FOGLIE n.20/2019

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

L’EUROPA TAGLIA

Per riduzione budget politica agricola comune (Pac) meno 39 mln di € all’agricoltura pugliese

agricoltura

Svolta nella class action Xylella Agrumi, sottocosto uccide il mercato agroalimentare

Vendemmia conclusa con -20% produzione

N° 20 • 15 novembre 2019





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ditoriale

15 novembre 2019 - n.20 - Anno 14

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

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I giorni di Nardone

i è svolta in Presidenza della Regione Puglia, una riunione tra il governatore Michele Emiliano, il direttore del dipartimento Agricoltura, Gianluca Nardone, e il partenariato – costituito da organizzazioni e tecnici agricoli – per fare il punto sullo stato di avanzamento e le prospettive del Piano di sviluppo rurale (Psr) della Puglia. Nell’incontro Nardone ha presentato un programma di spese che potrebbe permettere di raggiungere l’obiettivo. Il governatore Emiliano, titolare della delega alle Politiche agricole, ha ribadito la necessità di costruire, unitamente al partenariato, un percorso propositivo per il nuovo PSR che permetta ai territori di operare delle scelte programmatiche per la crescita del settore. Emiliano ha fatto riferimento ai fondi aggiuntivi che saranno destinati a gelata 2018, i famosi 30 milioni, e Xylella e ha esortato le organizzazioni agricole ad un lavoro di squadra con il coinvolgimento pieno dei territori. Il nuovo responsabile dell’Autorità di Gestione sarà la dott.ssa Rosa Fiore, dirigente di lungo corso della Regione che ben conosce i meccanismi del Programma e che continuerà il lavoro svolto dal dott. Luca Limongelli. Per quanto riguarda la situazione dei ricorsi al Consiglio di Stato e al Tar, durante la riunione è stato

ribadito che, a differenza di quanto riportato da alcuni organi di stampa, non c’è alcun blocco delle graduatorie, le concessioni degli aiuti vanno avanti, come ordinato dai tribunali amministrativi. La Regione ha messo da parte una somma che permetterà il ristoro di chi, eventualmente, dovesse veder riconoscere le ragioni delle proprie rivendicazioni. Nel contempo la Giunta regionale pugliese ha approvato il protocollo d’intesa, proposto dal governo nazionale, che darà il via libera al reimpianto di ulivi resistenti o tolleranti nelle aree oggetto di estirpazione di piante infette da Xylella senza alcuna autorizzazione paesaggistica, con l’unico vincolo di rispettare muretti a secco, lame, pozzi. Secondo quanto riferito da Nardone nelle aree infette si potranno reimpiantare solamente ulivi, non altre specie arboree. Non ci sarà, quindi, nemmeno un nuovo provvedimento legislativo, come aveva chiesto la Regione Puglia, ma solo un accordo tra pubbliche amministrazioni di carattere amministrativo. Ora l’accordo tornerà a Roma per la firma del ministero delle Politiche agricole e del Mibact. Giorni “pieni” per Nardone che è anche indagato dalla Procura di Foggia per i reati di truffa ed abuso di ufficio nell’ambito di un’indagine riguardante l’università di Foggia dopo le denunce di due professori.



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ommario

5 editoriale

12 agrumi

puglia 5 Iregione giorni di Nardone

Sottocosto uccide mercato

8 AGRICOLTURA

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CLASS ACTION Svolta per Xylella

9 UE

Taglio per 39 mln ad agricoltura pugliese

EVENTI

20 taranto

Nuovo ruolo strategico per agricoltura

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CONSIGLIO METROPOLITANO BARI L’ insediamento

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agroalimentare

16 FILIERA FOOD

Gli utili maggiori all’industria

19 VENDEMMIa

Conclusa con -20% produzione

CONVERGENZA ESTERNA 10 Un pericolo da scongiurare

28 VINITALY

XYLELLA 11 Su innesti svincolare FS17 da royalties

29 GDO

A Hong Kong edizione internazionale Accordo tra due gruppi italiani

TURISMO RURALE

24 CONCESSIONI Tarsu intera per le spiagge?


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gricoltura

Un collegio di periti dirà se la Regione reagì tempestivamente

Svolta nella class action Xylella PREVISIONE RACCOLTO ITALIA Importante sviluppo nella causa civile avviata dalle associazioni dei vivaisti italiani contro la Regione Puglia nel caso Xylella. Accogliendo la richiesta dei vivaisti rappresentati dallo Studio Legale Trevisan & Cuonzo, il 18 ottobre il Giudice Dott.ssa Caterina Stasi del Tribunale di Lecce ha deciso di nominare un collegio di periti agronomi che dovranno fornire una risposta a quesiti riguardanti la gestione dell’emergenza

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n particolare i periti dovranno chiarire quali fossero nel 2013 le conoscenze scientifiche a livello nazionale e internazionale sulla diffusione ed eradicazione della “Xylella fastidiosa”, quali fossero le zone infette del territorio salentino, quali contromisure avrebbero dovuto essere attivate al fine di fronteggiare e debellare il suddetto patogeno dal territorio e se le misure adottate dalla Regione Puglia tramite il proprio Osservatorio Fitosanitario avrebbero potuto impedire o contenere la diffusione del batterio. Lo studio segue dal 2014 l’azione legale collettiva per la richiesta di danni per vari milioni di euro dovuti al mancato export e vendita delle piante soggette alle restrizioni di vari paesi esteri.

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“Con questo provvedimento si avrà finalmente la possibilità di accertare in modo obiettivo se all’insorgenza della Xylella furono adottate da parte delle istituzioni pugliesi le contromisure necessarie a debellare, o quanto meno limitare, la ormai devastante diffusione del batterio dichiara l’avv. Vincenzo Acquafredda, socio dello studio Trevisan & Cuonzo che assiste i vivaisti italiani - L’analisi dei periti dovrà tenere conto delle conoscenze scientifiche dell’epoca. È evidente che questa causa, che nasce dall’iniziativa collettiva del vivaismo italiano, assume sempre di più un’importanza centrale nel tentativo di fare chiarezza su questa che è oggi una vera catastrofe per l’economia italiana e di individuare le eventuali responsabilità dei decisori dell’epoca.”

La consulenza tecnica vedrà impegnati il dott. Oronzo Milillo, vice presidente nazionale EPAP, il dott. Rosario Centonze, Presidente Ordine Agronomi e Forestali della Regione Puglia e il dott. Gianluca Buemi, Consigliere dell’Ordine nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali.

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IL PIU’ ALTO D’ITALIA

UE: NO A TAGLIO PER 39 MLN AD AGRICOLTURA PUGLIESE

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inaccettabile un taglio di 39 milioni di euro all’agricoltura pugliese, il più alto tra tutte le regioni italiane, che ha guadagnato importanti primati nella qualità e nella sicurezza alimentare, dimostrando il grande dinamismo di imprese agricole che rappresentano l’unico settore realmente integrato dell’Unione Europea. E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia in riferimento alla riduzione del budget per la Politica agricola comune (Pac) dal 2020 al 2021, prevista dalla proposta di regolamento transitorio adottato dalla Commissione europea. Alla Puglia toccherebbe – denuncia ancora la Coldiretti regionale - una riduzione totale di 38,6 milioni di euro, di cui 18,76 milioni di euro di pagamenti diretti 2021 e 19,87 milioni di euro sullo sviluppo rurale del PSR, prevista nel 2021 con il passaggio dal nuovo al vecchio Quadro Finanziario Pluriannuale (QFP). “E’ necessario garantire all’agricoltura le risorse necessarie per continuare a rappresentare il motore di sviluppo sostenibile per la Puglia, considerato il momento di fortissima criticità che il settore agricolo pugliese sta vivendo, stretto nella morsa della burocrazia, della Xylella, della criminalità, condizione aggravata dalla mancata spesa delle risorse del PSR sugli investimenti in agricoltura e sui giovani. L’agricoltura pugliese rischierebbe di indebolirsi ulteriormente”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

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di Rino PAVONE

È necessario pertanto sempre maggiore rigore nelle prossime tappe del difficile negoziato tra i Capi di Stato e di Governo per salvaguardare le risorse finanziare ma anche per realizzare una riforma della Politica Agricola Comune (PAC) che “riequilibri” la spesa facendo in modo di recuperare con forza anche il suo antico ruolo di sostegno ai redditi e all’occupazione agricola per salvaguardare un settore strategico per la sicurezza e la sovranità alimentare in un momento in cui il cibo è tornato strategico nelle relazioni internazionali dagli accordi di libero scambio all’embargo

fino ai dazi. Con l’adozione dei regolamenti transitori la Commissione europea riconosce che, per il prolungarsi dello stallo sui negoziati paralleli sulla riforma e sul bilancio Ue 2021-2027, non ci sono i tempi per avviare la nuova Pac nel 2021 come previsto. Propone quindi una serie di aggiustamenti necessari a estendere l’attuale quadro legislativo e posticipare l’applicazione delle nuove regole di un anno, affinché’ la nuova Pac possa entrare in vigore il 1 gennaio 2022.

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gricoltura

Non riconoscerebbe il valore dell’Italia all’interno della Ue

Convergenza Esterna: un pericolo da scongiurare di Avv. Gabriele Romagnuolo

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l Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova nel corso della prima riunione tenutasi al Mipaaf ha dichiarato che : “le nostre priorità sono due: recuperare i tagli ipotizzati in particolare sullo sviluppo rurale; disinnescare la “mina” convergenza esterna, che comporterebbe ulteriori tagli ai pagamenti diretti. Abbiamo già colto segnali positivi anche nel Consiglio agricolo informale di Helsinki, la conferma dovremmo averla nelle prossime settimane in vista del Vertice di metà ottobre. La Pac post 2020 deve saper riconoscere le differenze delle agricolture europee, territorio per territorio. Per questo voglio attivarmi a Bruxelles perché l’agricoltura mediterranea sia non solo rispettata ma valorizzata”. Che sarebbe questa convergenza e perché rischia di penalizzare in maniera importante i nostri produttori? Il concetto di convergenza nasce per uniformare, o quanto meno avvicinare in maniera più contigua possibile, il valore dei titoli per tutti gli Stati Membri della comunità europea (convergenza esterna) e nel territorio nazionale (convergenza interna) secondo dei meccanismi di aumento e riduzione dei titoli. L’orizzonte è quello

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di avvicinare sempre più il valore dei titoli ad un “flat rate” o tasso fisso che possa garantire ai produttori, europei ed italiani, un pagamento diretto equo e sostenibile. Ma davvero questo concetto garantisce lo scopo primario della PAC? A mio avviso no. Il livellamento del VUN (valore unitario nazionale) dei titoli su scala europea, se fatto senza considerare gli aspetti produttivi, sociali ed economici di ogni singolo stato membro, rischia di diventare un enorme danno per le nazioni che sono caratterizzate da una produzione agricola importante. Come l’Italia per l’appunto. In Italia viene generato un quinto del valore aggiunto dell’intero sistema agricolo della UE: infatti, su un totale stimato pari a 182,3 miliardi nel 2018, l’Italia contribuisce per il 17,7%, mentre la Francia per il 17,6%, la Spagna per il 16,6% e la Germania per il 9,2% (fonte sole 24 ore). A questo dato si aggiunga che l’Italia, tra gli stati membri della UE, nonostante le produzioni importanti per qualità e quantità, riceve un sostegno relativamente limitato di sussidi. Pensare ad un sistema di pagamenti che livelli il valore del pagamento su scala uniforme per gli stati membri

dell’UE significa sostanzialmente non riconoscere il grosso impatto economico che la produzione agricola italiana sortisce nei confronti di tutta la comunità europea. A quel punto il produttore danese si vedrebbe pagato, per ettaro ammissibile, il medesimo importo previsto per il produttore italiano. In questa direzione davvero la partita che si giocherà sulla prossima PAC sarà decisiva ed i produttori italiani dovranno essere tutelati a spada tratta, non solo per un discorso di patria, ma per una tutela decisiva delle produzioni di qualità che solo il nostro bel paese riesce a garantire.

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GRAVI RITARDI DA RECUPERARE

XYLELLA: SU INNESTI SVINCOLARE FS17 DA ROYALTIES Prove generali del tavolo istituzionale richiesto da anni da Coldiretti, con Regione Puglia, Osservatorio fitopatologico, CNR, Università di Bari e agricoltori, convocato dal Presidente della IV Commissione consiliare Pentassuglia sul tema di innesti e sovrainnesti per salvare il patrimonio olivicolo della Piana degli Ulivi monumentali.

è

quanto commenta Coldiretti Puglia che ha chiesto alla Regione Puglia di recuperare immediatamente il tempo perduto, aprendo alla pratica degli innesti e sovrainnesti tuttora vietati dalla burocrazia regionale e rallentata dalla mancanza di linee guida. L’attività è tra l’altro bloccata dalla discutibile difficoltà creata dal regime di monopolio delle piante di FS17 e relative marze da utilizzare negli innesti. “Bisogna allargare la base dei vivai. Al punto in cui siamo oggi perdere anche un solo mese significa perdere un altro anno e non ce lo possiamo permettere. Per questo è importante che si allarghi la base dei vivai autorizzati alla gestione della FS17, liberalizzando il materiale genetico della Favolosa anche per l’innesto su piante monumentali, in modo che appena si sblocca il divieto di innesto e sovrainnesto, ogni olivicoltore sia messo nelle condizioni di poter procedere liberamente, senza soggiacere a inaccettabili speculazioni”, ha detto Giovanni Melcarne, delegato di Coldiretti/UNAPROL. “A nulla sono serviti i continui richiami formali di Coldiretti e UNAPROL – ha insistito Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia – a partire dal 6 marzo 2017 affinché, proprio alla luce del disastro

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causato dalla Xylella in Puglia, Il CNR concedesse un contratto di licenza per l’utilizzo di nuove varietà vegetali nel settore olivicolo. L’Istanza è tuttora inspiegabilmente senza risposta”. Sono già 440 le cultivar oggetto di osservazione nella sperimentazione con gli

innesti, un patrimonio di ricerca da spendere nella pratica di innesto e sovrainnesto, sempre che la Regione Puglia recuperi i ritardi accumulati nella scrittura del protocollo tecnico di utilizzo, ha ricordato Coldiretti Puglia, sollecitando ancora una volta l’amministrazione regionale a fare presto, lavorando fianco a fianco con la ricerca, attingendo ai risultati della sperimentazione in campo portata avanti dal progetto che vede coinvolti l’Azienda Forestaforte di Giovanni Melcarne, CNRIstituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (IPSP), Università di Bari (DiSSPA e DiSAAT), CRSFA «Basile Caramia». Bisogna ridare agli agricoltori le chiavi delle loro aziende e il loro futuro – conclude Coldiretti Puglia - attraverso i reimpianti, gli innesti e la sperimentazione, privilegiando tutte le piante ospiti appartenenti a varietà per le quali vi sia una evidenza scientifica, anche se non definitiva, su tolleranza e resistenza al batterio.

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gricoltura

Problema in tutta la Puglia agrumicola, dal Gargano al Tarantino produttori infuriati

Agrumi, CIA Puglia: “Il sottocosto nei discount uccide il mercato”

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a quantità prodotta è diminuita, il prezzo alla fonte è aumentato, ma nei discount e nei supermercati della Grande Distribuzione Organizzata italiana gli agrumi si vendono sottocosto. “Stiamo assistendo a un paradosso che sta facendo infuriare, giustamente, tanti produttori”, ha denunciato Fernando De Florio, responsabile GIE Ortofrutta (Gruppi di Interesse Economico) per CIA Agricoltori Italiani di Puglia. “Le clementine, vendute all’ingrosso con prezzi che vanno da 80 centesimi a un euro, le ritroviamo nei discount allo stesso costo e, talvolta, a un prezzo addirittura inferiore. E’ un’operazione che distorce il mercato, destabilizza i produttori e, di fatto, può rappresentare una forma di pressione affinché le aziende agricole tengano artificiosamente prezzi bassi e sottocosto, facendosi un autogol e riducendo ulteriormente la redditività”, ha aggiunto Francesco Passeri, componente della giunta CIA Due Mari (Taranto-Brindi-

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si). “I prezzi praticati in discount e supermercati sono pubblici, sui loro siti internet ci sono le locandine che certificano quanto stiamo denunciando”. Si tratta di una situazione assai anomala. In Puglia, nelle zone a vocazione agrumicola come il Gargano e il Tarantino, il calo produttivo causato dagli sbalzi climatici e dagli eventi metereologici estremi va dal 30 a punte del 70%. Quantità al ribasso sono state registrawww.foglie.tv


te anche in Calabria, Sicilia e in Paesi come Spagna e Marocco. Tutti gli indicatori, dunque, dovrebbero portare a un aumento dei prezzi anche nelle reti della Grande Distribuzione. “Stiamo analizzando la situazione e, giornalmente, raccogliamo il malcontento e le denunce dei nostri produttori associati”, ha spiegato Passeri. “Non possiamo e non dobbiamo svendere i nostri agrumi per ingrassare le multinazionali che gestiscono supermercati e discount, sarebbe una mossa suicida. Chi pretende che si venda al ribasso va messo alla porta”, ha esortato De Florio. E’ necessario che sulle storture create dalla Gdo nel bilanciamento dei prezzi si avvii una discussione seria, sia a livello nazionale che europeo. Le nostre aziende agricole sono tra le più controllate del mondo. Devono attenersi a disciplinari molto rigidi che tutelano qualità e salubrità dei prodotti. Si tratta di regole che, in Paesi come Spagna e Marocco, sono molto più blande. Come per altri settori, anche in quello agrumicolo sta assumendo contorni grotteschi e drammatici la differenza tra chi si attiene a regole serie e inflessibili e quanti, in altri Paesi, aumentano la loro competitività sui mercati grazie a normative meno stringenti sia sul costo del lavoro che sui trattamenti cui sottopongono i prodotti. E’ ne-

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cessario che il Governo italiano non lasci nulla di intentato, in Europa, per uniformare gli standard, facendo in modo che almeno gli Stati dell’Ue adottino regole comuni per non fare concorrenza sleale, secondo quanto previsto dal disegno di legge n. 1583 del Senato, “Disposizioni in materia di trasparenza delle pratiche commerciali della filiera agrumicola e di elaborazione dei costi medi di produzione dei prodotti ortofrutticoli”. “In tutta la Puglia, così come nel resto d’Italia”, ha dichiarato De Florio, “CIA Agricoltori Italiani sta lavorando per favorire le Organizzazioni di Produttori, le cooperative e una filiera che faccia anche trasformazione per conservare il valore aggiunto del settore agrumicolo.

Assieme alle istituzioni di ogni livello, è necessario avviare una grande campagna informativa e di promozione dei nostri agrumi, perché se le aziende agrumicole chiudono, il danno lo pagheremo sia come sistema-Paese che come consumatori”, ha concluso il responsabile GIE Ortofrutta per CIA Puglia.

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Bioagrotech Srl:

la sfida dell’agrobusiness è nei Centri di Saggio Dall’incremento del fat turato all’espansione della rete vendita, dalla crescita dello staff aziendale alle continue e innovative sperimentazioni nei Centri di Saggio. Queste le plusvalenze emerse durante la convention di metà ot tobre, che ha sugellato, per Bioagrotech, un 2019 positivo e posto le basi per un 2020 altret tanto importante che vede nei Centri di Saggio il terreno privilegiato per lo sviluppo del business Il 15 ottobre si è tenuta presso l’Hotel Ambasciatori di Rimini, la convention aziendale di Bioagrotech Srl, azienda sanmarinese specializzata nello studio di fertilizzanti, substrati organici e minerali per l’agricoltura biologica. Il meeting ha rappresentato per l’intero staff aziendale – dirigenti, impiegati ed agenti esterni – un’occasione privilegiata di dialogo e confronto, a partire dagli interventi del management che hanno analizzato i risultati e gli sviluppi del 2019 ma soprattutto delineato le previsioni e gli obiettivi per il nuovo anno. Ovviamente non poteva mancare un approfondimento sul Regolamento ( UE ) 2019/2009, che per contenuto impatta direttamente sul business di Bioagrotech in quanto stabilisce nuove regole per l’immissione sul mercato di fertilizzanti. Proprio a partire da questo mutato panorama giuridico si è aperta la convention aziendale attraverso una prima analisi che ha restituito uno scenario molto favorevole all’azienda di San Marino che, a differenza di molti altri competitors, non dovrà rivedere le proprie linee operative e di sviluppo, essendo già perfettamente integrata con le nuove prescrizioni. Il Regolamento, infatti, ha delineato come condizione indispensabile per immettere un prodotto sul mercato la necessità di eseguire test dimostrativi nei Centri di Saggio, con lo scopo di verificare e provare una data qualità e funzione dello stesso. Una condotta che rappresenta per Bioagrotech una prassi collaudata, motivo del successo di molti prodotti come per esempio la Zeolite Cubana, dimostratasi efficace nei confronti di molte colture.

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Il nuovo regolamento, dunque, rappresenterà per Bioagrotech un fattore di accelerazione e di sviluppo ulteriore del proprio business che, in ogni caso, ha nel 2019 registrato importanti risultati. Ad affermarlo è stato il direttore marketing, Perrotta Giuseppe, che nel suo intervento ha evidenziato una crescita generale. “E’ stato senza dubbio un anno positivo su tutti i versanti. Sia per quanto riguarda il fatturato cresciuto del 15% sia per le attività aziendali. Bioagrotech non ha soltanto iniziato nuovi percorsi lavorativi allargando il proprio staff con importanti ingressi ma ha anche investito su prodotti come Rizofertil, Fertisoil e Zcn impianti”. Per quanto riguarda il 2020, invece, la parola è passata a Turchiarelli Vito Antonio, responsabile tecnico, che ha illustrato il programma di sperimentazione che Bioagrotech sta effettuando nei centri di Saggio di tutta Italia. nfatti, è proprio da questi centri, in particolare quello di Agri 2000, che sono usciti i prodotti più innovativi che hanno decretato il successo dell’azienda sanmarinese. Tra questi ricordiamo la Zeolite Cubana dimostratasi efficace nei confronti di diverse colture: Tignoletta della vite ( Lobesia Botrana ), Mosca e cocciniglia dell’olivo ( Bactrocera Oleae - Seissetia Oleae ), Lepidotteri su Orticole ( Helicoverpa Armigera, Mamestra Brassicae ), Tripide su Uva da tavola ( Drepanothrips reuter ). Forti di questa consapevolezza gli investimenti del prossimo anno saranno sempre, anche grazie al nuovo regolamento, orientati all’attività di ricerca e alla sperimentazione con l’obiettivo di sviluppare prodotti efficaci e consegnare al mercato soluzioni certificate da tecnici esterni riconosciuti e dati scientifici. Infatti, solo una profonda conoscenza del mercato, unita a una costante attività di collaborazione con i centri di ricerca, pu ò rappresentare l’approccio vincente per affrontare le molteplici sfide dell’agrobusiness che, da adesso in poi, avrà nei Centri di Saggio un crocevia fondamentale e imprescindibile.

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groalimentare

Rapporto Ambrosetti: nella ripartizione degli utili la quota maggiore va all’Industria

COME SI CREA E SI DISTRIBUSCE IL VALORE NELLA FILIERA ESTESA DEL FOOD

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uali sono i veri rapporti all’interno della filiera agroalimentare italiana tra Agricoltura, Industria, Intermediazione, Distribuzione e Ristorazione? The European House – Ambrosetti ha presentato il rapporto “La creazione di valore lungo la filiera agroalimentare estesa in Italia” nel corso di una conferenza stampa realizzata con Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad e in collaborazione con ADM – Associazione Distribuzione Moderna. Il rapporto analizza la ripartizione degli utili tra tutti gli attori della filiera ed evidenzia come la quota della Distribuzione sia poco più di un quarto di quella dell’Industria di trasformazione e quella dell’Agricol-

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tura sia poco meno della metà. “La filiera agroalimentare estesa (Agricoltura, Industria di Trasformazione, Intermediazione, Distribuzione e Ristorazione) è il 1˚ settore economico del Paese – dichiara Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti - Genera un fatturato totale di 538,2 miliardi di Euro (pari alla somma del PIL di Norvegia e Danimarca), un Valore Aggiunto di 119,1 miliardi di Euro (4,3 volte le filiere estese automotive e arredo e 3,8 volte la filiera dell’abbigliamento estesa) e sostiene 3,6 milioni di occupati (pari al 18% del totale degli occupati in Italia), con 2,1 milioni di imprese.” Partendo dai consumi alimentari, il

rapporto ricostruisce l’utile di filiera: ogni 100 Euro di consumi alimentari degli italiani, il 32,8% remunera i fornitori di logistica, packaging e utenze, il 31,6% il personale della filiera, il 19,9% le casse dello Stato, l’8,3% i fornitori di macchinari e immobili, l’1,2% le banche, l’1,1% le importazioni nette e solo il 5,1% gli operatori di tutta la filiera agroalimentare estesa. I 5,1 euro di utile per ogni 100 euro di consumi alimentari si ripartiscono nelle seguenti proporzioni: l’Industria di trasformazione alimentare ottiene la quota maggiore, pari al 43,1%; il 19,6% va all’Intermediazione (grossisti e intermediari in ambito di agricoltura, industria e commercio); il 17,7% all’Agricoltura; l’11,8% alla www.foglie.tv


Distribuzione e il 7,8% alla Ristorazione. Il dato relativo alla Distribuzione smentisce le fake news sull’argomento, tanto più se si considera che il trend degli ultimi 6 anni vede la quota di utile di filiera della Distribuzione ridursi del 9,9%, al contrario della quota dell’Industria che cresce del + 4,9%. Il rapporto, infine, sottolinea anche che, all’interno dell’Industria di trasformazione alimentare, la ripartizione dell’utile è altamente concentrata: le aziende leader con una quota di mercato superiore al 40% nei propri mercati di riferimento (57 aziende su 56.757) catturano il 31,1% dell’utile di tutta l’Industria alimentare e il 13,4% dell’utile dell’intera filiera. Le associazioni della Grande Distribuzione (Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad, ADM – Associazione Distribuzione Moderna) hanno partecipato unitariamente alla conferenza stampa con i loro leader: Claudio Gradara, Presidente di Federdistribuzione; Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia; Francesco Pugliese, Amministratore Delegato di Conad; Giorgio Santambrogio, Presidente di ADM. E hanno rilasciato una dichiarazione comune, seguendo una prassi inconsueta, a dimostrazione della determinazione di voler offrire un quadro veritiero sulla Distribuzione: “L’analisi di The European House – Ambrosetti pone in luce una situazione inequivocabile: la filiera agroalimentare in Italia produce poco utile per i suoi azionisti diretti e la ripartizione di questo utile è dominata dall’Industria di Trasformazione, con una quota in crescita significativa negli ultimi 6 anni e un estremo livello di concentrazione, considerando che solo 57 grandi imprese industriali,

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in gran parte multinazionali, assorbono un utile complessivo superiore a quello dell’intera Distribuzione. Un quadro di squilibrio che dura da anni e che si è accentuato nel tempo, lasciando alle altre componenti della filiera la ripartizione di un utile sempre minore. La quota di utile ottenuta dalla Distribuzione è infatti poco più di un quarto di quella dell’Industria ed è in diminuzione, come lo è anche quella dell’agricoltura. Il fatto che solo l’1 per mille delle imprese industriali assorba un utile di filiera così elevato pone un serio problema di equilibrio: questi pochi gruppi si pongono di fronte alle altre componenti di filiera, a monte e a valle, in una posizione di grande forza, capace di superare ogni confronto e di imporre le proprie condizioni in tutte le forme di negoziazione e trattativa”. Territorialmente le Gdo si concentrano per circa la metà nel Sud-Italia e nelle Isole (50,3%), per il 25,5% al Nord e per il restante 24,2% al Centro. Nello specifico a livello regionale quest’ultime si dividono prevalentemente tra Lazio (13,9%), Campania (13,6%) e Sicilia (12,2%). Completano la classi-

fica delle prime dieci regioni: Puglia (9,6%), Lombardia (6,3%), Calabria (5,3%), Veneto (4,9%) Emilia-Romagna (4,9%), Marche (4,4%) e Abruzzo (4,1%). La distribuzione tra le province ricalca e conferma quella regionale: la provincia con la più alta densità di punti vendita è Roma (9,1%), di questi l’83% sono supermercati, il 12,9% discount e il 4,1% ipermercati. Seguono le province di Napoli (6,4%), Catania (3%), Salerno (2,6%), Lecce (2,6%), Caserta (2,5%), Cosenza (2,4%), Bari (2,3%), Palermo (2%) e Latina (1,9%). Le prime due province settentrionali sono Milano e Torino, rispettivamente undicesima e dodicesima (entrambe con l’1,7%). Le aziende, di cui si conosce il fatturato (circa il 74,3% del totale), si attestano per il 34,4% nella fascia 1.000.000 – 4.999.999 €, per il 12,4% nella fascia 500.000 – 999.999 €, per il 9,3% nella fascia 5.000.000 – 9.999.999 €, per l’8,2% nella fascia 100.000 – 499.999 € e per il 6% nella fascia 10.000.000 – 49.999.999 €. Poche, invece, le imprese con un fatturato superiore ai 50.000.000 € (1,5%) o inferiore ai 100.000 € (2,5%).

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gricoltura

XVII congresso nazionale dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali a Matera

L’ABBATE: “COLLEGARE IL MONDO DELLA CONOSCENZA A QUELLO DELLE IMPRESE”

“Il caso Xylella sarà ricordato come una pagina nera della storia di questo Paese, in cui l’antiscienza ha vinto sulla scienza. Diventa quindi decisivo il ruolo dei dot tori agronomi e dot tori forestali per collegare il mondo della conoscenza a quello delle imprese”. A dichiararlo il Sot tosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate, intervenuto al XVII Congresso Nazionale dei Dot tori Agronomi e Dot tori Forestali #AGROFOR2030: The Global Goals tenutosi a Matera dove è stato ribadita la necessità di riportare l’agricoltura al centro del dibat tito politico.

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arlare di sostenibilità è importante, ma è fondamentale ricordare che questa parola ha tre aggettivi che la definiscono – prosegue il Sottosegretario L’Abbate – Esiste una sostenibilità economica, e il vostro ruolo è quello di consigliare le nuove imprese agricole nelle scelte migliori per restare vive e produttive. C’è una sostenibilità sociale, perché quando un’impresa agricola è florida crea un effetto positivo sulla società e sul territorio, in termini di posti di lavoro, di risorse. Infine, c’è la sostenibilità ambientale, aspetto decisivo e che non ci è concesso trascurare per non segare il ramo su cui siamo seduti. La vostra categoria sa coniugare queste tre valenze e quindi vi chiedo di darmi un supporto nel lavoro del Governo. In questo periodo c’è la

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discussione sul PAN e il dibattito per la prescrizione degli agrofarmaci. Poi – conclude Giuseppe L’Abbate – ci sono i lavori sulla nuova PAC e si va verso la direzione di un Piano Strategico nazionale e, infine, ci sono interventi a breve scadenza come la Legge di Bilancio, il collegato agricolo alla Legge di Bilancio nonché il dibattito sulla semplificazione in agricoltura. Il vostro apporto su questi temi sarà decisivo per il settore e per valorizzare la professionalità dell’agronomo”. “Con questo congresso, l’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali vuole lanciare un messaggio alle istituzioni e al Paese, perché vogliamo che il mondo agricolo e forestale ritorni al centro del dibattito politico – Sabrina Diamanti, Presidente CONAF – Parlare di Agenda2030 e di sostenibilità serve a ricordare a tutti

che il comparto primario produce cibo, utilizza l’acqua, sa rendere vivibili le città, ha bisogno di energia ma sa anche produrla in modo sostenibile, sui prende cura dei nostri boschi e foreste. Serve a ricordare che il futuro dell’uomo passa per il suo rapporto con l’ambiente e la capacità di produrre in modo rispettoso dello stesso, delle comunità, delle identità”.

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groalimentare

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Clima anomalo

CHIUDE VENDEMMIA, ADDIO A 1 BOTTIGLIA SU 5 CON -20% PRODUZIONE

on l’arrivo del maltempo si conclude la vendemmia 2019 in Puglia che per effetto del clima anomalo registra un taglio della produzione del 20% in media rispetto allo scorso anno, che significa addio ad una bottiglia di vino Made in Italy su cinque. In Puglia la vendemmia è partita ufficialmente il 20 agosto, in ritardo di 10 giorni rispetto all’anno scorso, e dopo 3 mesi di febbrile attività il bilancio è assolutamente positivo. “A dispetto del clima impazzito dei mesi scorsi, la produzione è risultata nella norma, con qualità straordinarie e una vendemmia che ha prodotto circa 10 milioni di ettolitri di vino. Nutriamo forti aspettative, considerato che l’export è cresciuto in valore di un ulteriore 6,7% nel 2018, con un aumento del 5% per i vini Doc, per le IGP del 4% e del 6% per gli spumanti”, commenta Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. La mappa provincia per provincia conferma l’annata vendemmiale positiva, con una produzione in calo tra il 15% e il 20 percento rispetto al 2018 in Valle d’Itria per l’andamento climatico anomalo, , in provincia di Foggia in linea con le medie storiche, in Salento nell’area del Negroamaro con un calo del 15% a causa del clima pazzo e degli sbalzi termici, fino al lieve calo nelle province di Bari e BAT che non ha superato il 5%. “Nelle vigne c’è stato grande ottimismo. Dopo una primavera più fredda del consueto, che ha influenzato germogliamento e fioritura, maggio e giugno con piovosità sopra la media, il maestrale e la tramontana perduranti da più di 30 giorni hanno garantito una vendemmia di straordinaria qualità, ma con punte di calo del raccolto tra il 15 e il 20 per cento in Salento, mentre a Bari e Foggia le quantità sono assolutamente coerenti con la media storica”, spiega il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele, responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Puglia. Il Primitivo si conferma al secondo posto della top ten di gradimento degli italiani con una crescita del 21% dei consumi,

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seguito al quarto posto dal Negroamaro (+15%). La popolarità anche internazionale di eccellenze varietali uniche quali Primitivo, Negroamaro, Susumaniello e Nero di Troia, con il successo di vini DOP quali il Primitivo di Manduria, il Salice Salentino e il Castel del Monte, per citarne solo alcuni, hanno fatto del settore vitivinicolo pugliese il riferimento per vocazione, capacità di raccontare e promuovere al meglio il territorio, innovazione e grande propensione all’internazionalizzazione. Grande exploit della Puglia dei rossi, degli spumanti e dei vini rosati che in 3 anni registrano un balzo record del + 122%, rappresentando il 40% della produzione nazionale totale dei rosati con oltre 1 mi-

lione di bottiglie l’anno. In sintesi quasi 2 bottiglie su 4 di rosé ‘Made in Italy’ è pugliese e sempre i rosati fanno registrare una crescita dei consumi superiore al 13%. Sotto il profilo occupazionale, è la provincia di Foggia la seconda in Italia per ore di lavoro create nel settore del vino. Grande successo anche del biologico dove 1 ettaro su 8 di vigneto è biologico in Puglia, la seconda regione italiana con 10900 ettari nel segmento del vino bio, con una spiccata attenzione anche all’ambiente, testimoniato dall’utilizzo del ‘tappo bio’, la chiusura innovativa “carbon neutral”, riciclabile al 100% e realizzata con materiali rinnovabili d’origine vegetale.

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gricoltura

Il Gruppo Barilla annuncia l’intenzione di sviluppare ulteriormente i contratti di filiera

Da Taranto l’agricoltura rilancia il proprio ruolo strategico

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n giornate che stanno mostrando al Paese tutta la fragilità di un obsoleto modello economico locale basato sulla monocultura industriale, ecco da un’altra Taranto arrivare un concreto messaggio di speranza per un diverso modello di sviluppo economico. Arriva dalla Puglia agricola capace di innovare la tradizione senza tradirla, che investe nella qualità e, non svendendo le proprie produzioni, riesce a conquistare importanti quote di mercato e redditività. Come il Consorzio Global Fresh Fruit che da cinque anni produce, con un contratto di filiera che garantisce redditività certa fin da prima della semina, il top quality “Grano Aureo” per il Gruppo Barilla che lo utilizza nella pasta Voiello. Nato a Chiatona grazie all’intuizione di sei imprenditori, oggi ha contrattualizzato 85 aziende agricole che, su 1.200 ettari da Ginosa a Capo di Leuca, l’anno scorso hanno conferito a Barilla 28.000 quintali di Grano Aureo per un fatturato di quasi un milione di euro! Per fare il punto dei rapporti con

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il Gruppo Barilla e per annunciare alcune importanti novità, il Consorzio Global Fresh Fruit ha organizzato il convegno regionale “La ricerca del profitto in agricoltura attraverso la salvaguardia dell’ambiente” che si è tenuto presso la Camera di Commercio di Taranto. I lavori, moderati dal giornalista professionista Vincenzo Rutigliano di Agrisole – Il Sole24 Ore, sono stati aperti dai saluti del Cav. Luigi Sportelli, Presidente Camera di Commercio Taranto, che ha definito quella del Consorzio «una best practice di quell’indispensabile cambiamento basato sulla naturale vocazione economica del territorio, della quale il comparto agricolo è l’esempio perfetto». In seguito è intervenuto il Dott. Luca Lazzàro, presidente Confagricoltura Puglia, che ha avuto parole di elogio per il Consorzio Global Fresh Fruit che ha dimostrato come sia possibile innovare antiche produzioni agricole aumentandone la redditività e, soprattutto, che quando le aziende agricole pugliesi superano antiche diffidenze e sterili divisioni, riescono a realizzate nuove sinergie e alleanze in grado di

garantire sostenibilità economica e ambientale delle produzioni. Tra gli interventi più attesi del convegno sicuramente quello del Dott. Paolo La Cava, Responsabile acquisti Gruppo Barilla Mulino Altamura e Sud Italia, su “Nuove prospettive per i grani di qualità secondo Barilla”. Paolo La Cava non ha né smentito né confermato la recente notizia secondo la quale l’anno prossimo il Gruppo Barilla lancerà sul mercato domestico soltanto pasta da grano duro della filiera italiana al 100%, anche se è sembrato solo un esercizio del tradizionale riserbo che caratterizza i player di livello globale, e infatti una conferma indiretta è poi giunta dall’annuncio che il Gruppo Barilla intende sviluppare ulteriormente il contratto di filiera con il Consorzio Global Fresh Fruit, fino a raddoppiare la produzione già da quest’anno, che così raggiungerebbe un volume d’affari di quasi due milioni di euro! L’annuncio è stato accolto con soddisfazione dal numeroso pubblico, composto da imprenditori agricoli, e dal Dott. Francesco De Filippis, Presidente Consorzio Global Fresh Fruit, che www.foglie.tv


nel suo intervento ha confermato la disponibilità del Consorzio a fare scouting sul territorio per proporre il contratto di filiera con Barilla a nuove aziende agricole. In seguito Francesco De Filippis ha annunciato una importante novità: il Consorzio Global Fresh Fruit ha stipulato due innovativi Contratti di filiera per la produzione di leguminose con due importanti aziende pugliesi del “quality foods”: “Lofrese Legumi” specializzata nella commercializzazione di legumi e cereali italiani in tutto il mondo, e l’Andriani SpA che produce paste gluten free con ingredienti vari. Con questi contratti di filiera il Consorzio garantirà alle aziende agricole una redditività certa con queste produzioni, ma soprattutto la “rotazione agronomica” sui loro terreni, una pratica che, arricchendoli a favore delle future coltivazioni, salvaguardia l’ambiente, tanto da essere considerata una pratica greening dall’Unione Europea che la premia in termini di contribuzione PAC 2014-2020. In ultimo FranN° 20 - 15 novembre 2019

cesco De Filippis ha annunciato che, grazie all’importante numero delle aziende contrattualizzate, offrirà loro una vantaggiosa polizza assicurativa “grandine, vento forte, incendio” per una ottimale protezione passiva delle colture, passando così da una cultura della gestione dell’emergenza a quella della prevenzione del danno economico. I vantaggi della “rotazione agronomica” per la difesa del suolo e del reddito dell’agricoltore, sono stati illustrati al convegno dal Prof. Giuseppe De Mastro, Dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali Università degli Studi di Bari, che ha confermato come si tratti di una pratica ben conosciuta dai nostri agricoltori da sempre, ma che negli ultimi quarant’anni era stata abbandonata per la scarsa redditività della produzione di leguminose. Temi ripresi da Antonio Lofrese, CEO “Lofrese Lugumi”, azienda di Gravina di Puglia che da dieci anni è vicina agli agricoltori assistendoli nella produzione di leguminose, colture che se innovate

con nuove pratiche agronomiche possono tornare ad essere redditive: oggi l’azienda è un brand affermato nella commercializzazione di legumi di qualità in tutto il mondo che « esportiamo in tutto il mondo sempre con il nostro brand “Made in Puglia”, perché è importante non svendere mai il proprio prodotto, ma aumentandone il valore aggiunto anche utilizzando l’immagine della Puglia che in tutto il mondo è sinonimo di qualità degli alimentazione!» In ultimo un importante annuncio per il territorio: «da dieci anni l’investimento Agromed era fermo con dieci milioni disponibili per creare questa piattaforma agroalimentare. Dal DIPE è partita una lettera per convocare l’attuale governance a Roma, un incontro nel corso del quale sarà comunicato che, nell’Ordine del Giorno della riunione del CIPE del mese di dicembre, ci sarà l’autorizzazione all’insediamento produttivo a Castellaneta di Agromed con l’avvio della realizzazione di questa infrastruttura».

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T R urismo

urale

Tegola per gli operatori balneari titolari di concessione demaniale

La spiaggia non è pertinenza, è soggetta a TARSU/TARI di Paola DILEO “TARSU su stabilimenti balneari: il ruolo essenziale della concessione demaniale”. Un seminario per fare il punto sull’attuale scenario normativo, giurisprudenziale e applicativo circa il demanio marittimo e le concessioni, alla luce dell’ultima ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 27006 del 24.10.2019, che ha fatto chiarezza sull’applicabilità della TARSU, in materia di occupazioni balneari:”La superficie della spiaggia dello stabilimento balneare non gode di riduzione della TARSU perché non è considerata una pertinenza”.

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’ evento promosso dal commercialista dott. Giuseppe Sabatelli, lo scorso 8 novembre, presso DEDALO CENTER a Monopoli, nell’ambito del progetto “Giornate Tributarie”, ha inteso approfondire la dirimente questione con il contributo di due esperti: l’avv. Morena Luchetti, amministrativista, dell’Università degli Studi di Macerata, e il tributarista avv. Angelo Lucarella dell’Università degli Studi di Bari. Un tema di stringente attualità e interesse in una Regione, la Puglia, dove il sempre più consolidato turismo balneare, vede” il coinvolgimento di diverse strutture balneari, imprenditori, essere destinatari a stretto giro

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dall’azione amministrativa degli enti preposti, di una serie di controlli sulle aree occupate, con un’eventuale diversa imposizione fiscale in materia di TARSU (TARI laddove è già applicabile)”, ha premesso Sabatelli. Uno scenario poco rassicurante per gli operatori coinvolti, anche se gli esperti mettono in guardia: ”Occorre verificare la concessione, un atto amministrativo, un contratto pubblico, se è veramente completo come prescrive il Codice della Navigazione” ha evidenziato l’avv. Lucchetti, che ha aggiunto “la concessione demaniale è il titolo da cui partire, che secondo norma deve contenere una serie di condizioni speciali, come l’esatta ubica-

zione, l’estensione, i confini, le tavole, le planimetrie, il fronte mare, la precisa indicazione della dividente demaniale (linea di demarcazione tra area pubblica e area privata). Se la concessione dovesse risultare carente di questi elementi, è nel pieno diritto del concessionario chiedere riscontro alla Pubblica Amministrazione”. Nella fattispecie l’ente pubblico territoriale delegato in materia demaniale, è il Comune che, dal 1998 rilascia concessioni attraverso gli uffici demaniali “uffici che hanno ereditato dati frammentari e non sempre veritieri, suscettibili quindi a verifica - spiega l’amministrativista – sebbene oggi è a supporto di Ministeri, Regioni,

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Comuni, Capitanerie di Porto, Autorità Portuali, il SID (Sistema Informativo Demanio Marittimo), per tutti quegli enti interessati alla tutela e gestione dei beni demaniali marittimi. Un sistema con cartografie catastali aggiornate e revisionate - un sistema informativo anche a disposizione dei cittadini interessati -. In tutti quei casi si dovesse registrare una negligenza da parte della Pubblica Amministrazione, ossia in presenza di dati non at-

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tendibili, si procede con la contestazione, perché le concessioni demaniali sono atti rogitati”. Sulla base dell’ultima ordinanza della Corte di Cassazione, nel 2020 le strutture balneari saranno prese di mira per gli accertamenti fiscali: “Ma nulla è scontato - ha rimarcato il tributarista – il controllo da parte della Pubblica Amministrazione trova giustificazione solo se è stata rilasciata una concessione demaniale puntuale, non lacu-

nosa nelle prescrizioni. Non solo, nel caso specifico degli operatori balneari, titolari di concessione, che utilizzano l’arenile in genere per 6 mesi e non per 12, è bene richiamare l’applicabilità del principio comunitario “chi inquina paga” che presuppone un metodo puntuale di misurazione dei rifiuti da parte del Comune”. Una materia dai risvolti intricati che prelude a svariati ricorsi amministrativi…

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gricoltura

Sono troppe le molestie per un giovane che vuole fare impresa

SVIMEZ: BUROCRAZIA METTE IN FUGA 3 GIOVANI SU 4

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a burocrazia spinge alla fuga dalle campagne 3 giovani su 4 che si sono visti respingere il sogno di diventare agricoltori per colpa degli errori di programmazione dell’Amministrazione regionale. E’ quanto emerge in riferimento al rapporto SVIMEZ 2019 sull’economia e la società del Mezzogiorno. “L’agricoltura va male perché sono crollati gli investimenti pubblici, quando in Puglia c’era stato lo storico ritorno alla terra con 5mila giovani under 40 che hanno presentato domanda per l’insediamento in agricoltura in Puglia, utilizzando le risorse comunitarie relative ai Piani di Sviluppo Rurale (Psr) del periodo 2014-2020, ma quasi 9 richieste su 10 (86%) non sono state al momento accolte per colpa degli errori di programmazione dell’Amministrazione Regionale con il rischio concreto di restituzione dei fondi

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disponibili a Bruxelles. La voglia dei giovani pugliesi di investire in agricoltura è testimoniata dal numero di domande presentate per il primo insediamento e il pacchetto giovani del PSR Puglia. Sul bando del PSR per i giovani, a fronte delle 5.202 domande presentate, solo 750 domande sono state ammesse all’istruttoria, poco più di 1 domanda su 10. Di queste solo 1 risulta istruita. Una sconfitta per le speranze di tanti giovani, ma anche per il Paese che perde opportunità strategiche per lo sviluppo in un settore chiave per la ripresa economica, l’occupazione e la sostenibilità ambientale soprattutto nel Mezzogiorno dove maggiore è il bisogno occupazionale e più elevati sono i tassi di fuga dei giovani come dimostra l’analisi di SVIMEZ. “Sono troppe le “molestie” che un giovane che vuole fare impresa in agricoltura

si trova costretto a subire. Aspettare oltre 3 anni per poter trasformare il proprio sogno in attività imprenditoriale agricola, per colpa di una burocrazia che spesso compromette il destino di un’impresa giovane . Un esercito di giovani talenti patriottici, pronto ad investire in agricoltura, costretto spesso a fare le valigie per lasciare la Puglia, in cerca di un lavoro. Secondo una indagine Coldiretti/Ixè le aziende agricole condotte dai giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più. La Puglia è al top per numero di imprese giovani under 35 in agricoltura, posizionandosi al secondo posto della classifica nazionale, segnala Coldiretti Puglia, con un aumento del 14% rispetto a tre anni fa.

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groalimentare

ALL’HONG KONG INTERNATIONAL WINE & SPIRITS FAIR

“VINITALY PAVILION” E “SOL INT’L EVO OIL SHOW” « Fare cultura del vino e dell’olio extravergine è la scelta strategica che Veronafiere ha sempre portato avanti per valorizzare e rendere comprensibili le mille peculiarità del sistema produttivo italiano all’estero, in particolare su mercati ancora giovani come quelli asiatici. Il business delle imprese è invece supportato dalle iniziative b2b che permettono ogni anno di aprire nuovi canali commerciali ad Hong Kong e in tutto il sud - est asiatico », spiega il direttore generale Giovanni Mantovani.

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al 2010 Vinitaly è il logo ufficiale del vino italiano all’Hong Kong International Wine & Spirt Fair (HKIWSF) e per la decima edizione della più importante fiera asiatica di settore, Veronafiere ha rilanciato la sua mission di piattaforma di servizi per le aziende italiane, forte del rinnovo dell’accordo siglato con l’Hong Kong Trade Development Council (HKTDC) nei mesi scorsi. Un accordo triennale che, visto il successo della prima edizione nel 2018, comprende e rafforza anche la presenza dell’olio extravergine di oliva nel Sol Int’l Oil Show, realizzato grazie al know how di Sol&Agrifood. Vinitaly Pavilion - L’Italia del N° 20 - 15 novemBRE 2019

vino ha grandi margini di crescita in Asia e l’HKIWSF è il luogo ideale per incontrare buyer e operatori per interpretare correttamente una geografia dei mercati sempre più complessa. L’import globale di vino in Asia, infatti, vale 6,4 miliardi di euro, ma il 2019 sta evidenziando andamenti contrastanti tra i vari Paesi, con crescite a due cifre in alcuni e contrazioni sempre a due cifre in altri. Sol Int’l Evo Show - L’Asia è uno dei mercati più promettenti per l’olio di oliva e in particolare ad Hong Kong e in Cina le vendite stanno facendo registrare crescite annue a due cifre, con performance migliori rispetto agli altri oli vegetali. Il fattore trainante

sono le riconosciute ed apprezzate qualità salutistiche del prodotto, per i quali i consumatori, principalmente quelli con buona-alta capacità di spesa, sono disposti a spendere il triplo rispetto al costo di un altro qualsiasi olio vegetale o di semi. «Per sviluppare un consumo più ampio bisogna ovviare alla scarsa conoscenza del prodotto in termini di qualità organolettica, per questo già dalla prima edizione proponiamo seminari e mini corsi su come si degusta un olio e su come riconoscere i difetti, oltre alle degustazioni guidate degli oli che a settembre hanno vinto l’edizione di Sol d’Oro Emisfero Sud», spiega Marino Giorgetti, capo panel di Sol d’Oro.

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Decaro: “il nostro lavoro e il nostro impegno hanno un unico interlocutore: la nostra terra”

Insediamento nuovo Consiglio metropolitano di Bari

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i è insediato il nuovo consiglio metropolitano, il secondo nella storia della Città metropolitana di Bari, presieduto dal sindaco di Bari, Antonio Decaro. Dopo la ratifica dell’elezione dei diciotto nuovi consiglieri, il sindaco Decaro ha fatto gli auguri di buon lavoro ai consiglieri riconfermati e ai nuovi eletti. Il suo intervento: “Siamo un’unica comunità che va dal lungomare di Molfetta, al belvedere di Locorotondo, dalle terrazze sulla scogliera di Polignano alle rocce della murgia altamurana, passando per il calzone di cipolla di Acquaviva, il Carnevale di Putignano, la Basilica di san Nicola a Bari e le grotte di Castellana. Vi dico questo, non per un eccesso di retorica o perché penso che voi non conosciate il vostro Comune o il nostro territorio, ma perché vorrei condividere con voi, sia con chi è alla sua seconda esperienza sia con chi siede per la prima volta in quest’aula, il senso del nostro impegno tra questi banchi. Non c’è indennità, non ci sono incarichi prestigiosi e tutto questo rende ancora più importante la vostra presenza qui. Perché il vostro lavoro e il vostro impegno ha un unico interlocutore: la nostra terra, tutta, senza distinzioni, perché in quest’aula i

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320.000 abitanti di Bari valgono quanto i 508 di Poggiorsini, così come i trulli di Alberobello sono allo stesso modo importanti come gli alberi di ulivo di Bitonto. Così come abbiamo, in questi cinque anni, messo da parte le nostre appartenenze politiche per un interesse superiore, per lavorare insieme, condividendo un metodo che ci mette tutti sullo stesso piano e che ci coinvolge tutti nell’assunzione delle responsabilità e nella possibilità di pianificare il futuro di questo territorio. Siamo una delle Città metropolitane più importanti nel Paese, con una popolazione che si attesta su 1.270.000 abitanti circa e siamo l’unica città dove il 74% degli abitanti vive nei Comuni fuori dal capoluogo di Regione ed è il motivo per cui abbiamo sempre considerato la Città metropolitana policentrica riconoscendo ad ogni area e ad ogni Comune la sua specificità e i suoi bisogni. Per noi questa diversità non è mai stata un problema, anzi, l’abbiamo sempre considerata una risorsa, da sostenere e da incentivare. Così come sappiamo di avere dei punti di forza nella nostra area industriale, siamo la seconda del Mezzogiorno, ci sono 130.000 aziende insediate, così come siamo la prima Città metropolitana per

attività artigianali con oltre 30.000 imprese artigiane attive. Ma siamo anche una Città metropolitana che ha saputo guardare al futuro, con una rete di colonnine elettriche per la ricarica dei veicoli, e un processo di sviluppo che vede l’insediamento di importanti centri di innovazione e aziende che hanno fatto della specializzazione e della ricerca il loro core business. A queste aziende si sommano le grandi realtà nel campo della meccatronica, della meccanica e dell’automotive, che si sono insediate qui grazie agli investimenti della Regione ma anche alla presenza del Politecnico e dell’Università. E poi ci sono le nuove realtà che stanno nascendo e che si stanno fortemente specializzando tanto da riuscire ad affacciarsi sul mercato mondiale. In questo contesto, dove ci sono punte di eccellenza e ancora tante questioni irrisolte, penso alla carenza di importanti infrastrutture, su cui pure stiamo lavorando, penso alla camionale, si muove la Città metropolitana: un ente nato cinque anni fa che deve affrontare ancora questioni importanti per riuscire ad essere incisiva nelle sue capacità di gestione e proposta sul territorio, lavoreremo per cogliere le sfide che ci si presenteranno davanti”.

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groalimentare

L’accordo tra i due Gruppi italiani cambia l’assetto nella GDO in Italia

Bennet sceglie di entrare in Gruppo VéGé

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i concretizza il sodalizio tra due primarie realtà italiane: Gruppo VéGé, primo Gruppo della Distribuzione Moderna, accoglie al proprio interno Bennet, da oltre 55 anni leader nel settore degli ipermercati e dei centri commerciali nel Nord Italia, modificando l’assetto della GDO che si apre così a nuovi scenari. L’ accordo porta in dote al network nazionale di Gruppo VéGé, dal 1° gennaio 2020, una consolidata rete commerciale di 63 ipermercati distribuiti in tutto il Nord Italia, che danno lavoro a circa 7.000 dipendenti e un fatturato di circa 1,6 miliardi di euro. “Accogliere Bennet tra le nostre imprese socie ci onora e corona degnamente un anno importante in cui festeggiamo il 60° anniversario del nostro Gruppo.” ha dichiarato Nicola Mastromartino Presidente di Gruppo VéGé. “Siamo orgogliosi di avere Bennet come partner strategico nel nostro percorso di crescita, intrapreso da tempo, che ci porterà ad ulteriori importanti risultati non solo come Gruppo, ma anche in termini di soddisfazione dei consumatori. È un dato di fatto che siamo il Gruppo distributivo che più di tutti è cresciuto in questi anni e conti-

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nueremo a farlo concretamente anche in futuro.” “Siamo decisamente lieti di stringere questa alleanza con il Gruppo VéGé, perché crediamo fortemente nel progetto commerciale, portato avanti con successo, che garantisce libertà ed autonomia alle imprese aderenti.” ha dichiarato Adriano De Zordi, Consigliere Delegato e Legale Rappresentante di Bennet – e prosegue: “Condividendo gli stessi valori, la visione del mercato e gli obiettivi di crescita siamo certi che sarà possibile realizzare insieme un percorso di potenziamento ed espansione della rete vendita che ci permetterà di essere ancor più competitivi e protagonisti di primo piano nel mondo del retail del futuro.” I numeri dei Gruppi – Per Gruppo VéGé l’ingresso di Bennet rappresenta un risultato di grande rilevanza strategica che consolida il presidio territoriale del Gruppo nell’area Nordovest. A 60 anni dalla fondazione, Gruppo VéGé ha all’attivo 32 imprese, 3.416 punti di vendita, un giro d’affari di 7,5 miliardi di euro (stima 2019) e la leadership in Campania, Basilicata e Sicilia. Negli ultimi quattro anni, è stato il Gruppo che ha fatto segnare la performance di crescita di quota di mercato più

elevata in Italia. [Fonte: Guida Nielsen Largo Consumo – Ed. Set 2019 vs Set 2015]. Bennet, azienda della Grande Distribuzione completamente italiana, nasce nei primi anni ‘60 da un progetto imprenditoriale della famiglia Ratti. Attraverso una politica commerciale al passo con i tempi e programmi di espansione mirati, Bennet è riuscita a conquistare e mantenere una leadership di mercato nelle regioni in cui opera attraverso due aree di business: gli ipermercati ed i proximity malls, presenti in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria. Negli ultimi anni Bennet ha intrapreso una strategia di modernizzazione della propria rete di vendita e di sviluppo di nuovi format commerciali focalizzati sul fresco e su una nuova visione del non food che ha coinvolto quasi la totalità dei suoi punti vendita, rafforzando il proprio orientamento all’innovazione con forti investimenti dedicati all’omnicanalità e allo sviluppo dell’eCommerce, principalmente nella formula del click&collect. Nel 2018 Bennet ha fatturato circa 1,6 miliardi di euro, facendo segnare un incremento del 3% rispetto all’esercizio precedente.

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groalimentare

L’incontro divulgativo

Funghi e tartufo una fonte naturale di salute e gusto per l’uomo

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e qualità nutrizionali dei funghi e gli effetti salutistici del tartufo sono stati al centro dell’ultima conferenza del 2019 de “I Mercoledì dell’Archiginnasio”, ciclo di incontri divulgativi dedicati alle eccellenze dell’agroalimentare italiano, organizzato dall’Accademia Nazionale di Agricoltura, dalle delegazioni bolognesi dell’Accademia Italiana della Cucina e dalla Società Medica Chirurgica di Bologna. La conferenza si è svolta presso la Sala Conferenze della Società Medica Chirurgica di Bologna. I saluti istituzionali sono stati tenuti dal Prof. Giorgio Cantelli Forti, Presidente Accademia Nazionale di Agricoltura, dal Prof. Claudio Borghi, Presidente Società Medica Chirurgica e dalla Prof.ssa Rosanna Scipioni, Coordinatrice scientifica della rassegna. I relatori sono stati il Prof. Lucio Pierantoni, Esperto in tartuficoltura e tartuficoltore Vicepresidente Associazione Tartuficoltura e Ambiente, la Prof.ssa Cristina Angeloni, Associata di Biochimica – Università di Camerino, il Prof. Giovanni Ballarini, Emerito Università di Parma e Presidente Onorario Accademia Italiana della Cucina. I funghi medicinali: una fonte di salute per l’uomo “Il fungo più coltivato è l’Agarico bisporus, comunemente noto come champignon, seguito da Lentinus edodes noto come Shiitake, Pleurotus spp e Flammulina velutipes.

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I funghi sono alimenti ad alto valore nutrizionale – ha esordito la Prof.ssa Cristina Angeloni - contengono proteine complete, elevati quantitativi di fibra dietetica e adeguati livelli di minerali e vitamine. Oltre che per le proprietà organolettiche, i funghi vengono apprezzati per le loro attività biologiche tanto che molte specie vengono addirittura classificate come “funghi medicinali”. I funghi hanno moltissime attività biologiche tra cui attività antiossidante, antitumorale, antidiabetica, antiallergica, immunomodulante, anticolesterolemica, antivirale e antibatterica. Queste diverse attività sono attribuibili alla presenza di composti bioattivi quali polisaccaridi, proteine, grassi, alcaloidi, terpenoidi, tocoferoli, polifenoli e carotenoidi. L’azione antitumorale dei funghi è principalmente legata alla presenza di β-glucani, tra cui quello maggiormente studiato e attivo è il lentinano presente in Lentinus edodes. I funghi sono inoltre una buona fonte di polifenoli, metaboliti secondari con effetto antiossidante, ossia in grado di contrastare l’eccessiva produzione di radicali liberi implicata nell’insorgenza di varie patologie cronico degenerative quali malattie cardiovascolari, neurodegenerative e cancro”. I tartufi una ottima componente nutrizionale e di gusto “A differenza dei macrofunghi che crescono

al di fuori dal terreno, i tartufi sono funghi ipogei che crescono ad una profondità di 8-10 cm, con un ciclo vitale complesso durante il quale il micelio stabilisce un’interazione simbiotica (ectomicorrizia) con le radici degli alberi – ha continuato la Prof. ssa Cristina Angeloni - I tartufi sono caratterizzati da un forte aroma dovuto alla presenza di composti volatili a basso peso molecolare. Sono stati identificati circa 200 composti volatili che comprendono acidi grassi, terpenoidi, composti aromatici e composti contenenti zolfo. I tartufi, analogamente ai funghi, hanno un’ottima composizione nutrizionale”. Purtroppo, ad oggi, sono stati condotti pochissimi studi sui potenziali effetti salutistici dei tartufi. I pochi studi hanno evidenziato una loro modesta attività antiossidante e una buona attività antinfiammatoria. Sono state inoltre osservate attività citotossiche in linee cellulari tumorali, con particolare attività verso la linea cellulare di adenocarcinoma mammario. In generale il tartufo bianco sembra avere un potenziale biologico leggermente più elevato del tartufo nero. In conclusione, funghi e tartufi, non solo appagano il gusto dei consumatori grazie alle loro eccellenti caratteristiche organolettiche, ma rappresentano una vera e propria fonte di importanti composti nutraceutici in grado di prevenire importanti patologie”. www.foglie.tv




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