FOGLIE n.20/2017

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

IL PARADOSSO DELL’OLIO PUGLIESE Forti nella produzione, deboli sul mercato: cosi anche per questa campagna? agricoltura

Posti di lavoro: agricoltura cresce al doppio dell’industria Clima e Sud Italia: una proposta operativa agroalimentare

“Roma Table”, dedicata al business ortofrutticolo

N° 20 • 15 novembre 2017





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ditoriale

15 novembre 2017 - n.20 - Anno 12

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

IL PARADOSSO DELL’OLIO PUGLIESE: FORTI NELLA PRODUZIONE, DEBOLI SUL MERCATO

D Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

opo le ultime due annate che hanno registrato il crollo della produzione olearia a causa delle difficili condizioni climatiche, la campagna olivicola - olearia tornerà su valori più prossimi alla norma attestandosi su quantitativi di olio pari a 225mila tonnellate, con un calo del 25% rispetto alla media annuale di 300mila tonnellate, ma in crescita fino ad oltre il 35% rispetto all’anno scorso, quando la produzione non era andata oltre le 150mila tonnellate. Ciononostante l’Italia mantiene saldamente il primato europea della qualità negli oli extravergini di oliva a denominazione di origine e indicazione geografica protetta (Dop/ Igp) con il raccolto 2017 che sarà destinato a ben 46 marchi riconosciuti dall’Unione Europea e con la filiera olivicolo - olearia della Puglia, territorio vocato all’olivicoltura per eccellenza, che grazie alle numerose varietà coltivate da nord a sud su un’estensione di circa 400 km, produce a livello nazionale circa il 50% di olio EVO (fonte Sian - MIPAAF). Inoltre con il marchio comunitario ‘IGP Puglia’ si cercherà di sopperire alla storica carenza di programmazione e di un vero sistema di filiera che ha riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica un paradosso tutto pugliese, ovvero forti nella produzione, deboli sul mercato, un assioma per nulla decifrabile e comprensibile che

la dice lunga sulla complessità del sistema produttivo indebolito da avventurieri e speculatori. E’ infatti opinione diffusa che estendere i controlli alla tracciabilità significa ledere gli interessi delle lobby e delle multinazionali che grazie alle ormai note operazioni di “chirurgia chimica” riescono a mantenere le loro quote di mercato disattendendo tutte le regole e le norme comunitarie in vigore. La situazione è ancora più preoccupante al ristorante, dove in quasi 1 caso su 4 (22%) secondo indagine Coldiretti/Censis ci sono oliere fuorilegge che non rispettano l’obbligo del tappo antirabbocco entrato in vigore 3 anni fa. Cosa fare per cambiare le cose? Dall’introduzione in etichetta del termine minimo di conservazione di 18 mesi dalla data di imbottigliamento, al riconoscimento di nuovi parametri e metodi di controllo qualitativo, dalle sanzioni in caso di scorretta presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi all’estensione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine, dall’introduzione di sanzioni aggiuntive come l’interdizione da attività pubblicitarie per spot ingannevoli, al rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazioni, fino al diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali sono tante le idee per frenare il mercato del falso.



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ommario

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agroalimentare editoriale

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olio pugliese Forti nella produzione, deboli sul mercato

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posti di lavoro Agricoltura cresce al doppio rispetto l’industria

I RoadShow all’estero

13 prima edizione “roma table” Dedicata al business ortofrutticolo

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10 lattiero-caseario

Per Ismea segnali di ripresa del settore

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16 unacma

Presente a Fieragricola Verona 2018

19 a lecce

Agricoltura e comunicazione digitale

27 piante officinali

Risorsa per imprenditoria agricola pugliese

rassegna stampa

zootecnia

AGRICOLTURA

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12 cibus 2018

24 turismo di puglia Convegno a Monopoli

Una proposta operativa

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eventi

23 NASCE nuova fiera del levante Firmato contratto di gestione

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florovivaismo

turismo rurale

14 clima e mezzogiorno

20 milan “verde”

Accordo con azienda vivaistica italiana


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gricoltura

STACCA DI 6 PUNTI I SERVIZI

LAVORO: IN AGRICOLTURA + 6,2%; CRESCITA AL DOPPIO DELL’INDUSTRIA

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n Puglia aumentano del 6,2% i posti di lavoro in agricoltura, più del doppio dell’industria (2,9%) e il settore stacca di quasi 6 punti percentuali i servizi (0,4%), a conferma della vivacità dell’agricoltura pugliese: questo nel Rapporto Svimez 2017 sull’economia del Mezzogiorno. L’agroalimentare pugliese si rivela dunque il traino dell’economia regionale perché offre formidabili occasioni di inserimento e imprenditorialità. Una dimostrazione della capacità dell’agricoltura di offrire prospettive di lavoro sia a chi vuole intraprendere con idee innovative sia a chi vuole trovare una occupazione anche temporanea. E’ cresciuto, infatti, nel primo semestre del 2017 di un ulteriore 6,6% in Puglia il numero delle imprese agroalimentari under 35 sul totale delle aziende agricole, secondo i dati di Unioncamere, con 5544 giovani ‘innovatori’ che in agricoltura sono riusciti a rappresentare prospettive future. Nota dolente è il valore aggiunto del settore agricolo in Puglia: infatti secondo il Rapporto Svimez 2017 è calato del 5,2% il valore aggiunto dell’agricoltura pugliese, soprattutto a causa delle calamità che già hanno falcidiato le campagne pugliesi nel 2016, determinando il calo della PLV

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agricola del 4,62% rispetto all’anno precedente. E i dati del 2017 non andranno certamente meglio, considerate gelate e nevicate d’inizio anno a cui è seguita la perdurante siccità nei mesi estivi. Nonostante questo è giusto ricordare numeri da record o quasi come il valore delle principali filiere agroalimentari pugliesi, pari a 542.000.000 euro per la pasta e i prodotti da forno, 576.000.000 euro per quella olearia e 462.000.000 euro per la filiera vinicola e il pomodoro da industria, di cui la sola provincia di Fog-

gia è leader con 3.500 produttori che coltivano mediamente una superficie di 26 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una P.L.V. (Produzione Lorda Vendibile) di quasi 190.000.000 euro. Indiscussi anche i primati produttivi dell’agricoltura pugliese rispetto ai quantitativi nazionali: uva da tavola 68%, pomodoro 35%, ciliegie 30%, mandorle 35%, olive 35%, grano duro 21%, carciofo 31%, mandorle 30% e uva da vino 14% rispetto al totale prodotto in Italia.

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Da un imprenditore agricolo di Gioia del Colle

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Storia di un insuccesso - Il melograno

ono un imprenditore agricolo con azienda in agro di Gioia del Colle in provincia

di Bari. Per un imprenditore ammettere un insuccesso vuol dire ammettere di aver sbagliato tutta una serie di considerazioni, in un periodo in cui il reddito agricolo non ti consente errori. Considerato che ancora oggi il melograno viene indicato come una coltura che può risolvere i problemi di vaste aree, vorrei condividere con voi la mia esperienza, con il solo obiettivo di stimolare qualche riflessione in più in colleghi coltivatori, tecnici divulgatori ed organi di informazione. Nell’anno 2014 ho messo a dimora circa 1400 piante di melograno di varietà molto pubblicizzate e coperte da royalty: - Non avevo valutato quante giornate ettaro servissero per le varie potature, legature, spollonature, diradamento dei frutti, ecc; - non avevo valutato le fitopatie e le problematiche di questo frutto, nel 2016 il 50% di frutti colpiti da marciume e muffa grigia, nel 2017 il 50% di frutti spaccati; - non avevo valutato i problemi di acclimatamento , il 30% di piante di una

varietà morte nel 2016 per le basse temperature; - non avevo valutato il fabbisogno idrico di piante baulate nonché la frequenza di irrigazione, turni di 4 ore ogni 2/3 giorni; - non avevo valutato quanti anni occorrono per raggiungere la produzione di 300/350 quintali promessi, ql 15 per ettaro nel 2016 e 30 nel 2017;

- non avevo valutato che il prezzo di vendita è ben lontano da 1 euro al kg pubblicizzato (0,50/0,60 per frutti di 1° scelta). Risultato finale, oggi ho iniziato ad espiantare il miracoloso melograno per sostituirlo con un bistrattato ciliegeto coperto. Giuseppe D’Onghia

Nel rivedere i meccanismi di adeguamento pensione – aspettative vita

BRACCIANTI AGRICOLI: IL GOVERNO INSERISCA LA CATEGORIA TRA QUELLE USURANTI

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l meccanismo automatico di adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita che il Governo si appresta ad approvare deve essere rivisto perché, così come concepito, mostra palesi ingiustizie e incongruenze perché continua ad escludere dall’elenco di chi svolge lavori gravosi i braccianti, costringendoli a mettere da parte il sogno di una pensione anticipata. Riteniamo inammissibile l’attenzione solo sbandierata del Governo verso questi lavoratori che svolgono mansioni logoranti in un settore che registra un alto livello di malattie professionali debilitanti oltre che un tasso elevato di infortuni, molti dei quali purtroppo mortali. Un settore che in Puglia, in particolaN° 20 - 15 novembre 2017

re nel Salento, sta combattendo una guerra personale contro il batterio della Xylella che negli ultimi anni, per colpa dei ritardi e del disinteresse dei governi nazionale e regionale, ha distrutto l’olivicoltura salentina. Chiediamo pertanto a Governo e Regione di fare ognuno la propria parte: al Governo di ripensarci e di considerare gravosi anche i lavori svolti dai braccianti; alla Regione Puglia di stanziare somme adeguate nel bilancio regionale per incentivare il pensionamento degli agricoltori colpiti dalla batteriosi. Non riconoscere a questi lavoratori il loro status vorrebbe dire dare dimostrazione che la strada che si preferisce intraprendere è quella più

comoda ovvero quella che impone di voltarsi dall’altra parte per non vedere le grandi ingiustizie perpetrate ai danni di queste persone. Ernesto Abaterusso Presidente Gruppo consiliare Articolo 1 – MDP – Regione Puglia

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ootecnia

Dati Ismea

IN PRIMI SETTE MESI ‘17 EXPORT LATTIERO-CASEARIO A +7,3% IN VOLUME E +9,4% IN VALORE

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l settore lattiero-caseario sta mostrando segni di ripresa dopo la crisi provocata dall’abolizione delle quote comunitarie in concomitanza con l’embargo russo e il sensibile rallentamento delle importazioni cinesi. A partire dal secondo trimestre 2017 sono stati registrati i primi segnali di crescita dei prezzi europei che sono proseguiti per tutta l’estate fino a portare le quotazioni dei prodotti lattiero caseari agli attuali livelli”: è quanto rende noto l’Ismea, istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, sottolineando che “il dinamismo internazionale si e’ riflesso anche sul funzionamento del mercato interno e, dopo i minimi registrati lo scorso anno, il prezzo del latte alla stalla e’ risalito in estate, 38,15 euro/100 litri ad agosto, mettendo a segno una variazione tendenziale a due cifre”. “La ripresa del mercato lattiero caseario nazionale e’ evidenziata dall’andamento dell’indice Ismea dei prezzi all’origine, base 2010, che ha

chiuso i primi nove mesi del 2017 con un incremento del 14%, anche grazie a una straordinaria ascesa del burro e, seppure in misura piu’ contenuta, dei formaggi duri, indice+77% e +7% rispettivamente”, prosegue l’istituto, evidenziando che “la ripresa del mercato nazionale e’ stata favorita da un ulteriore rafforzamento dell’export: dopo gli straordinari risultati dello scorso anno, anche nel 2017 l’Italia si conferma il quarto paese player a livello mondiale, dietro Germania, Francia e Paesi Bassi, con ben 239 mila

tonnellate di formaggi esportati in sette mesi a fronte di oltre 1,5 miliardi di euro di introiti, +7,3% in volume e +9,4% in valore rispetto a gennaioluglio 2016”. “Nel prossimo decennio, secondo le previsioni Ocse-Fao, e’ atteso a livello mondiale un costante aumento del consumo pro capite di lattiero caseari, +1,8% annuo, e ne conseguira’ una crescita delle importazioni, soprattutto da parte dei paesi in via di sviluppo come Cina, Corea del Sud ed alcune nazioni del continente africano”, conclude l’istituto.



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groalimentare

La 19° edizione a Parma dal 7 al 10 maggio 2018

I ROAD SHOW ALL’ESTERO PER CIBUS 2018 di Rino PAVONE

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gni anno 800 aziende alimentari si affacciano per la prima volta sui mercati esteri. L’ export del food&beverage italiano fa registrare nel 2017 un aumento di circa il 7% sull’anno precedente, con un fatturato previsto di fine anno di circa 32 miliardi di euro. La destinazione più rilevante dei prodotti food italiani è l’Europa e sempre più gli Stati Uniti, ma sta crescendo l’Asia, in primis Cina, HongKong, Corea del Sud, Tailandia e Taiwan (dati Federalimentare). Questo trend di crescita delinea il profilo della 19° edizione di Cibus (Parma 7/10 maggio 2018): esposizione di nuovi prodotti in grado di imporsi sui mercati internazionali e rafforzamento dell’incoming dei top buyer da ogni continente. Con Agenzia ICE è stato delineato un piano di rafforzamento dell’incoming dei buyer esteri, Europei e d’oltreoceano, con un road show che sta toccando le maggiori fiere food estere e incontri mirati con operatori della distribuzione nei vari mercati obiettivo ovvero Francia, Germania, Cina, USA, Asean ed altri. E’ già stato siglato un accordo tra Cibus e Macfrut (la fiera dell’ortofrutta) per facilitare lo scambio di buyer nelle giornate espositive concomitanti (9 e 10 maggio 2018) e la loro presentazione congiunta a novembre in Cina, coordinata dalla Regione Emilia Romagna. E’ stato rafforzato l’Hosted Buyers Program che aiuta i buyer nella definizio-

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ne di incontri a Cibus e delle visite guidate in aziende food&beverage Italiane. Cibus, divenuto appuntamento annuale (negli anni dispari con il format Cibus Connect nella stessa settimana di Vinitaly) prevede per la 19° edizione più di 3.000 aziende italiane espositrici, confermandosi come la fiera internazionale di gran lunga più rilevante dell’alimentare italiano. Per cogliere e stimolare i segnali positivi di crescita dei consumi interni e l’interesse degli operatori internazionali Cibus 2018 aiuterà gli espositori a dialogare sempre di più e meglio con gli attori sia del Retail sia dell’Ho.re.ca. e della ristorazione fuoricasa: alcune aree della manifestazione saranno allestite e presidiate da grandi retailer mondiali, nonché dall’“Associazione Italiana Food & Beverage Manager (A.i.f.b.m.). Sul tema delle dinamiche dei consumi familiari interverranno Università di Parma e IPSOS con il convegno “In Store marketing: la via sperimentale”, in cui verranno presentate 4 ricerche. La prima sulle nuove tecnologie di riconoscimento facciale del consumatore che entra nel punto vendita per promozioni personalizzate, che si esauriscono al termine della visita. La seconda su uno scaffale lineare sperimentale con minore profondità di scelta ma inalterato spazio espositivo. La terza su etichette a scaffale colorate per comunicare la qualità nutrizionale del

prodotto e la quarta su nuovi modi di presentare la convenienza promozionale nei volantini. Le ricerche saranno supportate dalla collaborazione con retailer nazionali e industria. Infine, Cibus sviluppa il suo ruolo di catalizzatore di informazione e riflessione sull’andamento del food beverage e del grocery retail grazie ad un accordo, già operativo, con IRI (Information Resources Inc.), azienda specializzata in informazioni ed analisi sui mercati del Largo Consumo Confezionato: “Market Insight” propone ogni mese alla community del settore agro alimentare trends e approfondimenti, tramite la newsletter di Cibus e la loro pubblicazione sul sito Cibus.it.

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COMMENTI POSITIVI DI SALVI, BRUNI E VELARDO

THE ROME TABLE AL TRAGUARDO DELLA PRIMA EDIZIONE

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he Rome Table, il B2B internazionale di Roma (Parco dei Principi, 7 e 8 novembre), dedicato al business ortofrutticolo, organizzato dall’agenzia Omnibus, ha tagliato il traguardo della sua prima edizione dopo aver incassato il sostegno dei partner, i cui presidenti si sono ‘spesi’ a favore dell’evento, ritenendolo utile allo sviluppo dell’export ortofrutticolo italiano. The Rome Table ha ricevuto il sostegno della Regione Lazio attraverso l’agenzia ARSIAL (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio). Secondo Marco Salvi, presidente FruitImprese: “Con il permanere del blocco dell’export verso la Russia e l’instabilità politica di Nordafrica e Medio Oriente, è giocoforza recuperare in Europa ed entrare nei nuovi mercati emergenti se vogliamo mantenere il trend positivo della crescita delle nostre esportazioni di ortofrutta. Tutte le iniziative che agevolano le nostre aziende in questa direzione sono le benvenute ed è per questo che abbiamo accettato di appoggiare il nuovo B2B internazionale di Roma, ‘The Rome Table’, un evento che auspichiamo sia una nuova opportunità in una location comoda e a portata di mano per noi come Roma”. Sulla stessa lunghezza d’onda Paolo Bruni, presidente CSO Italy: “Il settore ortofrutticolo, è un settore che ha fisiologico bisogno di esportare, lo dimostra il fatto che, pur essendo tra i più grandi produttori europei, esportiamo solamente il 25% del totale pari a 4,1 milioni di tonnellate di ortofrutta mentre la Spagna esporta oltre il 50% dell’offerta, pari a 12,4 milioni di tonnellate. Da questo esempio si intuisce quanto sia perentorio il bisogno di internazionalizzarsi. Per questo come CSO Italy stiamo da anni seguendo con grande impegno l’obiettivo dell’abbattimento delle barriere fitosanitarie per conquistare nuovi mercati. Nella stessa direzione va il ‘The Rome Table’ che con i suoi incontri B2B sviluppa certamente una forma moderna di promozione del business ortofrutticolo”. Gennaro

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Velardo, presidente Italia Ortofrutta Unione Nazionale si unisce al coro: “Mancava, nello scenario degli eventi italiani riservati all’ortofrutta, un incontro d’affari internazionale dalla formula leggera, essenziale, dai costi contenuti e che va dritto allo scopo di promuovere l’internazionalizzazione delle nostre imprese, evitando faticose trasferte, in una location comoda e vicina come Roma”. Sono stati presenti alla sala business del Parco dei Principi aziende importanti del settore ortofrutticolo italiano: da Salvi a Peviani a Mazzoni, da Alegra a Francescon a Oranfrizer, da F.lli Giardina a Secondulfo a Di Donna, da RK Grower ad Asso Fruit a News Factor a Colledoro, da Coferasta a Ramondo a Cherry Passion a Di Pisa, da Naturitalia a Pignataro a Costieragrumi. “Intessanti” gli interlocutori esteri, da supermercati come Intermarché, Netto, Stokrotka, Chata Polska, Dino, Fozzy, Novus, a importatori come Europa Frugt (Danimarca), HM Distribution (Francia), CMR Group (Spagna), Cultivar (Spagna), European Salad Company (Regno Unito), Elise Fruit (Ungheria), Produce Art Ltd (Australia), Hunan Fruit Mate Group (Cina), Wan-

gbang International Agricultural Products Logistics co. (Cina), Beijing Zhongcai Guojian Trading Co. (Cina) e IG International (India). Una prima edizione che ha visto come principale momento convegnistico la presentazione, destinata ai buyer esteri, di ‘Italian Fresh Trends’, un’analisi focalizzata quest’anno su mele, kiwi, uva da tavola e pere, curata dal direttore del CSO Elisa Macchi. Un’iniziativa, quella di “Roma Table” che ha l’ambizione di porre Roma, anno dopo anno, al centro di importanti relazioni internazionali nel settore dell’ortofrutta, a partire dal Mediterraneo e poi su scala globale.

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assegna

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tampa

Il punto sui cambiamenti climatici

CLIMA E MEZZOGIORNO: UNA PROPOSTA OPERATIVA di Alessandro Bozzini

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osa dovremmo fare se il comportamento climatico di questi ultimi anni dovesse diventare la norma? Per il nostro Sud dovremmo, in ogni caso, aumentare gli sforzi per mettere a punto strumenti di difesa e protezione dalla desertificazione, per la conservazione del nostro patrimonio idrico, con una attenzione speciale rivolta all’ agricoltura ed al turismo, adottando ed adattando, ad esempio, quanto studiato ed eventualmente già realizzato in altri Paesi. Dovremo quindi perfezionare tutti gli strumenti finora noti per la captazione, la conservazione e l’uso razionale, sia urbano che agricolo, delle acque di precipitazione, specialmente là dove la quasi totalità delle eventualmente anche scarse acque piovane che, come lungo molte delle nostre coste del nostro Sud, corrono rapidamente in superficie fino al mare, provocando erosioni, frane e dissesti di ogni tipo, senza essere conservate in bacini artificiali o comunque essere facilitate a penetrare nel sottosuolo per arricchire le falde per un successivo e razionale loro uso. Sarebbe quindi opportuno fin da ora prepararsi, organizzando e finanziando adeguatamente gruppi di lavoro interdisciplinari che mettano a punto tecnologie di conservazione dell’umidità, specificatamente idonee ai vari tipi di suoli e di colture, sviluppando anche specifiche tecnologie di microirrigazione

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e subirrigazione ed utilizzando tecnologie di incremento della copertura verde dei suoli, così da ridurre l’erosione superficiale, mettendo anche a punto ed utilizzando tecnologie di ricupero di acque reflue di città, paesi e di grossi impianti industriali! Oltre alle tecniche di ottimizzazione, risparmio, conservazione delle risorse idriche e di conservazione dei suoli, un altro obiettivo importante dovrebbe essere l’introduzione di nuove varietà, già selezionate nel nostro Paese od altrove. Ad esempio, particolari varietà e popolazioni di orzi, di grani duri tra i cereali, di leguminose da granella ed ortaggi, di fruttiferi, già testati per l’arido-resistenza. Un buon esempio in merito ad azioni programmatiche volte a risolvere problemi ambientali contingenti ci è venuto, nel recente passato, dai Paesi del Nordest europeo. Quando, negli anni ‘70-’80, tale area fu devastata dalle piogge acide, nelle centinaia di migliaia di ettari di terre sabbiose ed organiche della Germania orientale, della Polonia e della Bielorussia, non fu più possibile coltivare frumento, il principale cereale fino ad allora coltivato, causa l’aumento dell’acidità dei suoli che questa specie non poteva tollerare. Per superare l’impasse si attuò lo sviluppo e l’introduzione massiva in coltura dei Triticali, ibridi tra frumenti e segale (specie, quest’ultima, di minore produttività rispetto ai frumenti e di qualità tecnologica in-

feriore, ma resistente all’acidità). Tale innovazione permise di continuare a coltivare, appunto con questo nuovo cereale (che è anche più panificabile della segale e caratterizzato da buone produzioni) molte di queste aree, evitando una crisi che avrebbe potuto mettere in serie difficoltà alimentari le popolazioni umane e zootecniche delle vaste aree interessate. Ciò fu possibile attraverso un notevole e ben organizzato programma di ricerca finalizzata e di sviluppo attuato appunto in tutte le nazioni interessate dalle piogge acide. Ci auguriamo che un simile programma possa essere quanto prima sviluppato e strutturato, in particolare per il nostro Mezzogiorno, mediante collaborazioni tra i principali Enti di ricerca nazionali, quali il CREA, il CNR, l’ENEA, le nostre Università, ecc., anche con il supporto dell’Unione Europea, per affrontare, insieme ad altri Paesi dell’Unione Europea più interessati (Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Malta) i problemi connessi con un probabile incremento dell’aridità, che comunque ha inciso profondamente, anche in passato, nell’economia e nello sviluppo delle aree costiere ed insulari del Mediterraneo. Quanto realizzato in tale direzione, ad esempio in Israele, Australia, California e diverse altre zone semiaride, potrebbe rappresentare modelli da studiare ed eventualmente adattare anche al nostro ambiente agrario mediterraneo. www.foglie.tv



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gricoltura

L’Unione Nazionale dei commercianti di macchine agricole

Unacma sale a bordo di Fieragricola Verona 2018

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nacma, l’Unione nazionale dei commercianti di macchine agricole, sale a bordo di Fieragricola e per la 113ª edizione della rassegna internazionale dell’agricoltura, in programma a Verona dal 31 gennaio al 3 febbraio 2018, si sta mobilitando per organizzare un fitto programma di convegni, incontri ed eventi legati alla formazione e ai servizi che sempre di più caratterizzano l’attività dei dealer di macchine e mezzi agricoli. Per Unacma Fieragricola Verona è un’importante occasione, dopo molti anni, per presentare le attività di Unacma al pubblico, a rivenditori e officine, in particolare a quelle del Nord-Est, a partire dalle due attività principali: il Mech@griJOBS, che è la divulgazione ai ragazzi delle scuole dei mestieri dell’agromeccanica, e la creazione del Network Unacma Roc, acronimo che sta per Rete Officine Certificate, costituito per la messa a norma delle macchine agricole e per la preparazione alla revisione. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a dinamiche molteplici, diverse e, in alcuni casi, anche contrastanti. Abbiamo visto concessionari che hanno investito con lungimiranza, altri che hanno puntato su immensi ampliamenti di zona, alcuni ancora che si sono fatti inglobare dai big dealer, mentre alcuni che sono diventati, al contrario, officine di grandi concessionarie. Medesime dinamiche anche per le case costruttrici, che hanno perpetrato l’accentramento in big dealer, o hanno infittito di concessionari una rete già affollata, o ancora costruttori che hanno deciso di diventare anche concessionari. Questo significa che non ci sono regole fisse e ci sono costanti novità, con l’imprenditore che deve dedicare molte risorse per valutare e scommettere sul successo di iniziative al limite del sensato. Infatti se il saldo di tutto il comparto distribuzione macchine agricole galleggia da molto tempo sul ± 1%, che senso ha spendere un sacco di soldi per provare cambiamenti di zona, di marchi, di persone, di magazzini ricambi, di reparti assistenza? Solo per vedere di spuntare uno “zero virgola” a un concorrente? Unacma non ha un cliente tipo: serve dal minuscolo privato che acquista

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di Rino PAVONE

un decespugliatore, al contoterzista che investe 500.000 euro in un cantiere da biomassa, con i contoterzisti che continuano a pesare sempre di più nel “business Unacma” a dimostrazione che tutti devono razionalizzare le risorse per fare un minimo utile: una mietitrebbia in passato poteva anche essere acquistata da un privato medio-grande, ora non si ammortizza nemmeno in una grandissima azienda. Tra 20 anni i trattori saranno con ogni probabilità a completa trazione elettrica, probabilmente senza operatore a bordo, di dimensioni più contenute, poiché il loro uso continuo automatizzato sarà più produttivo di una grande macchina mossa dall’uomo ed i servizi nuovi

o principali dei concessionari riguarderanno la fornitura e manutenzione diretta di impianti tecnologici di agricoltura di precisione, sensori vegetativi, GPS, software gestionali delle mappature di prescrizione con il post-vendita sembra essere la salvezza dei concessionari, ormai rassegnati al fatto che i prezzi di mercato delle macchine agricole sono standardizzati su valori bassi. L’assistenza ed i servizi aggiuntivi (assicurazioni, estensioni di garanzie sul nuovo e sull’usato, contratti pluriennali di manutenzione, servizi di consulenza post-vendita) diveranno sempre più centrali e la miglior arma di marketing per il reparto commerciale.

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gricoltura

CON IL PRESIDENTE NAZIONALE GIOVANI COLDIRETTI GARDONI

A LECCE #FOODHACKER A CONFRONTO PER ENOGASTRONOMIA DEL FUTURO

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onfronto serrato a Lecce nella sede del Distretto Agroalimentare di qualità Jonico-Salentino in Piazzetta Panzera, tra #foodhacker sull’enogastronomia del futuro per dimostrare che senza il #foodlove non ci può essere il #foodporn. “Nell’epoca della comunicazione digitale – dice Maria Letizia Gardoni, Presidente dei giovani imprenditori di Coldiretti – va riequilibrato il rapporto tra il cibo, le tradizioni, le storie di chi si dedica con passione all’agroalimentare dal campo alla tavola e la comunicazione stessa, perché deve passare forte e chiaro il messaggio che il cibo non si mangia solo con gli occhi. L’attività agricola e lo sviluppo di quella enogastronomica, tra l’altro, non fanno altro che creare nuove opportunità per tanti giovani che decidono di lavorare nelle campagne per offrire un cibo che va

comunicato in maniera efficace anche attraverso i social che devono testimoniare al meglio la bellezza e bontà del cibo italiano”. “Tra le new entry giovanili nelle campagne ben la metà è laureata – continua Gardoni - il 57% ha fatto innovazione, ma soprattutto il 74% è orgoglioso del lavoro fatto e il 78% è più contento di prima. La scelta di diventare imprenditore agricolo è, peraltro, apprezzata per il 57% anche dalle persone vicine, genitori, parenti, compagni o amici. Gli agricoltori pugliesi in erba ritengono che l’accesso al credito bancario (40%) e l’adeguamento alle norme sanitarie, alle normative per il benessere animale e alla condizionalità (35%) siano i principali ostacoli al pieno sviluppo delle proprie attività imprenditoriali. Per questo chiedono maggiori garanzie per l’accesso al credito bancario e una più adeguata

formazione”. A 15 anni dall’approvazione delle legge di orientamento in agricoltura, che ha “rivoluzionato” le campagne, i giovani hanno interpretato in chiave innovativa le opportunità offerte dal mondo rurale e oggi la grande maggioranza delle attività agricole condotte da under 35 vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dagli agrichef in agriturismo alle fattorie didattiche e agli agriasilo, alle attività ricreative come la cura dell’orto e i corsi di cucina in campagna, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Non è più tempo insomma di “andare (solo) a zappare” e per questo i giovani sono nuovamente attratti dal settore.

Creato gruppo di lavoro per piano strategico

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La Spagna lavora a un piano strategico per la frutta dolce

l ministero spagnolo dell’Agricoltura (Mapama) ha creato un gruppo di lavoro incaricato di elaborare un piano strategico per la frutta dolce. La prima giornata di lavoro, dedicata al sotto-settore delle drupacee (pesche, nettarine, albicocche, susine), si è tenuta lo scorso 27 ottobre al ministero e ha visto la partecipazione di rappresentanti della produzione, industria, distribuzione, amministrazioni centrali e regionali, esperti e ricercatori. Nell’occasione il gruppo N° 20 - 15 novembre 2017

ha dibattuto sulla necessità di acquisire una maggiore capacità di autoregolamentazione, in considerazione del significativo incremento della produzione registratosi nelle ultime annate. La raccolta spagnola di drupacee, infatti, ha superato quota 1,5 milioni di tonnellate e ciò ha determinato problemi commerciali non solo a livello nazionale. Oltre a questo, si è deciso di supportare la domanda di frutta a nocciolo attraverso interventi per rivitalizzare i consumi nazionali e

per accelerare l’entrata in nuovi mercati esteri. La seconda riunione, lo scorso 31 ottobre, ha previsto l’analisi dell’altro sotto-settore della pomacee (mele e pere). Nei prossimi incontri, il gruppo del Mapama affronterà le possibili misure e azioni da intraprendere nel breve e nel medio-lungo termine, con l’obiettivo di realizzare un piano di settore in grado di migliorare le condizioni di mercato fin dalla campagna 2018/19.

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lorovivaismo

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Accordo con una delle aziende vivaistiche italiane più famose al mondo

Milan verde speranza

iorgio Tesi Group, per la stagione 2017/2018, diventa Technical Supplier di AC Milan. L’azienda pistoiese, leader in Europa nel settore del vivaismo di piante ornamentali che esporta in 54 paesi del mondo e che vanta 18 vivai di produzione (situati nel quartier generale di Pistoia e nelle sedi di Piadena, San Benedetto del Tronto, Grosseto e Orbetello) collabora già da anni con uno dei club calcistici più titolati al mondo e per il prossimo anno l’accordo di collaborazione raggiunge un importante nuovo traguardo. Grazie alla qualifica di Technical Supplier, le piante di produzione Giorgio Tesi oltre ad essere di contorno allo splendido Centro Sportivo di Milanello, saranno anche protagoniste nelle altre strutture del Club, in quanto l’azienda sarà fornitore ufficiale del verde di AC Milan. “Siamo molto felici di proseguire la collaborazione con il Milan. – Ha commenta Fabrizio Tesi, legale rappresentante di Giorgio Tesi Group – È motivo di grande prestigio cementare il sodalizio che ci lega a questo grande Club e vedere le nostre piante in

tutto l’ambiente rossonero. È un passo importante per una crescita d’immagine sempre più significativa”. Anche Giacomo Galanda, special project manager di Giorgio Tesi Group, ha sottolineato l’importanza di questo accordo: “Siamo entusiasti di continuare questa partnership perché si tratta di un riconoscimento maggiore che legherà in maniera ancora più completa la nostra immagine e i nostri prodotti al mondo sportivo professionistico e alla grande famiglia Milan”. “Il rinnovo della partnership raggiunto con Giorgio Tesi Group – ha dichiarato Lorenzo Giorgetti, Chief Commercial Officer - nasce da una reciproca soddisfazione e da una totale condivisione delle strategie per ottenere importanti risultati. L’attenzione verso il

sociale, attraverso la partecipazione ai progetti di Fondazione Milan, rappresenta un ulteriore impegno comune che ci vede uniti”. Giorgio Tesi Group e AC Milan collaborano fianco a fianco anche quando si parla di responsabilità sociale, nel corso degli anni, infatti, l’azienda ha sostenuto insieme a Fondazione Milan alcuni progetti per la raccolta di fondi destinati a iniziative di beneficienza, che hanno come protagonista lo sport ed i valori più nobili che rappresenta, come lo spirito di squadra, il senso di appartenenza e l’integrazione sociale. Giorgio Tesi Group, proprio recentemente, ha partecipato all’Amway Tennis Challenge 2017 per sostenere il Fondo Emergenza Terremoto aperto dalla Onlus rossonera.

Approvati dalla Conferenza Stato-Regioni

STANDARD FORMATIVI PER ADDETTI MANUTENZIONE DEL VERDE SARANNO RIVISTI

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’attuale documento relativo agli standard formativi per gli addetti alla manutenzione del verde, licenziato dalla Conferenza Stato-Regioni, è inadeguato e va modificato. A dichiararlo è stato lo stesso Governo dinanzi alle richieste del Movimento 5 Stelle ribadite nel question time al ministero delle Politiche Agricole. Lo stesso Mipaaf ha chiesto al tavolo tecnico preposto sul florivivaismo di fornire dei documenti in grado di migliorare quanto previsto nel testo prodotto dalla Conferenza Stato-Regioni e che saranno prese in considerazione delle forme di esenzione dall’esame e di riduzione del percorso formativo in ragione del titolo di studio e dell’esperienza professio-

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nale maturata. Tra gli altri aspetti che saranno rivisti, vi è la necessità di un percorso formativo per chi non è in possesso di alcuna qualifi-

ca professionale, approfondendo le problematiche di natura fitosanitarie e di smaltimento di materiali di risulta.

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IL PROGETTO EUROPEO

UP_RUNNING PER LA VALORIZZAZIONE ENERGETICA DEI RESIDUI LEGNOSI

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p_Running, progetto europeo per la valorizzazione energetica dei residui legnosi intende favorire lo sviluppo di filiere agro-energetiche che utilizzino residui di potatura delle colture arboree e legno proveniente dall’espianto di arboreti, che, oltre a creare sostenibilità aiutando l’ambiente, permettano al territorio maggiori ricavi economici, innescando un circolo virtuoso fra sviluppo rurale ed ecologia. E’ questo l’obiettivo di fondo del progetto, finanziato dal Programma Quadro Ricerca e Innovazione “Horizon 2020” dell’Ue, che è partito ad aprile 2016 e cercherà entro fine giugno 2019 di offrire prospettive operative. Esso vede la partecipazione di sette Paesi europei, i quali comprendono più del 50% del potenziale di biomassa legnosa da fruttiferi disponibile in Europa: Italia, con Università di Foggia (Dipartimento di scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente, STAR* AgroEnergy Research Group) e Distretto agroalimentare regionale (Dare Puglia), e poi Spagna, Grecia, Ucraina, Portogallo, Francia e Croazia. Il ruolo che la bioenergia, cioè l’impiego energetico delle biomasse agroforestali (come i residui di potatura delle

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colture arboree e il legno proveniente dall’espianto di arboreti), può svolgere nella transizione verso un’economia “low carbon”, a basso contenuto di carbonio, sostanzialmente decarbonizzata, capace, quindi, di sostituire il carbone e altre fonti fossili di energia è davvero importante e strategico. Ed è stato (anche) questo il messaggio trasmesso dal convegno organizzato ad Agrilevante da Regione Puglia, FederUnacoma e Itabia nell’ambito delle attività del progetto europeo H2020 “uP_running”, un incontro che ha delineato il fondamentale ruolo della bioenergia nell’ampio quadro programmatico dell’approvvigionamento energetico futuro in Italia. Alcune importanti scadenze pongono infatti alla ribalta scelte decisive in merito ai temi dell’energia e dei cambiamenti climatici, come spiega il Prof. Massimo Monteleone, docente dell’Università di Foggia. «La Regione Puglia è in procinto di aggiornare il Piano energetico e ambientale regionale (Pear); in tale prospettiva si è inserita la partecipazione dal 6 novembre del presidente della Regione Michele Emiliano alla COP23 di Bonn per presentare le linee programmatiche regionali in merito al processo di decar-

bonizzazione. Il 12 settembre scorso si è conclusa la fase di consultazione sulla Strategia energetica nazionale (Sen). La fine del 2017 coincide con la scadenza per la predisposizione del Piano nazionale clima ed energia, per conseguire gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. È perciò bene chiedersi quale contributo possono fornire le bioenergie in tale percorso». Un contributo davvero fondamentale perchè come hanno rilevato l’Austrian biomass association e l’Austrian energy agency, chiedendosi quanto lavoro serva per riscaldare una casa per un anno, il legno crea posti di lavoro per tecnici forestali, imprese boschive, produttori di macchine, meccanici, gestori, progettisti e installatori e dà valore al territorio, molto di più del carbone e del metano, per i quali la quota maggiore del valore resta ai Paesi produttori. Se mettiamo a confronto una comunità che usa per il riscaldamento combustibili fossili e biomasse legnose in eguale misura, quali sono gli effetti per la società? I combustibili fossili creano 4 posti di lavoro, le biomasse legnose 31, quasi 8 volte in più. Dati che indicano chiramente in quale direzione posizionare il futuro.

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venti

Firmato il contratto di gestione

Nasce la Nuova Fiera del Levante srl

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vviato il percorso di valorizzazione della Fiera del Levante. Il 7 novembre scorso è stato stipulato il contratto di concessione con la società “Nuova Fiera del Levante Srl” per la riqualificazione e gestione di talune aree del quartiere fieristico di proprietà dell’Ente Autonomo Fiera del Levante. La sottoscrizione del contratto conclude la procedura di evidenza pubblica avviata nel 2014, in esecuzione della legge regionale n. 2/2009 e del relativo regolamento di attuazione n. 25/2013. Alla Società “Nuova Fiera del Levante Srl” - composta per l’85% dalla Camera di Commercio di Bari e per il 15% da Bologna Fiere Spa - viene concessa una porzione del quartiere fieristico nella quale realizzare le manifestazioni fieristiche e congressuali come individuate dalla legge regionale, così come stabilito nel Piano operativo per il risanamento dell’Ente approvato nel 2014. Con la firma del contratto di concessione si conclude positivamente il procedimento con il quale la Fiera

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del Levante aveva delineato, in esecuzione di disposizioni normative, il percorso di risanamento e rilancio. Un percorso segnato dallo spirito di abnegazione dei lavoratori della Fiera e dalla sfida raccolta dalla Camera di Commercio di Bari in rappresentanza dell’intero sistema d’imprese del territorio. “Ora il rilancio della Fiera può partire con slancio - dice il Presidente Michele Emiliano - affermando un nuovo protagonismo del quartiere fieristico barese nel panorama delle Fiere italiane, forti di un’alleanza con il secondo gruppo fieristico italiano che sarà in grado di corrispondere alle nostre aspettative e a quelle del nostro sistema produttivo di promuovere l’economia pugliese in una dimensione internazionale. Ringrazio per questo risultato il Commissario straordinario della Fiera del Levante che con questo atto ha positivamente concluso il suo mandato ed il Presidente della Camera di Commercio che si è prodigato per rendere il complesso del sistema imprenditoriale protagonista del rilancio dell’Ente”. La Regione e le istituzioni locali sosterranno questo

nuovo corso supportando da un lato nuove manifestazioni fieristiche, che interpretino e valorizzino le eccellenze del territorio, dall’altro con la creazione del Polo della Cultura che conferma la vocazione del quartiere come attrattore turistico e culturale della regione. “Raccogliamo la sfida del rilancio della Fiera del Levante afferma il Presidente della Camera di Commercio di Bari Sandro Ambrosi forti del sostegno delle associazioni di categoria del territorio che hanno compreso l’enorme potenziale di sviluppo dell’operazione. Siamo già al lavoro per costruire un programma di fiere ed eventi all’altezza delle aspettative, senza nasconderci le difficoltà ma fiduciosi della risposta che gli operatori economici sapranno dare a questa nuova importante occasione di sviluppo. Innovazione e tradizione saranno le nostre parole d’ordine e su questo ci confronteremo presto con i partner istituzionali, imprenditoriali e sociali nella convinzione che la creazione di alleanze strategiche con le imprese e gli operatori locali sia fondamentale per costruire risultati di qualità e duraturi nel tempo”.

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Il convegno di Monopoli

Turismo: fare rete per una promozione unitaria del territorio

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urismo, oltre ogni confine”: un convegno di orientamento per le amministrazioni pubbliche, cittadini e privati. A promuoverlo, lo scorso 26 ottobre al Castello Carlo V di Monopoli, la testata giornalistica “Mediterraneo”, col patrocinio del Comune di Monopoli, ANCI Puglia, Regione Puglia, Puglia Promozione, Città Metropolitana di Bari, e il contributo di partner come ECCELSA (Istituto di Alta Formazione del Gusto di Alberobello) e Paginaria Edizioni. Tra i relatori Giuseppe Campanelli, ass. alle Attività Produttive del Comune di Monopoli, Franco De Donato, presidente del Consiglio Comunale di Polignano a Mare, Matteo Manchillo, direttore generale di “Puglia Promozione”, Alfredo Maiullari, direttore della testata giornalistica “Mediterraneo”, Vito Roberto Santamato , coordinatore del corso di laurea

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di Paola DILEO magistrale in Progettazione e Management dei Sistemi Turistici, Susanna Torres, assistente di direzione della Fondazione Pino Pascali , Marco Liuzzi , esperto in Internazionalizzazione ed innovazione digitale, Daniela Lovece , moderatrice. Un convegno dettato dalla necessità di tracciare delle linee guida sulla promozione del territorio, in particolare del sud est barese, investito specie negli ultimi anni da rilevanti flussi turistici. Di qui l’invito ai vari enti pubblici a superare i cosiddetti confini territoriali, ma soprattutto mentali o di campanile, al fine di perseguire efficacemente obbiettivi comuni: una dichiarazione d’intenti più facile a dirsi che a farsi, come più volte denunciato dagli addetti ai lavori. “Oltre ogni confine deve essere la sfida che ogni Comune deve fare propria, nell’ottica di una offerta turistica di comprensorio

, quale può essere nel nostro caso, il sud - est barese - ha esordito l’ass. Giuseppe Campanelli che ha aggiunto - un territorio, in fase ascensionale tra le mete turistiche pugliesi più recenti. Una tendenza positiva che si riflette sull’intero territorio regionale, come attestano i primi dati ISTAT 2017”. “La Puglia registra un 8% in più di presenze – ha evidenziato il direttore di Puglia Promozione Matteo Manchillo -; è in atto un processo di fidelizzazione del turista che preferisce restare per più giorni. Il Comune di Monopoli, per esempio, rientra in questa fascia con un incremento del 20% in quest’ultimo anno. Un comune che ha sicuramente rivisto la sua offerta turistica, in passato prettamente balneare, oggi più omogenea con la valorizzazione del centro storico e dell’agro.” A supporto l’amministrazione regionale ha in cantiere diver-

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se iniziative, a partire da uno stanziamento di 900.00 euro da erogare attraverso bandi al settore turistico. “Un ulteriore sforzo che l’ente sta compiendo per incrementare nuovi arrivi – ha illustrato il direttore Manchillo - . A cui ne dovrebbero seguire altri a livello periferico sia nel pubblico che nel privato”. Già perché il turismo è un fenomeno economico e come tale va governato, ha puntualizzato il prof. Vito Santamato dell’Università di Bari che ha specificato: “ come un qualsiasi prodotto ha un ciclo di vita e quindi un periodo di ascesa , maturità e declino”. A voler sottolineare che nella nostra Regione la fase di ascesa è già al suo termine, seguirà una fase di maturazione per altri 10 anni circa, e poi naturalmente il declino. “Salvo poi porsi il problema Puglia o Puglie, con areali turistici ed una maturità avanzata come Gargano e Salento e altri come la BAT, Terra di Bari e Tarantino, in ascesa ma al punto più basso, da condurre quindi all’apice. In terra di Bari, in questi ultimi anni, gli imprenditori hanno fatto molto bene, gli enti pubblici abbastanza, ma per consolidare l’ascesa occorre che il sistema turistico si avvalga ai livelli più alti di gestione, di specialisti in management e progettazione del turismo” – ha concluso. A seguire il direttore di Mediterraneo Maiullari, ha commentato una serie di dati statistici degli ultimi 6 anni, che hanno confermato un trend positivo nel sud est barese, in

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particolare a Monopoli e Polignano a Mare. “Se si esclude Bari – ha rilevato – Monopoli è la prima città turistica nella provincia di Bari e Bat, con 3.52 , quindi Polignano con 2.89, Castellana Grotte con 2.20, Alberobello con 1.94 (nonostante sia sito UNESCO). Mentre nella provincia di Brindisi è Fasano ad emergere con 4.37 anche su Ostuni che si ferma al 4.14. In coda i comuni più piccoli come Cisternino , Locorotondo, Conversano, Noci, Putignano, Mola di Bari. Anche se Locorotondo eccelle come borgo virtuoso per mentalità turistica e dell’accoglienza. Si è convenuto quindi che consolidare un’offerta di tipo culturale per tutto

l’anno, può aiutare a rafforzare l’attaccamento al territorio e al tempo stesso destagionalizzare i flussi turistici. E sempre nell’ottica di un promozione integrata del territorio a fini turistici ed economici, uno spazio è stato dedicato al complesso mondo del digital marketing:”Investire su network come Facebook, Instagram, You Tube o semplicemente in e mail, rappresenta oggi una via preferenziale per interagire col viaggiatore – ha dichiarato l’esperto Marco Liuzzi - ; la promozione on line di un brand turistico sia pubblico che privato è imprescindibile da hashtag locali, influencer marketing, storytelling”.

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gricoltura

Continua il percorso della proposta di legge per la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione

LE PIANTE OFFICINALI PER L’IMPRENDITORIA AGRICOLA REGIONALE

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en 296 specie italiane ed estere censite sul territorio nazionale, 25mila tonnellate prodotte l’anno pari ad un fatturato all’ingrosso di oltre 115 milioni di euro. Sono le cosiddette “piante officinali”, una definizione tipica del Bel Paese con cui si identifica un insieme molto eterogeneo da un punto di vista agronomico di specie vegetali che, a sua volta, comprende sulla base delle principali destinazioni d’uso, le piante medicinali, aromatiche e da profumo. In Italia, stando alle ultime statistiche disponibili datate 2013, il settore riguarda 2.970 imprese per un totale di 7.660 ettari coltivati. Di queste, 114 sono pugliesi (13 biologiche) e occupano una superficie agricola totale di 412 ettari. Tra le coltivazioni di maggiori interesse in Puglia ci sono la camomilla, nel foggiano e in Salento, il coriandolo nelle aree cerealicole e la produzione di piantine aromatiche (rosmarino, basilico, erba cipollina, etc.) nel

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territorio di Fasano. Ora in discussione nella Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, c’è la proposta di legge per la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione delle piante officinali che mira a prendere il posto di un regio decreto del 1931. “La proposta di legge è il frutto del Gruppo di Lavoro Ricerca e Sperimentazione del Tavolo Tecnico del settore istituito dal Ministero delle Politiche Agricole – dichiara Giuseppe De Mastro, professore associato di Agronomia e Coltivazioni Erbacee presso il Dipartimento di Scienza AgroAmbientali e Territoriali dell’Università di Bari, intervenuto oggi in audizione a Montecitorio – e punta alla definizione di un Piano di Settore della filiera delle piante officinali, attraverso una attenta analisi delle caratteristiche strutturali, tecnologiche ed economiche. è necessario svecchiare una obsoleta normativa anteguerra, inadeguata allo scenario attuale che non si limita più ai comuni

impieghi erboristico, farmaceutico, cosmetico, liquoristico ed alimentare ma si allarga a nuovi settori industriali”. Tra gli esempi citati dal professor De Mastro, innanzitutto l’utilizzo nell’agrochimica per la realizzazione di biopesticidi da utilizzare in alternativa ai tradizionali fitofarmaci: un comparto il cui giro d’affari dovrebbe raggiungere, entro il 2022, gli 8,82 miliardi di dollari. Un’ulteriore finalità delle piante officinali è quella di divenire sostanze attive nel packaging per allungare la “shelf life” dei prodotti alimentari così da rispondere alla domanda dei consumatori con tecniche di imballaggio più avanzate ed efficaci. Infine, rispondendo alle direttive comunitarie in materia, queste piante potranno essere valorizzate per ottenere oli essenziali da utilizzare come additivi per mangimi nell’alimentazione animale, sostituendo gli antibiotici la cui resistenza umana inizia a destare grande preoccupazione.

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