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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE
N° 7 • 15 Aprile 2015
WATERLOO
Il vergognoso embargo francese su 102 specie vegetali pugliesi nuova tappa dell’affaire xylella
agricoltura Speciale Melicoltura: La coltura del melo in Trentino Alto Adige
agroalimentare “Oasi” la fiera dell’olivo: a Bari dal 24 al 26 aprile L’Atlante geografico del food made in Italy nel mondo Xylella fa la sua comparsa in Francia. Su una pianta di caffè arrivata dal Sudamerica attraverso l’Olanda La Xylella ha fatto la sua comparsa in Francia, dove il batterio è stato individuato vicino Parigi, nel mercato all’ingrosso di Rungis, su una pianta di caffè arrivata dal Sudamerica attraverso l’Olanda. A nulla vale, dunque, l’embargo di 102 specie vegetali imposto dai transalpini ai vivaisti del Salento.
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N°6 - 1 APRILE 2015
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Def: piano di promozione straordinaria per made in Italy agroalimentare
15 APRILE 2015 - n. 7 - Anno 10
Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE
Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione
Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Giuseppe Perrotta, Paola Dileo, Angelo Marazia, Loredana Grassi, Nica Ruospo, Pasquale Lorusso, Gianni Colaianni, Rino Pavone, Maria Fortino Pubblicità Click On Studio Via Q. Sella, 40 - 70122 - Bari Tel. 080 9755146 www.clickonstudio.it
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iano per la promozione straordinaria del Made in Italy e attrazione degli investimenti in Italia nel Documento di Economia e Finanze entrato in Cdm. Previsto per febbraio 2016 il Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l’attrazione degli investimenti in Italia30. Per la sua realizzazione sono stati stanziati 260 milioni. Il Piano si prefigge i seguenti obiettivi: - Incrementare il volume dell’export, espandendo la presenza internazionale, in particolare nei Paesi in cui il potenziale è maggiore. Si punta ad incrementare i flussi di export di beni e servizi di circa 50 miliardi entro il triennio. - Aumentare il numero complessivo delle imprese esportatrici, trasformando le aziende potenzialmente esportatrici in esportatrici abituali. Negli ultimi anni il numero medio di imprese che operano con l’estero si è aggirato intorno alle 200.000: nell’ambito di tale numero, si ritiene che potrebbe crescere di circa 20.000 unità il numero delle imprese stabilmente esportatrici (tra le 70.000 circa che ne hanno le potenzialità). Cogliere le opportunità legate alla crescita della domanda globale e all’incremento della classe media nei mercati emergenti, sempre più orientata verso modelli di consumo più vicini al modello di specializzazione produttiva dell’export italiano. Si stima una crescita della classe media mondiale di circa 800 milioni di persone nei prossimi 15 anni. - Accrescere la capacità di intercettare investimenti esteri; si punta
Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264
ad ottenere 20 miliardi di dollari di flussi aggiuntivi. Iniziative di supporto alle PMI - Potenziamento grandi eventi fieristici nazionali, per valorizzarne sia la funzione di vetrina del Made in Italy, sia l’efficacia nella finalizzazione di business. - Piano di promozione in collaborazione con le principali catene distributive mondiali per sostenere l’ingresso dei prodotti italiani senza brand internazionale - Comunicazione: Strategia d’attacco per i mercati prioritari con una campagna intensiva di sensibilizzazione e di advertising tramite i media tradizionali e quelli più innovativi (social network e blog) - Segno distintivo unico dell’agroalimentare italiano e altri interventi in occasione di Expo 2015 - Piano di valorizzazione delle produzioni di eccellenza - Attività promozionali ad ampio raggio, soprattutto in favore delle produzioni agricole ed agroalimentari, anche a tutela dei marchi e delle certificazioni di qualità ed origine. - Piano di comunicazione contro l’Italian Sounding in sinergia con i consorzi di tutela e le associazioni di produttori agroalimentari e vitivinicoli DOP ed IGP. - Roadshow per contribuire – in collaborazione con le associazioni imprenditoriali e le Camere di commercio – alla conoscenza degli strumenti a sostegno dell’internazionalizzazione, anche predisponendo specifici percorsi formativi per stimolare le capacità d’internazionalizzazione delle PMI.
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Seguite
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ommario
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speciale melicoltura
editoriale
5 made in Italy agroalimentare
Def: piano di promozione straordinaria
SPORT
10 Correndo tra i Vigneti
16 Accorpamento della Forestale
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L’Intervento di Fara, Presidente dell’Eurispes La posizione di Acli Terra Errore intervenire sul Corpo Forestale il nuovo sito di Foglie Il mondo agricolo e rurale in primo piano
N°12 - 1 luglio 2014
In Trentino Alto Adige
progetto fooding
agroalimentare
19 Focus su pratiche d’assaggio
20 DISCOVERY FOOD
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Valorizzazione prodotti agroalimentari SOCIAL AND FRUGAL INNOVATION Oreegano
emergenza xylella
Sport e Valorizzazione del Territorio
AGRICOLTURA
8 La coltura del melo
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EXPO 2015
22 food made in Italy
12 La Francia blocca le piante pugliesi 23
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Ue come Ponzio Pilato minaccia per l’economia pugliese Dall’embargo francese CIHEAM:“batterio mai giunto Riceviamo e pubblichiamo Anve con Martina a Lecce Rafforzare la ricerca e l’unità del settore
Un corso di conoscenza dell’olio Le Cantine di Puglia Viaggia in Puglia con #itipicidipuglia
Una risposta alla domanda mondiale Focus Export L’atlante geografico del food made in Italy
eventi
29 Cinema,tv e arte
arTVision al Festival del Cinema Europeo Trofeo Bonsai Città di Matera Festa della Natura
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peciale
elicoltura
Uno sguardo dietro le quinte di una realtà produttiva famosa
La coltura del melo in Trentino Alto Adige
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n questi giorni si ripeterà uno spettacolo che da decine di anni affascina migliaia di persone: la fioritura dei meli in Trentino Alto Adige. Migliaia di ettari si trasformano in un mare di delicati petali bianchi e rosati e nell’aria si spande un delicato profumo di rosa. La melicoltura in queste valli non ha solo aspetti poetici ed i dati produttivi lo confermano: 30.000 ettari coltivati per una produzione che supera 1,5 milioni di tonnellate ogni anno. Circa il 70% della produzione di mele italiane e il 15% di quella EU. Un fatturato di oltre 900 milioni di euro. Produzione e turismo sono strettamente legati: qui si è veramente riusciti a creare una sinergia. Il turismo deve molto alla bellezza del territorio che attira in modo costante turisti da tutta Europa e l’agricoltura si avvantaggia del flusso turistico perchè molti agricoltori hanno, come seconda fonte di reddito, piccole attività quali agriturismo, piccoli ristori, vendita di prodotti tipici. La coltivazione del melo in Trentino Alto Adige ha tradizioni molto antiche, si è diffusa verso la fine del 1800 ma è solo a partire dal secondo dopoguerra che ha assunto un carattere professionale. Analizziamo più da vicino alcune caratteristiche della melicoltura. Innanzi tutto la struttura delle aziende: la superficie media è di 2,5 ha (ma il 40% non raggiunge 1 ha). Se a questo aggiungiamo il fatto che il costo medio di un ettaro di terreno oscilla tra i 300 e 500.000 euro/ha, si comprende come l’attività non possa essere sostenibile dal punto di vista economico. Questo ostacolo è stato superato qualche decennio fa grazie alla creazione di cooperative di raccolta e conservazione delle mele che, a loro volta, si sono unite in poche cooperative di secondo grado che si occupano della commercializzazione delle mele e della promozione del marchio. In queste zone sono nati marchi conosciuti a livello internazionale quali Melinda,
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di Markus Hahn
Marlene e Val Venosta. Molto del successo di questa struttura organizzativa si deve alla lungimiranza dei politici locali che per anni hanno stimolato l’aggregazione delle strutture cooperative allo scopo di ottimizzari i costi di gestione. A titolo di
esempio, la riduzione del numero delle sale di lavorazione delle mele: sono state concentrate in alcune strutture che lavorano su più turni. Gli amministratori locali hanno poi creato due strutture di consulenza e ricerca: il Centro di Consulenza per
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la frutticoltura altoatesina, il Centro di Sperimentazione di Laimburg e la Fondazione Mach che, con decine di ricercatori e tecnici agronomi, effettuano ricerche sulla fisiologia del melo, monitoraggio delle malattie fungine e degli insetti dannosi fornendo assistenza tecnica alle aziende agricole sia per la difesa che per la gestione agronomica. La melicoltura in queste zone ha raggiunto livelli di specializzazione elevatissimi. Il melo è coltivato dai 200 ai 900 m di altitudine. Anche l’innovazione varietale è molto intensa. La varietà maggiormente coltivata è Golden Delicious, ma l’assetto varietale è abbastanza diversificato (grafico) e comprende anche alcune varietà cosidette “club” ossia varietà con un marchio (e gravate di royalties) per le quali esiste un’organizzazione che si occupa della commercializzazione e, con notevoli investimenti in termini di comunicazione, della promozione. In Trentino Alto Adige i livelli produttivi dei meleti hanno raggiunto punte massime di 700 quintali/ha con una media di circa 600 quintali (variabile in funzione della varietà e localizzazione) e questo non a discapito della qualità: oltre il 90% viene venduto per il consumo fresco e solo il 10% è destinato alla lavorazione industriale per la produzione di succhi e concentrati. Fare il melicoltore in Trentino Alto Adige significa possedere non solo un elevato grado di specializzazione ma anche affrontare notevoli investimenti. Un nuovo impianto (tra materiali, piante e manodopera) costa circa 40.000 euro/ha che possono salire a 60-70.000 euro/ha nel caso si preveda un impianto antigrandine. Un meleto ha una vita media di circa 15 anni. La manodopera è una delle voci più importanti: tra potatura, gestione a verde, difesa e raccolta sono necessarie almeno 700 ore/ha/anno di lavoro. Volendo fare un bilancio completo (considerando dunque tutte le voci, quali la remunerazione dell’agricoltore, gli ammortamenti delle macchine, benefici fondiari, ecc) produrre un kg di mele costa circa 0,45 euro. La melicoltura non è certo rimasta immune dalla crisi economica e dei consumi che ha colpito tutta Europa. Anche qui gli effetti si sono fatti sentire. N°7 - 15 APRILE 2015
Fino a qualche hanno fa la PLV copriva abbondantemente i costi di produzione. Negli ultimi due anni il bilancio delle aziende si avvicina al pareggio tra costi e produzione lorda vendibile. Le cooperative e i politici locali sono impegnati per ridurre la frammentazione delle aziende (e quindi ridurre costi macchine), incentivare forme di contoterzismo e ottimizzare ulteriormente i processi di filiera. Anche la collaborazione tra Trentino ed Alto
Adige (impensabile fino a qualche anno fa) sta crescendo, nella consapevolezza che per affrontare un mondo globalizzato solo l’unione fa la forza. Mi piace ricordare una frase pronunciata alcuni anni fa dal direttore del Centro di Consulenza per la frutticoltura altoatesina, il dr.Walther Waldner. Quando un giornalista gli chiese quale fosse la ricetta per il successo della melicoltura altoatesina, il dr.Waldner rispose: “disciplina e cooperazione”.
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La Decima Edizione
Correndo tra i Vigneti: Sport e Valorizzazione del Territorio
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di Antonio Torres
omenica 19 Luglio 2015, con Partenza alle ore 19:00 da Piazza Roma in Adelfia (BA), si terrà la 10ª Edizione della Gara Podistica a carattere Nazionale denominata “Correndo tra i Vigneti” , riservata agli Atleti Tesserati FIDAL, in regola con le disposizioni mediche agonistiche. Organizzata dall’Associazione Sportiva “Atletica Adelfia” coordinata da Antonio Torres, la manifestazione risulta essere l’unico evento in Italia, in ambito sportivo, promosso e patrocinato dal Touring Club Italiano. Lo storico e prestigioso Ente Turistico ha ritenuto l’idea che i partecipanti corrano attraverso i vigneti, come una lodevole occasione per promuovere il turismo nella cittadina barese dalla forte tra-
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dizione agricola. Nata ed ideata per unire l’Uva alla Corsa, “Correndo tra i Vigneti” è infatti studiata per permettere una visibile ed efficace valorizzazione del territorio e soprattutto dell’Uva da Tavola e del suo indotto commerciale. Così da permettere ai tanti partecipanti, che giungono da ogni angolo d’Italia, ed alle loro famiglie, di conoscere la storia di Adelfia, unica nel suo genere, con le sue storie, le sue tradizioni, i suoi dialetti e far comprendere quanto lavoro c’è dietro ogni grappolo di uva, sapientemente curata dalle mani esperte degli agricoltori. Gli atleti partecipanti, lungo i 9,200 km del percorso, disegnato attraverso gli sterminati vigneti che circondano Adelfia, hanno modo di correre a
pochi metri dalla lussureggiante Uva Regina e di poter rientrare a casa con il miglior souvenir che Adelfia possa offrire: uva e vino. Particolarmente curato anche il ristoro a base di prodotti tipici del territorio, per Atleti ed accompagnatori. Esclusivo il Trofeo per il Vincitore: una Scultura in Ferro Battuto a Mano, raffigurante una Vigna, la stessa riproposta sulle t-shirt ufficiali.
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mergenza
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Xylella: Ue come Ponzio Pilato
La Francia blocca le piante pugliesi e la Commissione fa spallucce
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ncredibile che l’UE reagisca come ‘Ponzio Pilato’, facendo ‘spallucce’ al provvedimento con cui il Ministro dell’Agricoltura francese ha decretato il divieto di importazione dalla Puglia di 102 varietà di piante, quando non ha ancora disposto efficaci misure di rafforzamento dei controlli alle frontiere e l’embargo avverso le aree da cui proviene il batterio che sta distruggendo gli ulivi salentini, come ad esempio il sud America e un doveroso periodo di quarantena delle piante provenienti da Paesi extra UE, al fine di bloccare il commercio di materiale vegetale infetto. Pertanto, dall’Olanda possono entrare piante infette, come quelle di caffè che sono state ritrovate nei vivai lombardi. Intanto, ha messo in quarantena da mesi vivai e olivicoltori pugliesi. Ora ci aspettiamo che l’Italia reagisca con altrettanto vigore e grande senso di responsabilità”. Incredulo il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla reazione dell’UE che di fatto ha giustificato la decisione francese di alzare la guardia e chiudere le frontiere. “L’origine e la traiettoria del batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi – continua il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - sono scien-
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tificamente provati: è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam. Subiamo un sistema di regole europee che facilita le importazioni di qualsiasi bene, spesso anche senza le giuste garanzie per i consumatori, mentre
rende difficili, per assurdo, le esportazioni. L’aggravante è che i flussi commerciali continuano e l’Ue ha posto l’embargo ai nostri vivai, ma non ha risolto il problema alla fonte, ovvero realizzando i centri di quarantena fitosanitaria all’ingresso dell’Europa”.
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Il provvedimento del Ministro Le Foll vero attacco al made in Italy
Xylella: dall’embargo francese una minaccia reale per l’economia pugliese
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embargo della Francia su 102 specie vegetali a rischio Xylella rappresenta una minaccia reale per l’economia pugliese e, più in generale, per l’immagine dell’agricoltura italiana. Lo afferma il presidente della Cia Dino Scanavino. Si tratta di una decisione presa unilateralmente da uno Stato Membro al limite delle regole comunitarie -osserva Scanavino- che rischia di innescare un pericoloso effetto domino che andrebbe ad aggravare una situazione già di per sé difficile. Ecco perché -continua il presidente nazionale della Cia- ora più che mai bisogna tenere alta l’attenzione per evitare possibili reazioni a catena e ingiustificati allarmismi nei confronti delle spedizioni pugliesi di altri prodotti oltre alle piante già inserite nel provvedimento del ministro Le Foll. Anche perché l’export della Puglia verso la Francia di uva, agrumi, alberi da frutto, pomodori, piante aromatiche, frutta tropicale vale circa 40 milioni di euro e rappresenta il 14% del totale nazionale. Se poi si aggiungono anche le colture agricole non permanenti (inclusi i cereali) e le piante vive, il valore supera i 60 milioni di euro. Un patrimonio agricolo strategico che non può essere messo a rischio e che deve essere difeso con forza nelle sedi opportune. È urgente quindi -sottolinea Scanavino- che le istituzioni ora intraprendano tutte le iniziative nei confronti delle autorità francesi e comunitarie, per evitare di aggravare un’emergenza sanitaria di proporzioni senza precedenti. Inoltre, è altrettanto urgente l’adozione di misure di sostegno, in ambito nazionale ed europeo, per gli agricoltori che con sacrificio stanno rispettando gli impegni del Piano del commissario Silletti per contrastare il dilagare dell’emergenza e non compromettere la sostenibilità economica delle loro aziende. N°7 - 15 APRILE 2015
A essere in gioco -evidenzia il presidente della Cia- è sia l’economia di un’intera regione che fa dell’agricoltura e dell’olivicoltura la principale leva di sviluppo, sia il valore paesaggistico legato alla presenza di ulivi secolari di inestimabile valore ambientale. Ragionando in prospettiva, infine, deve essere messa in atto una strategia comune che, attraverso un progetto di riforma degli strumenti di
prevenzione e gestione delle crisi, possa consentire agli agricoltori di minimizzare l’esposizione al rischio cui sono soggetti. Le crisi nel settore agroalimentare, siano esse sanitarie, climatiche o di natura commerciale -conclude Scanavino- sono diventate sempre più frequenti e diffuse e le conseguenze sono spesso drammatiche per l’economia di interi territori.
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
CIHEAM: “batterio xylella fastidiosa mai giunto allo Iam Bari”
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l batterio Xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo codiro -che sta infestando gli ulivi ed altre specie vegetali del Salento- non è mai giunto all’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari del CIHEAM. Con la presente comunicazione intendiamo dare, ai media e a tutti gli interessati, un’informazione chiara, precisa ed esaustiva in risposta alle notizie diffuse, in questi giorni, sulla non accertabilità della subspecie del batterio di Xylella fastidiosa oggetto di studio durante il corso COST 873, ospitato da questo Istituto nell’ottobre del 2010. Ri-sulta inequivocabile, dai codici identificativi, propri degli isolati delle tre subspecie di Xylella fastidiosa utilizzate durante il corso in
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questione, che nessuno di essi apparteneva alla subspecie pauca. Le tabelle che riportano i codici identificativi degli isolati oggetto del corso sono, tra l’altro, consultabili sul sito del CIHEAM di Bari - www.iamb.it nella sezione Emer-genza Xylella. A ciò si aggiunga che tali isolati provengono tutti dagli Stati Uniti d’America dove la Xylella fastidiosa subspecie
pauca non è presente (come da lista ufficiale pubblicata sul sito dell’Autorità fitosanitaria statunitense: The 2012 Prioritized Offshore Pest List - APHIS). Precisiamo, inoltre, che l’unico materiale biologico infetto utilizzato durante il corso ri-guardava espressamente due piantine e quattro tralci di vite con il batterio Xylella fastidiosa subspecie fastidiosa che colpisce la vite e non la subspecie pauca oggi presente in Salento. Le porte del CIHEAM restano sempre aperte per la verifica e l’approfondimento di qualsivoglia informazione relativa al caso, così come è già avvenuto, più volte, sia nei confronti del Corpo Forestale dello Stato, delegato dalla Procura della Repubblica di Lecce, sia degli organi di stampa”.
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Rafforzare la ricerca e l’unità del settore di fronte a questa emergenza
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Xylella fastidiosa: Anve con il ministro Martina a Lecce
ECCE - L’ANVE, Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori, ha fatto parte della delegazione che, insieme al ministro Maurizio Martina, si è riunita l’8 aprile scorso presso l’Ufficio Provinciale dell’Agricoltura di Lecce per affrontare il problema relativo all’emergenza Xylella fastidiosa. Il presidente ANVE Marco Cappellini e il vice presidente, Leonardo Capitanio presente all’incontro con il Ministro, condividono le parole di Martina: «L’unico intervento possibile è quello espresso dal piano di emergenza. Io non mi sposterò di un millimetro dal programma del piano perché è la migliore risposta possibile a questa situazione inedita che ci troviamo a dover affrontare». Il Ministro ha fatto chiarezza anche circa le polemiche sorte intorno all’eradicazione degli ulivi: «Inutile dividersi pretestuosamente fra gli amanti degli ulivi e i nemici degli ulivi. E’ la prima volta che una situazione simile si presenta non solo in Italia, ma nell’intero continente. Per questo, non ci sono risposte facili. Dobbiamo affidarci alla scienza e applicare alla lettera il piano, che è il frutto di un lungo studio da parte di numerosi esperti. A questo punto, possiamo pensarla diversamente ma almeno cerchiamo di remare dalla stessa parte». A rappresentare gli esperti all’incontro, la dottoressa Marina Barba, presidente del Comitato tecnico – scientifico internazionale per la Xylella fastidiosa e membro del Comitato tecnico – scientifico di ANVE la quale è rimasta fino a tardi a rispondere alle domande e alle preoccupazioni dei presenti. Sia il commissario Giuseppe Silletti, sia il governatore Nichi Vendola, hanno ribadito l’importanza di lavorare uniti e senza creare psicosi, seguendo il piano nei suoi semplici step. Il Ministro Martina ha annunciato di N°7 - 15 APRILE 2015
essere al lavoro per una deroga alla legge che consenta di utilizzare il fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali che al momento non contempla l’ipotesi dell’emergenza fitosanitaria, quale è l’infezione da Xylella. I tempi di realizzazione non sono chiari, ma Martina assicura una buona riuscita, con la promessa di tornare in Puglia il prossimo mese. A seguito di questo primo incontro istituzionale, ANVE ha partecipato ad un successivo incontro congiunto con altre organizzazioni vivaistiche anch’esse in prima linea per affron-
tare e risolvere la questione Xylella, quali: CIVI Italia – Centro interprofessionale per le attività vivaistiche, Associazione MIVA – Moltiplicatori Italiani Viticoli Associati, Associazione Vivaisti Viticoli del Friuli Venezia Giulia, UNAPROA – Unione Nazionale tra le Organizzazioni di Produttori Ortofrutticoli Agrumari e di Frutta da guscio oltre ad altri imprenditori interessati più che mai a comprendere le dinamiche previste per debellare il batterio e i danni produttivi e commerciali che sta causando.
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gricoltura
L’Intervento di Fara, Presidente dell’Eurispes
“Accorpamento della Forestale alla Polizia, il Governo potrebbe valutare una terza via” “P
roprio in questi giorni, si sono levate numerose e autorevoli voci contrarie all’accorpamento della Forestale alla Polizia: sono scesi in piazza sindacati, associazioni ambientaliste, parlamentari e cittadini per dire “no allo smembramento”:è la riprova di quanto la questione sia vicina anche alla sensibilità dell’opinione pubblica”: così il Presidente dell’Eurispes, istituto di studi politici, economici e sociali, Gian Maria Fara in una missiva indirizzata a “Foglie”. “ Ho quindi espresso preoccupazione e allarme circa la possibilità di far confluire il Corpo forestale dello Stato all’interno della Polizia di Stato, nella prospettiva di una razionalizzazione e riduzione dei costi – continua Fara - ma ho anche indicato una soluzione possibile per ridurre i costi senza perdere competenze, identità ed esperienza. Abbiamo la sensazione che le ipotesi allo studio possano essere il frutto di una visione miope ed esclusivamente contabile. Se prima di diffondere notizie, che hanno come risultato immediato quello di “destabilizzare” e di “mortificare” l’impegno degli operatori, si procedesse ad una seria analisi dei costi e dei benefici di simili interventi, il Governo ne guadagnerebbe in autorevolezza e credibilità. Rinunciare all’organizzata presenza sul territorio e alla radicata esperienza del Corpo forestale dello Stato nella difesa dell’ambiente e delle produzioni agroalimentari, soprattutto in questa fase storica, sarebbe un errore gravissimo che non porterebbe alcun vantaggio a nessuno degli attori in campo e neppure alla collettività – dichiara Fara - Si dirà che l’accorpamento non metterà in discussione l’attività del Corpo che potrà proseguire in forme diverse all’interno di un contesto organizzativo più ampio; ma già quest’apparente semplificazione contiene in sé numerosi elementi
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di complicazione. Infatti, non è detto che la maggiore dimensione produca anche maggior qualità, così come l’esperienza ha mostrato a seguito degli accorpamenti effettuati all’interno del sistema previdenziale. E neppure sono certi i risparmi ove si consideri che la maggior parte della spesa è assorbita dai costi del personale che, di certo, non potrà essere dismesso. Infine, ultima ma non ultima, non va tralasciata la questione dell’identità e della cultura: peculiarità costruite attraverso un percorso centenario che non possono essere svendute per ottenere risparmi che, per il momento, appaiono essere solo virtuali. Di contro, in considerazione del fatto che l’Italia esprime un modello di sviluppo per il quale il comparto agroalimentare-ambientale rappresenta un sicuro volàno di sviluppo economico, sarebbe molto più proficuo
accorpare tutte le strutture che si occupano di ambiente, agricoltura e alimentazione: il Corpo forestale dello Stato, il Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, i Corpi forestali regionali e provinciali delle Regioni e Province a statuto autonomo, le Polizie provinciali, le Direzioni dei parchi, insieme in un’unica struttura specializzata e culturalmente attrezzata con competenze specifiche nel settore: azione che consentirebbe di perseguire, nelle linee del Governo, notevoli risparmi. Ciò darebbe l’immagine – conclude Fara - di un Governo seriamente impegnato in una attività di riqualificazione delle politiche del territorio a difesa degli asset che tutti, in Italia e all’estero, considerano strategici per il nostro Paese».
La posizione di Acli Terra
Un errore grave intervenire sull’autonomia del Corpo Forestale
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er Acli Terra, la riforma della Pubblica Amministrazione, che comporta necessariamente la riorganizzazione delle Forze di Polizia, non deve produrre esiti che disperdano l’autonomia operativa del Corpo Forestale dello Stato e, con essa, le professionalità e le competenze eccezionali maturate in anni di servizio alla tutela dei valori ambientali ed agroalimentari del nostro Paese. «Al contrario - per Zannini, Presidente nazionale di Acli Terra - la riforma può servire a valorizzare, oltre che a riconoscere, esperienze in grado
di presidiare il patrimonio naturale e l’intero territorio, sempre più esposti alla incuria dell’uomo e, non di meno, a quella delle Istituzioni. Un paesaggio come il nostro, un territorio sempre più a rischio di rovine e smottamenti, ha bisogno di essere custodito in maniera sapiente, riconoscendo che disponiamo di una ricchezza insostituibile, in particolare per le biodiversità che essa alimenta, e che, contestualmente, il Corpo Forestale è impegnato quotidianamente nel contrasto delle azioni criminali che ripetutamente ne minacciano l’integrità». www.foglie.tv
Regolamento per la pubblicitá elettorale 2015 su foglie e foglie.tv La Società Editrice G.ED.A. SOC. COOP. comunica che, per le elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale e per le elezioni Comunali 2015, mette a disposizione spazi pubblicitari per la diffusione di messaggi politici elettorali, in conformità delle norme dell’Agcom. Tali messaggi devono riportare la dicitura “Messaggio Politico” o “Pubblicità/Messaggio elettorale” e indicare il soggetto politico committente. Tutto ciò nell’ambito della legge che regolamenta la vendita degli spazi pubblicitari per propaganda elettorale e nel rispetto delle Delibere adottate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni della Repubblica Italiana. In particolare: 1) Gli spazi di propaganda saranno offerti a tutti i partiti, a tutte le liste e a tutti i singoli candidati che ne facciano richiesta; 2) In caso di alleanze, ogni partito sarà considerato in modo autonomo; 3) Le prenotazioni e la consegna del materiale sarà possibile in qualunque giorno fino ad una settimana prima della data delle elezioni;
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4) Per prendere visione delle tariffe degli spazi sul quindicinale cartaceo “Foglie” e sul portale web televisivo “Foglie.Tv” e per richieste di informazioni e di pubblicazione di messaggi di propaganda elettorale a pagamento è necessario contattare la redazione via email: redazione@foglie.tv o via cell: 347.9040264. Per la pubblicità elettorale si applica l’aliquota IVA al 4%. I prezzi saranno fissi e non negoziabili. Non sono previsti né sconti, né diritti d’Agenzia. 5) Sarà cura del committente fornire a G.ED.A SOC. COOP. materiale informativo attraverso l’indirizzo email redazione@ foglie.tv o con consegna diretta
in tempo utile per la realizzazione e personalizzazione dello spazio acquistato 6) Il committente si assume la responsabilità esclusiva (civile e penale) di quanto affermato e dichiarato nello spazio autogestito sollevando la società editrice G.ED.A. SOC. COOP. da ogni responsabilità. Resta comunque la facoltà discrezionale del responsabile di G.ED.A. SOC. COOP. di non pubblicare un messaggio propagandistico chiaramente e palesemente ritenuto diffamatorio e, quindi, contro legge. 7) E’ vietata la pubblicazione e la trasmissione di qualsiasi messaggio elettorale nel giorno precedente (un minuto dopo la mezzanotte) ed in quello stabilito per le votazioni. (esempio: se le votazioni sono previste per la domenica, l’ultimo giorno di trasmissione sarà fino alla mezzanotte del venerdì). 8) Il pagamento dovrà essere effettuato alla firma del contratto e in unica soluzione, a ricezione fattura. Il mancato adempimento del pagamento comporterà automaticamente la mancata accettazione della pubblicazione.
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Focus su pratiche d’assaggio
“Dall’olivo alla tavola”: a Monopoli un corso di conoscenza dell’olio extravergine d’oliva
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n corso per approcciare i consumatori all’analisi sensoriale dell’olio extravergine d’oliva con relative pratiche d’assaggio. Si è tenuto lo scorso 28 marzo presso l’ACAAM a Monopoli, nell’ambito del concorso “Olio di famiglia” dedicato a olivicoltori dilettanti e hobbisti. L’iniziativa promossa da Mimmo Lavacca dell’associazione TerraSud e da CHEMISERVISE, si è rivelata un valido contributo all’acquisto sempre più consapevole del prodotto “olio”, il primo alimento per cui è stato fissato anche un metodo di valutazione e classificazione organolettica: il panel test appunto. In premessa la relatrice dott.ssa Anna Neglia, ha spiegato che è impossibile ottenere un buon olio se la materia prima è scadente, quindi olive surmature e raccolte da terra, o peggio attaccate da patogeni come la mosca, “ogni difetto del frutto si trasmetterà inevitabilmente nell’olio”. Tra i fattori elencati che condizionano il prodotto finale ci sono l’area geografica, le condizioni climatiche, il grado di maturazione, le teconologie di raccolta, tempi e luoghi di conservazione, tecniche di estrazione (continuo, semicontinuo, a presse), igiene e pulizia generale. Nel focalizzare l’attenzione sull’analisi sensoriale si è ribadito il necessario coinvolgimento di 3 sensi: l’olfatto, la vista e il gusto. “Si inizia con l’analisi olfattiva ispirando profondamente con le due narici . Si percepiranno sentori più o meno intensi di erbaceo, aromatico e fruttato. Segue l’analisi visiva basata sulla valutazione della limpidezza, densità e colore. Un olio verde è indice di olive raccolte a inizio campagna”, ha ricordato Neglia. Fondamentalmente un olio d’oliva di qualità, come l’extravergine, ha un profumo gradevole e piacevole. “Quanto all’analisi sensoriale – ha aggiunto la relatrice – è un’arte piuttosto complessa che richiede conoscenze specifiche e tanto allenamento”. Si procede
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di Paola Dileo
assumendo una piccola quantità di olio in bocca, in genere un cucchiaino. Lo concentriamo sulla lingua e inspiriamo l’aria attraverso i denti per riscaldarlo, farlo roteare sull’intero palato per avvertire i retrogusti. Le prime percezioni saranno a seconda dei casi di amaro, dolce e piccante. Occorre definirne anche l’intensità. Contemporaneamente si completa l’analisi con altri sentori, taluni qualificabili come pregi altri come difetti. Tra i primi troviamo: l’AMARO- caratteristico degli oli ottenuti da olive verdi (può essere più o meno gradevole in base all’intensità), il DOLCE – sapore gradevole dell’olio , senza essere zuccherino , in cui non dominano l’amaro, l’astringente o il piccante, ERBA – flavor caratteristico di alcuni oli che ricordano l’erba appena tagliata, FRUTTATO – flavor che evoca il gusto della frutta sana , fresca e matura al punto giusto, FRUTTATO MATURO - di oli dal sapore dolciastro, MANDORLATO – di oli in cui domina il sapore tipo della mandorla fresca o della mandorla secca e sana, MELA – flavor che ricorda questo frutto, PICCANTE -sensazione pungente caratteristica degli oli ottenuti da olive verdi, CARCIOFO - di oli in cui prevale il carciofo verde e fresco, EQUILIBRATO E ARMONICO – quando le sensazioni gustative sono della stessa intensità (per es. tra
amaro e piccante). Tra i difetti invece ci sono: MUFFA – sentore tipico di olive non sane per eccesiva permanenza nei depositi, RANCIDO – sapore disgustoso dovuto all’ossidazione , per calore o esposizione all’aria, MOSCA OLEARIA – olio che sa di marcio e putrido, TERRA – olio ottenuto da olive raccolte in terra, AVVINATO – oli che evocano il sapore del vino o dell’aceto dovuta alla fermentazione degli zuccheri, AGGRESSIVO - olio disarmonico con uno o più sentori eccessivamente dominati tali da coprire gli altri. Oggetto delle prove d’assaggio sono stati campioni di olio di origini diverse : il primo da mono cultivar coratina dell’aerea di Fasano che è risultato di un fruttato verde sebbene non molto intenso per l’annata particolarmente piovosa, ma ugualmente armonico e gradevole; il secondo dell’area di Monopoli da cultivar Cima di Mola e Ogliarola che ha confermato quelle caratteristiche dolciastre sul fruttato maturo con sentori di mandorla e ortaggi, sempre equilibrato. Lo si è classificato come un olio “pronto” perché particolarmente gradevole.. Si è infine aggiunto che un olio più è dolce più è avviato alla fine della sua vita biologica, mentre il piccante è indice di un prodotto fresco, recente , ottenuto da olive verdi.
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Da questo numero “Foglie” comincia a comunicare i progetti innovativi di impresa per la valorizzazione dei prodotti agro-alimentari nati all’interno del progetto Fooding (cofinanziato dal Programma Interreg Grecia-Italia 2007-2013) sicuri di dare giusta visibilità a queste nuove idee imprenditoriali.
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Una risposta alla domanda mondiale di food made in Italy
Expo: 1mld e 200 mila persone nel mondo consumano prodotti agroalimentari Italiani
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a conferma di Europa e Stati Uniti, primo mercato extraeuropeo. Il dinamismo del Sudest asiatico che “traina” anche la Cina. Il mercato russo da recuperare, dopo la flessione (-6%) per l’embargo degli ultimi mesi. E la lotta a barriere non tariffarie e contraffazione, che ostacolano l’affermazione globale del nostro food and drink. L’importanza strategica dei 6 mesi di Expo è stata messa a fuoco nel corso della conferenza stampa di presentazione del padiglione “CIBUSèITALIA”, tenutasi a Milano, in cui Federalimentare ha presentato l’“Atlante geografico del food made in Italy nel mondo”. La fotografia degli ultimi 12 mesi dell’export agroalimentare italiano delinea le sfide più importanti per un settore che ha condiviso con il Governo un piano strategico per portare entro il 2020 il valore delle esportazioni a quota 50 miliardi. Expo 2015 rappresenta un’occasione unica per presentare i nostri prodotti e il modello alimentare italiano a milioni di visitatori e a migliaia di operatori commerciali. Il padiglione di Federalimentare “Cibus è Italia” mette in mostra la rassegna più completa delle filiere alimentari italiane ad Expo, grazie a 500 aziende che racconteranno la tradizione del saper fare, le innovazioni tecnologiche, la sostenibilità ed il futuro della produzione alimentare italiana. Oggi 1 miliardo e 200 mila persone nel mondo consumano prodotti agroalimentari italiani, soprattutto vino, dolci, formaggi, pasta e ortaggi trasformati. Sono consumatori europei e nord-americani in primis, ma anche giapponesi, canadesi, russi, australiani, cinesi, coreani, turchi e via dicendo. E se è vero che viene esportato solamente il 20,5% della produzione globale alimentare italiana (una percentuale inferiore a quella di altri Paesi europei), va anche sottolineato che l’export italiano è mediamente
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di qualità superiore e, conseguentemente, ha valore e prezzo maggiore. Per esempio, la percentuale di export della Germania è del 33% sul totale prodotto, ma il valore aggiunto delle loro merci raggiunge appena gli 11 miliardi di euro di valore contro i 24 miliardi dell’export italiano. Per aumentare l’export italiano è necessario fare sistema, imprese e Governo, ridurre la polverizzazione ed il nanismo delle imprese, sviluppare piattaforme distributive all’estero e contrastare barriere non tariffarie pretestuose e la contraffazione, come ha spiegato Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare: “L’industria alimentare italiana è la più grande creatrice al mondo di valore aggiunto nella trasformazione dei prodotti alimentari. Le enormi potenzialità per l’export stanno tutte in questo semplice principio, sta a noi saperle cogliere. Non possiamo accontentarci del +3,5% dell’export registrato nel 2014 e neanche del +5/6% previsto per l’anno in corso. Dobbiamo essere più ambiziosi sfruttando il fatto che per la prima volta l’intero sistema Paese (reti diplomatiche, organizzazioni di supporto all’export, ministeri competenti
etc) ha deciso di considerare l’aumento dell’export agroalimentare un obiettivo strategico da perseguire”. La definizione di una alleanza virtuosa tra imprenditori, istituzioni e realtà fieristiche è stata sottolineata anche da Carlo Calenda, vice Ministro dello Sviluppo Economico che ha dichiarato: “Sono convinto che la creazione del padiglione Cibus è Italia a EXPO2015 sia molto importante: l’Esposizione Universale di Milano è infatti un evento che non solo sarà il foro di discussione delle strategie alimentari globali, ma che dovrà anche dare un ulteriore slancio all’export del nostro settore agri- food, il migliore del mondo per qualità e varietà dei prodotti. Questa grande area espositiva, predisposta da Federalimentare, darà ai visitatori la giusta prospettiva dell’industria alimentare italiana, del suo valore complessivo e delle sue specificità, così come dell’unicità del territorio nazionale e dell’enorme assortimento di eccellenze che viene dalla nostra tradizione.Cibus è Italia ben si affianca alle iniziative del governo nel quadro del nuovo Piano straordinario ‘Made in Italy’”.
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Focus Export
L’atlante geografico del food made in Italy nel mondo
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el mondo c’è voglia di Made in Italy. Ogni anno 1,2 miliardi di persone comprano un prodotto agroalimentare italiano e di questi ben 750 milioni sono consumatori fidelizzati. Nel 2014 la soglia dell’export agroalimentare italiano ha raggiunto i 34,3 miliardi di euro, con un tasso espansivo del +2,7% rispetto all’anno precedente. Ma quali sono i principali paesi di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani? E quali sono i mercati in cui la domanda di Made in Italy si dimostra più dinamica? Quali sono i prodotti italiani più conosciuti ed esportati e quali gli ostacoli che frenano un’ulteriore diffusione del food & beverage italiani nel mondo? L’Atlante Geografico del Food Made in Italy a cura di Federalimentare fotografa la diffusione dell’export agroalimentare nel mondo, i mercati più importanti e quelli che nell’ultimo anno hanno regiistrato le performance più rilevanti. E illustra le sfide strategiche che attendono le imprese italiane per raggiungere l’ambiziosa soglia di 50 miliardi di export entro la fine del decennio.
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2004-2014, DIECI ANNI DI EXPORT ALIMENTARE ITALIANO L’export alimentare viaggia a velocità doppia rispetto al Paese. Nel periodo compreso tra il 2004 e il 2014, l’industria alimentare ha visto aumentare il valore del suo export del 83,8%. praticamente il doppio rispetto al totale dell’export italiano, che nello stesso periodo è aumentato del 46,1%. Il peso delle esportazioni sul fatturato dell’industria alimentare italiana è passato negli ultimi dieci anni dal 14% al 20,5%, e se nel 2004 esportavano all’estero 2 industrie su 10, oggi un’industria su due delle 54 mila produce anche per i mercati esteri. Ma se la fotografia degli ultimi dieci anni certifica una tendenza positiva e una maggiore capacità di penetrazione dell’industria agroalimentare italiana nei principali mercati esteri, il nostro paese risulta ancora indietro rispetto ai principali competitors europei. Se, infatti, in Germania il peso dell’export agroalimentare ha raggiunto un terzo del totale (33%), l’Italia è ferma al 20%, preceduta anche da Francia (26%) e Spagna (22%). Tuttavia, malgrado la pro-
pensione all’export dell’industria italiana sia inferiore a quella tedesca, l’Italia, anche grazie ad un più alto posizionamento di prezzo dei nostri prodotti, produce più valore aggiunto: 24 miliardi contro gli 11 della Germania. Tale indice, che include la somma delle remunerazioni che vanno ai lavoratori (salari e stipendi), agli imprenditori (utili), ai prestatori di capitale (interessi bancari e finanziari), nonché allo Stato (imposte dirette), fa capire quanto un settore sia importante e strategico per l’economia del Paese. DOVE ESPORTIAMO: GERMANIA E FRANCIA IN TESTA. MA GLI USA PREPARANO IL SORPASSO Anche nel 2014 il primo paese destinatario dell’export agroalimentare italiano si è confermato la Germania malgrado una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente (+0,1%). Da sola essa assorbe il 16,1% del totale dell’export italiano. Seguono la Francia (11,6% e +2,9% rispetto al 2013) e gli Stati Uniti, primo mercato extraeuropeo dove le esportazioni sono cresciute nell’ultimo anno del +6,4%, raggiungendo una quota del
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10,9% sul totale. Balzo in avanti anche del Regno Unito, dove grazie al +7,6% dell’ultimo anno raggiunge il 9,5% sul totale. Cresce del +3,1% anche l’export in Svizzera, che si ritaglia una quota del 3,9%. In totale questi cinque paesi assorbono una fetta pari al 52,0% dell’export alimentare italiano, mentre i paesi dell’Ue insieme valgono il 62,2%. È fondamentale, inoltre, recuperare il mercato russo che, a causa delle sanzioni e degli embarghi sui cibi europei, ha registrato nell’ultimo anno una flessione del -6%, arretrando il valore dell’export italiano, che nel 2013 aveva raggiunto i 527,8 milioni di euro, con un brillante +24,2% sull’anno precedente.
PAESI EMERGENTI: LA TOP 10 DEI NUOVI MERCATI PER IL MADE IN ITALY. BENE LA CINA (+9,9%) Rispetto al 2013 sono i paesi emergenti e con le economie più dinamiche, soprattutto quelli orientali e dell’Est Europa, a produrre tassi di crescita maggiori delle esportazioni di prodotti Made in Italy. A guidare la top ten dei paesi che nell’ultimo anno hanno dimostrato maggior dinamismo c’è Taiwan, che registra un +25,0% di prodotti alimentari italiani in entrata. Seguono la Corea del Sud (+20,2%), Israele (+15,0%), Croazia (+14,6%), Singapore (+14,6%), Polonia (+13,3%) e Slovacchia (+13,0%). Tassi di diffusione a doppia cifra anche in Brasile (+12,8%) e Olanda (+10,3%). Ma il dato più significativo degli ultimi 12 mesi riguarda la Cina, il cui gradimento del made in Italy alimentare ritorna a sfiorare la doppia cifra (+9,9%). CHE COSA ESPORTIAMO: VINO, DOLCI, FORMAGGI, PASTA E ORTAGGI TRASFORMATI SONO LE “STAR” L’80% dell’export italiano è rappresentato da marchi industriali di prestigio e da prodotti a denominazione protetta (DOP, IGP, ecc.). Tra le eccellenze del Made in Italy il comparto enologico, che rispetto al 2013 ha visto un incremento delle esportazioni pari al +1,1%, si conferma al primo posto per volumi, con una fetta pari al 20,3% del totale e un valore di 5.523 miliardi di euro. Al secondo posto il dolciario, che, anche a fronte del
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+5,7% registrato nell’ultimo anno, raggiunge un valore di 3.345 milioni di euro, pari al 12,3%. Trend positivo anche per latte e formaggi (+4,4% rispetto al 2013), che insieme rappresentano il 9,2% di tutti i prodotti esportati, con una quota pari a 2.488 miliardi di euro. Segno più anche per la pasta, altra grande star del Made in Italy sempre più richiesta all’estero (+4,2% rispetto al 2013), che rappresenta l’8,3% dell’export alimentare, per un valore pari a 2.261 miliardi di euro. Di poco inferiore (2.088 miliardi di euro) la quota riservata agli ortaggi trasformati, passata di pomodoro in testa, che pesa il 7,7% del totale export, registrando un incremento del +3,7% nell’ultimo anno. Tra gli altri prodotti, l’aumento più consistente in termini di valori esportati registrati nell’ultimo anno spetta ai mangimi (+23,0%) e alla birra (+15,8%). Bene anche il pesce (+8,7%), il riso (+8,1%), il caffè (+7,6%), prosciutto, salumi e carni trasformate (+3,5%).
CONTRAFFAZIONE, BARRIERE NON TARIFFARIE, CANALI DISTRIBUTIVI: ECCO LE SFIDE DA VINCERE L’impatto della contraffazione e dell’Italian Sounding, cioè l’imitazione di un prodotto, di una denominazione o di un marchio attraverso il richiamo alla sua presunta italianità che non trova fondamento nel prodotto stesso, è pari a 60 miliardi di euro, circa la metà del fatturato totale del prodotto dall’industria alimentare italiana (132 miliardi di euro)
e praticamente il doppio rispetto ai 34,3 miliardi di export. Il fenomeno dell’Italian Sounding è cresciuto del +180% negli ultimi dieci anni. Contraffazione e Italian Sounding sono diffusi ovunque nel mondo, a cominciare dall’Europa, ma il picco è nel Nord America, dove il fenomeno ha un impatto per 27 miliardi di euro. In Usa, dove si registrano percentuali sconcertanti (sono imitazioni il 97% dei sughi per pasta, il 94% delle conserve sott’olio e sotto aceto, il 76% dei pomodori in scatola, il 15% dei formaggi), solo 1 prodotto alimentare su 8 di quelli venduti come Made in italy è realmente italiano. Ma non sono da sottovalutare anche le conseguenze nella UE, dove contraffazione e imitazioni registrano un giro d’affari pari a 22 miliardi di euro. Sono molti i fattori che contribuiscono a frenare il Made in Italy nel mondo. Tra quelli esogeni, il più rilevante dopo l’italian sounding consiste nella presenza di barriere non tariffarie “pretestuose” in tanti mercati di sbocco che ci ostacolano, rispetto ai nostri competitor, nei nuovi mercati di più alto valore strategico. Ma pesano anche alcuni aspetti strutturali: dalla dimensione di molte imprese (troppo piccole per potersi permettere sforzi e investimenti per raggiungere mercati più lontani) all’assenza di piattaforme distributive italiane all’estero. Solo recentemente il sistema Paese ha intensificato un’azione di sostegno e difesa dell’agroalimentare, potenziando le sue reti diplomatiche e centralizzando la regia di organismi e risorse.
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Il mondo agricolo e rurale sempre in primo piano
Al via il nuovo sito di Foglie I
l sito di Foglie cambia faccia, tante le conferme e tante le novità, ma sempre con lo sguardo teso al mondo agricolo e rurale. Il restyling ha puntato sulla realizzazione di quattro nuove rubriche: Garden, C’era una volta, You camp e Pagine Verdi. Nell’area del Garden saranno incluse tutte le informazioni, le curiosità, le novità, gli aneddoti e i consigli sul giardinaggio. Su come coltivare a casa, sul proprio balcone, terrazzo o giardino, frutta, verdura, fiori, piante aromatiche e tanto altro. Diventando, quindi, dei provetti coltivatori at home. Divertente sarà la sezione dedicata ai fiori, senza dimenticare i loro significati, per essere sempre sicuri di regalare il fiore giusto per la giusta occasione. Area che non dimenticherà la stagionalità, per avere piante, fiori e prodotti sempre in linea con lo scorrere del tempo. La rubrica C’era una volta guarderà al passato, per non dimenticare la tradizione e tenere viva la memoria. Sarà corredata da materiali e foto d’archivio storico con lo sguardo volto ai comuni agricoli e alle loro storie. Saranno ricordati i vecchi attrezzi agricoli, i loro usi, i tempi e i modi di lavoro di una volta. Perché volgere lo sguardo al passato serve ad affrontare meglio il nostro futuro. La rubrica You Camp sarà invece, un filo diretto con le nostre campagne e le vostre attività. È il caso di dire: dal campo alla tv! È nata con l’intento di mostrare aneddoti, prodotti e raccontare le gioie, i dolori e le sfide che quotidianamente gli agricoltori affrontano nelle loro aziende. Basterà inviare i propri video tramite Whatsapp e i più interessanti saranno pubblicati sul sito di foglie www.foglie.tv. La sezione Pagine Verdi raccoglierà le scheda aziendali e in alcuni casi anche un video company profile delle aziende partner di Foglie con l’obiettivo di dare visibilità anche alle piccole e medie imprese che aderiranno all’iniziativa. La gran parte delle aziende,
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di Loredana Grassi
infatti, possiede oggi un sito web, ma veicolare la visualizzazione della propria sul sito di Foglie, che ha 15.000 visualizzazioni mensili, significherà avere un’importante vetrina nel panorama agricolo e rurale.
Una nuova primavera quindi per il sito di Foglie che si prepara a vivere ancora tante stagioni con i suoi lettori ed i suoi internauti che saranno sempre aggiornati su tutte le notizie e gli eventi legati al mondo agricolo e rurale.
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L’ulivo, il nostro albero della vita OASI - Salone dell’Olivo, dell’Ambiente, della Salute e dell’Innovazione Più di una storia lega la pianta d’olivo alla nostra regione, alle campagne pugliesi, al paesaggio, alla nostra gente. L’ulivo è il nostro “focolare” collettivo, intorno a cui si ritrovano intere comunità a scandire il tempo dell’esistenza, nel rispetto della natura e dell’alternanza delle stagioni. L’ulivo, nel passaggio di testimone fra generazioni, è anche forziere di tradizioni che si sono fatte valori, ben oltre l’economia agricola. Al nostro “albero della vita” Regione Puglia e Camera di Commercio di Bari con il contributo di Unioncamere Puglia, Fiera del Levante e CI.BI. consorzio Italiano per il biologico dedicano OASI - Salone dell’Olivo dell’Ambiente, della Salute e dell’Innovazione, che si svolgerà alla Fiera del Levante dal 24 al 26 aprile. L’evento declinerà tutti i significati dell’ulivo, prodotto simbolo della nostra Terra. Verranno promossi i suoi molteplici impieghi, dalla cucina alla cosmesi, dai più innovativi processi di produzione ai manufatti realizzati con la stessa pianta. E poi laboratori, degustazioni in una grande manifestazione che intende coinvolgere tutti: produttori, consumatori, tecnici, opinion makers, bambini. OASI, alla luce di quanto sta accadendo nella campagne di Puglia, con il dramma della Xylella, assume un significato speciale. OASI si propone di diventare riferimento nazionale ed internazionale per giornalisti, opinion makers e operatori commerciali per conoscere l’olivo, l’olio extravergine di oliva di qualità e tutto il suo grande mondo.
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Viaggia in Puglia e non solo con #itipicidipuglia
Le Cantine di Puglia
n contemporanea con lo scorso Vinitaly, I Tipici di Puglia (www. itipicidipuglia.it) hanno pubblicato un elenco di cantine da scoprire con gusto. La Puglia presenta vini di qualità che rispettano i differenti terroir e valorizzano i numerosi vitigni autoctoni di una terra assai variegata da nord a sud. L’alto promontorio roccioso e verdeggiante del Gargano ed i colli preappenninici della Daunia rinfrescano l’estesa pianura del Tavoliere delle Puglie che nasce in Capitanata – Foggia – e termina con le alture di Castel del Monte e la Terra di Bari, particolarmente importante è la mitigazione dovuta al mare Adriatico; in questo macroterritorio a farla da padrone sono il Bombino Bianco – per fini bollicine – il Bombino Nero – ottimi i rosati – ed il Nero di Troia – corposi ed eleganti rossi. Un importante promontorio su cui si alleva la vite è l’Altopiano delle Murge, collocato al confine con la Basilicata e su cui sorge anche Matera, roccia carsica e macchia mediterranea si alternano a pascoli in altura, boschi e vallate fertili; questa è terra di vini bianchi minerali e complessi e di rossi davvero eleganti, il Primitivo su tutti. La Valle d’Itria è il cuore di Puglia, congiunge le province di Bari, Brindisi e Taranto e presenta un microclima davvero particolare dovuto alla continua presenza di venti provenienti dai due mari Jonio e Adriatico, è terra vo-
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cata ai bianchi –Verdeca, Bianco d’Alessano e Fiano Minutolo. Le terre tarantine che dalla Murgia e dalla Valle d’Itria scendono fino al golfo di Taranto, sono rinomate per essere la Terra del Vino Primitivo, rosso corposo e di altissimo pregio. Il Salento è un triangolo che comprende le province di Brindisi, Lecce e parte di quella di Taranto, è una penisola fertile in cui ha trovato massima espressione il Negroamaro, vitigno a bacca rossa da cui viene prodotto anche vino rosato – tra i migliori al mondo si dice – molto presenti anche
la Malvasia Nera e tra i vitigni a bacca bianca il Fiano e laVerdeca. Differenti Terroir si esaltano nel calice. Cantine e Produttori raccontano la loro passione attraverso la degustazione. Sono questi i valori aggiunti dei vini Pugliesi, unici, da degustare e da scoprire anche attraverso il Viaggio. I Tipici di Puglia (www.itipicidipuglia. it) promuove l’enogastronomia e l’artigianato della Puglia autentica e genuina, e consiglia esperienze per vivere la Puglia, a contatto con natura, cultura, enogastronomia..
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arTVision al 16° Festival del Cinema Europeo
Cinema, tv e arte: un dialogo che si reinventa
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inema, TV e arte, mondi che si intrecciano, si guardano, si raccontano e si reinterpretano in un infinito gioco di rimandi e scambi, spesso ambigui o confusi, che induce a riflettere su forme espressive difficili da definire. Le relazioni più o meno “pericolose” tra cinema e arti visive, tra arti contemporanee e TV sono state al centro della giornata-evento “CINEMA, TV E ARTE: CONNESSIONI, NARRAZIONI, CROSSOVER – Linguaggi e nuovi format al servizio dell’arte contemporanea” - organizzata al Cinema Multisala Massimo di Lecce dalla Regione Puglia – Area Politiche per la promozione del Territorio, dei Saperi e dei Talenti, con il supporto della Fondazione Apulia Film Commission, nell’ambito del Progetto di cooperazione europea “Artvision. A live art channel”. La cornice è stata quella del 16° Festival del Cinema Europeo che ben si addice all’idea guida di arTVision, comunicare l’arte attraverso l’arte. Cuore dell’evento è stata la presentazione degli short movies,
realizzati nell’ambito del progetto da registi italiani, albanesi, croati, veneti, testimonianza del multiforme approccio all’arte contemporanea che il cinema riesce a produrre attraverso le cifre personali ed originali dei suoi migliori protagonisti. In mattinata c’è stata la Tavola Rotonda “Cinema, tv e arte: connessioni, narrazioni, crossover”, moderata da Bruno Zambardino, docente di Economia dei media all’Università Sapienza di Roma. Sono intervenuti: Maurizio Sciarra, Presidente della Fondazione Apulia Film Commission; Rosalba Branà, Direttrice della Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare; Silvano Manganaro, Segretario generale e curatore della Fondazione VOLUME! di Roma; Massimo Torrigiani, coordinatore del comitato scientifico PAC di Milano, oltre che direttore del Polo delle arti contemporanee di Bari e direttore artistico di Capo d’Arte Gagliano del Capo; Guido Casali, Programming Manager Sky Arte HD; Iole Maria Giannattasio, MiBACT – Coordinatore del Centro Studi –DG Cinema; Fa-
Gli scorsi 11-12 aprile
bio De Chirico, MiBACT, Dirigente Servizio 1 Arte e Architettura contemporanee; Maria Teresa De Gregorio, Direttore del Dipartimento Cultura – Regione del Veneto; Felice Blasi, Presidente Corecom Puglia; Francesco Palumbo, Direttore Aree Politiche e Promozione del territorio, dei Saperi e dei Talenti della Regione Puglia. Dalle 16 alle 18 sono stati proiettati i corti realizzati dai partner arTVision in Albania, Croazia e Veneto: “Dimension”, di Mirela Oktrova e Edmond Topi; “Delta. An Affluence of Art”, di Marin Lukanović; “La parola, lo sguardo, il gesto. Ritratto di tre giovani artiste venete” di Chiara Andrich. In serata proiettati gli short movies girati in Puglia, alla presenza dei registi Giuseppe Tandoi (“Odissea Dandy”), Alessandro Piva (“Contro natura”), Vito Palmieri (“Le pareti di vetro”), introdotti da Maurizio Sciarra, presidente della Fondazione Apulia Film Commission. Prossimo step del progetto, che si chiuderà il 31 agosto, l’evento finale in Montenegro, previsto alla fine di maggio.
Festa della Natura col 4° Trofeo Bonsai Città di Matera
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ei giorni 11 e 12 aprile, presso il Dichio garden center di Matera si è svolta una mostra dedicata ai bonsai. L’evento chiamato “4° Trofeo Bonsai Città di Matera” risulta essere tra i più interessanti del Sud Italia tanto da essere stato patrocinato dalla rivista specializzata “Bonsai & Suiseki Magazine”, che si occupa in modo altamente qualificato della diffusione di queste antiche arti orientali e che gode di rinomata competenza per gli appassionati del bonsai. Il termine bonsai deriva dal giapponese BON (contenitore) e SAI (educare) che significa pianta educata in vaso, ma non solo la pianta è educata da esperti ed ap-
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passionati, ma essa stessa educa all’osservazione, alla pazienza e alla propensione al bello. Tra i fautori dell’iniziativa che porta Matera alla ribalta nazionale, oltre al Gruppo Dichio, c’è il dr. Luca Bragazzi, agronomo e istruttore bonsai, membro IBS, vincitore di numerosi premi nazionali ed internazionali con i suoi bonsai. Tra i massimi esperti italiani dei bonsai, soprattutto sulla loro fisiologia e patologia, inoltre, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche. A coadiuvarlo nell’iniziativa, un gruppo di appassionati che hanno portato dei meravigliosi esemplari da loro realizzati, con tecnica e pazienza.
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