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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE
N° 5 • 15 Marzo 2013
Finalmente
NUMERI AGRICOLTURA pac: Via libera del Parlamento Europeo
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Sicurezza Alimentare Italia al Top Mondiale
concimazione fogliare: Primi risultati sperimentali
AGRoalimentare vini: Cresce vendita bottiglie di fascia alta
zootecnia quote lat te 2013/2014: Criteri e procedure di assegnazione
www.foglie.tv
Editoriale 15 marzo 2013 - n. 5 - Anno 8
Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE
Ciliegie di Puglia i numeri 1
L Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione
Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Giuseppe Perrotta, Paola Dileo, Giuseppe Rutigliano, Giuseppe Divella, Nicoletta Mirizzi, Gianni Colaianni, Rino Pavone, Maria Fortino Pubblicità Click On Studio Via Q. Sella, 40 - 70122 - Bari Tel. 080 9755146 www.clickonstudio.it Stampa Grafica 080 - Modugno (BA)
di Vito Castellaneta
a graduatoria dei prodotti agricoli pugliesi nel contesto nazionale vede al primo posto le ciliegie, con una media di 467 quintali per una superficie di quasi 17.000 ettari, di cui 16.350 della sola provincia di Bari, la quale copre il 97,7% della superficie investita ed il 96,6% dei quantitativi prodotti rispetto al totale regionale. Anche in termini percentuali i dati pugliesi raggiungono livelli di tutto rispetto: la produzione di ciliegie in Puglia è pari al 39,8% sul totale nazionale. Particolarmente importante l’aspetto occupazionale: sono migliaia i nuclei familiari della provincia di Bari, cui la produzione delle ciliegie offre una consistente fonte di reddito. Il fabbisogno di lavoro per ettaro di ciliegeto specializzato è pari a circa 600 ore, l’85% delle quali assorbite nelle operazioni di raccolta. Considerando la produzione provinciale media di ciliegie e la produttività media del lavoro di raccolta, pari a 10-15 Kg/h/operaio, si deduce che il fabbisogno annuo di manodopera raggiunge 2,1 milioni di ore lavorative, tutte raccolte nell’arco temporale di due mesi circa. Da tutti questi dati si
capisce l’importanza del prodotto ciliegie per l’economia locale e di come sia fondamentale valorizzarlo. In tale direzione il marchio “Ciliegie Terra di Bari” e quello “Prodotti di Puglia” è strategico vengano applicati ed “identificati” dai consumatori a queste colture come garanzia di qualità del prodotto e di certificazione della filiera. E’ importante per esempio sapere che tra fioritura e raccolta passa un tempo così breve che la ciliegia non deve essere soggetta a trattamenti con fitofarmaci. È per questo motivo che la sua polpa, oltra ad essere gustosa, è sana e fa bene. Ricca di zuccheri, sali minerali, vitamine, carotenoidi e polifenoli, due sostanze che conferiscono il caratteristico colore rosso e svolgono un’elevata azione antiossidante, bloccando i processi attivati dai radicali liberi, tra cui l’invecchiamento della pelle. Le varietà sono in ordine cronologico: Early Lory (primizie), Bigareaux Moreau (tenera e gustosa), Prime Giant (grossa e consistente), Celeste (croccante e tondeggiante), Giorgia e Van (gustose e consistenti), Durone di Bisceglie (croccante), Ferrovia (grossa, dura, saporita e cuoriforme), Lapins (cuoriforme ed elegante) e Sweet Heart (tardiva e scura).
Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264
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Sommario zootecnia
AGRICOLTURA
10 crisi di mercato:
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Vertice nazionale degli allevatori mongiello su salcuni: Un uomo del Sud nel feudo settentrionale legge salva olio: Sale il prezzo dell’extravergine pesche e nettarine Vicino accordo professionale per il 2013 crisi: boom di furti Dai carciofi ai salami premio innovazione verde: Nella meccanizzazione agricola nasce l’indice ismea Del clima di fiducia aziende agricole patentino e revisione trattori La CIA Puglia dice no opportunità energia Strutture e fonti rinnovabili
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AGROALIMENTARE
11 olio capitale 2013
I vincitori del Concorso
Crescono le bottiglie di fascia alta
Il meno contaminato nel mondo
30 pac:
Presentato a Milano il Libro Bianco
38 progetto talking lands:
Mezzo miliardo di sequestri
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Via libera del Parlamento Europeo
Apulia-Greece a Monopoli concimazione fogliare: Primi risultati sperimentali dell’oliveto
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Vertenza comparto Lattiero-Caseario quote latte: Criteri e procedure di assegnazione
mondo g.a.l.
34 gal terre di murgia:
Progetto BiolKids 2013
Scadenza bando per microimprese
35 gal seb:
gal fior d’olivi:
Bando per rappresentare Terlizzi
12 Vino nei supermercati 26 cibo italiano
44 integratori alimentari:
46 la crisi spinge le frodi
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rubriche
28 una malerba... ogni tanto
La sporchia dei legumi
Dal Comitato Riprendiamoci il futuro
32 l’eterna emergenza rifiuti
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fiere
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14 nutrizione & integrazione
36 la primavera in giardino
Seminario Tecnico a Matera
36 N°5 - 15 marzo 2013
37 imprenditoria femminile
8 direttiva 128:
25 cedolare secca:
Seminario Tecnico
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In Puglia 24.788 aziende agricole credito agricolo - 22% il credito ad aziende
economia
Dal 16 al 18 Maggio a Parma
FORMAZIONE
TURISMO RURALE
lavoro
Nuova opzione per i vecchi contratti Piano riassicurativo: Approvazione campagna 2013
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A Pietro Salcuni al vertice nazionale degli allevatori gricoltura
Il cambio di guardia alla presidenza dell’AIA premia la Puglia
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l cambio di guardia alla presidenza nazionale dell’AIA premia la Puglia e il lavoro degli imprenditori del comparto zootecnico regionale. Auguriamo di cuore al neo Presidente Salcuni, già presidente della Coldiretti Puglia, di continuare a svolgere l’ottimo lavoro di rappresentanza delle istanze dei nostri allevatori”. Soddisfazione del Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla notizia della elezione del nuovo Presidente nazionale dell’AIA (Associazione Italiana Allevatori), il foggiano Pietro Salcuni, scelto dal Comitato Direttivo. “La zootecnia da latte, con oltre 3 milioni di quintali prodotti da circa 4mila allevatori, assicura qualitativamente molto elevata e fortemente richiesta dall’industria lattiero-casearia pugliese. Stiamo portando avanti un percorso di assoluta trasparenza all’interno della filiera – continua il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - obiettivo per il quale Coldiretti Puglia ha presentato ben 6 PIF (Progetti Integrati di Filiera) per il settore zootecnico da latte per un investimento complessivo di 48,8 milioni di euro e 79 soggetti coinvolti, tra pro-
Il nuovo Presidente dell’Associazione Italiana Allevatori Pietro Salcuni
duttori e trasformatori, e 2 PIF relativi al settore zootecnico da carne per un ammontare complessivo di 10,7 milioni di euro e 18 soggetti coinvolti, oltre alle centinaia di allevatori che risulteranno beneficiari indiretti dell’investimento”. Coldiretti Puglia pretende assoluta trasparenza e tracciabilità circa la provenienza del latte utilizzato a per produr-
Gli auguri di Stefàno al nuovo presidente dell’AIA Salcuni
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re la famosa mozzarella pugliese e la ragione per la quale il prezzo del latte alla stalla resta sempre basso, nonostante gli aumenti gravosi dei costi dei mangimi e del gasolio, mentre i consumato sono costretti a sopportare continui rincari dei costi, spesso anche per ‘prodotti taroccati’.
’ex Assessore all’Agricoltura della Puglia Dario Stefano, coordinatore della Commissione Politiche Agricole, ha inviato i propri auguri a Pietro Salcuni, nuovo Presidente dell’Associazione Italiana Allevatori: “Auguro buon lavoro ed esprimo vivissime congratulazioni al nuovo Presidente dell’Aia (associazione italiana allevatori) Pietro Salcuni. Non posso nascondere l’orgo-
glio di vedere un pugliese alla guida della organizzazione che sono certo beneficera’ delle sue doti umane e professionali che abbiamo conosciuto qui in Puglia. Altrettanto certo che sapra’ individuare le azioni utili alla necessaria opera di riorganizzazione del sistema allevatoriale contribuendo a rafforzare e ulteriormente migliorare la zootecnia italiana, punta di eccellenza del nostro Paese”. www.foglie.tv
Mongiello (PD) su elezione foggiano Salcuni a presidente AIA
“Un uomo del Sud nel ‘feudo’ settentrionale”
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’elezione di Pietro Salcuni alla Presidenza Nazionale dell’Associazione Italiana Allevatori e’ una positiva novita’ nel panorama della rappresentanza del mondo agricolo”, dichiara Colomba Mongiello (Pd), componente della Commissione Agricoltura del Senato nella XVI legislatura e rieletta alla Camera. “Un uomo del Sud - prosegue Mongiello guadagna una postazione fino a ieri considerata un ‘feudo’ Settentrionale, con la conseguente ridotta attenzione alle specificita’ territoriali della zootecnia che pure nel Mezzogiorno ha punte di eccellenza e potenzialita’ produttive e commerciali di grande rilievo. Anche in questo settore - sottolinea l’esponente del Pd - abbiamo necessita’ di una visione nazionale dei temi per meglio tutelare e valorizzare il nostro patrimonio agricolo e
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Colomba Mongiello e Pietro Salcuni durante un convegno Coldiretti
agroalimentare in sede europea, dove l’egoismo leghista ha prodotto danni finanziari e normativi. Sono certa che Salcuni - conclude Mongiello - sapra’ svolgere con il consueto e fruttuoso
impegno questo prestigioso incarico, cosi’ come vorra’ offrire alle istituzioni la preziosa collaborazione di una cosi’ autorevole organizzazione”.
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F Resoconto confronto fra tecnici sulla Direttiva 128 del 2009 ormazione
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i è svolto il 22 Febbraio 2013 un seminario dal titolo “Uso sostenibile degli agrofarmaci: Confronto tra Tecnici e Istituzioni sulla direttiva 128/2009”, molto seguito anche grazie alla stretta collaborazione per la sua realizzazione tra tre associazione ormai radicate sul territorio nazionale LA.ME.TA, ANTESIA e ARPTRA. Il dibattito era diretto dal Dott. Gianluca Chieppa, mentre la Direttiva era esposta alla platea dal Dott. Antonio Guario. Importante specificare che i veri protagonisti del dibattito erano: il D.L. 150 del 14 Agosto 2012 che recepisce in Italia la Direttiva europea 128 e il PAN (Piano di Azione Nazionale) che definisce gli obiettivi, le misure, le modalità e i tempi, delle norme contenute nel decreto precedentemente citato per la riduzione dei rischi e degli impatti dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari sulla salute umana, sull’ambiente e sulla biodiversità, promuovere lo sviluppo e l’introduzione della difesa integrata e di metodi di produzione o tecniche di difesa alternativi. Nei giorni scorsi è terminato anche il periodo dedicato alle osservazioni sul PAN dopo la sua divulgazione mediante bozza e il tutto è stato pubblicato sul sito Rete Rurale; si contano 112 contributi per un totale di 1.950 osservazioni racchiuse in 570 pagine. Sia dalle osservazioni pubblicate che dal confronto sono emerse criticità su tre punti fondamentali che riguardano prevalentemente la figura del TECNICO: - certificati di abilitazione alla consulenza; - chi saranno i soggetti formatori intesi sia come organismi accreditati che come professionisti coinvolti?; - che ruolo hanno gli ordini professionali? Per poter esercitare la libera professione è giusto doversi iscrivere ad un albo? Se si per quale motivo aggiungere un ulteriore esame per il conseguimento dell’abilitazione alla
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La locandina del seminario tecnico
consulenza? Il certificato di abilitazione alla consulenza verrà rilasciato dalle Regioni e Provincie Autonome secondo i propri ordinamenti a persone in possesso di diploma o lauree in discipline agrarie o forestali, a condizione che abbiano un adeguata conoscenza in materia di difesa integrata e sulle materie contenute nell’allegato 1 del PAN, comprovate dalla frequenza ad appositi corsi con valutazione finale.
È d’obbligo specificare ora che un consulente attuale per poter esercitare la libera professione segue un iter: - diploma di perito agrario che per essere conseguito comporta un esame di stato finale, ad esso seguono 18 mesi di praticantato, presso uno studio tecnico iscritto all’albo da almeno 5 anni, al termine dei quali sei ammesso all’esame di stato che se superato ti permette la successiva iscrizione all’albo dei Periti agrari e dei Periti www.foglie.tv
agrari laureati. - laurea in scienze agrarie,in verità secondo il nuovo ordinamento (D.P.R. nº 328/2001) si distinguono due livelli di formazione universitaria (Diploma di laurea che si persegue dopo un primo triennio e Laurea magistrale che si persegue dopo il secondo biennio) che consentono l’accesso all’albo professionale, oggi distinto nelle sezioni A e B. Per sostenere l’esame di Stato non è obbligatorio il tirocinio post laurea, esso infatti è facoltativo durante il corso di laurea e può avere una durata massima di 90 giorni. Dopo aver compreso tutto ciò possiamo chiederci se è accettabile un altro percorso formativo con valutazione finale per acquisire un “abilitazione alla consulenza”. Secondo l’art. 4 della legge n. 434 del 28 marzo 1968 il perito agrario non può esercitare la libera professione se non è iscritto nell’albo professionale. Invece secondo l’articolo 3 comma 2 della legge n.3 del 7 gennaio 1976 per l’esercizio delle attività professionali l’agronomo è obbligato ad iscriversi all’albo, sia che l’esercizio stesso avvenga in forma autonoma che con rapporto di impiego o collaborazione a qualsiasi titolo. L’ordine professionale è l’istituzione di autogoverno di una professione riconosciuta dalla legge avente il fine di garantire la qualità delle attività svolte dai professionisti, lo Stato ad essa affida il compito di tenere aggiornato l’albo e il codice deontologico, tutelando la professionalità della categoria. Sembra esagerato continuare ad imporre ulteriori esami ed abilitazioni se già la legge è chiara dal lontano 1968. Penso si dovrebbe invece collaborare tutti insieme per effettuare una “pulizia” tra i professionisti, è giusto che chi non è iscritto si metta in regola oppure trovi un altro lavoro. Peraltro per far chiarezza sulle competenze professionali basta munirsi del Manuale di Agricoltura dell’HOEPLI “II° edizione” pagina G-10 ed ogni dubbio verrà fugato. A questo punto passiamo al secondo quesito. Non si sa ancora chi saranno gli organismi formatori, ma sappiamo fin da ora leggendo il PAN che i docenti non dovranno avere rapporti di dipendenN°5 - 15 marzo 2013
za o di collaborazione diretta a titolo oneroso, con strutture che distribuiscono sul mercato i prodotti fitosanitari, o con le società titolari di autorizzazioni di prodotti fitosanitari. Noi tecnici che frequentiamo spesso corsi di formazione e aggiornamento ci siamo da tempo resi conto che i migliori docenti sono quelli che uniscono alla studio la pratica di campo, chi fa pratica in campo sa veramente a cosa va in contro l’agricoltore e quindi il tecnico che ogni giorno si interfaccia con la realtà. Inoltre chi meglio dei professionisti impiegati nelle aziende titolari di autorizzazioni e distributori, conosce le molecole farmaceutiche e i loro effetti, pregi, difetti e il modo migliore per essere impiegate. Bisogna inoltre ricordare che la ricerca non è racchiusa solo nelle aziende private, ma queste ultime si affidano spesso alla professionalità del personale docente e ricercatori impiegati nelle nostre facoltà; facile quindi intuire la difficoltà che si avrà nel ricerca-
re docenti per i corsi che non abbiano queste caratteristiche ma che allo stesso tempo siano all’altezza della situazione. Ora infine, vogliamo soffermarci nella valutazione dell’incontro, potendo affermare che il seminario nel suo insieme non è stato un vero momento di confronto democratico e costruttivo tra tecnici su problemi che riguardano prettamente la nostra professione e le leggi che la regolarizzano. Abbiamo assistito, secondo noi, ad una insignificante guerra tra poveri condita da inutili e sterili campanilismi basati su titoli e articoli deontologici. Bisognerebbe affrontare concretamente il problema, visto che abbiamo l’opportunità per una volta di poter giudicare e quindi cambiare, se necessario, le leggi che ci riguardano. Vogliamo ora lasciarvi esponendo un nostro dubbio in merito: perché alcuni tecnici con la “T” maiuscola hanno timore di un esame di abilitazione? ........Meditiamo gente!!!
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Z Crisi di mercato per la Zootecnia ootecnia
‘Vertenza comparto lattiero-caseario’
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ene gli interventi strutturali che stiamo portando avanti con l’Assessorato alle Risorse Agroalimentari, ma nell’immediato le nostre imprese zootecniche, stremate dall’aumento dei costi di produzione e dall’andamento oltremodo drogato del mercato, hanno bisogno di essere sostenute. Pertanto, abbiamo chiesto alla Regione Puglia di adoperarsi affinché venga dichiarato lo stato di crisi del comparto zootecnico pugliese, in modo da attivare misure di sostegno straordinarie in favore di un comparto in asfissia”. E’ il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, a dare notizia della ufficiale richiesta, inoltrata all’Assessorato regionale alle Risorse Agroalimentari, perché venga convocato con ogni urgenza un tavolo tecnico che metta a punto le procedure per la dichiarazione dello stato di crisi. “La Coldiretti Puglia è pienamente e responsabilmente coinvolta – continua il Direttore regionale Antonio De Concilio – in attività costruttive, utili all’intera filiera, quali il progetto di tracciabilità, sicurezza alimentare e marketing che sottende al marchio ‘Prodotti di Puglia’ e il completamento dei progetti integrati di Filiera. Però, urgono interventi immediati che diano un parziale ristoro alle imprese in crisi sul fronte previdenziale, fiscale
ed economico-finanziario, il tutto acuito da enormi difficoltà nell’accesso al credito, con cui poter ristrutturare le posizioni debitorie delle aziende, utilizzando il ‘de minimis’ ed i fondi di garanzia.. A ciò vanno affiancate puntuali verifiche degli impegni di filiera intrapresi dai PIF finanziati con il P.S.R. 2006-2013 e degli aspetti amministrativo-fiscali della gestione aziendale dei “primi acquirenti”, oggetto di concessioni da parte della Regione, oltre alla creazione del coordinamento degli organi di controllo, al fine di ottimizzare la straordinaria opera svolta per il contrasto alle frodi e alle sofisticazioni, tesa a tutelare la parte sana della filiera lattiero-casearia ed il cittadino-consumatore”. In Puglia sono 2.700 gli allevamenti che producono circa 3,5 milioni di quintali di latte, con la presenza di
Criteri e procedure di assegnazione quote latte 2013/2014
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on deliberazione n.224/2013 della Giunta regionale sono approvati i requisiti e le procedure per l’assegnazione delle quote latte, in applicazione della Legge n. 119/2003, con decorrenza dal periodo 2013/2014. In allegato al provvedimento sono anche indicati gli impegni a cui ciascun
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importazioni per circa 1,5 milioni di quintali, generalmente di prodotti semi-lavorati quali cagliate, polvere di latte, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, spacciati per “Made in Puglia”. Tutto ciò mentre dalla stalla agli scaffali dei supermercati il prezzo del latte fresco e dei prodotti lattierocaseari aumenta di ben quattro volte, di contro il prezzo del latte alla produzione è fermo a 20 anni fa, con una quotazione attuale tra i 35 - 38 euro al quintale. Tutto ciò mentre i mangimi (+12%) ed il costo energetico (+10%) hanno notevolmente appesantito il bilancio delle aziende zootecniche regionali e, ad oggi, si può calcolare un costo medio di produzione del latte nell’intervallo tra i 41 e 43 euro al quintale alla stalla. Pe non parlare delle note difficoltà di reperimento.
beneficiario dovrà ottemperare ai fini dell’assegnazione delle quote. Successivamente, con altro atto dirigenziale, saranno individuati i produttori beneficiari e le quantità assegnabili a ciascuno di essi, conformemente ai requisiti richiesti e alle procedure indicate nella delibera n. 224/2013, che è pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione n.39 del 13 marzo 2013. www.foglie.tv
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groalimentare
Soddisfazione per il risultato conseguito
OLIO CAPITALE 2013
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lio Capitale” si conferma piazza strategica per i produttori di olio extra vergine di qualità. La settima edizione svoltasi dal 1 al 4 marzo alla Stazione Marittima di Trieste, ha raccolto la piena soddisfazione dei partecipanti. Positivo quindi il bilancio per le sette aziende olivicole di Monopoli che hanno scommesso per la seconda volta sull’ambita fiera di settore. “L’evento è cresciuto qualitativamente nel suo complesso – commenta Paolo Leoci, delegato all’Agricoltura e allo Sviluppo Rurale per il Comune di Monopoli – e non solo dal punto di vista della convegnistica, tenuta da figure di punta a livello nazionale e oltre, in tema di olio extra vergine, ma anche in termini di affluenza, con un incremento del 30% di visitatori (10500) e per il numero di buyers contattati”. Buona anche la vendita presso gli stand, dall’olio extravergine in lattine e bottiglie a quello in cocci e ampolle:”In particolare – riferisce Leoci - abbiamo esaurito le scorte di olio extra vergine biologico nel terzo giorno di fiera; anche il denocciolato e la conserve di prodotti tipici sott’olio sono andati a ruba”. Non solo occasione privilegiata per la promozione e la vendita di prodotti, Olio Capitale diventa tappa obbligata per la specializzazione, il confronto e l’aggiornamento in materia. Anche rilevante è il ruolo assunto sulle politiche dell’olio: “In quel contesto – spiega Leoci - il giornalista di settore Luigi Caricato, in qualità di relatore, mi ha invitato ad illustrare la questione degli Alchil Esteri, i risvolti per la Puglia e per i suoi ulivi monumentali. Ho avuto la possibilità di confrontarmi con il dott. Masini di Coldiretti, colui che redatto la proposta di legge Mongiello. Sicuramente – conclude – un grande merito va alle aziende monopolitane che hanno saputo vendere il prodotto Monopoli nel suo insieme, quindi olio ma anche paesaggio, balneazione, storia, monumenti e civiltà”.
N°5 - 15 marzo 2013
di Paola Dileo
Degustazioni e assaggi alla Fiera Olio Capitale di Trieste
Concorso “Olio Capitale” 2013 In occasione della fiera ha luogo ogni anno il Concorso Olio Capitale riservato agli oli extravergini tipici e di qualità dell’area del Mediterraneo. In premio per il miglior fruttato leggero, medio e intenso, uno spazio espositivo all’edizione 2014 della fiera Olio Capitale.
I vincitori del 2013 sono: Categoria fruttato leggero Società Cooperativa Agricola Olivicoltori Valle del Cedrino Costa degli olivi D.O.P Sardegna
Categoria fruttato medio Azienda Agricola Il Colle di Paoletti Flavia Verde del Colle Bagno a Ripoli (FI)
Categoria fruttato intenso Azienda Agricola Salvatore Stallone Le Tre Colonne – Le Selezioni Coratina Giovinazzo (BA)
Le menzioni d’onore Giuria popolare – Giuria assaggiatori – Menzione ex Albis Ulivis Azienda Agricola Salvatore Stallone Le Tre Colonne – Le Selezioni Coratina Giovinazzo (BA)
Giuria Ristoratori Azienda Agricola Cinque Colli Chiaromonte Gulfi (RG)
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A Crescono le bottiglie di fascia alta groalimentare
Vino nei supermercati: flessione generale delle vendite nel 2012, ma...
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iminuiscono nel 2012 le vendite di vino nei supermercati, per la prima volta negli ultimi 10 anni, con un calo per quanto riguarda il totale del vino confezionato del 3,6% a volume rispetto al 2011. Nonostante la tendenza negativa, aumentano del 3,3% le vendite del vino in bottiglia a denominazione d’origine nella fascia di prezzo superiore ai 6 euro. Flessione più contenuta per il vino in brik che perde l’1,7%, tengono le bollicine con un – 0,6% e crescono anche le vendite del vino a marca commerciale, prodotto dalle catene distributrici (+1,9% sempre a volume). Questo il quadro complessivo che emerge dall’anteprima della ricerca di SymphonyIRI Group sull’andamento del mercato del vino e sui vini più venduti nella Grande Distribuzione (Gdo) nel 2012; la ricerca completa, realizzata per Veronafiere, verrà presentata a Vinitaly 2013 (nel corso del convegno su vino e Gdo, l’8 aprile). L’analisi dettagliata delle statistiche evidenzia che il 2012 è stato un anno caratterizzato da un forte aumento dei prezzi dei vini nella Gdo: del 5,5% per il totale del vino confezionato, del 4,5% a litro per le bottiglie di 75 cl a denominazione d’origine e del 10,1% per i brik (vedi di seguito tabelle 1, 2 e 3). Questi aumenti rendono problematici i raffronti con l’anno precedente perché molti prodotti, aumentando di prezzo, sono andati a collocarsi nella fascia superiore. Per esempio, i vini a denominazione sotto i due euro (una fascia di prezzo che rappresenta il 25,2% del mercato) perdono a volume il 18,3%, ma proprio perché tanti prodotti sono passati alla fascia di prezzo centrale, quella tra 2 e 4 euro che copre la maggiore quota di mercato, quasi il 50%. A proposito di quote di mercato è interessante notare che la fascia di prezzo tra i 4 e i 6 euro copre il 14,8% del mercato e quella sopra i 6 euro il 5,4%. Parlando, invece di quote di mercato
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La ricerca di SymphonyIRI per Vinitaly: resistono il brik e gli spumanti, aumentano solo le bottiglie sopra i 6 euro e i vini a marca commerciale – Federdistribuzione: un effetto degli aumenti di prezzo
globale, i vini a denominazione raggiungono il 56,1% delle vendite di vino nella Gdo, mentre i brik il 31,5% (sempre a volume). La spinta promozionale rispetto al 2011 non è aumentata, mantenendosi stabile, mentre i prezzi medi di una bottiglia di 75cl a denominazione d’origine è di 4,28 al litro, e di 1,24 per il brik. Il vino più venduto nei supermercati italiani è il Lambrusco con più di 14 milioni di litri per un valore di 44 milioni di euro. Seguono Chianti, Montepulciano d’Abruzzo, Barbera, Bonarda (vedi la classifica delle bottiglie a denominazione, Tabella 4). Va sottolineato il calo delle vendite a volume del Nero d’Avola (- 30, 2% a volume), dovuto ad un aumento del prezzo del 20,8%, un fenomeno che si ripete anche per altri vini. Tra i vini “emergenti”, cioè quelli che fanno registrare una maggior crescita a volume, boom del Pecorino, prodotto nelle Marche e in Abruzzo, con un + 23,8%, seguito da
Pignoletto, Grillo, Traminer, Falanghina (Tabella 5). Aumentano le vendite delle bottiglie a denominazione a marca commerciale, distribuite dalle insegne della Gdo con nomi di fantasia o col proprio nome, che aumentano di prezzo e di qualità. La marca commerciale arriva così a conquistare una quota di mercato del 14,7% (bottiglie più brik). Le scelte strategiche delle aziende distributive hanno portato a qualificare il prodotto, che ora è presente con maggiore frequenza in segmenti nobili del mercato, diversificando in questo modo la propria offerta al consumatore e ampliando il proprio target di riferimento. Una politica premiata dai clienti, che anche nel vino hanno ora nella marca privata un valido punto di riferimento. “In un mercato difficile come quello attuale anzitutto è necessario sottolineare i positivi risultati ottenuti dalla marca privata, cresciuta dell’1,9% www.foglie.tv
in quantità e del 9,2% in valore, quest’ultimo dato per il suo ingresso in fasce di prezzo più alte. – ha commentato Alberto Coldani, rappresentante di Federdistribuzione a Vinitaly 2013 (l’Associazione che rappresenta la maggioranza delle aziende della Gdo), nonché Direttore Acquisti PGC di Carrefour – “Per contrastare la tensione sul mercato – ha aggiunto Coldani - la Gdo ha intrapreso piani promozionali molto forti che hanno contribuito a ridurre i margini delle catene e, spesso, impedito di assorbire l’elevata inflazione all’acquisto. Oltre alle preferenza accordate in modo sempre crescente alla marca commerciale abbiamo rilevato, e credo continueremo a farlo nel 2013, un aumento delle vendite a volume – del 3,3% nel 2012 – per i vini di prezzo superiore ai 6 euro, un forte segnale che attesta la ricerca, oltre che della convenienza, anche della qualità”. La crescita dei prezzi suggerisce prudenza ed attenzione nell’analisi del mercato e nella sintesi conclusiva, ha avvertito Virgilio Romano, Client Service Director di SymphonyI-
N°5 - 15 marzo 2013
RI Group, coordinatore della ricerca realizzata per Vinitaly 2013: “Va evidenziato ciò che accade nel segmento Brik, in cui si registra un corposo aumento di prezzo associato ad una sostanziale tenuta nelle vendite a volume: una situazione spiegata in realtà da una forte leadership e dalla rilevante presenza della marca commerciale nel comparto. Le statistiche ci dicono qualcosa anche dell’evolu-
zione dei gusti dei consumatori: tra i vini emergenti troviamo nelle prime posizioni 3 bianchi, come Pecorino, Pignoletto e Grillo, dunque una predilezione per un bere più leggero, forse meno legato al pasto e più alla socialità. Un dato che deve far riflettere: alla tradizione bisogna affiancare nuovi gusti e nuove modalità di consumo per avvicinare nuovi consumatori”.
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F Pianeta Nutrizione & Integrazione iere
dal 16 al 18 maggio 2013 alle Fiere di Parma
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al 16 al 18 maggio, presso le Fiere di Parma, si terrà la quarta edizione di Pianeta Nutrizione & Integrazione che si rivolge a un vasto pubblico di medici, farmacisti, nutrizionisti ed operatori del settore ed è uno tra i principali momenti di aggiornamento e formazione nel campo degli integratori e della corretta nutrizione. L’ampia offerta di seminari, corsi e workshop che offrono la possibilità di ottenere crediti ECM oltre alla partecipazione di aziende leader nel settore, hanno fatto registrare un incremento in soli tre anni, rispetto quindi alla prima edizione del 2010, del 150% in termini di espositori e dell’80% in termini di partecipanti accreditando Pianeta Nutrizione & Integrazione tra gli eventi fieristici più interessanti del settore. Una crescita notevole non solo in termini numerici: nella prossima edizione di maggio 2013 la manifestazione darà spazio anche al mondo degli integratori alimentari che hanno determinato la nuova definizione dell’evento come “Pianeta Nutrizione & Integrazione”. Il settore degli integratori è in crescita (circa +7,0% a valore) nei diversi canali di vendita e Akesios Group, organizzatore dell’evento, ha ritenuto opportuno creare appositi spazi nell’ambito del IV Forum Multidisciplinare sulla Sana e Corretta Nutrizione per promuovere, formare ed informare in merito al corretto utilizzo di questi prodotti rivolgendosi a coloro che prescrivono, distribuiscono e/o consigliano l’utilizzo degli stessi. Tra le novità dell’edizione 2013 sono da sottolineare la partecipazione di autorevoli specialisti internazionali che contribuiranno ad arricchire sempre più Pianeta Nutrizione & Integrazione e la presenza di numerose Società Scientifiche che saranno come sempre coadiuvate dal Prof. Michele Carruba (Direttore del Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità del Dipartimento di
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Il IV Forum Multidisciplinare sulla Sana Nutrizione si presenta con tante novità e una connotazione cosmopolita
Farmacologia, Chemioterapia e Tossicologia Medica, Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano) e dal Prof. Sergio Bernasconi (Direttore della struttura complessa Clinica pediatrica - dipartimento Materno-infantile dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma). Akesios Group si conferma, quindi, il network relazionale funzionale ad una internazionalizzazione sempre più accreditata grazie alla sua competenza ed esperienza. Dal 16 al 18 maggio 2013 Pianeta Nutrizione & Integrazione vedrà lo svolgimento, nelle tre giornate e in contemporanea, di diversi convegni ECM (Educazione Continua in Medicina) tra cui Nutrizione ed Integrazione
Pediatrica; Integrazione al femminile; Sport e Idratazione; Integrazione aminoacidica ed effetti sulla salute; I fermenti lattici; Comunicare la salute; Nutrizione ed Integrazione AntiAging; Nutrizione ed Integrazione Sportiva; IV Congresso Nazionale SIFIOG (Società Italiana di Fitoterapia e Integrazione in Ostetricia e Ginecologia). Ulteriori momenti di incontro saranno dati dalla presentazione di libri, dibattiti e confronti con la presenza di importanti ospiti. Il programma di Pianeta Nutrizione & Integrazione è visibile collegandosi all’indirizzo web http://pianetanutrizione.akesios.net/ ed è in costante aggiornamento. www.foglie.tv
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La “legge salva-olio” fa salire i prezzi dell’extravergine (+30%)
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’entrata in vigore della legge “salva-olio” fa schizzare in alto i prezzi dell’extravergine. A fare un’analisi dei primi effetti della normativa che dal 1° febbraio tutela il settore olivicolo made in Italy è l’Unaprol, il Consorzio olivicolo italiano. Esaminando i principali mercati del settore, emerge che le quotazioni dell’extravergine sono aumentate del 30 per cento rispetto al periodo precedente la “salva-olio”. “Lo scorso anno in Puglia in questo periodo il prezzo oscillava tra i 2,60 e i 2,80 al litro - ha spiegato il presidente Massimo Gargano -, mentre oggi siamo tra i 3,20 e i 3,30”. La nuova norma, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 31 gennaio, prevede, tra le altre cose, nuovi
parametri e metodi di controllo qualitativo che consentiranno di smascherare i furbetti dell’extravergine, la fissazione di sanzioni in caso di scorretta presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi, l’estensione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine, l’introduzione di sanzioni aggiuntive come l’interdizione da attività pubblicitarie per spot ingannevoli al rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazioni, fino al diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali al tappo antirabbocco nei ristoranti. A sostegno della legge Coldiretti ha subito effettuato un’operazione trasparenza con veri e propri blitz nei punti vendita, a tutela di produttori e consumatori. Sono stati raccolti
campioni di bottiglie di olio delle diverse dimensioni e fasce di prezzo da analizzare in laboratori pubblici dal punto di vista chimico ed organolettico per verificare la corrispondenza tra quanto dichiarato in etichetta e il reale contenuto.
FOGLIE.TV l’informazione sul mondo agricolo a portata di clicK
FOGLIE TG n. 3 Rotocalco settimanale Gli argomenti della settimana - Frodi e olio Made in Italy. - Il Salento alla BIT 2013. - I traguardi della provincia di Foggia alla Borsa Internazionale del Turismo.
Guarda il video N°4 N°5 - 1 15marzo marzo2013 2013
Convegno tecnico: “L’integrazione verso il futuro”
Convegno tecnico: Il comparto dell’uva da tavola
Protagonista l’uva da tavola pugliese alla Biblioteca Comunale di Rutigliano. Dell’intera produzione italiana di uva da tavola il 93% proviene da Puglia e Sicilia; due regioni molto vocate per le produzioni frutticole, dove sole, vento e terra sono ingredienti unici che fanno spesso la differenza.
Organizzato da Sipcam Italia all’Hotel Parco dei Principi di Bari: nuove soluzioni e strategia di difesa, esigenze di filiera, come combattere l’oidio della vite che può essere definito il patogeno chiave della coltura perlomeno nelle aree di coltivazione meridionali, questi i temi principali dell’incontro.
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A Vicino accordo interprofessionale gricoltura
Pesche e nettarine – Campagna 2013
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elle scorse settimane si sono intensificati i rapporti tra le parti per arrivare a sottoscrivere un accordo interprofessionale sulle pesche e nettarine per la campagna 2013. Al tavolo del comitato di prodotto, un tavolo tecnico, le parti hanno cercato di trovare la quadra di una normativa particolarmente penalizzante per la parte agricola, che si deve assumere degli impegni rispetto al prodotto nazionale ma a cui poi non corrispondono uguali impegni per la parte commerciale che si ritrova, sostanzialmente, con la libertà di poter fare quello che crede con il prodotto di importazione. Il comitato di prodotto ha presentato al consiglio dell’organismo interprofessionale una proposta. Coldiretti ha però votato contro, ritenendo che l’accordo trovato, pur se ineccepibile dal punto di vista tecnico, rappresentasse un danno per i produttori italiani, perché con tale accordo la Grande distribuzione organizzata (Gdo) pote-
di Nicola Trisolini
va continuare commercializzare prodotto di importazione con caratteristiche qualitative inferiori a quelle che i produttori italiani si impegnavano a non immettere sul mercato (calibro D e categoria II°). Il voto contrario di Coldiretti e di altre sigle non ha consentito il raggiungimento dell’unanimità necessaria per questo tipo di decisioni. Perché gli
accordi interprofessionali possano avere un futuro, è assolutamente necessario che venga modificata la normativa comunitaria, peraltro non letta ed applicata in tutti gli stati membri nello stesso senso, in modo tale che anche la grande distribuzione assuma adeguati impegni quando commercializza il prodotto di importazione.
Proposta di accordo interprofessionale pesche e nettarine
ARTICOLO I Il presente accordo interprofessionale ha l’obiettivo di migliorare la qualità delle pesche e delle nettarine in tutta la campagna di commercializzazione. ARTICOLO II Le pesche e le nettarine di calibro “D” prodotte in Italia non potranno essere immesse sul mercato a partire dal 1 giugno. ARTICOLO III Le pesche e le nettarine di Categoria “II” prodotte in Italia potranno essere immesse sul mercato del fresco solo se di pezzatura medio grossa, ad iniziare dal calibro “A” compreso. ARTICOLO IV
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Il presente accordo non si applica alle pesche e nettarine biologiche e al prodotto destinato all’industria di trasformazione. ARTICOLO V Il controllo del rispetto del presente accordo sul territorio italiano sarà effettuato da AGECONTROL SpA, nei termini del Protocollo d’Intesa sottoscritto con ORTOFRUTTA ITALIA. ARTICOLO VI Il presente accordo è valido per tre anni a partire dalla data di deliberazione. Se le condizioni di mercato lo richiederanno ORTOFRUTTA ITALIA si incarica di presentare rapidamente emendamenti o sospensive all’applicazione del presente accordo. www.foglie.tv
Crisi: è boom furti low cost, dai carciofi ai salami
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ai salami ai carciofi, dalle arance alle mimose, dalla legna da ardere per il riscaldamento a polli e tacchini, con la crisi è boom di piccoli furti messi a segno per soddisfare anche i piu’ elementari bisogni e le piu’ tradizionali abitudini. E’ quanto emerge da una analisi nei primi mesi del 2013 nell’evidenziare il segnale preoccupante che viene dal bilancio delle festività di fine anno in cui è salito alla cifra record di 689 milioni di euro il valore dei prodotti, alimentari e non, rubati nei supermercati secondo uno studio condotto dal Centro di Ricerca per il Retail dalla quale si evidenzia un aumento del 3,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente. Un segno dei tempi in un Paese come l’Italia dove la spesa per l’alimentazione raggiunge quasi il 19 per cento del totale ed è la seconda voce del budget familiare dopo l’abitazione. Se da una lato aumentano gli sfratti e le vendite di case all’asta, dall’altro le difficoltà economiche hanno modificato il profilo dei nuovi ladruncoli ed anche i loro obiettivi con la crescita di attenzione verso prodotti di base, a partire da quelli alimentari che spariscono dalle aziende agricole fino ai supermercati. Numerose segnalazioni confermano il ritorno dei ladri di polli come in un piccolo allevamento nella zona di Voghera in provincia di Pavia dove scompaiono ripetutamente le galline o nell’agriturismo Sant’Anna a Paese in provincia di Treviso dove sono stati rubati due tacchini ed un gallo mentre sei tacchini sono stati fatti sparire in un allevamento a Ferrara. Tra i prodotti di stagione, a Termini Imerese, in provincia di Palermo i carabinieri con l’accusa di furto aggravato hanno fatto scattare le manette ai polsi a due malviventi impegnati a rubare carciofi in un’azienda agricola, ma un pregiudicato di 36 anni qualche giorno fa nel Veneto è stato trovato con decine di salumi sot-
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to il letto. Anche le arance vanno letteralmente a ruba in questi primi mesi del 2013. I Carabinieri hanno sventato furti a Noto (Siracusa) ad Acate (Ragusa), a Ramacca (Catania) e ancora nelle campagne di Siracusa per diversi chili di prodotto prelevati direttamente dalle piante. I nuovi ladri però non mostrano gusti particolari e colpiscono indistintamente tutte le produzioni commestibili presenti in campo con i furti che avvengono preferibilmente di notte e oltre alle perdite provocate dalla sottrazione dei prodotti provocano spesso anche danni alle strutture e alle coltivazioni in campo magari non ancora pronte per la raccolta. La Coldiretti chiede un rafforzamento dell’attività di controllo delle forze dell’ordine sul territorio anche per l’avvicinarsi della primavera in cui si moltiplicano le coltivazioni ma anche per le festività della Pasqua in cui è facile prevedere il ritorno dell’abigeato con furti nei greggi di pecore e agnelli. Oltre ai prodotti agricoli vengono però rubati anche gli alberi con il chiaro intento di farne legna da ardere per affrontare il freddo inverno di fronte al costo proibitivo del gasolio da riscaldamento. A farne le spese sono stati due ulivi secolari nei comuni di Galatina (Lecce) e Paolo Del Colle (Bari), abbattuti a colpi di motosega, e alcune piante di faggio all’interno del Parco naturale regionale delle Serre (Vibo Valentia). Ma non c’è pace nemmeno per i fiori. Concluse le celebrazioni per la Festa della Donna si dovrebbe esaurire la serie di furti di mimosa messi a segno per la ricorrenza. L’ultima segnalazione ha riguardato ramoscelli gialli rubati nel giardino di un’abitazione rurale di San Bartolomeo al mare (Imperia). Ma fiori (e vasi) vengono sottratti persino dai camposanti, come è accaduto recentemente nei cimiteri di Bagnara di Gruaro (Venezia) e Messina. Quando non vanno direttamente nelle aziende agricole i ladri si servono nei supermercati, nei magazzini o nei
negozi come ha fatto una studentessa incensurata di 24 anni che per festeggiare il suo compleanno a cercato di rubare bottiglie di birra, due barattoli di pesto alla genovese e una confezione di liquirizia e il libro ‘’Patate 50 ricette nel centro di Bologna. Nei primi due mesi del 2013 sono stati sventati furti di liquori (all’Iperpan di Cagliari), mentre il parmigiano reggiano biologico è scomparso da un caseificio di Castelfranco Emilia, bottiglie di Brunello di Montalcino sono state rubate ad Altedo di Malalbergo (Bologna) caviale all’interno di un centro commerciale di Firenze ma anche di bustine di zucchero a Gela (Caltanissetta) e persino il pane, anche se del tipo speciale casereccio cotto a legna.
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A Premio Innovazione Verde nella meccanizzazione agricola gricoltura
Fondazione Symbola, Coldiretti ed Ente Manifestazioni di Savigliano
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on solo mostra/mercato, ma anche importante luogo di incontro e confronto tra operatori del settore, imprese, buyers, istituzioni, per un settore in cui l’Italia vanta una posizione di leadership nel mondo. Per dare ulteriori stimoli e contributi allo sviluppo del settore, la 32/a Fiera Nazionale della Meccanizzazione Agricola di Savigliano ha messo in calendario un fitto programma di convegni ed eventi. Tra gli eventi in calendario segnaliamo sabato 16 marzo presso Palazzo Taffini, è andata in scena la presentazione del Premio Innovazione Verde nella meccanizzazione agricola italiana, il primo rapporto sulle innovazioni tecnologiche green del settore a cura della Fondazione Symbola per le Qualità Italiane, in collaborazione con Coldiretti e l’Ente Manifestazioni di Savigliano, e con il Patrocinio morale del Ministero dell’Ambiente. Si tratta di un’indagine qualitativa che racconta la storia di una decina
di aziende della meccanizzazione agricola italiana distintesi sul terreno delle innovazioni rispettose dell’ambiente, caratterizzate quindi da una riduzione dei consumi energetici, o dall’ottimizzazione della risorsa acqua, oppure ancora dal minor ricorso all’utilizzo dei prodotti chimici e da un minor impatto sui terreni. Un’inda-
gine per analizzare le tendenze in atto e individuare le linee di innovazione più competitive e promettenti di questo settore, che vede l’Italia in una posizione di leadership. L’incontro si è concluso con la consegna dell’attestato Premio Innovazione verde nella meccanizzazione alle aziende stesse.
Marini (Coldiretti) a Squinzi (Confindustria)
“Italia agreste migliore delle tante Ilva”
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’Italia agreste ovvero ‘di campagna’ oggi vuol dire sostenibilità ambientale e sociale, qualità della vita, occupazione e primati nel mondo del Made in Italy alimentare ma anche una delle poche strade possibili per far tornare a crescere l’Italia”. Ad affermarlo è il presidente della Coldiretti Sergio Marini in risposta alle dichiarazioni del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Il numero uno degli industriali, nell’espri-
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mere preoccupazione per possibili cambi di rotta del futuro Parlamento sulle politiche ambientali e sulle grandi opere infrastrutturali, ha denunciato il presunto rischio di una Italia “agreste e bucolica” che non crea posti di lavoro ne’ risolve i problemi di mancata crescita. “E’ certo difficile convincerci - ha replicato Marini - che l’Italia del futuro possa essere quella di “tante Ilva” abituate nel tempo a scaricare sul Paese costi ambientali e sociali insostenibili”.
Sergio Marini, Presidente di Coldiretti
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Nasce l’Indice ismea del clima di fiducia delle aziende agricole
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ell’ambito di un tavolo tecnico internazionale coordinato dal Copa-Cogeca, l’Ismea - informa un comunicato - ha messo a punto un indice del clima di fiducia delle aziende agricole italiane, diffuso oggi per la prima volta”. “Elaborato in coerenza con le metodologie adottate dalle indagini gemelle condotte in 10 stati membri, l’indicatore - spiega l’istituto - sintetizza i giudizi espressi sulla situazione corrente degli affari e sulle attese circa la loro evoluzione di breve-medio periodo”. Nell’ultimo trimestre del 2012 l’indice Ismea del clima di fiducia delle aziende agricole italiane “si e’ attestato su un valore negativo (-12,1), risultando in flessione di quasi due punti sul trimestre precedente e di un punto su base annua. A determinare il calo di fiducia hanno contribuito entrambe le componenti dell’indicatore, quindi sia la situa-
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zione corrente che le prospettive”. Dalle opinioni dei novecento agricoltori e allevatori intervistati emerge “una generale insoddisfazione sul fronte della redditivita’ conseguente a un calo della produzione in molti settori, all’inasprimento dei costi degli input produttivi e alla debolezza della domanda interna. Una condizione negativa - sottolinea l’Ismea - che non e’ stata adeguatamente compensata dalla tenuta dei prezzi agricoli all’origine”. “In questo scenario - prosegue il comunicato - si distinguono positivamente solo le aziende vitivinicole che si sono dichiarate piu’ ottimiste in virtu’ di un andamento del mercato particolarmente remunerativo nell’ultimo anno. Al contrario il settore zootecnico, colpito dall’aggravio dei costi per l’alimentazione animale, e quello olivicolo, con un 12% in meno di produzione, presentano valori dell’indice di fiducia inferiori alla media, nonostante, almeno per l’olio, sia
emerso un miglioramento delle fiducia rispetto al precedente trimestre, grazie al deciso recupero dei prezzi nell’ultima parte del 2012. L’approfondimento trimestrale dedicato alla commercializzazione degli agrumi ha evidenziato - rileva l’Ismea - uno scenario nel complesso sfavorevole per le imprese del settore, con fatturati in calo, a causa di una campagna produttiva negativa, e redditivita’ compromessa anche da un innalzamento dei costi di produzione. Dinamiche analoghe emergono dal focus sulla zootecnia da carne che, fatta eccezione per il settore suinicolo - precisa l’istituto - ha accusato forti cali produttivi e di fatturato, nonostante l’aumento delle quotazioni. Sul fronte dei costi il settore ha risentito, soprattutto nell’ultimo quarto dell’anno, dei rincari dei prodotti energetici e dei maggiori oneri legati all’approvvigionamento dei mangimi”.
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Patentino e revisione trattori
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La Cia Puglia dice “no”
ncora una spada di Damocle sulla testa degli agricoltori. Il prossimo 12 marzo è entrato in vigore il patentino per la guida dei trattori. La Cia Puglia è fortemente contraria a tale norma. L’Accordo Stato Regioni del 22 febbraio 2012 che prevede l’obbligo formativo e il conseguimento del patentino per chi utilizza i trattori agricoli comprendendo anche le professionalità più esperte. Il giudizio della Cia Puglia su tutto ciò e negativo, in quanto tale Accordo rischia di divenire l’ennesimo aggravio burocratico ed economico a carico delle aziende agricole. La Cia Puglia non condivide assolutamente la scelta di far ricadere sul datore di lavoro l’onere economico di tale formazione. “E’ una norma assurda – commenta il presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Puglia Antonio Barile – per una serie di motivi. Primo fra tutti l’aggravio dei costi per le aziende agricole in un periodo di profonda crisi economica con migliaia di aziende agricole che già hanno chiuso i battenti e con tante altre in una situazione davvero critica. Secondo alcune stime, infatti, per l’abilitazione alla guida dei trattori ogni azienda agricola dovrà pagare dai 2 ai 4mila euro. Una tale spesa rappresenterebbe davvero il colpo di grazia per le nostre aziende agricole. Secondo motivo è quello relativo agli agricoltori che guidano i trattori da decenni, in alcuni casi anche da mezzo secolo, e che hanno acquisito una professionalità ben oltre le nozioni che si fornirebbero con la formazione prevista dalle attuali norme. Chiediamo, dunque, la abrogazione di tale norma, che potrebbe rimanere valida solo per i nuovi trattoristi che intendono specializzarsi nella guida dei trattori agricoli e che, dunque, potrebbero acquisire, a loro spese, l’abilitazione”. Stesse discorso vale per la revisione delle macchine agricole, scaturita dalla emanazione del decreto legge n.
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179 del 18 ottobre 2012 convertito in legge 221/2012, e per la quale non è stato ancora emanato il decreto attuativo (che doveva essere emanato entro e non oltre il 28 febbraio scorso). “Un’altra norma assurda e che graverà come un macigno sulla testa degli agricoltori pugliesi – prosegue il pre-
sidente della Cia Puglia Antonio Barile – che saranno costretti, se tutto ciò dovesse concretizzarsi, a sopportare migliaia e migliaia di euro per revisionare le macchine agricole. Anche di questa norma ne chiediamo l’abrogazione, per la specificità delle macchine agricole, che hanno caratteristiche
costruttive diverse dagli altri veicoli e, soprattutto, per il fatto che, quelle in dotazione delle aziende agricole, circolano su strada in modo limitato, senza contare le difficoltà che si potrebbero riscontrare nel raggiungere le officine autorizzate, spesso ubicate nei centri urbani più grandi”. Anche su questo si registra incertezza e nessuna proroga. Il dato di fatto essenziale è che se tali norme dovesse concretizzarsi rappresenterebbero un ulteriore appesantimento burocratico per le aziende
agricole. Siamo, purtroppo, in presenza di un ulteriore e gravoso adempimento burocratico che avrà effetti devastanti per le aziende agricole. Ricordiamo, infatti, che un’azienda agricola per assolvere a tutti gli adempimenti burocratici imposti spende, in media, 2 euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7200 euro l’anno. Non basta. Occorrono otto giorni al mese – cento giorni all’anno - per riempire le carte richieste dalla Pubblica amministrazione centrale e locale.
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E Cedolare secca: non occorre una nuova opzione per i vecchi contratti conomia
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’Agenzia delle Entrate, con una nota del 14 febbraio u.s. ha fornito chiarimenti in merito all’opzione per la cedolare secca effettuata per i contratti che erano già in corso alla data del 7 aprile 2011, per i quali l’opzione poteva essere esercitata in sede di dichiarazione dei redditi (modello UNICO 2012). L’Agenzia precisa che, come già indicato nella Circolare n. 20/E del 04.06.2012 al punto 4, l’opzione per la cedolare secca vincola il locatore all’applicazione di questa per l’intero periodo di durata del contratto o della
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a conferenza StatoRegioni ha deliberato Il Piano assicurativo agricolo 2013, presentato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con l’obiettivo di sostenere la competitività delle imprese agricole, recependo la richiesta appoggiata dalle organizzazioni agricole, fra cui Confagricoltura. Con il nuovo Piano riassicurativo vengono stabilite nuove modalità operative del Fondo di riassicurazione dei rischi agricoli, al fine di aumentare la diffusione di prodotti assicurativi presso le imprese e realizzare economie di scala tali da ridurre il costo dei premi pagati dagli agricoltori. Le principali novità introdotte riguardano l’ampliamento delle tipologie di polizze riassicurabili, incluse tutte polizze sperimentali ed innovative compatibili con la normativa comunitaria, evitando vincoli a tipologie contrattuali prefissate. Non sarà infatti più obbligatorio ricorrere a forme di riassicurazione prestabilite sulla base delle diverse tipologie di polizza, ma potranno essere utilizzate tutte le tecniche
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proroga o per il periodo residuo di durata del contratto nel caso di opzione esercitata nelle annualità successive alla prima. Resta salva la facoltà di revoca dell’opzione in ciascuna annualità successiva a quella in cui l’opzione è stata esercitata. Anche la comunicazione inviata al conduttore in sede di opzione per il 2011 esplica i suoi effetti per tutta la durata residua del contratto. Pertanto, il carattere vincolante dell’opzione non viene meno se non è confermata per le annualità successive inviando il modello 69.
Approvazione Piano Riassicurativo
per la campagna 2013
riassicurative presenti sui mercati internazionali, ampliando l’offerta e la concorrenza dei prodotti assicurativi, con conseguente diminuzione dei costi di riassicurazione. Il precedente sistema di riassicurazione è stato superato. E’ prevista infatti la possibilità di ricorrere alla riassicurazione non proporzionale che è in grado di incrementare la leva riassicurativa e gli effetti sulle polizze multi rischio anche in termini di contribuzione, in quanto unica tipologia assicurativa che consente di prendere
in considerazione i rischi catastrofali, come siccità e alluvioni. Il Piano assicurativo agricolo 2013, dunque, pone le basi per consentire alle imprese agricole di cogliere appieno le opportunità offerte dalla riforma della Politica Agricola Comune e allargare lo strumento assicurativo alle regioni del centro-sud, dove solo un esiguo numero di imprese aderisce alle coperture agevolate dei rischi, che rappresentano l’unico strumento in grado di dare risposte adeguate alle gravi conseguenze delle avversità atmosferiche.
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A è Italiano il cibo meno contaminato nel mondo groalimentare
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’Italia conquista il primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3 per cento) che sono risultati peraltro inferiori di cinque volte a quelli della media europea (1,5 per cento di irregolarità) e addirittura di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9 per cento di irregolarità). E’ quanto emerge da una elaborazione della Coldiretti sulle analisi condotte dall’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, su oltre 77mila campioni di 582 alimentari differenti ed appena pubblicate nel Rapporto annuale sui residui di pesticidi negli alimenti. Secondo i dati contenuti nel Rapporto un prodotto su due che circola nel Vecchio Continente è - sottolinea la Coldiretti - completamente privo di “tracce” di residui chimici da fitofarmaci mentre il 98,4 per cento dei campioni esaminati presenta residui entro i limiti, con la percentuale che sale addirittura al 99,7 per cento nel caso dell’Italia che conquista il primato e scende al 92,1 per cento per la media dei Paesi extracomunitari. Se si vanno ad analizzare i singoli paesi il dato peggiore viene fatto segnare dai cavoli cinesi che in piu’ di quattro casi su cinque (83 per cento) sono risultati con valori oltre i limiti ammessi, ma lo stesso discorso vale anche per i broccoli (irregolare il 77 per cento dei casi) e i pomodori (47 per cento dei casi) provenienti dal paese asiatico. Risultano poco salubri anche l’uva (65 per cento di superamento dei limiti) e il pepe (42 per cento) indiani, i piselli sloveni, l’aglio argentino, le patate brasiliane. Per le analisi Efsa ha usato per la primissima volta il sistema di analisi cumulativa del rischio, che consente di valutare insieme gli
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effetti combinati di una esposizione incrociata a diversi agenti chimici che hanno proprietà tossicologiche simili. Il risultato è incoraggiante per i produttori agricoli italiani che vedono così premiato il loro impegno per garantire la qualità e la sicurezza alimentare ma preoccupa per la crescente flusso di importazioni di prodotti alimentari dall’estero, spesso a basso costo e con minori garanzie, favorito dalla crisi. Secondo il rapporto Coldiretti/Eurispes la produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati per un valore di 51 miliardi di euro di fatturato, deriva da materie prime importate, trasformate e vendute con il marchio Made in Italy. Nello specifico secondo una analisi della Coldiretti viene dall’estero ben il 40 per cento del frumento duro utilizzato per produrre la pasta, il 60 per cento il frumento tenero per produrre il pane, il 40 per cento della carne bovina, il 35 per cento della carne suina da consumare fresca o da trasformare in salumi e prosciutti e il 45 per cento
del latte per prodotti lattiero caseari. Tra l’altro nel 2012 sono stati importati dalla Cina oltre 80 milioni di chili di pomodori conservati destinati con la rilavorazione industriale a trasformarsi magicamente in prodotti Made in Italy. Una situazione resa possibile dalla mancanza di trasparenza nell’informazione dovuta ai ritardi accumulati nell’introdurre l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti per effetto della pressione delle lobby nonostante sia ritenuto importante dal 71 per cento dei cittadini europei secondo Eurobarometro. Ad oggi è obbligatorio indicare l’origine in etichetta per la carne bovina ma non per quella di cavallo, agnello, coniglio o maiale fresco o trasformato in salumi, per il latte fresco ma non per quello a lunga conservazione o i formaggi, per la passata di pomodoro ma non per le il concentrato o i sughi pronti, per la frutta fresca ma non per quella conservata o per i succhi, ne’ tantomeno per il grano impiegato nella pasta. www.foglie.tv
A Opportunità nel settore energetico gricoltura
Efficientamento delle strutture e produzione di energia da fonti rinnovabili
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inagri S.r.l. in collaborazione con lo Studio Tecnico Ing. Claudia Cormio e lo Studio Legale Avv. Angelo di Terlizzi offre supporto ad aziende e privati al fine di cogliere le attuali opportunità nel settore energetico. L’offerta si rivolge sia a chi voglia efficientare la propria struttura godendo del duplice vantaggio di un netto abbattimento dei costi energetici e di interessanti agevolazioni fiscali, sia a chi voglia investire in impianti di produzione di energia a fonti rinnovabili avendo come obiettivo la diversificazione del reddito, sfruttando i sistemi di incentivazione vigenti. Investire nella produzione di energia e nell’efficientamento delle strutture consente tempi di rientro di pochi anni grazie ad un risparmio in bolletta fino al 90% e una cospicua integrazione del reddito di impresa ottenuto sommando gli introiti da incentivi al risparmio. L’idea dell’iniziativa è nata dalla volontà di fornire un servizio di consulenza chiara ed oggettiva sia dal punto di vista tecnico che legale-finanziario al fine di guidare il cliente nella giungla di offerte e proposte sul mercato, sfruttando al meglio le agevolazioni messe a disposizione dallo Stato quali detrazioni fiscali e sistemi di incentivazione. L’Energy Manager Ing. Claudia Cormio, a seguito di sopralluogo con analisi dei consumi energetici, suggerisce la combinazione di tecnologie atte a una netta riduzione degli stessi. L’Avv. Angelo di Terlizzi offre supporto legale, contrattualistico e di consulenza nella ricerca degli istituti di credito, al fine della realizzazione
degli interventi. EFFICIENTAMENTO ENERGETICO Le agevolazioni fiscali disponibili sono le seguenti: - detrazione fiscale 55% (interventi di riqualificazione energetica, pannelli solari, sostituzione impianti di climatizzazione...) - detrazione fiscale 50% (per ristrutturazioni edilizie e installazione impianti fotovoltaici per privati) - conto termico (sistema di incentivazione fino al 40% dell’intervento che sostituirà la detrazione fiscale del 55% dopo il 30 giugno 2013). Tra gli interventi detraibili o incentivabili più comunemente suggeriti ci sono installazione di impianto fotovoltaico e solare termico, sostituzione di caldaia tradizionale con caldaia a condensazione abbinata a pavimento radiante, installazione di valvole termostatiche su radiatori, sostituzione di scaldacqua elettrico con scaldacqua a pompe di calore, sostituzione di impianto di climatizzazione esistente con pompe di calore o generatori a biomassa, sostituzione infissi, sostituzione di impianto di illuminazione tradizionale con uno a led. INVESTIMENTI NELLE FONTI RINNOVABILI Il Quinto Conto Energia è un sistema di incentivazione statale che rende estremamente redditizio investire nella realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile (eolico, biomasse). Risulta, inoltre, vantaggioso investire nel fotovoltaico sfruttando la grid parity, ovvero la valorizzazione del risparmio in bolletta e la vendita dell’energia eccedente.
Seguono alcuni esempi di investimento nella realizzazione di impianti fotovoltaici, mini-eolici e a biomassa: Impianto fotovoltaico da 70 kW Costo chiavi in mano: 102.000 € + IVA Cash flow, al netto di finanziamento e spese di gestione, cumulato dopo 20 anni: 320.000 € Impianto mini-eolico da 60 kW Costo chiavi in mano: 240.000 € + IVA Cash flow, al netto di finanziamento e spese di gestione, cumulato dopo 20 anni: 310.000 € Impianto a biomassa legnosa da 50 kW Costo chiavi in mano: 300.000 € + IVA Cash flow, al netto di finanziamento e spese di gestione, cumulato dopo 20 anni: 523.000 € Attesa la notevole richiesta di siti idonei all’installazione di impianti eolici e a biomassa, si propone l’opportunità, altresì, per chi ne avesse la disponibilità, ma non volesse investire direttamente, di concedere a terzi, a titolo oneroso, con possibilità di interessanti guadagni, l’utilizzo dei propri siti, mediante sottoscrizione di contratti di superficie. Per richiesta di informazioni: Studio Tecnico Ing. Claudia Cormio, Via V. Emanuele 20, Molfetta (BA), Tel./Fax: 0802475623 cell. 3890545474 E-mail: studiotecnicocormio@gmail.com Studio Legale Avv. Angelo Di Terlizzi Piazza G. Bovio 12, Ruvo di Puglia (BA) Tel./Fax: 0809674660 cell. 3470761679 E-mail: angeloditerlizzi@hotmail.com
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una malerba... ogni tanto a cura del Prof. Pasquale Montemurro
La sporchia dei legumi
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el genere Orobanche rientrano numerose specie, tutte considerate pericolose perché parassitizzano colture di interesse agrario ed alimentare. In particolare, si tratta di specie fanerogame “oloparassite”, che vivono cioè completamente a spese delle piante ospiti; infatti, dipendono totalmente da queste ultime sia per la nutrizione sia per l’assorbimento idrico, in quanto prive rispettivamente della clorofilla, cioè del pigmento verde (clorofilla) utilizzato dalla maggiore parte delle piante nel processo fotosintetico che avviene grazie alla luce del sole, e dell’apparato radicale. In altre parole, queste specie “sfruttano” per crescere le sostanze elaborate dalle piante ospiti, riversando anche nella linfa di queste ultime i propri metaboliti. Pertanto, nella maggior parte dei casi le piante parassitizzate muoino o producono poco e niente. L’Orobanche crenata Forsskal, chiamata volgarmente “sporchia”, ed anche “lupo di fave”, “succiamele delle fave”, “erba toro” (dopo averla mangiata, il toro si sentirebbe più predisposto all’accoppiamento), “sparagione”, “brucialegumi”, “neca” e “coda di leone”, parassitizza importanti leguminose come la fava, il pisello, il cece ed altre. Orobanche, cioè il nome del genere botanico, significa “legume strozzato”, sia perchè il termine deriva dal greco antico “oροβος” (legume)ed “ανχειν” (strozzare) sia per il fatto che il baccello si presenta appunto con delle strozzature, in quanto i semi crescono poco o per niente. La sporchia era conosciuta già al tempo degli antichi egiziani, e fu “battezzata” da Plinio il vecchio, che nella Naturalis Historia così la cita: “Orobanchen appellavimus necantem ervum et legumina” (chiamiamo orobanche una pianta che uccide la cicerchia ed i legumi). E’ molto diffusa in un’ampia zona compresa tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e quelli dell’Asia centrale. In Italia è presente su quasi tutto il territorio nazionale, con l’eccezione della Val d’Aosta, del Piemonte, del Trentino Alto Adige e della Liguria. Caratteristiche botaniche e biologiche L’Orobanche crenata è una specie dicotiledone annuale che rientra botanicamente nella famiglia delle Orobanchaceae. Dai minuscoli semi, la cui germinazione viene stimolata dalle sostanze secrete dall’apparato radicale della leguminosa, si forma un austorio che consente alle piante parassita di penetrare profondamente nelle radici di quelle
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ospiti e quindi di impiantarsi in queste ultime; da questo momento, raggiunti dai rifornimenti di materiale nutritivo sottratto all’ospite, ogni austorio si ingrossa all’esterno, fino a formare un rigonfiamento a forma di fiasco che costituiscono i turioni in un numero notevole spesso molto alto (anche più di 70-80 per pianta parassitizzata). Raggiunta la maturità, i turioni emergono fuori terra; ciascuno di questi risulta costituito da un fusto angoloso allungato, spesso privo di foglie, alto anche fino ad un metro e densamente pubescente. Successivamente, avviene la fioritura, con la formazione di fiori avvolti alla base da una brattea lanceolata in posizione centrale, costituiti da una corolla con petali colorati di bianco e più o meno venati di lilla, che emanano un intenso profumo di garofano. Dopo la fioritura, che accade tra aprile e maggio, si formano i frutti che sono capsule ovoidi, all’interno delle quali si formano numerosissimi e piccolissimi semi di colore bruno(da 600 ad 800 per capsula); tali semi cadono sul terreno quando, raggiunta la maturità, le capsule si aprono. Una singola pianta di sporchia può generare più di 100.000 semi ed un singolo grammo ne può contenerne oltre 11.000. I semi vengono dispersi nell’ambiente, superando anche grandi distanze, grazie al vento ed alle acque di scorrimento, e sono diffusi anche attraverso le deiezioni degli animali o dall’uomo stesso. La loro vitalità nel terreno può perdurare anche per diversi decenni. Dannosità La sporchia della fava è in grado di determinare danni sia quantitativi sia qualitativi. Le piante parassitate mostrano inizialmente sintomi aspecifici, come quello di una crescita stentata, che successivamente si possono tramutare in un danno tale che può portare anche alla morte dell’ospite e quindi all’azzeramento della produzione.
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Il controllo della sporchia Una volta insediatasi nei campi, la sporchia è di difficilissima eliminazione, soprattutto a causa dei semi piccolissimi e di lunga vitalità. Allo stato attuale, è possibile solo evitarne o limitarne l’espansione, in quanto non sono disponibili metodi veramente efficaci; pertanto, una volta entrata negli appezzamenti, è necessario mettere in atto un razionale sistema di controllo, che “assembli” quelli oggi usabili, anche se inefficienti. Metodi preventivi La prevenzione ha grande valore, in particolare nelle zone dove la pianta parassita non si è ancora diffusa o è presente solo con una densità molto bassa. I metodi di prevenzione comprendono: a) l’utilizzo di sementi di leguminose esenti dai semi di sporchia; b) la pulizia delle attrezzature per la lavorazione del terreno; c) l’impiego di letame ben maturato. Metodi agronomici Esistono metodi agronomici per limitare il danno di questa parassita. Tra tali metodi vi sono: a) l’avvicendamento con colture non suscettibili, anche se ha effetti limitati a causa della longevità dei semi della pianta parassita; b) l’effettuazione di semine più tardive; c) la semina delle cosiddette piante “trappola”, come l’aglio, il sorgo ed il mais, chiamate anche “piante esca”, perché sono in grado di stimolare la germinazione dei semi di sporchia senza esserne parassitizzate; in questo modo si riduce lo stock dei semi presente nel terreno; d) l’impiego di concimi azotati, considerati gli effetti inibitori dell’azoto sulla crescita delle piante di sporchia; e) l’eliminazione diretta dei turioni prima, naturalmente, che abbiano formato i semi, poco applicabile, però, nei grandi appezzamenti. Metodi fisici Tra gli interventi di tipo fisico, possono dare risultati parziali di controllo: a) la solarizzazione, consistente nel mantenere ricoperto il terreno durante l’estate con un film plastico trasparente; in questo modo, al di sotto del film plastico vengono raggiunte temperature superiori a 50 °C che devitalizzano buona parte dei semi della sporchia; b) la disinfezione del terreno con vapore, che innalzandone la temperatura a circa 80°C uccide un buon quantitativo di semi. Metodi chimici Attualmente non ve ne sono di veramente efficaci. Solo alcuni nematocidi hanno un effetto collaterale sul controllo della sporchia. Metodi futuribili Sono a buon punto gli studi di nuovi approcci per risolvere, o quanto meno ridurre, le problematiche relative alla sporchia delle fave e di altre colture. I risultati più promettenti riguardano: a) l’utilizzo di diserbanti di tipo sistemico ad assorbimento fogliari applicati a microdosi; b) la costituzione di varietà di leguminose resistenti alla sporchia; c) la lotta biologica attuata specialmente con insetti, le cui larve si nutrono principalmente delle capsule e sono abili a distruggere fino al 90 % dei semi. N°5 - 15 marzo 2013
La sporchia delle fave “a tavola” In passato ed attualmente, la sporchia della fava può essere considerata sì nemica del legume, ma contemporaneamente amica della tavola. In particolare, è stata per prima la manovalanza agricola che la combatteva nei campi, ad imparare ad utilizzarla nella propria alimentazione. Nel periodo tra aprile e maggio la si ritrova facilmente sulle bancarelle dei fruttivendoli in molti paesi, specie quelli dell’entro terra pugliese e lucano, e spesso “ a fianco”, per ironia della sorte, proprio delle fave novelle. Da pianta dannosa è diventata quindi una “risorsa”, e da alimento della povera gente è entrata negli ultimi anni, poco alla volta, anche nei menù tipici specialmente della Puglia, come una vera e propria prelibatezza, grazie soprattutto al suo tipico sapore dolce con retrogusto amaro. I turioni si prestano a numerose preparazioni: sono consumati lessi conditi con olio e limone, o fritti in olio, nella frittate, ecc.. A qualcuno, poi, potrebbe venire in mente addirittura di coltivare le fave in terreni invasi dalla sporchia, per raccogliere appunto i turioni da destinare non solo al consumo fresco, ma nientemeno a piccole industrie alimentari, per essere messi sott’olio e perché no essere surgelati come altri ortaggi. Tra le virtù “annesse” alla sporchia, vi sono quelle di possedere un elevato valore nutrizionale, essendo caratterizzati da un basso valore calorico, un alto contenuto di fibra (circa 6 g/100 g di peso fresco) e di essere ricca quantità di calcio e potassio. C’è quella di agire anche come rimedio depurativo del sangue. Inoltre, stando a recenti ricerche nel campo farmacologico, il consumo della sporchia favorisce il miglioramento della funzione emapotoietica, della produzione di eritrociti e della prevenzione di alcuni tumori. La medicina popolare, poi, attribuisce alla sporchia proprietà antinfiammatorie, calmanti, amaricanti, antimicrobiche, antispastiche, astringenti, diuretiche e cicatrizzanti.
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L’Europarlamento approva la riforma ma boccia il bilancio
Pac, via libera del Parlamento Europeo
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Trasparenza, greening più flessibile e sostegno ai giovani
’Europarlamento riunito in sessione plenaria a Strasburgo ha approvato la riforma della Politica Agricola Comune, un passo che prelude all’inizio delle negoziazioni finali tra le tre istituzioni comunitarie, in vista di un accordo, possibilmente, entro giugno. Al vaglio del Parlamento, le quattro risoluzioni riguardanti rispettivamente i pagamenti diretti, lo sviluppo rurale, l’Organizzazione comune dei mercati (Ocm) unica e infine finanziamento, gestione e monitoraggio della Pac. La convergenza, come riequilibrare la distribuzione dei fondi tra i diversi Paesi membri. Per l’Europarlamento, le differenze nei livelli di finanziamento degli agricoltori provenienti da diversi Stati membri dovrebbero essere riequilibrate un po’ più velocemente rispetto a quanto proposto dalla Commissione europea. Nessun beneficiario, infatti, dovrebbe ricevere meno del 65% della media comunitaria. Un provvedimento pensato in particolar modo per restringere quella forbice che separa i sussidi ricevuti dai produttori nei “vecchi” Stati membri dell’Unione europea e chi vive nei Paese di più recente entrata. Parola chiave, trasparenza Due i provvedimenti che, nelle intenzioni dell’Euroassemblea, vanno in direzione di una maggiore trasparenza: da una parte, l’inserimento in una lista di attività svolte su terreni con scopi non agricoli, ma che hanno beneficiato di sussidi per decenni: ad esempio gli aeroporti e le società sportive (ma gli Stati membri sono liberi di estendere la lista). Sempre nel nome della trasparenza, è anche la presa di posizione a favore della pubblicazione dei nomi dei beneficiari di fondi Pac, pur con degli accorgimenti per la tutela della privacy. Le categorie più deboli: i giovani e i piccoli agricoltori Il concetto è semplice: più soldi alle attività di piccole dimensioni e gestite da
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giovani, meno soldi alle grandi aziende. Ecco perché il Parlamento ha appoggiato la proposta della Commissione europea di fissare come tetto massimo un sussidio di 300mila euro per singola attività (con riduzioni già a partire da 150mila euro). I giovani agricoltori, invece, saranno ricompensati con un sostegno aggiuntivo pari al 25%, per produzioni fino a 100 ettari. Una Pac più o meno verde? Il nodo più delicato della posizione parlamentare sulla riforma è certamente la questione del greening, ovvero come far sì che la politica agricola diventi più sostenibile dal punto di vista ambientale. Pur appoggiando il principio generale proposto dalla Commissione - che il 30% degli aiuti diretti siano condizionati all’adozione di pratiche ecocompatibili -, Strasburgo ha allentato i criteri di greening, chiedendo più flessibilità e gradualità. Una mossa che molti, in primis il gruppo dei Verdi e le associazioni ambientaliste, hanno tacciato come un annacquamento delle ambizioni ambientali, mentre l’Euroassemblea difende la propria scelta nel nome della sicurezza ambientale, spiegando che il rispetto rigoroso di quelle regole avrebbe portato alla riduzione della produzione agricola. Quote latte, zucchero e diritti di impianto. Tra gli altri punti, la fine delle quote latte nel 2015 (ma con aiuti per 3 mesi per chi riduce volontariamente la produzione) e, al contrario, la bocciatura di una simile fine delle quote per lo zucchero nello stesso anno (la liberalizzazione subentrerà, invece, nel 2020). Prolungati fino al 2030 anche i diritti d’impianto per i vigneti. Bocciato il budget Con 506 voti contrari, 161 a favore e 23 astensioni, il Parlamento europeo ha bocciato la proposta del Consiglio europeo sul bilancio 2014-2020 dell’Unione europea. L’accordo dell’8 febbraio scorso prevedeva un bilancio da 960
miliardi di euro. L’Europarlamento si appella a una proposta di budget “più lungimirante e trasparente”, ma anche più flessibile, con possibilità di revisione nel corso dell’esercizio e il ricorso a risorse proprie. Per la a, non si tratta di una bocciatura in toto, ma di una richiesta di aprire un negoziato serio, per vagliare richieste come quella di più flessibilità tra le voci di spesa e tra gli anni di programmazione finanziaria, e quella di rifare il punto della situazione tra qualche anno, sperando che, in presenza di condizioni economiche più favorevoli, si possa aggiustare il tiro sui finanziamenti europei. Le reazioni. Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura presso del Pe, ha sottolineato gli aspetti più importanti del voto: l’equilibrio tra sicurezza alimentare e miglioramento della protezione ambientale, la riduzione del carico burocratico a favore dei produttori, lo sforzo di rendere la politica comune più equa per gli agricoltori. Si è rallegrato del voto, nel complesso, Dacian Ciolos, Commissario all’Agricoltura, sottolineando che la posizione del Parlamento sembra essere più vicina a quella della Commissione rispetto a quella del Consiglio. Insomma, le due istituzioni potrebbero essere alleate su diversi punti “contro” le capitali nel corso dei triloghi, le discussioni a tre che a questo punto dovrebbero iniziare l’11 aprile. www.foglie.tv
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L’eterna emergenza rifiuti
l Comitato “Riprendiamoci il Futuro” coglie l’invito dell’Assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro per fare corretta informazione. L’emergenza rifiuti c’è, solo che da Conversano (c.da Martucci) si è spostata a Brindisi (c.da Autigno), dove arrivano adesso i rifiuti prodotti nell’ex ATO Bari 5. Per questo non possiamo considerare l’emergenza solo un rischio “paventato”. Non ci sentiamo affatto tranquillizzati dalle dichiarazioni dell’Assessore regionale che afferma che “nella nostra Regione le poche ‘emergenze’ registrate in passato sono nate sempre da questioni di ordine esclusivamente ‘finanziario’, a riprova che le soluzioni impiantistiche esistenti sul territorio regionale consentono la corretta chiusura del ciclo dei rifiuti”. NON è IL NOSTRO CASO: la Procura di Bari sta indagando sull’area di C.da Martucci (luogo delle discariche da 30 anni e delle impianto di produzione di CDR dal 2011) e finora ha portato alla luce rifiuti interrati illegalmente all’esterno delle discariche, sotto tendoni di uva da tavola, e indaga sul sospetto che la nuova discarica di sevizio-soccorso sia stata realizzata senza rispet-
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
tare le norme di sicurezza. La stessa Procura ora sta verificando se le acque di falda sono state inquinate. Oltre tutto questo, ci preoccupa la possibilità che la nuova discarica (sotto sequestro giudiziario) abbia ricevuto più rifiuti di quelli previsti, nonostante sia stata realizzata per durare 15 anni e per ricevere 650mila metri cubi di rifiuti (o 700mila o 750mila…?). Siamo portati a pensare che i controlli degli organi tecnici previsti dalla legge sulle aree di discarica non siano stati fatti in modo corretto. Inoltre, perché devono essere i cittadini a pagare il trasporto dei rifiuti da Conversano a Brindisi (con mezzi della stessa Progetto Gestione Bacino Bari Cinque s.r.l.?), se il sequestro è legato ad indagini della magistratura per una possibile inadempienza dell’azienda che ha realizzato l’impianto? >> Se il disservizio è provocato dai comportamenti dell’azienda che ha realizzato e gestisce l’impianto di Martucci, perché non è proprio l’azienda a farsi carico dei maggiori costi di trasporto dei rifiuti? Allora, Assessore Nicastro, la verità è che i disagi sono appena iniziati e dif-
ficilmente si risolveranno. Facciamo notare all’Asserssore Nicastro che la chiusura del ciclo dei rifiuti non si realizza con le buone intenzioni ma con i fatti. Ad oggi nell’ex ATO Bari 5 l’impianto di compostaggio non c’è e il 40-50% dei rifiuti (l’organico) dei Comuni che non fanno la raccolta differenziata spinta finisce in discarica. E per essere ancora più chiari, siamo sommersi dai rifiuti da inviare alla produzione di CDR e agli inceneritori (anche fuori regione), e l’Assessore dice che il ciclo è chiuso. Ma di quale regione parla l’Assessore Nicastro? E il piano regionale dei rifiuti, che doveva essere presentato ad ottobre 2012 che fine ha fatto? E l’osservatorio regionale dei rifiuti si è mai riunito? E i centri per la raccolta dei materiali provenienti da raccolta differenziata che fine hanno fatto? E il conflitto di interessi di chi gestisce la raccolta, il trasporto, lo smaltimento e il recupero energetico dei rifiuti? E Vendola queste cose le sa o fa finta di non vederle?
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Sostenuto dal GAL Terre di Murgia
Progetto BiolKids 2013
i è conclusa il 7 marzo ad Altamura, la fase di formazione del progetto Biolkids, patrocinato dall’Assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, dal CI.Bi – Consorzio Italiano per il Biologico – e sostenuto dal Gal Terre di Murgia. L’iniziativa, curata per la scuola “San Francesco D’Assisi” dalla d.ssa Stefania Barile – referente territoriale per la provincia di Bari - ha c o i n v o l t o , durante l ’ i n c o n t r o d i presentazione, circa 90 tra genitori, alunni ed appassionati di olio extravergine biologico. Durante la presentazione del progetto di educazione alimentare, il Presidente del CI.Bi, dott. Nino Paparella, la coordinatrice di progetto dott.ssa Mariangela Zoga ed il Dirigente Scolastico dott. Tommaso Cardano con l’ausilio del referente territoriale, hanno fornito indicazioni sulla filiera dell’olio extravergine biologico come strumento di valorizzazione e sostegno dell’agricoltura e del territorio. Gli alunni delle classi 5aD e 5aE, con il supporto degli insegnanti Epifania, Indrio, Bongallino e Mero, hanno, con molto entusiasmo e partecipazione, dimostrato il proprio interesse per argomenti quali il rispetto della natura ed il consumo sostenibile. Molto partecipato e vivace è stato, poi, il secondo incontro dedicato all’analisi olfattiva e gustativa. Tutti gli alunni si sono prodigati nella predisposizione dei banchi d’assaggio ed hanno condiviso con interesse e coinvolgimento i momenti di degustazione degli oli proposti e la compilazione delle schede di valutazione predisposte dagli organizzatori del Biolkids. L’esperienza dell’analisi sensoriale dell’olio extravergine bio ha colto nel segno l’intento di fare educazione alimentare ai consumatori di domani, dimostrando, ancora una volta, quanto sia importante far conoscere e sperimentare ai bambini concetti quali sana alimentazione, dieta mediterranea e filiera corta, attraverso la conoscenza dei prodotti del territorio. I due baby assaggiatori prescelti, Nicola Cristallo e Gianpaolo Pepe, fanno parte della Giuria Biolkids - composta da 24 bambini italiani e due coetanei tedeschi della città di Maisach - che si è riunita ad Andria il 15 marzo, data in cui c’è stata la ricorrenza del 50° anniversario della Giornata Mondiale del Consumatore.
La Murgia in una suggestiva immagine di Giacinto Mongelli
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Prossime date da ricordare: 25 marzo la scadenza del bando per il patrimonio rurale
GAL SEB: il 22 aprile la scadenza del bando per le microimprese
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l Gal Sud Est Barese in collaborazione con il Comune di Rutigliano e l’APEO (Associazione Produttori Esportatori di Ortofrutta) è stato tra i promotori dei due tavoli tecnici sul tema “L’INTEGRAZIONE VERSO IL FUTURO: PROTAGONISTA L’UVA DA TAVOLA PUGLIESE tenutisi a Noicattaro e Rutigliano. Sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco di Rutigliano, Roberto Romagno, il presidente del Gal Sud Est Barese, Pasquale Redavid, il presidente di dell’Apeo Giacomo Suglia, la ricercatrice del Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura “Basile Caramia” di Locorotondo, Crescenza Dongiovanni, i docenti alla facoltà di Agraria dell’Università di Bari, Francesco Faretra e Agostino Santomauro e il presidente del Consorzio “Uva di Puglia” Vito Rubino. E’ seguita la proiezione del cortometraggio targato Bayer Cropscience “Si fa presto a dire uva”. C’è tempo invece fino al 22 aprile per gli imprenditori che intendessero iniziare una nuova attività o implementare
GAL Fior d’Olivi s.c.rl.
una esistente. Tra le attività ammesse a finanziamento ci sono quelle legate all’artigianato e ai prodotti tipici, per i dettagli è possibile consultare il bando pubblicato sul sito del Gal Seb. La misura è la 312 relativa al PSR Puglia 2007-2013 – Asse III. Si avvicina la scadenza del bando relativo alla Misura 323 : Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale che è fissata al 25 marzo. Per quanti hanno beneficiato degli aiuti relativi alle misure 311 (az. 1, 2, 3, 4) – diversificazione in attività non agricole e 313 (az. 4,5) - incentivazione delle attività turistiche, si segnala la determina dell’Autorità di Gestione per usufruire di una proroga eccezionale di massimo 6 mesi per completare i lavori ammessi a finanziamento, ma solo in presenza di alcune condizioni documentate.
Dal Comune: indetto bando di gara per rappresentare Terlizzi nel GAL
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ul sito del Comune di Terlizzi è possibile visionare e scaricare l’avviso pubblico (e relativa modulistica) per la presentazione delle candidature per la nomina del rappresentante del Comune di Terlizzi all’interno del GAL Fior d’Olivi s.c.r.l. Il Comune di Terlizzi, infatti, assieme a quelli di Bitonto e Giovinazzo è socio del GAL, la società consortile con l’obiettivo di promozione e sviluppo del territorio, ed, in particolare, di valorizzazione delle risorse rurali. Il bando avrà, pertanto, lo scopo di creare un elenco di soggetti idonei all’incarico di rappresentanti del Comune, nel Consiglio di Amministrazione GAL. I requisiti, le modalità di nomina e i termini sono visionabili all’indirizzo http://www.comune.terlizzi.ba.it, nella sezione ‘Bandi di gara’. Nello specifico, verranno accettate le candidature che perverranno entro e non oltre le ore 12 del prossimo 8 Aprile.
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Seminario Tecnico “La primavera in giardino”
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l giorno 9 marzo alle ore 17.00, presso il Dichio garden center di Matera si è svolto il seminario tecnico dal titolo “La primavera in giardino”, inserito nel programma Giornate Tecniche 2013. Il seminario ha avuto come relatore il dr Tony Sagaria, il quale ha indicato come affrontare la ripresa vegetativa delle piante in giardino dopo i mesi invernali. Un’area verde, dopo i rigori dell’inverno, ha bisogno di essere oculatamente sostenuta attraverso pratiche agronomiche che favoriscono il rigoglio. Alberi e arbusti vanno potati e legati ai tutori, i fiori annuali devono essere messi a dimora nei punti a loro più favorevoli, mentre il prato deve essere concimato correttamente e così tutte le piante. Durante il seminario, il dr Sagaria ha risposto alle domande e curiosità dei presenti per offrire un
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servizio su misura. Agronomo e paesaggista, Sagaria lavora da anni nella progettazione di aree verdi pubbliche e private, è esperto in
giardini pensili e giardini eseguiti con criteri a basso impatto ambientale (Bio-Habitat).
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8 marzo: cresce l’imprenditoria femminile in agricoltura
In Puglia 24.788 le imprese agricole condotte dalle donne
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resce in Puglia il numero di aziende agricole condotte da donne, raggiungendo le 24.788 realtà imprenditoriali. Le imprenditrici risultano capaci di adeguarsi alla richieste del mercato e dei consumatori, cambiando, se necessario, addirittura attività produttiva. Le donne, tra l’altro, stanno portando al settore agricolo una notevole carica di fantasia e innovazione, differenziando spesso servizi e prodotti da offrire ai consumatori”. Il Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, coglie l’occasione fornita dalla ‘festa della donna’ per tracciare un bilancio sullo stato di salute dell’imprenditoria femminile in agricoltura. Nonostante il periodo di crisi strutturale, ad aver registrato una crescita sono proprio le aziende agricole al femminile, salite dell’1,5%. I dati statistici dimostrano che l’occupazione al femminile in agricoltura non è vista come la semplice perpetuazione di una tradizione o, peggio, come un ripiego occupazionale di scarso pregio. “Sono poche le donne impiegate in agricoltura che hanno un genitore che opera nello stesso campo – continua il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio
De Concilio – e ciò vuol dire che non è un lavoro ereditato o un ripiego occupazionale, ma un mestiere scelto. Una scelta portata avanti per reale passione, ma anche per per spirito imprenditoriale. Per una imprenditrice, tra l’altro, l’attività in agricoltura, la cui sede coincide sovente con la residenza familiare, consente di fondere facilmente impegni familiari e professionali”. Le donne che lavorano in aziende agricole, delle quali sono spesso alla guida, dichiarano di percepire una soddisfazione rilevante da tale occupazione. Inoltre, l’agriturismo è donna, così come la vendita diretta. Nell’attività agrituristi-
ca le donne rappresentano circa il 46% del totale e sono in continuo aumento, rappresentando una risorsa importante che conferma scelte di vita e di alta professionalità. Sono il filo che unisce tradizione e innovazione, la famiglia con l’imprenditoria femminile. L’aumento del numero delle donne ai vertici delle aziende agrituristiche o impegnate nella vendita diretta, come dimostrato dalla grande partecipazione a Mercati, Agriturismi e Botteghe di Campagna Amica, fotografa la capacità delle imprenditrici di affacciarsi in modo concreto e nuovo all’agricoltura multifunzionale.
Minimo dal 2008
Crisi: - 22 % credito ad aziende agricole
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l credito agrario erogato alle aziende agricole ha subito un taglio del 22 per cento nel 2012 con il valore delle erogazione sceso al livello più basso dal 2008. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea dalla quale si evidenzia che nel 2012 è stato erogato un monte-crediti all’agricoltura di 2,11 miliardi di euro, contro i 2,73 miliardi circa registrati nel 2011. L’effetto credit crunch si fa sentire anche nel settore agricolo dove calano i finanziamenti e aumentano le sofferenze con 16207 imprese in difficoltà e uno stock di 4,2 miliardi di sofferenze. Nel primo periodo del
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2013 si è osservato un trend rialzista delle sofferenze, con l`incidenza dei finanziamenti in default verso il 10 per cento e picchi del 25 per cento in alcune aree” ha affermato Roberto Grassa direttore generale di CreditAgri Italia, consorzio fidi della Coldiretti. C’e’ ancora voglia di investire ma dall`inizio 2013 - ha concluso Grassa - si è verificato un netto rallentamento della gestione dell`iter istruttorio presso le maggiori banche attive nel settore del credito agrario, con un preoccupante blocco dei processi di investimento, in particolar modo legati ai rinnovi degli impianti e macchinari”.
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L’ulivo al centro del dialogo interculturale
Progetto “Talking Lands: Apulia – Greece” a Monopoli
di Paola Dileo
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econda edizione per il progetto “Talking lands: Apulia – Greece”, finanziato nell’ambito del Programma di Cooperazione Territoriale Transfrontaliera Grecia - Italia 2007-2013. Coinvolti per l’Italia i comuni di Monopoli (capofila), Fasano, Grottaglie, il Teatro Pubblico Pugliese, per la Grecia Region of Ionian Island, Region of Western Greece, Comune di Parga. Diversi gli eventi in corso a Monopoli per rafforzare il dialogo interculturale. Al centro dello scambio di esperienze fra le due terre una varietà di temi, fra quelli privilegiati c’è l’olivicoltura, per il ruolo strategicamente rilevante assunto nell’economia, nella storia e quindi nella cultura di questi popoli del Mediterraneo. Un percorso sensoriale ha celebrato l’ulivo e il suo prelibato nettare, evidenziando le analogie e le differenze tra Italia e Grecia. L’evento ospite del Castello Carlo V lo scorso 12 marzo, è stato promosso dall’Ass. Terra Sud di Monopoli grazie alla fattiva collaborazione dell’Ass. I Presidi del libro, sempre di Monopoli e dell’Istituto Alberghiero di Castellana Grotte. “Questa iniziativa è la conferma che il mondo agricolo può entrare dalla porta principale in un evento culturale, spesso relegato ai margini per ingiustificati motivi – ha esordito Mimmo Lavacca per Terra Sud - . Infatti Achille Chillà, studioso della storia e delle tradizioni contadine pugliesi, nel suo intervento ha evidenziato come la coltura dell’ulivo sia inscindibilmente legata alla storia dei luoghi e in particolare della nostra regione. “Si tratta – ha spiegato - di un rapporto di carattere economico ma prima ancora amorevole che risale a tempi remotissimi. Degli uliveti pugliesi ne parlano i latini Plinio il Vecchio, Catone, Flacco. Sicuramente la superficie ulivetata in epoca romana era più ridotta rispetto a quella più tarda. Ma già nel Neolitico era presente la versione spontanea, l’oleastro. Con l’espansione araba nel Me-
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diterraneo si registra una maggiore diffusione dell’ulivo in Puglia. Dobbiamo attendere invece il XIII sec., come confermano alcune citazioni nei documenti, per i primi innesti sugli ulivi selvatici. Dall’età romana fino al 1950 – anno della riforma agraria - prevalente era il latifondo, vescovi e nobili davano in fitto le terre ai contadini per i miglioramenti fondiari. Quindi solo dopo il 1950 questa categoria sfruttata per secoli, potrà avere la propria disponibilità di terre, ma a quel punto la nascita dei poli industriali produce come effetti la trasmigrazione e il conseguente abbandono delle terre per l’industria. Ancora oggi- lamenta Chillà - ad eccezione del compiacimento estetico, manca un pianificazione economica e politica rispetto ad una risorsa che ha ancora molto da raccontare e da offrire”. Un riferimento è andato al turismo rurale che stenta a decollare , quasi avesse potenzialità residuali, invece si è ricordato, i caratteristici frantoi ipogei meritano percorsi di visita e la giusta valorizzazione. Vasillis Kamvisis, elaiochimico, capo panel Ass. Produttori Greci, ha illustrato le peculiarità dell’olivicoltura greca.”Il rapporto della nostra terra con l’ulivo risale a tempi molto lontani – ha spiegato - . Alcuni reperti fossili dell’oleastro rinvenuti nell’isola
di Santorini e datati al carbonio-14 sono risultati del Paleolitico. L’ulivo in Grecia era ritenuto una pianta sacra, nel 2500 a.C. chi tagliava o sradicava uno di questi esemplari era condannato a morte. Le prime coltivazioni risalgono al Neolitico, mentre è attestata la presenza di un antico frantoio vicino ad Atene, del 4000 a.C. “. La Grecia oggi rappresenta il 3° produttore al mondo di olio d’oliva, con una produzione media annua di 420.000 t.. Esporta il 60% della sua produzione all’Italia – il primo Paese ad importare olio greco seguito dalla Germania – . L’80% della produzione olivicola greca è rappresentato da olio extravergine. “Il nostro sistema di coltivazione – ha evidenziato Kamvisis – non è di tipo intensivo perché il territorio è prevalentemente montuoso. Persistono varietà tradizionali, venti sono quelle più diffuse, che raggiungono due metri d’altezza circa. I nostri oli sono generalmente equilibrati e dolci ad eccezione di quello della koroneiki dal retrogusto più agressivo”. Rilevante in Grecia anche la produzione di olive da mensa: 2° paese esportatore , dopo la Spagna in UE, che detiene complessivamente il primato produttivo mondiale con il 32,47%. Infine Giorgio Cardone direttore di Chemiservice, anche capo panel dell’Ass. Meridiowww.foglie.tv
nale di Estimatori e Degustatori di Olio d’Oliva si è soffermato brevemente sulle specificità dell’olio italiano e pugliese:“Come in Grecia anche in Italia l’olivicoltura continua ad avere un ruolo determinante per l’agricoltura. La coltivazione interessa molte regioni della nostra penisola, ciascuna legata a varietà tipiche. Infatti il patrimonio olivicolo nazionale annovera complessivamente 250 cultivar. Ogni regione o provincia produce il suo olio con caratteristiche organolettiche differenti, alcuni più piccanti e amari altri più dolci e delicati. In Puglia per esempio, ogni provincia esprime sensazione olfattive e sapori differenti. Se da un lato l’olivicoltura resta importante per la nostra economia, molti giovani stanno abbandonando la terra perché gratifica poco. In agricoltura è in atto una smobilitazione con gravi ripercussioni sul paesaggio rurale, perché agricoltura è anche difesa del territorio”. Una tendenza che preoccupa il nostro Paese, la Grecia e non solo.
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gricoltura
Strategie di concimazione fogliare per il miglioramento qualiquantitativo dell’oliveto da olio: primi risultati sperimentali Introduzione Il mondo agricolo richiede sempre più soluzioni tecniche che siano in grado, da un lato di fornire produzioni di buon profilo quali-quantitativo e dall’altro siano in linea con le esigenze di sostenibilità ambientale ed economica. Per quanto concerne la coltura dell’olivo da olio, uno degli aspetti poco scandagliati è quello della fertilizzazione per via fogliare, attuata innanzitutto con lo scopo di completare l’effetto dei concimi applicati al suolo. Inoltre, sono carenti in letteratura informazioni di sperimentazioni che abbiamo affrontato la possibilità della fertilizzazione fogliare, al fine di migliorare lo stato nutritivo delle piante di olivo al punto da renderle anche meno suscettibili agli attacchi parassitari. Tra l’altro, sono anche poche le indagini eseguite per mettere in risalto strategie che combinino, nei trattamenti, gli antiparassitari con i concimi fogliari. Scopo della sperimentazione Sono noti dalla letteratura scientifica gli effetti del potassio, dell’azoto e del magnesio sugli equilibri eco-fisiologici delle piante di olivo. In particolare, il potassio risulta in grado di innalzare la resistenza alla siccità ed alle alte temperature, mentre al magnesio viene riconosciuto la capacità di influire positivamente sull’inoleazione, in conseguenza dell’ottimizzazione dei processi fotosintetici. Per quanto riguarda l’azoto, poi, la sua distribuzione nelle fasi dell’accrescimento delle drupe, quando queste sono ancora verdi, ben si inserisce in un contesto di miglioramento della fotosintesi, in quanto costituiscono anch’esse un “laboratorio” fotosintetico. Scopo della sperimentazione è stato proprio quello di “progettare strategie di concimazione fogliare”, pianificate utilizzando fertilizzanti contenenti soprattutto i tre elementi sopra citati, attuate negli stadi fenologici in cui le piante potessero avvantaggiarsi il più possibile; naturalmente, i fini preposti sono stati quelli di migliorare la produzione sotto il profilo quali-quantitativo
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e di verificare gli eventuali effetti sinergici concernenti lo stato fitosanitario delle piante. Materiali e metodi Nell’annata 2011 - 2012 sono state effettuate due prove sperimentali, in due oliveti situati rispettivamente in agro di Andria (BAT) e Corato (BA), che presentano le caratteristiche ordinariamente rinvenibili nelle aree tradizionalmente olivicole nella quale sono collocati. Entrambi gli oliveti, condotti in irriguo, erano composti da piante di cv Coratina di circa quarant’anni, anche se in diverse condizioni vegetative e sanitarie. In particolare, l’oliveto sito in agro di Andria era composto da piante poco vigorose, anche in conseguenza di una conduzione agronomica e fitosanitaria estensiva; al contrario, l’altro oliveto si presentava in ottimali condizioni vegetative e sanitarie, grazie soprattutto ad un maggiore e continuato apporto di fertilizzanti di base dati al terreno. In entrambe le località, sono state provate tre strategie di fertilizzazione fogliare, specificate nel prospetto 1 nel quale sono anche indicate le dosi dei formulati utilizzati e le epoche dei trattamenti, insieme ad un test di confronto non trattato. In particolare, ciascuna delle tre strategie si differenziava per la presenza/assenza del Physio Mg, dell’Engros e del Madura K, distribuiti in diversi momenti del ciclo colturale, con gli scopi di dare rispettivamente un contributo all’incremento della resa in olio, all’accrescimento della vegetazione e della produzione di olive, ed alla resistenza agli stress idrici; inoltre, le tre strategie comprendevano alcune componenti comuni, come il Fosfito Pro, il Physio B-Zn ed il Protiram Bio5 distribuite con gli stessi dosaggi e nelle stesse fasi, ed altre sempre comuni, quali il Madura K e lo Zolfo Pro, ma applicate in fasi vegetative differenti dell’olivo. La scelta dell’impiego del Fosfito Pro, del Protiram Bio5 e dello Zolfo Pro è stata fatta anche per consentire l’incremento delle difese endogene delle piante di olivo alle comuni avversità fitopatologiche. Nel prospetto 2 sono
elencate le componenti dei fertilizzanti scelti per le prove. I trattamenti sono stati eseguiti utilizzando una botte atomizzatrice che distribuiva 1.000 l/ha di soluzione. Lo schema sperimentale utilizzato è stato quello della randomizzazione completa, replicando ciascuna strategia per tre volte. L’area parcellare era costituita ciascuna dalla superficie ricoperta da un filare di 30 piante. Al momento della raccolta, avvenuta il 12 dicembre 2012 ed il 16 gennaio 2013 rispettivamente nella prova di Andria e di Corato, è stata quantificata la produzione di drupe. Successivamente, in laboratorio si è provveduto alla misurazione delle principali componenti produttive e della resa in olio, effettuata quest’ultima da un laboratorio accreditato secondo il protocollo previsto nell’Allegato XV del Reg. CEE 2568/1991. Nel corso della sperimentazione sono stati anche effettuati rilievi visivi al fine di monitorare lo stato vegetativo e le condizioni fitosanitarie delle piante di ciascuna strategia; tali rilievi stanno continuando e dureranno fino all’inizio della prossima ripresa vegetativa. I dati ottenuti, previa loro trasformazione in percentuali di incremento rispetto al testimone non trattato, sono stati sottoposti all’analisi della varianza, confrontando le medie con il test di Duncan. Nel presente lavoro sono stati riportati e commentati soltanto i risultati considerati significativi e/o più interessanti. Risultati - Prova di Andria La produzione media di drupe della prova è risultata pari a 15,5 kg/pianta, variando tra un massimo di 18,8 Kg riscontrato nelle parcelle della strategia 2 ed un minimo di 14,3 Kg registrato nel testimone non trattato. La resa in olio determinata in laboratorio è stata mediamente del 20,0 %, con un range tra il 26,0 ed 19,0 %, misurato rispettivamente nella strategia 2 e nel non trattato. Per quanto concerne le singole stratewww.foglie.tv
gie, per la numero 2 sono stati annotati incrementi nella produttività e nelle rese in olio i cui valori, pari al 18,5 ed all’8,6 %, sono apparsi statisticamente più elevati rispetto alle altre strategie poste a confronto (fig. 1) . Relativamente al peso ed al volume della polpa, ed al rapporto polpa/nocciolo, misurato sia in peso sia volume, gli aumenti medi più alti, sono stati rilevati nelle olive raccolte nelle unità sperimentali della strategia 2, con valori risultati pari rispettivamente al 20,5 - 25,5 - 54,4 e 98,7 %; seguono i dati della strategia 3, con incrementi in ordine uguali al 17,2 - 15,8 40,9 e 77,8 (fig. 2). - Prova di Corato Nella prova condotta in agro di Corato è stata registrata una produzione media di drupe di 41,1 Kg/pianta; in particolare, il massimo si è avuto nelle parcelle della strategia 2 con un valore pari a 44,0 kg/pianta, mentre il minimo è stato misurato per il testimone con 38,0 Kg/ pianta. Per quanto concerne la resa in olio determinata in laboratorio, la media è risultata pari al 26,3 %, con variazioni comprese tra il 26,5 ed il 24,3 %, registrate per la strategia 2 ed per il test. L’incremento di produzione di drupe più alto (18,4 %) è stato calcolato per la strategia 2 (fig. 3), seguito da quello dei trattamenti 1 (15,8 %) e 3 (14,5 %). Per la resa in olio, l’aumento più significativo si è avuto nelle parcelle della strategia 2, che hanno fatto registrare un valore medio pari al 6,8 %, mentre per le strategie 3 ed 1 sono stati riscontrati dati medi uguali rispettivamente al 4,1 ed al 3,0 %. L’aumento del peso e del volume della polpa si è attestato nella strategia 2 su valori, N°5 - 15 marzo 2013
pari a 16,9 e 9,6 %, risultati significativamente superiori a quelli registrati per le altre due strategie testate (fig. 4). Conclusioni I risultati conseguiti si prestano alla formulazione di alcune considerazioni conclusive che, naturalmente, abbisognano di ulteriori verifiche sperimentali. Pur tra le constatate differenze degli oliveti sede delle prove, tutte le strategie sono state in grado di incrementare sia i parametri produttivi che qualitativi, rispetto al testimone non trattato. In particolare, quella composta con l’Engros e con il Physio Mg (n. 2), è apparsa quella migliore tra le strategie messe a confronto, in quanto in grado di incrementare in modo abbastanza consistente sia la produzione di drupe per pianta, incremento giustificato anche dalla misurazione dei relativi parametri biometrici, sia la resa in olio. Tali incrementi sono da accreditare verosimilmente all’azione dell’Engros, per il contributo fornito dall’azoto all’accrescimento delle piante e delle drupe, ed a quella del Physio Mg, che ha consentito una maggiore resa in olio. In definitiva la strategia n. 2 è quella che ha mostrato di centrare meglio delle altre gli obiettivi preposti nelle due prove, in quanto ha permesso un discreto miglioramento quali-quantitativo della produzione di olive. Relativamente allo stato vegetativo ed agli aspetti fitosanitari delle piante di olivo, che continueranno fino all’inizio della nuova stagione olivicola, le prime valutazioni eseguite hanno fatto rilevare per tutte le strategie provate un certo miglioramento rispetto al testimone non trattato, molto probabilmente dovute alla stimolazione delle difese endogene
Figura 1 - Oliveto di Andria: Effetti delle diverse strategie di concimazione fogliare sugli incrementi di resa e produzione di drupe rispetto al testimone. I valori non aventi alcuna lettera in comune sono significativamente differenti allo 0,05 P (Test di Duncan).
Figura 2 - Oliveto di Andria: Effetti delle diverse strategie di concimazione fogliare sugli incrementi di alcuni parametri biometrici delle drupe. I valori non aventi alcuna lettera in comune sono significativamente differenti allo 0,05 P (Test di Duncan).
Figura 3 - Oliveto di Corato: Effetti delle diverse strategie di concimazione fogliare sugli incrementi di alcuni parametri biometrici delle drupe. I valori non aventi alcuna lettera in comune sono significativamente differenti allo 0,05 P (Test di Duncan).
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delle piante. Infine, occorre evidenziare come tutte le strategie provate si possono ben inserire nella normale conduzione delle pratiche di difesa dalle principali avversità biotiche, senza perciò determinare un aumento dei costi di distribuzione, in quanto le applicazioni coincidono con i momenti in cui eseguire i
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tradizionali interventi antiparassitari; tra l’altro, la combinazione tra le strategie di fertilizzazione e quelle di difesa possono sviluppare effetti sinergici. Prof. Pasquale Montemurro Per. Agr. Cesare Lasorella Dipartimento di Scienze Agro-ambientali e Territoriali Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari
Figura 4 - Oliveto di Corato: Effetti delle diverse strategie di concimazione fogliare sugli incrementi di alcuni parametri biometrici delle drupe I valori non aventi alcuna lettera in comune sono significativamente differenti allo 0,05 P (Test di Duncan)
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Presentato a Milano il Libro Bianco di AIIPA e Federfarma Milano
Come utilizzare correttamente gli integratori alimentari
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IIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari – Gruppo “Integratori Alimentari e prodotti salutistici”) e Federfarma Milano, associazione dei titolari di farmacia del capoluogo lombardo, hanno presentato un Libro Bianco sugli Integratori Alimentari, nato con l’obiettivo di fare chiarezza in tema di integratori alimentari e corretto utilizzo. Gli integratori alimentari infatti sono sempre più diffusi tra le abitudini alimentari degli italiani, accreditandosi, in questi ultimi anni, come uno tra i segmenti di mercato più in crescita, ma anche e soprattutto in costante evoluzione. Elaborato da un Comitato Scientifico di esperti della comunità scientifica (vedi di seguito), il libro è stato presentato al pubblico nell’ambito di “Fai la Cosa Giusta - Fiera nazionale del Consumo Critico e degli Stili di Vita Sostenibili” tenutasi nei padiglioni di Fiera Milano City. L’elaborazione condivisa di questo testo costituisce, da un lato, una base per la corretta comunicazione sugli integratori alimentari sia per i farmacisti che per i consumatori. Il Libro bianco in particolare approfondisce il quadro normativo delineato dalla direttiva
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europea 2002/46/CE e dal suo recepimento in Italia (DGL 169/2004), il tema della pubblicità e della corretta informazione, con un focus sulle indicazioni sulla salute previste dal Regolamento 1924/2006, e fa chiarezza su alcuni dei più diffusi “luoghi comuni”. “Siamo felici che questa collaborazione abbia dato vita a uno strumento che ci auguriamo essere di reale supporto al counselling del Farmacista e di aiuto al consumatore per fare scelte sempre più consapevoli per il proprio benessere – ha dichiarato Anna Paonessa, Responsabile del Gruppo “Integratori Alimentari e prodotti salutistici” di AIIPA - L’evento di oggi si inquadra perfettamente nella missione di AIIPA, che è quella di favorire lo sviluppo di questo mercato in un quadro normativo in linea con l’evoluzione delle conoscenze scientifiche, e che risponda alle aspettative degli operatori, fermo restando i più elevati standard di tutela del consumatore”. Oggi più che mai il farmacista è chiamato a svolgere un ruolo di primo piano nel consiglio e nel supporto alla scelta dell’integratore alimentare più adatto alle esigenze di benessere del proprio cliente. “Il panorama attuale nel campo degli
integratori alimentari diventa sempre più vasto sia dal punto di vista legislativo sia in termini di offerta di prodotti – ha commentato Paolo Vintani, Vice Presidente Federfarma Milano - In questo contesto diventa praticamente indispensabile la figura del farmacista come riferimento del cittadino per guidarlo in una scelta consapevole”. Il Libro Bianco è scaricabile sul sito di AIIPA http://www.integratoriebenessere.it/ sia su quello di Federfarma Milano http://www.federfarmamilano.it. Il Comitato scientifico che ha elaborato il documento è composto da alcuni dei più autorevoli esperti della comunità scientifica: Prof. Anna Arnoldi (Facoltà di Medicina, Università degli Studi di Milano); Prof. Fabio Fiorenzuoli (Direttore Centro di Medicina Integrativa, AOU Careggi); Dr.a Vitalia Murgia (docente presso la Scuola di Specializzazione in pediatria, università di Padova); D.ra Anna Paonessa, responsabile del Gruppo “Integratori Alimentari e prodotti salutistici”di AIIPA); Prof. Giovanni Scapagnini, Biochimico Clinico presso l’Università del Molise); Dottor Paolo Vintani, Vicepresidente Federfarma Milano.
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Mezzo miliardo di sequestri nel 2012
La crisi spinge le frodi a tavola
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on la crisi aumenta il rischio frodi a tavola con l’utilizzo di ingredienti di bassa qualità per ridurre i costi mentre oltre un certo limite sul cibo non è possibile risparmiare se non si vuole mettere a rischio la salute. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento ai recenti scandali alimentari, dalla carne di cavallo alle cappesante, nel sottolineare che le frodi alimentari scoperte in Italia hanno portato complessivamente al sequestro di quasi 20 milioni di chili di prodotti alimentari e bevande per un valore di 468 milioni di euro nel 2012, sulla base dell’ottima attività svolta dai carabinieri dei Nas. Le preoccupazioni, riguardano anche il fatto che l’Italia è un forte importatore di prodotti alimentari, con il rischio concreto che nei cibi in vendita vengano utilizzati ingredienti di diversa qualità come il concentrato di pomodoro cinese, l’extravergine tunisino, la cagliata di latte della lituania o il prosciutto olandese
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di Donato Fanelli
spacciato per nazionale. I prodotti alimentari piu’ colpiti dalle frodi sono stati farine, pane e pasta (16 % in valore del totale sequestrato), quello della carne e degli allevamenti (11%), latte e derivati (8 %), vini e alcolici (5%). Va precisato peraltro che ben il 31 % del valore dei sequestri riguarda la ristorazione con la chiusura dei locali. Gli ottimi risultati dell’attività investigativa confermano che tra Agenzie delle Dogane, Nas dei Carabinieri, Istituto Controllo Qualità, Capitanerie di Porto, Corpo Forestale e Carabinieri delle Politiche Agricole, Asl, ai quali si aggiunge l’attività degli organismi privati, l’Italia puo’ contare sul primato comunitario in materia di scurezza alimentare grazie alla piu’ estesa rete di controlli. Un impegno che va sostenuto stringendo le maglie troppo larghe della legislazione comunitaria con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti per garantire trasparenza negli scambi commerciali, agevolare l’attività ispettiva e
difendere i consumatori ed i produttori dal rischio di frodi ed inganni.
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