FOGLIE n.1/2020

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

PROFESSIONE (A) TERRA

Esami abilitanti: in crescita solo gli agrotecnici, crollano agronomi e tecnologi alimentari

agricoltura

Magazzini pieni di olio straniero (+21%) agroalimentare

Dischetti essiccati di fichi, prodotto innovativo pugliese Oleoturismo fra novità ed opportunità

N° 1 • 15 gennaio 2020





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ditoriale

15 gennaio 2020 - n. 1 - Anno 15

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Usa-Cina: vigilare sulle dinamiche dei flussi commerciali delle commodities

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Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

ovremo esaminare con grande attenzione i contenuti del nuovo accordo tra Stati Uniti e Cina. Dalle anticipazioni che sono state diffuse, l’intesa potrebbe alterare i flussi e le dinamiche del mercato delle commodities agroalimentari a livello mondiale. Questo in merito all’annuncio della Casa Bianca relativo alla firma, il 15 gennaio, della cosiddetta “fase uno” dell’accordo tra Stati Uniti e Cina. Da parte statunitense è stato indicato che le autorità di Pechino hanno assunto l’impegno a far salire almeno fino a 40 miliardi di dollari in due anni le importazioni di prodotti agroalimentari dagli Usa. In pratica, le importazioni della Cina dovrebbero raddoppiare in valore rispetto ai livelli in essere fino all’avvio del contenzioso commerciale e l’aumento andrebbe a scapito degli altri principali fornitori del mercato cinese: Unione europea, Australia, Argentina e Nuova Zelanda. La Commissione Ue è quindi tenuta a valutare se la nuova intesa tra Stati Uniti e Cina rispetta in

pieno le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) in materia di libera concorrenza. Ricordiamo come esempio le recenti vicende che hanno caratterizzato il commercio internazionale della soia. A seguito del crollo delle esportazioni verso la Cina, gli Stati Uniti sono diventati il primo fornitore di soia del mercato europeo con un’incidenza di oltre il 70% sul totale delle importazioni. La percentuale risulta più che raddoppiata rispetto alla situazione in essere alla metà del 2018. A seguito della nuova intesa tra Stati Uniti e Cina questo dato è destinato a cambiare con la prevedibile ripresa delle esportazioni di soia statunitense verso il mercato cinese. Bisognerà anche verificare con attenzione gli effetti sui prezzi della rotazione dei flussi commerciali che sembra prossima. Inoltre, a livello europeo, occorre varare un piano straordinario per l’aumento della produzione di cereali e proteine vegetali, al fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni dai Paesi terzi.



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ommario

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editoriale

USA-CINA 5 Vigilare sui flussi commerciali delle commodities

18 AGRICOLTURA

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PROFESSIONI TECNICHE E AGRARIE Dati esami abilitanti da 2015 a 2018

CONSUMI 26 Magazzini pieni di olio straniero (+21%)

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ortofrutta 28 Arriva rivestimento commestibile

gal trulli e barsento A Monopoli opportunità da sfruttare

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8 agroalimentare

8 DISCHETTI ESSICCATI DI FICHI Prodotto innovativo tutto pugliese

18 PSR

20 OLEOTURISMO

xylella 21 Confronto su piano riparto 300mln

29 POMODORO SAN MARZANO

Regione Puglia manca obiettivo spesa?

mondo gal

Fra novità ed opportunità

Decimo anno consecutivo di aumento export

zootecnia ETICHETTE DELLATTE ITALIANO 13 NUOVE Graranzia o Burocrazia?


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groalimentare

Consumer test per la verifica funzionale di una scheda sensoriale

“Dischetti essiccati di fichi”, un prodotto innovativo da varietà autoctone pugliesi F ra n c e s co Lo p e r f i d o 1, A ro n n e G a l e ot t i 1, Pa s q u a l e V e n e r i to 2, G i u s e p p e M agg i1, V i to N i co la S av i n o1,2 1 I T S Ag roa l im e n ta r e P u g l ia , 70010 Lo co roto n d o ( B A ) , I taly; lop e.franc e sco @ gmail.com; aronn e. gal e otti @ gmail.com; 2 C R S F A C e n t ro di Ric e rca , S p e r im e n ta z i o n e e F o r ma z i o n e i n Ag r ico lt u ra , 70010 Lo co roto n d o ( B A ) , I taly; pasqual e v e n e rito @ crsfa .it

Abstract: The use of autochthonous fruit as raw material for the production of old and new food may act as a functional tool in favour of the protection of vegetal biodiversity. In this article there will be a description of the technological transformation and sensory analysis of a new food product “dry fig little disks” (Ficus carica L.), obtained by autochthonous varieties of Apulia, with the relative results ( U tilizzar e frutti autoctoni com e mat e ria prima p e r la produzion e di v e cc h i e nuov i alim e nti potr e bb e rappr e s e ntar e uno strum e nto funzional e a favor e d e lla tut e la d e ll e biodi v e rsità v e g e tali. I n qu e sto articolo v e rranno d e scritt e la trasformazion e t e cnologica e l’analisi s e nsorial e condotta su un prodotto alim e ntar e nuovo, “disc h e tti e ssiccati di fic h i” ( F icus carica L. ) a partir e da d e ll e vari e tà autocton e pugli e si, con i r e lati v i risultati. )

Introduzione L’ erosione genetica di alcune varietà è da considerarsi una naturale conseguenza dell’evoluzione e quindi della selezione naturale insita in essa. Probabilmente, però, i ritmi e le dinamiche di questo lento e funzionale discernimento biologico sono stati eccessivamente forzati e accelerati da una esplosione demografica disomogenea, dalla conseguente necessità di “cibi di massa” e dall’affermarsi di un modello di economia incentrata sul profitto più che sulla persona. Il risultato più evidente, dovuto all’introduzione e allo sviluppo di colture intensive e monovarietali, è stata la rapida perdita di germoplasma vegetale e, nello specifico, frutticolo. Un patrimonio genetico più ricco ha molteplici aspetti positivi in quanto arricchisce la nostra dieta con un più alto numero di composti nutritivi, utili al nostro organismo anche per prevenire patologie dovute alla loro carenza. Alcuni frutti sono anche fonte di composti bioattivi come antiossidanti, an-

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tibiotici, immunoregolatori, di protezione verso patologie cardiovascolari od oncologiche, di prevenzione e cura per malattie neurodegenerative; ad esempio, “l’estratto di drupa Prunus spinosa Trigno ecotype (PsT), effettuato con un complesso attivatore nutraceutico (NAC) costituito di aminoacidi, vitamine e miscele di sali minerali, ha mostrato attività antitumorale in vitro”1. La biodiversità vegetale rappresenta, inoltre, una preziosa risorsa per contrastare la diffusione di determinate patologie vegetali; infatti, nella lotta alla Xylella fastidiosa, una speranza è stata identificata nel Leccino, una delle tante cultivar di Olivo coltivate anche in Puglia, che mostra un’evidente tolleranza, con una lenta progressione della malattia, rispetto alle altre cultivar2. Proprio per contribuire al progetto di conservazione e valorizzazione della ricca biodiversità vegetale che caratterizza l’agricoltura regionale, presso il CRSFA - Centro di Ricerca, Spe-

rimentazione e Formazione in Agricoltura Basile-Caramia di Locorotondo è stata creata una collezione ex-situ del germoplasma autoctono frutticolo pugliese e attualmente, presso la Fondazione ITS - Istituto Tecnico Superiore Agroalimentare Puglia, Area “Nuove Tecnologie per il made in Italy” - del quale il CRSFA è partner, è in fase di sviluppo un progetto formativo finalizzato alla messa a punto di una metodologia tecnico/pratica per la caratterizzazione tecnologica delle varietà fruttifere autoctone presenti nella stessa collezione. L’obiettivo è quello di evitare la scomparsa di quel patrimonio genetico che costituisce la biodiversità dei fruttiferi autoctoni della Puglia. A questo scopo è stato sviluppato un prodotto “innovativo” che è stato sottoposto all’analisi di un gruppo di consumatori casuali con l’obiettivo di comprendere le potenzialità sensoriali e, contemporaneamente, sensibilizzare al tema della biodiversità.

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I dischetti essiccati di fichi, materia prima, processo e scheda sensoriale La materia prima per la produzione dei “dischetti essiccati di fichi” proviene da quattro varietà autoctone pugliesi di Fico (Ficus carica L.): “Natalese nera”, “Verde di Natale”, “Comunione”, “Processotta nera”.

Foto 1. Varietà autoctone pugliesi di fichi impiegati come materia prima

La procedura tecnologica di trasformazione dei fichi è stata la seguente: 1. Eliminati i corpi estranei, le parti non eduli/difettose/non adatte all’essiccazione, i fichi sono stati tagliati, in maniera trasversale rispetto all’ostiolo, in fette di spessore compreso tra i 4 e i 6 mm. 2. Le fette sono state immerse per pochi minuti in un bagno di acqua e acido Ascorbico (in combinazione con acido Citrico e Bisolfito di K) (circa 0.3 gr di acido per 1 lt di acqua) e, quindi, sgocciolate 3. Successivamente sono state poste sul vassoio metallico dell’essiccatore, previo inserimento di un supporto plastico di separazione 4. Il primo step di essiccazione è avvenuto a 55°C per un tempo di 30 h (dopo 22h c.a. le fette sono state girate) 5. Il secondo step di essiccazione è avvenuto a 68°C per 1 h e 30 min. 6. I dischetti ottenuti sono stati conservati in contenitori di vetro

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Nell’elaborazione della scheda sensoriale per il consumer test pilota, si è ritenuto utile definire dei descrittori (le caratteristiche sensoriali a cui il consumatore durante il test darà un valore numerico o simbolico) univoci, non complessi, il cui significato risulti chiaro e non ambiguo e in un numero sufficiente per descrivere la variabilità sensoriale necessaria a distinguere i prodotti nelle classi qualitative.3 Per una più facile comprensione, anche emotiva, dei quesiti proposti, ad alcuni descrittori sono state associate delle immagini o dei simboli grafici esplicativi del loro significato.

E’ stato chiesto al consumatore di esprimere un giudizio singolo sull’”appetibilità” riscontrata osservando, annusando e mangiando l’alimento. Questo dato è stato ritenuto utile per una valutazione distinta che potrebbe mettere in luce quei pregi da esaltare o quei difetti da correggere o semplicemente quegli aspetti sui quali fondare una successiva campagna di marketing, anche in relazione al fatto che a volte il prodotto non è bello da vedere ma gustoso all’assaggio o viceversa. Si è ritenuto utile, inoltre, inserire uno specchietto all’inizio della scheda per recuperare informazioni di natura personale

sul conduttore dell’analisi, pur preservandone l’anonimato. Con l’età, ad esempio, le percezioni dei sensi (olfattiva, gustativa, tattile e visiva) sono soggette ad una riduzione fisiologica; mediamente, dai 60 anni di età ci sono modifiche significative nella struttura degli apparati percettivi. Nella elaborazione dei dati, quindi, sono stati associati alla lettura dei grafici della QDA (Analisi quantitativa descrittiva) ottenuti dalle risposte dei consumatori alla scheda, questi parametri, per una più corretta interpretazione dei risultati.

Il consumer test pilota e i risultati dell’elaborazione dati V e rificar e c h e un cibo piac e e c h e potr e bb e far part e d e ll e abitudini alim e ntari di una comunità dà al prodotto st e sso il valor e c h iav e p e r una sua e ff e tti va diffusion e, trasformandolo, da s e mplic e alim e nto e/o r e lati vo proc e sso t e cnologico, n e llo “strum e nto” con cui pot e r valorizzar e concr e tam e nt e una mat eria prima, com e n e l caso ogg e tto di qu e sto lavo-

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ro, una vari e tà autoctona in stato di e rosion e g e n etica. L e e sp e ri e nz e s e nsoriali n e ll’ambito d e l consum e r t e st pilota p e r la valutazion e organol e ttica d e i “D isc h e tti e ssiccati di fic h i” e d il collaudo d e lla sc h e da s e nsorial e e laborata ad h oc sono stat e e ff e ttuat e a M artina F ranca n e ll’ambito d e lla 8° M o st ra “F u n g h i, B o n sai, E r b e spo n ta n e e” da l 15 a l

17 N ov e mb r e 2019. I gruppi di lavoro coinvolti sono stati du e: - 1° G r u ppo: st u d e n ti d e ll e classi quarta e quinta d e gli I stituti: I I S S Ettor e M a j orana di M artina F ranca ( indirizzo C h imico ) e I I S S B asil e - Caramia di Locorotondo ( indirizzo Agrario ) - 2° G r u ppo: T e c n ici d e l s e ttor e e v isitatori d e lla mostra, di di v e rs e e tà.

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M olto proficua è stata la sc e lta di p e rm e tt e r e ai con sumatori di anno tar e sulla sc h e da d e ll e v alutazioni di natura p e rsonal e e / o indicar e d e i d e scrittori non pr e s e nti tra i qu e siti proposti ; qu e sti ult e riori dati potran no s e rv ir e p e r una ri e laborazion e d e lla sc h e da s e nsoria( migliorandon e le la r e lazion e con il prodotto da analizzar e ) ri v e landosi funzionali alla v alutazion e d e l pro dotto ma anc h e utili p e r e v e ntuali studi N° 1 - 15 gennaio 2019

di m e rcato ad e sso associati . D all’ e sam e d e i v ari dati e laborati graficam e nt e ( v. sopra ) , l e du e v ari e tà c h e sono risultat e mi gliori , dal punto di v ista organol e ttico, com e mat e ria prima p e r la produ zion e d e i “ D isc h e tti e ssiccati di fic h i ”, sono la P roc e ssotta n e ra di C h i e uti e la V e rd e di N atal e di C e gli e M e ssapica . Q u e sti dati , ott e nuti attra v e rso l’analisi s e nsorial e , v e rranno associa-

ti a qu e lli analitici r e lati v i ai param e tri c h imico / fisico / nutrizionali , sia d e l frutto fr e sco sia d e l prodotto ott e nuto dalla r e lati v a trasformazion e ; in tal modo sar à possi bil e indicar e la v ari e tà c h e n e lla sua composizion e pr e s e nta composti bio atti v i e dall’alto v alor e nutrac e utico. La sc h e da si è ri v e lata molto util e anc h e per la s e nsibilizzazion e d e i consu matori alla tut e la d e lla biodi v e rsità v e g e tal e .

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Considerazione finale I parametri chiave per la selezione delle cultivar da valorizzare sono gli aspetti salutistici legati alla

presenza di sostanze bioattive in grado di prevenire patologie cardiovascolari e degenerative e le caratte-

ristiche sensoriali ormai riconosciute quali driver fondamentali per l’apprezzamento del consumatore.

Bibliografia 1. Cytotoxic and Apoptotic Activities of Prunus spinosa Trigno Ecotype Extract on Human Cancer Cells Stefania Meschini, Evelin Pellegrini, Maria Condello, Giovanni Occhionero, Sebastiano Delfine ID, Giancarlo Condello ID and Franco Mastrodonato - 20 Settembre 2017 Licensee MDPI, Basel, Switzerland. 2. Xylella fastidiosa induces differential expression of lignification related-genes and lignin accumulation in tolerant olive trees cv. Leccino - Erika Sabella, Andrea Luvisi, Alessio Aprile, Carmine Negro, Marzia Vergine, Francesca Nicolì, Antonio Miceli, Luigi De Bellis - 2017 Journal of plant physiology 3. MODELLI DI CLASSIFICAZIONE BASATI SUL PROFILO SENSORIALE: UN MODELLO PER LA MEDIA DEL PANEL O UNO PER OGNI GIUDICE? - Pablo Miguel Granitto, Franco Biasioli, Isabella Endrizzi, Flavia Gasperi - Secondo Convegno Nazionale della Società Italiana di Scienze Sensoriali: atti dei Lavori, ISBN 978-88-8453-871-0 (print), ISBN 978-88- 8453-872-7 (online), 2008 Firenze university Press

Fondazione ITS - ISTITUTO TECNICO SUPERIORE Agroalimentare Puglia - Locorotondo (Ba) La Fondazione si propone, attraverso una strategia formativa mirata, di trasferire le innovazioni al settore agroalimentare, favorendo l’innalzamento del capitale umano al fine dello sviluppo dell’intero sistema-territorio. Opera sulla base di piani triennali con l’obiettivo di assicurare, con continuità, l’offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione a figure che rispondano alla domanda proveniente dal mondo del lavoro. Infine, in relazione alle priorità strategiche per lo sviluppo economico del Paese e della programmazione regionale, la Fondazione conduce attività di studio, ricerca, progettazione, informazione e formazione per il sistema agroalimentare. Fondazione ITS Istituto Tecnico Superiore Area “Nuove Tecnologie per il Made in Italy Sistema Alimentare - Settore Produzioni Agroalimentari” S.C. 138 C.da Marangi n.26 - 70010 Locorotondo (BA) Tel. 080.4312767 | Fax 080.4312767 | pec: fonditsagroalimentare@legalmail.it e-mail g.maggi@itsagroalimentarepuglia.it www.itsagroalimentarepuglia.it

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Latte proveniente dall’estero problema per allevatori nostrani

LE NUOVE ETICHETTE DEL LATTE ITALIANO: GARANZIA O BUROCRAZIA?

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l latte proveniente dall’estero per realizzare i formaggi italiani è un problema attuale che impatta sui comportamenti dei consumatori con ricadute problematiche sul sistema agroalimentare italiano. In Italia, infatti, gli allevatori, per contenere il prezzo finale di vendita e rimanere appetibili sul mercato, sono costretti a venderlo ad un prezzo irrisorio. Dunque, le aziende italiane chiudono ed importare il latte dall’estero diventa una “necessità conveniente”. Un recente intervento normativo merita, tuttavia, approfondimento. Con la circolare del 23 febbraio 2017, esplicativa del decreto interministeriale del 9.12.2016, il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato che dal 19 aprile 2017 è divenuta obbligatoria l’indicazione, in etichetta, dell’origine della materia prima dei prodotti lattiero caseari, il cui obiettivo dichiarato è quello di assicurare “un livello elevato di protezione della salute e degli interessi dei consumatori e di fornire loro le basi per effettuare scelte consapevoli e per utilizzare gli alimenti in modo sicuro”. Le diciture utilizzate riguardano il “Paese di mungitura” ed il “Paese di condizionamento o di trasformazione” del latte. Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattierocaseari, sia stato munto, confezionato e trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo di una sola dicitura. Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono nel territorio di più Paesi, diversi dall’Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: “latte di

di Avv. Valeria Marina Cellamare Paesi UE” (se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei) e “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” (se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei). Se le operazioni, invece, avvengono al di fuori dell’Unione europea, verrà usata la dicitura “Paesi non UE”. Sono esclusi dal campo di applicazione del decreto i prodotti di cui al regime di denominazioni di origine protetta (DOP) e di indicazioni geografiche protette (IGP) che hanno già disciplinari relativi anche all’origine ed al latte fresco già tracciato. E dunque, da un lato, con il decreto si assicura che le etichette alimentari siano chiare e comprensibili per aiutare i consumatori ad effettuare scelte alimentari più consapevoli, dall’altro, si valorizza il “Made in Italy” e si consente di sostenere la straordinaria biodiversità delle razze bovine allevate a livello nazionale. Si rischia, tuttavia, di “addossare il carico”, per la maggior parte, sulle spalle del consumatore, spesso distratto o poco attento alla minuziosa lettura delle etichette, finendo, dunque, per acquistare, ad esempio, una mozzarella prodotta in Germania con latte tedesco. Peraltro, lo sforzo normativo appare poco esauriente di fronte al

persistere di un dato oggettivo secondo cui il latte nazionale copre circa due terzi del fabbisogno ed il resto, dunque, non può che essere importato. È chiaro, allora, che occorre fare meglio. La volontà di soddisfare la richiesta di trasparenza sulla tracciabilità da parte del consumatore non può, infatti, viaggiare da sola e necessita, in concreto, di strumenti di attuazione che implementino l’attività di tutela e valorizzazione delle nostre eccellenze agricole e alimentari attraverso misure ad hoc realizzate anche a livello regionale.



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gricoltura

I DATI DEGLI ESAMI ABILITANTI DAL 2015 AL 2018

LE PROFESSIONI TECNICHE E QUELLE AGRARIE Crollano gli Agronomi (-22,30%) ed i Tecnologi alimentari (-30,74%); diminuiscono i Periti agrari (-4,90%). Continua invece la crescita degli Agrotecnici (+15,73%). In calo le domande di tutti gli altri Albi professionali del settore tecnico.

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ono finalmente disponibili i dati sugli esami abilitanti, per il quadriennio 2014- 2018, delle professioni tecniche con un focus particolare sui quattro Albi professionali del settore agrario (Agronomi e Forestali, Agrotecnici ed Agrotecnici laureati, Periti agrari, Tecnologi alimentari), che rivelano una situazione sorprendente: tre dei quattro Albi “agrari” pre-

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sentano dati negativi, alcuni anche molto negativi, come gli Agronomi (-22,30%) ed i Tecnologi alimentari (-30,70%), mentre i Periti agrari contengono la diminuzione sotto il 5% (-4,90%). Crescono invece, ed in modo consistente, le domande di iscrizione agli esami abilitanti alla professione di Agrotecnico ed Agrotecnico laureato (+15,70%), un trend che prose-

gue già da molti anni ma che si è rafforzato nell’ultimo quadriennio, tanto che nel 2018 i candidati agli esami abilitanti per questa categoria, da soli, sono di più di quelli degli Agronomi e dei Periti agrari sommati assieme; ed è la prima volta che questo accade da quando, con il DPR n. 328/2001, questi Albi sono stati messi in condizione di “concorrere” fra di loro.

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Che confermano il successo delle policy messe in atto dall’Albo degli Agrotecnici, il quale ha saputo profondamente innovare il modo di svolgimento della professione. I dati di questi anni evidenziano altresì come, anche nell’ambito di un identico settore di attività -e dunque in un contesto uguale per tutti-, l’affermazione od il declino di una categoria professionale dipende soprattutto dalle politiche che vengono messe in atto. In particolare gli Agrotecnici hanno decisamente puntato sullo svolgimento dell’attività

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professionale in forma collettiva (tramite società, cooperative ed associazioni) integrando in tal modo l’attività professionale normalmente svolta in forma singola e così offrendo agli iscritti nell’Albo maggiori opportunità di lavoro e di reddito. Le strutture organizzate degli Agrotecnici partecipano infatti a gare di appalto specifiche per il settore e poi redistribuiscono le attività professionali in tal modo ottenute ai singoli iscritti. Sono inoltre state predisposte modalità agevolative per rendere in maniera più efficace i servizi professionali alle imprese agricole, in primo luogo sollecitando i liberi professionisti a dotarsi di

un proprio autonomo CAA-Centro Agricolo di Assistenza (il CAA “CANAPA”), indispensabile per i contributi europei e per accedere alle provvidenze dei Piani Regionali di Sviluppo Rurale. A favore dei liberi professionisti il Collegio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati (insieme alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari) ha messo in campo una Fondazione di partecipazione, attiva su alcune misure dei PSRPiani di Sviluppo Rurale, facendosi carico della maggior parte degli adempimenti burocratici e dunque agevolando l’attività dei singoli iscritti nell’Albo. www.foglie.tv


Le altre professioni tecniche I dati degli esami abilitanti delle altre professioni tecniche fanno ovunque registrare una generalizzata riduzione del numero dei candidati nel quadriennio in esame (gli Ingegneri civili ed ambientali con -0,68% sono quelli che presentano dati migliori, ma i Geologi segnano -9,94%, gli Architetti -12,34%, i Chimici -27,16%, i Periti industriali -27,46%, i Geometri -42,56%) e rendono ancora più significativo il risultato fatto registrare dall’Albo degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati. “Per “fare squadra” - dichiara Gian Marco Lucarelli, eletto Presidente della Federazione degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati della Puglia - è fondamentale investire su risorse umane che ci credano fortemente e che collaborino attivamente nel raggiungimento di obiettivi comuni

Per Distretto Agroalimentare di Qualità

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Costituita “Puglia Federiciana”

resso lo studio del notaio Pepe in Cerignola si è costituita la Società Consortile “Puglia Federiciana”, il soggetto giuridico che governerà nei prossimi anni l’omonimo Distretto Agroalimentare di Qualità. All’interno della nuova società, una nutrita rappresentanza di alcune tra le più rilevanti realtà imprenditoriali del territorio che dal sud della Capitanata, passando per la BAT arriva fino alla provincia di Bari. Una compagine sociale caratterizzata da una reale intersettorialità che va dal comparto agricolo a quello agroindustriale, alla distribuzione, alle strutture di accoglienza ed alla pesca. “Puglia Federiciana”, fortemente voluta dai GAL Tavoliere e Ponte Lama, oltre che dalle associazioni “Comitato di gestione Strada dell’olio di oliva

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Castel Del Monte” e “Comitato di gestione della strada del vino DOC Castel del Monte”, annovera al suo interno Confagricoltura Foggia e Confagri-

coltura Bari, CIA Capitanata e CIA Puglia, Confesercenti FG e FEDAGRI Pesca Puglia oltre ad associazioni del settore della pesca.

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gricoltura

Psr, disimpegno evitato per tutte le Regioni a rischio tranne la Puglia

Malati di burocrazia

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l 31 dicembre 2019 è scattato il secondo disimpegno automatico n+3. Sicilia, Basilicata, Abruzzo, Campania, Marche e Liguria hanno evitato il disimpegno in zona Cesarini, la Puglia perderà 228 milioni. La Regione Puglia ha subito un rilevante disimpegno dello stanziamento delle risorse del Psr, pari a 86 milioni di euro di risorse Feasr (Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale) e di 142 milioni di euro di risorse pubbliche. Alla scadenza del 31 dicembre 2019 (secondo disimpegno automatico n+3), non è stata solo la Puglia a soffrire. Sicilia, Basilicata, Abruzzo, Campania, Marche e Liguria hanno evitato il disimpegno in zona Cesarini. Queste Regioni sono riuscite a evitare la perdita di risorse, invece il dato pugliese è clamorosamente scandaloso per indolenza e incapacità politica e amministrativa. In generale l’attuazione dei Psr in Italia procede a rilento nella maggior parte delle Regioni. I pagamenti hanno raggiunto appena il 43,2% dello stanziamen-

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to 2014-2020. L’avanzamento della spesa dei Psr è molto diversificata a livello regionale con notevolissime differenze. I 23 Psr italiani viaggiano a due velocità tra l’eccellenza e il costante rischio di “disimpegno automatico” degli stanziamenti. Disimpegno, la regola “N+3” - Il disimpegno automatico scatta al 31 dicembre di ogni anno: le somme stanziate per i Psr devono essere spese entro il 31 dicembre del terzo anno successivo all’anno dell’impegno di bilancio (cosidetta regola “N+3”, ai sensi dell’Art. 38 del Reg. 1306/2013). Il 2018 è stato il primo anno in cui è scattato il disimpegno automatico; gli stanziamenti del 2015 dovevano essere erogati entro il 31 dicembre 2018. Tutte le Regioni italiane hanno superato indenni il disimpegno automatico al 31 dicembre 2018, seppure alcune Regioni ci sono riuscite all’ultimo momento. Il 2019 è il secondo anno in cui è scattato il disimpegno automatico; gli stanziamenti del 2016 devono

essere erogati entro il 31 dicembre 2019. La situazione è drammatica per la Regione Puglia, dove l’avanzamento della spesa è al 28,9% e, al 31 dicembre 2019, ha perso 142 milioni di euro di risorse pubbliche per effetto del disimpegno; ciò significa che la Regione Puglia in un anno ha perso più dell’intero Psr dell’Abruzzo. Spesa a rilento in tutta l’Italia - L’attuazione e i pagamenti della politica di sviluppo rurale in Italia procedono a rilento in tutta l’Italia, con differenze notevolissime tra le varie Regioni. Dopo cinque anni all’avvio dei Psr, la spesa pubblica effettivamente cumulata di tutti i Psr dal 1/01/2015 al 31/12/2019 è stata di 9,046 miliardi di euro, a fronte di uno stanziamento complessivo settennale di 20,874 miliardi di euro (tab. 1). Al 31 dicembre 2019, la spesa ha raggiunto solamente il 43,2% dello stanziamento 20142020. Le Regioni stanno lavorando alla prossima programmazione 20212027, ma devono ancora spendere quasi il 60% delle risorse 2014-2020. www.foglie.tv


Le Regioni virtuose - L’avanzamento della spesa evidenzia quattro Regioni che hanno superato il 50% della spesa programmata: la provincia autonoma di Bolzano (64,7%), il Veneto (56,9%), la provincia autonoma di Trento (51,6%) e la Calabria (50,3%). Altre Regioni hanno superato il 45% della spesa: Emilia Romagna, Molise, Piemonte, Sardegna e Valle d’Aosta. Dei 23 Psr italiani, tutti hanno raggiunto l’obiettivo di spesa al 31 dicembre 2019 (tab. 1), eccetto la Puglia. Ma non bisogna guardare solo l’efficienza della spesa, occorre analizzare anche l’efficacia della spesa. Ci sono Regioni che hanno mirato prevalentemente alle “misure a superficie” dove la spesa è più facile, mentre alcune Regioni hanno investito più opportunamente negli interventi strutturali. Ad esempio l’Emilia-Romagna ha messo a bando il 98% delle risorse del Piano di sviluppo rurale, ne ha assegnate l’85% ai beneficiari e le misure a superficie incidono meno di altre Regioni. Migliorare la gestione è un imperativo - La gestione dei Psr va affrontata con determinazione e lungimiranza perché la situazione è molto critica: gli agricoltori lamentano un aggravio burocratico insostenibile; le Amministrazioni regionali e nazionali soffrono di complessità procedurali, sistemi informatici inefficienti, frequenti ricorsi da parte dei beneficiari che bloccano le graduatorie. Eppure ci sono Regioni in cui la gestione dei Psr è virtuosa. All’opposto l’incapacità amministrativa di molte Regioni è un vero ostacolo per l’agricoltura italiana e per i territori rurali. Se le Regioni non riescono a spendere i soldi con la regola “N+3”, significa che non c’è futuro per nessuna politica agricola nazionale e regionale. Disimpegno, a Bari sperano in una deroga - La Regione Puglia spera in una “deroga all’impegno di spesa” che avrebbe a questo punto il solo effetto di evitare il disimpegno automatico. Il 17 dicembre 2019, nel corso di un incontro annuale di riesame 2019 che si è tenuto a Bruxelles, l’Ente ha illustrato lo stato di avanzamento del Psr che vede bandite quasi tutte le misure con uno stanziamento pari al 97% della dotazione complessiva N° 1 - 15 gennaio 2020

che ammonta ad 1,6 miliardi di euro. Tutti i bandi attivati hanno avuto un riscontro eccezionale da parte del territorio con oltre 44.000 domande di sostegno per un valore di investimenti superiore a 5 miliardi di euro. Il mancato raggiungimento dell’obiettivo è conseguenza, essenzialmente, del notevole contenzioso in sede di tribunali amministrativi che ha spinto l’amministrazione regionale ad un approccio prudente che ha però avuto ricadute inevitabili sull’avanzamento della spesa. Per effetto delle sentenze cautelari, la Regione Puglia ha bloccato 280 milioni di euro di risorse (riferibili alle più importanti misure ad investimento), risorse da svincolare ad esito delle pronunce definitive della

giustizia amministrativa. Nonostante le difficoltà causate dall’enorme contenzioso e da bandi eccessivamente complicati, la Regione Puglia intende recuperare il tempo perso. Al termine dell’incontro del 17 dicembre 2019, la Regione Puglia ha annunciato la richiesta di deroga dal disimpegno, che è prevista dalla normativa comunitaria (art. 87, Reg. 1303/2013 “Eccezioni al disimpegno”). Si tratta comunque di una procedura non semplice e con esiti totalmente incerti. Comunque, il ricorso a queste soluzioni eccezionali non risolve il problema di una fallimentare gestione politica e amministrativa, che ha privato e continua a privare gli agricoltori pugliesi di importanti risorse per lo sviluppo.

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Riconoscimento normativo

Oleoturismo tra novità ed opportunità

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e l’avvento di un nuovo anno porta sempre con sé aspettative cariche di curiosità e speranze, il mondo olivicolo plaude al riconoscimento normativo del “turismo dell’olio”! Con un emendamento alla Legge di Bilancio 2020, fortemente voluto dal Senatore Dario Stefàno, già “papà” della Legge sull’enoturismo, è stato istituito e riconosciuto l’oleoturismo attraverso l’estensione al comparto dell’olio delle disposizioni previste dalla Legge 27 dicembre 2017 n.205 che ha regolamentato per la prima volta il settore del turismo del vino. I commi 513 e 514 dell’art.1 della Legge n.160 del 27/12/2019 ossia la Legge di Bilancio per l’anno 2020 normano per la prima volta l’oleoturismo definendolo precisamente come “tutte le attività di conoscenza dell’olio espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione dell’ulivo, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni aziendali dell’olio d’oliva, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito dei luoghi di coltivazione e produzione”. La novità normativa punta a rafforzare ulteriormente il settore del turismo enogastronomico ormai considerato asset strategico per la promozione del Made in Italy e, stante l’ampia autoctonia e la eccellente tradizione produttiva locale, sicuramente del “Made in Puglia” anche in forza del recentissimo riconoscimento europeo dell’ IGP “Olio di Puglia”. Questa legge vuole essere un volano per incrementare la competitività delle aziende olivicole consentendo a queste di dare multidisciplinarietà ai loro impianti produttivi e quindi implementare il proprio business anche attraverso l’accoglienza dei turisti nei luoghi di produzione, nei frantoi, proponendo degustazioni, visite guidate, senza incorrere in rischi di sanzioni

di Avv. Angela Quatela amministrative e di natura fiscale. Infatti si estendono anche a questa attività, come già per l’enoturismo, i benefici fiscali dati dalla determinazione forfettaria del reddito imponibile, ai fini Irpef, con un coefficiente di redditività del 25% e, in alcune condizioni, un regime forfettario dell’Iva. Anche l’aspetto amministrativo è semplificato, infatti l’attività oleoturistica potrà essere esercitata, previa la sola presentazione della segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), ai sensi dell’art.19 della Legge 07/08/1990 n.241 in conformità alle normative regionali. Questo rappresenta uno strumento aggiuntivo per intercettare nuovi segmenti di fruitori del c.d. turismo sensoriale ed esperenziale, ultimamente in forte crescita, che vede, nel caso di specie, l’oleoturista trascorrere una giornata circondato da ulivi secolari monumentali, assistendo alla raccolta del prodotto e al processo di molitura in un frantoio, magari anche di tipo ipogeo che aggiunge storia e altro fascino all’ambiente rupestre, imparando a distinguere le diverse cultivar di olive da olio per poi arrivare a saper riconoscere le caratteristiche di un olio extra vergine di oliva e infine per concludere con assaggi ed abbinamenti di cibo ad hoc. L’approvazione delle disposizioni già in essere per l’enoturismo, rappresenta, dunque, una grande opportunità ed un incentivo concreto per strutturare un’offerta turistica integrata che può coinvolgere anche le piccole produzioni purchè si mettano in campo standard di elevata qualità. Infatti il fenomeno dell’oleoturismo è già largamente diffuso nel mondo ed in Europa è da tempo praticato sopratutto in Spagna, in particolare in Andalusia dove è focalizzata la maggior parte della produzione olivicola e dove si organizzano escursioni con degustazioni in strutture anche attrezzate come centri benessere per godere di trattamenti di bellezza a base di olio

e altri componenti naturali associati. Per cui per poter essere competitivi e vincere questa sfida sarà necessario valorizzare al massimo il nostro territorio fatto di eccezionale biodiversità che è parte di un grande patrimonio non solo paesaggistico ma anche rurale di cui l’olio è un punto di forza. E’ quindi auspicabile, anzi necessario, se si vorrà rendere produttiva di effetti la novità normativa, pensare anche a dei percorsi professionalizzanti dedicati agli operatori del settore a tutti i livelli così da far diventare la Puglia anche terra di OIL TELLER, cioè di esperti del prodotto che sappiano trasmettere e comunicare anni di tradizione olivicola, nonché di arte, storia, antropologia ed estetica della nostra regione tramite e grazie all’olio. In attesa dei decreti attuativi che verranno emessi nei prossimi tre mesi, affinchè il viottolo diventi autostrada, sarà necessario puntare contemporaneamente alla tradizione ed all’innovazione, alla professionalità e alla competenza di tutta la filiera, quali binomi inscindibili ed elementi indefettibili per raggiungere obiettivi dignitosi e remunerativi per tutti.


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gricoltura

PRIMA DI CONFERENZA STATO – REGIONI

XYLELLA: CONFRONTO SU PIANO RIPARTO 300MLN di Rino PAVONE

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oldiretti Puglia torna a chiedere di destinare i fondi CIPE principalmente ai sostegni ad agricoltori e frantoiani che da 6 anni non possono produrre, nel corso dell’incontro convocato dal Ministro delle Politiche Agricole Bellanova a Roma per un confronto sulla bozza di Piano di riparto dei 300 milioni per ricostruire il patrimonio olivicolo distrutto dalla Xylella nell’area infetta, prima che si riunisca la Conferenza Stato – Regioni. “Abbiamo chiesto al Ministro Bellanova di aumentare le risorse da destinare agli olivicoltori con gli interventi compensativi sulle calamità naturali e sulla sottomisura 5.2 del PSR e di raddoppiare i fondi a disposizione dei frantoi per consentire una adeguata ripartenza” riferisce Coldiretti. Sul fronte frantoi, sono complessivamente 491 le strutture di trasformazione operanti nel Salento, di cui 251 nella sola provincia di Lecce, altri 143 si trovano nel territorio di Brindisi e 97 in quello di Taranto e nel Piano Centinaio, approvato il 13 febbraio 2019 in Conferenza Stato - Regioni, è stato fatto un preciso riferimento al sostegno all’ammodernamento degli impianti di molitura N° 1 - 15 GENNAIO 2020

e a supporto della dismissione e diversificazione parziale o totale degli impianti, come richiesto da Unaprol e Coldiretti, a cui va data sostanza. “Per il contenimento dell’insetto vettore e i monitoraggi, la Regione Puglia deve contribuire a trovare le risorse, battendo anche cassa a Bruxelles, considerato che da Brindisi a Santa Maria di Leuca ci sono 100 chilometri di patrimonio olivicolo devastato, dove dal 2015 non vengono effettuati monitoraggi, a seguito della decisione della Commissione Europea che ha previsto per i territori infetti in modo stabile il venire meno dell’obbligo degli abbattimenti e dei monitoraggi in un’area infetta di quasi 200mila ettari con 21 milioni ulivi”, dichiara il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele. Nel Salento gli agricoltori sono senza reddito da 6 anni, si contano milioni di ulivi secchi, i frantoi sono stati svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia, sono andati persi 5mila posti di lavoro nella filiera dell’olio extravergine di oliva, con un trend che rischia di diventare irreversibile se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare dopo anni di tempo perduto inutilmente il ‘disastro colposo’ nel

Salento. “La posizione di Coldiretti rispetto ai GAL è nota, così come le risorse destinate al DAJS – ha insistito Cantele - risultano sproporzionate rispetto agli interventi diretti di cui sono destinatari gli operatori della filiera olivicola e olearia. Tra l’altro, senza i necessari provvedimenti ordinamentali regionali e nazionali, i reimpianti restano condizionati alle sole specie olivicole resistenti e così si vanificano progettualità e finanziamenti per la diversificazione delle filiere agroalimentari”.

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M G ondo

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Smart and Start: un bando che guarda ai giovani e all’economia del territorio

Il Gal Trulli e Barsento a Monopoli: un’opportunità concreta da sfruttare di Paola DILEO Il Gal Terra dei Trulli e Barsento incontra il territorio per presentare l’ avviso pubblico “Smart and Start”. Un ciclo di animazione che si è concluso lo scorso 13 dicembre a Monopoli, presso la sala conferenze a Palazzo di Cit tà, dove sono intervenuti Stefano Genco, presidente Gal, Raffaele Santoro, diret tore Gal, e il consigliere d’amministrazione Gal, Giancarlo Sardano.

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l bando “Smart and Start” s’inserisce nella strategia di sviluppo locale 20142020 del Gal Trulli e Barsento che annette i comuni di Alberobello, Castellana Grotte, Gioia del Colle, Noci, Putignano, Sammichele di Bari, Turi e Monopoli. In particolare con gli interventi 1.1 “Aiuti all’avviamento d’impresa” e 1.2 “Sostegno agli investimenti” del Piano di Azione Locale 2014-2020, s’intende sostenere la nascita di nuove imprese in ambito extra agricolo, attraverso la concessione di un premio all’avviamento e di un contributo sull’investimento, con l’obiettivo di supportare l’economia locale e aumentare le opportunità di lavoro nell’area GAL. “Un’ottima chance per i giovani con idee innovative che vogliono mettersi in gioco

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– ha esordito il presidente Genco aggiungendo – confidiamo molto nel passaparola affinché queste risorse possano essere sfruttate nell’intero territorio GAL e quindi anche a Monopoli”. Un avviso per nuove iniziative d’Impresa: “Un progetto imprenditoriale, un’idea che avevamo nel cassetto, possono trovare in questo strumento un aiuto concreto - ha spiegato il direttore Santoro”. A disposizione una dotazione finanziaria complessiva di 1.340.000,00 euro di cui 390.000,00 per l’intervento 1.1 e 950.000,00 per l’intervento 1.2. Possono beneficiare degli aiuti gli agricoltori e i coadiuvanti famigliari che avviano attività extra agricole, microimprese e/o piccole imprese, persone fisiche che intendono avviare una nuova attività con codice ATECO

tra quelli ammissibili indicati nel bando (allegato G). Tra gli ambiti d’intervento, servizi di base per la popolazione locale e/o finalizzate allo sviluppo economico del territorio; attività commerciali al dettaglio specializzate nella vendita di prodotti agricoli e agroalimentari (non compresi dell’allegato 1 del trattato), e-commerce; attività di turismo rurale e attività legate allo sviluppo economico del territorio, fornitura di sviluppi turistici, trasporto ecc.; attività di artigianato innovativo finalizzate ad innovare usi, materiali e prodotti anche di riciclo; servizi TIC (tecnologia dell’informazione e della comunicazione) attraverso lo sviluppo di software e servizi digitali in grado di migliorare l’utilizzo delle TIC nelle imprese e nelle famiglie rurali, www.foglie.tv


servizi di web marketing. Ai fini dell’ammissibilità d’aiuti, è condizionante che: l’attività d’impresa sorga nel territorio GAL e preferibilmente in area rurale; la domanda di aiuto contempli sia l’intervento 1.1 che 1.2; alla data di presentazione della domanda d’aiuto si posseggono tutti i requisiti indicati al paragrafo 8 dell’avviso pubblico. Costituiscono criteri preferenziali di selezione la localizzazione geografica della start up, la tipologia d’attività d’impresa tra quelle ammissibili, il sesso del richiedente (l’imprenditoria femminile è avvantaggiata), l’età del richiedente. Il sostegno economico consiste in un premio di 10.000,00 euro a fondo perduto per l’avvio dell’impresa e un contributo in conto capitale (aliquota del 50% per investimenti da 30.000,00 euro e 70.000,00euro). Per par-

tecipare al bando occorre in via preliminare aprire un fascicolo aziendale attraverso un Centro di Assistenza Agricola e successivamente delegare un tecnico per la compilazione della domanda d’aiuto sul portale SIAN (l’inoltro per via telematica deve avvenire entro il 20 gennaio 2020, mentre l’invio della domanda car-

tacea alla sede del “GAL Trulli e Barsento” deve avvenire entro il 31 gennaio 2020. Se le richieste d’aiuto non dovessero assorbire le risorse disponibili, l’avviso pubblico sarà replicato. Per info e chiarimenti: info@galtrulli-barsento.it 0805243477

tel:

Ispirata al libro del fotografo José Carlos Bellantuono

Ecosofia: una piattaforma per riflettere sul degrado ambientale partendo da Monopoli “Immagini, video, realizzati in un decennio: l’atto conclusivo di un percorso di ricerca sulla città di Monopoli, luogo suggestivo ed unico per caratteristiche storicoculturali, ambientali, paesaggistiche e microclimatiche”. Luoghi di irripetibile bellezza da preservare con orgoglio, invece subiscono, ahimè, le più disparate violenze, come l’occhio sempre vigile e sensibile del fotografo José Bellantuono ha saputo catturare e denunciare. “Una mappatura del degrado di Monopoli - spiega - effettuata attraverso campionature ambientali quotidiane, che permettono di conoscere quei fenomeni e comportamenti patologici che sono alla base della perdita di sensibilità ecologica da parte dell’essere e della società. Un percorso che nella sua completezza, parte dal microcosmo della quotidianità per svilupparsi in una visione totalizzante e rivela-

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trice del mondo”. Fotogrammi artistici che bussano direttamente all’inconscio, confluiti nel libro

multisensoriali immersive, videoarte, musica, dj set e reading di poesie ecosofiche. Tutto in nome di una sensibilizzazione ecologica riparativa tra crisi ambientale e crisi sociale. Missione sposata da una ricca compagine che vede tra i protagonisti José Carlos Bellantuono, Cristina Dimauro, Fabrizio Detommaso, Giovanni Longo, Francesco Navach, Bruna Pettrone, Antonio Valente, Michele Russo, e Giancarlo Pirro.

“Ecosofia” e nella piattaforma d’arte Ecosofia - Biosfera allestita nella Chiesa di S. Pietro e Paolo di Monopoli, per le serate del 2526-27 dicembre 2019. Un mix di live performance, installazioni

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gricoltura

Corsa all’acquisto di olive dei frantoiani salentini dalle province di Bari e BAT

CONSUMI: MAGAZZINI PIENI DI OLIO STRANIERO (+21%)

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magazzini di stoccaggio in Puglia sono pieni di 10 milioni di chili di olio extravergine d’oliva straniero con un aumento di quasi il 21% rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti Puglia su dati di ‘Frantoio Italia’ al 15 dicembre 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018 dell’Ispettorato Centrale Repressioni Frodi (ICQRF) del Ministero delle Politiche Agricole, in relazione ai prezzi in caduta libera dei prezzi dell’oro verde che stanno mettendo in ginocchio la produzione regionale, proprio nell’annata della ripresa dopo il crollo fino all’85% della produzione olearia registrato nel 2018 a causa delle gelate. “Dall’anello più debole della catena fino alla trasformazione, tutta la filiera dell’olio è strozzata da pratiche commerciali che hanno fatto crollare del 40% il prezzo dell’olio. L’invasione di olio d’oliva spagnolo con le importazioni che nel 2019 sono cresciute in quantità del 48% non fanno che aggravare la situazione con gravi ripercussioni sul mercato e sull’Uliveto Italia”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

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Intanto, è corsa all’acquisto da parte di frantoiani salentini di olive prodotte nelle province di Bari e BAT, che con la produzione in provincia di Lecce ridotta al lumicino dopo 6 anni di Xylella, hanno acquistato e molito le olive dei cugini baresi. “Cooperative e frantoi che hanno sempre fatto olio extravergine di qualità non rinunciano certamente ad una scelta aziendale di trasparenza e al rapporto fiduciario con i consumatori. A causa della Xylella fastidiosa sono andate perse quasi 3 olive su 4 in provincia di Lecce con il crollo del 73% della produzione di olio di oliva, secondo un’analisi dei dati del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN). Ma i frantoiani non si sono dati per vinti, tenendo viva la filiera olearia salentina, acquistando olive dalle province di Bari e BAT”. Per tutelare l’immenso patrimonio valoriale della filiera olivicola pugliese serve intensificare l’attività di controllo e vigilanza anche per evitare che vengano spacciati come nazionali prodotti importati ma è anche necessario al più presto il recepimento della direttiva

(UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali del 17 aprile 2019 – continua Coldiretti - per ristabilire condizioni contrattuali più eque lungo la catena di distribuzione degli alimenti, con l’introduzione di elementi contrattuali e sanzionatori certi rispetto a prassi che finora hanno pesantemente penalizzato i produttori. “Le speculazioni in campagna vanno stanate sui banchi di vendita al consumo. In una bottiglia di olio venduta sugli scaffali della grande distribuzione a 2/3 euro è impossibile sia contenuto olio extravergine di oliva perché non coprono neanche i costi di produzione. L’olio extravergine di oliva made in Italy non può essere venduto a meno di 7-8 euro al litro allo scaffale. Bisogna guardare con più attenzione le etichette, acquistare oli sulla cui etichetta è esplicitamente indicato che siano stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente da aziende olivicole e frantoiani che fanno della tracciabilità il fiore all’occhiello aziendale”. Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – aggiunge www.foglie.tv


Coldiretti Puglia - si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti, dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa. Tra i prodotti alimentari venduti in offerta più frequentemente ci sono quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare sulle tavole degli italiani e hanno un effetto calamita sui clienti a partire proprio dall’olio di oliva. Occorre approvare la proposta di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, presidente del comitato scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, perché i contratti tra gli attori che operano lungo le filiere del cibo sono presupposto di valore per le produzioni locali, di remunerazione dignitosa per gli imprenditori agricoli e di qualità per i consumatori. A favorire gli arrivi di olio straniero dall’estero è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per

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legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – denuncia Coldiretti - è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente. Ma c’è poca chiarezza anche nei ristoranti dove andrebbero fatte rispettare le normative vigenti in una situazione

in cui nei locali – conclude Coldiretti – è fuorilegge 1 contenitore di olio su 4 (22%) che non rispetta l’obbligo del tappo antirabbocco, entrato in vigore con la Legge 30 Ottobre 2014, n. 161 che prevede anche sanzioni e la confisca del prodotto.

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In Danimarca e Germania

Un rivestimento commestibile per ridurre gli imballaggi dell’ortofrutta Un rivestimento commestibile realizzato con materiali vegetali per gli avocado che servirà a raddoppiare la shelf life a tutto vantaggio del consumatore. I frutti con questo packaging commestibile sono stati messi in vendita in Europa, come riporta il quotidiano inglese “The Guardian”, da grandi catene di supermercati in Germania e Danimarca da pochi giorni.

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l rivestimento è insapore, ma ha il vantaggio di essere anche sostenibile perché può contribuire a ridurre i rifiuti di frutta e verdura freschi lungo la catena di approvvigionamento e l’utilizzo di imballaggi in plastica che sono oggi a rischio tassazione. Può essere utilizzato con molti prodotti ortofrutticoli, è un rivestimento spray ed è stato sviluppato da Apeel Sciences, una startup fondata nel 2012 con una sovvenzione della Bill&Melinda Gates Foundation

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per aiutare a ridurre gli sprechi alimentari nei paesi in via di sviluppo senza accesso alla refrigerazione. L’innovazione controlla i due principali fattori che causano il deterioramento dei prodotti freschi; la velocità con cui l’acqua fuoriesce dalla superficie di frutta e verdura e la velocità con cui entra l’ossigeno. Ciò consente ai prodotti trattati di rimanere freschi più a lungo. La tecnologia è stata lanciata l’anno scorso negli Stati Uniti, dove ha contribuito a diminuire

di più della metà lo spreco di prodotti freschi dei supermercati, tra cui mele, asparagi, lime e limoni. Nella UE è stata autorizzata dalla Commissione europea a giugno, ed è già in fase di test nel Regno Unito da parte di Asda, dove la catena di supermercati dovrebbe infatti lanciare un indagine di mercato nel 2020, dopo un esperimento questo autunno sui mandarini provenienti dal Perù e test sui cetrioli, che potrebbe eliminare la necessità di imballaggi in plastica. www.foglie.tv


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A San Giovanni Rotondo

IL POMODORO SAN MARZANO INCONTRA LE ECCELLENZE PUGLIESI

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o scorso 14 gennaio presso la pizzeria “Regina Margherita” di Orazio Chiapparino a San Giovanni Rotondo (FG), c’è stata una degustazione che ha visto protagonista il Pomodoro San Marzano in tutte le sue declinazioni coltivato, raccolto, prodotto e confezionato dall’azienda Solania, leader nel settore della trasformazione del pomodoro. In particolare, il menù proposto da Orazio Chiapparino, che quest’anno ha ricevuto due spicchi dal Gambero Rosso, ha previsto un’entrée di “paposcia” Presidio Slow Food del Gargano con parmigiana di melanzana: una specialità gastronomica da forno (simile per aspetto al “panuozzo” napoletano) del Gargano dall’impasto scioglievole e croccante e dal retrogusto di grano. La degustazione a spicchi ha compreso quattro pizze a base di pomodoro San Marzano: 1. La Regina Margherita con mozzarella di bufala, formaggio Grana grattugiato, basilico e olio biologico del Gargano 2. La Marinara con aglio, origano, alici a beccafico e fonduta di caciocavallo podolico 3. Pizza con ragù di carne e provola 4. Pizza con crema di ceci, burrata e polpo alla Luciana all’uscita N° 1 - 15 gennaio 2020

Per il dessert, a marcare le sue origini sicule, Orazio Chiapparino ha scelto un cannolo siciliano rivisitato con crema di ricotta e composta dolce di Pomodoro San Marzano. Orazio Chiapparino, siciliano d’origine, pugliese d’adozione ma pizzaiolo globetrotter, nel suo tour europeo alla ricerca di materie prime d’eccellenza trova nella varietà del San Marzano il perfetto pomodoro da utilizzare nella sua pizzeria, per le qualità organolettiche dovute a caratteristiche territoriali uniche e molto diverse da quelle del suo cugino pugliese d’origine valliva che non gode delle proprietà vulcaniche del terreno vesuviano. A materie prime d’eccellenza, il pizzaiolo pugliese abbina un impasto studiato, ricercato e perfezionato nel tempo otte-

nuto da farine macinate a pietra di tipo 1, lievito madre e lievito-maturazione di circa 48 ore da cui deriva un disco di pasta altamente digeribile e salutare che, al palato, esplode nei sapori tipici delle farine con germe di grano. Orazio Chiapparino ha sposato il progetto “Il Mio San Marzano”, promosso dall’azienda Solania e nato sotto l’egida della Coldiretti Campania, grazie al quale pizzaioli e ristoratori possono scegliere la particella di terreno e personalizzare l’etichetta della confezione di latta su cui verrà altresì apposto un QR code. Il progetto risponde alle esigenze della comunità di pizzaioli e dei ristoratori che vogliono identificarsi in un prodotto e ne gradiscono il controllo di tutta la filiera dalla semina alla coltivazione, dalla trasformazione fino alla distribuzione.

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Report Ismea

Agriturismi: crescita dell’offerta nel 2018, ma a ritmi più lenti

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’ ospitalità in azienda agricola non cresce più a ondate impetuose come alcuni anni fa, ma neppure si ferma grazie al boom degli stranieri. Secondo l’ultimo report “Agriturismo e multifunzionalità” 2019 curato da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) arrivi e presenze negli agriturismi italiani sono aumentati nel 2018 di quasi il 6% rispetto all’anno precedente. Gli stranieri che trascorrono le vacanze nelle aziende agrituristiche hanno superato il milione e seicentomila arrivi, soprattutto provenienti da Germania, Paesi Bassi, Francia e Stati Uniti che rappresentano il 59% degli oltre 13 milioni di pernottamenti. L’incremento generale registrato dal comparto è infatti legato in particolare all’aumento delle presenze straniere. Nell’ultimo anno, tra l’altro,

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anche Portogallo, Spagna, Repubblica Ceca, Russia, Canada, Brasile e Australia hanno fatto registrare incrementi a doppia cifra sia per numero di turisti che di notti prenotate negli agriturismi italiani. In linea con il trend l’offerta si adegua e aumenta con 23.615 aziende agrituristiche autorizzate (+ 0,9%), per un totale di oltre 262mila posti letto e 460mila posti a tavola, per un fatturato complessivo vicino ai1,4 miliardi di euro nel 2018, in progresso del 2,5% rispetto all’anno precedente. Rispetto al 2017 le aziende autorizzate sono 209 in più. L’offerta di ristorazione conta 242 aziende (+2,1%) e oltre 20 mila posti a sedere in più, mentre quella di degustazione, in linea con il trend positivo degli ultimi anni, cresce di 350 aziende. Il trend crescente dell’offerta fa tutta-

via registrare una frenata: tra il 2017 e il 2018 l’incremento è soltanto dello 0,9%, minimo storico di sempre, lontano dal tasso annuo superiore al 9% registrato negli anni anni 2004 e 2005 o al 5% del 2009-2010), per poi attestarsi intorno al 3% dal 2015 in avanti. L’attività agrituristica con oltre 13,4 milioni di pernottamenti (di cui 59% stranieri) nel 2018, vale il 3,1% delle presenze complessive del turismo italiano (429 milioni di notti totali) e per il 9% di quelle del turismo extralberghiero (149 milioni di notti), con un tasso di crescita della domanda ancora una volta decisamente superiore a quello dell’offerta: tra il 2017 e 2018 i visitatori (arrivi) sono aumentati del 5,9% (+3,5% italiani, +8,6% stranieri) e le notti (presenze) del 5,7% (+2,5% italiani e +8,0% stranieri). www.foglie.tv


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