FOGLIE n.14/2018

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

6 € SU 100 CE LA FANNO

Le briciole nelle tasche del produttore nonostante i costanti aumenti dei consumi di ortofrutta

agricoltura

Boom pasta da grani antichi (e italiani) Le virtù della buccia della pesca agroalimentare

Export 2018, Italia corre più dei competitor

N° 14 • 1 agosto 2018





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ditoriale

1 agosto 2018 - n.14 - Anno 13

EXPORT AGROALIMENTARE: 2018, L’ITALIA CORRE PIÙ DEI COMPETITOR

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

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Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

n uno scenario di mercato poco favorevole agli scambi commerciali internazionali, l’agroalimentare italiano continua la sua corsa nelle esportazioni, mettendo a segno una crescita nei primi 5 mesi dell’anno pari al +3,5%, una tra le performance più alte se confrontate con i diretti competitor - solo la Francia cresce di più (+4%) - mentre la Germania non va oltre il +1%, la Spagna arretra dell’1%, Usa -8%. Merito di dinamiche di crescita non solo nei mercati tradizionali (Ue e Nord America, dove i prodotti italiani “sovraperformano” la variazione media delle importazioni) ma anche in quelli “emergenti” dell’Est Europa. È il caso della Polonia, le cui importazioni di Food&Beverage dall’Italia sono aumentate negli ultimi cinque anni di oltre il 46%, grazie anche ad un consumatore locale che ha potuto godere di un maggior livello di benessere e che in prospettiva dovrebbe veder crescere ancora i propri redditi (+18% le previsioni di aumento del pil pro-capite in Polonia nel prossimo quinquennio). Tra inasprimento dei dazi, ritorno al protezionismo, accordi di libero scambio non ratificati e la Brexit alle porte, l’export agroalimentare dell’Italia in questo (quasi) primo giro di boa del 2018 continua a correre mettendo a segno un +3,5% rispetto all’anno precedente (gennaio-maggio 2018 su stesso periodo 2017 a valore). “Non dobbiamo però farci ingannare, dato che al momento ci troviamo ancora in una fase di “minacce” e non di “ostacoli” nel senso che tutte le problematiche appena descritte prefigurano uno scenario futuro benché potenzialmente imminente” ricorda Denis Pantini, Respon-

sabile Area Agroalimentare di Nomisma. In effetti, andando ad analizzare la crescita dell’export italiano per singolo mercato di destinazione, si evince come in molti di quelli oggi sotto “osservazione” per i rischi sopra citati, le esportazioni agroalimentari del nostro paese stanno correndo più di quelle dei concorrenti. Se negli Usa le importazioni totali di prodotti agroalimentari hanno fatto registrare (a valore) un calo del 4% nel periodo analizzato, quelle dal nostro paese sono invece cresciute del 4,5%. Trend analogo in Canada: a fronte di una riduzione dell’import agroalimentare complessivo del 6,8%, quello di prodotti italiani è aumentato del 4%. Venendo in Europa si registra un incremento dell’import agroalimentare dall’Italia del 2,6% nel Regno Unito (rispetto ad un -2,4% a livello totale) mentre in Germania le importazioni dall’Italia sono cresciute del 5,8%. Infine il Giappone, con il quale si è appena chiuso l’Accordo di Partenariato Economico (Jefta) dove anche in questo caso l’import agroalimentare dal nostro paese è cresciuto del +1,6% contro una riduzione complessiva del 5,3%. Spinta propulsiva che, in una comparazione tra top exporter in questa prima parte dell’anno, sta ponendo l’Italia al di sopra di tutti, eccezion fatta per la Francia che ci supera per pochi decimali in termini di crescita nell’export. Merito anche dei buoni risultati registrati al di fuori dei mercati tradizionali dell’Europa Occidentale o del Nord America come nel caso del Messico (dove l’export agroalimentare italiano cresce del 23%), della Corea del Sud (+20%), della Romania (+13%) o della Polonia (+8%).



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ommario

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editoriale

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EXPORT AGROALIMENTARE 2018, l’Italia corre più dei competitori

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ortofrutta Al produttore restano solo le briciole

22 anno 2018

Quarto anno più bollente del pianeta

AGRICOLTURA

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MADE IN ITALY Boom pasta da grani antichi

10 VENDEMMIA Primitivo top nel mondo dopo Prosecco 18 PESCA

La virtù della buccia

13 CALICi DI STELLE

28 UNIONE EUROPEA

Ok direttive su commercio sleale

14 anve

Xylella, basta fake news! rassegna stampa

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Quando il vino racconta il territorio

30 GLOBALIZZAZIONe

Uno studio degli effetti nel gelato

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eventi

agroalimentare

Maglie capitale del gusto

riceviamo e pubblichiamo

26 monopoli

Incontro su Xylella

23 mercatino del gusto

29 fiera del levante

Edizione 2018 #fieradiesserenelfuturo


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gricoltura

PER CROLLO IMPORT DA CANADA

CONSUMI: E’ BOOM PASTA 100% MADE IN ITALY E DA GRANI ANTICHI

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l crollo delle importazioni di grano canadese e la nostra azione di valorizzazione del grano italiano ha portato al boom delle paste 100 made in Italy che fino a pochi anni non esistevano”. E’ quanto ha affermato il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, intervenuto a San Nicandro Garganico alla Festa di Capocanale, organizzata dalla Asp Zaccagnino per fare il punto sulla filiera del grano duro in Puglia. La Puglia che è il principale produttore italiano di grano duro, con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotto ed è paradossalmente anche quello che ne importa di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione. “Si sono letteralmente azzerate le importazioni di grano canadese nel primo trimestre del 2018, appena 200mila chili rispetto ai 181 milioni di chili arrivati nei nostri porti nello stesso periodo dell’anno precedente – ha continuato Moncalvo – grazie al generale riposizionamento dell’industria pastaia in una situazione in cui il Canada è stato a lungo il principale fornitore di grano duro dell’Italia per un quantitativo che nel 2017 è stato pari a 720milioni di chili a fronte di 4,3 miliardi di chili prodotti sul territorio nazionale. In altre parole un pacco di pasta su sei prodotto nel nostro Paese era ottenuto con grano canadese”. A determinare il drastico cambiamento è stato il fatto che in Canada il grano

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duro viene trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate in Italia, come denunciato più volte dalla Coldiretti. Intanto, è boom in Italia per la coltivazione di grani antichi, come il Senatore Cappelli, che nella campagna 20172018 ha quintuplicato le superfici coltivate, passando dai 1000 ettari del 2017 ai 5000 attuali, trainato dal crescente interesse per la pasta 100% italiana e di qualità. “Grazie all’ottimo lavoro del Crea – ha spiegato Mauro Tonello, presidente SIS – abbiamo potuto contare su importanti partite del seme originale di Grano Cappelli che, ricordiamo, è stato il grano più seminato in Italia fino agli anni Sessanta, in pratica è stato il grano della rivoluzione alimentare. Noi contiamo, in linea con la sua tradizione e il suo valore, di ridare al Cappelli lo spazio che merita. Per fare questo possiamo già contare sulla collaborazione dei produttori e di tutta la filiera. Come società sementiera degli agricoltori – sottolinea il presidente di Sis – il nostro obiettivo è assicurare il reddito alle aziende agricole, evitando che il valore aggiunto vada solo a beneficio di altri. La collaborazione di tutta la filiera nel valorizzare il grano Cappelli è testimoniato – informa Tonello – anche dall’impegno congiunto di produttori e trasformatori a finanziare una ricerca della Fondazione del Policlinico Gemelli per realizzare uno studio che certifichi le proprietà organolettiche e nutrizionali di questo

grano e dare così maggiori garanzie al consumatore”. In linea con tale studio, Coldiretti Puglia, S.I.S. e Divella hanno aderito al progetto di Apulian Life Style della Regione Puglia che, partendo dal segmento pilota della filiera cerealicola, si propone di tracciare, attraverso la tecnologia blockchain, dati utili a imprese della produzione e della distribuzione, alle Istituzioni e soprattutto ai consumatori. Grazie alla creazione della piattaforma digitale e al data entry di tracciabilità delle produzioni agroalimentari dal campo alla tavola – spiega Coldiretti Puglia - i benefici dal lato utente saranno legati alla possibilità di promuovere i prodotti locali dopo aver compreso gli stili di vita e le scelte alimentari dei consumatori, diffondere la potenzialità della soluzione sviluppata ad un vasto pubblico di stakeholder e la sua applicabilità in campi con problematiche affini. Secondo un primo monitoraggio di Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia, si stima un calo della produzione di grano duro in Puglia nelle aree dove si è abbattuto il maltempo tra il 20% e il 70% e in Italia sui circa 1,3 milioni di ettari coltivati del 5-10% per cento rispetto allo scorso anno, per un totale nazionale di poco superiore alle 4 milioni di tonnellate. Ma la produzione di grano duro arretra anche in Europa dove, secondo un’elaborazione Coldiretti su dati Copa Cogeca, si avrà un calo del 4% rispetto allo scorso anno.

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Un trend che non ferma comunque – rileva Coldiretti - la rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, da Ghigi a De Sortis, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Felicetti, da Alce Nero a Rummo, da FdAI – Firmato dagli agricoltori italiani fino a “Voiello” che fa capo al Gruppo Barilla, e a Divella che in questi anni ha avviato un percorso di filiera in Puglia con grano 100% italiano frutto della ricerca Sis. Il protocollo d’intesa firmato da Casillo, ASP Zaccagnino, Coldiretti e Regione Pu-

glia rientra nella piena operatività del più grande accordo di filiera sul grano mai realizzato al mondo per quantitativi e superfici coinvolte, siglato da Coldiretti, Consorzi agrari d’Italia, Fdai (Firmato dagli agricoltori italiani) e Gruppo Casillo che prevede la fornitura 300 milioni di chili di grano duro biologico destinato alla pasta e 300 milioni di chili di grano tenero all’anno per la panificazione. L’intesa ha una durata di tre anni con la possibilità di una proroga per altri due, per un totale di 5 anni.

Ad EIMA 2018

Tecnologie e impiantistica per l’irrigazione e la gestione dell’acqua

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er valorizzare la numerosa presenza di espositori di macchine e sistemi per l’irrigazione agricola, che costituisce uno dei punti di forza di EIMA International, per l’edizione 2018 l’organizzazione della rassegna ha deciso di creare un nuovo spazio espositivo dedicato al comparto. Ai tradizionali 4 saloni tematici si aggiunge da quest’an-

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no quello di EIMA Idrotech interamente centrato sulle tecnologie e l’impiantistica per l’irrigazione e la gestione dell’acqua. Un segmento produttivo strategico in considerazione dei recenti trend climatici sfavorevoli che vedono le risorse idriche divenute una variabile sempre più influente sulla produzione agricola, con la necessità di una gestione affidata a

tecnologie sempre più raffinate e sistemi di controllo perfezionati. Quello dell’irrigazione è un settore che nell’ambito dell’EIMA è cresciuto costantemente arrivando nell’edizione 2016 ad impegnare 11 mila metri quadrati di superficie con 250 industrie costruttrici da 20 Paesi e che da questa edizione avrà quindi una propria connotazione.

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gricoltura

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VENDEMMIA: OTTIMA PER QUALITA’ E QUANTITA’

PRIMITIVO AL TOP NEL MONDO SUBITO DOPO PROSECCO

a vendemmia 2018 in Puglia si prefigura ottima per qualità e quantità, secondo le rilevazioni di UE.COOP Puglia, l’Unione Europea delle Cooperative regionale, con un sostanziale recupero sulll’annata vitivinicola 2017. “La campagna vitivinicola 2018, dopo un 2017 da dimenticare, salvo condizioni climatiche avverse per le uve rosse dovute alla variabilità del tempo a cui siamo ormai abituati, dovrebbe segnare un aumento del 15% delle quantità prodotte, una crescita che avrebbe potuto essere ancora più sensibile se non fosse stato per grandinate, nubifragi e bruschi cambiamenti climatici dei primi 6 mesi dell’anno”. Così il Vicepresidente Nazionale di UE.COOP, Angelo Maci, presidente di Cantine Due Palme,fotografa la situazione della vendemmia allo stato attuale. Le uve sono in fase di maturazione – rileva UE.COOP Puglia – e nelle campagne si temono nuove ondate improvvise di maltempo che, unitamente a umidità e nebbie notturne, causerebbero l’insorgenza di muffe e marciumi acidi, determinando devastanti condizioni di svantaggio. “Il vino pugliese ha raggiunto primati che fino a 30 anni erano quasi inimmaginabili – aggiunge il Vicepresidente Maci – e il Primitivo è uno dei vini più consumati al mondo, secondo solo al Prosecco. Grande successo delle ‘bolli-

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cine’ made in Puglia, anche grazie alla straordinaria versatilità del Negroamaro in purezza che, oltre ad essere un grande vino rosso e rosato, ha rivelato delle straordinarie performance nella spumantizzazione”. I vini che un tempo erano costretti a migrare per la spumantizzazione oggi sono prodotti direttamente in Puglia – aggiunge UE.COOP Puglia - chiudendo una filiera di eccellenza che ha aperto tangibili prospettive di mercato. “Determinante il ruolo del settore vitivinicolo per l’economia e il lavoro nel

Mezzogiorno e in Puglia – aggiunge il Presidente di UE.COOP Puglia, Giuseppe De Filippo – che vede la provincia di Foggia al secondo posto Italia per ore di lavoro create nel settore del vino e al decimo posto della top ten anche un altro vitigno pugliese, il Castel Del Monte Doc, con 9,4 milioni di ore lavorate nella provincia di Bari. Innumerevoli le opportunità di lavoro per chi è impegnato direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche nelle attività connesse, di servizio e nell’indotto”.

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Dalla pre- chiusura del grappolo all’invaiatura

Bismark di Sipcam Italia Per il diserbo del finocchio e di altre importanti colture orticole, Bismark di Sipcam Italia è l’erbicida ad ampio spettro per il controllo della maggior parte delle infestanti C’era una volta linuron. Poi, come spesso è avvenuto negli ultimi anni a molte molecole, anche questa sostanza attiva è stata revocata. Il riesame valutativo previsto dai regolamenti UE 1107/2009 e UE 244/2017 non ha infatti incluso nuovamente questa sostanza attiva nella lista di quelle utilizzabili e dal 3 giugno 2018 sono state esaurite definitivamente le scorte. In tal modo, per i coltivatori di particolari colture orticole, come finocchio, carota, ma anche asparago, un’altra arma è andata perduta. Le malerbe, però, non vengono revocate mai e non hanno tempi di smaltimento ed esaurimento semi. Quindi gli agricoltori hanno sempre meno soluzioni a fronte di problemi che non avranno mai fine. Contro le infestanti di finocchio, carota e altre importanti colture italiane è però possibile comporre ricette efficaci e specifiche grazie alla presenza sul mercato di erbicidi come Bismark di Sipcam Italia, a base di pendimethalin e clomazone e formulato in una speciale sospen-

sione acquosa di capsule che rende sincrono e omogeneo il rilascio delle sostanze attive nel complesso acqua/suolo, prolungandone l’efficacia e massimizzando la selettività per le colture. Ciò grazie alla tecnologia formulativa Microplus® che ha permesso di dosare le due sostanze attive nel rapporto più equilibrato possibile, ovvero quello 5:1. La miscela pronta contiene infatti pendimetalin e clomazone in ragione rispettivamente di 275 e 55 grammi per litro.

è autorizzato lo rende uno strumento versatile e particolarmente adatto per molti contesti agricoli italiani.

Grazie agli alti livelli di efficacia sulle malerbe e all’ottima selettività mostrate, Bismark ha quindi riscosso da subito i favori del mondo tecnico e di quello produttivo, con particolare riferimento alle ombrellifere, pur senza dimenticare le colture leguminose. Inoltre il gran numero di colture su cui

Protette da subito Utilizzando Bismark nella fase di pre-emergenza o di pre-trapianto delle colture è possibile proteggerle fin da subito dalla competizione delle malerbe, assicurando la massima pulizia in campo. Ciò comporta un più veloce e completo sviluppo delle piante, con tutta una serie di vantaggi produttivi che potranno essere soppesati poi al momento della raccolta. Bismark offre inoltre uno spettro d’azione molto ampio, inclusivo sia di graminacee, sia di foglie larghe. Fra le prime rientrano Alopecurus m., Lolium spp., Phalaris spp., Poa spp., Digitaria s., Echinochloa c., Panicum d., Setaria spp., e Sorghum h.. Numerose e importanti anche le dicotiledoni sensibili, come Ammi m., Anagallis a., Veronica p., Capsella b., Fumaria o., Galium a., Matricaria c., Papaver r., Stellaria m., Senecio v., Viola spp., Abutilon t., Datura s., Galinsoga p., Solanum n., Mercurialis a., Portulaca o., Polygonum p., Polygonum l., Polygonum a., Chenopodium a., Fallopia c., Sonchus spp., Cuscuta spp..

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groalimentare

I vent’anni della manifestazione del Movimento Turismo del Vino

CALICI DI STELLE, QUANDO IL VINO RACCONTA IL TERRITORIO

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al 4 al 10 agosto, quattro eventi nelle più belle dimore della regione Ogni anno, nella settimana di San Lorenzo, migliaia di turisti ed enoappassionati affollano le piazze dei più bei borghi d’Italia per Calici di Stelle, la serata del Movimento Turismo del Vino in cui le produzioni dei soci incontrano l’arte, la cultura e la storia dei territori di appartenenza, nella più grande degustazione a cielo aperto d’Italia. Un’occasione perfetta per visitare le rinomate terre del vino d’Italia, e in particolare la Puglia, in cui quest’anno la manifestazione si presenta per la prima volta in una nuova veste, come un evento itinerante nelle più belle dimore della regione. “Nel 2018 Calici di Stelle compie vent’anni, un anniversario importante – dichiara la presidente del Movimento Turismo del Vino Puglia Maria Teresa Basile Varvaglione. – In Puglia festeggiamo con un format completamente nuovo, che trasforma questo storico appuntamento in una vera serata di gala in compagnia dei nostri

vini. A partire dalle splendide location delle quattro tappe, tutte fiori all’occhiello del turismo enogastronomico pugliese, palcoscenico d’eccezione in cui cuochi, artisti, scrittori offriranno il loro contributo per far risplendere da protagonisti i vini di Puglia. Tutto questo grazie alle partnership con il Consorzio La Puglia è Servita e Buonaterra – Movimento Turismo dell’Olio Puglia, costruite e consolidate nel tempo per offrire ai viaggiatori che visiteranno la nostra bella regione un’esperienza completa e davvero indimenticabile”. Per celebrare la ventesima edizione, saranno infatti quattro gli appuntamenti, dal 4 al 10 agosto, in quattro location d’eccezione su tutto il territorio pugliese: da Monopoli a Corato, da Manduria a Supersano, per un viaggio attraverso 400 chilometri di paesaggi, cultura, enogastronomia. Un vero e proprio scrigno di tesori da scoprire, con un programma ricco e articolato, che vede anche quest’anno il rinnovarsi della collaborazione con l’Assessorato all’Industria turistica e

culturale della Regione Puglia. “In Puglia la manifestazione nazionale Calici di stelle viene sempre declinata in un modo speciale. E anche quest’anno il nuovo format valorizza splendide location, abbina la degustazione dei vini pugliesi, che hanno conquistato una posizione di tutto rilievo nel panorama italiano, alle performance di artisti, scrittori e naturalmente di cuochi eccellenti. E questo anche grazie ad una buona prassi vincente, quella della collaborazione fra associazioni come Movimento Turismo del Vino con “La Puglia è servita” e Buonaterra – commenta l’Assessore all’Industria Turistica e Culturale, Loredana Capone – La Puglia del vino è cresciuta e ha trovato una continuità produttiva di alto livello, nella consapevolezza di avere vitigni, vigneti e territori unici nel panorama vitivinicolo italiano e internazionale. Esiste un profondo legame del Vino e del Cibo con il paesaggio e la cultura e quindi con il turismo. Nel primo rapporto sul turismo enogastronomico italiano, che traccia un quadro sul settore e delinea le tendenze di un segmento in forte crescita, la Puglia risulta la preferita insieme a Toscana e Sicilia, fra i turisti enogastronomici italiani. Ed in effetti la Puglia ha un patrimonio unico che potremo valorizzare ancora di più. L’enogastronomia è uno dei prodotti turistici, insieme a cultura, wedding, natura, sport, congressi, sul quale puntiamo”.

Le date di Calici di Stelle: 4 agosto | Monopoli, Masseria Garrappa 6 agosto | Corato (BA), La locanda di Beatrice 8 agosto | Manduria (TA), Vinilia Wine Resort 10 agosto | Supersano (LE), Le Stanzie

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iceviamo e

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ubblichiamo

ANVE fa il punto sulla situazione in Italia

Xylella fastidiosa: basta fake news!

ssociazione Nazionale Vivaisti Esportatori è l’Associazione che rappresenta, tutela e assiste i produttori italiani. ANVE si compone di Soci effettivi, Soci sostenitori e partner garantendo il contatto diretto con tutti gli operatori della filiera. Gli associati, essendo situati in tutta Italia e per questo in climi differenti, producono tutto l’assortimento per il mercato locale, europeo ed extraeuropeo composto da piante ornamentali da interno e da esterno, fruttiferi, piante aromatiche, acidofile, continentali, mediterranee, tropicali e subtropicali, piante fiorite, alberi e arbusti. Il florovivaismo italiano è un settore di primaria importanza che si compone di oltre 100.000 addetti, oltre 30.000 aziende e una PLV di 2,5 miliardi di euro. È inoltre riconosciuto ed apprezzato all’estero per la sua qualità ed è al primo posto nel panorama internazionale per superfici coltivate, fatturato e varietà prodotte. Per questo oltre il 50% delle

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produzioni vengono esportate. Trattando materiale vegetale vivo siamo sottoposti a rigide legislazioni fitosanitarie che determinano i requisiti per la produzione e la movimentazione. In tale ambito seguiamo costantemente gli aggiornamenti normativi con particolare attenzione all’emergenza Xylella fastidiosa che ha purtroppo colpito una ristrettissima area della Regione Puglia. La batteriosi in questione ha visto, dalla sua rilevazione nel 2013, molteplici vicende politiche, mediatiche e legali che, ad oggi, stanno determinando seri problemi commerciali a tutti i nostri produttori florovivaisti italiani. In tale contesto va precisato e compreso che non sono mai state rilevate piante infette in aziende vivaistiche italiane, contrariamente a quanto accaduto in altri Stati europei ove l’infezione è stata rinvenuta all’interno dei vivai, ma solamente in appezzamenti olivicoli proprio a dimostrazione della sanità del materiale vivaistico e della pro-

fessionalità degli operatori. Inoltre, il monitoraggio sia della zona delimitata sia delle zone indenni, è stato fortemente potenziato con il risultato che ad oggi, la Regione Puglia in particolar modo ma anche le restanti diciannove Regioni italiane, sono i territori maggiormente controllati in tutta Europa. In Puglia le recenti attività di monitoraggio hanno dato i seguenti risultati: • nella zona cuscinetto di 10 km e nella zona di contenimento di 20 km (interna alla zona infetta) sono stati effettuati monitoraggi con ispezioni visive, campionamenti e analisi. In caso di inviduazione di piante infette, è stato poi effettuato il monitoraggio dell’area di 100m intorno ad esse;

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• i campioni prelevati sono stati analizzati e tutti quelli risultati dubbi o positivi, oltre ad una percentuale di negativi, sono stati sottoposti ad ulteriori analisi di conferma; • il monitoraggio è stato condotto anche nella zona indenne con individuazione di aree con piante ospiti; • sono state ispezionate le stazioni di servizio lungo le vie di comunicazione che collegano le province di Lecce e Brindisi con Bari e Foggia e le aree adiacenti le linee ferroviarie; • con il monitoraggio del periodo 2016 – 2017 sono state individuate piante infette in zona di contenimento tutte estirpate e con quello del periodo 2017 – 2018 sono state individuate piante infette in zona di contenimento e in zona cuscinetto in parte estirpate e in parte in corso di estirpazione. Per questo, è opportuno evidenziare che, seppur le estirpazioni delle piante infette abbiano subito dei ritardi, questo non pregiudica la restante parte del territorio regionale e nazionale, ovvero quasi il 100%, dichiarata indenne dalle autorità nazionali ed internazionali; condizione questa che dev’essere chiara e ben nota a tutta l’Europa. Una comunicazione per essere corretta deve riportare in maniera obiettiva tutti i dati. Risultano pertanto ingiustificate le azioni di rifiuto del prodotto italiano da parte dei colleghi stranieri che potrebbero peraltro provocare disordini in tutta la filiera internazionale e scenari imprevedeibili nella valorizzazione e reperibilità di piante. Tutte le pratiche di monitoraggio vengono inoltre effettuate seguendo rigidi standard internazionali fitosanitari applicati nello stesso modo in tutta l’Unione Europea e non solo. Dunque, quello che viene fatto nei Paesi europei viene oltremodo fatto in Italia, anzi con ulteriori risorse e sforzi per il monitoraggio. Solamente in Puglia il Servizio Fitosanitario regionale si è dotato di oltre 200 ispettori dedicati esclusivamente al monitoraggio di Xylella fastidiosa. Infine, per tentare di mettere un freno alle tante fake news che circolaN° 14 - 1 agosto 2018

no, ANVE ha presentato un’esposto alla Procura di Bari per denunciare una serie di attività fuorvianti quali manifestazioni, assemblee, pagine web, post sui Social network, blog e articoli sui media che spesso conducono al turbamento dell’ordine pubblico e ad una istigazione alla disapplicazione della legge oltre a generare confusione sulla realtà dei fatti. Non si tratta solo di diffondere notizie senza fondamento scientifico, dunque, perché tutto questo significa anche mettere in pericolo tanti, tantissimi posti di lavoro e con questi l’intera economia locale e nazionale. Impedire l’applicazione della legge significa infatti mettere in pericolo l’intera Puglia e l’economia italiana. Chi mette in discussione il problema reale della Xylella e non permette alle Autorità di intervenire o chi lo descrive con facoltà interpretative proprie creando incertezze negli operatori di filiera, mette l’Italia nelle condizioni di perdere lavoro.È per questo che Anve ha deciso di denunciare chi diffonde fake news, chiedendo ufficialmente di valutare la rilevanza penale dei fatti. Perché la diffusione di notizie false e tendenziose è un reato, e come tale va

punito. Vorrei pertanto rassicurare i produttori e i commercianti internazionali sulla sanità, sulla serietà e professionalità sia delle aziende florovivaistiche sia della Autorità di controllo italiane chiedendo loro di documentarsi sempre tramite canali ufficiali (Commissione Europea, Consorzi di ricerca ufficiali XFACTORS e PONTE) e di non credere alle tante notizie ingannevoli che circolano su carta stampata e sul web. Il Presidente ANVE - Leonardo Capitanio

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gricoltura

MOLTI I BENEFICI

LE VIRTU’ DELLA BUCCIA DELLA PESCA

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ll’amico pela il fico e al nemico la pesca”. Secondo la tradizione popolare di una regione nella quale vi era una buona produzione di questi frutti, la buccia del fico era ritenuta dannosa mentre quella della pesca salutare. Una semplice supposizione o un’antica e a noi nascosta verità? Indubbio è che la buccia del fico non è gradevole e con un lattice che scola dal peduncolo molto irritante, senza dimenticare che nelle foglie sono presenti furocumarine, sostanze fotodinamiche, ma cosa sappiamo delle pesche e soprattutto della loro buccia? Le pesche hanno una polpa carnosa, succosa e zuccherina, con la buccia di colore giallo-rossastra ma anche bruna, che può essere sottile e vellutata o liscia (nettarine), così gradevole da somigliare alla pelle delle gote di un bambino, ma oltre a questo gradevole aspetto non vi è altro? L’estate è stagione delle pesche, anche se questo frutto conservato si trova in ogni stagione, e che sotto diverse forme (frutto fresco, conservato in scatola, essiccato, trasformato in succhi ecc.) gli italiani consumano in una quantità che secondo diverse fonti varia da quattro a quasi sette chilogrammi per anno e che tra la frutta si pone al sesto posto dopo mele, arance, banane, angurie, pere. Le pesche contengono molta acqua (88,8 %), carboidrati (9,54 %) nei quali sono compresi molti zuccheri (8,39 %) e acidi organici, limitate quantità di fibra (1,5 %), proteine (0,91 %) e grassi (0,25 %) oltre a minerali (soprattutto potas-sio) e vitamine (soprattutto A, C, E). A cento grammi di polpa corrispondono circa quaranta chilocalorie. Diverse ricerche dimostrano che le pesche contengono molecole dotate di interessanti attività nutraceutiche, in particolare antiossidanti (tra i quali l’acido caffeico) polifenoli e molecole con azioni anti-ipertensive. Da diverso tempo si sa che il potere antiossidante delle pesche è più elevato in quelle a polpa bianca e gialla e che nelle cultivar povere di antiossidanti vi so-no anche valori poco elevati di polifenoli. Più recenti sono le indagini di ricercatori che nelle pesche e soprattutto nella loro buccia hanno individuato molecole che

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di Rino PAVONE

inibiscono l’angiotensina II, un ormone octapeptidico che nell’uomo è deputato alla regolazione della pressione arteriosa e di altre funzioni quali il controllo idroelettrolitico a livello renale. L’angiotensina II agisce a livello cardiovascolare come attivante cardiaco aumentando la forza della contrazione e la frequenza dei battiti e che aumenta le resistenze periferiche aumentando la pressione arteriosa. A livello della corteccia surrenale stimola la produzione di aldosterone e di adrenalina a livello della midollare e sul sistema nervoso ha due effetti: a livello centrale, stimola i centri della sete, a livello periferico favorisce la liberazione di noradrenalina da parte delle terminazioni simpatiche. Induce inoltre la secrezione da parte dell’ipofisi posteriore o neuroipofisi di ADH (antidiuretic hormone) o vasopressina un peptide con funzioni di ormone, neurotrasmettitore e

modulatore della trasmissione nervosa. In conclusione oggi possiamo ritenere che della buccia di pesca ha livelli significativamente più alti di minerali, capacità antiossidante e fenolici rispetto a quelli della polpa. Per questo l’assunzione di pesca non sbucciata, ma lavata, può essere utile come una valida fonte di antiossidanti naturali per alimenti funzionali e applicazioni nutraceutiche in particolare negli anziani nei quali è diffusa un aumento della pressione arteriosa che può essere in parte mitigato dalle molecole contenute nella buccia della pesca e che inibiscono l’angiotensina II. Una conclusione che rientra nella generale costatazione che nella buccia dei frutti sono contenuti principi attivi (polifenoli ecc.) che la selezione naturale ha sviluppato per la protezione del frutto stesso dall’ossidazione e dagli attacchi parassitari e radiazioni solari.

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A guadagnarci commercianti, distributori e logistica

L’ortofrutta va ma al produttore restano le briciole

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egli ultimi cinque anni sono cresciuti i consumi di tutti i segmenti vegetali, a partire dai prodotti ortofrutticoli. Ma nella catena del valore rimane ben poco in tasca ai produttori agricoli. Spesso ci si chiede se l’ortofrutta stia approfittando e sfruttando il grande cambiamento che sta attraversando i consumi alimentari in Italia e che porta ad una domanda crescente di tutto ciò che possiamo inserire nei prodotti tutto “salute e benessere“. La risposta è no o , al massimo, un si ma potrebbe fare molto di più. Nell’ultimo Rapporto Ismea dedicato all’agroalimentare, si legge come, secondo le elaborazioni su dati Nielsen relative all’ultimo quinquennio, quindi 2013-2017, si sia verificato un “incremento dei consumi per tutti i segmenti vegetali. In particolare, per i prodotti ortofrutticoli le

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di Rino PAVONE

dinamiche risentono di una crescita generale delle quotazioni, come suggerito dall’indice dei prezzi all’origine dell’Ismea aumentato dell’11% tra il 2013 e il 2017”. Non solo: “l’ortofrutta è il segmento che prima di altri ha intercettato i cambiamenti della domanda relativi alla ricerca di prodotti salutistici e ad alto contenuto di servizio”. Da qui, ecco i tassi di crescita a due cifre, sia a valore che a volume, di acquisti per “piccoli frutti, frutta a guscio, ortaggi surgelati e tutto l’assortimento dell’ortofrutta pronta al consumo, partendo dalle insalate in busta, per arrivare alle zuppe pronte. Questo è stato possibile grazie alla capacità degli imprenditori del settore di rispondere alle esigenze dei consumatori, spesso anche orientandole, con una forte spinta all’innovazione”. Tutto bene, quindi, se non chè,

poco più in là nel rapporto, osservando la distribuzione della catena del valore per i prodotti agricoli freschi, quindi “ortaggi, frutta e in generale dei prodotti agricoli destinati al consumo finale senza trasformazione” si osserva come per chi è a monte della filiera (ovvero i produttori) non ci siamo molto da sorridere. “Per 100 euro spesi dalle famiglie italiane nell’anno di riferimento…solo 22 euro sono rimasti come valore aggiunto ai produttori agricoli (al netto dei contributi e delle imposte); una volta sottratti gli importi destinati a coprire gli ammortamenti e i salari, il residuo per l’imprenditore agricolo è solo di 6 euro”. Solo 6 € su 100 ce la fanno dunque (ad entrare nelle tasche del produttore). Non un incentivo per chi volesse entrare nel settore; peggio va nei prodotti alimentari trasformati dove l’utile scende (per il produttore della materia prima) sotto i due euro. A guadagnarci chi si occupa di commercio e trasporto nel primo caso (utile 17 euro sui 100 spesi dalle famiglie, quasi tre volte più del produttore) o distribuzione e logistica nel secondo caso (utile 11 euro, più di cinque volte rispetto a chi produce).

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gricoltura

Soprattutto in Europa, Africa e Oceania

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2018: QUARTO ANNO PIÙ BOLLENTE DEL PIANETA

a Coldiretti rende noto che “il 2018 si classifica al quarto posto come tra gli anni più bollenti del pianeta facendo registrare una temperatura media sulla superficie della terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,77 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo”, sulla base di dati del National Climatic Data Centre (NOAA). L’organizzazione informa che “tra i diversi continenti in Europa, Africa e Oceania il primo semestre dell’anno ha fatto registrare una temperatura che si classifica al quinto posto tra le più elevate da quando sono iniziate le rilevazioni continentali”. “Si tratta di una conferma del cambiamento climatico che si avverte anche in Italia, dove il primo semestre 2018 è stato il terzo più caldo dal 1800, secondo ISAC CNR, che ha rilevato una temperatura superiore di 1,40 gradi rispetto alla media storica”. “E’ evidente anche in Italia la tendenza al surriscaldamento dopo che il 2017 si era classificato al sesto posto tra gli anni più caldi da 218 anni, con una temperatura che era risultata di 1,16 gradi superiore alla media del periodo di riferimento. Peraltro, nella classifica degli anni interi più caldi ci sono nell’ordine il 2015, il 2014, il 2003, il 2016, il 2007, il 2017, il 2012, il 2001, poi il 1994, il 2009,

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il 2011 e il 2000”. La Coldiretti, sottolinea inoltre che: “il 2018 in Italia è stato segnato anche da intense precipitazioni con nubifragi, trombe d’aria, bombe d’acqua e grandinate che hanno colpito a macchia di leopardo la penisola durante il semestre”. Secondo elaborazioni Coldiretti di dati ISAC CNR, “l’estate è infatti iniziata con la caduta del 124% di pioggia in più a giugno, dopo che la primavera ha fatto segnare una anomalia del 21% rispetto alla media storica. “Sono gli effetti dei

cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. Uno sconvolgimento che impatta duramente sull’attività agricola. Dall’inizio dell’anno, oltre mezzo miliardo di danni sono stati causati dal maltempo all’agricoltura italiana con coltivazioni distrutte, alberi abbattuti, aziende allagate, ma anche corsi d’acqua esondati, frane e smottamenti.

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groalimentare

Con il Mercatino

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Maglie capitale del gusto

aglie, è stata la capitale del gusto dall’1 al 5 agosto con il Mercatino del Gusto, l’appuntamento fra i più attesi per i gastronauti . Dopo la cura, la gioia, la bellezza, il tema della diciannovesima edizione è stato il “Baratto delle idee e delle esperienze”, a tutto campo, all’insegna della multidisciplinarietà e dell’ibridazione dei saperi. Lungo le strade e per le piazze del centro storico produttori, cuochi ed esperti enogastronomici di Puglia hanno accolto i visitatori proponendo cene, laboratori e degustazioni guidate. Ospite di questa edizione, in collaborazione con Apulia Film Commission, Rocco Papaleo, regista e attore che ha dialogato con il giornalista Fabrizio Corallo. I visitatori hanno potuto percorrere la ‘Via dell’Olio Extra Vergine di Oliva’ e degustare gli oli di Puglia, nella ‘Piazza del vino’ o in quella della ‘Birra artigianale’ con la scoperta delle ricchezze del territorio. Pasta, prodotti da forno, salumi, formaggi, conserve sott’olio sono solo alcune delle eccellenze che si sono ammirate e degustare lungo la ‘Via della gastronomia’. Via Roma ha ospitato ‘i Presìdi e le Comunità del Cibo pugliesi’, gruppi di persone che producono cibo di qualità in maniera sostenibile, sostengono le piccole produzioni eccellenti che rischiano di scomparire, salvano dall’estinzione razze autoctone, varietà di ortaggi, legumi e cereali, valorizzando diverse aree regionali. Lungo la ‘Via del Benessere’ si è potuto pensare alla cura del proprio corpo con i prodotti per la

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pelle a base di aloe vera, pianta dalle proprietà terapeutiche. Prelibatezze da ammirare nei laboratori d’eccellenza delle specialità dolciarie regionali, ‘cupeta’, cassatine, mafalde ma anche liquori e grappe lungo la ‘Via dei Dolci’. Per gli amanti del gelato artigianale immancabile un salto alla ‘Piazzetta del Gelato’ e poi l’ ‘Angolo del Caffè’. Al Mercatino, all’interno di un nuovo e originale allestimento, secondo tradizione, si è assaporata la carne alla brace, nel nuovissimo spazio ‘ Il Fornello’. Due le postazioni dedicate al ‘Cibo di strada’ (cortile di Palazzo de Marco e Piazza Frantoio Ipogeo), per mangiare passeggiando, con un cartoccio in cui affondare la mano per trovarci i sapori della tradizione pugliese: bombette, zampina, pezzetti di carne e peperoni, puddica, pucce, panini di mare, chips di patate seglinda, la cumma, il calzone, fish & chips e porzioni di pasta

di grano ‘Senatore Cappelli’. Non sono mancate la ‘Via della Pizza’ e ‘Triticum experience’. Ogni sera come da tradizione nei giardini di Villa Tamborino appuntamento con le ‘Cene in Villa’ cene del “saper fare” classico ma allo stesso tempo “POP”, con cinque interpreti del territorio e del rinnovamento. Gli Interpreti di quest’anno sono Gianluca Ferri di Masseria Barbera, Matteo Romano di Lilith, Alessandra Civilla di Alex, Gianluca Parata di Bistrot Gianluca, Maria Lanzilloti di Casale Ferrovia. Il Mercatino del Gusto è un progetto ideato da Michele Bruno con Giacomo Mojoli e sostenuto dalla Regione Puglia, Assessorato all’Agricoltura, Assessorato Industria turistica e culturale, Dipartimento Sviluppo Economico e dalla Città di Maglie con il patrocinio di Camera di Commercio, Confesercenti e Confcommercio Lecce.

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L’acquisizione crea nuove opportunità di crescita e innovazione

BASF finalizza l’acquisizione di attività e beni da Bayer

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ASF ha finalizzato l’acquisizione di una serie di attività e beni da Bayer. Dal punto di vista strategico, la transazione completa l’offerta BASF in termini di soluzioni per la difesa delle colture, biotecnologie e approccio digitale e sancisce l’ingresso del Gruppo nel campo delle sementi, degli erbicidi non selettivi, dei nematocidi in concia. “L’accordo aggiunge prodotti e attività di valore al nostro già ricco portafoglio di soluzioni per l’agricoltura, oltre a massimizzare il nostro potenziale innovativo. E, soprattutto, garantisce un’offerta ancora più ricca ed attrattiva per i nostri clienti.” Queste, le parole di Martin Brudermülller, Chairman del Board e Chief Technology Officer di BASF SE. “Quest’acquisizione trasforma profondamente la presenza di BASF in agricoltura. Rafforza la nostra posizione sul mercato delle soluzioni agricole, oltre a creare nuove opportunità di crescita” ha dichiarato Saori Dubourg, membro del Board di BASF SE e responsabile del segmento Agricultural Solutions. “Non vediamo l’ora di condividere questo nuovo viaggio e accogliere calorosamente i nostri nuovi colleghi in BASF.” Nell’ottobre 2017 e nell’aprile 2018, BASF ha firmato accordi per rilevare attività e beni che Bayer ha offerto di cedere nell’ambito della propria acquisizione di Monsanto, a un prezzo di acquisto pari a 7,6 miliardi di euro in contanti. Sono circa 4.500 i nuovi collaboratori di esperienza a entrare a far parte del team della Divisione Agricultural Solutions di BASF, grazie

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all’acquisizione. Gli accordi comprendono il business globale di Bayer legato all’erbicida non selettivo glufosinate ammonio; il business dei semi, compresi i tratti genetici, il settore ricerca e le competenze di breeding e i marchi commerciali per colture a pieno campo in mercati selezionati; il business sementi colture orticole; la piattaforma di Ricerca e Sviluppo per gli ibridi di frumento, una gamma di prodotti per la concia seme; alcuni erbicidi a base di glifosato in Europa, prevalentemente utilizzati per applicazioni industriali; la piattaforma digitale xarvioTM e, infine, alcuni progetti di ricerca relativi a erbicidi non selettivi e nematocidi. Queste transazioni sono state finalizzate con successo, ad eccezione di quella che riguarda le sementi di colture orticole, la cui chiusura è prevista a metà agosto 2018. Anche i clienti trarranno vantaggi dall’acquisizione poiché avranno accesso a un numero ancora maggiore di

strumenti per incrementare resa, qualità e redditività del raccolto. “Potendo contare su soluzioni importanti, dal seme al raccolto, supportate da un impegno in Ricerca e Sviluppo rafforzato e ancora più grande, aumenteremo il livello di competizione sul mercato. Ciò significa offrire ai clienti la possibilità di scegliere, oggi e in futuro” ha spiegato Markus Heldt, Presidente della Divisione Agricultural Solutions di BASF. “Dopo mesi di preparazione per il trasferimento graduale delle attività e per agevolare l’integrazione dei nuovi dipendenti, tutti desiderano finalmente poter incominciare, come una nuova squadra, con le nostre attività e competenze ampliate”. Per rimarcare il nuovo ampliato ambito di azione nel settore agricolo, BASF ha modificato anche il nome della propria Divisione in “Agricultural Solutions”. La Divisione ha inoltre istituito una nuova Business Unit globale per semi e tratti genetici.

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gricoltura

Un fronte unico con il neonato comitato spontaneo intercomunale

Xylella fastidiosa: cambio di passo nella lotta al batterio

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ylella: prevenire meglio che abbattere. Così il neonato comitato spontaneo intercomunale che mira a contrastare la diffusione di xylella fastidiosa e a promuovere un’informazione corretta in materia, congiuntamente all’ANVE (Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori). Con queste premesse il costituente comitato, ha organizzato lo scorso 26 luglio a Monopoli (presso l’Az. Ortofrutticola Egnathia srl – Miss Freschezza in c. da Losciale), un convegno divulgativo per mantenere alta l’attenzione degli operatori e delle istituzioni politiche ai vari livelli, sulla batteriosi da quarantena che da cinque anni tiene “sotto scacco” il settore olivicolo e vivaistico pugliese. Un’iniziativa informativa formativa moderata dal consulente agrario Paolo Leoci che ha visto il coinvolgimento di numerosi relatori: la dott.ssa Anna Percoco dell’Osservatorio Fitopatologico Regionale, il dott. Gianluca Buemi dell’Ordine dei Dottori Agronomi Puglia, il presidente ANVE Leonardo Capitanio, il sindaco di Monopoli Angelo Annese,il presidente Coldiretti Puglia Gianni Cantele, il presidente Confagricoltura Puglia Michele Lacenere, il consigliere regionale PD Fabiano Amati, il consigliere regionale Lega Andrea Caroppo, gli assessori delegati all’agricoltura dei comuni di Carovigno, Fasano, Locorotondo,Alberobello, Castellana Grotte e Conversano, la sig.ra Carmela Riccardi del Libero Comitato Anti- Xylella. “L’obiettivo – ha premesso Leoci- è quello di creare un fronte comune contro l’avanzamento della xy fastidiosa, sub specie pauca, diffondere informazioni corrette e univoche anche sugli obblighi previsti nelle zone di contenimento e cuscinetto. Viviamo – ha aggiunto Leoci – in un territorio fortemente antropizzato, con un paesaggio di pregio, dove convivono coltivazioni estensive di olivi , ciliegi

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di Paola DILEO

e mandorli, ortaggi a pieno campo e in serra, colture intensive e superintensive specialistiche, vivai di piante da orto e ornamentali, che insieme rappresentano fatturati notevoli, con ricadute positive anche in termini occupazionali. Occorre bloccare la diffusione del batterio x tutelare il nostro bacino produttivo che vanta una elevatissima qualità”. A seguire il sindaco di Monopoli A. Annese, ha espresso piena disponibilità a collaborare nelle sedi opportune:”L’attenzione dell’amministrazione è totale a sostegno di un comparto fiorente per l’economia cittadina”. Il riferimento è andato ai comuni di Monopoli e Fasano che insieme esprimono il 70% della produzione vivaistica regionale. Alla dott.ssa Percoco il compito di tracciare le tappe evolutive della Xy Fastidiosa in Puglia, le probabili cause di diffusione, i risultati dei monitoraggi in campo,le

prescrizioni fitosanitarie, agronomiche e non, previste per l’area delimitata. “Trattandosi di un patogeno da quarantena, per cui non esiste ad oggi cura – ha chiarito l’esperto – è possibile solo convivere col fenomeno attraverso l’individuazione di aree di contenimento (nel caso pugliese una fascia larga 20km dallo Ionio all’Adriatico a ridosso della zona infetta) e aree cuscinetto (una fascia larga 10 km sempre dallo Ionio all’Adriatico a ridosso della zona di contenimento), in cui intervenire con precise azioni di monitoraggio e contrasto al vettore (sputacchina)negli stadi giovanili e adulto, nonché alle fonti di inoculo attraverso l’abbattimento della pianta infetta e di tutte quelle ospiti nell’arco dei 100 m. Alla luce dei monitoraggi 2017-2018 che hanno evidenziato un avanzamento della xy fastidiosa (3800 nuovi casi nella fascia di contenimento e altri 19 in quella cuscinetto), con focolai nei comuni di Francavilla , Oria, Ostuni, Cisternino, Ceglie Messapica, la Commissione Europea ha ritenuto il 27 giugno scorso di estendere l’area infetta che oggi comprende l’intera provincia di Lecce e Brindisi, gran parte di quella di Taranto e il comune di Locorotondo nella provincia di Bari. Con un’inevitabile avanzamento della fascia cuscinetto di competenza regionale. Il comitato intercomunale al tavolo politico regionale ha chiesto un cambio di approccio nella zona infetta; una maggiore puntualità nell’attuazione del Decreto Martina. Si prevedono ulteriori incontri sul territorio al fine di creare un fronte comune di contrasto. www.foglie.tv


Più attenzione politica a tutela di tutti i settori coinvolti

Lo spettro dell’area cuscinetto sul vivaismo locale di Paola DILEO

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h, se gli olivicoltori salentini, tarantini, brindisini e in parte baresi, vivono notti insonni, il comparto vivaistico non è da meno: le restrizioni previste anche per le aree indenni, rischiano l’immediata paralisi delle attività commerciali. Già perché, alle diffidenze del mercato estero, oltremodo accentuate dalle ultime decisioni di avanzamento delle aree delimitate, si aggiungono prescrizioni cavillose e a dir poco onerose anche per l’ area cuscinetto(indenne), in cui si è ipotizzata , ma non ufficializzata l’entrata del Comune di Monopoli e Fasano che detengono un primato regionale nella produzione di piantine da orto, in particolare di pomodori e brassiche (tra questi anche ecotipi). Secondo le disposizioni comunitarie tutte le piante ospiti di xy fastidiosa, sottospecie pauca( l’unica diffusa in Puglia), tra cui l’olivo, N° 14 - 1 agosto 2018

il mandorlo,il ciliegio (insieme a diversi arbusti ornamentali spontanei e non), ma anche le piante specificate (sensibili invece allo sviluppo di qualsiasi sottospecie di xylella presente al mondo , ma non alla pauca)come tutti i pomodori, tutte le melanzane, tutte le brassiche e gli agrumi, devono essere monitorate a vista. In particolare, per poter commercializzare al di fuori della zona cuscinetto ed essere provvisti di passaporto, occorre essere autorizzati dall’Osservatorio Fitosanitario Regionale, attraverso due viste ispettive ufficiali annue e 480 campionature su 20.000 piante. Previsti ulteriori controlli anche nell’arco dei 100 m del cuore produttivo. Dai controlli il sito deve risultare negativo a xylella e ai suoi vettori. “Prescrizioni che impattano e non poco sui costi ma anche poco fattibili - ha spiegato Leonardo Capitanio , presidente ANVE, di qui la dupli-

ce richiesta avanzata in Regione di ridurre il numero dei campioni e/o potenziare l’organico dell’Osservatorio Fitosanitario con il personale ARIF per accelerare le operazione di controllo e rilascio del patentino. “Come associazione di categoria e comitato anti xylella abbiamo avviato un confronto in Regione, affinché sia scongiurato l’ingresso del Comune di Monopoli nell’area cuscinetto o comunque chiediamo un ridimensionamento dell’area in questione con delimitazioni puntiformi anziché territoriali, come già applicato da altri Paesi europei come Spagna e Francia”. Sorge spontanea la domanda: se l’Osservatorio Fitosanitario Regionale è in sofferenza per fronteggiare l’emergenza e quindi i controlli fra i privati, come potrà monitorare l’avanzata del batterio e dei suoi vettori nel vasto patrimonio arboreo, boschivo e non solo, pubblico?

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groalimentare

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MONTECITORIO VALUTA POSITIVAMENTE

OK DIRETTIVA UE SULLE PRATICHE COMMERCIALI SLEALI

i è tenuta nelle commissioni riunite Attività Produttive, Agricoltura e Politiche dell’Unione europea a Montecitorio l’audizione del vicepresidente della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento Ue, Paolo De Castro, sulla proposta di direttiva comunitaria in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera alimentare, la com(2018)173. La direttiva, di cui l’europarlamentare pugliese è relatore, ha effetti sui produttori e l’intenzione è quella di estenderli anche ai consumatori, coinvolgendo tutto il comparto agricolo e tutti gli operatori a prescindere dal fatturato. “Lavoriamo nella giusta direzione per fornire uno strumento efficace nel riequilibrare i rapporti commerciali lungo la filiera alimentare, dove gli agricoltori sono la parte debole – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, esponente M5S della Commissione Agricoltura della Camera – Valutiamo positivamente la necessità di garantire, attraverso questa direttiva, un buon

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livello minimo comune a tutti gli Stati membri, evitando le triangolazioni da parte di acquirenti che, spostando la sede al di fuori dell’Ue, potrebbero eludere la direttiva. Bisogna poi individuare – prosegue L’Abbate (M5S) – anche in seguito all’esperienza dell’art. 62, una modalità efficace nei modi e nei tempi di contrasto e contestazione: la soluzione potrebbe essere quella del supporto dell’Icqrf, l’Ispettorato centrale repressione frodi, come già

avvenuto con i contratti di vendita del latte”. La proposta di relazione del vicepresidente De Castro dovrà superare ora lo scoglio dei 600 emendamenti presentati in Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, il cui voto è previsto per il 1° ottobre prossimo. Successivamente approderà in Aula per concludere il suo iter entro il 2018, con il voto finale previsto entro aprile 2019.

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8 – 16 settembre

Nuova Fiera del Levante 2018 #fieradiesserenelfuturo

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el rispetto della sua struttura e natura più tradizionale, la “Campionaria Generale Internazionale” è #fiera di presentare nel corso dell’edizione 2018 la sua anima più innovativa: la Nuova Fiera del Levante. Quella che a 82 anni suonati, è pronta a portarla nel #futuro per dare valore ai suoi progetti, alla sua identità e alle sue grandi potenzialità. Dal 1930 a oggi è un appuntamento che rinnova nei baresi, e più in generale nel popolo del Sud Italia, un grande senso di comunità e condivisione. Lo affermano gli ospiti che la frequentano da una vita e lo confermeranno i bambini che per la prima volta la scopriranno quest’anno dall’8 al 16 settembre. E, come sempre, per tutti, grandi e piccoli, meridionali e settentrionali, italiani e stranieri, uomini e donne, il mitico biglietto della Fiera sarà un vero e proprio must-have (così si dice con una locuzione alla moda), quell’oggetto che bisogna avere assolutamente, dopo essere tornati dalle ferie estive. Le prospettive dell’82^ CampioN° 14 - 1 agosto 2018

naria Generale Internazionale che abitualmente fa da apripista al nuovo anno scolastico, accademico, lavorativo e perfino politico, si preannunciano molto incoraggianti; i dipendenti della Nuova Fiera stanno lavorando sull’assegnazione degli spazi espositivi e su un programma ricco di eventi e di approfondimenti. E nel corso della manifestazione sarà importante la partecipazione di nomi eccellenti e rappresentativi del mondo dell’Economia, del Governo e della Cultura che saranno chiamati a confrontarsi su temi di grande attualità. Prossimamente una campagna pubblicitaria, comincerà a pubblicizzare le nove giornate vitali della Campionaria, ma chi fa una passeggiata negli storici viali vede già tanti operai, scenografi, architetti ecc. già al lavoro per rendere belli, più belli possibili, i padiglioni che sono stati già assegnati. Insomma, la nave rossa dell’inconfondibile logo, realizzata dal pittore futurista Thayaht, ha sempre le vele spiegate, spinte da un forte vento e non ha cambiato rotta. La fiera di Bari “fa mercato” nel

Mediterraneo, in Europa, e nel mondo, e la nuova dirigenza sta lavorando per dare ancor più valore a una identità che la lega fortemente alla sua terra, alla sua gente. Ancora oggi, dopo 82 edizioni. I pensatori più pragmatici dicono che i mercati non hanno un’anima e sono governati dalla ricerca del profitto. Ebbene la “Campionaria Internazionale” organizzata dalla Nuova Fiera del Levante è sicuramente un grande mercato di merci e commerci, ma ha un’anima linda e moralmente rigorosa. L’attenzione del presidente Alessandro Ambrosi al Terzo Settore, all’artigianato locale, all’eno-gastronomia meridionale e alla grande tradizione folkloristica e religiosa ne sono la conferma più evidente. Emozioni e suggestioni rappresentano la mission della Nuova Fiera del Levante che quest’anno avrà anche messaggi nuovi da divulgare che vanno nella direzione della generosità, della tolleranza e della integrazione fra i popoli. Saranno una prima risposta alle sollecitazioni fatte da Papa Francesco in occasione della sua visita a Bari.

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UNO STUDIO ARTICOLATO

effetti della globalizzazione del gelato

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alla scoperta del fuoco il cibo è divenuto preferibilmente caldo. Specie se contenente o basato su grassi. Il ruolo di rinfrescare, in certe condizioni, è stato affidato alle bevande. In ogni caso parliamo di temperature sopra 0 °C. C’è stata tuttavia qualche eccezione qua e là. Il gelato o qualcosa di simile a ciò che noi chiamiamo gelato è stato presente da tempo immemore dovunque ci fosse la possibilità ‘naturale’ (la tecnologia non sovviene che in tempi recenti!) di procurarsi il freddo (sotto 0° C) e mantenerlo per qualche tempo. Tutto ciò ha permesso la nascita di interpretazioni culinarie diverse, esecuzioni più o meno artigianali o semi-industriali di una categoria di prodotti che chiamiamo comunemente e genericamente ‘gelato’ (spesso con raccapriccio di tecnici e pasticceri). Il commercio locale, nazionale, transnazionale o internazionale è sempre esistito. La ricerca del nuovo, del diverso, dell’esotico o dell’esclusivo ha da sempre stimolato segmenti di popolazione dappertutto. Alcuni sono veramente ossessionati dalla ricerca di ciò che non si trova dietro l’angolo, di ciò che non c’è, per vari motivi che gli psicologi possono spesso spiegare. Il gelato tuttavia faceva eccezione a questo commercio perché mancava il sistema di trasporto adeguato. Pertanto il gelato è rimasto confinato dove veniva prodotto divenendo a volte un prodotto locale, neppure nazionale. Poi venne l’industria del freddo che con sempre maggiore efficacia ed efficienza premise di allargare la sfera di influenza dei produttori e si rafforzò la produzione e la distribuzione nazionale. Molto, molto raramente comunque il gelato passava i confini nazionali. Poi venne la pubblicità. Nonostante tutti questi sviluppi i traffici del gelato rimasero all’interno dei confini nazionali per diverse ragioni culturali, alimentari, legislative ma anche finanziarie dei produttori. Questo stato di ‘prigionia’ ha permesso di sviluppare una immagine diversa della categoria gelato, delle preferenze e conoscenze tecniche diverse riguardo i prodotti, momenti di consumo preferenziali locali, ruolo del prodotto differente all’interno del menu, abitudini di consumo diverse, a volte molto diverse. Il tutto aiutato se non condizionato anche dal clima. La globalizzazione, secondo una interessante definizione (Wikipedia), è il fenomeno causato dall’in-

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di Claudio Tozzoli (georgofili.info)

tensificazione degli scambi e degli investimenti internazionali che, nei decenni tra XX e XXI secolo, sono cresciuti più rapidamente dell’economia mondiale nel suo complesso, con la conseguenza di una tendenzialmente sempre maggiore interdipendenza delle economie nazionali, ed ha portato anche a interdipendenze sociali, culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria, unendo il commercio, le culture, i costumi, il pensiero e i beni culturali. La globalizzazione quindi non implica solo il trasferire i prodotti da un luogo all’altro. Essa implica anche un trasferimento di ‘cultura’ e di ‘modelli di comportamento’. Essa opera secondo due dimensioni: l’ignoto e la metamorfosi. Nel primo caso viene proposto qualcosa che il consumatore non aveva mai visto prima (pensiamo all’Hi Tech avanzato o, in caso di cibo, ad un ingrediente / prodotto / ricetta sconosciuti). Avere successo in questo contesto non è facile, si deve presentare la novità, spiegarne i valori, convincere a provare. Ma almeno si scrive su una lavagna bianca. Nel secondo caso, invece, si vuole riproporre qualcosa che è conosciuto, vissuto, usato, forse in modo già radicato da tempo e consolidato dalle tradizioni, e chiedere al consumatore di osservarlo, pensarlo ed usarlo in modo diverso. Cosa pensa il consumatore del gelato? É un dolce? É solo rinfrescante? É una cosa piacevole? Fa bene? Fa male? Si mangia quando piove? Si mangia solo a casa? O solo per strada? Dopo i pasti? O al posto del pasto? Quale nome (brand) ha? Quali simboli usa la

sua comunicazione? Sembra facile. In realtà spesso bisogna prima cancellare ciò che è scritto sulla lavagna e poi scrivere ciò che vogliamo. Le multinazionali del gelato avevano già aperto il confine dalla nazione nella quale originavano, normalmente acquisendo delle compagnie locali. Ma fino agli ultimi decenni del secolo scorso avevano prevalentemente operato come finanziarie. Investivano e chiedevano utili. In modo abbastanza sommesso ed indiretto cercavano di uniformare il modo di fare business da un punto di vista di marketing. Poi è iniziato il processo di globalizzazione e con esso l’armonizzazione di ricette, del branding, dell’approccio al consumatore, della pubblicità ecc. ecc. Sono iniziati parallelamente i problemi di gestione della transizione, che in alcuni casi si sono rivelati irrisolvibili e si è dovuto accettare di fare marcia indietro perché gli ostacoli culturali non erano eliminabili al momento. Si è quindi adottata la filosofia GloCal armonizzando ciò che era possibile e lasciando al management locale le responsabilità ed il potere di gestire una serie di prodotti locali, delle parti di comunicazione ed altre iniziative non globalizzabili. Nel frattempo, anche gli artigiani (o presunti tali) sollecitati dai produttori di macchinari si sono internazionalizzati partecipando a manifestazioni ed iniziative globali e scoprendo ingredienti, ricette e proposizioni ‘all over the world’. Non si può parlare di globalizzazione in senso stretto, ma certamente di contaminazione delle culture alimentari.

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