FOGLIE n.21/2019

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

INDIETRO TUTTI (O QUASI) L’Italia agricola con la Puglia in testa restituisce soldi all’Europa

agricoltura

Calamità naturali, riformare la normativa? agroalimentare

Filiere agroalimentari, spiccioli da Psr Puglia Cibo anti inverno, dall’aglio ai mirtilli

N° 21 • 1 dicembre 2019





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ditoriale

Indietro tutti (o quasi)

1 dicembre 2019 - n.21 - Anno 14

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

L Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

’Italia ha forti difficoltà nello spendere i soldi che provengono dall’Unione Europea. È ancora più vero e tangibile quando si entra nei singoli settori, agricoltura in primis e PSR (programmi sviluppo rurale): alla fine dell’anno il comparto agricolo perderà la bellezza di un miliardo e mezzo di euro. La causa di questo insuccesso è l’incapacità di spendere tempestivamente i soldi destinati al PSR In tal senso, il periodo programmatico PSR 2014-2020 è stato davvero mal gestito: la spesa complessiva per i piani di sviluppo rurale è infatti pari a meno di un terzo dei fondi ad essi destinati. Vediamo nel dettaglio dove e perché i fondi non sono stati utilizzati. Ci sono PSR che sono stati praticamente inutili, ce ne sono altri che invece hanno dato e stanno dando buoni frutti. Le differenze che si registrano lungo lo Stivale sono infatti abissali: ci sono Regioni che hanno saputo spendere bene e molto - sono la Provincia autonoma di Bolzano, il Veneto, la provincia autonoma di Trento, la Sardegna, la Calabria e il Molise - e ci sono Regioni che invece hanno fatto male, malissimo. Tra queste sono da annoverare la Sicilia, la Campania, il Lazio e la Basilicata, le quali sono riuscite a spendere meno

del 25 per cento dei fondi. Ma c’è addirittura chi ha fatto peggio - ossia Liguria, Abruzzo, Puglia e Marche - che hanno speso poco, pochissimo. Le restanti regioni, ossia EmiliaRomagna, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia, sono quelle che sono state nella media: hanno speso circa un terzo dei fondi a loro destinati. La mancanza di investimenti è stata data anche dalla natura di alcune misure: quelle che proprio non hanno riscosso alcun successo sono la 2, la 9 e la 16: d’altro canto, in Italia, in cui l’associazionismo è un punto debole “storico”, si può pretendere che gli agricoltori utilizzino una misura che si intitola “Costituzione di associazioni e organizzazioni di produttori”? in Puglia le ultime raccontano che la Regione ha affidato l’Autorità di gestione all’unica dirigente che si è dichiarata disponibile, Rosa Fiore, che però non ha alcuna esperienza specifica e dovrà dividersi con l’incarico di coordinamento del tavolo delle Regioni sull’agricoltura. Aria di disimpegno, dunque, proprio mentre continuano a piovere sulla Regione sentenze del Tar che fanno a pezzi le ultime decisioni sul Psr. Gli sprechi sono sempre una brutta notizia, soprattutto quando il sistema strutturale del settore meriterebbe qualche investimento.


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ommario

editoriale INDIETRO TUTTI (O QUASI)

5 L’Italia agricola restituisce soldi all’Europa

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agroalimentare

10 FILIERE AGROALIMENTARI 15 CIBO ANTINVERNO Dall’aglio ai mirtilli

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PSR misura 1.2 Il convegno sulla Canapa Rurale a Bisceglie

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8 CDP – UBI BANCA

16 consumatori

9 PRIMO INSEDIAMENTO

26 VIni

Psr Puglia infrange sogni giovani

EVENTI

Spiccioli da Psr Puglia

AGRICOLTURA 500 mln € per il Sud

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L’identikit del 4.0

I Bordeaux a Bari

CALAMITA’ NATURALI 14 Riformare la normativa

27 scelta del vino

LOTTA AL CAPORALATO 19 Made in Italy etico e sostenibile

30 BELLAVITA EXPO

L’ importanza del neuromarketing A Londra

TURISMO RURALE

24 monopoli Eventi sotto all’ Albero


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gricoltura

Siglato Protocollo d’Intesa per sviluppare congiuntamente strumenti di liquidità

CDP e UBI Banca: attivato finanziamento da 500 mln di € per supporto alle PMI del Sud È stato sottoscritto il Protocollo d’Intesa tra Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e UBI Banca (UBI) che sancisce l’avvio di una collaborazione volta a promuovere iniziative congiunte finalizzate al sostegno delle imprese italiane. di Rino PAVONE

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ome prima declinazione operativa del Protocollo, CDP ha concesso a UBI un finanziamento da 500 milioni di euro, tramite sottoscrizione di un prestito obbligazionario senior unsecured, che sarà integralmente impiegato in nuovi finanziamenti alle PMI operanti nelle otto Regioni del Mezzogiorno. Tali finanziamenti potranno avere un importo massimo di 15 milioni di euro e scadenza non inferiore a 36 mesi, così da supportare la realizzazione di investimenti di medio-lungo termine. L’iniziativa si inquadra nelle linee strategiche del Piano industriale 2019-2021 di CDP che prevede, in piena sinergia e complementarietà con il sistema bancario, specifiche azioni di supporto delle imprese del Mezzogiorno, promuovendo un allungamento delle scadenze dei finanziamenti. Oltre alla concessione di liquidità, da parte di CDP a UBI, per supportare i finanziamenti a favore delle imprese, la collaborazione riguarda anche altri ambiti operativi. Tra

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questi: l’attivazione di strumenti di garanzia, anche con il coinvolgimento dei Confidi o mediante l’utilizzo di “sezioni speciali” del Fondo di Garanzia per le PMI, costituite da CDP, che possano migliorare le possibilità e le condizioni di accesso al credito bancario. La partnership intende inoltre sviluppare strumenti di finanza alternativa quali i cosiddetti “basket bond”, operazioni di cartolarizzazione di mini-bond appositamente emessi da imprese PMI e Mid-Cap, in relazione ai quali CDP e UBI agirebbero in qualità di investitori principali, attraendo così ulteriori capitali privati; nonché operazioni dirette in co-finanziamento a sostegno di progetti di crescita e innovazione di medie imprese italiane. “L’intesa sottoscritta con UBI rappresenta un importante pilastro della strategia di CDP per sostenere e innovare l’accesso al credito delle imprese italiane, attraverso la collaborazione con le principali istituzioni finanziarie nazionali.” ha dichiarato Nunzio Tartaglia,

Responsabile CDP Imprese “L’operazione appena perfezionata, di importo pari a 500 milioni di Euro e indirizzata alle PMI del Mezzogiorno consentirà di fare affluire ingenti risorse a medio-lungo termine in quelle aree del Paese che più necessitano di un sostegno finanziario per attivare un processo virtuoso di sviluppo e crescita, in linea con gli obiettivi del nostro Piano Industriale.”

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PRIMO INSEDIAMENTO: PUBBLICATE GRADUATORIE ISMEA

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SOGNI GIOVANI INFRANTI DA PSR PUGLIA

ubblicate le graduatorie delle domande relative al 1° scorrimento del Bando per il primo insediamento dei giovani Ismea 2019 che interessano anche la Puglia, in attesa del prossimo bando che sarà attivato all’inizio del 2020, una opportunità imperdibile, commenta Coldiretti Puglia, per le migliaia di giovani a cui è stato negato il sogno di lavorare in agricoltura per colpa di errori tecnici, ritardi, scaricabarile, che hanno fatto scivolare la Puglia definitivamente all’ultimo posto della classifica nazionale per la spesa dei fondi comunitari del PSR, secondo i dati della Rete Rurale Nazionale, con una spesa ferma al 21,71 %, la più bassa d’Italia. “E’ stata un fallimento la gestione del PSR Puglia anche sul fronte dello storico ritorno alla terra che ha portato 5mila giovani un-

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der 40 a presentare domanda per l’insediamento in agricoltura in Puglia, ma quasi 9 richieste su 10 (86%) non sono state accolte per colpa degli errori di programmazione dell’Amministrazione Regionale con il rischio concreto di restituzione dei fondi disponibili a Bruxelles. Sul bando del PSR per i giovani, a fronte delle 5.202 domande presentate, solo 750 sono state ammesse all’istruttoria, poco più di 1 domanda su 10. Di queste solo 1 risulta istruita”, fa sapere Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Il bando di ISMEA è aperto ai giovani di età compresa tra i 18 e i 41 anni non compiuti, che si insediano in agricoltura per la prima volta e facilita l’accesso alla terra da parte di giovani aspiranti agricoltori. E’ stato autorizzato anche il 2° scorrimento della graduatoria per 22 domande “ammesse all’istruttoria non finanziabili” ed

è possibile consultare e scaricare le graduatorie dalla cartella “Primo Insediamento – Bando 2019” della sezione “Primo insediamento ISMEA” del portale e-learning di Coldiretti. “Sono ancora troppe le “molestie” che subisce un giovane che vuole fare impresa in agricoltura. Aspettare oltre tre anni – aggiunge Benedetta Liberace, leader di Coldiretti Giovani Impresa Puglia - per poter trasformare il proprio sogno in attività imprenditoriale agricola, per colpa di una burocrazia che spesso compromette il destino di un’impresa giovane, sottrarre ricchezza alla Puglia e all’Italia. In Puglia sono 5mila i giovani ‘aspiranti’ agricoltori che hanno sperato di poter partecipare lealmente ad una ‘gara’ per poter accedere a finanziamenti che consentirebbero loro di investire, vivere e lavorare in agricoltura e invece si sono sentiti traditi”.

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groalimentare

Per un segmento economico che occupa il 50% dei lavoratori agricoli

FILIERE: SOLO 40MLN SU AGROALIMENTARE CON PSR REGIONALE Solo 40 milioni di euro del PSR Puglia sono stati destinati alle filiere agroalimentari, pochi spiccioli non ancora spesi dalla Regione Puglia a beneficio di un segmento economico che occupa il 50% dei lavoratori del comparto agricolo. E’ quanto emerso nel corso dell’incontro sui contratti di filiera organizzato da Coldiretti Puglia, a cui ha partecipato il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’A bbate.

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e inefficienze e le speculazioni lungo la filiera agroalimentare insieme all’inganno del falso Made in Italy costano alle imprese agricole pugliesi miliardi di euro che possono essere recuperati. Con il progetto per costruire una “Filiera Italia”, attraverso un dialogo costruttivo con gli altri stakeholder della filiera, la Coldiretti vuole smascherare le frodi, eliminare le distorsioni e tagliare le intermediazioni per assicurare acquisti convenienti alle famiglie e sostenere il reddito degli agricoltori che ad oggi per ogni euro speso dai cittadini in alimenti ricevono appena 17 centesimi”, ha detto Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. “Viviamo numerose crisi in Puglia, a partire dai bassi prezzi delle olive già ad inizio campagna, e proprio nel settore olivicolo non esistono ancora contratti di filiera. Ho ricevuto la richiesta di incontro per affrontare immediatamente l’emergenza olivicola, perché per esempio i 5 milioni di euro destinati agli interessi sui mutui dal Decreto Emergenze per le gelate, piuttosto che arrivare alle aziende a 3 anni dal provvedimento, potrebbero essere immediatamente essere

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messi a disposizione degli agricoltori. Resta l’urgenza di costruire finalmente il Piano Olivicolo Nazionale, quando in Spagna ne hanno già fatti 5”, ha dichiarato il Sottosegretario L’Abbate. “Sulle Filiere il Ministero ha postato 100 milioni di euro – ha aggiunto L’Abbate – fruibili attraverso un bando a sportello tuttora aperto”. Si registra una crescita record del 70% nell’ultimo decennio di produzione di falso italiano per un valore stimato di 100 miliardi di euro, un inaccettabile danno all’immagine del Made in Italy a

tavola, poiché non solo rubano mercato e posti di lavoro a tutta la filiera agroalimentare italiana, ma ingannano i consumatori di tutto il mondo. “Per questo occorre approvare la proposta di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, presidente del comitato scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti”, ha aggiunto Colomba Mongiello dell’Osservatorio Agromafie. “I contratti tra gli attori che operano lungo le filiere del cibo – ha insistito

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Mongiello - sono presupposto di valore per le produzioni locali, di remunerazione dignitosa per gli imprenditori agricoli e di qualità per i consumatori. Un investimento sicuro, insomma, per il futuro dell’agricoltura”. L’obbligo di indicare l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che, con la raccolta di milioni di firme, ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa e gli accordi di filiera di successo sono un punto di partenza straordinario per uno sviluppo rurale strategico per il territorio. E’ il caso dell’accordo quadro di filiera per l’aceto 100% Made in Italy tra Coldiretti, Acetifici Italiani Modena S.r.l. (Gruppo De Nigris), insieme a Filiera Agricola Italiana Spa che prevede la fornitura minima di 10.000 ettolitri di vino pugliesi, di cui 7.000 bianchi e 3.000 rossi per la produzione di aceto italiano. “L’accordo di valenza triennale rientra nell’azione di responsabilizzazione dal campo allo scaffale per garantire che dietro tutti gli alimenti in vendita ci sia un percorso di tracciabilità e qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con un’equa distribuzione del valore. Il contratto rappresenta anche un prezioso volano di sviluppo per il territorio della Puglia, dove l’agricoltura si dimostra un settore capace di garantire lavoro e opportunità di futuro, attraverso l’alleanza tra il mondo agricolo e l’industria agroalimentare italiana d’eccellenza, insieme per difendere tutta la filiera agroalimentare nazionale”, ha spiegato Armando De Nigris, Presidente del Gruppo De Nigris. “Educare i cittadini ad un consumo consapevole da un lato aiuta a contrastare la deflazione dei campi, dove per colpa

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di importazioni dall’estero di prodotti di dubbia origina e qualità, assistiamo al crollo dei prezzi riconosciuti agli agricoltori in campagna, dall’altro è determinante per la salute stessa dei consumatori e per il benessere di tutti noi. Dobbiamo abituarci a comprare il meglio, perché è importante comprare il cibo sano e dare il giusto valore al lavoro degli agricoltori”, ha tenuto a dire Giovanni Pomarico, Presidente Gruppo Megamark. Nel 2019 in Italia è scoppiato fino ad oggi più di un allarme alimentare al giorno, per un totale di ben 281 notifiche inviate all’Unione Europea durante

l’anno. Sul totale di 281 allarmi che si sono verificati 124 provenivano da altri Paesi dell’Unione Europea (44%) e 108 da Paesi extracomunitari (39%). In altre parole oltre quattro prodotti su cinque più pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero (83%). Dai risultati sono evidenti le maggiori garanzie di sicurezza dei prodotti nazionali che garantiscono sicurezza alimentare, salute e benessere, mentre i pericoli vengono soprattutto dalle importazioni e le filiere 100% Made in Italy garantiscono etica, sicurezza alimentare, lavoro e qualità.

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assegna

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tampa

Da georgofili.info

Dopo Taranto, statalizzeremo l’agricoltura? di Dario CASATI

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l caso dell’ex Ilva di Taranto, bruscamente al centro dell’attenzione della politica e dell’opinione pubblica, mentre scriviamo è ancora lontano da una soluzione accettabile. In questi giorni la sostanza del problema è nascosta, sopraffatta dall’infinità di parole spese per una narrazione che non è propedeutica a nessuna soluzione concreta a breve termine. Temiamo che si aprirà una complessa contesa giuridica che, qualunque ne sia l’esito, segnerà la fine di uno dei maggiori impianti del continente. Al di là delle polemiche prontamente sviluppatesi ci sembra che il caso metta in evidenza due questioni generali. La prima consiste nel fatto che da più parti torna ad echeggiare un ritornello che pensavamo fosse ormai scomparso e dimenticato: l’invocazione di un pronto intervento di statalizzazione/na-

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zionalizzazione dell’impresa da parte dell’Italia come garanzia del ristabilirsi di una situazione di funzionamento dell’impresa che sia efficace e cioè che consenta di conseguire gli scopi che la scelta politica si propone. La seconda è proprio la definizione di questi scopi che vengono ridotti all’alternativa fra proseguire nella produzione a qualsiasi costo, materiale e morale, oppure, all’opposto, chiudere l’impianto al fine della salute degli abitanti e dell’ambiente locale abbinando a ciò opere di disinquinamento, riqualificazione dell’area, avviamento di non meglio definite attività “green” secondo una linea politica che sembra trovare crescente consenso. Quella delle nazionalizzazioni sembrava una strada ormai, e per sempre, abbandonata. Reca con sé l’amaro sapore di soluzioni di guerra, di autarchia, di poli-

tiche nazionaliste inefficienti ed inefficaci. Nel nostro paese ha condotto ad un’economia fortemente infiltrata dalla politica e dalla pressione di gruppi e settori. Raramente ha condotto a risultati economicamente positivi, scaricando i costi sul bilancio dello Stato e cioè, in ultima analisi, sui redditi dei cittadini. Alla base vi è la convinzione che lo Stato riesca a fare meglio dei privati nella produzione e vendita di beni e servizi. Sappiamo che non è così, tanto che dopo svariati decenni dalla nascita dell’Iri abbiamo proceduto a privatizzare le imprese pubbliche, scoprendo che quelle più redditizie operavano in settori regolati dallo Stato, mentre stentavano a sopravvivere quelle messe sul mercato. Lo Stato imprenditore non funziona e, soprattutto, genera una forte confusione di ruoli e di responsabilità. La sua funzione www.foglie.tv


imprenditoriale è impropria rispetto a quella di autorità che costruisce le diverse politiche. Riporta al tempo in cui, di fronte a certi fenomeni, ci si chiedeva, finalmente, perché lo Stato dovesse produrre automobili o panettoni, oltre a tutto in perdita e meno bene dei privati. L’attuale ondata di consenso si inquadra, per paradosso data la diversa provenienza politica, in quella della ripresa del sovranismo e del protezionismo ed è forse sorretta dalle note oscillazioni che riscontriamo nella storia, ad esempio a proposito della liberalizzazione degli scambi. Per la produzione il problema è disporre di imprenditori veri e sviluppare imprese efficienti che, nel caso specifico, riescano a conciliare le due finalità. Non è impossibile, perché anche nella stessa Europa ciò è avvenuto e avviene. Questa vicenda presenta un forte parallelismo col dilemma che oggi si propone all’agricoltura. Da un lato le si richiede di proseguire nel suo insostituibile e millenario compito di produrre alimenti per un’umanità in aumento, con requisiti igienico sanitari più elevati e con consumi

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procapite crescenti, dall’altro di farlo con modalità obbligate. Il mito di un’agricoltura solo “raccontata” e apprezzata per sentito dire genera un’alternativa molto simile a quella di Taranto fra continuare a produrre con tutti i requisiti del caso, oppure cedere al fascino del mito senza fondamento di un ambiente che non esiste e di una modalità di produrre irreale. Con l’aggravante che i vincoli imposti in misura

crescente implicano contrazione della produzione di alimenti, tecniche meno efficienti e costi più elevati. Quanto basta per chiedersi se non si profili anche per l’agricoltura un futuro in cui per conciliare ambiente e produzione qualcuno proporrà la statalizzazione dell’agricoltura, ma anche qui storia ed economia hanno già dato una netta risposta.

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gricoltura

Con i cambiamenti climatici in corso

Uila Puglia, Buongiorno: “Necessario riformulare la normativa sulle calamità naturali”

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a Puglia olivicola aspettava questa campagna per rilanciare un comparto messo in ginocchio negli ultimi 2 anni a causa degli effetti catastrofici di gelate e Xylella. Ora arrivano anche avverse condizioni metereologiche con pioggia e vento a complicare una situazione già difficile. Si intervenga subito per riformare la normativa sulle calamità naturali. È l’intero comparto agricolo che lo chiede, lavoratori e imprese sono colpiti nella stessa maniera”. Così il Segretario Generale Uila Puglia, Pietro Buongiorno, torna sui danni prodotti dalle forti raffiche di vento di scirocco che hanno colpito la Puglia in questi ultimi giorni. “Già in occasione dei numerosi tavoli sulla Xylella – afferma Buongiorno - abbiamo chiesto al Governo di avviare una riflessione seria per l’attivazione di azioni strutturali che intervengano a compensare i danni delle sempre più frequenti emergenze derivanti dalle batteriosi e dalle calamità naturali. Non possiamo essere miopi dinanzi a questi fenomeni: la contingenza e l’emergenza stanno mutando in normalità. Il comparto deve potersi adattare alle mutate condizioni climatiche

intervenendo come già si sta facendo su nuove cultivar e sapendo di poter usufruire sia di misure strutturali di tipo compensativo, sia di azioni di investimento. In occasione del convegno organizzato dalla Uila a Bari lo scorso 15 novembre abbiamo chiesto al Ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova di essere ricettiva su questo fronte, rendendosi disponibile ad aprire una discussione proficua

su modifiche sostanziali alle condizioni di attivazione ed accesso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti del settore agricolo”. Così conclude il Segretario Uila, rifendosi alla proposta di modificare nel suo impianto la legge sulle calamità naturali che di fatto blocca l’accesso al sostegno economico per i lavoratori che non possono usufruire degli ammortizzatori sociali.

Oltre che per la Basilicata

Maltempo, Caroppo (ID/Lega): “Fondi europei di solidarietà anche per Puglia” «Il Governo italiano si attivi immediatamente per ottenere tutte le risorse possibili per rimediare ai danni cagionati dalla straordinaria ondata di maltempo anche in Puglia e Basilicata, in particolare sulle fasce costiere». Così in una nota l’eurodeputato leghista Andrea Caroppo, della circoscrizione Sud. «La catastrofe abbattutasi in questi giorni sull’Italia ha cau-

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sato in numerosi comuni della Puglia e della Basilicata danni pari a quelli causati in altre zone d’Italia come, ad esempio, il Veneto. Il Governo italiano può e deve accedere al Fondo di solidarietà Ue, nel quale sono accantonate risorse di tutti gli italiani proprio per aiutare gli Stati membri ad affrontare i danni causati dalle catastrofi naturali.

Se il Governo saprà muoversi in questa direzione nell’interesse di tutti gli italiani, non mancherà il controllo dei parlamentari europei perché l’Europa corrisponda a una sacrosanta richiesta d’aiuto. Ciò non toglie - conclude Caroppo - che il Governo italiano deve immediatamente fare intanto la sua parte, anche per la Puglia e la Basilicata». www.foglie.tv


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groalimentare

IL CIBO PER PREVENIRE L’INFLUENZA E RAFFORZARE IL SISTEMA IMMUNITARIO

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il periodo dell’anno in cui tutti ci ammaliamo. Se volete evitare i problemi invernali di salute, una dieta specifica può sicuramente aiutare. Avrete un alito cattivo e non è la cosa più saporita da masticare, ma mangiare aglio crudo dà grossi benefici. Se proprio non sopportate il sapore, va bene anche metterlo nella salsa. I mirtilli sono antiossidanti, cibo importantissimo per il sistema immunitario. Il cavolfiore è l’altro anti-ossidante fondamentale. Sono consigliate le patate dolci, in abbondanza, per prevenire l’influenza. Sono ricche di betacarotene e quindi di vitamina A, che aiuta l’apparato digerente e blocca i batteri nocivi. Gli esperti consigliano di sostituire i biscotti

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IL MALE D’INVERNO

con un pugno di mandorle, quando siete affamati. Le mandorle sono ottime per la pelle e combattono le infezioni. Il brodo di pollo ha proprietà anti-virali, e fa sentire meglio anche quando ormai avete beccato l’influenza. Funziona molto anche il brodo fatto con le ossa. Lo yogurt bianco è molto salutare, meglio se con fermenti lattici vivi. Può suonare ovvio, ma è essenziale bere molta acqua, che oltretutto aiuta ad eliminare le tossine. Il miele è un modo dolce per sentirsi in forma, quello Manuka, neozelandese, è antibatterico, anti-microbico, anti-ossidante, antivirale. Qualche ricetta? A colazione un frullato di miele Manuka (un cuc-

chiaino), avocado (uno), mandorle (75 grammi), acqua minerale (150 ml), un limone spremuto. Potete aggiungerci una punta di sale himalayano o della menta

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groalimentare

Consumi alimentari: che cosa mangiano e che cosa acquistano gli italiani

L’identikit del consumatore 4.0

L’Osservatorio Cibi, Produzioni, Territorio (CPT) Eurispes, Uci e Univesitas Mercatorum ha raccolto dati, approfondito fenomeni legati al mercato del mondo alimentare, e osservato come cambiano le abitudini dei consumatori nel Position Paper “I consumi alimentari: conoscere per agire”.

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all’ analisi emerge il ritratto di un consumatore sempre più informato e consapevole; che cerca innovazione e piacere così come salute, che acquista prodotti certificati ma non si fida più solo di un bollino. I consumatori 4.0 non hanno più fame, ma appetito, e questo è saziato nella loro mente più che nella loro pancia. I consumi delle famiglie rappresentano la quota più importante del Prodotto interno lordo italiano e, in questo àmbito, quelli alimentari pesano l’11% (Istat 2018). Conoscere il consumo significa capire le persone, i loro valori e la sfera dei loro desideri. In particolare, il food&beverage rappresenta un vero e proprio laboratorio socio-economico, sospeso tra innovazione e tradizione. Come cambia dunque il consumo e qual è l’identikit del consumatore 4.0? Il consumatore di oggi è un misto di antico e contemporaneo, è un consu-

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matore post-moderno che sta ribaltando il proprio rapporto con il consumo: dopo una lunga fase post bellica, nella quale il consumo ha sostanzialmente dominato sulla persona, è maturato un cambiamento di stato che mostra un altro soggetto, che ribalta i termini del proprio esistenziale socioeconomico da consumatore-persona a persona-consumatore, attraverso alcuni atteggiamenti nuovi. Il consumatore diviene, insomma, un “produttore di significati”. La qualità. Come viene percepita. L’indagine dell’Osservatorio CPT(*) L’ immagine positiva di una marca, ovvero ciò che nella mente del consumatore costruisce l’idea di una marca alimentare forte e positiva, vede come primo fattore la qualità del prodotto. Cosa significa qualità in un prodotto alimentare? L’Osservatorio CPT ha condotto una indagine, alla ricerca del significato di qualità nella percezione dei respon-

sabili di acquisto, tra i millennials. L’analisi delle opinioni sulla qualità del cibo viene declinata secondo cinque direttrici di senso: sicurezza alimentare, qualità ambientale della terra d’origine dei prodotti, naturalità dei processi di produzione, contenuto salutistico dichiarato, sostanza laica della qualità (Il totale delle risposte non corrisponde al 100%, perché erano possibili risposte multiple). Nell’àmbito della sicurezza alimentare, secondo il 64,8% dei millennials intervistati un cibo è di qualità se “lo mangio e non fa male”; al contempo, il 63% ritiene che sia di qualità se “ci stanno poche cose dentro”; il 56,3% lega la qualità del cibo al fatto che “l’etichetta sia fatta bene”; poco più della metà ritiene che un cibo sia di qualità se “è di stagione”. Dunque, la sicurezza alimentare è un elemento importante nella scelta dei prodotti e l’etichetta è fondamentale per convogliare le informazioni necessarie a rassicurare il consumatore. In tema di qualità ambientale della

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terra d’origine dei prodotti, un cibo è di qualità se “c’è una certificazione ambientale del luogo” per quasi la totalità degli intervistati (98%); “si sa da dove viene” per il 93,7%; “il luogo d’origine è bello e ben tenuto” per quasi otto su dieci (78,8%); “è lontano dai grandi centri abitati” solo per tre su dieci (29,4%). La qualità ambientale intrecciata alla consapevolezza dell’origine dei prodotti è un fattore di estrema importanza in Italia: è, infatti, nel cibo che molte persone riscoprono l’importanza del territorio e della salvaguardia ambientale. Passando al tema della naturalità dei processi dei prodotti, secondo il campione preso in esame, un cibo è di qualità se “è certificato bio” per l’84,7%, con una differenza di dieci punti tra le opinioni delle donne (89,6%) e quelle degli uomini (79,6%); “segue processi produttivi certificati” per otto su dieci (81%); “è fatto come una volta” per il 67,4%; solo il 57,9% ritiene che sia di qualità se “è fresco”. Dunque, la certificazione biologica è un punto di partenza e un riferimento per molti e le donne sono generalmente più affini al consumo di questo tema. Per quanto riguarda l’aspetto del contenuto salutistico dichiarato, il cibo è di qualità se “svolge funzioni positivi per l’organismo” secondo la quasi totalità degli intervistati (97,8%); “gli vengono tolte sostanze nocive” per il 94,5%; “è additivato con ingredienti salutistici” per il 75,2%. La relazione tra cibo e salute, in questo caso, è vista come positivo-preventiva: i millennials non vogliono mangiare solo un prodotto non nocivo, ma un prodotto che tenga il passo della ricerca scientifica alimentare e che aiuti a mantenere uno stato di efficienza fisica e mentale. Infine, per quanto riguarda la cosiddetta sostanza laica della qualità, quasi sei su dieci (57,9%) ritengono che un cibo sia di qualità se “è fatto in piccole quantià”; poco più della metà (51,4%) crede che lo sia se “è sul mercato da molto tempo”; solo il 47,8% crede sia di qualità se “si sa come è stato fatto”. Sia gli uomini che le donne ricercano prodotti innovativi, ma restano anche fedeli a prodotti storici. N° 21 - 1 dicembre 2019

La crisi vitale dei consumi italiani. Dati di scenario Certamente la crisi economico-finanziaria ha impresso uno shock che ha costruito un sentiment negativo, con l’idea di un impoverimento generalizzato. Ma i dati dicono che in Italia il consumo ha dimensioni quantitative importanti da Paese progredito, le cui manifestazioni aggregate raccontano di uno stock diminuito (ma non basso) e di un consumatore in evoluzione. Abbiamo costruito la fotografia della crisi dei consumi degli italiani attraverso l’elaborazione dei dati provenienti da diverse fonti (Prometeia per Osservatorio Findomestic, settembre 2018; Istat, Indagine Istat sui consumi delle famiglie 2018; Rapporto Coop Consumi 2018; elaborazioni REF ricerche su dati Istat, 2018) dall’analisi delle quali emerge che: • I consumi aggregati sono cresciuti più del Pil negli ultimi anni, trainandone il (lieve) incremento: dai 964

miliardi del 2013 si passa, nel 2018, a 1.076. • Considerando la dinamica inflazionistica, il 2018 (si riduce dello 0,9% per la prima volta in contrazione dal 2014) . • I salari reali calano del 3% nel 2018. • Il valore medio mensile della spesa per i consumi degli italiani è pari a 2.571 euro, quasi invariata rispetto al 2017 (+0,3%). Si spende di più al Nord, nelle città metropolitane e nelle famiglie la cui persona di riferimento sia in possesso di titoli di studio superiori. • Gli italiani spendono sempre più in servizi: dal 45% del 2000 siamo passati al 53% del 2018. • I Neet (15-34) italiani sono circa 3 milioni, dato che ci colloca al poco invidiabile primo posto in Europa. • Le famiglie italiane sono al nono posto in Europa per indebitamento (86% del reddito disponibile); in aumento del 4,9% gli italiani maggiorenni che richiedono almeno un prestito (38,1%)

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nel 2018; i prestiti che prevedono un rimborso medio mensile pro-capite di 350 euro. La crisi della classe media e dell’occupazione giovanile non lasciano prevedere sostanziali e stabili incrementi dei redditi, soprattutto per le fasce più basse. Questo comporterà probabilmente una crescente finanziarizzazione del consumo da parte di operatori bancari e non. Ma c’è da sottolineare che la crisi del consumo è anche legata alla crisi dell’offerta che risente di un deficit di innovazione reale nelle offerte di beni e servizi di consumo e delle formule distributive e commerciali. Fatto 100 il numero dei codici-prodotto nuovi lanciati lo scorso anno nel comparto dei beni di largo consumo, quelli realmente nuovi sono appena il 21,4% del totale. Per il resto, chiamiamo “nuovi” prodotti quelli che, in realtà, sono estensioni di marca (54,5%) e imitazioni (24,1%). A fronte di un quadro complessivamente statico della spesa per consumi, si ravvisano, tuttavia, notevoli incrementi della spesa per alcune categorie di consumo, che raccontano di un consumatore cambiato. Crescono: • I consumi politicamente scorretti (fumo, gioco, alcol, droga, prostituzione) ma, al contempo, quelli politicamente corretti (alimenti salubri, prodotti equi e solidali, biologici, sostenibili);

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• I consumi di integrazione (parafarmaci, super cibi) e, insieme, quelli di sottrazione (gluten free, sfusi); • I consumi di protezione (antifurti, assicurazioni, istruzione privata, spese sanitarie all’estero) e, insieme, di esposizione (viaggi, sport estremi); • I consumi fai da te (cucina, bricolage, distillazione domestica) e, al contempo, quelli del già fatto (cibi pronti, home delivery). In particolare, ad esempio, i prodotti gluten-free valgono oltre 148 mln di euro; gli integrali oltre 343 mln; i sostitutivi del latte crescono di oltre 15 mln di euro a fronte di un calo di oltre 32 mln delle vendite di latte fresco; lo zucchero di canna cresce del 16% a fronte di un calo del 9% di quello da barbabietola. I consumi italiani sono sostanzialmente stabili nelle quantità, ma vitali nella qualità. Il tratto più evidente appare l’incoerenza. Digitalizzazione delle scelte Grazie alla rivoluzione digitale, la popolazione italiana digitalizzata ha maturato, più o meno consapevolmente, una nuova cultura del consumo che: segue una visione peer-to-peer delle relazioni di scambio (sui social siamo tutti sul medesimo piano di realtà, non esistono gerarchie né rendite di posizione); ha acquisito l’informalità come mood: il linguaggio del digitale

è per sua natura pop, caldo e diretto; non accetta più i classici intermediari commerciali, politici, culturali; ricerca semplificazione rifuggendo la fatica mentale: l’uso intenso dello smartphone ha formato una nuova modalità di lettura, di decodifica del testo, più fotografico che verbale; l’individualizzazione diventa la cifra dominante; il brevismo diviene il tempo prediletto della quotidianità. Trasformazione intellettuale del cibo Siamo al culmine di un ultra-decennale percorso di trasformazione intellettuale del cibo: da alimento a strumento di piacere, da fatto individuale ad atto relazionale. Una trasformazione a cui hanno contribuito i media innanzitutto (con i format televisivi, l’ascesa dei cuochi star, l’esplosione del fenomeno dell’esposizione del cibo nel piatto sui social); ma anche una maggiore attenzione al territorio d’origine dei prodotti e al recupero dell’identità locale: una sorta di “sovranismo alimentare soft” che si è diffuso tra le marche a segnare un trend di valore molto rilevante. La trasformazione intellettuale del cibo viaggia in uno spazio ricco di contraddizioni, fra comportamenti sofisticati e attenti alla salubrità e atteggiamenti diametralmente opposti, guidati dall’accumulo, dall’estremizzazione quantitativa a basso costo e dall’assenza del sapere. www.foglie.tv


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gricoltura

Tavola rotonda Uila con Bellanova, Giansanti, Vacondio e Mantegazza

Lotta al caporalato e innovazione per un “made in Italy” etico e sostenibile

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a filiera agroalimentare è una grande risorsa per il nostro paese.Oggi però la vera scommessa è dare un valore nuovo alle produzioni, anche attraverso un orientamento all’etica e alla sostenibilità del lavoro e della produzione che sta dietro alle eccellenze del Made in Italy”. Ne è convinto il segretario generale della Uila Stefano Mantegazza e lo dichiara durante la tavola rotonda, organizzata dalla Uila Puglia sul tema “Il lavoro che cambia e si rinnova per un made in Italy etico e sostenibile”, svoltasi al teatro Palazzo di Bari, alla presenza di oltre 600 delegati e lavoratori, alla quale hanno partecipato Teresa Bellanova, ministra del Mipaaf e i presidenti di Confagricoltura Massimiliano Giansanti e di Federalimentare Ivano Vacondio. “Negli Usa” ha aggiunto Mantegazza “molte multinazionali hanno sottoscritto un decalogo

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in cui si impegnano a mettere al primo posto del loro business l’attenzione al consumatore-cliente, e al secondo la soddisfazione dei lavoratori. E’ chiaro che se questo messaggio arriva dalla società vocata al capitalismo, anche noi dobbiamo sensibilizzare le nostre imprese ad un nuovo valore del lavoro”. “Abbiamo chiesto al Ministro, quale portavoce del Governo di dotare il settore della pesca di un sistema strutturato di ammortizzatori sociali – afferma Pietro Buongiorno, Segretario Generale Uila Puglia – chiediamo, inoltre, di riformare la normativa sulle calamità naturali che impedisce di fatto ai lavoratori interessati di percepire qualsiasi sussidio; di intervenire con un provvedimento ad hoc per portare in trasparenza l’attività delle cooperative e imprese senza terra, in questo senso apprezziamo l’art. 4 del decreto fiscale e, dulcis in fundo, abbiamo chiesto l’abolizione della plastic e sugar tax che hanno solo lo scopo di fare cassa e portano a delocalizzazioni e licenziamenti. Partiamo da qui per una stagione di rinnovamento per il comparto agroalimentare che riveste un ruolo fondamentale per il nostro Made in Italy”. La filiera agroalimentare italiana, allargata al commercio e alla ristorazione, è il primo settore economico del paese con un fatturato di 538 miliardi di euro (pari al Pil di Danimarca e Norvegia), un valore aggiunto di 119 mld € e 3,6 milioni di occupati (18% del totale in Italia) in 2,1 milioni di imprese. I numeri parlano quindi chiaro per la Uila e mostrano come il lavoro sia una componen-

te fondamentale di questo settore. “Al ministro Bellanova” afferma Mantegazza “chiediamo di intensificare gli sforzi sul contrasto al caporalato e soprattutto, di impegnare di più governo, istituzioni e parti sociali a dare piena attuazione alla rete del lavoro agricolo di qualità e alle sue sezioni territoriali, per creare un nuovo e trasparente mercato del lavoro, alternativo al caporalato e che garantisca legalità per i lavoratori e per le imprese”. “Ma vogliamo anche discutere” aggiunge Mantegazza “con le aziende agricole e dell’industria di trasformazione di come cambierà il lavoro in un settore nel quale digitale, big data, intelligenza artificiale e blockchain determineranno cambiamenti strutturali. Affrontare questi temi è il modo migliore per costruire insieme una filiera sostenibile e di qualità nella quale il lavoro etico rappresenti un elemento centrale e imprescindibile”.

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gricoltura

Workshop “Puglia, a way of life”

Puglia a Roma: un brand internazionale per il suo stile di vita Uno stile di vita autentico, naturale, accogliente è tra le leve del successo turistico della Puglia. Lo hanno compreso bene le Istituzioni regionali che hanno intrapreso un percorso strategico in questa direzione già da diversi anni. Ora, la sfida possibile è mettere a sistema il ‘modello Puglia’, rendendolo capace di generare ancora maggiore valore economico ed occupazione, partendo dalla sua storia, cultura e bellezza, ma anche dalla creatività e dalla passione dei suoi talenti. E’ stato questo il tema del workshop ‘Puglia, a way of life’ che ha avuto luogo presso la Sala della Stampa Estera a Roma nell’ambito della rassegna ‘A ll Routes Lead to Rome’.

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È intervenuto Giorgio Palmucci, Presidente ENIT: “Come Agenzia nazionale del turismo, il nostro ruolo è promuovere l’Italia, lavorando a stretto contatto con le regioni. Con la Regione Puglia c’è un rapporto straordinario, poiché la Puglia ha puntato su un turismo lento, ‘dedicato’ non solamente alle destinazioni conosciute ma anche a quelle meno note che hanno altrettanto da offrire da un punto di vista culturale, naturalistico, enogastronomico, esperienzale. Tutti aspetti che il turista cerca fortemente”. “Siamo impegnati, Istituzioni e cittadini pugliesi, per costruire un modello che si basi soprattutto sull’identità della nostra regione e che punti a far rimanere i nostri giovani”, ha dichiarato l’Assesso-

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re regionale al Turismo, Loredana Capone. Perché “puntare proprio sull’indotto turistico”, è stata lei stessa a spiegarlo, “non esiste altro settore economico che genera lavoro delle persone quanto quello del turismo fatto di accoglienza, buona cucina, conoscenza dei luoghi. Se è vero che occorre dare ai nostri giovani ‘ali e radici’, in Puglia possiamo farlo con questo modello di sviluppo dalla fortissima dimensione umana” ha concluso citando un proverbio mediterraneo.Per Aldo Patruno, Direttore del Dipartimento Cultura e Turismo di Regione Puglia, il tema della programmazione di medio-lungo periodo è il nodo cruciale per sviluppare delle linee di intervento strutturale ed efficaci. “La Puglia è virtuosa anche in questo, dal momento che

ha sviluppato piani strategici decennali e sta mettendo in atto politiche che produrranno risultati andando anche oltre la durata di una legislatura. Questa è la chiave per ‘andare lontano’, per andare oltre i provincialismi, per consolidare una destinazione turistica ancora giovane e sviluppare un modello diverso di sviluppo del Mezzogiorno che guarda al Mediterraneo come culla di civiltà e non tomba di migranti”, ha detto nel suo intervento in cui ha citato diversi esempi di eccellenze pugliesi. Di creatività e impresa ha parlato approfonditamente Vincenzo Bellini, Presidente del Distretto produttivo ‘Puglia Creativa’: “L’impresa culturale creativa oggi in Puglia cresce di oltre il 4% di anno in anno, in un momento in

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cui l’economia nazionale è in completa stagnazione”. Fabio Viola, uno dei pionieri del gaming digitale in Italia e fondatore del progetto digitale ‘TuoMuseo’, dal workshop ha lanciato una proposta: luoghi di cultura che siano essi stessi produttori di cultura: “Avete mai pensato al fatto che un museo, ad esempio, non produce direttamente cultura? La rivoluzione potrebbe essere, invece, siti che siano in grado di creare contenuti oltre che di promuoverli”. Ha completato i lavori della mattinata Guido Guerzoni, docente del corso di laurea ‘Museum Management’ dell’Università Bocconi il cui intervento è stato incentrato sull’impatto dei processi di internazionalizzazione della presenza turistica della Puglia: “È la regione italiana che è cresciuta più di ogni altra negli interessi di pubblici internazionali. E questo grazie a due driver importanti: investimenti su Cinema e Audiovisivo e promozione dedicata a target specifici.” I lavori sono continuati nel pomeriggio con una sessione interamente dedicata alle esperienze N° 21 - 1 dicembre 2019

di Puglia. A portarle sono stati Franco Punzi, Presidente del Festival della Valle d’Itria, fra i più antichi di Puglia e più importanti d’Europa, Enrico Romita, ideatore di ‘Hell in the Cave’ che, portando l’Inferno di Dante nelle grotte di Castellana, è oggil’unico spettacolo stanziale della regione Puglia e uno dei pochi in Italia, Giuseppe Teofilo, Presidente della ‘Fondazione Pino Pascali’ di Polignano a Mare, attualmente in mostra alla Biennale di Venezia, Claudia Poggi, responsabile del settore museale dell’Accademia Cittadella Nicolaiana, Nancy Dell’Olio, avvo-

cata newyorkese nata a Bisceglie nominata Ambasciatrice della Puglia nel mondo. È stata quest’ultima a concludere la serie di interventi pomeridiani e a tirare le fila dei lavori della giornata: “è emerso che la Puglia è un brand che ha tutte le carte in regola per stare sulla scena internazionale, attraverso le carte vincenti del turismo e della cultura”. A moderare il dibattito di entrambe le sessioni, la giornalista di La7 Paola Moscardino. La Puglia si proietta, così, a consolidare il suo brand puntando sulla sua identità.

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urale

Sinergia tra il pubblico e il privato: sostegno di CNA, Confcommercio e Confesercenti

“Monopoli Chrismas Home”:un pacchetto di eventi per destagionalizzare il turismo di Paola DILEO

“Monopoli Chrismas Home”: un inedito cartellone di eventi, oltre 50, che la città barese ha concepito per la festa più bella dell’anno. Una manifestazione lunga un mese, scandita dalle date del calendario religioso, che prende il via il 7 dicembre per chiudere il 7 gennaio con l’Epifania.

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’iniziativa frutto di una virtuosa sinergia tra pubblico e privato, inaugura un modus operandi nella pianificazione cittadina. “Dobbiamo continuare su questa strada – ha esordito il sindaco Angelo Annese in conferenza stampa – abbiamo accolto e supportato la proposta delle Associazioni di Categoria, CNA, Confcommercio, Confesercenti, nell’ottica di un progetto condiviso di ampio respiro, che possa attrarre un pubblico sempre più numeroso, non solo di cittadini monopolitani o dell’immediato hinterland, ma anche turisti e visitatori oltre i confini locali, a cui regalare meraviglia e divertimento con spettacoli di qualità. Il brand Monopoli deve vivere 365 giorni l’anno con attrazioni competitive”. Nel solco del primo cittadino, anche l’Ass. al Turismo Christian Iaia che ha aggiunto:”Il Natale rappresenta un momento importante nel percorso di destagionalizzazione turistica che la nostra città ha avviato da tempo, perché crediamo nelle potenzialità di Monopoli e continueremo a lavorare per valorizzarle. Il merito va dato anche agli operatori commerciali che hanno

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dato un segnale di vicinanza e collaborazione”. In continuità l’Ass. al Commercio Aldo Zazzera ha riferito: “Siamo riusciti a compattare un pilastro dell’economia cittadina, un settore sotto assedio da una crisi senza fine. 170 esercizi commerciali ci hanno dato fiducia per un progetto coeso, dalle luminarie per le vie del centro ai vari intrattenimenti, un dialogo che speriamo non finisca col Natale”. In questa grande e ghiotta offerta natalizia, un ruolo di primo piano avrà la Biblioteca Civica P. Rendella, “per l’occasione - ha ricordato l’Ass. alla Cultura Rosanna Perricci – abbiamo previsto un programma natalizio con una rassegna ad hoc , Chrismas Rendella, con l’intento di dare rilevanza alla lettura e ai bambini, attraverso i personaggi delle fiabe. Il tutto in un’accogliente atmosfera con addobbi realizzati interamente dai bambini della scuola d’infanzia”. Ma l’attrattiva principe della kermesse monopolitana è la casa di Babbo Natale, da cui prende il nome la manifestazione “Monopoli Chrismas Home”, una vera e propria opera d’arte, progettata e realizzata in esclusiva su una superficie di 64mq, lungo lo stradone di p.zza

Vittorio Emanuele, dove poter accedere gratis dal 7 al 30 dicembre e dal 3 al 6 gennaio, per incontrare Babbo Natale, i suoi assistenti elfi e consegnare personalmente la letterina. Le stanze sapientemente addobbate, creano l’atmosfera tipica della casa di legno dell’uomo più buono del mondo. Fuori, un giardino di abeti, con vere e proprie statue schiaccia noci, regaleranno un’esperienza da sogno a grandi e piccini. A fare da sfondo al magico regno di Babbo Natale, un imponente albero conico alto 16 m con una ricca cornice di luci. Corredano la scenografia le casette in legno destinate al mercatino di prodotti artigianali, cibi della tradizione, giocattoli, addobbi natalizi. Un supplemento di coreografia sarà fornito dalle video proiezioni architettoniche, lungo gli scorci più famosi di Monopoli: il Castello CarloV, il Palazzo Martinelli, p.zza Palmieri, Piazza XX Settembre, Largo Porta Vecchia. Il ricco calendario di eventi s’inaugura il 7 dicembre in p.zza Vittorio Emanuele, con uno spettacolo di luci e suoni ai piedi dell’albero. Culmine della serata il concerto di un’artista talentuosa, dalla voce inconfondibile, Karima, www.foglie.tv


che sarà accompagnata dai 40 musicisti dell’Orchestra della Valle d’Itria, diretti dal maestro Antonio Palazzo, con l’incursione del Wake Up Gospel Choir. Domenica 8 dicembre, sarà la volta della Biblioteca Civica “la Rendella” con l’accensione anche qui di un grande albero, video mapping show a tema. Occasione per inaugurare la rassegna con i suoi 17 appuntamenti fino al 6 gennaio. Mentre nelle giornate 13, 14, 21, 23 dicembre si prosegue con il Festival internazionale degli artisti di strada e l’esibizione itinerante di trampolieri, acrobati, danzatori, giocolieri e tanto altro. Domenica 15 dicembre spazio anche alla gastronomia con APERCHRISMAS: nei bar e/o ristoranti e pub del centro storico e centro murattiano, aderenti all’iniziativa, è previsto un aperitivo a tema accompagnato dalle originali performance di dj monopolitani, in

un percorso all’insegna dei suoni e sapori del Natale Made in Puglia. Lunedi 16 dicembre, in onore dei festeggiamenti della Madonna della Madia, patrona della città, il sagrato della cattedrale diventa cornice del coro Gospel “Wanted Chorus”, diretto dal maestro Vincenzo Schettini, con un repertorio di brani classici natalizi rivisitati. Invece venerdì 20 dicembre è dedicato ai più piccoli con l’evento “Coccole Sonore”, il canale You Tube che ha raggiunto oltre 1,3 milioni di iscritti e 1,2 miliardi di visualizzazioni, che fa tappa a Monopoli nel suo tour tra le principali città italiane, con lo spettacolo “Greta e Wiskey il ragnetto”. Domenica 22 dicembre sarà il concerto live “Swing& Soul Chrismas” ad allietare piazza Vittorio Emanuele con un repertorio di brani natalizi. E per la vigilia di Natale 24 dicembre, l’appuntamento è

nell’atrio della Biblioteca Rendella, con il concerto Matineé di Natale a cura del Conservatorio Nino Rota di Monopoli. Eh, dulcis in fundo, il 31 dicembre come ormai da tre anni, si attende il nuovo anno in P.zza Garibaldi, nel cuore della città vecchia, con i dj di Radio Norba e il grande cantautore genovese Francesco Baccini, il tutto a cura degli operatori del centro storico. Il programma si chiude sempre in bellezza il 6 gennaio, con la festa a sorpresa “Arriva la befana”, una performance di teatro, musica, intrattenimento per grandi e piccoli, in P.zza Vittorio Emanuele, a partire dalle ore 18.00. E se il cuore di “Monopoli Chrismas Home” è la città, anche l’agro risponde con un altrettanto ricco calendario di spettacoli, concer ti, presepi viventi nelle suggestive contrade.

Programma eventi ed attività a Gioia del Colle

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“Un Natale di Gioia”

ntensa l’attività di eventi natalizi presentata dal comune di Gioia del Colle. Di seguito gli eventi principali: Domenica 1 dicembre, ore 19.00, presso Piazza Umberto I Spettacolo di cabaret con Daniele Condotta e Mariangela Cardone ripreso dalle telecamere di “Comó “, Telenorba e taglio di un panettone gigante offerto dalla pasticceria “Covella Pasticceri” dello chef Nicola Covella; Venerdì 13 dicembre, ore 20.30, presso Piazza Umberto I Animazione ed intrattenimento a

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cura del dj Ciccio Marinelli; Sabato 14 dicembre, ore 18.00, presso il Palazzo Romano Inaugurazione Mostra di pittura dell’artista Gino Donvito; Giovedì 20 dicembre, ore 20.30, presso Piazza Umberto I Spettacolo di cabaret “Solo Solo” canzoni, voci e fatti di Renato Ciardo nel racconto del percorso personale ed artistico del musicista attore; Sabato 21 dicembre, ore 20.30, presso Piazza Umberto I Spettacolo Musicale con Mario Rosini; Venerdì 27 dicembre ore 20.30, presso Piazza Umber-

to I Spettacolo musicale con la Royal band; Sabato 28 dicembre ore 20.30, presso Piazza Umberto I Spettacolo Musicale con Danny Losito; Domenica 29 dicembre ore 10.30, presso Piazza Umberto I “Corsa dei Babbi Natale”- Corsa non competitiva a carattere benefico, a cura dell’Associazione Gioia Running; Sabato 4 Gennaio, ore 20.30, presso Piazza Umberto I “La Luce della Stella Kreativa” - Spettacolo a cura della scuola di danza Asd Kreative con animazione ed intrattenimento del djset di Enzinosting.

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groalimentare

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Un seminario esclusivo tra conoscenza, odori e sapori

I grandi vini di Bordeaux a Bari

da sempre una tappa obbligata per le degustazioni dei suoi vini di grande prestigio. A Bordeaux e ai suoi grandi rossi, è stato dedicato l’ultimo incontro del programma degli eventi 2019, organizzato dalla delegazione di Bari dell’ Ais (Associazione Italiana Sommelier), che per raccontare la capitale mondiale dei vini e guidare il seminario con degustazione si è avvalso del grande esperto Luigi Moio, ordinario di Enologia presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Il seminario di formazione e approfondimento intitolato “L’identità olfattiva dei grandi vini rossi di Bordeaux”, rivolto non solo agli addetti ai lavori ma anche a coloro che hanno inteso allargare le proprie conoscenze sui vini si è tenuto al Palace Hotel di Bari. Già ospite della delegazione barese Ais, Luigi Moio è uno dei maggiori conoscitori italiani del settore a cui ha dedicato circa 200 pubblicazioni scientifiche che hanno contribuito alla valorizzazione di numerosi vitigni autoctoni. Specializzato al Laboratoire de Recherches sur les Arômes dell’Institut National de La Recherches Agronomique di Dijon, in Borgogna, è stato nominato nel 1998 esperto scientifico per il Ministero delle Politiche Agricole per la commissione Enologia presso l’OIV (Organisation Internationale de la Vigne et du Vin) con sede a Parigi, e nel 2015 ne è stato eletto Presidente. Impegnato in una serie di studi e ricerche sulla chimica degli odori del vino, particolare attenzione ha dedicato alle tecnologie enologiche con l’obiettivo di conservare l’aroma varietale. Bordeaux, regione di grandissima tradizione, rappresenta la storia della vite che dura da duemila anni e che si concretizza ancora oggi. Posizionata nella zona sud occidentale della Francia, molto vicina all’oceano Atlantico, esprime una ricca differenziazione territoriale che si traduce in una vasta gamma di vini conosciuti in tutto il mondo. La grandezza enologica del Bordeaux è dovuta alle particolari

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condizioni pedoclimatiche della regione. Qui si producono fra i vini più costosi e rinomati del mondo, ed è proprio in questa zona che ha avuto origine il modello di enologia più imitato del mondo. Il professor Moio attraverso le differenti aree del bordolese ha illustrato caratteristiche e specificità delle singole zone portando nel nostro territorio la storia dell’eccellenza dei vini. Attraverso due annate, 2015 e 2016, l’incontro ha puntato i riflettori sulle migliori cantine della regione francese.

In degustazione ci sono stati 14 vini di alto profilo provenienti da alcune delle zone più interessanti della regione bordolese (Margaux, Julien, Pauillac, Estephe, Graves, Emilion, Pomerol): “Château Giscours”, “Château D’Issan”, “Château Beychevelle”, “Château Du Glana”, “Château Pichon Longueville Baron”, “Château Lynch Bages”, “Château Tour De Pez”, “Château Phelan-Ségu”, “Château Bouscaut”, “Grand Enclos du Château de Cerons”, “Château Fonroque”, “Château Pavie Macquin”, “Château Clinet”, “Château Saint Jacques”.

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Con la collaborazione delle Donne del Vino Puglia e deGusto Salento

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IL NEUROMARKETING DEL VINO

uove strategie di comunicazione e marketing per il successo nel mondo del vino. Questo il tema del seminario che si è tenuto a Bari grazie al sostegno della Regione Puglia - Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale e Ambientale, in collaborazione con due associazioni che credono da sempre nell’aggiornamento professionale, la delegazione pugliese dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino e deGusto Salento - Associazione del Negroamaro. Un progetto che l’assessorato ha voluto fin da subito sostenere e promuovere per gli operatori pugliesi che si occupano di tutta la filiera vitivinicola e di enogastronomia. Il corso è stato ideato da Vincenzo Russo, professore di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing presso la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano, coordinatore del Centro di Ricerca di Neuromarketing Behavior and Brain Lab IULM, direttore scientifico del Master in Food and Wine Communication - Università IULM, coadiuvato dai docenti Antonio Catalani e Davide Jabes. Il seminario di approfondimento rivolto ai protagonisti del mondo del vino è stato suddiviso in due sessioni. La prima legata alle applicazioni neuroscientifiche nel campo del marketing e neuromarketing e alla comunicazione del vino. La seconda ha esaminato le tecniche di vendita e di promozione basate sempre sulle neuroscienze. Non siamo macchine pensanti che si emozionano, ma macchine emotive che pensano. Lo affermano ormai numerose ricerche neuroscientifi-

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che, modificando un radicato paradigma che attribuiva alla razionalità un ruolo determinante nei processi decisionali. Oggi sappiamo che le decisioni non sono solo frutto di calcoli e previsioni logiche ma l’esito di un complesso processo in cui un ruolo determinante è attribuibile all’emozione. Occorre dunque trovare nuove soluzioni di marketing in grado di colpire emotivamente. Si parla anche di neuroselling come una nuova scienza che riesce a integrare le conoscenze classiche relative alle tecniche di vendita e la conoscenza del cervello umano e delle sue modalità di funzionamento. In un contesto fortemente competitivo è necessario utilizzare sia le conoscenze di base del marketing del vino che le soluzioni offerte dalle nuove strategie neuroscientifiche. Il neuromarketing del vino si offre, quindi, come una nuova strategia per lo studio dell’efficacia comunicativa di un prodotto, attraverso tecnologie in grado di misurare direttamente l’emozione provocata da qualsiasi forma di stimolazione, afferma Russo. Da qui nascono le ricerche sul neuromarketing del vino del Centro di Ricerche di Neuromarketing Behavior and Brain Lab dell’Università IULM, realizzato in collaborazione con diverse aziende leader di settore nel campo della valutazione psicofisiologica delle emozioni come la Mind Room Lab. Un luogo in cui è possibile valutare in maniera oggettiva l’emozione provocata da una stimolazione di marketing, analizzando la capacità dell’etichetta di essere attrattiva, la funzionalità del sito web, l’effetto emotivo che

provocano le immagini o la storia utilizzata per raccontare il prodotto, le emozioni provocate dalle stimolazioni sensoriali, attraverso sofisticati strumenti di indagine neuro e psicofisiologica. Il marketing può servirsi delle nuove scoperte neuroscientifiche per migliorare i processi comunicativi e rendere più efficaci le strategie persuasive.

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WORKSHOP “CANAPA PRODOTTO AGRICOLO PER MOLTEPLICI UTILIZZI E DA REDDITO”

PROGETTO “CANAPA: UNA COLTURA DA RISCOPRIRE”

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a coltivazione della canapa, in virtù dei suoi variegati utilizzi, quale opportunità di differenziazione produttiva e occasione di sviluppo economico per il territorio”: da questo proposito è nato il workshop del 5 dicembre intitolato per l’appunto “Canapa prodotto agricolo per molteplici utilizzi e da reddito”. L’ evento è stato ospitato nella sala del Museo Diocesano e rientra nel più ampio progetto “Canapa: una coltura da riscoprire”, proposto dalla società cooperativa Agromnia e approvato ai sensi del PSR PUGLIA 2014/2020 misura 1.2. Tale progetto mira a sostenere iniziative di informazione (convegni, workshop tematici, conferenze), finalizzate alla divulgazione delle innovazioni nel settore

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agricolo e indirizzate a target specifici: imprenditori agricoli, titolari di imprese forestali, gestori del territorio e detentori di aree forestali, giovani imprenditori agricoli. «Promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali significa anche fornire un concreto supporto alla crescita economia, allo sviluppo di adeguate capacità imprenditoriali e al rafforzamento dei legami tra settori produttivi e ricerca, con conseguente accrescimento della propensione all’innovazione da parte del tessuto imprenditoriale locale», sostiene il dott. Mauro Guglielmi, Agronomo di Agromnia, società da anni impegnata in progetti formativi sui temi agricoltura, ambiente e territorio. «Il

ruolo del Piano di Sviluppo Rurale – ha proseguito Guglielmi – per mezzo del quale vengono finanziate queste iniziative di formazione è essenziale per il progresso dell’imprenditoria agricola locale». Il workshop è stata un’occasione fondamentale di studio e di confronto sulle più recenti innovazioni che interessano la coltivazione della canapa e sulle molteplici destinazioni d’uso dei prodotti che ne derivano, cercando di rispondere alle istanze di un pubblico che, oggi più che mai, avverte il bisogno di conoscere e di essere aggiornato. Questo possibilità di aggiornamento e qualificazione professionale riguarderà in modo specifico imprenditori e addetti delle imprese, cercando di favorire l’inserimento nel settore agricolo di giovani motivati e dinamici dotati di competenze tecniche ed imprenditoriali adeguate, in grado di cogliere le opportunità di mercato e promuovere le soluzioni progettuali innovative, anche attraverso l’attivazione di azioni formative e di consulenza. I workshop, a tale scopo, rappresentano modalità interattive innovative per acquisire nuove conoscenze. I produttori primari avranno l’opportunità di migliorare la propria competitività integrandosi meglio nella filiera agroalimentare attraverso i regimi di qualità: ciò costituirà un valore aggiunto per il marchio e ancor prima per il prodotto agricolo, fornendo un’ulteriore spinta nel mercato locale, nelle filiere corte, le associazioni e organizzazioni di produttori e le organizzazioni interprofessionali. Si è parlato anche di come rendere più efficiente l’uso dell’acqua in agricoltura e favorire il risparmio idrico, attraverso la diffusione di criteri per una corretta progettazione e gestione degli impianti di irrigazione e il razionale dimensionamento degli interventi irrigui in relazione alle esigenze idriche delle colture. L’ evento ha visto come relatori i maggiori esperti a livello nazionale delle tecniche di coltivazione e di utilizzo della canapa: il prof. Salvatore Faugno dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli ed il prof. Angelo Frascarelli dell’Università degli Studi di Perugia. Interverranno, inoltre, l’architetto Pantaleo Pedone, che esporrà l’uso della canapa nell’edilizia, e i dottori Marco Boschetti e Giuseppe D’Ambrosio, che illustreranno le esperienze vissute rispettivamente dal Consorzio Agrituristico Mantovano e dalla cooperativa “Canapa Campana”, fornendo dunque testimonianza diretta del proprio lavoro su questa coltura. www.foglie.tv


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DESTINATI ALLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI

GAL PONTE LAMA: FONDI PER BISCEGLIE, MOLFETTA E TRANI

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opo il successo del bando Start&Go dedicato ai privati, il Gruppo di Azione Locale Ponte Lama pubblica i bandi rivolti ai Comuni del territorio di sua competenza che possono presentare progetti entro il 13 gennaio p.v. Di seguito il dettaglio degli interventi previsti con attività finanziabili: • Intervento 3.3 – riqualificazione di spazi o edifici pubblici da destinare alla commercializzazione diretta di prodotti agricoli e agroalimentari locali; • Intervento 4.2 – riqualificazione di

edifici pubblici da destinare ad attività e servizi culturali, ricreativi e didattici e spazi dedicati al coworking, utili per supportare ed incentivare l’aggregazione sociale e la creazione di start-up innovative; • Intervento 4.3 - riqualificazione di parchi, aree verdi degradate e interventi tesi alla realizzazione di orti didattici, sociali periurbani e urbani per diffondere la cultura del verde e dell’agricoltura e favorire l’aggregazione sociale; • Intervento 4.4 – investimenti tesi a migliorare l’infrastruttura viaria

rurale e ripristinare la percorribilità ove questa risulti compromessa (strade rurali). Con questi interventi il GAL Ponte Lama si riconferma agenzia di sviluppo locale tesa a potenziare i servizi per le PMI dell’agricoltura e la pesca e della popolazione locale in genere oltre che a sviluppare infrastrutture locali e riqualificare il patrimonio culturale e naturale del territorio. Tutti i documenti ufficiali relativi ai sono presenti sul sito web www. galpontelama.it

IL CONSORZIO DEI POMODORI

PACHINO IGP: PIU’ ATTENZIONE IN MERITO AGLI ACCORDI CON LA CINA Il pomodoro di Pachino IGP è uno dei prodotti più soggetti a falsificazione dell’intero settore agroalimentare. Ma, nell’ambito dell’accordo anti contraffazione siglato nei giorni scorsi tra Cina ed Unione Europea, non figura nell’elenco dei prodotti da tutelare. “Siamo molto amareggiati - commenta Salvatore Lentinello Presidente del Consorzio del Pomodoro di Pachino IGP - e ci attiveremo affinchè il nostro pomodoro rientri nella lista dei prossimi prodotti agroalimentari che necessitano di tutela”. Nell’arco di quattro anni è infat-

N° 21 - 1 dicemBRE 2019

ti in programma l’inserimento di nuovi 175 prodotti su base europea nell’ambito di un ampliamento dell’elenco delle indicazioni geografiche da proteggere in Cina dalle imitazioni e usurpazioni. “L’accordo stipulato nei giorni scorsi non premia la scelta di puntare su colture o prodotti prettamente territoriali e di qualità. I produttori si ritrovano, ancora una volta - prosegue Lentinello - ad essere l’anello debole della filiera. Chiediamo alla politica e all’UE un’attenzione più costante ed efficace su queste tematiche”. Questa penalizzazione si aggiun-

ge a quella già subita dall’intero comparto ortofrutticolo siciliano nell’ambito del trattato UE-Marocco in cui le aziende produttrici della Regione a statuto speciale sono state sfavorite su prezzo, costi e tecniche di produzione. “L’intesa con la Cina era nata con l’obiettivo di favorire i rapporti commerciali con un mercato in espansione su cui, come Consorzio, puntavamo - conclude il Presidente del Consorzio - ma l’accordo stipulato non ci tutela in alcun modo ed è indispensabile attivarci per farci sentire nei modi opportuni dalle autorità competenti”.

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groalimentare

Positiva la collaborazione con Cibus e Vinitaly

SUCCESSO DELLA SESTA EDIZIONE DEL BELLAVITA EXPO DI LONDRA

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hiusa nei giorni scorsi la sesta edizione del Bellavita Expo Londra, che registra numeri in grande crescita: 6000 visitatori e 240 espositori con più di 3000 prodotti esposti. La fiera londinese è dedicata alla celebrazione delle eccellenze food and beverage del Mediterraneo e si avvale della collaborazione con le top fiere italiane Cibus e Vinitaly, con la presenza di Ibérica Expo. Cibus ha affiancato Bellavita nella attività di invitation dei grandi buyer del canale retail e horeca, sostenendo, assieme a Vinitaly il programma di incoming organizzato da Italian Trade Agency Londra che ha portato in fiera compratori provenienti da Scozia, Irlanda, Galles e Inghilterra. Tra i vari chef che si sono alternati sul palco, Giorgio Locatelli, Chef Patron di Locanda Locatelli (l’unico ristorante italiano stellato di Londra), nonché giudice di MasterChef Italia. Ospiti anche lo chef stellato Theo Randall e, direttamente dalla costiera amalfitana, il due volte stellato Gennaro Esposito, Chef Patron di La Torre del Saracino. Proviene invece da Amsterdam, dove da quasi 20 anni dirige la più grande scuola di cucina italiana nei Paesi Bassi, la Chef Nicoletta Tavella. “Voglio sottolineare la costruttiva collaborazione tra Bellavita, Cibus e Vinitaly – ha dichiarato Riccardo Caravita, Presidente di

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Bellavita Expo - nello sviluppo di un evento innovativo e in forte crescita che si è confermato essere di riferimento per le aziende alimentari italiane nel Regno Unito, un mercato di fondamentale importanza per l’export italiano”. La sesta edizione di Bellavita Expo ha avuto un accento particolare sui prodotti a coltivazione biologica nonché sugli alimenti e le bevande free-from e alternative per soddisfare le crescenti richieste dei consumatori inglesi, sempre più attenti a scelte alimentari sane e sostenibili; i visitatori hanno avuto l’opportunità di scoprire una vasta

gamma di pasta, olio extra vergine d’oliva e formaggi biologici, come pure prodotti come le sfogliatelle napoletane vegane o le pizze senza glutine. Ampio spazio è stato dato ai prodotti più classici della tradizione mediterranea, dal prosciutto crudo di Parma al jamón serrano, passando per provolone, mozzarella, salse di pomodoro, gazpacho, caffé, miele e aceto balsamico. Grande interesse anche per il Bellavita Pizza Academy, che ha accompagnato gli ospiti in un viaggio attraverso i segreti dell’autentica pizza italiana, in collaborazione con APCI UK e il maestro pizzaiolo Marco Fuso.

www.foglie.tv


Popeye insegna che sono la verdura per eccellenza

Spinaci, perché è meglio mangiarli crudi

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li spinaci sono una pianta che proviene dalla famiglia delle Amaranthaceae, caratterizzata dalle sue umili foglie verde scuro, cariche di nutrienti e vitalità. Le sue prime coltivazioni si fanno risalire in Medio Oriente e sono considerati “i re delle verdure” per tutti i benefici che porta. Sono le verdure a foglia verde per eccellenza (come insegna Popeye, alias Braccio di ferro che se ne nutrica per scatenare la sua forza) , poiché sono piene di vitamine, minerali e sostanze fitochimiche benefiche. Si distinguono per il loro contenuto in un composto chiamato luteina, un pigmento che gli conferisce il suo caratteristico colore verde scuro, che fornisce un alto contenuto di antiossidanti che danno loro uno straordinario effetto anti-infiammatorio. Secondo gli studi della State University of New York a Bing-

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hamton (Stati Uniti) e pubblicati sulla rivista Nutritional Neuroscience, è stato dimostrato che gli effetti di determinati alimenti specifici sul benessere psicologico e sullo stato di salute dipendono in gran parte dall’età di una persona. In questo caso, uno dei super alimenti che influenzano maggiormente la qualità della vita delle persone sono gli spinaci, questo perché hanno dimostrato che i benefici legati al loro contributo alla luteina sono utili per le buone condizioni delle arterie, in modo tale che sia un ottimo ortaggio per favorire una buona salute cardiovascolare. Il contenuto di luteina è direttamente correlato al modo in cui gli spinaci vengono consumati ed è importante capire che questa potente sostanza si decompone con il calore, motivo per cui perdono la maggior parte dei loro benefici nutrizionali e medicinali quando vengono cotti.

La rivista Food Chemistry ha condotto vari studi e diversi test con spinaci preparati in diversi modi e ha concluso che il modo migliore per consumarli è a crudo, preferibilmente integrandoli in bevande naturali come smoothies, succhi verdi e frullati. La raccomandazione è di mescolarli con bevande che forniscono grassi sani come mandorle, noci o latte di cocco. Ciò non significa che gli spinaci cotti non abbiano le stesse doti, ma è solo importante considerare che in questo processo perdono le qualità offerte dalla luteina e trattengono alcuni minerali, sebbene perdano abbastanza vitamine. È quindi importante provare a consumare una porzione di spinaci crudi al giorno, poiché sono un super alimento che fornisce buone quantità di acqua, proteine, ferro, acidi Omega 3 e acido folico.

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