FOGLIE n.17/2019

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

MENTRE IL MINISTRO ALL’AMBIENTE COSTA “MINACCIA” L’AGRICOLTURA PIU’ GREEN D’EUROPA

A FAVORE DEL CLIMA? FATE SPESA ITALIANA agricoltura Ceta, aumentato oltre 9 volte import grano da Canada

AGROALIMENTARE Etichetta Days in 50 piazze pugliesi Uva da tavola italiana, la promozione

N° 17 • 1 OTTOBRE 2019





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ditoriale

1 ottobre 2019 - n.17 - Anno 14

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

A favore del clima? Andate a fare spesa italiana

M Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

anifestare e lottare per uno sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico è scontato sia giusto ma bisogna chiedersi cosa ci sia dietro la piccola Greta Thunberg – detta anche la “Gretina” – che “occupa” ultimamente i mass-media di tutto il pianeta. Chi organizza le masse per andare agli aventi? Chi attiva i mass-media ovunque? Chi le apre le porte dei maggiori consessi nazionali e mondiali? Chi mette i soldi, paga i viaggi, i manifesti, le pubblicità, ecc.? “Il cambio climatico c’è sempre stato – fa sapere Giulio Tremonti - Se uno pensa che Greta Thunberg sia un fatto spontaneo e naturale, forse non ha idea di quale macchina politica e mediatica sta dietro di lei, con un investimento di capitali straordinario alle spalle”. Quindi, fatto salvo il rispetto per la ragazza, si scopre che la madre, una cantante abbastanza famosa in Svezia, a distanza di soli quattro giorni dalla prima protesta della figliola pubblica un libro ultra-ecologista intitolato Scenes from the Heart. Poi naturalmente è arrivato il volume di Greta, La nostra casa è in fiamme. La strategia di marketing sarebbe però fin troppo banale se fosse finalizzata alla promozione letteraria di famiglia; c’è di mezzo un terzo personaggio: Ingmar Rentzhog, esperto di marketing. È proprietario della starttup We Do not Have Time. Il 24 novembre 2018, Ingmar ha inserito la stessa Greta nel board della società. Solo 3

giorni dopo, We Do not Have Time (che è anche lo slogan di Greta) ha lanciato una campagna di crowfunding che ha raccolto 2,8 milioni di euro e sta spopolando nel mercato dei servizi relativi ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità. Verrebbe da pensare che Greta sia una macchina da soldi nelle mani di persone molto esperte nel mondo degli affari, ma è tutto molto green. E anche un po’ politico. Rentzhog, Ceo della fortunata startup, è stato assunto come presidente del think tank Global Utmaning nel maggio del 2018. Fondatrice di questo pensatoio è Kristina Persson, ex ministro socialdemocratico svedese dello sviluppo. Le posizioni sostenute dal think tank esprimono la necessità di combattere i nazionalismi emergenti in Europa e nel Mondo. E dunque tanti fili si muovono dietro la piccola Greta, in un groviglio di interessi economici e d’impegno politico anti-sovranista. Quindi tutti questi studenti, a cui si è rivolto in questi termini il giornalista australiano Andrew Bolt: “Siete la prima generazione che ha preteso aria condizionata in ogni aula, avete una tv per stanza, passate il giorno a usare mezzi elettronici e non camminate”, sarebbe meglio andassero a fare …la spesa piuttosto che seguire la svedese, poiché fare la spesa è anche un atto politico, significa da che parte schierarsi su tematiche come l’ambiente, il lavoro, la salute. Comprare, mangiare e bere italiano fa bene alla salute, al lavoro e all’ambiente.



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ommario

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editoriale

A FAVORE DEL CLIMA? 5 Andate a fare spesa italiana

agroalimentare

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10 Etichetta days

EVENTI

In 50 piazze pugliesi

28 GIORNATA COOPERAZIONE 2019

15 UVA DA TAVOLA

Tutta la filiera promuove quella italiana

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AGRICOLTURA

Agropasseggiata nel Parco Nazionale Alta Murgia

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8 AGRINSIEME

Riequilibrare catena del valore agricolo

9 COLDIRETTI

Costa attacca agricoltura più green d’Europa

26 zucca

Le sue benefiche proprietà

12 CETA Oltre 9 volte import grano dal Canada

29 cIBO

18 xylella

30 TONNO

440 cultivar per innesti

I nuovi trend Sua maestà

AMBIENTE FOR FUTURE 24 IlFRIDAYS presidio di Monopoli


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gricoltura

AGRINSIEME PUGLIA

“PRIORITARIO RIEQUILIBRARE LA CATENA DEL VALORE IN AGRICOLTURA” “Agricoltura in Puglia: riequilibrare la catena del valore” è stato il tema sul quale si sono confrontati il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali Giuseppe L’Abbate, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il coordinatore nazionale di Agrinsieme Franco Verrascina, il presidente della Cia-Agricoltori italiani Dino Scanavino, il componente della giunta di Confagricoltura Donato Rossi, il rappresentante dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Angelo Petruzzella e il coordinatore regionale di Agrinsieme Tommaso Battista nell’ambito di un partecipato convegno promosso dal coordinamento di Agrinsieme Puglia, che riunisce le federazioni regionali di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, svoltosi alla Fiera del Levante.

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uella della distribuzione del valore è una questione che va affrontata intervenendo su alcune linee direttrici: riducendo i costi; chiudendo le singole filiere; avviando i piani di settore; contrastando contraffazioni e frodi; lavorando su infrastrutture e reti”, ha spiegato L’Abbate. Il Sottosegretario, recependo le istanze di Agrinsieme, ha assicurato il suo impegno per “riprendere il lavoro sul decreto semplificazione, per poterlo approvare entro fine anno e andare a sburocratizzare una serie di gravosi adempimenti ai quali sono sottoposte le imprese, come ad esempio quelli relativi alle visite mediche dei lavoratori stagionali. La mancata remunerazione dei fattori di produzione in agricoltura è una questione molto grave e sentita, dalla cui risoluzione dipende strettamente la modernità e la competitività del nostro primario; per questo è necessario un grande piano di ricostruzione dell’agricoltura, che punti su nuovi modelli di sviluppo e che miri a garantire al settore una maggiore solidità, requisito fondamentale per andare a confrontarsi con le altre agricolture europee, ma anche e soprattutto con la grande distribuzione organizzata e con l’industria”, ha fra l’altro affermato il presidente Emiliano. “Quella della redditività del primario è una questione centrale, che passa necessariamente dalla semplificazione e dalla sburocratizzazione; accogliamo quindi con soddisfazione l’impegno

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del Sottosegretario a lavorare in tale direzione”, ha detto Verrascina. “Per riequilibrare la catena del valore occorre lavorare fattivamente su due fronti, sviluppando nuove filiere a vocazione territoriale e ragionando su un progetto più ampio di sistema, che coinvolga società, ricerca e innovazione e che supporti giovani, mobilità e infrastrutture”, ha fatto notare Scanavino. “La catena del valore ad oggi risulta essere poco equilibrata, anche a causa di un gap infrastrutturale in

negativo; auspichiamo pertanto che si lavori in maniera sempre più convinta per un processo di riequilibrio a favore di tutti gli attori della filiera”, ha osservato Rossi. Petruzzella ha invece evidenziato la necessità di “far partire un grande processo di innovazione dell’agricoltura, che partendo dal sostegno al ricambio generazionale e all’accorpamento delle superfici agricole, favorisca l’innovazione delle produzioni in un quadro di ampia diversificazione”.

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COLDIRETTI PUGLIA

DL CLIMA: “COSTA ATTACCA AGRICOLTURA PIU’ GREEN IN UE”

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ella bozza del DL clima c’è paradossalmente anche un attacco senza precedenti all’agricoltura piu’ green d’Europa che rischia di mettere fuori mercato il Made in Italy rispetto ai partner europei e di condannare all’abbandono e al dissesto idrogeologico gran parte del territorio nazionale. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia in riferimento al provvedimento del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa nel sottolineare che la proposta di riduzione dei sussidi ritenuti ambientalmente dannosi colpirebbe anche i carburanti per la pesca e per l’agricoltura. Il gasolio – denuncia Coldiretti Puglia - è l’unico carburante utilizzabile al momento per i trattori e tassarlo non porterebbe alcun beneficio immediato in termini di utilizzo di energie alternative a favore delle quali dovrebbe invece essere sviluppato un programma di ricerca e di sperimentazione per i mezzi agricoli. L’aumento dei costi del carburante ma anche la revisione della fiscalità sull’attività di allevamento – aggiunge Coldi-

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retti Puglia – costringerebbero semplicemente molti pescatori, agricoltori e allevatori a chiudere la propria attività con un devastante impatto ambientale soprattutto nelle aree interne piu’ difficili. Il risultato sarebbe solo la delocalizzazione delle fonti di approvvigionamento alimentare con un enorme costo ambientale legato all’aumento dei trasporti inquinanti su gomma dall’estero. “L’aumento delle tasse sull’attività di impresa in agricoltura e nella pesca – sostiene il presidente nazionale coldiretti Prandini - contraddice inoltre gli obiettivi definiti nel programma di Governo e fa perdere competitività al sistema italiano rispetto ai concorrenti degli altri Paesi Europei che non sono colpiti dallo stesso inutile balzello”. L’agricoltura nazionale è la più green d’Europa con l’Italia che ha fatto la scelta di vietare la carne agli ormoni e a tutela dei primati nazionali della biodiversità e con la Puglia che può contare su 623 specie autoctone vegetali a rischio di estinzione, 276 prodotti riconosciuti tradizionali dal MIPAF, 11

prodotti DOP (5 oli extravergini, patata novella di Galatina, Pane di Altamura, canestrato pugliese, mozzarella di bufala e oliva Bella di Cerignola, caciocavallo silano, oltre alla DOP ‘mozzarella di Gioia del Colle’ in via di definizione comunitaria), 9 IGP per l’olio EVO Puglia, la lenticchia di Altamura, la burrata di Andria, la Cipolla Bianca di Margherita, l’Uva di Puglia, il Carciofo Brindisino, l’Arancia del Gargano, il Limone Femminello del Gargano e le Clementine del Golfo di Taranto (oltre all’olio IGP Puglia in fase di completamento da parte dell’UE) e 29 vini DOC. Di assoluto rilievo i numeri del settore della pesca in Puglia il cui valore economico è pari all’1% del PIL pugliese e arriva fino al 3,5% se si considera l’intero indotto, conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi.

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groalimentare

Un prodotto alimentare su 4 a rischio “fake” da salumi a latte bambini

CONSUMI: ETICHETTA DAYS IN 50 PIAZZE PUGLIESI

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on un prodotto alimentare a rischio “fake” nel carrello della spesa che non riporta obbligatoriamente l’origine in etichetta, dai salumi alle marmellate, dai ragù ai sottoli, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini, arrivano in mille piazze d’Italia gli etichetta days per salvare il vero cibo 100% italiano. Ad annunciarlo

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è la Coldiretti che assieme a Fondazione Campagna Amica ha organizzato la più grande mobilitazione mai realizzata per difendere la salute dei consumatori, valorizzare l’agricoltura italiana e far cambiare finalmente verso all’Europa nelle politiche sulla trasparenza di quel che i cittadini portano in tavola. La petizione “Eat original! Unmask

your food” (Mangia originale, smaschera il tuo cibo) promossa dalla Coldiretti per chiedere alla Commissione Ue di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti vede il coinvolgimento di altre organizzazioni europee, dalla Fnsea (il maggior sindacato agricolo francese) alla Ocu (la più grande associazione di consumatori spagnola), da Solidar-

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nosc (storico sindacato polacco) alla Upa (l’Unione dei piccoli agricoltori in Spagna), da Slow Food a Gaia (associazione degli agricoltori greci), da Campagna amica a Fondazione Univerde, fino a Green protein (ONG svedese). Si tratta di un vero e proprio fronte europeo per la trasparenza che punta a raccogliere un milione di firme in almeno 7 Paesi dell’Unione. Per firmare basterà recarsi in una delle mille piazze italiane ma anche nei mercati di Campagna Amica nella propria città, negli uffici Coldiretti sul territorio e on line, compilando in modo facile e veloce l’apposito form sul sito https:// sceglilorigine.coldiretti.it. La posta in gioco è alta – ricorda Coldiretti – poiché per la prima volta c’è la possibilità di invertire la tendenza e spingere la Commissione Ue a valorizzare l’origine dei prodotti agricoli e garantire trasparenza nelle scelte di acquisto dei cittadini e un giusto reddito agli agricoltori. Un obiettivo condiviso dalla maggioranza dei consumatori europei e dall’82% di quelli italiani che ritiene necessario superare l’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea sull’origine del cibo per contrastare un fenomeno, quello dei falsi e dei tarocchi, che solo all’Italia costa oltre 100 miliardi di euro all’anno nel mondo. “L’Italia, che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie. Il nostro agroalimentare è il più apprezzato, ma anche il più copiato al mondo e non

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possiamo assolutamente consentire lo scippo di identità e di valore del no-

stro Made in Italy”, dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

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gricoltura

Dopo l’entrata in vigore

CETA: AUMENTATO OLTRE 9 VOLTE IMPORT GRANO DA CANADA di Rino PAVONE

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umentata di oltre 9 volte la quantità di grano importato dal Canada in Italia nei primi 6 mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dopo l’entrata in vigore del Ceta l’accordo di libero scambio fra la UE e il Paese nord americano (CETA). E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Istat a 2 anni dell’entrata in vigore in via provvisoria dell’accordo di libero scambio. Il balzo delle importazioni si verifica proprio quando in Puglia si registra un raccolto quantitativamente nella media, ad eccezione della punta più a nord della Murgia come Spinazzola e a macchia di leopardo in alcune aree più interne del foggiano a causa delle piogge intense di maggio 2019, con una qualità ottima ovunque, anche in virtù della ricerca di varietà maggiormente performanti. Un lavoro che rischia di essere vanificato dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero di prodotti che non rispettano le stesse regole di sicurez-

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za alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese come il grano duro canadese trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole. Auspicabile che gli europarlamentari pugliesi difendano gli interessi degli agricoltori, degli altri operatori virtuosi del sistema e dei consumatori rispetto agli accordi commerciali. Occorre migliorare e armonizzare - con un incessante interlocuzione di tutte le parti coinvolte - tutti quegli accordi di libero scambio a partire dal CETA che minacciano le nostre identità e le nostre produzioni. è inaccettabile il balzo dell’860% nel 2019 di grano importato dal Canada, dove viene fatto un uso intensivo del diserbante ‘glifosato’ proprio nella fase di preraccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato, uso che in Italia è vietato con il via vai di navi nel porto di Bari cariche di grano straniero. La Puglia è il principale produttore italiano di grano

duro, con 346.500 ettari coltivati e 9.990.000 quintali prodotto e valore della filiera della pasta in Puglia pari a 542.000.000 euro. La Puglia è, d’altro canto, la regione che paradossalmente che ne importa di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione. Alla perdita economica e di posti di lavoro si aggiunge il rischio ambientale in un Paese che con l’ultima generazione ha perso oltre un quarto della terra coltivata per colpa dell’abbandono, della cementificazione e delle speculazioni che sottopagano i prodotti agricoli. L’Italia è il principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, destinato alla pasta con un raccolto previsto di 4 milioni di tonnellate nel 2019 in calo rispetto all’anno scorso su una superficie coltivata scesa a 1,2 milioni di ettari concentrati nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano circa il 40% della produzione nazionale.

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Pubblicato il Sustainability Report dell’ azienda

Pubblicato il Bilancio socio-ambientale 2019 di Valagro VALAGRO,

azienda leader nella produzione e commercializzazione di biostimolanti e altre specialità nutrizionali per le colture, pubblica oggi l’edizione aggiornata del suo Bilancio socio ambientale (o Sustainability Report). Per il terzo anno consecutivo, l’azienda rinnova la scelta di pubblicare il Bilancio sul sito web aziendale facendone uno strumento trasparente, facile da consultare e sostenibile - considerato l’abbattimento del consumo di carta per la pubblicazione e distribuzione del report - per far conoscere il suo impegno in materia di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il Bilancio illustra infatti i principali risultati relativi alle performance di Valagro SpA nell’anno 2018. Tra queste, dal punto di vista ambientale, si segnala, tra le altre, l’ottimizzazione delle emissioni di gas ad effetto serra ottenuta anche grazie all’impianto di cogenerazione. L’installazione di due turbine a gas ha permesso di produrre da una parte energia elettrica usata in tutto lo stabilimento e di recuperare il calore dei gas di scarico per usarlo direttamente

negli impianti produttivi. Questo ha consentito di recuperare efficienza energetica e di ridurre le emissioni di GHG di circa 530 tonnellate nel 2018 (4.370) rispetto al 2017 (4.900): un risultato, questo, frutto dell’impegno di Valagro per contrastare le cause del cambiamento climatico e della ferma volontà dell’azienda di perseguire questo ed altri Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, citati all’inizio del report. Dal punto di

vista sociale, il Bilancio rendiconta inoltre gli effetti positivi che alcune iniziative di welfare adottate presso l’Headquarters Valagro hanno avuto in termini di benessere dei dipendenti e di contenimento dell’impatto ambientale. In particolare il riferimento è all’avvio della nuova mensa aziendale che, contestualmente al miglioramento della qualità dei cibi, ha consentito di abbattere drasticamente il consumo di piatti e bottiglie di plastica.



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groalimentare

Per tutto ottobre e poi si ripete a dicembre

TUTTA LA FILIERA PROMUOVE L’UVA DA TAVOLA ITALIANA

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l via in questi giorni la Campagna di promozione collettiva a favore dell’Uva da tavola italiana, che vedrà l’adesione di migliaia di punti vendita delle principali catene della grande distribuzione, nonché dei negozi specializzati e di “prossimità”, con il supporto degli operatori Grossisti dei mercati agroalimentari. La Campagna si svolgerà nei numerosi punti vendita che ade-

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riscono all’iniziativa con l’utilizzo di un poster informativo che illustra le principali tipologie dell’Uva da tavola italiana, evidenziandone le caratteristiche peculiari e l’alta qualità che quest’anno si esprimerà sicuramente attraverso sapori e profumi che saranno veramente una lieta sorpresa per il consumatore! Un’estate calda e dal clima esemplare, insieme ad una naturale ri-

duzione del quantitativo di produzione rispetto al 2018, offrono i migliori auspici dal punto di vista qualitativo per la produzione e per l’affinamento delle proprietà organolettiche. In più, un disciplinare contenente parametri qualitativi condivisi in sede interprofessionale su cui si impegnano i produttori, costituirà uno standard superiore di fornitura per i grappoli da esporre alla ven-

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dita nell’ambito di questa iniziativa promozionale che mette al centro proprio il prodotto, comunicando le sue caratteristiche direttamente al consumatore. Sia per le varietà tradizionali come Italia, Regina e Pizzutella che per le varietà senza semi - sempre più diffuse in produzione e sempre più richieste dal mercato - l’intera fi-

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liera si sente impegnata in questa Campagna di comunicazione e di promozione al consumo, forte del consolidamento di alcune migliaia di punti vendita che hanno aderito nella scorsa stagione e del generale apprezzamento registrato, proprio a riscontro del fatto che viene promosso un prodotto – nel senso letterale originario di “far progredire,

dando impulso” – comunicandone al consumatore le caratteristiche, le distintività e l’origine. Questa iniziativa interprofessionale, come peraltro quelle dell’altra decina di prodotti compresa nel progetto annuale di Ortofrutta Italia, oltre ad avere una connotazione di “pubblica utilità” e comunque dovendosi limitare al solo mercato

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nazionale, favorisce la tenuta e lo sviluppo di una produzione molto importante per l’economia agricola nazionale e del sud Italia in particolare. Le produzioni italiane di Uva da Tavola, infatti, si concentrano in due grandi poli di produzione - Pu-

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glia e Sicilia - che rappresentano più del 90% della superficie agricola dedicata a questa coltura e che insieme consolidano poco meno di un milione di tonnellate (600.000 la prima, circa 370.000 la seconda). Lo sforzo dell’intera filiera italia-

na per un continuo miglioramento qualitativo è utile e necessario anche per la consistente quota di export (oltre il 50%) che questo comparto esprime e che va assolutamente strutturata ed implementata con l’apertura di nuovi mercati.

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gricoltura

SPERANZA DA SPERIMENTAZIONE E RICERCA

XYLELLA: 15MILA SEMENZALI “OSSERVATI SPECIALI” E 440 CULTIVAR PER INNESTI

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ono 15mila i semenzali ‘osservati speciali’ e 440 cultivar utilizzate nella sperimentazione con gli innesti. Sono i dati presentati nel corso della presentazione alla Fiera del Levante del progetto di ricerca e sperimentazione «UN GETSEMANI IN SALENTO - XYLELLA QUICK TOLLERANCE TEST», che vede coinvolti l’Azienda Forestaforte di Giovanni Melcarne, CNR-Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (IPSP), Università di Bari (DiSSPA e DiSAAT), CRSFA «Basile Caramia». “Bisogna ridare agli agricoltori le chiavi delle loro aziende e il loro futuro, attraverso i reimpianti, gli innesti e la sperimentazione, privilegiando tutte le piante ospiti appartenenti a varietà per le quali vi sia una evidenza scientifica, anche se non definitiva, su tolleranza e resistenza al batterio. Ciò consentirebbe alle aziende nell’area infetta, al di sotto quindi dei 20Km dal limite di demarcazione, di riprendere l’attività agricola, grazie alla possibilità di reimpianto anche di altre varietà tradizionali quali il ciliegio dolce ed il mandorlo per le quali le

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ricerche scientifiche, ancorché non completate, unite all’osservazione empirica, stanno dimostrando da sei anni una elevata resistenza al batterio”, ha detto Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce, in apertura dei lavori. “Una recente sperimentazione condotta da colleghi del CRFSA e del mio istituto ha fornito dati molto incoraggianti sulla possibilità che

leccino, notoriamente non autocompatibile, possa essere impollinato con buona efficacia da FS 17. In attesa di disporre di altre cultivar resistenti, questa sarebbe già una soluzione al problema dell’impollinazione del Leccino”, ha annunciato Donato Boscia, Responsabile dell’IPSP-CNR di Bari. “Sono oltre 15.000 i semenzali osservati, numerosi semenzali già a

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frutto che hanno superato la fase giovanile, di cui 190 asintomatici selezionati ed analizzati con PCR quantitativa, 33 semenzali risultati privi del batterio a 3/4 successive analisi, di cui 23 già riprodotti e pronti per essere sottoposti ai test di patogenicità”, ha relazionato Boscia. “I risultati attesi riguardano nuove fonti di resistenza– ha concluso Boscia - nuove varietà, uniche e nate in loco da genitori autoctoni, nuovi genitori locali per attività di incrocio”. La sperimentazione e gli innesti per salvare gli olivi monumentali e lo studio della biodiversità rappresentata dalle piante selvatiche nate da incroci spontanei sono temi di sicuro interesse e di concreta speranza sviluppati fino ad oggi grazie all’impegno volontario di iniziativa privata e ricercatori che vanno supportati in modo tangibile, così come i progetti di rinaturalizzazione. “Il progetto – ha precisato Boscia – prevede la valutazione e l’ottimizzazione della pratica del sovrainnesto in campo, la valutazione economica delle operazioni complessive per il sovrainnesto, la messa a punto di una procedura rapida per la valutazione della sensibilità varietale in condizioni di pieno campo, la valutazione della sensibilità al batterio della biodiversità varietale, salentina, pugliese e di quella più diffusa ed utilizzata nei disciplinari di produzione delle più importanti DOP italiane e la verifica del grado di fragilità e rischio potenziale (produttivo/paesaggistico) dell’epidemia per altre aree olivicole italiane, oltre all’individuazione di ulteriori varietà resistenti al Disseccamento Rapido dell’Olivo nel germoplasma mediterraneo”. “Nella sperimentazione con gli innesti dalle 270 cultivar iniziali, dalla primavera 2016, si è ora passati a 440 cultivar, a cui vanno aggiunte le cultivar delle altre prove sperimentali”, ha raccontato Giovanni Melcarne, olivicoltore e frantoiano, ‘curatore’ della ‘serra della biodiversità olivicola’ a Gagliano del Capo. “Praticamente tutte le piante di leccino coltivate nelle aree infette del Salento sono innestate su semenN° 17 - 1 ottobre 2019

zali provenienti prevalentemente dalla varietà sensibile Ogliarola salentina – ha continuato Melcarne – quando tutte le piante di olivo esistenti nelle prime aree focolaio di Gallipoli e comuni limitrofi sono state esposte a fortissima pressione d’inoculo per minimo 5 anni”. “Alcuni sovrainnesti di leccino di svariati anni (> 10 anni) sopravvivono e resistono bene la malattia seppur sovrainnestati su tronchi delle varietà sensibili locali. I tronchi evidentemente continuano a mantenere la funzionalità vascolare”, ha concluso Melcarne. “E’ necessario che la Regione Puglia definisca quanto prima un “un protocollo” tecnico di utilizzo, in modo da avere riferimenti chiari. L’innesto può rappresentare una speranza per il mondo produttivo olivicolooleario, ma soprattutto può rappresentare la speranza della tutela paesaggistica del Salento – ha aggiunto il direttore regionale di Coldiretti, Angelo Corsetti - contemporaneamente, gli impianti olivicoli mediante queste prime varietà resistenti consentiranno la ripartenza del settore olivicolo-oleario, in attesa che ulteriori sperimentazioni possano ampliare il panorama idoneo a convivere con il batterio killer”. Per questo si è costituito il Consorzio Innesti, ispirato Consorzi

Anti-fillosserici nati con legge nel 1901 con lo scopo di diffondere la tecnica dell’innesto per contrastare la fillossera della vite, tra Coldiretti, UNAPROL E Consorzio DOP Terre d’Otranto, di cui fa parte un Consiglio scientifico, per mettere a regime una pratica a cui si sono dedicati tecnici ed esperti finora in maniera volontaria e a proprie spese, coadiuvati dal CNR, che hanno in questi anni sperimentato la pratica degli innesti e sovrainnesti sugli ulivi.

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La quinta tappa a Bari

Bayer con Agrievolution a Bari per parlare dell’agricoltura di oggi e domani

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ella splendida cornice della città di Bari si è tenuta lunedì 23 settembre la quinta tappa del roadshow Agrievolution: una serie di incontri – promossi da Bayer - sull’agricoltura di oggi e di domani che tocca alcune zone a forte vocazione agricola. Il convegno si è svolto presso l’aula magna del Campus di agraria dell’ Università di Bari, in collaborazione con i Dipartimenti di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti e di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali, con il patrocinio dell’Accademia dei Georgofili, FODAF Puglia e Co.re.Pa Puglia.

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Un’ importante occasione per parlare dell’agricoltura di prossima generazione, alla scoperta delle opportunità che questo settore ha davanti a sè. In oltre duecento, tra docenti universitari, giornalisti, associazioni, istituzioni, politici e agricoltori hanno assistito all’incontro. Ad animare il dibattito autorevoli esperti che hanno trattato temi di grande attualità, come l’evoluzione del settore agricolo, le potenzialità delle New Breeding Techiniques e le prospettive offerte dalle tecnologie digitali. A dare il benvenuto agli ospiti Marc Aupetitgendre – Amministratore Dele-

gato di Bayer Crop Science Italia – che ha sottolineato: “Abbiamo una grande responsabilità perché siamo la prima azienda nel settore agricolo a livello globale e siamo consapevoli che il nostro è un ruolo di grande importanza da un punto di vista della sostenibilità. Per noi la collaborazione con gli agricoltori è la chiave: abbiamo bisogno di tutti per spiegare la scienza su cui si basa l’agricoltura e il nostro mondo, anche prendendo in considerazione le richieste della società e dei consumatori.” Aupetitgendre ha affermato, a conclusione del suo intervento, che il dialogo e la collaborazione sono

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fondamentali per convogliare tutte le competenze al servizio degli agricoltori con l’obiettivo di nutrire una popolazione crescente. Antonio Pascale - Ispettore del Ministero delle Politiche Agricole, scrittore e giornalista - ha analizzato l’evoluzione dell’agricoltura dalle origini a oggi: “Con una popolazione mondiale in grande crescita, non possiamo utilizzare metodi vecchi. L’innovazione è un bene collettivo.” Come può il Genome editing migliorare il futuro dell’agricoltura, riducendo gli sprechi e aumentando la produzione agricola? A questa domanda ha risposto Chiara Tonelli - Presidente del Comitato Scientifico Fondazione Umberto Veronesi e Professoressa di Genetica UNIMI – affermando: “Nel 2050 saremo in 10 miliardi nel mondo. Non possiamo aumentare le superfici coltivabili. Possiamo, invece, costruire con la genetica e le tecniche di Genome editing piante forti e resistenti, aumentando così la produzione agricola”. Roberto Confalonieri, Professore di agronomia e sistemi culturali UNIMI e direttore di Cassandra lab., ha illustrato come l’Information & Communications Technology può offrire oggi un grande aiuto ai coltivatori. “Sensori smartphone possono essere usati per prendere misure in campo, acquisire immagini e stimare l’indice di densità della chioma della pianta. Utili, ad esempio, per sapere quando effettuare un trattamento fungicida e quanto

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prodotto utilizzare, in un’ ottica di sostenibilità e ottimizzazione delle risorse” ha affermato Confalonieri. Ospite d’onore Giuseppe L’Abbate, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole: “Bisogna andare nelle piazze per divulgare la scienza, per farla toccare con mano. Gli agricoltori sono il motore della civiltà, vanno difesi e accompagnati verso l’innovazione.”

L’Abbate ha concluso il suo intervento parlando dell’emergenza Xylella: “In Puglia viviamo momenti bui per via della Xylella, proprio a causa della disinformazione. Va messo al centro il metodo scientifico per fermarne l’avanzata”. Agrievolution farà tappa, durante i prossimi mesi, in Piemonte, Sicilia e Lombardia.

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mbiente

Indetta la prima assemblea cittadina

Fridays for future: anche a Monopoli un presidio di Paola DILEO

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on si è mai troppo piccoli per fare la differenza. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando”. Con questo messaggio essenziale ma efficace di Greta Thunberg alla conferenza ONU sul clima, si è aperta la prima assemblea monopolitana di Fridays for Future. Sulle orme dell’attivista ecologista svedese, divenuta precocemente icona globale della lotta contro il cambiamento climatico, le associazioni studentesche cittadine, ambientaliste e non solo, lo scorso 20 settembre a Palazzo San Martino, hanno inaugurato un percorso di formazione e informazione sull’inderogabile emergenza climatica, anche in vista del III sciopero mondiale per il clima del 27 settembre. “Un presidio che raccoglie le battaglie ambientali locali (il riferimento è andato in particolare al Comitato Lama Belvedere e al Comitato No Petrolio/Si Energie Rinnovabili) per abbracciare quelle globali che ci vedono tutti inesorabilmente coinvolti” hanno spiegato i giovani militanti. Diversi i temi

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“caldi” portati all’attenzione della prima adunanza cittadina di “Fridays fo future”, con il contributo di Marco Fiume (referente del Comitato Lama Belvedere, Comitato No Petrolio e del neo presidio Fridays for Future Monopoli), di Don Peppino Cito (rettore della Basilica Cattedrale di Monopoli), di Patrizia Serpetti (presidente dell’Associazione WELPE Italia – Womens International League for Peace and Freedom), di Vanna Giannulo (referente delle manifestazioni studentesche del 15 marzo), Chiara Topputi (per l’Ass. AltraPolis), Daniela Salzedo (per Legambiente), Mariangela Mastronardi (per AMOPUGLIA), Silvia Contento (per l’Ass. Naturalmente), Aldo Conversano (tecnico ambientale- Dismissioni Centrali Nucleari) e Giacomo Ferrarese (libero cittadino). In premessa, inevitabile è stato il richiamo a quegli eventi meteorologici estremi, come trombe d’aria, piogge alluvionali, violente grandinate divenuti sempre più una costante anche del nostro clima. A ciò si aggiunge l’inaspettato e rapido

scioglimento dei ghiacciai (e non solo di quelli polari), la devastante portata degli incendi in Scandinavia. Avvisaglie di un globo malato, di imminenti catastrofi, che pesano come un macigno sulle coscienze dei potenti del mondo. Uno stato di allerta che non può essere più affrontato con sterili dichiarazioni di principio. Con la mobilitazione globale di Fridays for Future che trova sempre più consensi nel mondo della scuola, della ricerca e della scienza, si chiede a gran voce un cambio di passo nella gestione della crisi climatica, attraverso azioni immediate e drastiche di contenimento delle emissioni di gas serra, incentivazione pubblica di fonti rinnovabili, tassazione di beni di lusso inquinanti, incentivazione della mobilità sostenibile, della ricerca su altre fonti rinnovabili e non inquinanti (es solare). Mah, se l’effetto serra rappresenta un serio pericolo per il futuro del pianeta, il disarmo nucleare è ugualmente preminente, ha fatto notare P. Serpetti di WELPE. “Il disastro di Fukushima è rewww.foglie.tv


plicabile ovunque – ha ricordato -, basti pensare che l’Italia detiene il maggior numero di bombe atomiche in Europa, (70 in tutto stipate tra le basi NATO di Brescia e Pordenone) che richiedono una manutenzione costante e onerosa, con sottrazione di risorse dal bilancio nazionale. Il tutto ovviamente, in nome di una presunta sicurezza nazionale che resta solo militare. Una scelta che deriva dal passato, da necessità belliche, un attentato alla sovranità nazionale perché altamente pericolosa per la salute pubblica”. È ora che si rivendichi anche per l’Italia la ratifica del trattato internazionale di messa a bando dei sistemi nucleari sull’esempio di altri paesi europei e del mondo. Urge una ridefinizione del concetto di sicurezza, da identificarsi non più e solo in quella militare, ma nel diritto alla pace, alla salute, nella giustizia climatica, ambientale ed economica. Per innescare questo processo di cambiamento è necessario che il nostro Paese si doti anche di una commissione non governativa, quindi indipendente, che tuteli in generale, tutti i diritti umani (esiste oggi solo un comitato interministeriale). Una N° 17 - 1 ottobre 2019

serie di prospettive per salvare il pianeta oggi e non domani… Come ha ricordato Don Peppino Cito nel suo intervento “La questione climatica non è solo etica, politica, ma anche teologica. Papa Francesco nel suo primo documento programmatico Evangelii Gaudium, esorta all’impegno sociale, ricordando che non esiste una salvezza terrena e ultraterrena (per i credenti) che non passi attraverso l’impegno per questo mondo. La salvaguardia del creato non è facoltativa per i credenti, ma è il cuore del Vangelo. Il cre-

ato è un dono che richiede una responsabilità.

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Più un innovativo metodo di stagionatura

La zucca si rivela: proprietà nutrizionali, antitumorali per mammella e prostata

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benefici salutistici dati dal consumo di zucca, la spiegazione di un nuovo e innovativo metodo di conservazione e il racconto dell’esperienza di un giovanissimo agricoltore sono stati i protagonisti della conferenza de “I mercoledì all’Archiginnasio”, ciclo di incontri divulgativi dedicati alle eccellenze dell’agroalimentare italiano, organizzato dall’Accademia Nazionale di Agricoltura, dalle delegazioni bolognesi dell’Accademia Italiana della Cucina e dalla Società Medica Chirurgica di Bologna. La conferenza si è svolta lo scorso 25 settembre presso la Sala Conferenze della Società Medica Chirurgica di Bologna. I saluti istituzionali sono stati tenuti dal Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura, dal Prof. Claudio Borghi, Presidente Società Medica Chirurgica e dalla Prof. ssa Rosanna Scipioni, Coordinatrice scientifica della rassegna. I relatori

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sono stati Moreno Morisi, Imprenditore agricolo Responsabile di produzione azienda Morisi, la Dott. ssa Cecilia Prata, Docente di Biochimica Applicata e Biochimica della Nutrizione – Università di Bologna, la Prof.ssa Cristina Bragaglia, Vice delegato di Bologna – Accademia Italiana della Cucina. Al termine degli interventi Francesco, un giovane agricoltore in erba di 12 anni, ha raccontato della sua passione per l’agricoltura e la coltivazione della zucca che sta sviluppando nella azienda di famiglia a Pavullo sul Frignano (MO), con l’aiuto del padre. “Da 3 anni utilizziamo un nuovissimo sistema di stagionatura delle zucche che ci sta dando ottimi risultati sotto il profilo della qualità del prodotto - ha esordito Moreno Morisi - Si tratta di un preciso controllo coordinato di temperatura e umidità, in celle frigo di maturazione dai 15 ai 18 gradi e con 65% di umidità, che attraverso cicli di innalzamento

e abbassamento della temperatura provoca riduzione dell’umidità in tempi brevi, con conseguente aumento del tasso zuccherino. Così facendo la zucca risulta più dolce e soprattutto si evita il proliferare di malattie e funghi dati dall’eccessiva umidità presente al momento della raccolta. Una volta le zucche venivano fatte asciugare al sole in un procedimento lungo e delicato, oggi grazie a questo metodo, i tempi sono ridotti e il prodotto più buono. Questo trattamento lo utilizziamo sia per quelle commestibili, come la Delica e la Violina lunga, ma anche per le ornamentali in modo che possano durare più tempo ed essere anche più belle esteticamente”. Utile come antiossidante e può essere consumata anche dai diabetici - “Appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee faceva parte della medicina popolare e rappresentava uno dei mezzi di sostentamento delle popolazioni più povere - dice www.foglie.tv


la Dott.ssa Cecilia Prata - negli ultimi anni sta riscuotendo notevole interesse grazie all’identificazione della composizione nutrizionale e fitochimica, a cui si correlano le varie proprietà ad essa attribuite come quella antimicrobica, antiossidante e anticancro, grazie ai fitoestrogeni presenti nella polpa che contrastano

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l’insorgenza delle neoplasie causate da ormoni, soprattutto a mammella e prostata, mentre l’estratto oleoso dei semi riduce i sintomi dei tumori benigni alla prostata. Del tutto falsa, invece, la credenza che il consumo di zucca possa portare problemi in caso di diabete”. Conosciuta dai romani e lodata da Charles Perrault - “La zucca non era sconosciuta ai Romani, ma si trattava di piccole cucurbitacee, che, svuotate, venivano utilizzate come contenitori di oggetti. La zucca che oggi mangiamo è uno dei tanti vegetali che Colombo ci ha portato dal suo viaggio al di là dell’Oceano. La scoprì a Cuba, il 3 dicembre 1492, ma era originaria di Messico e Perù - continua la Prof.ssa Cristina Bragaglia - si era però diffusa verso Nord, fino a diventare elemento fondamentale dell’alimentazione dei popoli amerindiani. Dalla fine del Quattrocento la zucca è coltivata in Europa fino a essere due secoli dopo al centro di molte preparazioni contadine. La letteratura la cita e la loda: alla fine del 600 Charles Perrault ne fa la carrozza di Cenerentola, tre secoli dopo il celebre film di Disney la rende icona mediatica. Oggi la zucca è indissolubilmente legata ad Halloween, trasformazione postmoderna di un’antica tradizione celtica”. La pas-

sione dei giovani verso l’agricoltura - “Il primo passo delle filiere agroalimentari, ovvero la produzione, è sempre stato espressione di una vera passione. Francesco, agricoltore in erba, è un ragazzino dodicenne che fin dall’età di 6 anni coltiva una spontanea e smisurata passione per l’agricoltura - ha concluso la Prof.ssa Scipioni - Le bustine di semi erano i doni che preferiva ricevere al posto dei giocattoli, e la coltivazione (zucca inclusa) la sua attività prediletta dopo gli impegni scolastici. È per passioni come questa, e per quella di tanti giovani che fanno scelte simili, che abbiamo il dovere di rispettare e sostenere l’agricoltura, la fatica di chi la pratica e la ricchezza che è in grado di rappresentare per tante realtà geografiche e culturali.”

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Nell’ambito del programma di Cooperazione Interreg V-A Grecia-Italia 2014-2020

Agropasseggiata tra i sentieri del Parco Nazionale Alta Murgia

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i è tenuta a Corato in contrada San Magno l’evento Agropasseggiata tra i sentieri del Parco Nazionale Alta Murgia, organizzata dal Parco Alta Murgia, partner del progetto P.A.T.H., finanziato nell’ambito del Programma di Cooperazione Interreg V-A Grecia-Italia 2014-2020. Una passeggiata a piedi attraverso i sentieri del Parco Nazionale dell’Alta Murgia alla scoperta dei paesaggi ricchi di biodiversità, storia, odori e sapori. Punto di incontro presso Masseria Cimadomo, e partenza per un sentiero che ha rivelato la storia della chiesetta della Neviera, un unicum del territorio del Parco, e della necropoli di San Magno, che si estende su un’area molto vasta di circa due chilometri quadrati. Il percorso si è rivelato particolarmente adatto a famiglie con bambini ed a persone diversamente abili, accompagnate dagli operatori delle associazioni locali attive in tema di inclusione sociale. L’iniziativa rientra tra le celebrazioni della Giornata Europea della Cooperazione, promossa dall’Unione Europea, il 21 Settembre di ogni anno, per riflettere e dare evidenza ai risultati raggiunti dai 72 Programmi di cooperazione territoriale finanziati in tutto il territorio dell’Unione. Con il motto “L’Europa sei tu”, si celebra il lavoro di cooperazione svolto tra la Puglia e la Grecia, che insieme affrontano le comuni sfide dello sviluppo del territorio come il cambiamento climatico, l’inclu-

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sione sociale e l’immigrazione. “La Cooperazione con gli altri paesi dell’Unione Europea è un’importante occasione di crescita per il nostro territorio. La Grecia e la Puglia da oltre 30 anni collaborano attraverso il Programma Grecia-Italia per condividere progetti di sviluppo congiunto”- ha commentato Domenico Laforgia, Direttore ad interim del Coordinamento Politiche Internazionali di Regione Puglia. Migliorare la vita dei cittadini, favorire la competitività delle imprese e supportare le istituzioni locali sono solo alcuni degli obiettivi ambiziosi che il Programma cerca di perseguire con la sua attività e grazie ai finanziamenti europei”. La Giornata Europea della Cooperazione è coordinata dal Programma Interact con il supporto dell’Unione Europea e co-finanziata dal Fesr, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. IL PROGETTO P.A.T.H. Il progetto P.A.T.H mira allo sviluppo e alla gestione di Percorsi Turistici differenziati nell’area di Programma tra la Puglia e la Grecia, con la valorizzazione di tecnologie che contribuiscono alla sostenibilità nel turismo. L’Unione Regionale dei Comuni della Grecia Occidentale è il capofila di progetto in collaborazione con la Regione della Grecia Occidentale e tre partner Italiani, l’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, le Riserve Naturali Regionali Orien-

tate del Litorale Tarantino Orientale e il Parco Nazionale dell’Alta Murgia. All’interno dello stesso progetto è andato in scena a Bitonto presso il teatro Traetta lo spettacolo transfrontaliero “Hubu Re” , risultato finale di un percorso di formazione teatrale e scenografico svolto nei mesi scorsi, che ha coinvolto un gruppo di 12 giovani in condizioni di disabilità e non, residenti nella Regione Puglia e nella Regione della Grecia Occidentale. Lo spettacolo, guidato dal regista Tonio De Nitto e dall’attore Fabio Tinella attore di Factory Compagnia Transadriatica, è la testimonianza dello straordinario processo di integrazione e affiatamento che il gruppo ha raggiunto durante il periodo di creazione, nel dare il meglio di se stessi, nel riuscire a superare con tenacia e disciplina piccoli ostacoli quotidiani, umani, artistici e culturali. Lo spettacolo ha previsto una tappa in Italia, a Bitonto, ed una in Grecia nella Municipalità di Ilida.

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“Rapporto Coop 2019 - Consumi e stili di vita degli italiani di oggi”

I nuovi trend del cibo:di veloce, sostenibile e sicuro Rino PAVONE

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isoccupazione e situazione economica, immigrazione e ambiente: queste le priorità degli italiani rispetto agli altri popoli europei. Quello italiano risulta il popolo più pessimista d’Europa e il meno ottimista sul futuro dell’Ue. E’ quanto delineato dal “Rapporto Coop 2019 - Consumi e stili di vita degli italiani di oggi”, redatto dall’Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Nomisma, il supporto di analisi di Nielsen e i contributi originali di Demos, Gfk, Gs1-Osservatorio Immagino, Iplc Italia, Iri Information Resources, Mediobanca Ufficio Studi, Npd, Pwc, Tetra Pak Italia. Nel 2018, la spesa media degli italiani diminuisce per la prima volta dal 2013. L’ortofrutta sembra però rimanere un must. Secondo quanto si legge nel Rapporto, l’Italia è tra i cinque Paesi più vulnerabili d’Europa al cambiamento climatico,

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che ha già generato effetti importanti: negli ultimi 15 anni sono infatti spariti 1 su 3 alberi da frutto e 500 ettari tra Sicilia e Calabria sono già oggi destinati alla coltivazione di frutta esotica. Il 61% dei consumatori italiani è disposto a modificare le proprie abitudini di acquisto per ridurre l’impatto sull’ambiente. E anche nel cibo, gli italiani sono ecologisti convinti: il 68% ritiene favorevole far pagare un supplemento per i prodotti in plastica monouso così da disincentivarne l’acquisto. Un atteggiamento che fa onore, se si pensa che ogni settimana si ingeriscono involontariamente con gli alimenti 5 grammi di microplastiche, ovvero il peso di una carta di credito. Impegnati a rincorrere il lavoro e a gestire la vita personale, gli italiani abbandonano i fornelli di casa a dispetto della passione per la cucina, (in 20 anni abbiamo dimezzato il tempo passato a cucinare ogni giorno e oramai vi dedichia-

mo appena 37 minuti). Questo porta a una crescita della spesa per la ristorazione extra-domestica (83 miliardi la spesa per consumi alimentari fuori casa delle famiglie italiane nel 2018) e, nel caso che si mangi in casa, si preferiscono cibi pronti o rapidi da preparare. E’ boom per il food delivery che è utilizzato ormai dal 26% degli italiani. E anche negli acquisti al supermercato vince l’instant food (+9,3% in un anno). In questa rivoluzione gastronomica, si perde di vista anche il concetto di “portata” e al primo o secondo piatto della tradizione si privilegiano gli snack (dolci o salati, poco importa, crescono entrambi a doppia cifra), frutta e verdura meglio se già confezionate, le barrette sostitutive dei pasti e tutto ciò che può rappresentare un piatto pronto. L’italianità è infatti l’altro tema chiave: il 78% dei consumatori è rassicurato dall’origine 100% italiana dei prodotti. Sicurezza è la parola vincente anche a tavola.

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Naturale, sott’olio, fresco o in scatola, qual è meglio?

Sua maestà il tonno

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l tonno è uno dei cibi più amati dagli italiani, soprattutto d’estate, quando viene consumato in varie forme: nelle insalate, scottato, in tartare, e così via. Vediamo di conoscerlo meglio e sfatare qualche mito attraverso questo domanda e risposta. Amo il tonno che è sinonimo di estate, ma fresco non è facile trovarlo, per cui userò quello in scatola: purtroppo non si somigliano nutrizionalmente. FALSO Oggi l’evoluzione e il miglioramento delle tecniche di conservazione del tonno hanno reso il tonno in scatola molto simile, come valori nutrizionali, a quello fresco. Di fatto tonno in scatola e tonno fresco hanno delle proteine “nobili” perchè sono presenti gli amminoacidi essenziali e in buon equilibrio. Questa caratteristica rende le proteine del tonno simili alle proteine del latte o a quelle di una bistecca di manzo, ovviamente se mangiati in uguale quantità. Purtroppo per alcuni il termine “carne” è un alimento di colore rosso vivo, salvo pollame e maiale, collegato ad animali terrestri dotati possibilmente di zampe. Il tonno è fra i pochi pesci a sangue caldo, con carni molto vascolarizzate ovvero rosso intenso come quasi nessun altro pesce, perché il tonno è un cacciatore dei mari che corre a oltre 75 km e che ha bisogno di un metabolismo veloce ed efficiente. Riprendendo le proteine, il tonno fresco ne contiene 22 g per etto e quello sott’olio addirittura 29 g per etto e per questa ricchezza proteica è considerato un alimento adat-

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to agli sportivi. Il filetto di manzo cotto contiene 24 g per etto, ma si crede che il tonno sott’olio sia un alimento povero di proteine ma ricco di grassi. Al contrario contiene tre volte meno grassi rispetto al manzo, sempre che sia sgocciolato prima di consumarlo. Il livello di attenzione aumenta se parliamo di sodio perchè nel tonno sott’olio è pari a 350 mg per etto, necessario per conservarlo, contro i 55 mg per etto del manzo, sembrerà invece paradossale, ma il tonno fresco è meno ricco di sodio rispetto alla carne di manzo ovvero 35 mg per etto rispetto ai già detti 55 mg per etto del manzo. Per cui possiamo sostituire nutrizionalmente il tonno fresco con quello sott’olio durante la settimana una o due volte, certamente resta da discutere il piacere di un sapore di pesce fresco se può essere paragonato a quello del prodotto fresco, ma talvolta i compromessi sono necessari. Vedo spesso il tonno fresco, o decongelato, sui banchi del supermercato ma non distinguo quello di allevamento da quello pescato perché è difficile farlo. VERO Un piccolo aiuto può venire dal peso del tonno considerando che un tonno pescato pesa dai 70 kg fino a 300 kg nel caso di tonni ultraventennali. Le vasche di allevamento del tonno sono un costo che di solito si sopporta economicamente fino a quando il tonno raggiunge i tre anni di vita e circa 30 kg di peso, per cui tonni grandi, ovvero oltre il mezzo quintale di peso, inducono quasi certamente a valu-

tarli come selvatici. Ragione per cui, le pescherie che mostrano in bellavista un tonno di grande stazza, messo sul ghiaccio e che lo sfilettano sotto i vostri occhi vi stanno suggerendo indirettamente che si tratta di un prodotto probabilmente pescato e non allevato. Aggiungiamo che i pesci sono come la frutta e gli ortaggi, c’è la stagione per le alici, quella del merluzzo e quella del tonno. I tonni di allevamento invece non hanno una loro stagionalità, sono sempre pronti al consumo, e se vogliamo tonni freschi e pescati bisogna essere in concomitanza con la stagione dei calamari di cui i tonni sono i naturali predatori. Invece, in altre stagioni ad esempio quella dell’accoppiamento, il tonno è “stanco” ovvero ha consumato le sue riserve di grasso per accoppiarsi quindi in questi mesi sono meno adatti per il loro consumo. Infine, un palato preparato sente che il tonno di allevamento è ricco di grassi perché è stato opportunamente nutrito con grassi e proteine per portarlo al peso giusto e commercializzarlo, mentre un tonno selvatico ha carni rosse e un grasso più consistente tale da non sembrare acquoso perché si è nutrito di pesci, calamari, etc. e, paradossalmente il suo sapore è più vicino a quello del “pesce”. Il tonno è un pesce in pericolo perché si sta estinguendo rapidamente…. FALSO Il tonno come specie racchiude un numero limitato di specie, appena otto, e comprendono il pinna gialla, il rosso, il pinna blu, etc. A questi tonni spesso si agwww.foglie.tv


giungono altre specie come l’alletterato, lo striato, il tombarello, che ci consentono di dire che il tonno nel complesso non è in pericolo di estinzione, salvo il tonno rosso. Il pinna gialla con il tonnetto striato da soli rappresentano il 90% delle specie in scatola perchè più adatti per motivi sensoriali, economici e di comportamento alla conservazione. È il tonno rosso che soffre del rischio di estinzione per cui la sua pesca è regolamentata in modo molto severo. Il tonno rosso è un pesce di grandi dimensioni, può arrivare anche a 4 quintali di peso, le sue qualità sensoriali lo rendono molto ricercato dagli Chef e si arriva a pagarlo anche un milione di euro per pesce anche se parte del prezzo è dovuto al fatto che sia proibito e raro. Il tonno rosso dal punto di vista nutrizionale fornisce ben 1.300 mg per etto di grassi omega 3 contro gli appena 200 mg per etto del tonno pinne gialle. Gli omega 3 sono grassi insaturi che riducono il livello di colesterolo tanto che il tonno rosso è considerato un alimento funzionale capace di aiutare chi soffre di ipercolesterolemia e laddove non è ancora etico utilizzare dei farmaci come le statine perché i vantaggi sarebbero inferiori agli effetti indesiderati. Volendo si può dire che il consumo settimanale di pesce fra cui il tonno rosso è “l’ultima spiagN° 17 - 1 OTTOBRE 2019

gia” prima di iniziare un percorso terapeutico con integratori prima e poi con farmaci veri e propri. Il tonno in scatola solo da poco riesco a trovarlo in olio extravergine di oliva forse perchè ora costa poco l’olio aggiunto….. FALSO Il costo dell’olio aggiunto incide ma non rappresenta il fattore che limita il suo uso nella conservazione del tonno in scatola. L’olio extravergine di oliva (EVO) aggiunge polifenoli, antiossidanti, ma partecipa attivamente al gusto del prodotto che sommerge. Il tonno con degli EVO scadenti stringeva un patto per lui poco conveniente. Oggi la qualità degli EVO è migliorata e si può utilizzare senza grossi problemi evitando anche il poco gradito effetto color verde che la clorofilla dell’EVO tende a donare al tonno. Vale la pena ricordare che nei vasetti in vetro di filetto di tonno, oggi molto più frequenti sulle nostre tavole, si può trovare qualche area più scura localizzata specie al centro del vasetto. Questo colore scuro per i consumatori è sempre stato associato ad una qualità scadente, invece dipende dal tempo di maturazione del tonno in vetro che richiede luce solare, non diretta, perché i filetti maturino e diventino omogenei e chiari, comprensibilmente al centro del vasetto questo effetto richiede tempo e talvolta non si completa in tempo

per questioni magari di commercializzazione. Dunque nessun timore è un filetto di tonno di ottima qualità anche se sembra diverso dai pezzi di tonno in periferia del vasetto. Ho aperto una scatola di tonno e ora devo consumarla subito altrimenti va a male…. FALSO La durata del tonno aperto è dipendente da varie condizioni, messo in frigo il tonno va ricoperto con olio EVO e conservato in un contenitore di vetro, così il tonno aperto dura qualche giorno specie se sott’olio mentre il tonno al naturale è più indifeso per cui peggiora più rapidamente. L’alternativa di congelarlo è l’ultima scelta, può attendere che ci ricordiamo di averlo nascosto in fondo al freezer per circa tre mesi, dopo di che va scongelato e consumato tutto e subito. Un gesto del genere, specie se abbiamo del tonno di alta qualità, è pari a mettere sotto chiave un dipinto di autore senza goderne della vista perché si consumerebbe a guardarlo. Nel caso avessimo dimenticato del tonno in frigo come ci accorgiamo se siamo o meno esposti a qualche pericolo. Ci aiuta il nostro olfatto prima e la vista poi. Un tonno mal conservato ha un odore forte o un aspetto insolito per cui è meglio liberarsene subito e del resto come si dice “un pesce è come l’ospite dopo tre giorni puzza e va consumato”.

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