FOGLIE n.1/2019

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

AGRICOLTORE:

N° 1 • 15 gennaio 2019

MESTIERE ALLE STELLE O ALLE STALLE? Da una parte i racconti “bucolici”, dall’altra le proteste in piazza

agricoltura

I Gilet Arancioni a Coldiretti: «Chiedete le dimissioni di Gesmundo» agroalimentare

Pratiche sleali nella filiera agroalimentare, direttiva approvata turismo rurale

Agriturismo Puglia: in bilancio riportati a 85 i posti a tavola


FMC presenta Omnera LQM ®

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FMC ha presentato ai numerosi agricoltori presenti “OMNERA® LQM®”, nuova tecnologia per prestazioni migliori. La tecnologia LQM® è rivoluzionaria nella chimica delle solfoniluree perchè combina vari principi attivi con diversi meccanismi d’azione in una formulazione liquida ottimizzata per creare nuovi prodotti unici per i coltivatori di cereali. I benefici della nuova formulazione includono: una formulazione che consente di avere gocce di dimensioni ideali, elevata ritenzione dello spray e migliore copertura delle superfici fogliari, migliore capacità di assorbimento e traslocazione dei principi attivi all’interno della pianta. OMNERA® LQM® è un erbicida selettivo per il controllo di post emergenza delle infestanti a foglia larga sui cereali autunno vernini e primaverili, contenente due sostanze attive appartenenti alla famiglia della solfoniluree. OMNERA® LQM® è un erbicida sistemico principalmente assorbito dalle foglie e rapidamente distribuito nella pianta. Le infestanti trattate smettono di crescere alcune ore dopo l’applicazione, necrotizzano e muoiono entro 1-3 settimane in funzione della specie e delle condizioni ambientali. L’effetto erbicida si manifesta solo sulle infestanti presenti al momento del trattamento.




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ditoriale

15 gennaio 2019 - n.1 - Anno 14

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

Agricoltore: mestiere alle stelle o alle stalle?

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a Puglia agricola ha i gilet arancioni come la Francia i gilet gialli. Circa tremila agricoltori pugliesi si sono radunati a Bari per manifestare in modo pacifico contro il governo. Un ritrovo che ha fatto seguito all’approvazione della legge di bilancio, nella quale non sono state introdotte alcune misure ad hoc richieste dai coltivatori. Il movimento arancione è guidato dal conte Onofrio Spagnoletti Zeuli, già presidente di Confagricoltura Puglia, che spiega: “Abbiamo copiato i francesi con il gilet ma noi siamo un popolo tranquillo. L’agricoltore è la parte buona del Paese”. Tre le richieste avanzate dalla piazza: il riconoscimento dello stato di calamità dopo le gelate di febbraio 2018 che hanno messo in ginocchio la produzione agricola per tutto l’anno appena concluso; interventi mirati contro la Xylella, il batterio che attacca gli ulivi; lo sblocco delle risorse del Piano di sviluppo rurale bloccato da ritardi burocratici. CENTINAIO – Dopo la protesta il ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio ha ricevuto i portavoce dei cosiddetti gilet arancioni dichiarando che il Governo ha istituito un tavolo di crisi interministeriale per dare risposte economiche al mancato reddito degli agricoltori, alla perdita di un milione di giornate lavorative ed al crollo della produzione registratosi. Inoltre, il ministro Centinaio ha illustrato gli emendamenti al Dl Semplificazioni (in discussione al Senato) per permettere la deroga per

l’eccezionalità delle gelate verificatesi in Puglia e la possibilità di accedere, pertanto, ai sostegni previsti dal d.lgs. 102/2014.“Con l’attivazione della 102, in automatico scatta la circolare INPS n. 24 del 2009 che garantisce le giornate ai braccianti – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, componente M5S della Commissione Agricoltura alla Camera - Come recita il punto 5, il riconoscimento di ulteriori giornate di iscrizione negli elenchi nominativi in favore degli operai agricoli a tempo determinato, in dipendenza di calamità naturali, avviene solo nel caso in cui il lavoratore abbia prestato la propria attività, per almeno cinque giornate, alle dipendenze di un’impresa agricola ricadente nelle zone colpite da calamità delimitate ai sensi della Legge 296/2006 e che, essendo stata danneggiata da dette calamità, abbia beneficiato degli interventi di cui all’articolo 1, comma 3 del d.lgs. 102/2004. In presenza delle condizioni previste dalla norma, pertanto ai suddetti lavoratori viene riconosciuto un incremento di giornate sino al raggiungimento del numero di quelle lavorate, nell’anno precedente, presso gli stessi datori di lavoro. Evitiamo, così, che un problema economico sfoci in un problema sociale, ancor più drammatico: le giornate lavorative perse, infatti, si sarebbero tradotte nel mancato accoglimento delle domande di disoccupazione agricola, con preoccupanti ricadute per intere comunità che vivono di agricoltura e, in particolar modo, olivicoltura”.



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ommario

5 editoriale

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AGRICOLTORE Mestiere alle stelle o alle stalle?

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GILET ARANCIONI “ Coldiretti chieda dimissioni Gesmundo”

21 MEZZI AGRICOLI

Scompare divieto di circolazione

28 MONOPOLI

Contro la xylella

AGRICOLTURA

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GOVERNO In fumo olivicoltura pugliese ASSOPROLI BARI “Istituire tavolo di crisi”

10 TUTTA L’AGRICOLTURA IN MANOVRA

Dal bonus verde ai terreni a famiglie numerose

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19 SPESA ONLINE

Nel 2018 media di 60€ “per carrello”

22 ITRIA CANAPA A Locorotondo

24 CIBOACCULTURARSI

Una spremuta di agrumicultura

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agroalimentare

13 FRUIT LOGISTICa

Innovation award 2019: le nomination

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PRATICHE SLEALI Filiera agroalimentare, direttiva approvata

turismo rurale

18 AGRITURISMO PUGLIA

In bilancio riportati a 85 i posti a tavola


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gricoltura

1MLN GIORNATE LAVORO AZZERATE

MANOVRA: IN FUMO OLIVICOLTURA PUGLIESE ,317MLN EURO PERSI

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n fumo l’olivicoltura pugliese a causa delle gelate del febbraio scorso, per cui l’ultimo dell’anno il 31 dicembre gli agricoltori di Coldiretti Puglia hanno presidiato il ‘Palazzo’ della Regione Puglia. ”Siamo stati i primi a scendere in piazza con la mobilitazione ‘Salvaolio’ perché la Manovra ha ignorato l’agricoltura pugliese. Abbiamo chiesto per mesi a tutti i livelli la dichiarazione di calamità naturale e l’attivazione del Fondo di Solidarietà Nazionale. Ci sono evidenti responsabilità regionali e nazionali”, perentorio Savino Muraglia, Presidente di Coldiretti Puglia. “Ci aspettiamo dal Governo regionale – aggiunge il Presidente Muraglia - che chieda con forza la dichiarazione di calamità naturale e stanzi maggiori risorse per le gelate. C’è la legge richiesta da noi e già approvata che lo consente. Al Governo nazionale chiediamo di non deludere gli agricoltori pugliesi, già dimenticati dalla Manovra, perché la Puglia produce oltre il 50% dell’olio italiano e un’annata disastrosa come questa avrà ripercussioni anche a livello nazionale”. In Puglia si è verificato un drammatico calo – denuncia Coldiretti Puglia - del 65% della produzione di olio che ha messo in ginocchio i produttori. “Nel 2018 la Puglia ha perso 317 milioni di euro di Produzione Lorda Vendibile del settore oleario e oltre 1 milione di giornate risultano azzerate”, ha denunciato il Direttore regionale di Coldiretti, Angelo Corsetti. “Mentre il settore olivicolo e l’intero indotto non sanno come andare avanti – ha aggiunto Corsetti - da gennaio a settembre sono stati importati 304 milioni di euro di olio dall’estero. E’ forte la preoccupazione del moltiplicarsi di frodi e speculazioni, con olio di bassa qualità venduto come extravergine o olio straniero spacciato per italiano – conclude il Direttore Corsetti – bisogna stringere le maglie della legislazione per difendere un prodotto simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea e togliere il segreto sulle importazioni di materie prime alimentari dall’estero perché sapere chi

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sono gli importatori e quali alimenti importano rappresenta un elemento di trasparenza e indubbio vantaggio per i consumatori e per la tutela del ‘made in Italy’ agroalimentare”. Mentre è crollata la produzione pugliese, la Spagna che continua a dettare legge, ormai leader mondiale indiscusso, dove si stimano circa 1,5-1,6 miliardi di chili con un aumento del 23%, in sintesi oltre la metà della produzione mondiale. L’Italia è anche un grande Paese consumatore con gli acquisti di olio di

oliva a persona – aggiunge Coldiretti - che sono attorno ai 9,2 chili all’anno, dietro la Spagna con 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica. Secondo un’indagine Ismea 9 famiglie su 10 consumano olio d’oliva tutti i giorni, nel rispetto di uno stile alimentare fondato sulla dieta mediterranea che ha consentito al Belpaese – conclude Coldiretti - di conquistare primati mondiali di longevità, tanto che la speranza di vita degli italiani è salita a 82,8 anni, 85 per le donne e 80,6 per gli uomini.

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Appoggio alle iniziative dei gilet arancioni

ASSOPROLI BARI: “ISTITUZIONE DI UN TAVOLO DI CRISI PER L’OLIVICOLTURA PUGLIESE”

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opo un anno intero di comunicati, richieste di incontro, di manifestazione dello stato di difficoltà del settore, l’Assoproli la più storica e grande organizzazione di produttori olivicoli della terra di Bari, nell’incontro tenutosi con tutti i dirigenti delle cooperative associate ha fatto il punto su tutte la problematiche e le disattenzioni che hanno determinato questo lento ed inesorabile declino dell’olivicoltura pugliese. Dalla sciatteria con cui si è gestito il problema xylella alla superficiale definizione e gestione dei bandi regionali che, invece di generare sviluppo stanno generando ulteriori debiti e problemi alle aziende, per passare al mancato riconoscimento della siccità del 2017 e alla enorme farsa e pagliacciata della gelata del 2018. L’Assoproli e le sue cooperative, N° 1 - 15 GENNAIO 2019

aderendo ed associandosi alle manifestazioni unitarie che stanno prendendo corpo e forma nella nostra regione, chiedono con forza e lo ribadiranno nelle piazze, che la politica quella con la “P” maiuscola, senza schieramenti e senza bandiere riprenda ad ascoltare il territorio e tutti coloro che nei territori quotidianamente si sono da sempre impegnati e si impegnano per la crescita dell’economia della nostra terra. Nell’assemblea si è stigmatizzata la superficialità, l’approssimazione e la faziosità manifestate sinora, dai responsabili istituzionali a tutti i livelli, nell’affrontare le problematiche di un settore e di un comparto come quello olivicolo che avrebbe meritato maggiore serietà e più competenza nell’analisi delle varie situazioni e nella gestione dei potenziali rimedi. La politica non può continuare a per-

dere tempo, insieme ad alcune Organizzazioni, con scaramucce, battute e disinformazione. Il fallimento di aziende agricole, cooperative, frantoi privati e aziende dell’indotto non può essere taciuto e meriterebbe l’istituzione di un autorevole comitato di gestione della crisi possibilmente partecipato da chi non è stato attore del disastro. Presidenti, dirigenti e soci dell’Assoproli saranno presenti in tutti i momenti di protesta e rivendicazione in terra di Bari e in Puglia, come già avvenuto per le iniziative del 7 gennaio scorso dei gilet arancioni a quella del 13 gennaio organizzata a Monopoli per l’annosa questione xylella. Presenti in tanti per ribadire con forza la richiesta di istituzione di un tavolo di gestione della crisi pugliese e per dire basta alla confusione, al caos, alla disinformazione e allo sperpero di risorse pubbliche.

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gricoltura

Le novità inserite in manovra che riguardano il settore agricolo e dintorni

Tutta l’agricoltura in manovra, dal bonus verde ai terreni a famiglie numerose

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e novità inserite in manovra che riguardano il settore agricolo e dintorni. Tutta l’agricoltura in manovra, dal bonus verde ai terreni a famiglie numerose. Birra: riduzione dell’accisa Riduzione dell’accisa sulla birra da 3 euro a 2,99 euro per ettolitro e gradoplato. Previsione, per i birrifici artigianali di minore dimensione (con produzione annua non superiore a 10mila ettolitri) di poter considerare accertato il prodotto finito a conclusione e non a monte delle operazioni, nonché la riduzione del 40% dell’aliquota ordinaria. Bonus verde, arriva la proroga - In manovra sì anche alla proroga di un anno, per tutto il 2019, dell’agevolazione fiscale per la sistemazione a verde di aree scoperte di immobili privati a uso abitativo. Catasto frutticolo nazionale Istituzione del Catasto frutticolo nazionale che sarà chiamato a censire a livello aziendale le superfici destinate a ortofrutta, distinte con l’indicazione dei principali cultivar. Stanziati 2 milioni di euro per il 2019 e 3 milioni di euro per il 2020. Coltivatore diretto e familiari - Equiparazione del trattamento fiscale dei familiari che coadiuvano

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di Rino PAVONE il coltivatore diretto a quello dei titolari dell’impresa agricola al cui esercizio detti familiari partecipano attivamente. Contributo per il recupero di alberi abbattuti - Arriva un contributo sotto forma di «voucher», pari al 50% dei costi effettivamente sostenuti e documentati e nel limite di spesa massimo di 3 milioni di euro per il 2019, per la rimozione ed il recupero di alberi o di tronchi, caduti o abbattuti in conseguenza degli eventi atmosferici avversi avvenutinei mesi di ottobre e novembre 2018 e per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza (delibera del Consiglio dei ministri 8 novembre 2018). Il contributo è riconosciuto a soggetti pubblici o privati, costituiti in qualunque forma, che posseggano o conducono fondi colpiti dagli eventi atmosferici indicati. Fondo distribuzione derrate alimentari a indigenti - Aumento dello stanziamento, nella misura di 1 milione di euro per ciascuno degli anno 2019, 2020 e 2021, del Fondo per la distribuzione delle derrate alimentari alle persone indigenti, che ha una dotazione a regime di 5 milioni di euro. Fondo foreste - Istituzione di un Fondo per la gestione e la manutenzione delle foreste italiane, con

una dotazione di 2 milioni di euro per il 2019, di 2,4 milioni di euro per il 2020, di 5,3 milioni di euro per il 2021 e di 5,2 milioni di euro a decorrere dal 2022 e l’aumento percentuale di compensazione del legno, nel limite di spesa di 1 milione di euro annui, a decorrere dal 2019. Impianti di biogas realizzati da imprenditori agricoli - Riconoscimento, fino al riordino della materia, che gli impianti di biogas fino a 300 KW, realizzati da imprenditori agricoli alimentati con sottoprodotti provenienti da attività di allevamento e della gestione del verde, possono accedere agli incentivi previsti per l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico, ai sensi del decreto ministeriale 23 giugno 2016, nel limite di un costo medio annuo pari a 25 milioni di euro. Iva, sterilizzazione dell’aumento per il 2019 - Sterilizzazione degli aumenti delle aliquote Iva per l’anno 2019. Conferma dell’aumento dell’Iva ridotta dal 10 al 13% dal 2020 e aumento di 0,3 punti percentuali per il 2020 e di 1,5 punti percentuali a decorrere dal 2021 - che si somma ai già previsti aumenti - dell’Iva ordinaria fino al 26,5 per cento. La clausola di salvaguardia è stata

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rimodulata in aumento anche per le accise, al posto della parziale riduzione prevista nel testo originario. Iva su ingredienti per il pane - L’Iva agevolata al 4% viene estesa ad alcuni ingredienti utilizzati nella preparazione del pane. Prodotti agroalimentari: si rafforzano i controlli - Rafforzamento del sistema dei controlli per la tutela della qualità dei prodotti agroalimentari. Autorizzazione all’assunzione di massimo di 57 unità di personale operante presso il Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e delle repressioni frodi dei prodotti agroalimentari, nei limiti di un importo massimo di spesa di 0,5 milioni per il 2019 e 2,9 milioni a decorrere dal 2020. Possibilità per il personale dell’Icqrf di poter richiedere l’indennità di trasferta e speciale. Previsione che le somme iscritte a titolo di pagamento per le sanzioni derivanti dalle violazioni del Reg. 1169/2011 siano destinate al funzionamento e all’incremento dei fondi per la contrattazione integrativa dell’Icqrf, con una quota annua, la cui misura sarà definita con decreto del ministro delle Politiche agricole alimentari forestali e del turismo e non potrà, comunque, essere superiore al 15% della componente variabile della retribuzione accessoria legata alla produttività in godimento da parte del personale. Produzione apistica - Autorizzazione alla spesa di un milione di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 per la realizzazione di progetti per il sostegno della produzione apistica.

N° 1 - 15 gennaio 2019

Raccolta di prodotti selvatici non legnosi e piante officinali spontanee - Riforma introdotta al Senato della disciplina fiscale relativa alla raccolta di prodotti selvatici non legnosi e dalle piante officinali spontanee. A tal fine è istituita un’imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle relative addizionali, da applicare ai redditi derivati dallo svolgimento, in via occasionale, delle attività di raccolta. Si prevede, infatti, il pagamento dell’importo 100 euro dell’ imposta sostitutiva, da versare entro il 16 febbraio dell’anno di riferimento nel caso in cui la soglia dei corrispettivi percepiti dalla vendita del prodotto non sia superiore a 7.000 euro. In tal caso l’attività di raccolta di prodotti selvatici non legnosi si intende svolta in via occasionale. Ai soggetti che hanno versato l’imposta sostitutiva non si applica la ritenuta di cui all’articolo 25-quater del D.P.R. n. 600 del 1973, con riferimento all’anno in cui la cessione del prodotto è stata effettuata. Ai prodotti selvatici non legnosi di cui alla classe Ateco 02.30, nonché alle piante officinali spontanee è estesa l’esenzione, già prevista per la cessione dei prodotti del tartufo, in ordine agli obblighi contabili. Per le operazioni di acquisto del prodotto effettuate senza l’applicazione della ritenuta, il soggetto acquirente emette un documento d’acquisto dal quale devono risultare taluni dati relativi al cedente e al prodotto ceduto. Viene, quindi, previsto che per i tartufi , nei limiti della quantità standard di produzione prevista con decreto,

si applichi l’aliquota Iva ridotta al 4%, per i tartufi freschi o refrigerati si applichi l’Iva agevolata al 5% e per i tartufi congelati, essiccati o preservati in acqua salata si applichi l’Iva al 10 %. I produttori agricoli che gestiscono la produzione dei prodotti selvatici non legnosi e che non ricadono nell’esonero stabilito dall’articolo 34, comma 6, del D.P.R. Iva possono applicare il regime forfettario (articolo 1, commi da 54 a 75, della legge n. 190 del 2014). Reimpianto di piante resistenti alla Xylella fastidiosa - Aumento di 2 milioni di euro per gli anni 2019 e 2020 e previsione di nuove risorse per 2 milioni nel 2021, da destinare al reimpianto con piante tolleranti o resistenti al batterio Xylella fastidiosa e ai contratti di distretto per la realizzazione di un programma di rigenerazione dell’agricoltura nei territori colpiti, da attuarsi anche attraverso il recupero di colture storiche di qualità. Non applicabilità di alcune disposizioni riguardanti le piante di ulivo monumentale agli olivi che insistono nella zona infetta. Rideterminazione valori partecipazioni e terreni - Proroga della facoltà di rideterminare i valori delle partecipazioni in società non quotate e dei terreni (sia agricoli sia edificabili) posseduti, sulla base di una perizia giurata di stima, a condizione che il valore così rideterminato sia assoggettato a un’imposta sostitutiva. Terreni agricoli gratuiti alle famiglie numerose - É prevista l’assegnazione a titolo gratuito di una quota dei terreni agricoli a favore dei nuclei familiari con tre o più figli, a patto che

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gricoltura

almeno uno sia nato negli anni fra il 2019 e il 2021. Spettano anche alle società costituite da giovani imprenditori agricoli che riservano una quota del 30% della società ai nuclei familiari prima richiamati. Questi potranno richiedere un mutuo fino a 200mila euro, senza interessi, per acquistare la prima casa che dovrà essere ubicata in prossimità del terreno assegnato. Un decreto dovrà definire criteri e modalità di attuazione. Vendita diretta e imprenditori agricoli Novità nella disciplina della vendita diretta in base alla quale gli imprenditori agricoli possono vendere non solo prodotti propri ma anche prodotti agricoli e alimentari acquistati direttamente da altri imprenditori agricoli. I prodotti non devono appartenere alla stessa categoria merceologica dei prodotti propri e l’attività di vendita non deve essere prevalente rispetto a quella dei prodotti propri. Per tali finalità, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano promuovono specifiche campagne per valorizzare le produzioni agroalimentari locali, prevedendo, a tal fine, un limite di spesa di 500.000 euro annui a decorrere dal 2019. “Siamo abbastanza soddisfatti per i risultati raggiunti in questa Legge di Bilancio – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, esponente M5S della

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Commissione Agricoltura – Certo manca quel provvedimento che avrebbe permesso la deroga per gli olivicoltori pugliesi colpiti drammaticamente dalle gelate nel 2018 e il relativo accesso al Fondo di Solidarietà Nazionale: personalmente ho presentato emendamenti sia a Montecitorio sia, per il tramite dei colleghi 5 Stelle, al Senato ma non si è riusciti ad ottenere il nullaosta del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il mio impegno a riguardo proseguirà in tutte le prossime occasioni utili in Par-

lamento perché non si può ignorare un intero territorio che dà quantità e qualità al comparto dell’olio extravergine di oliva. In questi sei mesi, in Commissione Agricoltura – continua il deputato 5 Stelle – siamo già riusciti ad approvare la proposta di legge sulla Filiera Corta e sul Biologico. A breve si concluderà poi il lavoro della Indagine Conoscitiva sulla Xylella Fastidiosa mentre sarà presto calendarizzata la mia proposta di legge per adeguare le sanzioni contro i furbetti del falso olio EVO”.

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groalimentare

Venerdì 8 febbraio verranno annunciati i vincitori

Fruit Logistica presenta i candidati di Innovation Awards 2019

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ono state selezionate le Nominations al Fruit Logistica Innovation Award (FLIA) 2019. “Il FLIA è considerato il premio più importante del settore. Saranno sotto i riflettori dei Media nuovi prodotti, servizi o soluzioni tecniche che daranno un nuovo impulso all’intera industria del commercio ortofrutticolo, dalla Produzione al Punto di vendita. Una giuria di esperti, composta da membri appartenenti a tutti i livelli dell’industria del commercio ortofrutticolo, ha selezionato su 70 candidature le seguenti 10 nomination: “Avocado Pitter 300-AVC”, CTI Food Tech, Italia Una macchina brevettata per rimuovere il nocciolo dell’avocado. Trasporta fino a 300 frutti di avocado al minuto in un serbatoio speciale dove il frutto viene posizionato verticalmente. Un perno tiene il nocciolo e il frutto viene tagliato a metà. “Oriental Red® - Red Kiwifruit”, Jingold, Italia Originariamente dalla Cina, il kiwi rosso Dong-Hong ha proprietà organolettiche uniche ed un’eccellente durata. La loro dolcezza con 20-21 gradi Brix e il retrogusto esotico tropicale sono molto apprezzati. “Die Birne Fred®”, VariCom, Svizzera

Una varietà di pera dalla buccia rossa CH 201 nel segmento premium. E’ caratterizzata da una dimensione omogenea, una texture compatta e croccante, nonché da una piacevole dolcezza e una leggera aci-

di Rino PAVONE

dità. Non gocciola e mantiene un equilibrio ottimale tra croccantezza e succosità. “DCM Viscotec® Blue”, De Ceuster Meststoffen - DCM, Belgio Un fertilizzante in gel delicato ed inodore, altamente concentrato, facile da dosare e da utilizzare nell’agricoltura biologica e nell’orticoltura. Un alto contenuto di azoto, potassio e amminoacidi ottimizzano il complesso delle radici, l’assorbimento dei nutrienti e quindi la crescita delle piante. “Modula”, Roter Italia Una macchina seminatrice elettronica, in cui elementi di piercing flessibili inseriscono il seme. Posiziona la quantità ottimale di semi nelle tracce del terreno. Questo standard di semina è adattato a diverse culture. L’attivazione o la disattivazione avviene direttamente da display. “Top-Sealable Compostable, Recycable Strawberry Punnet”, CKF, Canada Una confezione di legno sigillabile, compostabile e riciclabile, da 350 a 400 grammi di fragole. Con il film sigillante, la confezione contiene la più bassa quantità possibile di plastica. Offre alta protezione, una ottimale visualizzazione del prodotto e consente una maggiore durata. “PerfoTecO2Control”, PerfoTec, Paesi Bassi Un sistema di controllo delle emissioni di gas CO2 con tubo di scarico brevettato ed adatto a tutte le macchine di imballaggio. Una miscela controllata di CO2, ossigeno

e azoto finemente regolata è adattata alle esigenze “respiratorie” di ogni prodotto ortofrutticolo. “Redlander”, Bejo, Paesi Bassi Una cipolla ibrida rossa molto resistente alla peronospora, succosa e fresca, disponibile sia nella versione di cipolla biologica che convenzionale ed in varie confezioni. E’ particolarmente apprezzata per la sua sicurezza nella raccolta e nella conservazione. “Softripe® Reifetechnologie”, Frigotec, Germania Una tecnologia di maturazione completamente automatizzata per banane ed altri frutti tropicali che possono maturare in base ai propri requisiti fisiologici “in modo naturale “ con risparmio energetico. Si possono ottenere diversi livelli di maturazione e garantisce una migliore qualità del frutto. “Slide Valeriana Eco”, Hortech, Italia Una raccoglitrice elettrica per la valeriana con uno speciale sistema di trasporto a pettine per l’ottimizzazione del trasporto. Un raggio di sterzata di 75 gradi garantisce la massima qualità di taglio. Motori asincroni, alimentazione ed accumulo di carica parlano di sostenibilità ecologica.

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gricoltura

Lo storico segretario generale

I Gilet Arancioni a Coldiretti: “Invocate le dimissioni di Gesmundo”

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e dimissioni che potrebbero segnare una svolta per tutto il sistema agricolo italiano e pugliese non sono quelle dell’assessore Di Gioia, ma quelle delle due anime nere di Coldiretti: il direttore pugliese Corsetti ed il suo capo romano, il segretario generale Vincenzo Gesmundo, che da vent’anni sono sulla scena a dividere il mondo agricolo sugli stessi problemi, indebolendolo, a distruggere l’agricoltura e l’olivicoltura pugliese e italiana”. Così il portavoce dei gilet arancioni, Onofrio Spagnoletti Zeuli. «Come possono due persone che portano a casa grossi stipendi difendere dai caldi palazzi baresi e romani gli agricoltori che non hanno produzione, non hanno reddito e hanno perso tutto? - si interroga Spagnoletti Zeuli. Come può Gesmundo, il grande protettore della porcata dell’olio Italico, la miscela di olio italiano ed extracomunitario che

Coldiretti avrebbe voluto far passare con Federolio, un vero e proprio italian sounding camuffato, parlare ancora di interessi degli agricoltori? - ha continuato il portavoce dei gilet arancioni. Siamo stati molto contenti che a Bari molti soci e dirigenti Coldiretti abbiano chiesto con noi a gran voce le dimissioni di chi continua a prenderli in giro, riempiendosi allo stesso tempo il portafoglio e dividendo il mondo agricolo che dovrebbe marciare unito”, ha continuato Spagnoletti Zeuli. Ci meravigliamo ancora oggi quando vediamo che il governo del cambiamento continua ad interloquire con questi personaggi, in piedi dai tempi della prima Repubblica, che hanno contribuito in modo significativo al declino dell’agricoltura e dell’olivicoltura italiana», ha concluso Spagnoletti Zeuli. MARINI - Così commenta l’ex Presidente di Coldiretti Sergio Marini:

“L’agricoltura è vittima di se stessa: tornano nelle piazze le proteste degli agricoltori; hanno ragione a farlo ma rischiano seriamente di non essere capiti! Un giorno li chiamano “contadini” rappresentati come gli eletti, quelli che svolgono il mestiere più bello e redditizio del mondo, tanto da attrarre giovani e creare tanta occupazione. L’altro giorno li propongono come figli di un comparto in ginocchio, dimenticati da tutti e da Dio. Un giorno vengono radunati in piazza a contestare i “potenti” della filiera agroalimentare dopo poco si ritrovano proprio questa gente quali rappresentanti delle proprie istanze. Fare l’agricoltore è un mestiere difficile che merita rispetto quindi per cortesia smettiamola di prenderli in giro ma, permettetemi, smettiamola anche noi agricoltori di farci prendere in giro da tanti che dovrebbero rappresentarci”.

Rassegna stampa

COLDIRETTI VUOL FARE PIAZZA PULITA DI COOP, OP, OI E DELLE PROF. AGRICOLE

Di Corrado Giacomini - economista agrario / Corriere Ortofrutticolo La nomina il 27 giugno dell’ex-magistrato Gherardo Colombo a presidente di UE.Coop, la centrale cooperativa promossa da Coldiretti, è stata una operazione “da maestro” ed è un altro segnale della strategia che la più grande organizzazione contadina italiana sta mettendo a punto per fare piazza pulita di tutte le altre organizzazioni professionali agricole e per superare l’attuale organizzazione economica del nostro sistema agricolo basata, malamente, su cooperative, organizzazioni di produttori (OP) e organizzazioni interprofessionali (OI). Segnali molto significativi sono, a mio avviso, la nomina del presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, a membro della Giunta di Coldiretti (vicepresidente), lo scippo del direttore di Fedagri, l’organizzazione

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delle cooperative agroalimentari di Confcooperative, e il forte impulso a “Filiera Italia” che, a mio avviso, contiene il vero disegno di Coldiretti, quello di diventare l’interlocutore principale a nome del mondo agricolo nei rapporti di filiera. Coldiretti e organizzazioni cooperative - Non si può negare che da un po’ di tempo l’immagine della cooperazione è piuttosto appannata. Le vicende romane e quelle legate alla cattiva gestione degli emigrati hanno colpito fortemente l’opinione pubblica e, purtroppo, non altrettanto forte, anche mediaticamente, è stata la reazione delle tre centrali cooperative storiche: Confcooperative, Lega delle Cooperative e Associazione Generale Cooperative Italiane (AGCI). La scelta di Gherardo Colombo a presidente di UE.Coop, uno dei più

noti pubblici ministeri del periodo di Mani Pulite, è stata una operazione “da maestro” perché inevitabilmente dà a UE.Coop una immagine di “altro” rispetto alla cooperazione storica e dà nuovo impulso allo sviluppo della organizzazione cooperativa creata da Coldiretti. Non solo, ma la nomina di Gherardo Colombo cadeva nei giorni di avvio del governo “del cambiamento” a guida Lega e 5Stelle. Come si sa, organizzazioni professionali e sindacati sono pronti a compiere tutte le giravolte necessarie per mettersi in sintonia con il governo al potere, ma con questo governo, nuovo in tutti i sensi, è evidente che una organizzazione pure nuova, o almeno rimasta finora in bagnomaria, come UE.Coop può trovare più facilmente disponibilità di ascolto da parte dell’Esecutivo e dei partiti che lo

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dirigono. Forse mai come ora la Coldiretti si trova nelle condizioni per realizzare il suo disegno, soprattutto in presenza di organizzazioni professionali e cooperative storiche, che finora non hanno saputo contrastarla con successo, e stanno ancora cercando il giusto posizionamento di fronte ai nuovi leader politici. Il sistema “Filiera Italia” - L’annuncio della nascita di “Filiera Italia” è stato dato al Forum Coldiretti di Cernobbio del 2017. Nel sito si poteva leggere: un’associazione aperta all’adesione di realtà produttive dell’agroalimentare, tra le prime Ferrero, Inalca/Cremonini, Casalasco (Pomì e De Rica), con l’obiettivo di sostenere e valorizzare il made in Italy dal campo alla tavola. Un obiettivo che vuol dire un po’ tutto, ma che non chiariva l’operatività di questa nuova associazione. “Filiera Italia” è stata ripresentata a Cibus 2018, rafforzata da nuove adesioni, anche di imprese produttrici di macchine per l’alimentare (Farchioni, Ocrim, Olma, Giorgio Tesi Group, Donnafugata, Cirio Agricola, Bonifiche Ferraresi, Maccarese, Terre Moretti, Amenduni, Biraghi e altre in arrivo) con un obiettivo un po’ più preciso: promuovere contratti di filiera tra aziende agricole e imprese della trasformazione e fare lobby a Bruxelles e sugli altri tavoli internazionali per difendere gli interessi del made in Italy agroalimentare. A garanzia di questo obiettivo è stato nominato consigliere delegato di “Filiera Italia”, Luigi Scordamaglia, presidente in scadenza N° 1 - 15 gennaio 2019

di Federalimentare, una scelta importante e molto significativa. Nel Forum di Cernobbio 2018 Filiera Italia è diventata uno dei temi principali del dibattito e le notizie stampa permettono di fare un altro passettino per capire gli obiettivi di questa nuova alleanza. Cremonini, presidente di Filiera Italia, altro big dell’agroalimentare italiano, ha dichiarato: “Vogliamo dare una voce alla filiera agroalimentare italiana attraverso una nuova forma di rappresentanza, in cui Coldiretti e campioni industriali nazionali sono uniti anche per realizzare accordi economici finalizzati ad aumentare in quantità e qualità la produzione agricola del Paese e assicurarne la massima valorizzazione senza conflittualità, ma anzi nella comune convinzione che si vince o si perde assieme”. Parole sante, ma questa dichiarazione di Cremonini chiarisce che con Filiera Italia non si vuole creare solo una lobby fatta da Coldiretti e industrie dell’agroalimentare a difesa del made in Italy,

ma anche un operatore economico capace di realizzare accordi finalizzati ad aumentare in quantità e qualità la produzione agricola del Paese assicurandone la massima valorizzazione senza conflittualità. Qui il discorso comincia a farsi più chiaro, perché si sovrappone alle finalità con le quali la Commissione Europea ha creato il sistema delle Organizzazioni di Produttori (OP), molte costituite in forma di coop, e Organizzazioni Interprofessionali (OI) per regolare, appunto, senza conflittualità, i rapporti di filiera nell’interesse della parte più debole, il produttore agricolo. Con Filiera Italia pare che la Coldiretti voglia superare questo schema organizzativo sostituendolo con un’associazione che al suo interno ha, contemporaneamente, l’organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo e le imprese che a questo si rivolgono, diventando il terreno naturale per la conclusione di accordi di filiera nell’interesse delle imprese che Coldiretti rappresenta.

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Manca solo l’ok formale di Parlamento e Consiglio

Pratiche sleali nella filiera agroalimentare, direttiva approvata E’ ormai all’orizzonte una nuova normativa europea contro le pratiche commerciali sleali ( UTPs ) nella filiera agroalimentare. Nel corso delle negoziazioni inter- istituzionali in merito alla proposta di Direttiva della Commissione Europea, il Parlamento Europeo ha infatti ottenuto un numero significativo di modifiche al testo, che migliorano considerevolmente la protezione degli agricoltori e delle piccole, medie e medio - grandi imprese agro - alimentari. Ad annunciarlo è Paolo De Castro, Vice presidente della Commissione Agricoltura e relatore del rapporto sulla proposta dell’Esecutivo UE. Per il via libera definitivo, ora manca solo l’ok formale di Parlamento e Consiglio.

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A NUOVA DIRETTIVA CONTRO LE PRATICHE SLEALI - Per garantire una protezione rafforzata ai fornitori, così come per le micro, piccole, medie e medio-grandi imprese, viene introdotto un approccio dinamico che espande notevolmente il numero di acquirenti vincolati dalla Direttiva. Si tratta di uno

dei cambiamenti più significativi. La proposta della Commissione prevedeva infatti una protezione verso i soli acquirenti con fatturati superiori ai 50 milioni di euro. L’approccio dinamico, invece, suddivide tutti gli operatori nelle in 6 categorie di fatturato (da 0 a 2 milioni, da 2 a 10 milioni, da 10 a 50 milioni, da 50 a 150 milioni, da 150

a 350 milioni, da 350 milioni in poi): ogni fornitore sarà protetto nel caso in cui il proprio acquirente rientri in una classe di fatturato superiore. Questo risultato aumenta quindi di 7 volte la proposta iniziale della Commissione europea che fissava il limite massimo per la protezione dei fornitori a 50 milioni di fatturato.

DA 8 A 16 PRATICHE VIETATE - Viene aumentato in modo significativo il numero di pratiche sleali, con 8 ulteriori pratiche (6 sempre vietate e due cosiddette grigie) rispetto alle 8 iniziali proposte dalla Commissione. Queste sono: • Il termine di pagamento a 60 giorni per i prodotti non deperibili; • Il pagamento per servizi non resi; • L’ obbligatorietà di un contratto scritto se richiesto dal fornitore; • Il divieto di abuso di informazioni confidenziali del fornitore da parte dell’acquirente; • Il divieto di ritorsioni commerciali o anche solo la minaccia di ritorsioni nel caso in cui il fornitore si avvalga dei diritti garantiti da questa Direttiva; • Il divieto di pagamento da parte del fornitore per la gestione dei reclami dei clienti non dovuti alla negligenza del fornitore stesso. Le due pratiche addizionali grigie, e quindi vietate se non concordate in modo trasparente e prima dell’inizio dell’accordo di fornitura oltre alle due grigie sono: • il divieto di trasmettere al fornitore i costi di advertising, in aggiunta a quelli promozionali e di marketing proposti dalla Commissione; • il pagamento per la gestione del prodotto una volta consegnato. Le otto pratiche proposte dalla Commissione si suddividono in 4 nere (ritardi nei pagamenti per i prodotti deperibili – oltre i 30 giorni, modifiche unilaterali e retroattive dei contratti di fornitura, cancellazione degli ordini di prodotti deperibili con breve preavviso, pagamento per il deterioramento dei prodotti già venduti e consegnati all’acquirente) e 4 grigie (restituzione dei prodotti invenduti, pagamenti per poter diventare fornitore o per altri servizi non richiesti, pagamenti per spese promozionali, pagamenti per spese pubblicitarie). E Q U I TÀ E CO N F I D E N Z I A L I TÀ L’ accordo migliora anche l’equità a

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livello globale. Oltre all’inclusione di fornitori stranieri, sono ora coperti anche gli acquirenti residenti in Paesi terzi. Il Parlamento aveva chiesto questo punto per evitare eventuali triangolazioni da parte degli acquirenti che potrebbero avere o decidere di spostare la propria sede legale o centrale d’acquisto al di fuori dell’Unione, pur mantenendo la propria rete distributiva in Europa, per eludere tale Direttiva. Per garantire la confidenzialità delle denunce, e soprattutto dei denuncianti (spesso scoraggiati nel procedere dal cosiddetto ‘fear factor’, la paura di eventuali ritorsioni da parte dei propri clienti), viene difesa la confidenzialità del fornitore durante la procedura investigativa, non solo in merito

alla sua identità, ma anche a tutte le altre informazioni che il fornitore stesso individua come sensibili. Sulla stessa linea, viene data la possibilità alle organizzazioni di fornitori e alle organizzazioni di rappresentanza di presentare denuncia all’autorità di contrasto a nome dei propri soci, garantendo ulteriormente l’anonimato del denunciante. Anche le organizzazioni non governative potranno sporgere una denuncia su richiesta di un fornitore. O B B L I G H I E P OT E R I Il fornitore potrà decidere a quale autorità di contrasto rivolgersi (e che sarà responsabile per l’indagine): se a quella del proprio Stato membro o www.foglie.tv


a quella dello Stato membro dell’acquirente, di modo che possa essere scelta la legislazione nazionale più appropriata alle sue necessità. Oltre a rafforzare i poteri e le risorse per le autorità di contrasto nazionali previsti dalla proposta della Commissione, vengono inseriti anche alcuni obblighi minimi da un punto di vista sia temporale sia procedurale (obbligo di agire) per garantire il massimo di certezza giuridica. Ma anche per evitare quanto successo in alcuni Stati membri che, seppur dotati di legislazioni avanzate in materia, le hanno lasciate largamente inapplicate. In più, si prevede che queste autorità possano essere più di una, di modo da garantire una maggiore efficacia dell’attività di contrasto. Sono poi stati inseriti poteri rafforzati per le

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autorità di contrasto quali il potere di avviare provvedimenti provvisori e di effettuare ispezioni a sorpresa sul luogo nell’ambito di un’indagine. È stato inserito anche l’impegno da parte della Commissione di realizzare uno studio sugli effetti delle centrali di acquisto sul funzionamento della filiera agro-alimentare, che servirà come base della futura revisione della Direttiva. S TAT I , A U TO R I TÀ E U RO P E E E CO O P E RAZ I O N E Viene rafforzata la cooperazione tra le autorità nazionali, che dovranno incontrarsi almeno una volta all’anno al fine di discutere le proprie buone pratiche, analizzare eventuali sviluppi di nuove UTPs nella filiera e,

insieme alla Commissione, adottare raccomandazioni al fine di garantire un’applicazione della Direttiva il più omogenea possibile a livello UE. In più, la Commissione creerà un sito web tramite il quale si possano avere in modo chiaro tutte le informazioni necessarie in merito alle singole autorità di contrasto nazionali. Viene poi inserita la possibilità per gli Stati membri di promuovere meccanismi di mediazione tra le parti, al fine di facilitare la risoluzione delle controversie senza dover forzatamente ricorrere a una denuncia. Data la velocità con cui nuove pratiche commerciale potrebbe emergere, è stato inserito l’obbligo per la Commissione di valutare, entro quattro 4 anni, l’applicazione della Direttiva ed eventualmente di proporne una revisione.

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DEROGHE IN AREE AFFETTE DA XYLELLA

AGRITURISMO PUGLIA: IN BILANCIO RIPORTATI A 85 I POSTI TAVOLA

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l Bilancio della Regione Puglia 2019 ha riportato chiarezza e ridato opportunità di reddito all’attività agrituristica, che è e deve rimanere connessa a quella agricola, restituendo la possibilità agli imprenditori agrituristici di ospitare 85 posti tavola, contro il ridimensionamento a 50 posti tavola stabilito un anno fa”, è il commento soddisfatto del Presidente di Terranostra Puglia, Filippo De Miccolis, all’articolo 42 della Manovra finanziaria regionale, approvato in nottata all’unanimità dal Consiglio regionale, frutto del lavoro in tandem di Coldiretti Puglia e Terranostra regionale che hanno seguito in diretta i lavori della massima assise regionale, con proposte evidentemente condivise dalla totalità dei consiglieri regionali e del Governo regionale. L’articolo ha accolto, tra l’altro, una espressa richiesta di Terranostra Puglia che ha segnalato la necessità di prevedere “in deroga alla capacità ricettiva autorizzata – spiega il Pre-

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sidente De Miccolis - su esclusiva richiesta del cliente e in via temporanea, la sistemazione di un ulteriore posto letto destinato al soggiorno dei minori di età inferiore a quindici anni. L’utilizzazione in deroga cessa al momento della partenza del cliente, col relativo obbligo di ristabilire il numero di posti letto previsti.” La ricettività agrituristica, tra l’altro, risponde a mutevoli condizioni, legate ai giorni di affluenza e alle zone in cui l’impresa agricola/agrituristica opera e per questo è stata inserita nell’articolo “una compensazione – aggiunge il Presidente De Miccolis – rispondente ad una esigenza segnalata sin dal 2013, anno di approvazione della Legge regionale, che consente alle strutture di superare il limite di 85 posti tavola, previa comunicazione al Comune dei posti tavola che verranno impiegati”. Ultimo punto su cui Coldiretti e Terranostra Puglia hanno fatto pressing è certamente quello su cui è stata

manifesta la sensibilità di tutti, grazie ad un emendamento presentato dai consiglieri Pentassuglia e Damascelli, col parere favorevole dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, che prevede deroghe ai principi di connessione e prevalenza a favore delle aziende agrituristiche che ricadono in aree colpite da calamità atmosferiche, fitopatie o epizoozie, accertate dalla Regione, condizioni – spiega Coldiretti Puglia - che non permettono oggettivamente di rispettare i criteri imposti dalla Legge e che impedirebbero il regolare svolgimento dell’attività agrituristica. “Evidentemente abbiamo denunciato i gravissimi limiti produttivi che stanno gravando proprio sulle aree – e ormai sono largamente diffuse – affette da Xylella, ma l’attività agrituristica sta riuscendo, anche se in parte a produrre reddito per le imprese agricole gravemente danneggiate dalla fitopatia e questa opportunità va salvaguardata”, ha concluso il Presidente De Miccolis.

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Roma e Milano le province in testa per numero di ordini

Acquisti alimentari online 2018: spesa media per carrello è di 60€

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upermercato24,primo player italiano della spesa online, traccia un bilancio della spesa digitale 2018 nella ricerca ‘Abitudini di Consumo’: l’indagine che periodicamente analizza le abitudini di consumo dei clienti della piattaforma, confrontando le differenze di acquisto a seconda della stagionalità, della provincia e dei gusti. Cosa e come hanno acquistato online gli italiani in questi ultimi 12 mesi? La spesa media per carrello è stata di 60 euro. Roma e Milano le province in testa per numero di ordini, seguite da Torino, Verona e Padova, che chiudono la top five. Tra le categorie top seller troviamo in testa quella dell’Acqua, Bibite e Alcolici (12,5% degli ordini totali), poco distante la categoria Formaggi e Salumi (12%) e a completare il podio la categoria Frutta e Verdura (11,5%, circa 1.500 tonnellate di frutti e ortaggi consegnati nel 2018). PROVINCIA CHE VAI GUSTI CHE TROVI - Esaminando gli acquisti 2018 e online tra le province emergono alcune interessanti curiosità. Roma si conferma come la provincia più sana, in cui la percentuale di spesa per frutta e verdura sul carrello complessivo è stata la più alta di tutta Italia: 13,5% sugli ordini totali. La provincia di Varese

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è al primo posto nel consumo di carne e pesce (11% sugli ordini totali), mentre Forli-Cesena guida il podio degli acquisti nei formaggi e salumi (14% sugli ordini totali). La provincia più golosa di dolciumi è

Pordenone (9,7%), che è anche la prima negli acquisti di latte e yogurt (8,2%). Infine, la provincia che lungo il 2018 ha comprato vino, birra e simili è stata quella di Pesaro Urbino (8%).

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Non occorrerà più l’autorizzazione prefettizia

Dal calendario dei divieti di circolazione “scompaiono” i mezzi agricoli

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el 2019 non occorrerà più l’autorizzazione prefettizia per circolare nei giorni festivi con i macchinari agricoli. La soddisfazione di Uncai e dei Contoterzisti per un cambiamento fortemente inseguito. Fino a un anno fa, tra la fine del vecchio anno e l’inizio di quello nuovo, i contoterzisti agromeccanici aspettavano la pubblicazione del calendario con i divieti di circolazione sulle strade extraurbane dei veicoli adibiti per il trasporto di cose, di massa complessiva autorizzata superiore a 7,5 tonnellate. Ora si cambia e dal 2019 i giorni segnati in rosso sul calendario dei divieti, in genere le domeniche e le festi-

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vità, non riguarderanno più i loro mezzi agricoli, neppure quelli eccezionali (decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 525 del 4 dicembre 2018). “Un risultato che è frutto della mobilitazione e della determinazione di Uncai ed ha permesso di alleggerire gli operatori agromeccanici dal complesso di adempimenti a loro carico”, commenta il presidente dell’Unione Nazionale Contoterzisti - Uncai Aproniano Tassinari. Nel 2019 si potranno così percorrere tutte le strade statali (restano vietate le autostrade e le strade extraurbane principali) le domeniche e i festivi. Siamo di fronte ad una significativa semplificazione

rispetto ai precedenti decreti in cui nei giorni di divieto occorreva l’autorizzazione prefettizia in deroga per circolare sulle strade di interesse nazionale. “Non solo meno moduli e meno sportelli. Con l’esclusione dei mezzi agricoli dal calendario dei divieti di circolazione si riconosce che l’attività agromeccanica è indifferibile: semine, trattamenti, raccolta e in generale tutte le operazioni in campo devono poter essere svolte tempestivamente, ogni giorno dell’anno, anche la domenica, il 1 maggio o a Ferragosto. Ogni ritardo può determinare dei danni più o meno gravi alla produzione agricola”, conclude il presidente Tassinari.

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La canapa legale in campo aperto pugliese come risorsa agricola e turistica

L’ esempio virtuoso di Itriacanapa, in attesa di una legge più chiara di Paola DILEO

Cannabis light: un mercato emergente esploso in Italia con la legge 242 del 2016, che nelle intenzioni del legislatore doveva servire a incentivare la filiera della canapicoltura in chiave multifunzionale, dal tessile alla bioedilizia, dall’alimentare alla cosmesi, finanche all’ energetico e tutelare da un punto di vista penale i coltivatori sul fronte THC ( principio attivo responsabile dello sballo ).

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a alla forte spinta del settore, cresciuto vertiginosamente nell’arco di qualche anno,si è aggiunta un’impennata del commercio per le infiorescenze di canapa light, soprattutto d’importazione a svantaggio della filiera made in italy; effetti perversi di una legge lacunosa suscettibile di urgenti correzioni, per consentire l’evoluzione di quelle realtà virtuose, sorte per lo sviluppo agricolo del Paese. Un esempio? La pugliese “Itriacanapa”, un progetto d’impresa giovane, con molte idee in cantiere, ma quasi in

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pausa per il caos normativo in materia. A Francesco Valmiro fondatore di Itriacanapa chiediamo: Come e quando è nato il vostro progetto? è nato nel 2017 a seguito della legge 242 del 2016 per valorizzare il territorio della Valle d’Itria (sede aziendale a Lococrotondo)e rappresenta uno dei pochi casi italiani di coltivazione di canapa outdoor, in campo aperto. In totale quattro ettari destinati alla varietà italiana

“Carmagnola”, la madre della maggioranza delle varietà europee e la più famosa al mondo. Un’idea ambiziosa, frutto di indagini di mercato che mira a nobilitare la produzione di questa pianta, dalle potenzialità notevoli, molte ancora inespresse. Una pianta fascinosa, da sempre oggetto di interesse a livello globale, che ha trovato l’habitat ideale qui ,in Puglia, con l’idea che diventi insieme ad altri, un attrattore turistico per la Valle d’Itria. La scelta del sito da coltivare è stato casuale o no? www.foglie.tv


Certamente no, l’area scelta a confine tra Monopoli e Fasano, in contrada Lamalunga, a pochi km dal mare e dalla collina, si è rivelata ideale per la sua coltivazione, quindi una buona esposizione solare, un clima mite con bassa umidità notturna. Le condizioni pedoclimatiche conferiscono al prodotto standard qualitativi elevati e unici. Un prodotto quindi con un’identità ben definita. Quali sono le differenze tra coltivazione indoor e outdoor? La coltivazione al chiuso è sicuramente meno economica rispetto al campo aperto, ma l’outdoor è più rischiosa perché più suscettibile ad attacchi di parassiti, e a condizioni meteo avverse; non solo, vanno monitorati costantemente i valori tecnici di legge, in testa il THC e CBD, che devono rimanere entro certi limiti per la distribuzione. Nell’altro caso è possibile il controllo totale delle fasi produttive. Itriacanapa commercializza quali prodotti? Produciamo e distribuiamo infiorescenze e trinciato di canapa sativa light “Carmagnola”. Per trinciato s’intende lo scarto di lavorazione e pulizia che avviene rigorosamente a mano. Invece i tronchi sono stati destinati a biomassa. Inoltre è in cantiere un progetto artigianaN° 1 - 15 gennaio 2019

le d’impiego delle parte legnose in componenti d’arredo e design. I nostri prodotti sono per un target adulto, 35-50 anni, e così come dispone la legge 242 per scopi “tecnici e da collezione”. Quali sono le caratteristiche della cannabis light? è un prodotto che può trovare diversi impieghi, sempre a discrezione dell’utilizzatore. Non è uno stupefacente, è completamente naturale e non crea dipendenza. Ha preziose proprietà nutrizionali,leggeri effetti rilassanti e antidolorifici cosi come altre erbe in commercio. Il Consiglio Superiore della Sanità in un parere richiesto nel febbraio 2018 dal Ministero della Salute, ha raccomandato misure atte a non consentire la vendita dei prodotti. Qual è oggi l’orientamento? Quello della canapa è un mercato molto complesso. In particolare la legge 242 del 2016 mirava a rilanciare questa coltura da un punto di vista agricolo (es. di uso,rivalutazione dei terreni da residui inquinanti come nel caso ILVA) senza prevedere gli effetti che avrebbe sortito il commercio dei suoi derivati. Infatti nell’arco di qualche anno incentivi europei e nazionali hanno sollecitato la nascita di aziende dedite alla canapicoltura per fini agricoli.

In Italia la coltivazione di cannabis light per fini agricoli è esplosa, gli ettari sono passati da 300 a 5000. La Easyjoint, azienda italiana (di Parma) leader nel panorama della cannabis light legale indoor, ha lanciato subito il mercato delle infiorescenze , ed è stato boom di vendite. A seguire importatori e distributori hanno iniziato a trattare i derivati, tutto ciò che fosse correlato alla canapa. Anche se la maggior parte delle infiorescenze in commercio è importata dall’estero o indoor, ovviamente per un uso di tipo ricreativo “fumabile” a scapito di altri usi alimentari anche se entrambi non previsti dalla legge. Oggi è possibile vendere derivati di canapa light? Di fatto si continua a commercializzare con le caratteristiche disposte dalla legge 242 del 2016, ossia con THC non superiore allo 0,2% anche se le circolari di maggio e agosto 2017 hanno previsto un limite massimo di 0,5% in distribuzione. Il parere del Consiglio Superiore della Sanità di proibirne la vendita, è stato preso in esame dal Governo e sarà oggetto di dibattito in quattro date già definite. Si auspica anche un miglioramento della legge 242 che, se da un lato ha liberalizzato il commercio di cannabis light, dall’altro non l’ha regolamentato.

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groalimentare

Focus

UNA “SPREMUTA” DI AGRUMICULTURA di Pasquale Montemurro

U na spremuta di arance , limoni , pompelmi , o altri frutti di agrumi , è una bevanda dall’alto valore salutistico ; ma gli agrumi possano essere “ spremuti ” anche per ottenere altrettante “ bibite di sapore culturale”, attinenti alla letteratura, alla storia , al mondo dell’arte e ad altri ambiti del sapere .

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ella storia e nella letteratura

Il termine “arancio” deriva probabilmente dal sancrito naranga-s, che significa “frutto prediletto dagli elefanti”, passato al persiano ‫جنران‬, narang, quindi all’arabo naranj, allo spagnolo naranja e naranjo, all’ungherese narancs, ed acquisito dai Veneziani come naranza, poi modificato in narancia e quindi in arancia; la perdita della consonante iniziale “n” fu dovuta forse al fatto che narancia veniva scritto anche n’arancia, per cui la n venne scambiata per l’articolo. Ancora oggi, in alcuni dialetti meridionali i frutti si chiamano marànge, mentre in Lombardia e nel Friuli, rispettivamente naranza e narant. Nella letteratura del secolo XIX a volte l’arancia viene chiamata “portogallo”, sia perché l’albero fu inizialmente chiamato Aurantium olysiponensis o del Portogallo sia a motivo del fatto che la pianta ed i frutti furono importati in Europa da marinai portoghesi, forse dallo stesso

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Vasco de Gama; anche in greco l’arancio si chiama πορτοκάλι (portocáli), in rumeno portocală, in albanese portokall e ancora oggi in arabo la parola usata per parlare delle arance è ‫لاقترب‬, burtuqāl. La parola è rimasta anche in molti dialetti italiani. In Basilicata, Calabria, Campania, Puglia ed Abruzzo sono chiamate purtualli, purtijalle, partaall, partajalli, portacallu e portajall, in siciliano partuàlli e arànciu. In Piemonte sono detti portugaj, nel milanese portogàl e purtügàl, in Emilia Romagna portogàl, partucàl e partugàli, in Veneto naransa. Anche in dialetto romanesco, il nome dell’arancia è, né più né meno, portogallo, come attestato in La scoperta dell’America. Alla memoria de mi’ madre del poeta Cesare Pascarella: “Nonsignora, maestà. Lei si consija co’ qualunque sia ar caso de spiegallo, e lei vedrà ch’er monno arissomija, come lei me l’insegna, a un portogallo”. Il termine limone pure deriva dal sanscrito nimbū, passato nel persiano “‫ومیل‬,” līmūn, e poi nell’arabo līmūm, laymun,

lamun o limun. In Francia persistono i nomi citron e citronnier insieme al termine limonade riferito alla bevanda, mentre in inglese si impiegano le parole lemon e lemon tree, ed in spagnolo limón e limonero. Mandarino deriva anche dal sanscrito mantrin-, ovvero “consigliere”, variato nel portoghese mandarim; un’altra versione sarebbe quella che il suo nome è dovuto al colore dei vestiti che usavano i Mandarini, governanti dell’antica Cina. Clementina proviene dal nome latino Clementina, femminile di Clementinus; è anche probabile derivi dal francese clémentine, nome del padre missionario francese Clemente che per primo lo individuò all’inizio del sec. XX in Algeria. Pompelmo è originato dall’olandese pompelmoes, dal tamil pampalimasu, interpretato come composto da pompel, “grosso” e limoes (dal malese limons, limone); in francese è pamplemousse. Cedro proviene dal greco κέδρος (chedros) e dal latino cedrus, a sua volta da Citrus. Bergamotto è derivato dal turco

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beg armudi, ovvero “pero del signore”, per la sua similarità con la forma della pera bergamotta. Originari dell’Estremo Oriente a sud della Cina e della penisola indocinese dove crescono come ancora allo stato spontaneo, gli agrumi sono i frutti più coltivati e venduti al mondo. Ed In Cina, si annovera la più antica testimonianza nel Tributo di Yu kung, in cui sono stati elencati frutti di “chu”, ossia di mandarini, inviati quali tributi all’imperatore Ta Yu, che regnò dal 2205 al 2197 a.C.. Nell’età dell’oro della poesia cinese (dinastia Tang, 620-907 d.C), si colloca il poema di Tu Fu (712-770) titolato Un giardino di alberi d’arancio, in cui si legge “In piena primavera sulle sponde di un fiume, due grandi giardini piantati con migliaia di aranci. Le loro folte foglie stanno spingendo le nubi a vergognarsi, sulla ricchezza dei loro fiori caduti si cammina senza toccare la neve”. Confucio a sua volta gradiva molto i limoni, al punto da pregare così: “Mio Dio, dammi nella vita una casa piena di libri ed un giardino con tanti limoni”. Il cedro si trova citato per la prima volta in testi sacri braminici dell’800 a.C.. Con le migrazioni da Oriente ad Occidente, gli agrumi arrivarono in Mesopotamia, luogo in cui i Sumeri prima ed i Babilonesi dopo li inserirono per primi nei giardini a scopo ornamentale. Altre carovane provenienti dalla Cina e dall’India portarono il ceN° 1 - 15 gennaio 2019

dro a Babilonia da dove gli Ebrei, una volta liberati dalla schiavitù, provvidero a portarlo in Palestina; in seguito, il frutto è entrato nel culto religioso nella tradizionale festa del Sukkot. L’espansione del cedro verso Occidente proseguì più tardi grazie ai Greci. Teofrasto ne descrive la pianta, il κέδρος (chedros), nell’Historia plantarum (310 a.C.), chiamandola “Melo Medica e Persico”, chiarendone in tal modo l’origine, la Persia, e testimoniandone l’uso a scopo medicamentoso, come un antidoto contro molti veleni; ancora Teofrasto narra come nella mitologia greca abbia rappresentato il dono nuziale di Zeus ad Era, commissionato alla dea Gea, la quale avrebbe piantato in onore della sposa, in un giardino, alcuni alberi dai frutti simili a sfere d’oro, in seguito associate anche alle

arance, simbolo d’amore e fecondità; da questa narrazione deriverebbe il significato augurale che si attribuisce ai fiori d’arancio. Gli Ebrei conobbero il cedro probabilmente durante la loro prigionia in Babilonia o in Egitto. Nel libro del Levitico (XIII-40) della Bibbia se ne parla, sebbene in modo non esplicito: “Mosè disse al popolo: prendete il primo giorno frutti dell’albero più bello, rami di palme e dell’albero più frondoso e dei salici che crescono lungo i torrenti e gioite davanti il Signore”. Il frutto dell’albero più bello, in ebraico perì et’s hadar, è stato da allora riconosciuto come il frutto del cedro, che veniva portato nella mano sinistra, mentre la destra aveva rami di palma, mirto e salice per celebrare la festa di Sukkoth, detta anche delle Capanne. In uno dei miti nell’antica Gre-

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cia, gli agrumi erano identificati come gli alberi dai frutti simili a sfere d’oro, simboli d’amore e fecondità che Hera, la sovrana dell’Olimpo, aveva portato in dote alle nozze con Zeus; tali alberi erano stati impiantati nel “giardino delle Esperidi”, ubicato ai piedi dell’Atlante, nell’odierno Marocco, come racconta Esiodo nella Teogonia: “La Notte generò l’odioso Fato, …. le Hesperidi, custodi dei pomarii al di là dell’Oceano maestoso, coi frutti d’oro pendenti dai rami”. Per proteggere il giardino, Zeus aveva messo a custodia del giardino le Esperidi, tre fanciulle di nome Egle, Esperunda e Aretusa, ed un drago uccis. Ma Ercole nell’undicesima fatica uccide il drago per impossessarsi proprio dei pomi d’oro, che con il tempo furono associati alle arance. I Romani pure conobbero il cedro, chiamandolo cĭtrus (nome usato da Linneo per chiamare tutte le specie di agrumi), testimoniato dai mosaici della Casa del frutteto di Pompei e della Villa del Casale a Piazza Armerina. Sempre nell’antica Roma, il celebre gastronomo Marco Gavio Apicio (II secolo d.C.) inserì l’albedo (la parte bianca della buccia) del cedro in uno dei piatti più elaborati, che si ritrova nel De re coquinaria, il suo famoso ricettario. Molti altri sono i riferimenti agli agrumi nella letteratura. All’asprezza degli agrumi Dante assimila la reazione di coloro a cui dovrà raccontare quanto visto nell’inferno: “… e poscia per lo ciel, di lume in lume, ho io appreso quel che s’io ridico, a molti fia sapor di forte agrume” (Paradiso, Canto XVII, 115-117). Il poeta arabo-siciliano Alì al-Ballanubi di Villanova (XII secolo), nella sua composizione Gioisci delle arance che raccogli scrisse “Gioisci delle arance che raccogli: dalla loro presenza viene gioia. Oh, siano benvenute queste guance dei rami, benvenute le stelle di quest’albero. Si direbbe che il cielo abbia versato oro, e che per noi la terra abbia forgiato pomi”. Nella musica Gli agrumi sono presenti nella musica, dalla lirica alla canzone napoletana fino al pop. Nella Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni, il coro canta “Gli aranci olezzano sui verdi margini, cantan le allodole tra i mirti in fior; tem-

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po è si mormori da ognuno il tenero canto che i palpiti raddoppia al cor”. In Torna a Surriento dei fratelli De Curtis “Guarda, gua’ chistu iardino. Siente, sie’ sti sciure arance. Nu prufumo accussì fino dinto ’o core se ne va “. Gaber e Jannacci hanno composto Una fetta di limone nel tè, in cui “… ti dirò, qualcosa c’è che desidero da te... Una fetta di limone, una fetta di limone, una fetta di limone, una fetta di limone nel tè”. Nei Verdi pascoli di De Andrè, si canta che “Gli aranci sono grossi, i limoni sono rossi, lassù, lassù nei verdi pascoli ogni angelo è un bambino sporco e birichino, lassù, lassù nei verdi pascoli”. Paolo Conte ha dedicato un’intera canzone al limone, titolandola appunto Un gelato al limon: “Un gelato al limon, gelato al limon, gelato al limon sprofondati in fondo a una città un gelato al limon è vero limon. Ti piace? Mentre un’altra estate se ne va... dove la notte calda ci scioglierà. Come un gelato al limon, gelato al limon, gelato al limon”. In Lemon degli U2: “See through in the sunlight. She wore lemon, but never in the daylight ... She wore lemon to colour in the cold grey light. In Lucy in the Sky with Diamonds” (Guarda attraverso la luce del sole. Lei indossava il limone, ma mai alla luce del giorno … Indossava il limone per colorare la fredda luce grigia). Ma anche per i mandarini c’è stato un posto importante. Nel 1967, infatti, i Beatles incisero Sgt Pepper’s and Lonely Hearts Club Band, forse il più straordinario ed onirico dei loro album, in cui c’è il brano “Picture yourself in a boat on a

river with tangerine trees and marmalade skyes” (Immaginatevi in una barca su un fiume con alberi di mandarino ed un cielo di marmellata …). Nel cinema Gli agrumi sono stati coinvolti nei titoli, nelle sceneggiature, nelle inquadrature e nelle scene di tantissimi film. Il primo esempio lo si ritrova nell’epoca del cinema muto. Nel 1917, infatti, Luigi Serventi, dirige ed interpreta il lungometraggio Le mogli e le arance, con il coordinamento di Lucio D’Ambra, pseudonimo di Renato Tommaso Anacleto Manganella. La pellicola racconta di dandy annoiato, il marchese Marcello, di un barone di nome Sanglot e di una ventina di ragazze, tra le quali la timida Caterinetta, tutti ospiti di un albergo termale; per uscire dalla noia, Marcello ricorre ad una leggenda secondo cui il Creatore aveva deciso di mettere il destino di uomini e donne ciascuno nella metà delle arance, per cui solo le due metà che avessero combaciate perfettamente avrebbero garantito la riuscita del matrimonio. Ma la mezza arancia giusta per Marcello è quella della Caterinetta, che però la nasconde. Marcello, deluso dalla situazione, tenta con le altre ragazze, fino a quando il barone, a cui la Caterinetta aveva confidato di essere la metà giusta per Marcello, non riesce a farli unire. Nel 1923, negli USA esce Oranges and Lemons, che coinvolge Stanlio & Ollio, meglio conosciuti in Italia come Stan Laurel & Oliver Hardy. La “comica” narra della ridicola lotta di due raccoglitori di arance precedentemente contro i loro datori di lavoro e poi tra loro stessi. Il divertente conflitto si risolve in una fuga ed in un avventuroso inseguimento proprio sul mezzo utilizzato per la raccolta degli agrumi. Un anno dopo, nel 1924, il celebre regista King Vidor firma Wild Oranges, in italiano Arance selvatiche, un dramma romantico e silenzioso in cui un giovane spowww.foglie.tv


sa e perde la sua amata nello stesso giorno del matrimonio in seguito ad un incidente in carrozza. Per scordare la morte prematura di sua moglie ed anche evitare di innamorarsi nuovamente, il protagonista prende il mare nella sua piccola barca a vela con un suo amico ufficiale di marina. Dopo tre anni di viaggio, i due si imbattono in una bellissima isola al largo della costa della Georgia. Decisi a rimanerci per un po’, scoprono che l’isola, che credevano deserta, era invece abita da una bellissima ragazza e da suo nonno. Stabiliscono quindi di vivere in una villa in rovina, però si trovano a vivere un episodio molto pauroso. Ma il film dal titolo più emblematico legato agli agrumi e, ancora una volta, alle arance è stato realizzato dal regista americano Stanley Kubrick, che nel 1971 portò sullo schermo Arancia meccanica, pellicola a lungo bandita in Inghilterra, a causa della violenza raccontata. Secondo Anthony Burgess, l’autore del romanzo, l’espressione A Clockwork Orange (questo il titolo originale del film) era tipica dello slang cockney, ovvero il dialetto dal caratteristico accento che si parla a Londra; dal film è entrato nel linguaggio comune “sballato come un’arancia meccanica” oppure “come un’arancia ad orologeria”, un’espressione idiomatica per indicare una persona che reagisce meccanicamente. In una lettera scritta all’epoca al Los Angeles Times, Burgess asserì che il titolo ed il tema dell’opera avevano preso lo spunto da un gravissimo episodio in cui era stato coinvolto lui stesso, allora residente a Giava, in cui la sua compagna era stetapestata e violentata da un gruppo di soldati americani ubriachi. L’autore commentò come l’uomo, in giavanese urang, ossia orango, sia un animale azionato da meccanismi ad orologeria. Da ciò l’associazione fonetica tra la bestia ed il frutto. Il film Arancia meccanica obbligava, perciò, a riflettere sulla violenza. Completamente diversa, anche se con aspetti un po’ fuori dal comune è, invece, la trama di Oranges Are not the Only Fruit (Non ci sono solo le arance), diretto da Beeban Kidron, tratto dal romanzo omonimo di Jeanette Winterson in cui viene raccontata l’educazione sentimentale della figlia adottiva di una fanatica cattolica, che N° 1 - 15 gennaio 2019

vive rigidamente secondo i precetti biblici. Ma divenuta adolescente, la ragazza diventa amica e poi intreccia una storia con un’altra ragazza; inevitabile, perciò, lo scontro con la madre che credendola dominata dal demonio la obbliga a trattamenti antilesbiche. In Notting Hill, straordinario classico del romanticismo moderno, “galeotta” è proprio una spremuta di arance che William (Hugh Grant) versa involontariamente su Anna (Julia Roberts) offrendole, innocentemente, di cambiarsi nel suo appartamento, episodio che darà inizio ad una grande storia d’amore. A consacrare ulteriormente gli agrumi nella cinematografia americana e non, ci penserà il celebre comico americano Fred Allen, secondo il quale “La California è un bel posto per vivere... se sei un’arancia.” È una delle battute più famose che indica non solo la divertente ironia con cui gli artisti della East Coast prendevano bonariamente in giro i colleghi di Hollywood e dintorni, ma anche la vera e propria “magnifica ossessione” che il cinema statunitense e non solo dimostrano, da sempre, nei confronti degli agrumi. Certamente ciò è dovuto alle grandi estensioni di agrumi coltivati in

quel territorio ed alla loro importanza nella cultura alimentare californiana; Orange County è il nome di una delle contee più famose proprio per gli aranceti, ma è diventato anche il titolo di O. C., un’intera serie di grande successo firmata da Allen stesso. Arance amare, di Michel Such, è una pellicola ambientata ad Algeri, nel maggio del 1945, dove si festeggia la fine della guerra e la sconfitta della Germania. Gli interpreti, lui spagnolo e lei italiana, stanno festeggiando la nascita del loro secondogenito, quando di lì a poco scoppia la guerra. Certamente, più soft è la storia de L’Anatra all’arancia, commedia sexy all’italiana con la regia di Luciano Salce, realizzato nel 1975. La trama racconta, grazie al talento di Ugo Tognazzi, Monica Vitti e Barbara Bouchet, di una coppia in crisi che trascorre un ultimo fine settimana insieme nella loro villa al mare, in un intreccio di tradimenti reciproci. Per concludere, estinta probabilmente un po’ la sete culturale, ai lettori di quest’articolo (tratto dal libro “Agrumi mediterranei”, a cura di Pasquale Montemurro, Grecale Editore, Bari) non rimane che bere una salutistica spremuta di agrumi veri.

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gricoltura

Mentre la Procura di Bari sequestra l’ulivo infetto in agro monopolitano

A Monopoli manifestazione intercomunale per frenare la xylella

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i, combatto xylella. Si per il paesaggio, la produttività, la scienza. Questo lo slogan lapidario che ha guidato il corteo di domenica 13 gennaio a Monopoli , dove 55 trattori hanno sfilato in pieno centro cittadino fino a Piazza Vittorio Emanuele per lasciare spazio ad un dibattito costruttivo sul gravoso problema. Un’iniziativa nata spontaneamente dal basso, tra produttori e cittadini, che ha coinvolto migliaia di manifestanti provenienti da tutta la Puglia, in primis olivicoltori, frantoiani, vivaisti ed esponenti politico- istituzionali a vari livelli, con lo scopo di fare fronte comune - senza etichetta ideologica o altro – nella lotta al batterio. L’invito quindi a tutta la società civile, aziende, enti , organizzazioni, amministrazioni pubbliche, scuole, organi d’informazione, istituti di ricerca, a cambiare il senso di mar-

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di Paola DILEO cia nel contrasto alla xylella, ancora con più forza dopo il ritrovamento di ulivo infetto in contrada Caramanna a Monopoli. Un invito che ha trovato una risposta immediata e corale, a giudicare dalla mole di sigle a sostegno, in testa ANCI Puglia, Infoxylella .it, ANVE (Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori), AIFO Puglia, Associazione Nazionale Città dell’Olio, CIA Agricoltori Puglia, Coldiretti Puglia, Coopagri Puglia,Confagricoltura Puglia, Agrinsieme, Assoproli Bari, Torre Guaceto Riserva Naturale, Parco Regionale delle Dune Costiere, Torre Canne e Torre S. Leonardo, Ass. Libero Comitato Anti Xylella. com, Centro Ortofrutticolo Mediterraneo, Italia Olivicola, Comitato Intercomunale Xylella: prevenire è meglio che abbattere, Gruppo Vivaisti Orticoli, Acli Terra, ARPTRA, Movimento Nazionale per l’Agricoltura, Save The Olives Onlus, Ass. Italiana Coltivatori, AIFO, Consorzio

Olio Dop Terre d’Otranto, ANPA, Oleificio Coop. Di Monopoli, AGIA Puglia(Ass. Giovani Imprenditori Agricoli), Ass. Terra, Libri in Faccia, testata Globalmedia. info, l’Accademia dei tipici: enogastronomia e oli evo di qualità, DUC Ostuni Città Bianca, il COREPA, il Collegio Periti Agrari Laureati di Brindisi, l’Ordine degli Agronomi di Brindisi, l’Ordine dei Dott. Forestali di Lecce, Cia Basilicata, Ass. Nazionale Forestali, Fed. Nazionale degli Agronomi. Per esigenze di sintesi riporteremo solo alcune dichiarazioni degli intervenuti. Il Sindaco di Monopoli Angelo Annese: “Monopoli oggi rappresenta un territorio unito e senza distinzione di colore politico, esprime una richiesta di aiuto a tutte le autorità sovracomunali Regione, Ministero e Comunità Europea. A rischio un intero sistema produttivo e il suo paesaggio”. Il dott. Pierfederico Lanotte, ricercatore

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CNR:”La lotta all’epidemia sarà molto dura; un’epidemia si vince insieme, dobbiamo passare dal pensiero individuale a quello collettivo. Il mio appello va ai sindaci, nel coordinare l’attività di prevenzione e sorveglianza. Vi è poi un appello generalizzato alla responsabilità, perché la xylella non è solo un problema pugliese o salentino. Il vivaista, Leonardo Capitanio, presidente ANVE:”I primi a pagare lo scotto di questa fitopatia , siamo stati noi vivaisti con oltre 500 piante ospiti individuate e una serie di limitazioni alla circolazione delle piante, pur non avendo fin’ora trovato alcun esemplare infetto nelle nostre aziende. Non esiste alcun complotto, è ora di applicare la legge! Il consulente agrario Paolo Leoci: ”La piana degli ulivi monumentali di Puglia, un paesaggio di inestimabile pregio e bellezza, non ripetibile, non ha una seconda chance. Così rischiamo di perdere questa unicità tramandata per secoli e insieme un patrimonio di biodiversità che alimenta il polo vivaistico pugliese, le eccellenze olivicole, orticole, gastronomiche e turistiche. Ognuno di noi faccia la sua parte. I’On. Movimento 5 stelle, Giuseppe Labbate:” L’emergenza avanza inesorabilmente se nessuno fa nulla. Questo governo sta facendo in sei mesi quello

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che non è stato fatto negli ultimi anni. Abbiamo già trovato 100 milioni per il Piano d’intervento. Il ministro Centinaio il 25 gennaio porterà il decreto in conferenza Stato- Regioni. Stiamo per chiudere anche l’indagine conoscitiva avviata in Commissione Agricoltura.

Il senatore PD Dario Stefano: “Abbiamo avuto il timore di rispondere con determinazione alle prescrizioni scientifiche. Siamo in ritardo perché abbiamo ascoltato cantanti e santoni. Abbiamo compromesso gran parte del territorio, serve uno scatto di remi per provare a recuperare col reimpianto una fisionomia non solo produttiva ma rurale. Il vicepresidente dell’ Ass. Nazionale Città dell’ Olio Benedetto Miscioscia: ”Confido che le istituzioni abbiano compreso la gravità del problema. C’è una contaminazione a macchia di leopardo che investe un sistema produttivo, economico e sociale. Noi rappresentiamo delle città d’identità, connotate da un territorio, una biodiversità, una storia una tradizione. Tutto ciò rappresenta il nostro tesoro che va preservato” Il presidente GAL Trulli e Barsento Stefano Genco: ”Non bisogna mollare la presa , la mobilità deve essere costante, ogni settimana, se vogliamo tutelare il territorio , perché la xylella oggi ha interessato l’ulivo, domani può attaccare anche i ciliegeti e i mandorleti.

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