FOGLIE n.22/2015

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

N° 22 • 15 DICEMBRE 2015

LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA !

Olio extravergine d’oliva: in Puglia la celebrazione della giornata nazionale e gli ultimi scandali legati all’agro pirateria agrICOLTURA

Un’invenzione neozelandese rivoluzionerà la gestione delle gelate? Nuove norme su uso pesticidi agroalimentare

Enogastronomia è X Factor per l’Italia Russia annuncia autarchia alimentare

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ditoriale

INFRAZIONE UE SU XYLELLA: LE REGOLE DEVONO VALERE PER TUTTI

15 dicembre 2015 - n. 22 - Anno 10

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Maria Fortino Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264

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a procedura di infrazione dell’Unione Europea avverso l’Italia per le presunte inadempienze pugliesi era nell’aria da settimane. A questo punto domandiamo alla Commissione europea quale risarcimento dovrebbe chiedere la Puglia per il danno subito proprio a causa dell’immobilismo e dei gravissimi e inaccettabili ritardi della Commissione Europea nell’affrontare l’emergenza xylella con delle frontiere colabrodo, tanto che ancora ad aprile 2015 è arrivata a Parigi una pianta di caffè con laxylella fastidiosa proveniente dal Sudamerica attraverso l’Olanda”. E’ il commento del Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla notizia della messa in mora dell’Italia, prima fase della procedura d’infrazione ai Trattati Ue, per non aver adempiuto agli obblighi del piano di eradicazione della xylella. “Per colpa dei ritardi accumulati negli ultimi due anni gli ettari olivetati danneggiati dalla malattia sono passati bruscamente dal 3% al 10% del patrimonio salentino – continua Cantele - e la distruzione di almeno 300mila piantine, come da prescrizione del Piano per l’emergenza, non può passare sotto silenzio. Per non parlare dei ritardi comunitari nell’individuare misure di sostegno a olivicoltori, cooperative, vivaisti, frantoi”. L’origine e la traiettoria del batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi sono scientificamente provati: è stato introdotto nel Salento dal Costarica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam. Non sono

state attuate efficaci misure di rafforzamento dei controlli alle frontiere e l’embargo avverso le aree da cui proviene il batterio che sta distruggendo gli ulivi salentini, come ad esempio il sud America e un doveroso periodo di quarantena delle piante provenienti da Paesi extra UE, al fine di bloccare il commercio di materiale vegetale infetto. Pertanto, dall’Olanda possono entrare piante infette, come quelle di caffè che sono state ritrovate nei vivai lombardi. La Puglia sta subendo un sistema di regole europee che facilita le importazioni di qualsiasi bene, spesso anche senza le giuste garanzie per i consumatori, mentre rende difficili, per assurdo, le esportazioni. L’aggravante è che i flussi commerciali continuano e l’Ue ha posto l’embargo ai nostri vivai, ma non ha risolto il problema alla fonte, ovvero realizzando i centri di quarantena fitosanitaria all’ingresso dell’Europa.



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ommario

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editoriale

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xylella Ue: le regole devono valere per tutti

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fiera del lavante Tra le 100 eccellenze italiane pomodoro Focus sulla Capitanata clementine La stagione entra nel vivo kiwi Aumenta la produzione

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AGRICOLTURA

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coldiretti Giornata Nazionale dell’ Olio gestione gelate Un’invenzione neozelandese ad aria calda olivicoltura Pugliese Ennesimo caso di agro pirateria progetti di cooperazione Spreco nel DL Missioni economia sostenibile Donne d’africa e del Sud

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prodotti fitosanitari Obbligo di certificazione fitopatie vegetali Sul web il più grnade data base SPORTELLO AGRICOLO Apre a Rutigliano

rapporto censis Enogastronomia è X Factor per l’Italia i giardini di pomona Il più grande conservatorio botanico radici 2016 L’enogastronomia del Sud alimentazione Per i malati di Parkinson acquistitalia.it Per lo sviluppo del made in italy russia Annuncia autarchia alimentare

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ambiente

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RISORSE NATURALI Il cambiamento climatico avanza


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gricoltura

CONSUMI: COLDIRETTI, ITALIA INVASA DA OLIO TUNISINO, +734% NEL 2015

A BARI LA GIORNATA NAZIONALE DELL’EXTRAVERGINE ITALIANO Un frantoio mobile su Piazza dl Ferrarese che ha estratto pregiato ‘olio extravergine alla spina’ per la Giornata Nazionale dell’Extravergine Italiano. L’iniziativa è della Coldiretti che in piena raccolta delle olive di fronte ai recenti scandali ha voluto dedicare al prodotto simbolo della dieta mediterranea uno speciale “Open day” per svelarne tutti i segreti, proprio a Bari in Puglia dove si produce poco meno della metà dell’extravergine italiano.

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er la prima volta è entrata in azione la rivoluzionaria macchina della verità con una dimostrazione pubblica per scoprire la reale identità dell’olio di oliva e smascherare le frodi. Una giornata dedicata a far conoscere le caratteristiche e le qualità dell’extravergine di oliva per accompagnare le scelte dei consumatori e combattere gli inganni, nell’anno della riscossa del Made in Italy che fa registrare su tutto il territorio nazionale qualità da record. L’Italia è invasa da olio di oliva tunisino con le importazioni dal Paese africano che sono aumentate del 734 per cento nel 2015, pari ad oltre otto volte le quantità rispetto allo scorso anno. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata a Bari alla Giornata nazionale dell’extravergine italiano, sulla base dei dati Istat relativi ai primi sette mesi. Quest’anno - sottolinea la Coldiretti - si sono registrati sbarchi record di olio dalla Tunisia che diventa il terzo fornitore dopo Spagna che perde terreno anche a favore della Grecia che aumenta del 517 per cento le spedizioni verso l’Italia nello

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stesso periodo. Il risultato è che nel 2015 l’Italia si conferma il principale importatore mondiale di olio di oliva nonostante l’andamento positivo della produzione nazionale. Una situazione che rischia di peggiorare ulteriormente dopo il via libera annunciato dalla Commissione Europea all’aumento del contingente di importazione agevolato di olio d’oliva dal paese africano verso l’Unione europea fino al 2017, aggiungendo ben 35mila tonnellate all’anno alle attuali circa 57mila tonnellate senza dazio già previsti dall’accordo di associazione Ue-Tunisia”. Sotto accusa - sostiene la Coldiretti - è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicare per legge l’origine in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è però quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette

dell’olio di oliva. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente. Preoccupazioni anche sul fronte dei consumi perché gli italiani hanno tagliato del 25 per cento negli ultimi 10 anni gli acquisti di olio di oliva e i consumi a persona sono scesi a 9,2 chili all’anno, dietro la Spagna 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica. “A pesare sono tra l’altro i recenti scandali sulle truffe dell’olio che hanno aumentato la diffidenza come pure la diffusione di prodotti di importazione di bassa qualità che disorientano i consumatori” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che si tratta di “una situazione intollerabile in Paese come l’Italia che è l’unico al mondo a contare su 533 varietà di olive e 43 oli tutelati dall’Unione Europea”. I 250 milioni di ulivi diffusi su tutta la penisola, di cui un terzo nella sola Puglia, proprio quest’anno hanno garantito una produzione da record dal punto di vista qualitativo grazie ad una stagione caratterizzata da condizioni climatiche prevalentemente favorevoli e dalla sostanziale

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assenza di problemi fitosanitari rilevanti. Il fatturato dell’olio d’oliva sale al valore record di 3 miliardi di euro realizzati per oltre la metà grazie alle esportazioni. “L’aumento costante del consumo di olio di oliva che nel mondo ha fatto un balzo del 50 per cento negli ultimi 20 anni apre grandi opportunità che il Made in Italy deve saper cogliere” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel precisare che “per farlo deve puntare sull’identità, sulla legalità e sulla trasparenza per recuperare credibilità anche all’estero”. Per questo è stato siglato un accordo di validità triennale a partire dalla campagna di commercializzazione 2015-2016 e sancisce l’impegno dei produttori a garantire specifiche qualità ed organolettiche del prodotto, tracciato, in linea con i parametri comunitari certificati da laboratori accreditati ma anche il pagamento di 40 centesimi di euro al chilo in più rispetto ai prezzi di mercato, rilevati sulla Borsa merci di Bari, per partite di oli extravergine di oliva qualitativamente superiori e con un’acidità massima di 0,4%. Nello specifico vengono definite le caratteristiche dell’olio extra vergine di oliva, standard di qualità elevati, sicurezza alimentare, modalità e tempi di consegna di uno stock

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di 10mila tonnellate di prodotto che dovrà essere consegnato entro marzo 2016 con scadenza ogni prima settimana del mese e quantitativi variabili tra mille e le tre mila tonnellate a partire dalla firma dell’intesa. A garanzia nell’accordo si stabiliscono altresì i termini di prelievi e campionamenti per analisi; le procedure per dirimere le controversie e i tempi di pagamento. Ad aiutare i produttori impegnati nella lotta alla contraffazione arriva invece l’innovazione tecnologica come quella realizzata dal gruppo di ricerca del laboratorio di Chimica Generale ed Inorganica del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali, Università del Salento, guidato dal Prof. Francesco Paolo Fanizzi, che si occupa di caratterizzazione di oli extravergine di oliva (blend e monovarietali), mediante tecniche avanzate di indagine come la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) ad alto campo, in combinazione con l’analisi statistica multivariata. Utilizzando sia la cultivar che la provenienza geografica come discriminante, è stato possibile ottenere buoni risultati sia per oli caratterizzati fenotipicamente che per oli prodotti con l’utilizzo di micromolitore e corredati da un accurato esame del genotipo.


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gricoltura

Due enormi ventilatori ad aria calda

Un’invenzione neozelandese rivoluzionerà la gestione delle gelate?

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n tutto il mondo, le gelate che potrebbero compromettere i raccolti si combattono spesso con sistemi complicati, ma questo potrebbe cambiare molto presto a seguito di una recente invenzione neozelandese. Per combattere le rigide gelate della primavera australe, infatti, nei frutteti di kiwi e ciliegie della South Island, in Nuova Zelanda, sono in fase di sperimentazione due enormi ventilatori ad aria calda. I ventilatori sono alti cinque metri e soffiano aria calda come un phon per capelli gigante. Con il nome di Heat Ranger, la macchina è una delle due attualmente in fase di test a Otago e North Canterbury. Il designer, Bruce Koller, coltivava ribes nero ma sono bastate due gravi gelate per spazzare via tutto il suo raccolto e obbligarlo a vendere l’attività.

Coinvolte tre aziende fra barese e brindisino

Olivicoltura pugliese: ennesimo caso di agro pirateria

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nnesimo caso di agropirateria con ingenti danni economici e d’immagine per l’olivicoltura italiana e pugliese. Questa volta nel mirino dei NAF (Nucleo Antifrode Forestale) sono finiti alcuni oleifici delle province di Bari e Brindisi. I controlli , come riportano organi di stampa, hanno interessato il Gruppo Marseglia di Monopoli, il Gruppo Locorriere di Grumo Appula e la Pantaleo SPA di Fasano. L’indagine coordinata dalla DdA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Bari, ha svelato una maxi truffa: la stima è di più di 7milioni di tonnellate di olio extravergine d’oliva falsamente etichettato come 100% italiano, in realtà un blend di oli provenienti da paesi extra comunitari , da Siria, Marocco, Tunisia. L’olio taroccato e spacciato per solo prodotto italiano , era destinato al mercato interno e all’estero, in particolare Stati Uniti e Giappone. Al momento sei risultano

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di Paolo DILEO gli indagati per frode in commercio e contraffazione d’indicazione d’origine. La prova del nove che ha permesso ai forestali di inchiodare gli indagati e di stabilire l’origine geografica dei lotti sequestrati, è quella del DNA, metodo innovativo di accertamento della varietà di estrazione dell’olio. La cosiddetta analisi molecolare validata dall’Università di Perugia e dal CNR Umbro nell’ambito di un progetto scientifico promosso da UNAPROL e cofinanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Una tecnica risultata molto efficace per il controllo dell’origine nel caso di oli tagliati , in genere costituiti per 95% da oli di varietà coltivate in Paesi non comunitari. Un punto fermo nel sistema di tracciabilità dell’olio d’oliva, o almeno fino a quando non si provvederà alla sostituzione delle varietà straniere con quelle più diffusamente coltivate in Italia. Un rischio possibile se si considera che il nostro

è il Paese più colpito dalla contraffazione alimentare, non di rado come in questa indagine , con la complicità di imprenditori italiani senza scrupoli. Intanto la Regione Puglia e la CIA Brindisi si costituiranno parte civile nell’eventuale processo che scaturirà dall’inchiesta in corso.

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groalimentare

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Secondo Coldiretti su rapporto Censis

Enogastronomia è “X Factor Italia

l record storico delle esportazioni alimentari Made in Italy conferma che “il vero “X factor” sta in una rinnovata ibridazione di settori e competenze tradizionali che produce un nuovo stile italiano con il successo della gastronomia italiana che ha agganciato lo sviluppo della filiera agroalimentare, legandola anche al turismo, alle bellezze paesaggistiche e culturali del Paese, grazie anche al volano delle piattaforme digitali. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare il rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese dal quale emerge il protagonismo dell’agroalimentare nella ripresa del Paese. L’export agroalimentare è cresciuto di 8 punti percentuali quasi il doppio dell’aumento fatto registrare dal made in Italy nel suo insieme nei primi 9 mesi del 2015 per raggiungere a fine anno – stima la Coldiretti – il record storico di 36 miliardi di euro. Ma la tendenza positiva si registra anche a livello nazionale dove le città cambiano il look con un vero boom registrato di take

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away (+37%), ma anche di ristoranti (15,5%), bar (+10%) e gelaterie-pasticcerie (+8%) registrato dal Censis. Con piu’ di quattro pizzaioli su dieci si tratta di una opportunità di integrazione anche per gli stranieri che vengono dall’estero dove la domanda di cibo Made in Italy passa anche attraverso internet. Un risultato sostenuto dal fatto che l’Italia è l’unico Paese che puo’ vantare 275 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) superiori a quelle registrate dalla Francia oltre a 4886 prodotti tradizionali censiti dalle regioni, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%). L’Italia è anche il Paese con le regole produttive piu’ rigorose nelle caratteristiche dei prodotti alimentari, dal divieto di produrre pasta con grano tenero a quello di utilizzare la polvere di latte nei formaggi

fino al divieto di aggiungere zucchero nel vino che non valgono in altri Paesi dell’Unione Europea. E sul territorio nazionale operano oltre 21mila agriturismi e c’è anche il maggior numero di agricoltori biologici a livello europeo (49.070) con una superficie coltivata, salita a quasi 1,4 milioni di ettari (+5%). Il modello produttivo dell’agricoltura italiana è campione anche nella produzione di valore aggiunto. Il valore aggiunto per ettaro realizzato dal settore è – sottolinea la Coldiretti – più del doppio della media UE-27, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania, e il 70% in più dei cugini francesi. Non solo: siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 addetti per cento ettari a fronte di una media Ue di 6,6 (elaborazione su dati Commissione Europea). Un percorso reso possibile – conclude la Coldiretti – dal grande sforzo di rinnovamento dell’agricoltura italiana dove una impresa su tre è nata negli ultimi dieci anni con una decisa tendenza alla multifunzionalità, dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche le attività ricreative come la cura dell’orto e i corsi di cucina in campagna, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.

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groalimentare

Il più grande conservatorio botanico di Puglia

Calendario 2016 per “i giardini di Pomona”

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l giardino dell’Eden ha coordinate terrestri. In Valle d’Itria, all’incrocio fra i borghi bianchi di calce di Cisternino e Locorotondo, dimora la Signora dei giardini e dei frutteti. Alla dea Pomona è dedicato il conservatorio botanico dove la biodiversità gemma nelle mille - letteralmente - varietà di alberi da frutto antichi provenienti da tutto il mondo, molte delle quali salvate dall’estinzione. Fra queste circa 350 fichi fra afgani, bosniaci, francesi, portoghesi, albanesi, israeliani e naturalmente pugliesi che stanno in pacifica convivenza fra loro: si tratta della collezione più importante d’Europa per qualità e varietà. Nell’epicentro fertile dei Giardi-

ni di Pomona si trova invece il cachi di Nagasaki, figlio di una piantina scampata alla bomba ritrovata fra le macerie e piantato nel mezzo di un labirinto di lavande che si accendono d’estate: a significare il percorso tortuoso, ma anche carico di colore e di profumo, che porta alla pace. Il compito è quello di trasmettere queste varietà, selezionate nel corso dei millenni dagli agricoltori, alle generazioni future. A partire dai semi, da cui la vita comincia. Per tutto ciò è nata l’iniziativa di realizzare un calendario per “i giardini di Ponoma” affinchè tali bellezze possano accompagnare più gente possibile nel corso del 2016.

109 i ristoranti, 91 le pizzerie e 72 i vini premiati recensiti

Le Guide di Radici 2016, il vademecum dell’enogastronomia del Sud

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entonove i ristoranti, 91 le pizzerie e 72 i vini premiati recensiti. Sono questi i numeri protagonisti nelle tre guide 2016 di Radici, gli strumenti per orientarsi tra i tanti ed eccellenti ristoranti e pizzerie della Puglia insieme alle sue eccellenze enologiche: Radici Wines, Radici Restaurants e Radici Pizzerias. Le guide sono state presentate presso il Convivium Sancti Nicolai in Piazza Cattedrale. Radici Wines, giunta alla sua VII edizione, offre il panorama dettagliato

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dell’affermata realtà del vino da vitigno autoctono del sud Italia attraverso foto e brevi racconti dei 72 vini vincitori di Radici del Sud 2015, il Salone del Vino Meridionale che negli anni ha saputo conquistare popolarità nel nostro paese e all’estero. Mentre la XIV edizione di Radici Restaurants (con 109 ristoranti recensiti di Puglia e dintorni) e la VI di Radici Pizzerias (con 91 pizzerie di Puglia recensite) racchiudono le nuove realtà della ristorazione pugliese. Radici, in questo nuovo appuntamento, darà avvio al progetto che coinvolgerà le affermate realtà della ristorazione

pugliese nell’offerta di una cucina sostenibile per offrire un servizio utile a chi ha la necessità di seguire una particolare dieta che tenga conto di intolleranze senza rinunciare ai piaceri della tavola. In collaborazione con medici nutrizionisti, gli chef che rendono onore alla gastronomia locale, appronteranno menù presto disponibili sulla tavola dei loro ristoranti capaci di andare incontro a chi pone alla base del proprio benessere un determinato regime alimentare e a chi ha bisogno di tenere d’occhio la portata calorica della propria dieta..

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gricoltura

La denuncia del Movimento Cinque Stelle

SPRECO NEL DL MISSIONI CHE FINANZIA PROGETTI SOSPESI DALLO IAM DI BARI

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n aspetto riscontrato nel decreto missioni e ritenuto positivo anche dalle opposizioni è il finanziamento dei progetti di cooperazione. Il comma 1 dell’art. 8 del decreto legge autorizza, infatti, a decorrere dal 1° gennaio 2015 e fino al 30 settembre 2015, la spesa di 38.500.000 di euro per iniziative di cooperazione volte a migliorare le condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostenere la ricostruzione civile in favore di un già lungo elenco di Paesi, tra cui la Siria. E proprio nel Paese mediorientale e nei territori limitrofi, nella relazione illustrativa si legge che si continuerà a

sostenere, e quindi a finanziare, l’azione svolta dall’Istituto agronomico del Mediterraneo di Bari (IAMB) per interventi complementari e sinergici a quelli promossi nell’ambito della piattaforma tematica “Agricoltura e sicurezza alimentare” (Working Group on Economic Recovery and Development del Group of Friends of the Syrian People-GFSP), di cui l’Italia è capofila. “Tuttavia, mi risulta, anche per stessa ammissione dei dirigenti dello IAM di Bari, che questo progetto è in realtà attualmente interrotto, a causa delle ostilità in atto in Siria. – dichiara il deputato pugliese Emanuele Scagliusi, componente M5S Commissione Affa-

ri Esteri di Montecitorio – A chi sono quindi destinati questi soldi? Dopo i 333.000 euro inseriti nello scorso decreto missioni per la traduzione di manuali di manutenzione di due mezzi regalati dall’Italia a Gibuti, ora è la volta di finanziamenti per progetti di cooperazione fantasma. Per questo chiediamo di fare chiarezza: da un lato la Camera ha approvato un mio ordine del giorno per interrompere questa elargizione, impegnando il Governo a valutare l’opportunità di sospendere lo stanziamento di questi fondi, dall’altro – continua il deputato pugliese 5 Stelle – con i colleghi Spadoni e L’Abbate ho presentato una interrogazione

parlamentare per chiedere al ministro Gentiloni di illustrare i passi avanti fatti sinora dallo Iamb nei progetti di cooperazione internazionale in Siria. Infine, siamo riusciti a far approvare un emendamento alla conversione in legge del decreto missioni, che obbliga ad una rendicontazione semestrale online dell’avanzamento dei progetti. Ogni volta emerge qualcosa di poco chiaro con il rifinanziamento delle missioni – conclude Scagliusi (M5S) – Con risorse economiche che potrebbero essere utilizzate sicuramente più sapientemente e, per davvero, a sicurezza dei cittadini italiani, soprattutto in questo periodo di forte allerta terrorismo”. N° 22 - 15 DICEMBRE 2015

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120mila malati in Italia

PARKINSON: NUOVO STUDIO SU COME MIGLIORARE L’ALIMENTAZIONE DEI PAZIENTI

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n occasione della Giornata Nazionale della malattia del 28 novembre scorso, l’Unità di Nutrizione, il Centro Parkinson-ICP di Milano, diretto dal Prof. Gianni Pezzoli, ha presentato i dati preliminari dello studio sulle abitudini alimentari dei malati di Parkinson al fine di fornire corrette indicazioni nutrizionali ai pazienti in terapia farmacologica con levodopa. In Italia si contano circa 120 mila malati di Parkinson, che è quindi la malattia neurodegenerativa più diffusa dopo l’Alzheimer. Le indagini alimentari sulla popolazione Parkinson, soprattutto italiana, sono ancora poche e riguardano piccoli campioni. Lo scopo del nuovo studio è quello di descrivere le abitudini alimentari e lo stile di vita di un ampio campione di pazienti Parkinson italiani, confrontato con i controlli su persone sane associate per sesso, età e provenienza geografica. Lo studio del Centro Parkinson di Milano, ha analizzato 600 pazienti Parkinson, provenienti da diverse Regioni italiane, confrontato con 600 controlli di persone sane. Il software dell’OGP contiene anamnesi alimentari di migliaia di medici e dietisti, i cui dati vengono analizzati ed elaborati (http://www.educazionenutrizionale.granapadano.it/). Sono state effettuate, inoltre, le misurazioni antropometriche e elaborate le

analisi dei dati in funzione della durata di malattia, del dosaggio assunto di “Levodopa” (il farmaco principale nel trattamento della malattia) e della presenza di sintomi secondari come la stipsi. Dallo studio è emerso che i pazienti hanno un’assunzione di calorie significativamente maggiore (di circa 400 kcal) rispetto ai controlli sulle persone sane, nonostante abbiano minore peso, minore Indice di massa corporea (26,1 Kg\m2 rispetto 28,5 Kg\m2) e uno stile di vita più sedentario. Vi è inoltre un assunzione significativamente maggiore di tutti i macronutrienti (ad esempio, per le proteine, 1,2 g/kg di peso vs 1 g/ kg di peso) e i micronutrienti, ad eccezione di vitamina B12, calcio e vitamina D. L’assunzione di proteine correla significativamente con un aumentato fabbisogno di Levodopa (0,38 mg/kg di peso corporeo), indipendentemente dalla durata di malattia. Nei pazienti Parkinson si osserva una prevalenza di stipsi del 47% rispetto al 7% dei controlli sulle persone sane e un’idratazione inferiore rispetto ai controlli. Quindi i malati di Parkinson bevono meno acqua anche se introducono più fibra, 31,8 g rispetto 29,9 g.Anche la presenza di stipsi correla significativamente con un aumentato fabbisogno di Levodopa. “La dieta a controllato apporto proteico e la regolarizzazione dell’alvo sono

due punti chiave nell’ottimizzazione del trattamento con Levodopa – ha dichiarato la Dott.ssa Michela Barichella, responsabile UOS di Dietetica e Nutrizione Clinica del Centro Parkinson di Milano - E’ infatti la prima volta che si trova una correlazione tra quantità di farmaco utilizzata, stipsi e le proteine introdotte. Bisogna consigliare di non superare 0,8g di proteine/kg peso ideale e di bere 2 litri di acqua al giorno. Questi obiettivi diventano un punto cardine nel trattamento dietologico della patologia”.

LE 10 REGOLE PER I PAZIENTI CON MALATTIA DI PARKINSON IN TERAPIA CON LEVODOPA 1) Assumere la Levodopa a stomaco vuoto, almeno 30 minuti prima del pasto 2) Spostare le proteine (carne, pesce, formaggio, affettati, legumi, uova) nel pasto serale 3) Assumere un pranzo vegetariano composto da primo piatto asciutto e verdura 4) I legumi sono una fonte proteica da assumere alla sera 5) Pasti piccoli e frequenti, facilitano lo svuotamento dello stomaco 6) Preferire spuntini freschi e morbidi per evitare la disfagia 7) Bere tanta acqua durante il giorno, almeno 2 litri, possibilmente ricca di calcio 8) Pesarsi regolarmente una volta a settimana 9) Fare fisioterapia quotidiana 10) Camminare ed esporsi al sole almeno 20 minuti al giorno 14

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RISVEGLIARE E NUTRIRE LE GEMME?

Ora è possibile con Bluprins® Il mancato raggiungimento di un adeguato numero di ore di freddo comporta germogliamento e fioritura irregolari con effetti diretti sulla produzione. BLUPRINS® è un concime organo-minerale a base di azoto, polisaccaridi e calcio, appositamente studiato per indurre il risveglio dalla dormienza di ciliegio, actinidia e uva da tavola. BLUPRINS® simula l’azione del freddo e stimola quindi il risveglio delle gemme dalla dormienza stimolando i naturali meccanismi fisiologici della pianta, perciò: Uniforma lo sviluppo dei germogli Uniforma la fioritura e migliora l’allegagione Incrementa il numero di frutti e grappoli

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Risorse di sviluppo ed economia sostenibile

DONNE D’AFRICA E DEL SUD

rotagoniste silenziose, le donne africane costituiscono il 70 per cento della forza agricola del continente; producono l’80 per cento delle derrate alimentari e ne ge-stiscono la vendita. Nonostante ciò, l’obiettivo di raggiungere uguali diritti tra uo-mini e donne appare ancora molto lontano. Il convegno Donne d’Africa e del Sud, organizzato dal CIHEAM di Bari nella sede della Camera di Commercio di Bari, ha avuto lo scopo di raccontare l’impegno delle Donne africane, soprattutto delle zone rurali, nel processo di crescita economica di molti Paesi del Sud del mondo. All’incontro hanno partecipato Alessandro Ambrosi, Presidente della Camera di Commercio Bari, Francesca Bottalico, Assessore del Comune di Bari al WELFARE (Solidarietà Sociale, Accoglienza, Integrazione, Pari Opportunità ed Emergenza Abitativa), Cosimo Lacirignola, Segretario

Generale del CIHEAM, Marco Claudio Vozzi, Ministro Plenipotenziario della Direzione Generale per i Paesi dell’Africa sub-sahariana del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Claudia Beretta, Donne d’Africa, Grazia Tucci, imprenditrice agricola, Patrizia del Giudice, Presidente della Piccola Industria di Confindustria Bari e BAT, Rosanna Quagliariello, Responsabile Ufficio Relazioni Esterne CIHEAM Bari, Dulce Gomes, Chargé d’Affaires dell’Ambasciata Angolana a Roma, Awes Abukar Awes, Secondo Segretario dell’Ambasciata Somala a Roma. Il dibattito e gli interventi sono stati animati dalla giornalista Neliana Tersigni. Si è dunque parlato di imprenditoria femminile e di artigianato, delle difficoltà che ogni giorno incontrano le donne, soprattutto nelle aree rurali, in termini di accesso alle risorse produttive, ai mercati e ai servizi e di come lo sviluppo di

iniziative progettuali di cooperazione internazionale, di formazione e la creazione di piccole e medie imprese o di cooperative femminili possano, in molti casi, avere delle rica-dute dirette su intere comunità rurali e sull’economia di un Paese. Nella sala della conferenza è stata inoltre allestita una mostra dei prodotti artigia-nali provenienti da cooperative di donne africane (in particolare dello Swaziland).

Nel 2016 ancora una ventina di eventi in corso di contrattualizzazione

La Fiera del Levante premiata tra le 100 eccellenze italiane

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a Fiera del Levante è, nel sistema Paese, tra le prime cento eccellenze italiane. Lo attesta, appunto, il premio ”Le 100 eccellenze italiane” che il suo presidente, Ugo Patroni Griffi ha ricevuto a Montecitorio. Un riconoscimento che varrà alla Fiera del Levante anche l’inserimento nel prestigioso volume edito da Riccardo Dell’Anna Editore e che ospita le realtà più rilevanti in Italia. «E’ per me motivo di grande soddisfazione – dice Patroni Griffi –perché significa che l’impegno profuso, a volte anche caparbiamente, dal consiglio di amministrazione, generale, dai revisori dei conti, dai sindacati e dai dipendenti ha dato i suoi

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frutti. Questo significa che, al di là degli slogan, “insieme si può”.» La Fiera del Levante, la cui Caravella ha attraversato per anni venti di bufera, finalmente può contare su un segno più. Rispetto all’anno scorso, solo per fare un esempio, i ricavi della 79° edizione della Campionaria sono aumentati del 2,14% (3,4 milioni di euro). Il 2014 si è chiuso con un utile di 3,5 milioni di euro ed il mol è passato da -1.352.952 del 2013 a -187.239 del 2014 e, finalmente, a +300.413 del 2015 con una previsione di +808.268 per il 2016. La Fiera del Levante, dunque, si riprende alla grande il suo ruolo sullo scacchiere internazionale grazie anche all’incremento di manifesta-

zioni che, tra consolidate e nuove, saranno 31 entro dicembre ed agli eventi, congressi e convegni, in sensibile aumento: 185 entro fine anno. Ad oggi, inoltre, ci sono già una ventina tra fiere e convegni in corso di contrattualizzazione per il 2016, oltre alla Campionaria in programma dal 10 al 18 settembre. Infine, quando e se la privatizzazione della gestione sarà andata a regime, la Fiera del Levante potrà contare su altre venti manifestazioni specializzate e al consumo che la Fiera di Bologna porterebbe in portfolio. Si andrebbe così a posizionare, nel mondo delle fiere internazionali, come il terzo polo fieristico italiano accanto a quello veneto e lombardo. www.foglie.tv



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groalimentare

Una nuova piattaforma web

Nasce acquistitalia.it, per lo sviluppo del made in Italy nel mondo

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i chiama Acquistitalia.it, il nuovo portale web per lo sviluppo del made in Italy all’estero, nato con l’aspirazione a diventare il marketplace di riferimento per le aziende italiane che vogliono farsi conoscere sui mercati internazionali. Il progetto, nato da un’idea di Sergio Passariello, Presidente d’Imprese del Sud è aperto a tutte le aziende e professionisti italiani mettendo a disposizione degli utenti, diversi strumenti web per facilitare il primo scambio d’informazione fino alla negoziazione finale di un offerta. La piattaforma, così come tutti i contenuti pubblicati, è totalmente in inglese e l’iscrizione è riservata esclusivamente a fornitori italiani. Ogni utente può decidere, all’atto dell’iscrizione, l’area di appartenenza, sia se trattasi di libero professionista oppure di azienda, ed iniziare immediatamente a pubblicare i propri annunci che saranno indicizzati sui motori di ricerca e sui social network, unicamente fuori dai confini nazionali.

L’utente può condividere i propri annunci con i vari strumenti social e definire un prezzo per il suo servizio/prodotto, terminando anche l’eventuale vendita tramite gli strumenti online paypal. Ho voluto creare un ambiente virtuale interamente dedicato al Made in Italy che abbia quale mercato di riferimento esclusivamente quello internazionale – dichiara Sergio Passariello, Presidente Imprese del Sud. Il progetto – prosegue Passariello - è in fase di startup e fino al 31 dicembre 2015 sarà completamente gratuito consentendo a tutti gli iscritti di poter pubblicare i propri annunci in modo illimitato per la durata di tre mesi. Uno dei limiti delle aziende italiane – afferma Passariello - che ho potuto riscontrare confrontandomi direttamente con diversi buyer internazionali, incontrati durante l’ultimo Commonwealth Business Forum di Malta, è proprio l’insufficienza della prima informazione quasi assente nei motori di ricerca web internazionali dedicati al commercio

all’ingrosso. Molti sono i website di annunci presenti in rete – assicura Passariello - ma a oggi non è presente un portale web specializzato che possa adeguatamente aiutare, finanche il piccolo artigiano italiano a internazionalizzare il proprio business. I prossimi passi – conclude Passariello – saranno orientati allo sviluppo di un’area telematica interna di negoziazione dedicata ai buyer internazionali, che potranno con la nostra assistenza, individuare il miglior fornitore, lanciando online una vera e propria asta informatica e concludere l’affare”.

A GIOIA DEL COLLE

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FESTIVAL PIZZA PUGLIESE, FINALE REGIONALE

poco più di un anno dalla prima tappa del Festival della pizza pugliese, si è svolta lo scorso 1 dicembre la finale regionale di una manifestazione che ha visto confrontarsi le eccellenze pugliesi nel settore. La serata finale si è svolta nella pizzeria Marabù a Gioia del Colle, dotata di ben due forni a legna. Si sono confrontati tutti i vincitori (ex aequo compresi) delle 9 tappe

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disputate, giovani talenti e affermati professionisti. Tutti hanno proposto il meglio del loro repertorio attenendosi alle regole del concorso che erano: utilizzo di prodotti pugliesi, diametro della pizza di 33 cm, qualità e tecnica dell’impasto, gusto e cottura, valutazione artistica e immagine, manipolazione della pizza. Un format, ideato e realizzato dal presidente dell’associazione “Talento inedito”

Michele Pezzolla, che si è rivelato un’ottima occasione di scambio di saperi ed esperienze fra protagonisti di un settore che, non a caso, ha risentito poco della crisi, quello della pizza. E quella pugliese con le sue peculiarità, i suoi sapori, i suoi profumi mediterranei ha conquistato non solo i palati pugliesi. Un’eccellenza insomma che questo festival ha messo in evidenza.

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Russia annuncia autarchia alimentare

Putin: “Mai più prodotti importati, nel giro di 5 anni indipendenti”

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a Russia va verso l’autarchia alimentare. E “sarà in grado di provvedere autonomamente a se stessa con prodotti alimentari entro il 2020, ma sono necessari ulteriori finanziamenti”, afferma il ministro dell’agricoltura russo Alexander Tkachev. Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che il mercato russo dovrebbe essere pienamente indipendente per quanto riguarda i prodotti alimentari importati entro il 2020.“Questa è una occasione storica per la Russia. Abbiamo speso decine di miliardi di dollari per acquistare prodotti provenienti dall’estero. Possiamo coltivare tutto qui nel nostro paese ad eccezione di agrumi, fichi, banane, e poco altro. Verdure, frutti di bosco, anche ostriche e cozze, questi sono tutti prodotti che si possono trovare lungo la costa del Mar Nero in Crimea. Anche carne

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e latticini sono di ottima qualità”, ha detto ai giornalisti Tkachev. Un’operazione che non si può fare in un anno “ma cinque potrebbero essere adeguati”. “Avremo bisogno di trovare ulteriori finanziamenti nel bilancio dello Stato”, ha aggiunto Tkachev. Per quanto riguarda l’embargo relativo ai prodotti provenienti dalla Turchia Il ministero dell’Agricoltura russo non intende per ora ampliare l’elenco dei prodotti alimentari turchi che saranno vietati per l’importazione nel mese di gennaio. “Il Ministero dell’Agricoltura russo non ha in programma di espandere la lista dei prodotti alimentari provenienti dalla Turchia in embargo “, dichiarano da Mosca. In particolare, l’ elenco dei prodotti alimentari vietati a partire da gennaio 2016 comprende sale, chiodi di garofano , frutta, verdura , e gran parte dei prodotti di pollo e tacchino.

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BOOM DEL 20% DELL’EXPORT PER USA

DALLA SOLA CAPITANATA IL 40% DELLA PUMMAROLA ITALIANA

l 40 percento del pomodoro italiano viene proprio dalla Capitanata. La provincia di Foggia è leader nel comparto con 3.500 produttori di pomodoro che coltivano mediamente una superficie di 26 mila ettari, per una produzione di 22 milioni di quintali ed una P.L.V. (Produzione Lorda Vendibile) di quasi 175.000.000 euro. Dati ragguardevoli se confrontati al resto d’Italia con i suoi 55 milioni di quintali di produzione e i 95mila ettari di superficie investita. E’ evidente, dunque, il danno arrecato al settore dalle 82.000 tonnellate di concentrato di pomodoro provenienti dalla Cina per produrre salse “italiane”. Nonostante sia entrato in vigore il 15 giugno 2006 il Decreto ministeriale relativo all’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine della passata di pomodoro, continua ad essere perpetrato un pericoloso inganno per i consumatori sul mercato globale dove il concentrato di pomodoro cinese fa concorrenza sleale

al vero Made in Italy”. E’ il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, a ricordare i numeri della produzione in Puglia di pomodoro da industria. Le esportazioni di conserve di pomodoro italiane hanno fatto registrare un aumento record del 20% delle vendite in valore negli Stati Uniti che nel 2015 sono il primo Paese di destinazione della pummarola Made in Italy fuori dall’Unione. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata in occasione dell’Assemblea di Anicav, l’Associazione nazionale industrie delle conserve vegetali. All’estero - ha sottolineato la Coldiretti - si registra un andamento positivo per le conserve di pomodoro nazionali con un aumento medio a livello mondiale delle esportazioni del 6 per cento nei primi otto mesi del 2015 rispetto all’anno precedente. “E’ il risultato della spinta della ripresa economica, del tasso di cambio favorevole e dell’effetto propulsivo di Expo” sottolinea il Presidente Nazionale della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel ricordare che anche la first lady Michelle Obama nella sua visita in Italia ha affermato che con “un pacco di pasta, pomodoro e basilico in trenta minuti si realizza un pasto delizioso”. Il pomodoro italiano - ha precisato Moncalvo - ha tutte le caratteristiche per cogliere le nuove tendenze dei consumi a livello internazionale che premiano l’identità de Made in Italy e le proprietà salutistiche della dieta mediterranea di cui è un componente fondamentale. Per non sperperare il patrimonio di credibilità conquistato - ha continuato Moncalvo - occorre lavorare su legalità e trasparenza con l’estensione a tutti i derivati, dal concentrato ai sughi pronti, dell’obbligo di indicare la provenienza del pomodoro, già in vigore in Italia per le passate. Una esigenza - ha sostenuto Moncalvo - di fronte all’aumento del 567 per cento nei primi otto mesi delle importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina che è diventato il primo fornitore. Senza dimenticare - ha continuato Moncalvo - la necessità di superare le barriere doganali ancora presenti in alcuni importanti Paesi come

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gli Stati Uniti dove a limitare la competitività sulle conserve di pomodoro italiane sono i pesanti dazi che sono ancor piu’ inaccettabili alla luce dell’avvio del negoziato sul libero scambio (TTIP). “Dobbiamo fare in modo – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - che la legge nazionale sia realmente rispettata per garantire al contempo un giusto reddito ai nostri imprenditori agricoli e sicurezza alimentare ai cittadini consumatori. Le Istituzioni locali devono contribuire a rendere operativa la legge. Per questo la Coldiretti Puglia chiede da anni che nelle mense scolastiche e degli ospedali sia previsto l’obbligo di utilizzare esclusivamente passata di pomodoro italiana e prioritariamente prodotti agroalimentari rigorosamente locali”. Il provvedimento stabilisce, infatti, che sulle etichette venga obbligatoriamente indicata “la zona di coltivazione del pomodoro fresco utilizzato” e completa la precedente normativa che prevede che la vera passata Made in Italy debba essere ottenuta solo direttamente da pomodoro

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fresco con l’eventuale aggiunta di spezie, erbe, piante aromatiche e sale, ma con una presenza di bucce e semi non superiore al 4% del prodotto finito. Secondo l’analisi della Coldiretti le conserve di pomodoro sono una delle punte dell’agro-alimentare italiano, con una fortissima propensione all’export, visto che circa il 60% dei derivati è destinato ai mercati internazionali. La produzione totale Italia nel 2015 - rileva la Coldiretti - è stata stimata in 5,2 milioni di tonnellate di pomodoro fresco con un aumento del 7% rispetto al 2014 che generano un fatturato di 3 miliardi di euro in un sistema che dà lavoro a 8 mila produttori agricoli e 10 mila addetti nella parte industriale che vede impegnate 110 industrie e 54 Organizzazioni dei Produttori. Il pomodoro - conclude la Coldiretti- è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani che ne consumano circa 35 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria. Ad essere preferiti, sono stati nell’ordine le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati.

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Per i nostri produttori mercati di sbocco principali sono la Francia e la Germania

Clementine: la stagione entra nel vivo

elle sue prime settimane, la commercializzazione delle clementine italiane è apparsa un po’ in difficoltà, con prezzi bassi denunciati da più parti. Uno dei problemi principali è stato che nella zona di Corigliano e di Sibari, in Calabria, la pioggia ha portato qualche difficoltà, con un prodotto instabile e diffuse fitopatie, mentre nella zona di Rosarno, il prodotto ha sofferto danni per via della caduta di cenere vulcanica dall’Etna. Questo ha portato i commercianti a svendere le prime clementine a prezzi bassissimi, pur di disfarsi del prodotto. Questa merce facilmente deteriorabile, immessa sul mercato in fretta, non ha aiutato i prezzi delle altre clementine, come per esempio quelle nostre pugliesi di Massafra e Palagiano, o provenienti dall’arco ionico, dove quei problemi non si sono avuti ma , paradossalmente, le conseguenze si. A complicare ulteriormente le cose, il calendario di maturazione, che vede le clementine

calabre maturare e arrivare sul mercato prima di quelle pugliesi, con un anticipo di almeno 15 giorni. In questo quadro non confortante, una soluzione viene dalla differenziazione dei mercati. Infatti le clementine calabresi vanno soprattutto verso i mercati di smistamento, specie verso i paesi dell’Est Europa mentre il prodotto pugliese viene richiesto soprattutto da mercati come la Francia e la Germania, dove apprezzano la maggiore qualità e dove, soprattutto, non hanno problemi di prezzi. Più che sui prezzi, con 40 euro/cent al chilo pagati ai produttori e circa 70 in uscita dai nostri magazzini, i produttori pugliesi pagano dazio alle vendite scarse, con la Francia che sta acquistando al “piccolo trotto”. Per le clementine della Puglia , comunque, il grosso della stagione di commercializzazione inizierà intorno alla fine dell’anno sino a fine gennaio e allora bisognerà fare i conti con la Spagna, che in quel periodo arriva sul mercato italiano con le proprie tardive.

Determinante il recupero del Cile

Aumenta la produzione mondiale di kiwi

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e previsioni di produzione mondiale per la stagione del kiwi 2015/16 sono in notevole aumento. Due gli elementi principali per tale rilancio: 1) il recupero produttivo del Cile, che nel 2014 era stato colpito da una pesante gelata primaverile; 2) l’aumento delle superfici coltivate e la conseguente entrata in produzione di molti ettari messi in coltivazione contemporaneamente o successivamente all’estirpazione degli impianti colpiti dalla batteriosi.

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A Monopoli il prof. Boero spiega gli effetti di un uso distorto delle risorse naturali

“Mobilitiamoci, il cambiamento climatico avanza”: l’invito delle associazioni ambientaliste di Paola DILEO

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l nostro grande scatto per il clima continua: lo slogan imperante nella campagna di sensibilizzazione e mobilitazione in vista del nuovo summit parigino sul clima . In prima linea le associazioni Naturalmente, Terre d’Egnazia, Salviamo il paesaggio,Difendiamo i territori, Arci Monopoli, Presidio del libro Monopoli Altra Polis, Mondopolitani, Stop TTIP Puglia, No Petrolio, Brigate Poeti Rivoluzionari. Un grande fermento per responsabilizzare governi e singoli cittadini a scelte più rispettose dell’ambiente in generale. In attesa che i negoziati parigini di questi giorni producano strategie comuni per l’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera e lo sfruttamento di

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energie alternative ai combustibili fossili, a Monopoli si tenta di mantenere alta l’attenzione sul cambiamento climatico con iniziative tematiche, come l’incontro del 5 dicembre con uno dei massimi esperti di biologia marina e oceanografia, Ferdinando Boero, unico scienziato italiano nel gotha della comunità scientifica internazionale (anche ordinario all’Università del Salento, membro del CNR e autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche). In premessa Boero ha ricordato le funzioni vitali del carbonio per l’intero ecosistema:”Tutto quello che mangiamo , la chimica organica è a base di carbonio. Oltre al nostro metabolismo anche le piante sequestrano anidride carbonica che si trasforma in carbone vivo

, le foreste appunto, o in carbone fossile che si forma in millenni nel sottosuolo insieme a petrolio e gas”. Ma l’uomo nella sua lunga esistenza ha iniziato prima a tagliare le foreste per bruciarle e poi una volta esaurito il carbone vivo ha attinto a quello fossile, continuando a bruciare e a surriscaldare il pianeta. Certamente le politiche globali e locali non aiutano ad invertire questa tendenza:”Nel decreto Sblocca Italia , ha informato Boero, il nostro governo ha di fatto autorizzato altre estrazioni petrolifere, ignaro forse dei disastri ambientali in Florida, di Fukushima, o Chernobyl”. Un riferimento è andato anche a Trisaia, località della vicina Basilicata dove le scorie radioattive stanno corrodendo i barili in cui erano state stipate. “Ma il fronte scientifico su queste problematiche è diviso – ha lamentato – la Società Italiana di Fisica dice che non abbiamo prove circa la responsabilità decisiva dell’uomo nel cambiamento climatico. Serviwww.foglie.tv


rebbero almeno altri 3 pianeti dove sperimentare e ciò non è possibile”. Anche la Puglia a suo dire avrebbe fatto negli ultimi anni scelte sensate, investendo in energie rinnovabili, ma non ha ridotto il consumo di carbone. “Dobbiamo uscire dall’era della combustione se vogliamo salvare l’ecosistema e respirare un’aria salubre - ha suggerito. - A Cerano per esempio, c’è il più grosso produttore di CO2 e particolati altamente inquinanti , pericolosi per la salute umana. In economia tutto ha un costo, se cresce il capitale economico diminuisce quello naturale”. In tal senso un cenno è andato agli anni 50 , quando il governo decise di investire nel Sud del Paese con le industrie di stato, a Taranto con l’Italsider, a Brindisi, Cerano, con il Petrolchimico:”ci fu un progresso economico iniziale ma a distanza di anni i tarantini e i brindisini hanno

iniziato ad ammalarsi di tumori e i capitali naturali a degradarsi – si pensi al valore ambientale del Mar Grande e del Mar Piccolo ormai intaccato -. E oggi a distanza di 60 anni si stima quanto costerebbe riportare tutto all’origine, sicuramente molto di più di quanto si sia ricavato, anche in termini di perdita di vite umane”. Urge una conversione ecologica a più livelli. Non a caso Papa Francesco ha dedicato all’ecologia un’intera enciclica, diretta a cristiani e non , dove si evidenzia un uso distorto del capitale umano e naturale. “Papa Francesco - ha continuato il cattedratico – ha chiesto a gran voce che s’insegni ecologia nelle scuole perché i bambini hanno una voglia innata di conoscere il mondo della natura e di imparare da essa. Così come ha sollevato il problema della crescita demografica nei paesi in via di sviluppo”, “Non

possiamo riprodurci come conigli”ha commentato il pontefice - . La soluzione? Occorre uscire dallo stato di barbarie attraverso la scienza e la cultura. “Diversamente ci penserà la natura, perché incapace di assicurare risorse per la sopravvivenza di tutti. D’altra parte se gli stili di vita di questi popoli numericamente importanti fossero uguali ai nostri, il pianeta non reggerebbe; occorre invertire la rotta, non possiamo affrontare il surriscaldamento con un aumento del fabbisogno energetico, per esempio, con i condizionatori”. A Cerano intanto, si continua a bruciare carbone e in India e in Cina dove si delocalizza perché non ci sono regole di salvaguardia, lo smog ha raggiunto record storici: è notizia di queste ore che a Pechino i livelli di inquinamento sono 38 volte superiori a quelli europei.

WWW.FOGLIE.TV l’informazione sul mondo agricolo e rurale a portata di click.

Mech@grijobs

in successione a fragola nel metapontino

associazione CiboAcculturarsi A pranzo con Augusto

Giornata dimostrativa dedicata alla coltura protetta a ciclo estivo autunnale del peperone nel metapontino in successione alla fragola organizzata da BayerCropscience / Nunhems a Scanzano Jonico presso l’az. agricola “Lucana Frutta”.

Nella splendida cornice di Villa Morisco a S. Spirito, l’associazione CiboAcculturarsi in collaborazione con l’Accademia dei Georgofili sezione Sud Est, hanno organizzato un incontro dedicato agli usi e costumi alimentari ai tempi dell’imperatore romano Augusto.

Unacma, in collaborazione con FederUnacoma, ha organizzato una serie di eventi durante Agrilevante 2015 nell’ambito dell’iniziativa “Mech@grijobs, le nuove professioni della meccanizzazione agricola: orientamento e opportunità per giovani studenti che stanno per inserirsi nel mondo del lavoro.

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La coltivazione del peperone

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Per quelli classificati come molto tossici, tossici e nocivi

Obbligo di certificazione per utilizzatore professionale di prodotti fitosanitari

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l decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 150, in attuazione della direttiva 2009/128/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi, ha introdotto, come noto, prescrizioni per la vendita, l’acquisto e l’utilizzo di prodotti fitosanitari e dei relativi coadiuvanti, innovando, quindi, le disposizioni dettate al riguardo dal decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 2001, n. 290. Ciò posto, in relazione alla concreta attuazione delle suddette prescrizioni, a decorrere dal 26 novembre 2015, si rende necessario fornire i seguenti chiarimenti. L’art. 9 del suddetto d.lgs introduce l’obbligo del “Certificato di abilitazione all’acquisto e all’utilizzo” per tutti coloro che, nel corso di un’attività professionale nel’ambito del settore agricolo o in altri settori affini, utilizzano e-o acquistano per l’impiego diretto, per sé o per conto terzi, i prodotti fitosanitari e i loro coadiuvanti. Il predetto certificato è rilasciato dalle regioni e dalle province autonome, individuate come Autorità competenti per l’attuazione del sistema di formazione e certificazione rivolto

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agli utilizzatori professionali, nonché a rivenditori e consulenti; sono, comunque, salve fino alla loro scadenza le preesistenti “abilitazioni all’acquisto” , rilasciate dalle stesse Autorità ai sensi del D.P.R. n. 2902001. L’articolo 10, oltre a prevedere la presenza, al momento della vendita, di una persona titolare o dipendente, in possesso del relativo certificato di abilitazione, ha disposto, altresì, in capo al distributore l’obbligo di verificare la validità del certificato di abilitazione esibito dall’utilizzatore professionale acquirente. L’art. 25, comma 1, del citato D.P.R. 290- 2001, non abrogato dal d.lgs. 150 – 2012, dispone che i prodotti fitosanitari e loro coadiuvanti, qualora classificati “molto tossici, tossici o nocivi”, possono essere venduti “per l’impiego diretto, per sé o per conto terzi” solo a coloro che siano muniti dell’apposita “autorizzazione all’acquisto” ; da ciò si desume, a contrario, che da tale prescrizione, restano esclusi i prodotti non classificati “molto tossici, tossici o nocivi”, orientamenti , questo che trova sostegno nel combinato disposto del suddetto art. 25 comma 1, con il citato art. 9 del d.lgs 150 – 2012

che, come riferito, ha disposto l’obbligo, a decorrere dal 26 novembre 2015, del certificato di abilitazione per l’utilizzatore professionale, escludendo in tal modo da tale ambito i prodotti destinati all’utilizzo non professionale che, comunque, ai sensi dell’art. 10 comma 4 del dlgs. 150 – 2012, saranno individuati con il decreto del Ministero della salute, d’intesa con il Ministero delle Politiche Agricole, alimentari e forestali e con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il cui iter è in fase di definizione. Per quanto concerne, infine, i prodotti autorizzati esclusivamente per la protezione delle piante ornamentali e dei fiori da balcone, da appartamento e da giardino domestico, noti come PPO, continua a trovare applicazione la previsione di cui all’art. 28 del D.P.R. n. 290 – 2001. Ministero della Salute – Direzione Generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione – Uff. VII ex DGSAN – Prodotti fitosanitari - Il Direttore Generale Giuseppe Ruocco

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50mila foto; si spera servano per creare app di diagnosi sugli smartphone

Sul web il piu’ grande database per immagini delle fitopatie vegetali

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ati della Fao indicano che le fitopatie riducono la produttività delle piante anche del 40%; ogni anno. Per combatterle, la tecnologia si è evoluta e non poco, ma a oggi risulta che il migliore e più diffuso metodo per individuare e diagnosticare una malattia delle piante sia l’occhio umano, quale risultato di migliaia di anni di evoluzione. La cosa è un bene se l’agricoltore vive in una zona facilmente accessibile da esperti in fitopatologie; un po’ meno viceversa se ci si trova in un’area isolata. Altro dato su cui riflettere: entro il 2019 saranno in circolazione qualcosa come 5 miliardi di smartphone, con le relative fotocamere, evolutesi molto in termini di risoluzione e nitidezza. Per individuare le fitopatie gli scienziati della Penn State (l’Università della Pennsylvania, Stati Uniti) e dell’EPFL, l’Istituto Federale di Tec-

nologia di Losanna (Svizzera) hanno pensato di coniugare il ruolo che ha l’ispezione visiva con la diffusione delle fotocamere dei cellulari più evoluti. Per questo hanno reso liberamente accessibile e utilizzabile, da chiunque, un tesoro di oltre 50mila fotografie di piante malate tutte catalogate per pianta e malattia. In sostanza, è come se avessero tolto il copyright su decine di migliaia di foto d’autore. La speranza degli scienziati è che questa mole di immagini finisca nelle mani di sviluppatori e specialisti nella machine-learning, programmatori cioè in grado di scrivere programmi “pensanti”; nel caso specifico, in grado di sviluppare programmi e app che, installati sullo smartphone, permettano automaticamente di diagnosticare la malattia di una pianta semplicemente scattando una fotografia alle foglie, ai frutti o al tronco malato..

Nel Mercato coperto ogni lunedì e giovedì pomeriggio

Apre a Rutigliano lo sportello agricolo

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u iniziativa dell’ Assessore comunale all’ Agricoltura Pinuccio Valenzano, in collaborazione con l’ Associazione Regionale dei Tecnici in Agricoltura (Arptra), è stato attivato a Rutigliano lo Sportello Agricolo, teso allo svolgimento di attività di chiarimento ed indirizzo sulle diverse tematiche del mondo agricolo, al fine di permettere a tutti gli operatori agricoli locali di disporre di una qualificata rete di informazione ed orientamento che favorisca la competitività aziendale e lo sviluppo integrato del territorio. Nello specifico, i tecnici dell’ Arptra forniranno chiarimenti, indirizzi e divulgazione per tutte le normative e tematiche inerenti la sicurezza in agricoltura, la gestione dei rifiuti e l’agricoltura sostenibile, con particolare riferimento alla promozione del ritorno sotto forma di compost nel-

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le campagne di Rutigliano dei rifiuti umidi prodotti dai cittadini e ricavati dalla raccolta differenziata. Oltre all’informazione puntuale sui dati agrometeorologici, del rischio peronospora e di altri patogeni, anche attraverso sistema di comunicazione in tempo reale tramite sms sull’uso corretto e sostenibile dei fitofarmaci e a quant’altro possa servire per una «buona pratica agricola», l’Arptra proseguirà il progetto «Mitigation» finalizzato alla gestione sostenibile dei vigneti urbanizzati all’interno dell’area cittadina, al fine di evitare l’esposizione dei cittadini agli agrofarmaci più impattanti. Lo Sportello Agricolo è a disposizione dei produttori agricoli nel Mercato Coperto di via Dante il Lunedì e il Giovedì dalle ore 16,00 alle ore 19,30. È assicurata in ogni caso una flessibilità oraria in funzione delle stagioni.

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