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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE
SimpoFlop!
Bilancio poco lusinghiero per il Simposio “italiano” sull’uva da tavola agricoltura
Agrilevante, una fiera di successo Manutenzione del territorio, una sfida per la meccanica agricola zootecnia
Latte, produzione pugliese in crescita
N° 18 • 15 ottobre 2017
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ditoriale
15 ottobre 2017 - n.18 - Anno 12
Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE
Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice
G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA
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SimpoFlop!
’8° simposio internazionale sull’uva da tavola, svolto in Italia fra Sicilia e Puglia, ha chiuso i battenti con un bilancio da “over the flop” per citare in parte un celebre film. Non certo una buona notizia visto che l’Italia è il principale produttore europeo di uva da tavola e uno dei maggiori produttori ed esportatori mondiali, con la Puglia che rappresenta il 70% della produzione nazionale, la maggioranza in provincia di Bari (Sud - Est e Nord): per questo, oltre alle visite aziendali e la tavola rotonda, sul territorio barese dovevano essere previsti altri momenti di divulgazione tecnico scientifica. Un’occasione, quella del Simposio, appannaggio dell’Italia dopo anni di lavoro vincendo la concorrenza di nazioni agguerrite come il Brasile, non sfruttata poichè si è preferito dare più spazio a territori non centrali (o meglio meno centrali del...vicino) per la produzione di uva da tavola (Sicilia prevale su Puglia, Foggia su Bari) e perchè le iniziative prese spesso hanno seguito altre logiche rispetto a quella di far conoscere al meglio le eccellenze dell’industria dell’uva da tavola italiana, pugliese e barese ad una platea mondiale di esperti. Si era intuito che la “macchina” non stava procedendo nella direzione giusta già a metà dell’opera quando si decise di non affiancare al comitato scientifico ( costituito tra le Università di Foggia, Palermo e Torino) uno più organizzativo che prevedesse la presenza di tutti i più qualificati protagoni-
sti del comparto uva da tavola più abituati a “pensare” e “fare” in un ottica di valorizzazione del proprio prodotto. In più la cabina di regia fu affidata ad una società veronese (immaginereste mai, voi lettori, il “Vinitaly” organizzato da una società di Bari?) per giunta poco esperta del settore e senza alcun contatto precedente con i principali stakeholders territoriali, in similitudine (per la serie facciamoci del male) con alcune aziende locali che continuano ad investire su prodotti editoriali che nulla hanno a che fare con il territorio e-o con il settore invece di comunicare attraverso mezzi come “Foglie” e “FoglieTV” completamente dedicati all’agricoltura e accreditati da anni nelle più importanti manifestazioni tematiche italiane(Eima, Agrilevante, Fieragricola) ed internazionali (Fruit Logistica, Fruit Attraction) per divulgare il tessuto produttivo pugliese. Se gli ingredienti erano questi non si poteva prevedere miglior esito come dimostrato, ad esempio, dalla sala quasi completamente vuota durante l’unica tavola rotonda organizzata a Bari (nella “capitale”, lo ripetiamo, di oltre il 50% della produzione nazionale di uva da tavola!). I delegati stranieri non avranno comunque di che lamentarsi tornando a casa considerato il giro turistico di ottima qualità che è stato destinato loro e rispettive famiglie: ma al nostro tessuto produttivo, alle nostre tante aziende agricole che con sudore e sacrifici nell’ultimo secolo hanno portato avanti ed alla ribalta il settore dell’uva da tavola cosa resta?
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ommario
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editoriale
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mondo gal
SIMPOFLOP! Bilancio negativo per simposio “italiano” sull’uva
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26 IL FICO
Cultura e arte
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Condizioni vantaggiose per l’acquisto dei mezzi agricoli
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10 AGRILEVANTE, FIERA DI SUCCESSO Positivo il bilancio della 5^ edizione
19 FEDERCONSORZI SI FA CHIAREZZA Pagando solo i dipendenti?
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turismo rurale
L’ALLEANZA FRA PEDIATRI E AGRICOLTORI Per “pappa giusta”per prima infanzia MANUTENZIONE DEL TERRITORIO Una sfida per la meccanica agricola
Riparte l’attività
30 PER I CONTOTERZISTI UNCAI
AGRICOLTURA
12 GAL TERRA DEI TRULLI E DI BARSENTO
agroalimentare
20 PICCOLI BORGHI PUGLIA
85 comuni beneficeranno di nuova legge
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14 CONSUMI
Boom di vendite per snack frutta rompi digiuno
22 PREMIO “V. CARAMIA” 2017
zootecnia
A tre chef stellate pugliesi
25 RONALDINHO A LECCE
Testimonial de “I Vini dei Campioni”
13 latte
Produzione pugliese in crescita
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gricoltura
PER ‘PAPPA GIUSTA’ PER PRIMA INFANZIA
NASCE ALLEANZA TRA PEDIATRI E AGRICOLTORI
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resso il salone di Coldiretti Puglia è stato stretto il patto tra agricoltori della rete di Campagna Amica e i medici dell’Associazione Culturale Pediatri che forniranno opportune indicazioni nutrizionali, per arrivare a produrre la ‘pappa giusta’ con pesce, carne, verdure e frutta a Km0, omogeneizzati e pastorizzati adeguatamente. L’attenzione a come si alimentano i bambini è un dovere di tutti, a partire dagli enti locali - Comuni, Province e Regioni - delle istituzioni scolastiche che dovrebbero preferire i prodotti tipici e tradizionali non solo per i pranzi somministrati agli alunni, ma anche per i brevi momenti di ristoro. In quest’ottica l’interesse dei pediatri che intendono consigliare sin dai primi anni di vita dei bambini una corretta alimentazione magari indirizzando le mamme verso cibi che siano costruiti il meno possibile ‘in laboratorio’, piuttosto in casa. Per aiutare le famiglie ad alimentare al meglio le giovani generazioni, da anni il Progetto di Educazione alla Campagna Amica ha agevolato l’incontro tra i bambini e i prodotti agricoli ‘fatti’ dagli agricoltori. In Puglia negli ultimi 10 anni sono stati coinvolti nel progetto delle masserie didattiche 90mila bambini e 270 scuole. Secondo il Rapporto Osservasalute 2016 le prevalenze di sovrappeso ed obesità tra i minori aumentano, significativamente, passando dal Nord al Sud del Paese (33,0% al Sud rispetto al 19,7% del Nord-Ovest, al 22,5% del NordEst, al 23,8% del Centro e al 24,8% delle
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Isole), con percentuali particolarmente elevate in Puglia (31,4%). I prodotti tradizionali e tipici rispondono all’esigenza di garantire sicurezza alimentare, tutela ambientale e salvaguardia della storia e del patrimonio di tradizioni del territorio. Da ciò l’impegno della Coldiretti Puglia, attraverso il progetto di Campagna Amica, di offrire ai bambini, agli studenti e alle loro famiglie, agli insegnanti e, più in generale, ai consumatori una visione concreta e reale dell’agricoltura regionale e un serio programma di educazione alimentare. Coldiretti Puglia auspica la piena condivisione del Presidente della Regione Puglia Emiliano e dell’intero Consiglio Regionale sulla delicata questione ancora aperta del DdL sull’uso dei prodotti agricoli regionali nelle mense pubbliche da approvare in Consiglio regionale, che dovrà prevedere stringenti
protocolli di controllo di tutte le fasi dalla produzione alla somministrazione. Oggi meno della metà (45%) dei giovani di età compresa tra i 12 e i 19 anni consuma frutta tutti i giorni, come conferma il Rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, realizzato da Eurispes in collaborazione con Telefono Azzurro, che per l’occasione ha intervistato oltre cinquemila ragazzi. Ma la stessa indagine rileva che i giovani non consumano frutta solo a tavola con la famiglia, ma in un caso su dieci (9,6%) anche come snack fuori pasto preferendola secondo Eurispes alle merendine (8,2%), alle patatine fritte (6,4%), alla cioccolata e caramelle (6,2%) con la pizza al top del consumo con il 24,3% delle preferenze, seguita da gelati e yogurt con il 20,8% e infine dai panini con il 16,1%.
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Fra i temi proposti nell’ambito di Agrilevante
Manutenzione del territorio, una sfida per la meccanica agricola
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iù di 120 mila ettari devastati dai roghi, due miliardi di euro di danni, undici Regioni che hanno chiesto lo stato di calamità. E ancora alluvioni improvvise, trombe d’aria, frane e smottamenti. L’estate 2017 restituisce l’istantanea di un Paese, il nostro, stretto tra la morsa di una siccità record, che ha ridotto allo stremo le riserve idriche di molte aree urbane e agricole, e il peso di eventi meteo estremi, spesso imprevedibili. Alle possibili strategie di prevenzione e di contrasto delle emergenze ambientali è stato dedicato il convegno intitolato “Dissesto, incendi, siccità: l’emergenza e le strategie” promosso nell’ambito della quinta edizione di Agrilevante, la rassegna biennale dedicata alle macchine e alle tecnologie per le filiere agricole organizzata da FederUnacoma in collaborazione con l’Ente Fiera del Levante e con l’Asses-
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sorato all’Agricoltura della Regione Puglia. L’incontro, tenutosi presso la sala Regione Puglia del quartiere espositivo di Bari, ha visto la partecipazione di autorevoli esponenti del mondo universitario e delle amministrazioni pubbliche, e ha rappresentato un momento di riflessione sul contributo che l’agricoltura, e in particolare le attività agricole multifunzionali, possono dare alla manutenzione del territorio. Dalla pulizia dei canali, dei fossi e degli argini - elemento basilare per prevenire allagamenti in caso di ingenti precipitazioni - alla manutenzione degli invasi e delle condotte per la raccolta e la distribuzione dell’acqua irrigua; dalla manutenzione dei territori forestali, con l’asportazione della biomassa eccedente, alla realizzazione all’interno dei boschi di corridoi tagliafuoco, gli operatori agricoli possono contribuire in maniera diretta alla protezione
dell’ambiente. D’altro canto, già oggi le attività multifunzionali rappresentano un’importante occasione di business – in Italia il loro peso sul PIL agricolo è in crescita – grazie ai finanziamenti sistematici previsti dalla politica agricola comunitaria nell’ambito del secondo pilastro. Al centro dell’incontro è stato anche il tema relativo alla disponibilità di tecnologie sempre più specifiche ed efficaci. Una selezione di macchine e attrezzature, ma soprattutto una mostra esplicativa e un programma di convegni fra cui quello dal titolo “Il dissesto idrogeologico. Politiche di difesa del suolo per la Regione Puglia e strategie di intervento” (realizzato da Fondazione Biohabitat e Studio Tecnico EuD Engineering) sono stati altri momenti di sicuro interesse all’interno dell’area M.i.A. dedicata proprio alla multifunzionalità.
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Agrilevante, un progetto vincente
onclusa alla fiera di Bari la kermesse di Agrilevante, la rassegna biennale che nelle cinque edizioni fino ad oggi realizzate ha registrato una crescita costante in termini di aziende espositrici, di internazionalità e di iniziative culturali di taglio tecnico e divulgativo. Record di visitatori, che hanno raggiunto quest’anno la quota di 70.700 dei quali 3.164 di provenienza estera, con un incremento del 21% rispetto alla scorsa edizione. Appuntamento già fissato per ottobre 2019. La rassegna ha visto protagoniste alla Fiera di Bari trecento industrie costruttrici di macchine e tecnologie per l’agricoltura e la cura del verde, con la presenza dei più importanti marchi a livello mondiale. Organizzata da FederUnacoma insieme con l’ente Fiera del Levante e con il contributo della Regione Puglia,
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Il bilancio della Fiera a Bari
nei quattro giorni gli ingressi sono stati complessivamente 70.700, con una quota crescente anche di operatori esteri, (+26% rispetto all’edizione scorsa) provenienti da circa 50 Paesi. La sinergia tra l’amministrazione regionale, l’ente fieristico e la federazione che rappresenta in seno a Confindustria i costruttori di macchine, attrezzature e componentistica per l’agricoltura e la cura del verde si è confermata vincente, e la rassegna di Agrilevante ha rafforzato il proprio ruolo di “piattaforma” per l’innovazione in agricoltura nell’area mediterranea, mediorientale ed africana. In grande evidenza i convegni ed eventi su temi d’interesse agronomico, ingegneristico, economico e politico. Complessivamente sono stati 56 gli eventi che si sono svolti nell’ambito della rassegna confermando come questa sia divenuta, al di là degli
aspetti promozionali e commerciali, un luogo di incontro, di confronto e di informazione. Il successo di pubblico premia la qualità delle tecnologie, gli allestimenti scenografici e la vivacità delle iniziative organizzate nell’ambito della rassegna, che hanno coinvolto anche il pubblico giovanile. Tuttavia, la rassegna non perde il suo carattere di evento di taglio professionale, rivolto agli agricoltori, ai tecnici della meccanizzazione e agli operatori economici, venuti a Bari per trattare partite di macchinario agricolo da collocare sul mercato nazionale e sui mercati esteri. Gli incontri d’affari con gli operatori esteri sono stati sostenuti mediante l’organizzazione di delegazioni ufficiali (da 40 Paesi), rese possibili grazie al contributo dell’Agenzia ICE. Appuntamento per la sesta edizione ad ottobre 2019!
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“Sviluppo e innovazione delle filiere del “Turismo sostenibile”
Riparte l’attività del Gal Terra dei Trulli e di Barsento
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l Gal Terra dei Trulli e di Barsento, si conferma tra i beneficiari dei fondi comunitari della nuova programmazione e, con l’ingresso di Monopoli nel partenariato, si misurerà con l’approccio plurifondo, avendo accesso sia ai fondi dello sviluppo rurale FEARS, che a quelli del fondo pesca FEAMP.“Dopo una capillare e partecipata attività di animazione nei
di Rino Pavone comuni di Alberobello, Castellana Grotte, Gioia del Colle, Monopoli, Noci, Putignano, Sammichele di Bari e Turi - sottolinea il Presidente del GAL Stefano Genco - il Piano di Azione Locale del nostro GAL, costruito con il prezioso supporto delle parti sociali, degli imprenditori locali, delle amministrazioni pubbliche e degli altri stakeholders, dopo mesi di attesa, è a un
passo dal suo avvio. Le azioni di valorizzazione e sostegno che il GAL attiverà, saranno incentrate principalmente sullo “Sviluppo e innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi locali” e sul “Turismo sostenibile” e vedranno come beneficiari gli imprenditori privati (sia rurali che ittici), le amministrazioni comunali e gli operatori del settore turistico. Va tenuto conto - conclude Genco - che le risorse disponibili per attuare la strategia di sviluppo messe a disposizione dalla Regione Puglia, sono quasi dimezzate rispetto alla scorsa programmazione, ma ciò significherà solo che il GAL raddoppierà i propri sforzi per raggiungere comunque gli obiettivi di supporto alla crescita innovativa e sostenibile del proprio territorio. Inizieremo - conclude Genco - con una capillare diffusione in tutti gli otto comuni soci del GAL delle azioni inserite nel Piano di Azione Locale approvato, al fine di garantire la massima diffusione tra gli operatori”.
TRA RITARDI NEI PAGAMENTI E REGOLE UE
Gelato artigianale, norme per tutelare eccellenza italiana
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on l’obiettivo di dare uno strumento di verifica ai consumatori e di conferire ai ‘veri artigiani del gelato”’ uno strumento in più per valorizzare l’alta qualità del loro prodotto nasce la mia proposta di legge denominata “Norme in materia di requisiti del gelato artigianale di alta qualità” – dichiara a “Foglie” il deputato capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera, Giuseppe L’Abbate - uno strumento necessario per tutelare i consumatori da eventuali truffe e tutelare gli imprenditori onesti che portano alto il nome della gastronomia artigianale e del gelato, prodotto vanto del Made in Italy”. Di grande attualità la proposta del M5S dopo i risultati dell’indagine ice (s)cream che, condotta in 50 locali di prodotti artigianali della Puglia ha portato a 17 denunce, 30mila euro di sanzioni ed al sequestro di 2.000 chili di prodotto a causa delle dichiarazioni false sull’utilizzo di materie prime biologiche o italiane quando, in realtà, venivano adoperati semilavorati (in alcune occasioni anche scaduti). Redatta con la collaborazione di Antonello Paparella, professore ordinario di Microbiologia degli Alimenti
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presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Teramo e presentata allo scorso Sigep di Rimini (il 38° Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianali e Caffè), dove le diverse associazioni di categoria hanno accolto positivamente la regolamentazione, attesa da tempo nel settore, riservandosi di produrre suggerimenti di modifica, la proposta di legge di L’Abbate (M5S) punta a dare un valore aggiunto al
vero gelato artigianale italiano di alta qualità, nel rispetto della vigente normativa comunitaria in materia. Viene posta l’attenzione su una miscela base di qualità, con la consapevolezza però delle realtà lavorative odierne, e mirando a prediligere l’uso di materie prime fresche e genuine nonché dando il giusto peso e valore al processo di lavorazione che deve necessariamente essere davvero artigianale.
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ootecnia
La Puglia produce quasi 400mila tonnellate di latte
LATTE: PRODUZIONE PUGLIESE IN CRESCITA MA SERVE INNOVAZIONE
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on oltre 388mila tonnellate, i formaggi sono i prodotti agroalimentari italiani più esportati per un ammontare complessivo di 2,4 miliardi di euro. Il latte alimentare, invece, equivale a 60mila tonnellate per un valore di circa 38 milioni. È ciò che emerge dall’ultimo Rapporto di Assolatte (Associazione Italiana Lattiero Casearia) relativo all’anno 2016 che analizza uno dei settori più importanti del comparto zootecnico italiano. La produzione di latte è stata di oltre 11,5 milioni di tonnellate (+3,2% rispetto al 2015) con un’importazione di 1,3 milioni. Il patrimonio bovino, invece, è di 1,8 milioni di capi ma nel 2000 erano oltre 2 milioni; mentre il nume-
ro delle bufale è aumentato, risulta in calo quello di pecore e capre. Del totale della produzione nazionale di latte bovino, l’81% diventa formaggio; il resto è destinato all’alimentazione diretta. Ad assorbire quasi metà del latte prodotto in Italia sono le Dop Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Gorgonzola. Il latte ovino prodotto è invece assorbito per la metà dal Pecorino Romano e delle 240mila tonnellate di latte bufalino, il 77% diventa Mozzarella di Bufala Campana Dop. La Puglia produce 378.735 tonnellate di latte bovino, con una crescita del 4,3% sul 2015. A guidare il comparto sono le province di Bari (195.818 tonnellate in crescita del 7,3%) e di Taranto (143.819 tonnellate, in au-
mento del 2,4%). In calo le altre province, con quantitativi più marginali: 18.902 tonnellate per Foggia (-2,5%), 13.357 per Brindisi (-0,2%), 4.683 per Lecce (-5,6%) e, infine, 2.156 per la BAT (-13,6% rispetto al 2015). In leggero calo anche il Caciocavallo Silano, Dop pugliese di latte vaccino, con 781 tonnellate di formaggio prodotte e 10.059 tonnellate di latte lavorato. Continua la crescita della Mozzarella di Bufala Campana Dop, la cui produzione sul territorio pugliese però è relegata alla provincia di Foggia e rappresenta appena l’1% del totale, mentre si attendono i numeri futuri della neonata denominazione di origine protetta “Mozzarella di Gioia del Colle”.
Ecco il Manifesto della Mozzarella: le 10 cose da sapere prima di comprarla
LATTE 4.0, SVELATI I “SEGRETI” DI UN ALIMENTO “SCONOSCIUTO”
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on l’obiettivo di dare uno strumento di verifica ai consumatori e di conferire ai ‘veri artigiani del gelato”’ uno strumento in più per valorizzare l’alta qualità del loro prodotto nasce la mia proposta di legge denominata “Norme in materia di requisiti del gelato artigianale di alta qualità” – dichiara a “Foglie” il deputato capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera, Giuseppe L’Abbate - uno strumento necessario per tutelare i consumatori da eventuali truffe e tutelare gli imprenditori onesti che portano alto il nome della gastronomia artigianale e del gelato, prodotto vanto del Made in Italy”. Di grande attualità la proposta del M5S dopo i
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risultati dell’indagine ice (s)cream che, condotta in 50 locali di prodotti artigianali della Puglia ha portato a 17 denunce, 30mila euro di sanzioni ed al sequestro di 2.000 chili di prodotto a causa delle dichiarazioni false sull’utilizzo di materie prime biologiche o italiane quando, in realtà, venivano adoperati semilavorati (in alcune occasioni anche scaduti). Redatta con la collaborazione di Antonello Paparella, professore ordinario di Microbiologia degli Alimenti presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Teramo e presentata allo scorso Sigep di Rimini (il 38° Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianali e Caffè), dove le diverse associazioni di
categoria hanno accolto positivamente la regolamentazione, attesa da tempo nel settore, riservandosi di produrre suggerimenti di modifica, la proposta di legge di L’Abbate (M5S) punta a dare un valore aggiunto al vero gelato artigianale italiano di alta qualità, nel rispetto della vigente normativa comunitaria in materia. Viene posta l’attenzione su una miscela base di qualità, con la consapevolezza però delle realtà lavorative odierne, e mirando a prediligere l’uso di materie prime fresche e genuine nonché dando il giusto peso e valore al processo di lavorazione che deve necessariamente essere davvero artigianale.
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BOOM DI VENDITE
CONSUMI: A RUBA SNACK FRUTTA ROMPI-DIGIUNO
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ai così tanta frutta e verdura è arrivata sulle tavole degli italiani da inizio secolo nel primo semestre 2017, con una netta inversione di tendenza rispetto al passato. Un andamento positivo che riguarda anche gli ortaggi freschi con un +6% favorito anche da
ha ridotto gli sprechi facendo la spesa in modo più oculato magari direttamente dal produttore con l’acquisto di cibi più freschi che durano di più, il 34 per cento riducendo le dosi acquistate, il 27 per cento utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 18 per cento guardando con più attenzio-
nuove modalità di consumo, sospinte anche dalla disponibilità di tecnologie casalinghe low cost, dalle centrifughe agli essiccatori che aiutano a far apprezzare cibi salutari ai più piccoli. Vanno letteralmente a ruba melanzane, zucchine, pomodori, insalate croccante e lattuga, aglio a trecce e cipolla rossa, arance e mele tutto l’anno, albicocche, pesche e nettarine, i pomodorini da utilizzare in casa o fuori. Grande diffusione delle vaschette di frutta già tagliata e sbucciata, pronta all’uso senza doversi “sporcare le mani” e da gustare come snack rompi-digiuno durante la giornata o come risparmia-tempo. L’aumento del consumo di piatti pronti riflette i cambiamenti in atto nella struttura stessa delle famiglie e nelle abitudini, dovute al maggior numero di donne lavoratrici e alla crescita del numero dei single. Il 52 per cento delle famiglie pugliesi
ne alla data di scadenza. Le esperienze del passato portano gli anziani a sprecare meno dei giovani e le famiglie meno dei single, spesso costretti ad acquistare maggiori quantità di cibo in mancanza di formati adeguati. La famiglia pugliese (2/3 componenti) spende in media ogni mese 419 euro per i consumi alimentari. Il capitolo di spesa più consistente riguarda carne (96 euro), ortaggi e frutta (74 euro), pane e farinacei (66 euro), latte, formaggi e uova (63 euro), oli e grassi (13,7 euro). I dati sono stati presentati durante l’evento conclusivo della V^ Settimana del Consumatore, organizzato in collaborazione con Coldiretti Puglia e Campagna Amica e che rientra nel Programma generale d’intervento 2016 della Regione Puglia realizzato con l’utilizzo dei fondi del Ministero Sviluppo Economico DD 24 febbraio 2016.
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Pagando solo i dipendenti?
Federconsorzi, si fa chiarezza
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onostante siano trascorsi ben 25 anni, la Federconsorzi, la Federazione dei Consorzi Agrari, continua imperterrita a far parlare di sé. Stando all’ultima sentenza della Cassazione, ammonterebbero a ben 900 milioni di euro le pendenze che, puntualmente, si cercano di sanare con emendamenti last minute durante le discussioni sui provvedimenti relativi alle manovre finanziarie statali. Un contenzioso che si protrae dal 1992 quando la federazione che riuniva i 72 Consorzi agrari provinciali naufragò sotto il peso di circa 4 mila miliardi di lire di debiti. In Puglia, il Consorzio è detentore anche di una struttura divenuta simbolo del patrimonio agricolo della Capitanata, ovvero il più grande silos per lo stoccaggio
del grano duro d’Italia, finito in rovina dopo il crack, presente a Foggia in via Manfredonia e per la cui inaugurazione, nel 1937, si scomodò persino il Re. A cercare di far chiarezza sui diversi aspetti della vicenda Federconsorzi è la Commissione Agricoltura della Camera con l’audizione del Commissario governativo, Andrea Baldanza. Troppe volte in passato ci sono stati emendamenti, come quelli durante la discussione della Legge di Stabilità, per dare soldi ad un sistema che chiaramente è molto opaco e oramai desueto. Il Commissario Baldanza ha risposto a tutte le domande e ha fatto il quadro della situazione dal Piano Marshall ad oggi affermando che lo Stato ha un debito di oltre 300 milioni di euro nei confronti della sezione ‘Ammassi’,
società distaccata di Federconsorzi nata per gestire le risorse del Piano Marshall. Allo stesso tempo, però, lo Stato vanta dei crediti, ancora da stimare, nei confronti di Federconsorzi. In entrambi i casi ci sono i dipendenti, e rispettivi eredi, in attesa di essere pagati. Inoltre, vanno passati al vaglio i Fondi Speculativi e gli Istituti di credito che hanno comprato, ai tempi del concordato, il credito con sconti speculativi. Logico chiedersi perché lo Stato e quindi i cittadini devono sopportare queste speculazioni; la soluzione migliore sarebbe quella di pagare solo i dipendenti e chiudere la questione una volta per tutte perché in troppi ci hanno già mangiato sopra in maniera indegna di uno Stato civile.
CRONICA CARENZA SERVIZI ALLA PERSONA NELLE AREE RURALI
SALUTE: AL SUD LONGEVI GRAZIE A DIETA MEDITERRANEA
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al Sud che la longevità aumenta anche grazie alla dieta mediterranea, ma al contempo si registrano più malattie croniche degli anziani, sulla base del report Istat “Anziani: le condizioni di salute in Italia e nell’Unione Europea”, dal quale si evidenzia che in Italia la speranza di vita a 65 anni è pari a 18,9 anni per gli uomini e a 22,2 per le donne e si acuisce invece la cronica carenza dei servizi alla persona, soprattutto nelle aree rurali.
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In considerazione delle patologie che affliggono gli anziani in Puglia va riconosciuto un sostegno alle famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza. E’ evidente l’insostenibilità sociale della situazione a carico dei coltivatori pensionati e delle loro famiglie, sui quali si vanno sempre più scaricando i disservizi e le insufficienze dell’intervento pubblico. Esiste una disparità di trattamenti nelle aree rurali, alla quale si aggiunge
la carenza di servizi sociali che rende più complessa la vita degli anziani. In Puglia sono circa 210 mila pensionati del lavoro autonomo – 63 mila coltivatori diretti, 73 mila artigiani ed altrettanti commercianti - con un’altissima percentuale di pensioni integrate al minimo che stanno vivendo un momento di grande difficoltà, ma che, nonostante tutto, sono impegnati nel presidio territoriale nelle aree rurali dove sono spesso il motore di iniziative ed esperienze culturali e di solidarietà.
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APPROVATA DAL SENATO
PUGLIA: 85 COMUNI BENEFICERANNO DELLA LEGGE SUI “PICCOLI BORGHI”
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pprovata definitivamente al Senato la legge sui “piccoli borghi”, che prevede di finanziare gli investimenti nei piccoli Comuni con meno di 5.000 abitanti, schiacciati dai vincoli del Patto di Stabilità, con un fondo da 100 milioni di euro per il periodo 2017-2023. In Puglia ne beneficeranno 85 comuni (in pratica uno su tre dei 258 totali): dal più piccolo Celle San Vito, in provincia di Foggia, con circa appena 200 abitanti al salentino Andrano (4.962 residenti stando agli ultimi dati disponibili). La più interessata tra le province sarà quella di Lecce con 40 paesini, seguita a ruota dalla Capitanata con 38, poi Taranto con 5 e la Terra di Bari con soli due comuni. La legge intende portare sostegno per lo sviluppo strutturale, economico e sociale di questi territori, cercando di combattere lo spopolamento puntando su banda larga, alberghi diffusi, misure per il contrasto al dissesto idrogeologico con contributi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, la tutela dell’ambiente, la messa in sicurezza di
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strade ed edifici scolastici e la promozione delle produzioni agroalimentari a filiera corta. Per accedere ai finanziamenti, i piccoli comuni dovranno rientrare almeno in una di queste categorie: essere centri collocati in aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico, oppure caratterizzati da marcata arretratezza economica, o anche comuni soggetti a spopolamento o con disagio insediativo sulla base di specifici parametri (indice di vecchiaia, numero di occupati, …). Anche frazioni piccole con questi requisiti, incluse in comuni superiori ai 5 mila abitanti, potranno fare domanda di accesso agli stanziamenti. I fondi previsti complessivamente sono 100 milioni (10 milioni di euro per l’anno 2017 e 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023) e gli investimenti serviranno a opere di riqualificazione con interventi pubblici di aree di particolare pregio all’interno dei centri storici. I comuni potranno anche comprare immobili dismessi per contrastare lo stato di abbandono e degrado, acquisire o stipulare intese
per il recupero di case cantoniere e di stazioni ferroviarie non più utilizzate, nonché stipulare convenzioni con le diocesi e altri enti religiosi riconosciuti per tutelare il patrimonio artistico e valorizzare cammini e circuiti storici. Inoltre, alcune risorse vengono messe a disposizione per il piano istruzione che riguarda il collegamento delle scuole poste in aree rurali e montane, l’informatizzazione e la progressiva digitalizzazione della didattica e soprattutto il sostegno all’avviamento di imprese giovanili. Oltre ciò, il testo prevede la possibilità di destinare soldi per la banda larga in quei comuni dove gli operatori di telecomunicazioni non hanno interesse a investire e quindi non ancora attrezzati con reti di connessione veloce e ultraveloce. Infine, per i centri sprovvisti di servizio postale ci sarà l’opportunità anche di stipulare apposite convenzioni, di intesa con le organizzazioni di categoria e con la società Poste Italiane, al fine di dare modo al cittadino di pagare imposte e fare vaglia presso gli esercizi commerciali. www.foglie.tv
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Vincono le 3 chef stellate pugliesi Maria Cicorella, Antonella Ricci e Teresa Galeone Buongiorno
Il Premio “Vincenzo Caramia” 2017 si tinge di rosa di Paola DILEO
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l V Premio Memory “Vincenzo Caramia” alle tre chef stellate di Puglia: Maria Cicorella (Pashà –Conversano), Antonella Ricci (Al fornello da Ricci - Ceglie Messapica), Teresa Galeone Buongiorno (Osteria già sotto l’arcoCarovigno). Un’edizione marcatamente rosa, sempre in nome di una cucina “alta” quale migliore interprete di un territorio e del suo patrimonio enogastronomico. Temi molto cari a Vincenzo Caramia prima e al figlio Giuseppe poi, assiduamente impegnati nella sapiente ricerca e promozione di prodotti tipici di qualità, con una storia da raccontare e un valore culturale intrinseco a quello più squisitamente economico commerciale. Un marchio di fabbrica che rinvia a requisiti di bontà, autenticità e biodiversità, sempre più rari nella grande industria alimentare globale. Con queste premesse la Phain Promoter del martinese Pino Caramia, continua la
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sua opera di valorizzazione dell’ offerta nel settore food&wine (ristoranti, hotel, salumerie, bar pasticcerie, enoteche), forte di una selezione eccelsa di prodotti DOC, DOP,IGP, e presidio SLOW FOOD, a prevalente matrice pugliese e lucana. Degni prediletti sono il capocollo di Martina Franca,il salame
pezzente della montagna materana, il prosciutto di Faeto (Foggia), il pecorino di Filiano (Potenza), il pallone di Gravina, la pasta con farina di grano Senatore Cappelli, il pane di Altamura, i pomodori” regina” e “fiaschetto” di Torre Guaceto, la cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti,il cece nero della Murgia Car-
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sica, il tartufo nero estivo, il peperone “crusco” di Senise, il biscotto di Ceglie Messapica,i sospiri di Bisceglie, l’olio EVO Collina di Brindisi, il vino primitivo di Manduria e Gioia del Colle, il rosé da Nero di Troia Castel del Monte, la verdeca della Valle d’Itria, il passito dolce di Crispiano. Come da rito, a celebrare questa ricca collezione gastronomica, è stata lo scorso 26 settembre , una cena di gala al Park Hotel S. Michele (Martina Franca) con un menù confezionato ad hoc sui prodotti di punta della Phain Promoter. Cornice ideale per premiare le “tre stelle donna” di Puglia, Maria, Antonella e Teresa: “Un tributo alla passione, all’impegno e alla maestria”, perché come scriveva Ludovico Ariosto”Le donne sono venute in eccellenza di ciascun arte ove hanno posto cura”. Infatti per restare in tema , il premio alle chef pugliesi, non poteva non essere di fattura femminile: un elegante piatto in maiolica N° 18 - 15 ottobre 2017
dell’artista martinese Giuseppina Alfieri. Non si è fatto attendere il “grazie” delle nostre “stelle” che hanno regalato agli ospiti delle ghiotte proposte per il fine estate e l’autunno: il piatto di Maria Cicorella “Frisa di grano Senatore Cappelli su letto di pomodoro fresco ciliegino di Polignano a Mare, origano e scampi marinati al li-
mone”; quello di Antonella Ricci “Zuppetta di ortaggi e lumache di S. Pietro Vernotico in pentola di ghisa o al forno in crosta di pasta di pane”; e infine Teresa Galeone Buongiorno si è cimentata in un “Tortino ai funghi cardoncelli, croccante di capocollo di Martina Franca su fonduta di Pallone di Gravina”.
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A Lecce per tre giorni
Ronaldinho testimonial dei vini Cordella
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onaldinho a Lecce. Il campione del mondo brasiliano è stato nel Salento per presentare una linea di vini prodotti da vigneti disseminati nelle campagne fra Copertino e Novoli della Fabio Cordella Cantine. Il merito è tutto di Fabio Cordella (ex ds dell’Honved di Budapest) che è riuscito a far innamorare l’ex giocatore di Barcellona e Milan dei suo vini e del territorio salentino. L’ex ds dell’Honved Budapest, terminata l’esperienza in Ungheria, ha infatti deciso di conciliare le sue due grandi passioni, lanciando una linea di vini “firmati” da grandi calciatori: “Ho pensato fosse un’idea interessante quella di associare il nome dei grandi campioni ai vini che la mia terra, il Salento, riesce a produrre ad altissimi livelli- dichia-
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ra Cordella - Il progetto ha un corpo e un nome, ‘I Vini dei Campioni’”. L’ultimo arrivato, certo non per tecnica e raffinatezza, è Ronaldinho, che è stato a Lecce per visitare personalmente le vigne e le cantine Cordella, in occasione della presentazione del vino che porterà il suo nome. E’ uno dei più grandi 10 della storia, sono felicissimo di poter lavorare con lui”, prosegue Cordella. “E non ho intenzione di fermarmi! Prossimamente, presenteremo nuove bottiglie in collaborazione con altri calciatori, ho già in mente un 11 titolare. Il mio vino preferito? Non ve lo dico…” Con prodigi balistici e numeri d’alta scuola inebriava pubblico e compagni di squadra. Finte, elastici, dribbling e soluzioni ad alto coefficiente di spettacolarità. Campionario
pregiato intriso di genio e sublime tecnica individuale. Ronaldo De Assis Moreira, noto ai più come Ronaldinho, ha spesso ubriacato gli avversari, storditi ed attoniti al cospetto delle soluzioni spiazzanti ed estemporanee che il campione brasiliano era capace di coniare sul terreno di gioco. L’ex stella di Barcellona, Milan e Nazionale brasiliana, difficilmente, al culmine della sua carriera, avrebbe immaginato di prestare un giorno la sua immagine ad un connubio tanto insolito quanto intrigante. Calcio e vino. Il brasiliano nelle vesti di testimonial al progetto “I Vini dei Campioni” nelle giornate del 9 e 10 ottobre ha presenziato anche in scuole calcio locali (fra cui quella di Fabrizio Miccoli) e all’istituto scolastico Olivetti di Lecce.
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Cultura ed Arte
Il fico
di Pasquale Montemurro
“ … qui riprendo dattero per figo”, ovvero “ottengo più di quello che ho dato” ha scritto Dante Alighieri nella Divina Commedia (Inferno, canto XXXIII, 119). “Figo” divenne più tardi l’attuale “fico”, in ogni modo derivato dal latino ficus. Linneo che battezzò botanicamente la pianta in Ficus carica, termine quest’ultimo con riferimento alla Caria, regione dell’Asia minore da cui si riteneva che la pianta provenisse; infatti, la coltivazione del fico, in assoluto una delle piante più antiche della storia, iniziò in Mesopotamia e di lì si diffuse in tutto il bacino del Mar Mediterraneo. Le origini remote della pianta sono dimostrate anche dalla presenza dei frutti o semplicemente delle sole foglie in testi antichi ed in numerose rappresentazioni artistiche.
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el testo più antico, La Saga di Gilgamesh (V millennio a. C), si legge che per il re sumero Gilgamesh “ … molti desideri sono stati espressi: dieci, proprio dieci fichi ...”, ed ancora “Davanti a noi molti sacrifici sono stati fatti: dieci, proprio dieci fichi”. Anche il re assiro Assurnasirpal si interessò a piantare fichi nei nuovi frutteti della sua capitale, Nimrud “ … ho irrigato i prati del Tigri e piantato, tutt’attorno, dei frutteti con tutte le specie di alberi da frutto. … mandorli, datteri, olivo, melograno, pero, cotogno, fico, ...”. Nell’antico Egitto rappresentava l’Albero della Vita, assimilato alla fenice ed alla Rinascita di Osiride, il Sole, al punto che per i faraoni il fico donava ai morti la vita eterna. In India è stato considerato sacro a Visnù, Shiva e Buddha; quest’ultimo pare che cercò l’illuminazione sotto un enorme ficus religioso, dove era solito radunare anche gli al-
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lievi per i suoi insegnamenti. In Grecia il fico era sacro a Dionisio, e ad Eleusi esisteva il fico sacro, come ricorda Pausania: “In questa località dicono che Fitalo abbia accolto nella propria casa Demetra e che la dea, in cambio dell’ospitalità, gli abbia donato la pianta di fico. A quanto io dico rende testimonianza l’epigramma che è inscritto sulla tomba di Fitalo: Qui il signore, eroe Fitalo accolse un tempo la veneranda Demetra, quando per la prima volta ella fece spuntare il frutto della tarda estate, che il genere umano chiama sacro fico: da allora la stirpe di Fitalo ebbe onori immortali -.” (Pausania, Viaggio in Grecia, I, 37, 2). E’ citato diverse volte nei due poemi omerici; nell’Iliade c’è un accenno quando Achille ne taglia alcuni rami per adornare il suo carro prima dello scontro con Ettore: “egli l’avea sorpreso e seco a viva forza addutto mentre inaccorto con tagliente accetta i nuovi
rami recidendo stava di selvatico fico, onde foggiarne di bel carro il contorno ….” (Iliade, XXI). Nell’Odissea, Ulisse nota nell’orto di Alcinoo che “… Sovra la pera giovane, …. i pomi ed i fichi “(XI) ed ancora rivolgendosi a Laerte suo padre “… Tredici peri a me donasti e dieci meli e fichi quaranta ..” (XXIV). Alcune opere di famosi filosofi greci fanno riferimento ai frutti del fico per esporre dei pensieri sulla vita dell’uomo e sul mondo; ne è dimostrazione un passo di Stobeo, uno studioso macedone del V secolo d. C., riportato nella sua Antologia (III), che ha per protagonisti Platone e Diogene, che recita “Un giorno Diogene chiese a Platone di dargli tre fichi secchi del suo orto. Platone gliene diede uno staio intero. Così, disse Diogene, quando gli si chiede una cosa ne risponde mille”. In particolare, in quei tempi i siconi erano considerati il cibo degli oratori; infatti, tali frutti venivano considerati www.foglie.tv
“degni di nutrire oratori e filosofi”. Platone ne era ghiottissimo al punto da essere stato soprannominato “συκοφάγος” (siucofagos), parola composta da ”σύkoν” (siucon=fico) e da φάγος (fagos= divoratore), cioè “divoratore di fichi”, e li consigliava ad amici e studenti per rinvigorire l’intelligenza; da ricordare che in greco ”σύkoν” (siucon) ha dato origine alla parola “siconio” che è il nome botanico del frutto del fico. Ad Aristofane, le trecce dei fichi secchi ricordavano la tranquillità e la serenità della vita agreste: “… Oggi brucio di desiderio di tornare ai campi e di lavorare con la mia zappa il mio pezzetto di terra … Andiamo! ricordate, uomini, la vita di un tempo che la dea ci dispensava, quelle trecce di fichi secchi e i fichi freschi e i mirti e il vino dolce e le aiuole di viole vicino al pozzo e le olive che tanto rimpiangiamo!” (La Pace, 569-579). Esiodo intravedeva nel risveglio N° 18 - 15 ottobre 2017
della pianta una sorta di “consiglio per i naviganti”, tanto da scrivere “Anche la primavera è propizia agli uomini per la navigazione. Appena le foglie in cima al fico appaiono all’uomo grandi come l’impronta che lascia la cornacchia camminando, allora è praticabile il mare” (Le opere e i giorni, III, 678-81). Un ruolo similmente ‘predittivo’ c’è nella parabola di tipo escatologico nel Vangelo di Marco: “… dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l’estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte” (Mc 13, 24-32). Nel mondo Ebraico è corrisposto con le sue foglie al primo “vestito” della storia, quello di Adamo ed Eva; nella Bibbia si ritrova che “Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture” (Genesi, 3,7).
Ancora in Isaia (38, 21) è riportata la vicenda della malattia mortale che aveva colpito il re Ezechia e come il profeta gli suggerisse di curare con un «impiastro di fichi, applicato sull’ulcera». Ma il fico è soprattutto simbolo di abbondanza ed infatti identifica, insieme alla vite, la prosperità del regno di Salomone (1 Re 5, 5). Per i profeti lo “stare sotto il fico” era un topos, un’emblema della vita tranquilla e piena di gioia dell’età messianica, nella quale tutte le nazioni vivranno in pace e in prosperità; secondo il profeta Michea “Nessuna nazione alzerà la spada contro un’altra nazione e non impareranno più le arti della guerra. Siederanno ognuno, tranquilli sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà” (Mi 4, 3b-4a). Nell’antica Roma era sacro a Marte, considerato mitologicamente, in quanto coinvolto nel salvataggio di Romolo e Remo, destinati alla morte, perché considerati
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illegittimi, in quanto nati da un rapporto “violento” di Marte con Rea Silvia, vestale di Alba Longa; il mito racconta che i due gemelli furono salvati da un servo pietoso che li adagiò in una cesta, affidata alle acque del Tevere che si fermò in una pozza d’acqua proprio sotto un fico selvatico, all’ombra del quale furono allattati dalla lupa: a riguardo, Tacito negli Annales (XIII, 58) narra “Ficus Ruminalis, ad quam eiecti sunt Remus et Romulus”, ovvero “Il fico ruminale (da rumis che in latino significa mammella) a cui si attaccarono Remo e Romolo”. Plinio il Vecchio, estimatore delle virtù dei fichi, era solito affermare che “mangiarne aumentava la forza dei giovani, manteneva la salute degli anziani ed attenuava le rughe”. Un fico fresco è stato usato anche per incitare alla guerra: lo racconta Plutarco di Catone che per sollecitare la terza guerra punica si presentò in senato con un fico fresco dichiarando che era stato colto tre giorni prima a Cartagine e che quindi Roma avrebbe dovuto temere un nemico che distasse solo tre giorni di navigazione (Vite parallele). Nel Corano, nella Sura XCV - At-Tîn (Il Fico) si legge “In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso. Per il fico e per l’olivo, ….”. Vi sono anche numerosi proverbi e modi di dire, come “Anno ficaio, scarso granaio”, credenza popolare secondo la quale in un anno in cui si raccolgono molti fichi si miete poco grano e “Quando il fico serba il fico, tu, villan, serba il panico”, in cui la mancata caduta dei fichi dall’albero lascia presagire un cattivo raccolto per l’anno successivo. “Quandu canta a cicala, vattindi alla ficàra” è un proverbio calabrese, per cui quando canta la cicala è tempo di raccolta dei fichi e “Serbare la pancia per i fichi”, cioè trattenersi dal mangiare nelle prime portate di un pasto, preservando l’appetito per le ultime e più gustose portate. “Fichi di Pasqua” è invece un’ espressione fiamminga che sta ad indicare una
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cosa arrivata irrimediabilmente troppo tardi, mentre “Fare le nozze coi fichi secchi” significa voler realizzare qualcosa di importante, come appunto una festa nuziale con mezzi inadeguati. Nell’arte Nella storia dell’arte il fico è uno dei frutti più rappresentati e più ricchi di significati simbolici, religiosi e profani. Parte integrante dell’iconografia classica, il fico è immancabile in molte nature morte a partire dal Rinascimento. Nella piramide di Gizah (4.000 a.C.) sono ammirabili la rappresentazione della raccolta dei fichi e, su alcuni sarcofagi, la descrizione delle tecniche di essiccamento al sole, nonché dei metodi da seguire nella costruzione di appositi edifici per conservarli a lungo. In epoca romana i fichi decoravano le abitazioni dei patrizi; una Cesta di vimini contenente molti fichi maturi è affrescata sulle pareti di una villa d’otium, conosciuta come “Villa di Poppea” (I sec. a.C.), ad Oplontis, l’attuale Torre Annunziata, in Campania, sepolta dall’eruzione del Vesuvio a Pompei nel 79 d.C. Ancora più numerosi sono i frutti dipinti da Bartolomeo Bimbi nel quadro Fichi (1696, Galleria Palatina, Firenze), un’opera che rappresenta la biodiversità di allora, in quanto sono riconoscibili ben cinquantuno varietà a quel tempo coltivate. L’albero ed i “siconi” sono stati usati talvolta al posto di quello del melo nell’individuazione dell’albero della conoscenza nel Paradiso; pare che ciò sia da attribuire a un errore di san Girolamo che traducendo la Bibbia in latino generò un equivoco lessicale: arbor mali, “albero del male”, venne inteso come albero del melo. Tra gli esempi, l’affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina (1510) nella parte dedicata al peccato originale ed alla cacciata dal Paradiso terrestre, in cui si intravede il demonio che arrotolato intorno all’albero del fico offre ad Eva un frutto. Anche il mosaico pavimentale della cat-
tedrale di Santa Maria Annunziata di Otranto, eseguito dal monaco Pantaleone (1165), nella parte del racconto del peccato originale si intravedono Adamo ed Eva circondati da rami e frutti di un albero di fico, così come pure a Matera nella Cripta del Peccato Originale, definita “La Cappella Sistina dell’arte rupestre”, dove c’è una rappresentazione con un fico e non con una mela. Arcimboldo ha inserito un pendente a forma di fico agganciato all’orecchio dell’Autunno (1573), del ciclo delle Quattro stagioni, eseguito dall’artista milanese alla corte del principe Massimiliano II d’Asburgo. Due frutti di fico si intravedono nella celebre Canestra di frutta di Caravaggio, nota anche con il nome di Fiscella (1599, Pinacoteca Ambrosiana di Milano). Natura morta con fichi di Luis Eugenio Meléndez (1770) è ammirabile a Parigi nel Louvre. La leggenda della fondazione di Roma è invece il tema di Romolo e Remo (1612) di Peter Paul Rubens: sullo sfondo del dipinto si erge maestoso il fico ruminale, sotto cui la lupa allatta i gemelli. Nella scultura, un esempio stupendo è costituito dalle lastre che raccontano le storie di Adamo ed Eva che Wiligelmo ha scolpito sulla facciata del duomo di Modena, costruito da Lanfranco tra il 1099 e il 1106.
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gricoltura
Fendt, Laverda, Massey Ferguson, Valtra e Challenger
Per i contoterzisti Uncai condizioni vantaggiose per l’acquisto dei mezzi agricoli
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ncai e Agco hanno concordato di offrire ai contoterzisti aderenti all’Unione le migliori condizioni di acquisto di un mezzo agricolo dei marchi Laverda, Fendt, Valtra, Massey Ferguson e Challenger in tutte le configurazioni disponibili. Le imprese agromeccaniche associate Uncai possono beneficiare di vantaggiose condizioni di trattamento come acquisti in 36 mesi, finanziamenti agevolati, permute, sconti sul prezzo di listino, assistenza tecnica personalizzata. Per usufruire dei vantaggi della convenzione, l’impresa associata dovrà, all’atto della prenotazione del trattore o della trebbiatrice, contattare la propria associazione agromeccanica provinciale o regionale aderente a Uncai che rilascerà una dichiarazione comprovante la regolare situazione associativa. Aproniano Tassinari, presidente di Uncai: “Avvicinare il più possibile i contoterzisti ai mezzi agricoli che escono dagli stabilimenti Agco, dalle mietitrebbiatrici Laverda ai trattori Fendt, Massey Ferguson e Valtra fino ai cingolati Challenger, significa favorire l’avanzamento di tutto il settore. In agricoltura i contoterzisti sono la categoria più sensibile ai vantaggi economici e ambientali dell’agricoltura di precisione e, soprattutto,
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sono i soli che possono rinnovare il parco macchine programmando investimenti ammortizzabili in tempi ragionevoli. Per questi motivi, oltre a favorire l’upgrade tecnologico delle imprese agromeccaniche, la partnership tra Agco e Uncai rappresenta un segnale positivo per l’intera agricoltura italiana”. Marco Mazzaferri, direttore vendite Agco Italia: “L’imprenditore agromeccanico è parte integrante di una filiera Agricola che dà una risposta efficace a tutte quelle situazioni in cui la meccanizzazione agricola di una proprietà agricola di medie-piccole dimensioni è troppo complicata e onerosa. Inoltre il ricorso al contoterzismo consente un controllo dei costi molto più accurato di
qualsiasi altra soluzione. A questo beneficio si somma il vantaggio di poter mediamente contare su un servizio di ottimo livello e di meccanizzazione ad alto contenuto tecnologico. Rivolgersi a un contoterzista è dunque il risultato di un’analisi di convenienza che dà valore aggiunto alle aziende e all’intero comparto. Dal ruolo centrale che ricopre questa categoria, nasce la volontà di AGCO di sostenere gli agromeccanici UNCAI, riservando loro condizioni speciali per l’acquisto e il finanziamento di mezzi agricoli del Gruppo”. Per ulteriori informazioni le imprese interessate possono rivolgersi alle Associazioni territoriali Uncai.
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