FOGLIE n.18/2018

Page 1

R

Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

POVER’OLIO

Olio pugliese, crollo del raccolto (-58%)

agricoltura

Copertura ciliegie, nuova soluzione in arrivo Governo “gialloverde” contro tutti anche in agricoltura agroalimentare

Italia a tavola, una vera passione

N° 18 • 15 ottobre 2018





E

ditoriale

15 ottobre 2018 - n.18 - Anno 13

Scommettiamo sul melograno?

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

M Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

olti agricoltori pugliesi hanno riconvertito le proprie coltivazioni a favore della melagrana , definita da molti come possibile frutto del futuro. Eppure le indicazioni in senso contrario non mancano e cresce il partito degli scettici. Quelli che hanno individuato la melagrana per fare reddito sostengono che c’è grande interesse anche dal mondo della ricerca (e quindi dell’innovazione) e che questo frutto possa evolvere in pochi anni da prodotto di nicchia a segmento autonomo vero e proprio, con una filiera adeguata che possa sostenerlo. Una delle controindicazioni è invece che il melograno è estremamente sensibile alla spaccatura (cracking) dei frutti: contribuiscono a questo fenomeno diversi fattori tra cui la predisposizione di alcune varietà, lo stato idrico del terreno o eccessi di umidità nella fase di maturazione dei frutti, che rendono la pianta particolarmente vulnerabile. Questo fattore ha una forte ricaduta soprattutto per il prodotto destinato all’industria, quindi su una parte assai considerevole dell’indotto totale. Argomento a favore dei produttori è che il melograno consente di recuperare alla produzione terreni di scarso rendimento

nonché ha numeri interessanti sia per l’investimento, sia per la resa: 18mila euro per impiantare un ettaro di melograno che va in produzione in tre anni e a regime dal quarto, con un ricavo netto annuo di 10-15mila euro. Patria del melograno pugliese è la provincia di Taranto dove in pochi anni gli ettari coltivati sono passati da poche decine a oltre 400, sparsi tra Grottaglie, Castellaneta, Ginosa, Massafra e Fragagnano. Da un punto di vista degli sbocchi commerciali il melograno ha una grande versatilità soprattutto in fase di trasformazione ma è indubbio che dopo un (presunto?) boom le vendite, ad esempio, dei succhi di melograno stiano attraversando una fase involutiva ( basta farsi un giro nei bar del proprio paese per notare come l’offerta sia notevolmente diminuita, sia a livello di pubblicità e marketing che promuoveva il succo di melograna sia al mero livello di disponibilità di prodotto. Colpa sia del prezzo alto (media da 2,5 € a 3,5 a bicchiere) sia perché i gusti consolidati nei “secoli” sono difficili da sostituire (vedi caffè e aperitivi vari). La domanda sorge quindi spontanea: tutto questo aumento di produzione troverà adeguati sbocchi economici sui mercati?



S

ommario

5

19

25 agroalimentare

editoriale

5

MELOGRANO Scommessa vincente?

10

18 19 21

ISMEA In Puglia terreni all’asta CIHEAM BARI Partenariato Ue – Africa

10

PAC Salvini: “Se UE taglia non firmiamo”

30

AGRICOLTURA

8

15 COPERTURE CILIEGIE

Nuova soluzione in arrivo dal Cile

ITALIA A TAVOLA Una vera passione

24 BLOCKCHAIN

Allo chef martinese Martino Ruggieri

25 AGRUMI

In Carrefour con Blockchain

29 CIBUS CONNECT

Unire mondo con prodotti e territori italici

17

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

XYLELLA L ’Abbate (M5S) contro Stèfano (Pd) VILLAGGIO CONTADINO Al Circo Massimo a Roma

9

22 MONOPOLI

17 GEORGOFILI Le loro sezioni

C’ è Barnaba per Coldiretti

30

OLIO PUGLIESE Crollo del 58% del raccolto

RASSEGNA stampa

Novità e aspettative


A

gricoltura

Aveva attaccato il Governo

XYLELLA FASTIDIOSA , L’ABBATE (M5S) REPLICA A STEFANO (PD)

M

entre tutti ribadiscono il ‘presappochismo suicida’ che ha contraddistinto la Regione Puglia sin dagli albori della infezione della Xylella fastidiosa nella nostra terra, quando questa era ancora circoscrivibile, il senator ed ex-assessore regionale alle Politiche Agricole Dario Stefàno ha la sagace idea di cercare di incolpare un Governo in carica da appena 4 mesi”. Questo il commento del deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, esponente M5S della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, alle accuse lanciate dal senatore salentino del Partito Democratico al Ministro Gian Marco Centinaio. “Il parlamentare forse dimentica di far parte e di aver sostenuto tutte le maggioranze responsabili dell’attuale stato di crisi dell’olivicoltura pugliese – prosegue – Dimentica di esser stato assessore alle Risorse Agroalimentari con Nichi Vendola sin dal lontano 2009 e che il primo accertato ritrovamento di Xylella fastidiosa in Puglia è datato 2013 nelle campagne di Li Sauli, tra Gallipoli e Taviano. Da allora la politica regionale del centrosinistra è stata contraddistinta dal motto adda passa ‘a nuttata. In Commissione Agricoltura alla Camera, con il Presidente Filippo Gallinella (M5S) non abbiamo perso tempo e abbiamo dato avvio ad una indagine conoscitiva per fare chiarezza sul marasma di informazioni sinora veicolate che non hanno fatto altro che creare maggiore confusione in cittadini, operatori e politica. Il ministro Centinaio, al contempo, ha subito mostrato la massima attenzione al problema, promettendo un intervento in tempi brevi che si sta già definendo, anche grazie al lavoro della Commissione Agricoltura di Montecitorio, in un decreto dedicato. Tutto ciò mentre nulla di concreto è stato fatto dall’ex ministro Maurizio Martina (PD) per il piano olivicolo approvato, dietro nostre pressioni e insistenze, nel 2015; mentre l’Assessore Leonardo Di Gioia (PD) stenta anche solo a fare l’ordinario nel suo territorio e mentre il Governatore Michele Emiliano (PD) continua a pregare che qualcuno gli tolga le castagne dal fuoco vista la sua totale incompetenza,

8

la mancata volontà di perseguire un obiettivo concreto e il disinteresse nel coordinare i vari uffici regionali, ad iniziare dal Servizio fitosanitario, che pur avrebbero la possibilità di sostenere gli agricoltori e fronteggiare l’avanzata del batterio. Talvolta – conclude il deputato L’Abbate (M5S) – chi ha condotto il Paese al disastro, dovrebbe guardarsi allo specchio e avere il pudore del silenzio”.

www.foglie.tv


A

groalimentare

1 TURISTA SU 4 CI SCEGLIE PER L’ENOGASTRONOMIA

ITALIA A TAVOLA, UNA VERA PASSIONE

T

urismo ed enogastronomia. E’ questo il binomio vincente per il futuro del turismo in Italia. Le eccellenze della gastronomia nostrana sono la prima motivazione di visita nel Bel Paese per 1 turista su 4 (Tav.1): nel 2017 si contano oltre 110 milioni di presenze legate al turismo enogastronomico (di questi 43% sono stati italiani e il 57% stranieri), con una spesa che supera i 12 miliardi (Tav.2). I dati di Isnart-Unioncamere, presentati in occasione della conferenza “Dal Km Ø le emozioni del turismo” all’interno del Villaggio della Coldiretti al Circo Massimo, confermano l’importanza del rapporto tra territorio, turismo e agricoltura per lo sviluppo dell’economia italiana. “La connessione tra le filiere dell’agricoltura e del turismo – spiega Roberto Di Vincenzo, Presidente Isnart – è una delle basi per lo sviluppo sostenibile del territorio ed elemento distintivo dell’identità italiana. La targa “Italia” riesce a dare valore aggiunto alle nostre produzioni e alle realtà locali di origine, aggiungendo al contempo un’impronta emozionale unica ai soggiorni nel Bel Paese”. “Sono convinto che l’effetto dinamico del binomio turismo-enogastronomia – commenta Tommaso De Simone, Vicepresidente Unioncamere - porterà dei benefici in tutte le componenti dei sistemi territoriali, da quelle economi-

N° 18 - 15 ottobre 2018

che ambientali passando per quelle sociali. La conferma di ciò sta nell’evoluzione che ha subito negli ultimi anni il settore del turismo, sempre più attento ai trend emergenti. In particolare i turisti enogastronomici costituiscono un segmento sempre più numeroso, data la crescente importanza delle produzioni agroalimentari tipiche. Non è un caso che oggi i souvenir di prodotti tipici sono i più acquistati». Il turismo enogastronomico a Km Ø La degustazione dei prodotti locali permette al turista di scoprire il territorio, le eccellenze e le tradizioni che rendono unico il nostro Paese. Per questa ragione l’acquisto e il consumo dei prodotti tipici, a Km Ø, è sempre più al centro dalle scelte che muovono il turista in Italia: già prima della partenza il 23,8% ricerca informazioni sui risto-

ranti che offrono piatti caratteristici. La spesa media di questi prodotti si attesta a 13 euro al giorno a persona. Per il consumo di pasti nei ristoranti o nelle pizzerie, ogni turista spende mediamente 25 euro al giorno; mentre la spesa nei bar, caffè e pasticcerie è di 8 euro pro-capite al giorno. Le imprese turistiche ricettive Il binomio vincente fra turismo ed enogastronomia emerge anche dal recente sondaggio effettuato su un campione di imprese turistiche ricettive italiane. La ricerca evidenzia come il 25,4% delle aziende turistiche si muovono sempre più verso la creazione di proposte di pregio gastronomico, caratterizzandosi per offerta di prodotti anche molto di nicchia (Tav.3). Il trend è confermato anche a Roma per il 24,8% delle imprese.

9


A

gricoltura

#stocoicontadini

IL VILLAGGIO CONTADINO DELLA COLDIRETTI A ROMA

P

er la prima volta la grande bellezza delle mille campagne italiane conquista la Capitale con il Villaggio della Coldiretti su 80mila metri quadrati per vivere un giorno da contadino tra le aziende agricole ed i loro prodotti, sui trattori, a tavola con gli agrichef, in sella ad asini e cavalli, tra gli uccelli per imparare l’antica arte del falconiere, nella stalla con mucche, pecore, capre, maiali, conigli e galline, nella capanna dei pastori o nelle fattorie didattiche dove i bambini possono imparare a pigiare l’uva, a impastare il pane o a fare l’orto. L’appuntamento a Roma al Circo Massimo ha visto la presenza di decine di migliaia di agricoltori dalle diverse regioni per far conoscere il lavoro, le produzioni e le ricette della tradizione Made in Italy, per tutto il week end dal 5 al 7 ottobre. Alla tre giorni in rappresentanza delle istituzioni hanno partecipato tra gli altri i Vicepremier Luigi di Maio e Matteo Salvini, il Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il Sindaco di Roma Virginia Raggi insieme al Presidente della Coldiretti Roberto

10

Moncalvo e al Segretario Generale Vincenzo Gesmundo. Fra le iniziative una vera e propria Arca di Noè dove scoprire gli animali salvati dall’estinzione grazie al lavoro di generazioni riconosciuto e sostenuto dai “Sigilli” di Campagna Amica che hanno presentato la piu’ grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina mai realizzata in Italia. Dalla capra Valdostana con le lunghissime corna alla pecora Comisana dalla testa rossa, ci saranno esemplari sopravvissuti lungo tutta la Penisola come la mucca Agerolese dal mantello nero dalla quale si ottiene il latte per il gustoso provolone del monaco o il Mucco Pisano, ma anche il maiale di nero dei monti Lepini considerata una razza “reliquia” e quello di Cinta senese dalla curiosa fascia bianca sul manto scuro e i cavalli Persano, Maremmano, Tolfetano e i simpatici Haflinger altotesini dalla folta e setosa criniera di colore chiaro, insieme a decine di altre razze in pericolo anche di oche, anatre, conigli e galline che animano la campagna italiana. Simbolo della giornata è stato l’asino italiano che dopo aver rischiato l’estinzione è tornato pre-

potentemente nelle diverse razze da quello dell’Amiata, a quello dell’Asinara, da quello sardo a quello di Martina Franca e molti altri. “Presentati” anche i formaggi, i salumi, la frutta e gli ortaggi “dimenticati”, dai fagioli del Purgatorio di Gradoli alla patata Cojonaria del Friuli, dalla pera Angelica di Serrungarina al barattiere che, consumato acerbo, trova spazio in insalate o senza condimento e ricorda un po’ il cetriolo, dal Conciato Romano, formaggio dell’antichità ancora prodotto in anfore, al formaggio Ainuzzi, plasmato in forme di animali come cervi, daini e capre e strettamente legato alle tradizioni religiose di Agrigento e molti altri. E gli antichi mestieri con intagliatori, lanai, cappellai e ceramisti. #STOCOICONTADINI è anche l’unico posto al mondo dove per l’intero week end è stato possibile vivere per una volta l’esperienza da gourmet con il miglior cibo italiano al 100% a soli 5 euro per tutti i menu preparati dai cuochi contadini che hanno conservato i sapori antichi del passato, dalla pasta di grano Senatore Cappelli al riso Vialone nano, dalla www.foglie.tv


carne servita nelle bracerie ai galletti, dagli arrosticini abruzzesi all’abbacchio (fritto) Igp del Lazio, dai più pregiati salumi e formaggi italiani sino a scoprire le differenze tra le patate fritte rosse di Colfiorito Igp e quelle dell’Alto viterbese Igp o del Fucino Igp. Una occasione unica per assaggiare nei diversi gusti la pizza autenticamente tricolore, dalla farina all’olio, dal pomodoro alla mozzarella, ma anche lo street food green, dalle olive all’ascolana al pesce al cartoccio, dalla torta al pesto e prosciutto alla pizza bianca con la mortadella. Tra i dolci la crema fritta, il gelato di latte d’asina, i babà, i cannoli e i maritozzi con la panna 100% italiana. Per il beverage ci sono state degustazioni guidate dei vini nelle enoteche, dell’olio nell’oleoteca e di birre agricole. Un intero settore è stato dedicato alla pet therapy e al ruolo degli animali nella cura del disagio, un altro settore è stato dedicato a “pompieropoli” con un coinvolgente percorso per i piu’ piccoli con tuffi sul telo, ponte tibetano, trave basculante, parete da arrampicata, teleferica e N° 18 - 15 ottobre 2018

azioni antincendio, anche per imparare a rispettare e a difendere il bosco italiano. Gli esponenti istituzionali, rappresentanti della società civile, studiosi, sportivi e artisti hanno discusso su temi e ricerche

elaborate per l’occasione dalla Coldiretti sui temi dell’alimentazione, del turismo dell’ambiente e della salute; infine non sono mancati momenti di spettacoli musicali e folcloristici.

11


A

gricoltura

H

A Massafra la tappa del progetto in collaborazione con Legambiente

“10.000 per l’Ambiente”: l’iniziativa di Heineken Italia

a fatto tappa anche nel birrificio di Massafra il progetto “10.000 per l’Ambiente”, l’iniziativa supportata da Legambiente con cui le persone di HEINEKEN Italia decidono di donare il proprio tempo all’ambiente e alle comunità in cui operano. Donare le ore del proprio tempo a una causa sociale, questo è il concetto alla base del progetto che vede le persone del Gruppo HEINEKEN Italia dedicare una giornata del proprio lavoro al recupero di aree da riqualificare, per un totale di 10.000 ore, in un percorso di 15 tappe che coinvolgerà la sede di Milano, i birrifici e i depositi Partesa fino al 12 ottobre. “10.000 per l’Ambiente è una grande iniziativa che vedrà coinvolto il Gruppo HEINEKEN in tutta Italia. Il numero, alto e ambizioso, sta a indicare le ore che dedicheremo a questa attività”. – spiega Søren Hagh, Amministratore

12

Delegato di HEINEKEN Italia – “Abbiamo scelto di utilizzare il tempo come misura perché non c’è cosa più preziosa del tempo che possiamo dedicare a qualcuno o a qualcosa. In questo caso, lo dedicheremo a una causa molto importante che sta a cuore alla nostra Azienda. Questa iniziativa costituisce un nuovo importante passo all’interno del progetto di sostenibilità che il Gruppo porta avanti da diversi anni con impegno e passione”. “Ideato e realizzato completamente in Italia, “10.000 per l’Ambiente” è un progetto che rappresenta nel concreto gli impegni presi con il programma Brewing a Better World, il piano integrato di Sostenibilità lanciato nel 2010 a livello globale e locale”. – commenta Alfredo Pratolongo, Direttore Comunicazione e Affari Istituzionali di HEINEKEN Italia – “Il principio alla base del progetto è il coinvolgimento attivo e volontario delle persone

di HEINEKEN. Per la prima volta nella storia della nostra Azienda, tutti insieme daremo un’ulteriore dimostrazione degli impegni presi da parte di HEINEKEN, verso l’ambiente, le persone e le comunità in cui operiamo”. Il progetto si avvale di un importante e prestigioso partner, Legambiente, che, nell’ambito della sua attività di Volontariato aziendale a beneficio del territorio e per la promozione della responsabilità sociale d’impresa in chiave ecosostenibile, affiancherà l’iniziativa nel suo corso su tutto il territorio nazionale, nei centri in cui HEINEKEN è presente con sedi, birrifici, depositi. Il calendario delle attività individuate ha coperto un mese di incontri, iniziati il 17 settembre a Comun Nuovo (BG), e concluso il 12 ottobre (dopo tappe in tutti gli altri birrifici di HEINEKEN Italia), nella sede di Sesto San Giovanni. Lunedì 1° ottobre è stato il turno di Massafra (TA), dove 120 dipendenti

www.foglie.tv


del birrificio, guidati da una decina di volontari di Legambiente, hanno dedicato un’intera giornata lavorativa alla riqualificazione del rione “Gesù Bambino”, nel centro storico del Comune coadiuvati dal Comitato di Gesù Bambino. Nelle 960 ore complessivamente dedicate, i volontari hanno raccolto 100 sacchi di rifiuti, per un totale di 550 chili tra plastica, vetro, lattine e indifferenziato. Tutti i materiali sono stati collocati nei punti di raccolta di Universal Service, la municipalizzata di Massafra. IL BIRRIFICIO DI MASSAFRA produce più di 1,8 milioni ettolitri di birra all’anno e impiega 180 addetti (in alta stagione). Con 13.000 pannelli complessivi e un’estensione di oltre 51.000 mq, il birrificio HEINEKEN di Massafra è in grado di generare 4,42 GWh di energia elettrica all’anno, con un abbattimento delle emissioni di oltre 1.700

N° 18 - 15 ottobre 2018

tonnellate di CO₂ e dal 2017 è primo al mondo per produzione di energia fotovoltaica e per numero di pannelli solari installati, secondo la classifica mondiale “Top 50 Solar Beer Breweries” di SolarPlaza. Il 96% delle birre del Gruppo HEINEKEN vendute in Puglia sono prodotte a Massafra. Nel 2016 il birrificio di Massafra ha segnato un ulteriore passo in avanti verso l’evoluzione a World Class Brewery Organization. Un percorso verso l’eccellenza con il quale ha ottenuto la certificazione Silver Award per il TPM (Total Productive Management). I principali marchi prodotti a Massafra sono: Dreher, Birra Moretti e Heineken®. Il Gruppo HEINEKEN opera nel settore della birra ed è presente in più di 70 Paesi nel mondo con 170 stabilimenti e più di 81.000 dipendenti. HEINEKEN produce birra in Italia da

oltre 40 anni, è presente sul territorio con i 4 birrifici di Comun Nuovo (BG), Assemini (CA), Massafra (TA) e Pollein (AO) e con un network distributivo - Partesa - specializzato nei servizi di vendita, distribuzione, consulenza e formazione per il canale Ho.Re.Ca che opera con 46 centri logistici. Nel nostro Paese il Gruppo comprende anche Dibevit Import, una società attiva nell’importazione e nella distribuzione di birre speciali da tutto il mondo. Con più di 2.000 dipendenti, HEINEKEN è oggi il primo produttore di birra nel nostro Paese, dove produce e commercializza più di 5,7 milioni di ettolitri di birra, investendo in innovazione e sviluppo. Attraverso il piano “Brewing a Better World” HEINEKEN integra la Sostenibilità al business, creando valore per l’azienda, la società e l’intero pianeta.

13



A

gricoltura

Verrà presto installato anche in Italia

In Cile una nuova soluzione per la copertura delle ciliegie

M

aggiore efficienza, costi di produzione più bassi, prestazioni costanti dei frutteti: sono questi gli obiettivi di Wayki, una soluzione di protezione del raccolto che consente ai coltivatori di aprire e chiudere, in pochi minuti, le coperture dei frutti. Sviluppato in Cile, Wayki è stato impiegato soprattutto per la coltivazione di ciliegie e entro il 2020 è previsto nel Paese un aumento della produzione di questi frutti fino ad almeno 40.000 ettari, che rappresentano circa l’85% delle esportazioni di ciliegie dell’emisfero meridionale verso l’emisfero settentrionale. La soluzione verrà lanciata per la prima volta in Europa e installata nelle coltivazioni di ciliegie in Italia e Norvegia. Gli sviluppatori di Wayki affermano che il sistema è già utilizzato dai coltivatori di ciliegie per dispiegare e rimuovere, in modo più veloce, le coperture di protezione in base alle mutevoli condizioni atmosferiche. Grazie a questa soluzione, un lavoratore è in grado da solo di coprire o di rimuovere le coperture da un ettaro di frutteto in soli 20 minuti. Con la maggior parte dei sistemi automatici o semi-automatici esistenti, questo processo richiedeva troppo tempo e decisamente più manodopera. Altri sistemi, invece, sono molto costosi. Grazie a Wayki, i produttori possono esporre i loro raccolti alle condizioni naturali il più a lungo possibile e allo stesso tempo proteggerli rapidamente dall’eventuale rischio di pioggia o grandine. Il sistema si aziona

N° 18 - 15 ottobre 2018

con un normale trapano, che fa girare un meccanismo di avvolgimento che consente di aprire e chiudere le coperture. Si installa al di sopra della struttura esistente di pali ed è possibile utilizzarla con diversi tipi di coperture nello stesso frutteto. L’esposizione del frutto all’aria aperta per un periodo maggiore, anziché tenerlo nel microclima artificiale creato dalle coperture, aiuta a sviluppare un frutto più sodo e dolce. Ad esempio, nel caso di ciliegie coltivate sotto copertura permanente, il frutto è generalmente meno dolce e più morbido, perdendo fino a 10 punti dell’indice Durofel. “Nel mondo, sempre più spesso abbiamo a che fare con condizioni meteorologiche avverse e impreviste, che comportano gravi implicazioni per il settore frutticolo – dichiara Cristián Lopez di Wayki Europe – “Aumenta la possibilità di piogge o

grandinate che danneggiano il frutto e di venti forti che danneggiano le infrastrutture, come pali e cavi. Wayki è una soluzione straordinaria perché consente ai produttori di coprire e scoprire, in pochi minuti, i loro frutteti e vigneti a seguito di tali eventi. Fa risparmiare tempo e costi di manodopera e crediamo che aiuti a produrre un frutto di qualità migliore. La validità di Wayki è stata già dimostrata in Cile e adesso sono in corso discussioni con produttori, installatori e centri di ricerca in Italia e vari altri paesi europei” conclude Lopez. L’azienda sta collaborando con i produttori per sviluppare il sistema Wayki in modo tale da poterlo utilizzare anche in altre coltivazioni, quali mirtilli, mele e altri frutti, oltre che nei vigneti. La soluzione Wayki costa tra 350 e 450 euro per fila, a seconda della lunghezza della fila e della distanza tra i pali.

15



R

iceviamo e

P

ubblichiamo

I GEORGOFILI E LE LORO SEZIONI di Franco Scaramuzzi

L

‘Accademia dei Georgofili, fondata a Firenze nel 1753, dettò presto un significativo logo, come guida per gli intenti dei propri soci, rivolti soprattutto all’agricoltura, direttamente e indirettamente. Quel logo è stato e tuttora continua sempre ad essere espresso con le stesse tre parole latine: Prosperitati Publicae Augendae. E’ rimasto saldo ovunque l’Accademia svolga le sue attività rivolte al miglioramento del pubblico benessere, meritando apprezzamenti e sostenitori. Purtroppo, nella seconda metà del secolo scorso, il nostro Stato (alla cui realizzazione i Georgofili hanno fortemente contribuito) decise di trasferire le competenze agricole alle Regioni. La nostra Accademia fu informata dal Ministero dell’Agricoltura che non avrebbe più potuto concedere alcun sostegno finanziario, da tempo in atto, ma si sarebbe dovuto eventualmente chiedere alle Regioni. Non è il caso di commentare, ma ricordiamo che, dall’inizio del III millennio, l’Accademia decise coraggiosamente di costituire proprie Sezioni (ciascuna con un proprio Presidente e un Consiglio), almeno una per ogni 3 Regioni. Si provvide anche alla nomina di nuovi

N° 18 - 15 ottobre 2018

Accademici, per cercare di raggiungere un equanime numero in tutte le regioni della Penisola. Credo che l’iniziativa abbia gradualmente riscosso un discreto successo. Dopo quasi 20 anni di attività, nel nuovo millennio, l’Accademia dei Georgofili ha realizzato un concreto ruolo nazionale e ha aggiunto anche una 7a Sezione internazionale a Bruxelles. Come era logico e prevedibile, ogni Regione non ha mancato di favorire iniziative sul proprio territorio. Spesso illustrando qualche modello delle Amministrazioni locali, di Cooperative, di Associazioni con interessi tra loro diversi, economici, politici, ecc. Non mancano le eccezioni. Si può invece rilevare che studiosi, ricercatori, tecnici e altri innovatori, mirano oggi a costituire rapporti reciproci e collegialmente intrecciati (“reti”) tra attività collegiali, anche di grandi dimensioni e distanti. Questi modelli sarebbero di grande interesse anche per le singole Regioni troppo autonome, tanto da poter rimanere anche vittime di se stesse. L’Accademia dei Georgofili potrebbe stimolare, accogliere, difendere e valorizzare patrimoni di nuove conoscenze, importanti e produttive, realizzando ogni possibile attività collegiale, nella

consapevolezza dei rapidi progressi che stanno sviluppando un complesso e non certo facile futuro. Bisogna correlazionare l’attività, non solo in e con una singola Sezione, ma con l’intera Accademia che le unisce per potenziarle nel perseguire gli scopi che ci hanno indotto ad aspirare di diventare Georgofili e percorrere la strada incisa nel nostro logo. L’ Accademia dei Georgofili potrebbe creare un unico Centro che valuti e assecondi lo sviluppo di quanto si dimostri utile e meriti diffusa comunicazione.

17


A

groalimentare

IN PUGLIA

ALL’ASTA 77 APPEZZAMENTI DELLA BANCA DELLE TERRE AGRICOLE DI ISMEA di Rino PAVONE

S

i è aperta la campagna per l’acquisto del secondo lotto di terreni appartenenti alla “Banca Nazionale delle Terre Agricole” di Ismea, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare. Si tratta di ben 7.700 ettari su tutto il territorio italiano di terreni già coltivati e, pertanto, in grado di garantire fin da subito reddito ai futuri acquirenti. Molto vantaggiose anche le condizioni di acquisto che rendono questi appezzamenti ancor più appetibili. La scadenza ultima per presentare la propria offerta è prevista per il 2 dicembre prossimo. I terreni, con destinazione vincolata al primo settore, saranno destinati con corsia preferenziale ai giovani e le stesse risorse finanziarie derivanti dalla vendita verranno finalizzate da Ismea esclusivamente ad interventi in favore dei giovani agricoltori come quella del Primo Insediamento, del Ricambio generazionale e dello Svilup-

po aziendale. In Puglia sono disponibili 1.453 ettari: 26 terreni per 442,89 ettari complessivi in Capitanata; 7 terreni per 296,97 ettari complessivi nella BAT; 8 appezzamenti per 96,44 ettari totali nella Terra di Bari; 12 terreni per 309 ettari

complessivamente nella provincia di Taranto; 16 terreni per 183,34 ettari complessivi a Brindisi e 8 appezzamenti per 124,76 ettari totali nella provincia leccese. Per saperne di più basta collegarsi al sito www.ismea.it/banca-delle-terre.

Con l’accorpamento del settore “Turismo” al Mipaaf

PER PRODOTTI BIO, DOP E IGP NESSUNA COSTRIZIONE AL CAMBIO DI ETICHETTA Con l’accorpamento del settore “Turismo” al Mipaaf vi era il rischio di modificare le diciture grafiche sui prodotti biologici e d’eccellenza italiani: la “saggia” decisione del ministero è stata al contempo quella di concedere tempo alle imprese, evitando inutili esborsi per rimodulazione etichette. Il rischio di modificare le grafiche delle etichette, con relativi costi e perdite di tempo, di ben 296 prodotti DOP e IGP che interessano oltre 83mila aziende a cui si aggiungono altre 70mila nel settore biologico è stato scongiurato. L’intoppo burocratico è sorto a seguito dell’accorpamento del settore “Turismo” all’interno del ministero delle Politiche Agricole con la decisione degli apparati ministeriali di comunicare, ad inizio agosto, la necessità di modificare la dicitura nelle etichette dei prodotti agroalimentari da certificato da “Organismo di Controllo autorizzato dal Mipaaf” a certificato da “Organismo

18

di Controllo autorizzato dal Mipaaft”. In Puglia, ad essere interessate dal possibile cambio di etichetta sarebbero state circa 6.873 aziende del settore biologi-

co a cui si vanno ad aggiungere tutte le imprese agroalimentari che producono le 12 DOP e gli 8 IGP sul territorio regionale.

www.foglie.tv


Al CIHEAM Bari

Kick-off meeting dei 27 progetti finanziati dal programma LEAP-Agri: partenariato UE-Africa

S

i è svolto al CIHEAM Bari, il 9 e 10 ottobre scorsi, il Kickoff meeting dei 27 progetti finanziati dal programma LEAP-Agri: partenariato UE-Africa per la ricerca e l’innovazione in materia di sicurezza alimentare, nutrizionale e agricoltura sostenibile. Obiettivo di LEAP-Agri è consolidare il partenariato UE-Africa per implementare la ricerca innovativa allo scopo di contribuire alla sicurezza alimentare. In particolare si punterà sulla promozione dell’agricoltura e dell’acquacoltura sostenibili, su una migliore comprensione dell’interazione tra salute, alimentazione e nutrizione, nonché sull’analisi dell’accesso al cibo in linea con gli aspetti commerciali, utilizzando una piattaforma comune di dialogo. Il partenariato LEAP-Agri comprende 24 organismi finanziatori di nove Paesi africani (Algeria, Burkina Faso, Camerun, Egitto, Ghana, Kenya, Senegal, Sudafrica e Uganda), nove Paesi europei (Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Spagna e Turchia) e l’organizzazione internazionale CIHEAM Bari. Tale partenariato opera nell’ambito del programma quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020 e del dialogo politico -di alto livelloUE-Africa su: scienza, tecnologia e innovazione. LEAP-Agri aumenterà gli investimenti in Ricerca e Innovazione attraverso un meccanismo bi-regionale (Europa/ Africa), con progetti tra partner europei e africani, che contribuiranno al coordinamento e all’incremento delle attività congiunte tra le istituzioni di R&I e i loro programmi negli Stati membri dell’Unione Europea (e Paesi associati) e nei Paesi africani. Verranno, inoltre, avviate attività di identificazione e sperimentazione di strumenti innovativi per l’allineamento e la collaborazione in materia di ricerca e innovazione; rafforzamento delle capacità e sviluppo delle infrastrutture; comunicazione e diffusione dei risultati delle attività; definizione di un’agenda strategica comune di ricerca e innovazione nel settore FNSSA N° 18 - 15 ottobre 2018

(Food and Nutrition Security and Sustainable Agriculture); consultazione e collegamento con le comunità interessate (ricerca, settore privato, organizzazioni della società civile, Governi europei e africani). Alla due giorni di meeting hanno partecipato, tra gli altri, rappresentanti di African Union, CE, Ministero Educazione, Scienze e Tecnologie del Kenia (MoEst), French National Research Agency (ANR), Netherlands Organisation for Scientific Research (NWO), DLR Project Management Agency, Foundation for Science and Technology Portugal (FCT), Uganda National Council for Science and Technology (UNCST), Ministero egiziano dell’Istruzione Superiore e della Ricerca Scientifica (MHESR), Istituto di ricerca per lo sviluppo (IRD) Francia, Centro per la cooperazione internazionale nella ricerca agricola per lo sviluppo (CIRAD) Francia.

ERA-NET Co-fund LEAP-Agri (20162021) è un partenariato tra 18 Paesi europei e africani e la Commissione Europea, coordinato dall’agenzia Nazionale per la Ricerca francese (ANR) che si basa sullo strumento della CE, chiamato ERA-NET Co-fund, finanziato dai ministeri di questi Paesi con erogazioni aggiuntive della CE a supporto del dialogo, di alto livello, tra UE e Africa su scienza, tecnologia e innovazione.

19



“Mi stanno più a cuore le aziende agricole dello spread”

I

Salvini: “Pac, se Ue taglia non firmiamo bilancio”

l vicepremier Matteo Salvini attacca la scelta di Bruxelles di fare tagli al settore primario. Tre miliardi in meno per l’agricoltura, nell’arco di sette anni di programmazione della Politica agricola comune, Pac. “Si prospetta nel bilancio dell’Unione europea, per i prossimi sette anni, un taglio di più di 3 miliardi di euro all’agricoltura italiana: il governo italiano non firmerà mai un bilancio con tagli alla nostra agricoltura”, ha detto Salvini nel corso della manifestazione Coldiretti al Circo Massimo. “L’agricoltura italiana non sarà sacrificata”, promette. “Questo è un impegno del governo: “Mi sta a cuore lo spread perché incide sui risparmi e sui mutui degli italiani - ha infine precisato Salvini - ma più dello spread mi sta a cuore ogni azienda agricola di questo Paese”. Il vicepremier è poi tornato a parlare degli accordi commerciali che danneggiano l’Italia. “Il falso made in Italy ci costa 60 miliardi. Il Parmesan e la Mozzarilla, Juncker le dia da mangiare ai suoi figli magari

N° 18 - 15 ottobre 2018

assieme a un buon bicchiere di vino – ironizza il Ministro -Non firmeremo alcuna accordo commerciale con alcun Paese che danneggia l’agricoltura italiana”. “L’agricoltura è stata sacrificata da anni in nome del mercato delle auto, di quello bancario e dell’energia – conclude – è ora di farla finita con questo andazzo”.

21


Una guida per tracciare il pesce fresco locale a servizio dei consumatori

“PESCATORI A TAVOLA”: difendiamo il pescato italiano! di Paola DILEO

A

ccorciare le distanze tra produttore e consumatore nel comparto ittico nazionale: si può e si deve fare per salvaguardare il futuro delle marinerie italiane, preda di una crisi sempre più profonda e crescente. Un monito lanciato dagli operatori del mare, in particolare da quei pescatori, produttori di modeste quantità, in molti casi ancora con sistemi di cattura tradizionali che scon-

22

tano il peso di una filiera del pesce fresco poco organizzata, a tutto vantaggio evidentemente, della filiera del pesce importato che gode di ottima salute! Un conflitto che si trascina ovviamente sui consumi e sulle nostre tavole, già perché il pescato italiano di indubbia qualità, difficilmente è reperibile sui mercati nazionali. Oggi il 60% del pesce consumato nel nostro Paese risulta d’importazione o d’alle-

vamento per soddisfare la galoppante domanda di prodotto ittico, incrementata notevolmente in tutto il mondo negli ultimi 40 anni. Solo in Italia il fabbisogno di pesce, molluschi e crostacei, è cresciuto del 108% con un consumo medio annuo pro capite di 20 kg. In questo quadro poco rassicurante per le marinerie locali e al tempo stesso per i consumatori, s’inserisce l’ambizioso progetto di “Pescatori

www.foglie.tv


a Tavola”: un’idea nata dal basso, che porta la firma di un pescatore di Vasto, Angelo Natarelli. Un operatore del mare al passo coi tempi e i dispositivi informatici, quest’ultimi rivelatisi ancora una volta strategici per fare rete e“rintracciare” il pescato fresco locale/ nazionale, quindi un valido aiuto per i consumatori nella scelta delle migliori pescherie e ristoranti. “L’intento è valorizzare il prodotto ittico nazionale e il lavoro di tanti pescatori e commercianti – spiega Giuseppe Danese, fiduciario di “Pescatori a Tavola” per Monopoli, nonché armatore e pescatore, una famiglia dedita alla pesca da ben quattro generazioni -; il senso del progetto – continua – è quello di orientare i consumatori verso acquisti più consapevoli”. E, già a partire dalle pescherie, dove l’etichettatura non sempre è comprensibile e spesso carente di tutte le informazioni necessarie (come da nuovo Reg. UE in vigore dal 13 dicembre 2014). “è consuetudine – aggiunge Danese – proporre banchi di pesce misti, senza una chiara distinzione tra prodotto fresco e congelato o nazionale ed importato”. “Pescatori a Tavola” è un utile alleato a portata di click: una guida on line di facile consultazione che ha riscosso il consenso già di 21 marinerie. Possono aderirvi tutte quelle attività commerciali riconosciute come eccellenze locali nel settore ittico. In genere è lo stesso network ad avvicinare i migliori esercenti territoriali tramite la segnalazione di fiduciari del luogo (pescatori, armatori e commercianti). L’associazione si fa carico del control-

N° 18 - 15 ottobre 2018

lo costante degli standard qualitativi nei punti vendita associati attraverso visite periodiche di mistery client. Naturalmente dovranno dare priorità al pescato locale. “Possono comunque aderire pescherie e ristoranti che trattano prodotto ittico importato, purché sia evidenziato chiaramente in etichetta o nel menù – specifica Danese -. Su Monopoli “Pescatori a tavola” ha

trovato partner fidati nelle pescherie “Marasciulo”, “Damasco”, e in una di prossima apertura nel centro storico; fra i ristoranti appena due adesioni: la “Locanda Indelli” e il Wine Bar “Baldovino” sempre nel centro storico. Consensi anche a Polignano a Mare dalla pescheria “Fanelli” e a Martina Franca dalla pescheria “Il Gabbiano”. Per info: www.pescatoriatavola.com.

23


A

gricoltura

I

Un’opportunità per le imprese italiane

Nei prossimi mesi a Malta attesi i massimi esperti di Blockchain

l consorzio Italo-maltese Euromed con il network Malta Business in prima linea tra i partecipati delle maggiori conferenze del settore. Nei prossimi mesi, oltre 5000 delegati, centinaia di investitori, più di 100 oratori e 300 sponsor ed espositori convergeranno sull’Isola di Malta per le migliori opportunità di networking e conferenze. “Con il nostro team di consulenti, abbiamo deciso di partecipare a tutti e tre gli eventi di punta, così da poter consolidare la nostra rete di contatti nel settore ed offrire ai nostri clienti il miglior supporto professionale possibile” è quando dichiara Sergio Passariello Ceo di Consorzio Euromed, proprietario del brand Malta Business con sede in Italia e Malta. La prima conferenza, DELTA Summit spiega Passariello - si è tenuta da 3 al 5 ottobre a St Julians (Malta), ed è stata la piattaforma ufficiale Maltese per promuovere la tecnologia Blockchain e le relative opportunità di business. In particolare, grazie agli interventi di oltre 75 imprenditori del settore, si è discusso circa la diffusione globale delle cripto valute, oltre che all’impegno del governo maltese in tema di

24

regolamentazione per favorire lo sviluppo della tecnologia DTL. Il Malta Blockchain Summit, che vedrà come ospite d’onore il presidente della Repubblica di Malta, Marie-Louise Preca, si terrà invece il 31 ottobre, 1 e 2 novembre sempre a St. Julians - precisa Passariello - e vedrà, invece, nella prima giornata presentare la competizione Hackathon con oltre 200 appassionati di Blockchain che si sfideranno per un premio di 50.000 € in cripto valute ed i Malta Blockchain Awards, oltre ad una cena di beneficenza durante la quale verranno effettuate le premiazioni. Nei giorni successivi si svolgeranno quattro Panel di discussioni relativi ai settori: Normative vigenti, Marketing & Investimenti, Sviluppo tecnologico ed utilizzo di Token e Cripto. Entrambi gli eventi – specifica Passariello - vedranno la partecipazione del Primo Ministro di Malta Joseph Muscat e dell’Onorevole Silvio Schembri Segretario Parlamentare dei Servizi Finanziari (Malta). La loro presenza testimonia il reale interesse e coinvolgimento dello stato Maltese nel settore Blockchain. Il 23 ottobre, infine, si terrà il Blockchain & Bitcoin Conference Malta. Questo

evento è stato organizzato in 23 paesi e l’attenzione è focalizzata sulla tematica delle cripto valute, con particolare riferimento ai servizi Token e alla legislazione per i sistemi Blockchain. Sono diversi anni che seguiamo con interesse il settore a Malta – prosegue Passariello - e finalmente possiamo affermare che è stata tracciata una road map concreta e precisa da parte del governo maltese, che potrà garantire alle imprese ed ai professionisti del settore la sicurezza di poter operare in un contesto giuridico autorevole e sicuro. Assieme ad AssoMalta (Associazione per il commercio italo-maltese), la MACTT (Mediterranean Academy of Culture, Tourism and Trade di Malta), Formed (ente italiano di formazione privata specializzato in corsi di cyber security) e professionisti maltesi del settore – conclude Passariello - abbiamo gettato le basi per la costituzione della nuova Associazione Blockchain Italia-Malta, al fine di incentivare e migliorare le relazioni tecnologiche tra i due paesi anche in considerazione dell’adesione dell’Italia al progetto europeo sulla Blockchain”.

www.foglie.tv


Prima catena a utilizzarla

BLOCKCHAIN, IN ITALIA CARREFOUR PARTE CON GLI AGRUMI

P

rima catena in Italia a parlare il linguaggio innovativo della Blockchain sulla catena di fornitura e in particolare quella ortofrutticola, Carrefour Italia, inizierà dall’imminente campagna agrumi ad usare questa tecnologia per la tracciabilità di arance e limoni, mentre dall’inizio del 2019 si inizierà a ragionare sui pomodori e dall’inverno 2019 anche su mandarini e clementine. Il quartier generale francese di Carrefour ha iniziato ad applicare la blockchain sulla filiera avicola dall’inizio di quest’anno per poi estenderla ad altri tipi di forniture. Questa è stata la spinta per far sì che anche in Italia si sono guardati intorno per la ricerca di partner con cui introdurre questa tecnologia. La fase successiva è stata quella di coinvolgere alcuni fornitori e si è deciso per gli agrumicoltori. Per il momento la piattaforma utilizzata da Carrefour Italia sarà messa a disposizione di tutti (ecloud) dove i fornitori coinvolti, caricheranno quotidianamente i dati relativi ad ogni cassa di prodotto inviato ma tra un anno dovrebbe vedere la luce il software esclusivo che sta sviluppando Carrefour Francia e che sarà utilizzato da tutta la rete distributiva internazionale. Le informazioni che vengono immesse nella banca dati in tempo reale riguardano ogni aspetto del prodotto in vendita. Quando è stato piantato, quando è fiorito, quando è ma-

N° 18 - 15 ottobre 2018

turato, quando è stato raccolto, i capitolati, l’appezzamento da dove deriva, l’uso o meno di anticrittogamici, ecc. Sono dati, di proprietà esclusiva di Carrefour, che anche prima venivano trasmessi dai produttori ma con una frequenza più dilatata e sottoposta ai tempi delle verifiche da parte del distributore periodicamente. I limoni e le arance tracciate con la tecnologia blockchain, saranno venduti (a parità di prezzo) all’interno

del brand di Carrefour ‘Filiera di qualità’ nata un anno e mezzo fa anche per favorire la ripopolazione di api sul territorio attraverso l’abbattimento dell’uso di anticrittogamici. Dopo arance e limoni, dall’inizio del 2019, saranno introdotti nella blockchain Carrefour Italia anche i pomodori, probabilmente alcune varietà di datterini, e dalla successiva campagna agrumicola, anche mandarini e clementine.

25


R

assegna

1

S

tampa

di Daniela Toccaceli*

I DISTRETTI DEL CIBO: NOVITÀ E ASPETTATIVE Cosa sono i distretti del Cibo e perché interessano

I Distretti del Cibo sono la forma rinnovata dei distretti in agricoltura che il legislatore nazionale ha proposto con la legge di bilancio 2018. Dunque, sono l’ultima generazione di quella grande famiglia di distretti che si sono diffusi nell’ultimo ventennio e sono stati posti per rinnovarne le finalità, allineandole con i nuovi obiettivi della PAC, di Cork 2.0 e delle politiche per l’ambiente e il cambiamento climatico. I distretti in agricoltura nascono come uno strumento di politica economica finalizzato a organizzare e sostenere i sistemi produttivi agricoli e agroalimentari locali e promuovere lo sviluppo delle Comunità delle aree rurali, la cui identità storica e culturale diventa tratto distintivo ed elemento da valorizzare, unitamente allo specifico paniere di prodotti tipici e a denominazione. Pur nell’articolata varietà di modelli che le Regioni hanno adottato, tali distretti operano attraverso lo sviluppo di progettazioni integrate del territorio distrettuale, che vedano coinvolte

26

in modo sinergico iniziative sia private che pubbliche. Perciò il distretto è da considerarsi anche metodo di governance dei sistemi rurali, basato sul partenariato pubblico privato locale e sulla governance multilivello. Dunque i distretti rappresentano una forma compiuta di applicazione del principio di sussidiarietà in ambito economico, con effetti di riequilibrio territoriale e impatti sociali rilevanti, quali il contrasto allo spopolamento di tali zone. All’atto pratico, sono strumenti complessi da utilizzare, e tuttavia si può sostenere che alla base del loro perdurante successo stia proprio la molteplicità di obiettivi privati e collettivi che consentono di perseguire in un quadro progettuale e programmatico unitario e integrato. 2. Una storia ventennale che guarda avanti La storia dei distretti in agricoltura è ultraventennale. In questo lungo percorso i distretti hanno avuto estimatori e detrattori. Né gli uni, né gli altri possono poggiare la propria tifoseria su dei numeri perché questo strumen-

to – al pari di tanti altri, purtroppo - non è mai stato oggetto di un sistematico monitoraggio né a livello delle Regioni, né tantomeno nazionale. Si possono distinguere quattro periodi. Nel primo, coincidente con le nascenti disposizioni sui distretti industriali, il legislatore nazionale poneva i distretti come sistemi produttivi locali e stabiliva che la loro governance fosse affidata a consorzi pubblico-privati. Diverse Regioni (Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Marche, Abruzzi, Campania e Basilicata) tra il 1996 ed il 2001 hanno stabilito proprie norme per riconoscere distretti agroindustriali. Il secondo periodo prende avvio dal 2001 in attuazione della Legge di Orientamento che definiva i Distretti Rurali e Distretti Agroalimentari di Qualità – insieme ad altri strumenti - per rafforzare la competitività delle imprese agricole e lo sviluppo delle aree rurali. Numerose Regioni (Piemonte, Liguria, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Basilicata, Calabria, Sardegna e la Provincia Autonoma di Trento) hanno adottato proprie leggi regionali tra il 2003 ed il 2016 e riconosciuto numerosi distretti

www.foglie.tv


della tipologia Rurale e Agroalimentare di Qualità. Nel 2006, il legislatore nazionale è di nuovo intervenuto sulla materia, introducendo la nozione di “distretti produttivi”, che enfatizzavano l’aspetto aggregativo tra le imprese, privilegiando l’alto potenziale innovativo del distretto. Lombardia, Veneto, Basilicata, Puglia e Sicilia hanno modellato le proprie leggi regionali in attuazione di tale norma, riconoscendone numerosi. La sola Lombardia conta oggi 19 distretti attivi. Se la metodologia distrettuale nella sostanza è stata mantenuta pressoché identica nella gran parte delle Regioni, dal punto di vista finanziario sono stati definiti e utilizzati strumenti e Fondi diversi per supportare lo sviluppo dei progetti distrettuali. Nel 2017, avvio del quarto periodo, si ha un intervento che vuole essere al tempo stesso di riordino e di rilancio della materia, sostituendo e integrando la legge del 2001 con i Distretti del Cibo. 3. Le novità: una grande famiglia con nuove finalità e nuovi strumenti Attualmente sotto la dicitura “Distretti del Cibo”, accanto ai Distretti Rurali e Distretti Agroalimentari di Qualità ricadono altre sei tipologie di distretti, che ricomprendono tutte quelle già stabilite e sperimentate dalle Regioni. Tra queste si ritrovano anche distretti in area urbana e periurbana, distretti di filiera e agroindustriali, distretti relativi ad aree e produzioni biologiche. I Distretti del Cibo sono finalizzati a N° 18 - 15 ottobre 2018

raggiungere fini molteplici che integrano i precedenti e li riallineano con le correnti finalità delle politiche unionali e nazionali: promuovere lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari. La nuova impostazione è importante per due aspetti. Da un lato, si riconosce all’agricoltura un ruolo specifico nel passaggio al nuovo paradigma economico di economia circolare e bio-based, definendo uno specifico strumento per attuarlo sui territori rurali affinché possano diventare protagonisti di processi innovativi che non dovrebbero essere riservati solo ad altri ambiti e territori produttivi. Dall’altro lato, le si forniscono mezzi mai approntati prima su scala nazionale. Infatti, il contratto di distretto è posto come strumento finanziario stabile e costante per sostenere i Distretti del Cibo. La legge di bilancio 2018 stanziava cifre modeste in quantità ma rilevanti per la loro novità: 5 milioni di euro per l’anno 2018 e di 10 milioni di euro a decorrere dall’anno 2019. Merita di essere menzionato che un capitolo specifico è stato dedicato ai territori pugliesi colpiti da Xylella fastidiosa. Per realizzare un programma di rigenerazione dell’agricoltura nei territori colpiti - anche attraverso il recupero di colture storiche di qualità - sono stati stanziati un milione di euro per l’anno 2018, 2 milioni di euro per l’anno 2019

e 2 milioni di euro per l’anno 2020 da destinare al finanziamento di contratti di distretto per i territori danneggiati dal batterio Consapevoli dei limiti delle precedenti esperienze, è stata introdotta un’ulteriore novità, rappresentata dall’istituzione presso il MIPAAF di un Registro Nazionale dei Distretti del Cibo, che dovrebbe costituire la base primaria per colmare quella profonda lacuna informativa che finora li ha caratterizzati, e avviare – auspicabilmente – un sistema affidabile e omogeneo di monitoraggio. Spetta a ciascuna Regione o Provincia Autonoma disciplinare e riconoscere autonomamente i Distretti del Cibo e iscriverli nel Registro nazionale. 4.

Le aspettative

Nel frattempo si è avviata una nuova legislatura. Su questa materia, da molte parti è atteso un segno di continuità, anzitutto nel mantenere - se non incrementare - le risorse già assegnate. Anche il contratto di distretto dovrebbe auspicabilmente trovare una disciplina autonoma, capace di semplificare quella assai complessa che finora ha regolato i contratti di filiera. Nella nuova formulazione, la regolazione dei contratti di distretto dovrebbe riuscire a trovare la giusta chiave per diventare uno strumento a geometria variabile, capace di adattarsi alle diverse taglie territoriali ed economiche che gli ormai numerosi distretti incarnano nelle aree rurali italiane. (*già consigliere del MIPAAF per le politiche agricole e agroalimentari)

27



A

gricoltura

CIBUS CONNECT 2019

“CONNETTERE IL MONDO ALLE AZIENDE ALIMENTARI E AI TERRITORI ITALIANI”

L

’annualizzazione di Cibus, la fiera internazionale del food made in Italy, è ormai compiuta: già alla seconda edizione, Cibus Connect 2019 ha raddoppiato i padiglioni occupati raggiungendo quasi il numero di aziende espositrici di Cibus. A circa 6 mesi dall’apertura di Cibus Connect 2019 (a Fiere di Parma dal 10 all’11 aprile), le aziende alimentari italiane stanno confermando la propria adesione, mostrando di gradire la formula smart di questa fiera: soli due giorni, stand chiavi in mano, grande spazio alla cooking station per le degustazioni riservate ai visitatori professionali e un’ampia Buyers’ lounge riservata agli operatori esteri, utile per gli incontri di business. Centinaia di nuovi prodotti alimentari saranno presentati a Cibus Connect, in virtù di una sempre maggiore attenzione all’innovazione da parte delle aziende italiane. Cibus Connect 2019 (che si tiene negli anni dispari ed è organizzato da Fiere di Parma in collaborazione con Federalimentare) è poi collocato strategicamente contemporaneamente a Vinitaly, dando vita ad una spettacolare settimana del food and wine italiano che sta creando grande interesse tra i buyer esteri. Grazie anche all’attività di ICE Agenzia, mi-

N° 18 - 15 ottobre 2018

gliaia di buyers esteri stanno confermando la visita a Cibus Connect 2019 abbinata a un tour speciale a Vinitaly e presso principali distretti produttivi agroindustriali del nord e del su Italia. La presenza di tutta la filiera nella due giorni di Cibus Connect servirà anche ad approfondire nei convegni le tematiche più pressanti dell’agroalimentare italiano, in primis i risultati e le prospettive degli accordi commerciali bilaterali tra Italia, Europa ed altri Paesi che stanno rimodulando la crescita dell’export grazie al contributo partecipante dei nostri imprenditori nonché gli accordi di filiera che stanno trasformando anche grazie alle nuove tecnologie digitali abilitanti il ruolo e la consapevolezza di tutti gli attori coinvolti, dal campo alla tavola. Esperti, ricercatori e i rappresentanti delle istituzioni ad ogni livello affronteranno questi due temi, profondamente intrecciati, cercando di dare al settore una visione prospettica e condivisa. Altro tema che verrà affrontato nei giorni di Cibus Connect sarà quello della valorizzazione del Centro Sud italiano come piattaforma di sviluppo quali/quantitativo del food&beverage italiano; verranno confrontate le performance e i fattori critici di successo

di un’area che, negli ultimi anni, ha saputo coniugare una straordinaria crescita a volumi e valore. Come di consueto a Cibus gli operatori troveranno in fiera, oltre a migliaia di industrie alimentari italiane, centinaia di produttori alimentari artigianali o semi-industriali presenti nell’area espositiva di Slow Food, area dotata di un proprio spazio Talk & Show Cooking. Il programma di Cibus 2019 - 2020 sarà presentato a buyers e stampa estera, insieme agli espositori presenti nelle diverse geografie, in occasione dei maggiori appuntamenti fieristici internazionali. Dopo il Fancy Food di New York in luglio e la Gourmet Selection di Parigi in settembre, le missioni Cibus saranno presenti a: Salone dell’alimentazione SIAL di Parigi dal 21 al 25 ottobre; Food Hotel China di Shanghai dal 13 al 15 novembre; a Londra il 19 novembre in occasione della Settimana della Cucina Italiana; Sirha di Linome, Internorga ad Amburgo e BioFach di Norimberga tra gennaio e febbraio 2019; Gulfood Dubai, Fancy Food San Francisco e Foodex Tokyo tra febbraio e marzo 2019.

29


Dati Coldiretti Puglia

Olio pugliese, crollo del 58% del raccolto

C

rollo del 58% nel 2018 della produzione di olio made in Puglia che scenderà, secondo le previsioni già ampiamente anticipate nei mesi scorsi, al minimo storico di 87 tonnellate. E’ quanto reso noto da Coldiretti Puglia, in occasione della Giornata Nazionale dell’extravergine italiano al Villaggio contadino al Circo Massimo a Roma, che ha dato inizio alla spremitura delle olive in Italia con migliaia di agricoltori che hanno lasciato le campagne per difendere nella Capitale il prodotto più rappresentativo della dieta mediterranea. La Puglia si conferma la principale regione di produzione, nonostante il calo del 58%, secondo le previsioni di ISMEA, nonostante l’ondata di maltempo dell’inverno e dell’estate e degli effetti – denuncia Coldiretti Puglia delle gelate di febbraio e marzo che hanno arrecato danni ingenti nella fase della fioritura. “Le province di Bari, BAT e Foggia per colpa delle gelate contano i danni di un inverno disastroso, mentre la provincia di Lecce paga gli effetti della Xylella, con un danno stimato pari a oltre 1 miliardo di euro”, dice il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele. “Siamo fortemente preoccupati che la brusca diminuzione di olio extravergine pugliese faccia crescere ancora le importazioni di olio dall’estero, perché al danno si aggiungerebbe

30

la beffa di sofisticazioni e contraffazioni. Se si vuole acquistare un ‘vero’ extravergine ‘made in Italy’ bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 6-7 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione. I 3 elementi da tenere sempre d’occhio sono prezzo, anno di produzione e scadenza». Al Villaggio Coldiretti a Roma splendida la vetrina degli oli di Puglia, rappresentati da oli DOP Terre d’Otranto, Terra di Bari, evo “monocultivar” per ciascuna varietà locale, coratina, ogliarola, peranzana, ogliarola salentina, cima di mola, evo biologico, bottiglie evo che si distinguono per un packaging originale e innovativo, olive da tavola bella di cerignola, termite di Bitetto, peranzana, olive fresche (appena raccolte) per ogni cultivar locale e rappresen-

tativa del territorio coratina, ogliarola, peranzana, Bella di Cerignola, cellina, leccino. “Nel primo trimestre 2018 la Puglia ha importato 43,3 milioni di euro di olio extravergine da Grecia e Tunisia – denuncia il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – e per questo serve una stretta sui controlli perché sia accertato il pieno rispetto della Legge Mongiello, ribattezzata Legge “Salva olio italiano”, la n. 9 del 2013 che impone la tracciabilità in etichetta dell’olio extravergine di oliva e di accelerare il percorso del disegno di legge sui reati agroalimentari, elaborato dalla commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, magistrato e presidente del comitato scientifico dell’osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare”.

www.foglie.tv




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.