietreggeremo di un sol passo, costi quel che costi”.
Agricoltura
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SCONTRO AGEA – ORDINE PROFESSIONALE DEGLI AGRONOMI: GLI SCENARI FUTURI REVEDIBILI NUMEROSI RICORSI GIUDIZIARI
E’ notizia di questi giorni il duro scontro tra gli ordini professionali degli agronomi e l’Agea in relazione al nuovo schema di convenzione tra l’organismo pagatore ed i caa che, nei fatti, esclude i liberi professionisti dalla lavorazione delle pratiche pac. La nuova convenzione prevede che, entro il 31 marzo 2021, almeno il 50 per cento degli operatori abilitati ad accedere nei sistemi informativi dell’Organismo pagatore dovranno essere lavoratori dipendenti dei CAA o delle società di servizi ad essi convenzionati; dal 30 settembre, invece, tutti gli operatori dovranno essere dipendenti dei CAA. L’inosservanza della convenzione, al termine del 31 marzo 2021, determinerebbe la riduzione dei compensi nella misura del 20% spettanti ai CAA ed, al termine del 30 settembre 2021, la disabilitazione delle credenziali di accesso al Sian.
Le reazioni degli ordini professionali di riferimento, ovviamente, sono state immediate. Agea, trincerandosi dietro il rispetto del principio dell’imparzialità, efficienza e migliore organizzazione della pubblica amministrazione, trattandosi di gestione di grandi flussi di denaro pubblico gestito dagli operatori abilitati, ha sostanzialmente confermato la decisione e quindi lo schema di convenzione. Inoltre, aggiunge l’Organismo Pagatore, in questo modo verranno garantiti posti di lavoro nei CAA. A mio avviso questa decisione finirà per subire numerosi ricorsi giudiziari. Violazione della libera organizzazione del mercato del lavoro, violazione del principio di eguaglianza e soprattutto lesione dei diritti soggettivi di chi, in questi anni, è riuscito con molti sacrifici a costruirsi una propria posizione professionale garantendosi un ristoro economico. La decisione, infatti, per potersi definire equa ed ispirata ai caratteri della correttezza amministrativa dovrebbe, a parere di chi scrive, obbligare i CAA ad assumere il personale dipendente presso i propri uffici attraverso concorsi pubblici garantendo la possibilità di accedere alla procedura selettiva a tutti, da un lato, e di adire l’autorità giudiziaria in caso di errori o violazioni nella valutazione selettiva, dall’altro. Non è possibile considerare i CAA soggetti di rilievo pubblico nella fase di lavorazione delle pratiche e poi, nella fase di selezione del personale, considerarli alla stregua di un soggetto di diritto privato. Come una qualsiasi azienda. Magari, in questo modo, davvero la pubblica amministrazione potrebbe raggiungere il decantato obiettivo di dare efficacia e trasparenza all’azione amministrativa.
Avv.Gabriele Romagnuolo
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Agroalimentare
1 Dicembre 2020
OLIO D’OLIVA: OCCHIO ALL’ETICHETTA!
COME COMPRARE UN BUON PRODOTTO PARTENDO DALL’ETICHETTATURA
“Quello che le etichette non dicono”: il giornalista Pierpaolo Corradini ha scritto un librosull’argomento, offrendo una chiave di lettura alla materia, già di suo scivolosa e complessa. Se poi il prodotto da spiegare e promuovere è l’olio d’ oliva con le sue molteplici categorie merceologiche (extravergine, vergine, vergine corrente, vergine lampante e ancora raffinato, di oliva, di sansa d’oliva greggio, di sansa di oliva raffinato, di sansa d’oliva) allora tutto si complica considerato l’altrettanto corposo supporto normativo (comunitario e nazionale) sulla etichettatura dell’olio d’oliva. Ma cercheremo di sbrogliare questa complicata matassa, focalizzando l’attenzione su quelle informazioni che non devono mai mancare in etichetta ai fini di una scelta consapevole. Prima di soffermarci su quelle indicazioni obbligatorie è bene premettere che l’etichetta non è solo quella presente sul prodotto, ma qualsiasi informazione fornita su depliant, siti web, pubblicità, presentazione social, quindi l’etichettatura comprende tutte le forme di comunicazione tra produttore e consumatore. Etichetta che deve essere in vista e ben leggibile, i caratteri di stampa devono essere omogenei e della stessa misura. Ciò premesso, l’attenzione va rivolta con priorità al campo visivo principale, e alle scritte dell’etichetta anteriore, dove non devono mai mancare alcuni requisiti obbligatori: la denominazione di vendita, l’origine dell’olio (ma solo per l’extravergine e vergine) e la quantità netta. La denominazione di vendita ossia “olio extravergine d’oliva”, “olio vergine d’oliva”, deve essere scritta per intero e non può essere personalizzata con aggettivi come “fruttato” o “piccante” ecc. L’origine dell’olio è determinato da due fattori: lo Stato dove sono state raccolte le olive e quello dove sono state molite. Quindi se si dichiara che l’olio è italiano, significa che le olive sono state raccolte e frante in Italia. Altrimenti le differenze tra luogo di raccolta e luogo del frantoio devono essere ben evidenziate (non si può far riferimento in aggiunta a regioni, provincia o aree geografiche particolari).
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Tra le altre informazioni che devono essere comunque riportate in etichetta c’è la categoria dell’olio (olio extravergine d’oliva, olio vergine d’oliva, olio d’oliva, olio di sansa), il termine minimo di conservazione (tra i luoghi comuni da sfatare c’è quello sulla lunga conservazione dell’olio d’oliva, in realtà l’olio è un succo di frutta a tutti gli effetti e come tale si degrada nel tempo. Non sarà nocivo per la salute, ma a lungo andare perde quelle caratteristiche e qualità di quando appena spremuto). Poi il nome o la ragione sociale (comprensivi del responsabile commerciale del prodotto), il numero del lotto, la dichiarazione nutrizionale e la sede dello stabilimento di confezionamento. Tra le cosiddette informazione facoltative rientrano: le caratteristiche organolettiche (fruttato, amaro, piccante nelle diverse intensità) ma solo a condizione che siano certificate da una valutazione panel ufficiale; l’anno di raccolta, che se presente deve essere unico (no raccolta es. 2020-2021). Mentre altre ed eventuali informazioni che si vogliono riportare in etichetta devono per normativa comunitaria e disposizioni nazionali essere giustificate da documenti probanti. Occhio quindi a decifrare tutte quelle informazioni fissate dalla normativa europea sull’etichettatura che scaturiscono dal principio di assicurare un elevato livello di tutela della salute del consumatore, mettendolo nelle condizioni di effettuare scelte alimentari tracciabili e sicure. Paola Dileo
Agricoltura
OLIO EVO A BASSO COSTO DANNEGGIA OLIVICOLTORI E FRANTOI MA SOPRATTUTTO I CONSUMATORI CONFAGRICOLTURA PUGLIA
La vendita di oli con la dicitura extravergine d’oliva come prodotti civetta per i consumatori a 2,49 o poco più provoca danni enormi a tutta la filiera locale di produzione. È la posizione di Confagricoltura Puglia su un tema annoso ma che in periodo di crisi economica “covid” può provocare danni enormi ai produttori di olive e ai frantoi pugliesi. “La vendita sottocosto di bottiglie di olio extravergine d’oliva pubblicizzata sui volantini che arrivano in casa delle famiglie quasi quotidianamente – dice il presidente di Confagricoltura Puglia Luca Lazzàro - sfalsa la percezione del prezzo reale del prodotto, uno dei più identitari tra quelli italiani”. Oltre al calo di produzione di quest’anno, che per ovvie ragioni di mercato spingerà il prezzo verso l’alto, la Xylella e la crisi economica; i produttori e i frantoi pugliesi devono affrontare un vasto mercato dove una bottiglia d’olio dal costo superiore ai 5 euro può apparire come un’esagerazione.
www.foglie.tv “Una bottiglia di olio con la dicitura extravergine d’oliva venduta a 2,49 euro – prosegue - può sembrare assolutamente conveniente. In questo caso il prezzo al consumatore è ampiamente inferiore al costo di produzione, ma siamo certi che tali oli siano veramente “extra” o ne hanno solo la scritta in etichetta? Abbiamo spesso sottolineato come organizzazione che la vendita sotto costo nei supermercati di oli extravergini d’oliva svilisce il prodotto, che così perde il grande valore alimentare che possiede. L’olio buono e nello stesso tempo a basso, se non bassissimo costo, non esiste. Il consumatore deve sapere che se compra un olio economico sta comprando solo un condimento lipidico e non un alimento in grado di favorire, come certificato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare, la prevenzione di patologie” I primi dati sulla raccolta di olive indicano un peggioramento del quadro produttivo delineato in via preliminare a settembre. Secondo l'aggiornamento previsionale elaborato dall'Ismea la produzione della campagna 2020- 21 dovrebbe attestarsi a 255 mila tonnellate, con una riduzione media del 30% sullo scorso anno. A condizionare la raccolta è soprattutto l'alternanza tra anno di carica e anno di scarica, in Puglia si registrano contrazioni sino al 43% “Dietro una bottiglia di olio – conclude Lazzàro ci sono olivicoltori, frantoi, braccianti, trasportatori: un indotto che ha diritto a un reddito equo che non può essere assicurato da prezzi stracciati”.
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Agricoltura
ALLARME ROSSO PER IL VINO. E PER L’ORTOFRUTTA NO? I CONSUMI IN QUESTO SECONDO ATTO DELLA PANDEMIA NON STANNO ANDANDO BENE
I consumi in questo secondo atto della pandemia non stanno andando bene. Frustrazione, rabbia, sgomento, disillusione e portafogli sempre più vuoti dei consumatori fanno prevedere consumi sempre più ridotti e comunque concentrati nella fascia di primo prezzo dei prodotti. Sarà un caso, ma in questi giorni sta esplodendo la guerra dei prezzi e delle promozioni nelle catene della Distribuzione moderna, con molte iniziative ‘sottocosto’. La ministra Bellanova non perde occasione per dire stop al sottocosto e alle aste a doppio ribasso:
1 Dicembre 2020 Quella della ministra è ‘moral suasion’, ragionevole, appassionata, sincera. Ma sempre moral suasion. Già nel marzo scorso il Ministero aveva chiesto alle organizzazioni agricole, associazioni di produttori e altri soggetti aggregati di segnalare potenziali pratiche sleali di mercato nella filiera agroalimentare, aprendo anche una casella di posta elettronica per le segnalazioni (pratichesleali@politicheagricole.it) da far giungere all’Antitrust. E nel DL del 22 marzo erano state previste multe da 15 a 60mila euro “per chiunque metta in atto pratiche sleali tra acquirenti e fornitori, colpendo il made in Italy e danneggiando la nostra reputazione”. Dal report gennaio-maggio 2020 della Repressione frodi (ICQRF) risulta che i controlli nell’ortofrutta sono stati il 5% del totale, e che delle 21 segnalazioni pervenute nella categoria ‘pratiche sleali’ la metà riguarda il latte bovino e bufalino e solo
“L’obiettivo – cito testualmente – a cui puntare è produrre cibo di qualità con la giusta remunerazione. E’ tema da affrontare anche con la collaborazione della GDO… Nella battaglia per la legalità e per sconfiggere il caporalato abbiamo bisogno di una grande alleanza con il consumatore”.
“in alcuni casi le segnalazioni hanno riguardato l’aumento dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli presso i mercati centrali e rionali. Le verifiche da parte degli Uffici territoriali sono in corso. Il canale è continuamente monitorato, ma nell’ultimo mese non sono pervenute segnalazioni”.
Già, ma il consumatore dove sta e soprattutto con chi sta? Il sottocosto danneggia tutti, ma chi ha la forza di dire a certa Gdo di smettere?
Così la versione ufficiale. Cambierà qualcosa quando la Direttiva sulle pratiche sleali avrà forza di legge in Italia? C’è un’attesa messianica sull’efficacia di questo nuovo strumento. Intendiamoci: meglio che niente, però ricordiamoci com’è andata a finire con l’art.62, più tema per convegni che deterrente per comportamenti scorretti, anche per assenza di denunce. Intanto le catene lanciano sconti e promozioni e sbandierano i prezzi bassi per andare incontro al ridotto potere di acquisto dei consumatori. Quindi prezzi bassi alla produzione, con listini sempre più depressi, ma nel reparto ortofrutta i prezzi non sono calati, anzi forse non sono mai stati alti come adesso. E’ un po’ come per i prezzi di benzina e gasolio: quando il petrolio cala, i prezzi restano fermi, non calano. Ma salgono di corsa quando il petrolio cresce.
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Agricoltura Fa discutere in questi giorni la proposta della Lega di azzerare l’Iva su alcuni beni di prima necessità, tra cui l’ortofrutta. Il costo preventivato sarebbe attorno ai 4 miliardi, da coprire con parte di quella valanga di miliardi a debito che si scaricheranno sulle spalle dei nostri nipoti e pronipoti per sette generazioni. Personalmente non ho una opinione precisa in merito, spero che arrivi presto un commento del nostro prof. Giacomini per fare un po’ di chiarezza. Però, a naso, non mi sembra una grande idea proprio per le ragioni di cui sopra. Siamo sicuri che il taglio del 4% finirebbe in tasca ai consumatori? In ortofrutta sono tante, troppe, le variabili che fanno il prezzo. Tantissimi venditori e pochi compratori. C’è il rischio che quel taglio resti in tasca a qualcuno nell’intermediazione della filiera e che alla fine il consumatore si accorga di (poco o) niente. Il mondo del vino si sta mobilitando per chiedere campagne di promozione dei consumi in Italia e all’estero. E’ la prima voce del nostro export agroalimentare; con la crisi di bar, ristoranti, alberghi, catering e turismo decine di migliaia di cantine medio-piccole di stampo famigliare, scarsamente strutturate, rischiano grosso. L’allerta è a livello rosso. L’ortofrutta è la seconda voce del nostro export ‘verde’, la prima se consideriamo il trasformato. Non vedo però la stessa mobilitazione, la stessa consapevolezza del rischio che corre il made in Italy. Ma se non sono preoccupati gli attori del comparto, se non fanno suonare il campanello di allarme, come volete che la politica risponda?
L’obiettivo a cui puntare è produrre cibo di qualità con la giusta remunerazione. E’ tema da affrontare anche con la collaborazione della GDO
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Agroalimentare
1 Dicembre 2020
QUALI SONO I PRODOTTI FRUTTICOLI DI STAGIONE?
LA REALTÀ PRODUTTIVA È ENORMEMENTE CAMBIATA NEGLI ULTIMI DECENNI Tra gli argomenti da discutere proposti dalla FAO, in occasione della recente Giornata mondiale dell’Alimentazione, c’era quello della scelta dei prodotti di stagione; semplice a dirsi un po’ più complesso a farsi. L’urbanizzazione massiccia che ha caratterizzato la società italiana nel secondo dopoguerra, ha fatto sì che la grande maggioranza dei giovani di oggi non conosca la campagna come luogo di produzione agricola e abbiano un’idea vaga e confusa di come e quando i prodotti che trovano in vendita e sulla tavola siano prodotti e raccolti nel nostro Paese anche perché la maggior parte della frutta tradizionale italiana è in vendita quasi tutto l’anno. La realtà produttiva è enormemente cambiata negli ultimi decenni e con essa il concetto di frutta di stagione. Le ragioni di questi cambiamenti sono diverse: coltivazione in serra, coltura protetta, coltura fuori suolo, miglioramento genetico, globalizzazione dei commerci. Le fragole , quando io ero un ragazzo, erano il tipico frutto della primavera e nella mia Regione erano chiamate con il nome dialettale di “magiostri”, per indicare la loro raccolta nel mese di maggio; oggi le fragole si raccolgono 12 mesi l’anno e sono sempre presenti sui banchi di vendita. Ciò è possibile grazie alla coltivazione in serra, alla coltura protetta e alle innovazioni di tecnica colturale, così come avviene anche per il lampone e per i mirtilli.
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A metà degli anni ’60 iniziarono le prime esperienze di protezione dell’uva da tavola con film di polietilene per anticipare il germogliamento e , di conseguenza, la maturazione, con grandi vantaggi economici per i migliori prezzi spuntati sui mercati. Insieme con l’anticipo, si osservò che l’uva, protetta dalla pioggia , era anche meno soggetta agli attacchi di muffa grigia e nacque l’idea di proteggere le varietà tardive, Italia in primo luogo, per poter posticipare la raccolta senza incorrere nei gra-vi danni da Botrytis dovuti alle piogge autunnali. Oggi, in Italia, la quasi totalità dell’uva da tavola è in coltura protetta ampliando il calendario di raccolta di circa 3 mesi rispetto al pieno campo. La stessa tecnica per anticipare la raccolta fu poi applicata al pesco e all’albicocco. Anche il miglioramento genetico ha molto contribuito a modificare la stagionalità di molte colture; due esempi significativi sono il pesco e l’albicocco. Ancora negli anni ’70 le più precoci cultivar di pesco e nettarine maturavano in pieno campo, al Sud, alla fine di maggio. Grazie all’attività di miglioramento genetico dell’Università della Florida è stato introdotto nelle cultivar allora diffuse, che avevano un fabbisogno in freddo, mediamente, di 800-900 ore, il carattere “ basso fabbisogno in freddo” ( 200-300 ore ) e furono diffuse cultivar coltivabili negli ambienti più meridionali e mature in pieno campo già ad aprile per cui anche le pesche di aprile sono diventate di stagione.
Agroalimentare Ancora più clamoroso è il caso dell’albicocco che, grazie soprattutto al miglioramento genetico privato francese, negli ultimi vent’anni, ha raddoppiato il periodo di raccolta che è passato dai due mesi e mezzo soltanto una ventina di anni fa ai cinque mesi attuali: oggi diverse cultivar di albicocco si raccolgono in agosto e settembre. L’ultima e più importante causa di destagionalizzazione della frutta è la globalizzazione dei commerci con le importazioni dai paesi più a sud dell’emisfero settentrionale ( in particolare riva sud del Mediterraneo) la cui raccolta inizia prima che in Italia e con le importazioni contro stagione dall’emisfero australe. Tutti questi paesi, oltre il vantaggio dell’epoca di raccolta diversa dalla nostra , hanno anche il vantaggio di costi di produzione quasi sempre inferiori ai nostri e, spesso, anche il vantaggio di una legislazione meno restrittiva sull’impiego degli antiparassitari ( secondo una indagine recente degli Stati Generali dell’Agricoltura i prodotti ortofrutticoli extra Ue irregolari, per quanto riguarda i residui chimici, sono il 4% contro l’1,3% dei prodotti italiani). Grazie alla meritoria opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica da parte di iniziative come la Giornata mondiale dell’alimentazione e tante altre a livello nazionale, regionale e locale, si vanno diffondendo una maggiore conoscenza e coscienza delle produzioni nazionali, attraverso la promozione dei mercati del contadino, delle fattorie e degli orti didattici, della raccolta in azienda da parte del consumatore (il pick your own americano), della promozione nelle mense scolastiche del consumo di frutta “di stagione” e prodotta “nel territorio”.
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LOGISTICA VACCINI ANTI COVID E KNOW HOW DEI MERCATI ALL’INGROSSO LA PROPOSTA DI ITALMERCATI Sulla complessa logistica dei vaccini anti Covid, Italmercati mette a disposizione il know- how dei Mercati all’Ingrosso. “Siamo abituati a gestire la catena del freddo e quindi disponiamo anche della professionalità e delle competenze necessarie - spiega il presidente Fabio Massimo Pallottini – Abbiamo una rete di strutture logistiche dislocate sul territorio e vicina ai grandi centri urbani: un patrimonio che potrebbe tornare utile quando occorrerà gestire i vaccini da distribuire alla popolazione visto che le nostre strutture sono già funzionanti e disponibili su tutto il territorio nazionale". Le notizie che arrivano in questi giorni sui vaccini sono incoraggianti da un lato e contradditorie dal punto di vista delle caratteristiche tecniche. Per alcune aziende si parla della necessità di frighi che devono arrivare fino a 80, per altre aziende le necessità di conservazione dei vaccini sono molto diverse. " Al Commissario per l’Emergenza, Domenico Arcuri, nonché a tutte le Regioni, vogliamo confermare in tutti i modi la disponibilità della nostra Rete a sostenere lo sforzo logistico che il Paese deve affrontare - conclude il presidente di Italmercati -. Nel caso fosse necessario effettuare degli investimenti per adeguare le nostre strutture, si tratterebbe di risorse che, una volta terminata l’emergenza sanitaria, non sarebbero perse perché celle frigorifere verrebbero utilizzate per le esigenze dei mercati agroalimentari all’ingrosso”.
Non si deve, comunque, dimenticare che l’Italia è storicamente un importante Paese frutticolo, che produce molto di più di quanto sia in grado di consumare e che l’esportazione di frutta (e di ortaggi) è una delle poche voci attive del nostro bilancio agricolo.
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Economia
1 Dicembre 2020
LA VARIAZIONE TENDENZIALE DELLE IMPRESE ITALIANE DATI AGGIORNATI AL 31 OTTOBRE 2020
Gli ingranaggi dell’economia italiana procedono a velocità diverse. L’emergenza sanitaria innescata dal Covid-19 ha determinato, in alcune aree del Paese, una progressiva contrazione delle imprese, mentre, in altre, le aperture di nuove aziende superano le chiusure. Si registrano più iscrizioni, che cancellazioni al Registro Imprese e il saldo della nati-mortalità delle attività economiche resta positivo in Italia. Lo studio condotto da Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio Economico Aforisma (school of management, associata Asfor), prende in esame tutte le imprese attive, cioè quelle iscritte in Camera di Commercio, che esercitano l’attività e non risultano avere procedure concorsuali in atto. Si tratta, dunque, di un sottoinsieme dello stock delle imprese registrate. La variazione tendenziale è la variazione rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (variazione annuale). Risulta positiva in Campania (+1,30 per cento), Sicilia (+1,21), Lazio (+0,94), Puglia (+0,54), Sardegna (+0,46), Calabria (+0,40), Trenti-
no-Alto Adige (+0,21) , Abruzzo (+0,05), Basilicata (+0,03), mentre è negativa in Umbria (-0,05), Toscana (-0,32), Piemonte (-0,46), Liguria (-0,49), Lombardia (-0,56), Veneto (-0,58), Emilia Romagna (-0,64), Friuli Venezia Giulia (-0,81), Marche (-0,94), Valle D’Aosta (-1,08), Molise (-1,10). Riguardo alle province, il trend è positivo a Napoli (+2,03), Catania (+1,97), Caserta (+1,40). Al 13° posto, si classifica la provincia di Taranto (+0,92), al 14° quella di Lecce (+0,80), al 19° quella di Brindisi (+0,61), al 20° quella di Bari (+0,56), al 40°, in territorio negativo, quella di Foggia (-0,04). Le ultime tre province italiane sono Sondrio (-1,53), Rovigo (-1,54), Mantova (-2,03). Riguardo ai settori, crescono i comparti delle costruzioni (6.621 imprese in più); delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+5.563); del noleggio e dei servizi di supporto alle imprese (+4.729); delle attività immobiliari (+3.879). In flessione, invece, il commercio (13.268 imprese in meno); l’agricoltura (-6.624); le attività manifatturiere (-5.575).
GRAFICO ITALIA Grafico. Il numero delle aziende sta progressivamente diminuendo nelle province colorate di rosso, mentre sta aumentando in quelle di colore verde: quanto più è marcato il colore (rosso o verde), tanto più è alta la percentuale di variazione.
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Economia
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Ranking variazione tendenziale Regioni (var.% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente)
Campania Sicilia Lazio Puglia Sardegna Calabria Trentino-Alto Adige Abruzzo Basilicata Umbria Toscana Piemonte Liguria Lombardia Veneto Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Marche Valle D’Aosta Molise Italia
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
Regione Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino-Alto Adige Umbria Valle D’Aosta Veneto Italia
Imprese attive – suddivisione per regioni 31/10/2019 31/10/2020 126.903 126.972 52.974 52.992 159.708 160.348 489.369 495.728 401.495 398.938 89.404 88.683 498.307 502.980 136.309 135.642 816.711 812.178 147.556 146.175 30.926 30.586 381.778 380.013 327.105 328.882 143.243 143.907 370.304 374.800 352.850 351.719 102.275 102.493 79.942 79.899 10.980 10.861 431.835 429.337 5.149.974 5.153.133
1,30% 1,21% 0,94% 0,54% 0,46% 0,40% 0,21% 0,05% 0,03% -0,05% -0,32% -0,46% -0,49% -0,56% -0,58% -0,64% -0,81% -0,94% -1,08% -1,10% 0,06%
Var.% 0,05% 0,03% 0,40% 1,30% -0,64% -0,81% 0,94% -0,49% -0,56% -0,94% -1,10% -0,46% 0,54% 0,46% 1,21% -0,32% 0,21% -0,05% -1,08% -0,58% 0,06%
Var. 69 18 640 6.359 -2.557 -721 4.673 -667 -4.533 -1.381 -340 -1.765 1.777 664 4.496 -1.131 218 -43 -119 -2.498 3.159
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