FOGLIE n.2/2019

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

Caos

(dis)organizzato

Brevetti e proprietà intellettuale varietà vegetali guadagno per avvocati, perdita per agricoltori

agricoltura

Caporalato, 23 Mln € per contrastare il fenomeno Sfuso vs confezionato, in che direzione va l’ortofrutta nella Gdo? agroalimentare

Panificatori, evoluzione e futuro dell’arte bianca

N° 2 • 1 FEBBRAIO 2019





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ditoriale

1 FEBBRAIO 2019 - n.2 - Anno 14

SQUADRA CHE PERDE NON SI CAMBIA?

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

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Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

quadra che perde non si cambia. E’ l’ultimo atto del teatro dell’assurdo, andato in scena negli scorsi giorni. Se per 3 anni e mezzo, dall’agosto 2015 ad oggi, non sono state date risposte concrete ad un’agricoltura pugliese affamata che ha bisogno di fatti e giusti tempi non vediamo cosa possa accadere se non si cambiano le regole del gioco, profondamente, ridando centralità all’agricoltura pugliese. E non sposiamo la linea gattopardesca di chi fa finta di compiacersi della grande novità relativa alle ritirate dimissioni dell’Assessore Di Gioia, quando nulla è cambiato, anzi il suo rientro è già segnato dal ritiro attuato dallo stesso Di Gioia del Decreto Xylella, che sarebbe stato discusso lo scorso 25 gennaio in Conferenza Stato – Regioni. I tempi si dilateranno ulteriormente, a differenza dei buoni propositi enunciati al tavolo con il Presidente Emiliano e la discussione sul Decreto Xylella non sarà affrontata immediatamente. Abbiamo la tragica certezza che questo possa far ulteriormente precipitare nell’incertezza le imprese che già hanno subito ritardi ingiustificati. Si continua a parlare di tavoli, coordinamenti, confronti, quando quello che bisognava aver già fatto è ben noto da tempo, non era già rinviabile e derogabile. Ser-

ve un deciso cambio di passo di tutta l’amministrazione regionale perché il bilancio di quanto fatto su Xylella, PSR, Consorzi di Bonifica, 12 leggi prodotte, alcune delle quali inapplicate o inapplicabili per mancanza di punti e virgole, risorse, ostacoli burocratici è fallimentare su tutta la linea. L’agricoltura non è stata finora centrale nell’azione di Governo regionale e nazionale a causa dell’assenza di una visione strategica che pesa sulla competitività delle nostre imprese che hanno bisogno di istituzioni forti e responsabili al loro fianco”: questo il duro commento di Saverio Muraglia da qualche mese insidiatosi al vertice della Coldiretti Puglia sul sempre più deprimente panorama che l’assessorato regionale pugliese alle risorse agroalimentari che “regalando” a tanti agricoltori in cerca di risposte fra non riconoscimento indennità per gelate di febbraio 2018, devastante problema xylella, forti ritardi e problematiche nell’attuazione del Psr . Particolarmente critico il momento per gli olivicoltori con circa 500 frantoi fra Brindisi, Lecce e Taranto a cui non è stata ancora profilata alcuna misura ad hoc se non la decontribuzione dei costi del personale (quando molte strutture non sono neanche più in grado di assumerlo).



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ommario

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editoriale

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SQUADRA CHE PERDE NON SI CAMBIA? Agricoltura e teatro dell’assurdo

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PESTICIDI Risoluzione del Parlamento europeo GILET ARANCIONI Tavolo di responsabilità per agricoltura

18 UVA

Secondulfo vince battaglia legale con Sun World

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10 BREVETTI

Caos (dis)organizzato

agroalimentare

16 DL SEMPLIFICAZIONE

Etichetta made in Italy è realtà

20 GDO

Investimenti e nuove tecnologie

22 SFUSO VS CONFEZIONATO

In che direzione va l’ortofrutta nella Gdo?

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STEFANO Ignoranti a 5stelle incapaci su xylella CAPORALATO 23 Mln € per contrastare il fenomeno

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CENTRO GIARDINAGGIO A Savelletri convegno nazionale

AGRICOLTURA

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10 EVO FORUM 14

A Corato e Lecce

PANIFICATORI Evoluzione e futuro dell’arte bianca

26 GRAGNANO CITTA’ DELLA PASTA Ufficialmente consorzio di tutela

28 EGO

Concorso miglior sommelier

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PPRODOTTI DI QUALITà + 26% DOP, IGP E STG


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gricoltura

Le nuove norme anti xylella del Ddl semplificazioni

Stèfano: “Olivicoltura ostaggio di Salvini e dell’ignoranza del M5S”

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ono le botti vuote quelle che cantano e sulle norme per il contrasto alla Xylella il governo ha dato l’ennesima prova di non conoscere la portata del problema e le ricadute che esso determina a cascata nei vari settori collegati al comparto olivicolo”. A dichiararlo è il senatore Dario Stefàno (Pd) commentando quanto approvato nel Ddl semplificazioni. “L’emendamento dei relatori votato nelle commissioni - commenta Stefàno - è un classico lavoro di manina 5stelle-leghista: da un lato la rigidità del Chuck Norris del Carroccio, col carcere a chi non rispetta le norme e l’ausilio della forza pubblica per entrare nei campi di cui non si è in grado di rintracciare il proprietario; dall’altro, l’incompetenza dei 5Stelle che dimostrano ancora una volta di non conoscere gli aspetti più importanti e i problemi principali, nonostante l’argomento sia stato cavallo di

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battaglia delle loro campagne elettorali”. “La norma introdotta con la legge di bilancio attraverso un mio emendamento, che ora però si intende abrogare, tracciava il principio guida della semplificazione (per l’appunto) rispetto alle procedure di eradicazione in zona infetta (già infetta) in ossequio a quelle che sono le decisioni europee. Vogliono abrogare questa norma ritenuta necessaria da tutto il mondo olivicolo, ma nell’attuale proposta abrogativa non c’è nulla di ciò che servirebbe: nulla in fatto di modifiche alla Legge 14 febbraio 1951, n. 144 concernente il divieto di abbattimento di alberi di olivo (Legge Einaudi ancora in vigore); nulla in tema di gestione dell’emergenza in zona infetta, di eradicazione delle piante ornamentali ospiti del batterio, di cui tutte le strade del Salento sono piene; nulla su come un’attività vivaistica in zona infetta, priva di obblighi come

nella zona cuscinetto, possa adeguare la propria attività. E nulla su come rendere più operativo il Piano Olivicolo Nazionale, che oggi più che mai sarebbe vitale per la rigenerazione dei territori distrutti”. “Ci sarebbe piaciuto leggere tutto questo - conclude Stefàno - in un decreto titolato “Semplificazione”, che invece eleva il nulla a testo normativo”.

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Con il confronto del Tavolo permanente sul Caporalato

CAPORALATO: 23 MILIONI DI EURO PER CONTRASTARE IL FENOMENO

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en 23 milioni di euro stanziati attraverso il FSE-PON Inclusione e il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 per finanziare, attraverso un Avviso Pubblico, azioni di prevenzione delle pratiche illegali di intermediazione, reclutamento e organizzazione della manodopera su tutto il territorio italiano. Una misura elaborata di concerto con il Ministero dell’Interno che si inserisce nella strategia nazionale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per il contrasto allo sfruttamento lavorativo che include il Tavolo sul Caporalato, istituito con il Decreto Fiscale. Ed è proprio da questo tavolo di confronto che è emersa la necessità di migliorare il sistema dei servizi per il lavoro e la qualità della filiera delle imprese in agricoltura, in stretto raccordo con i competenti organi ispettivi per il contrasto e la prevenzione dell’illegalità. Le azioni finanziabili dall’Avviso saranno incentrate sul miglioramento dei servizi per l’occupazione, nonché delle condizioni alloggiative e di trasporto dei lavoratori. Le domande potranno essere presentate fino al 15 aprile 2019. Dei 23 milioni, 8 sono destinati esclusivamente alle regioni “meno sviluppate” e “in tran-

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sizione”, mentre 15 milioni sono destinati a tutte le restanti regioni. “In poco più di due mesi dall’istituzione del Tavolo permanente sul Caporalato, il Governo ha avviato una molteplicità di azioni tese a contrastare il fenomeno nel suo complesso. L’Ispettorato del Lavoro sta intensificando i controlli e le recenti operazioni hanno confermato che c’è un sistema criminale che gestisce i lavoratori – spiega il sottosegretario al Lavoro Claudio Cominardi – Nel frattempo, stiamo creando le condizioni per generare una filiera virtuosa per il lavoro in agricoltura. Il Bando pubblicato dal Ministero del Lavoro in collaborazione con il Ministero dell’Interno mira a contrastare in modo sistemico il fenomeno. Atti concreti per debellare una piaga del mercato del lavoro”. “Negli ultimi due anni abbiamo raccolto tra le imprese agricole numerose richieste di modifica della attuale normativa (Legge n. 199 del 29 ottobre 2016) che non fa altro che rendere maggiormente complicata e difficoltosa la quotidianità a chi intende lavorare onestamente, senza però riuscire al contempo a contrastare concretamente il fenomeno del caporalato – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abba-

te, componente M5S della Commissione Agricoltura alla Camera – Con il Tavolo e il relativo permanente confronto sul tema con le associazioni di categoria, puntiamo a rendere più agevole e concreto il contrasto al caporalato senza, per questo, gravare sulle imprese agricole oneste. Solo dal confronto attivo e propositivo tra i diversi stakeholder miglioreremo l’efficacia dell’azione normativa. Invito, pertanto, l’intera Puglia a cogliere questa opportunità di finanziamento per contrastare un fenomeno che affligge e rattrista il nostro territorio”.

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groalimentare

Voluto ed organizzato da Fondazione Italiana Sommelier Puglia

In Puglia Evo Forum, Open Days della Cultura dell’olio Extravergine di Rino PAVONE

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er la prima volta in Puglia un evento che ha messo al centro del dibattito la qualità e il futuro dell’olio extravergine di oliva. Il 25 gennaio scorso a Corato (presso La Locanda di Beatrice) e il 26 gennaio scorso a Lecce (presso Hotel President – Vestas & Hotels) Evo Forum, Open Days della Cultura dell’Olio Extravergine in Puglia, voluto ed organizzato da Fondazione Sommelier Puglia. L’obiettivo è stato quello di conoscere, approfondire e trasmettere tutta la cultura che c’è dietro la produzione di qualità proveniente dai nostri territori, straordinari e unici, comprenderne le sfumature e le prospettive. E’ stato Nicola Di Noia, assaggiatore e relatore ufficiale dell’Associazione Italiana Sommelier dell’Olio, nonché responsabile Olio Coldiretti, ad approfondire un argomento fortemente legato alla terra pugliese. L’olio, infatti, è uno dei suoi alimenti più preziosi. L’intervento di Di Noia si è concentrato su come “conoscere e riconoscere l’Olio EVO di qualità”. Presente anche Savino Muraglia, produttore di olio extravergine di qualità in Puglia, il quale ha relazionato sul “successo della produzione nell’era dell’innovazione”, partendo dalle radici e dalla tradizione più autentica e genuina.

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Evo Forum nasce dall’esigenza di garantire una comunicazione importante e professionale a questo settore che ha sempre più bisogno di tecnici. Le serate hanno avuto inizio con l’intervento del presidente di Fondazione Italiana Sommelier Puglia, Giuseppe Cupertino, che ha presentato i tre Corsi di Qualificazione Sommelier dell’Olio che partiranno il prossimo 6 e 7 febbraio a Corato, Lecce e Ceglie Messapica. Quindi il dibattito con il confronto tra esperti e a seguire la degustazione con la selezione dei grandi oli provenienti da tutta Italia, presenti nella storica “Guida Bibenda 2018 sezione Olio” e premiati con le “5 Gocce”. Un’occasione di condivisione e riconoscimento delle eccellenti produzioni, in attesa dell’edizione 2019 che da febbraio verrà editata da Bibenda. I banchi d’assaggio hanno visto all’opera i Sommelier dell’Olio pugliesi, formati dall’Associazione Italiana Sommelier dell’Olio. Sono loro a trasmettere informazioni utili e a far degustare ai presenti e agli appassionati le pregiate cultivar di cui è ricco il nostro Paese. Un’ulteriore attenzione di Fondazione Sommelier Puglia che rappresenta sul territorio pugliese l’unica realtà a formare Sommelier dell’Olio, diffondendo così la cultu-

ra dell’olio extravergine di oliva di qualità e creando nuove figure professionali che sappiano trasmettere proprio questa qualità. “Sono state due giornate all’insegna della cultura. – dichiara Giuseppe Cupertino, presidente di Fondazione Sommelier Puglia - Quella cultura necessaria per la nostra terra, da sempre vocata alla produzione di olio extravergine di oliva. Lo facciamo con la consapevolezza di essere responsabili del suo futuro. Non possiamo più nasconderci dietro approssimazioni e perdere tempo. Dobbiamo evolverci e soprattutto costruire qualità comunicativa, affinché una straordinaria terra e un’importante produzione possano avere grandi ambasciatori nel mondo. Ambasciatori che sono i Sommelier dell’olio, quelli che noi andremo a formare, già da febbraio, e che si aggiungono agli oltre cento Sommelier pugliesi che negli ultimi due anni sono stati qualificati, sempre da Fondazione Italiana Sommelier, l’unica in Puglia a formare veri comunicatori dell’olio. Ecco perché Evo Forum è stata l’occasione del riscatto, ma soprattutto è stato promotore di un futuro possibile che nasce anche grazie all’olio extravergine di oliva, parte importante integrante della nostra economia”.

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gricoltura

Guadagno per gli avvocati, ulteriore perdita per gli agricoltori

Brevetti e proprietà intellettuale, caos (dis)organizzato

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n tema sempre molto delicato e di pressante attualità nel settore ortofrutticolo è tornato prepotentemente “di moda” in questi giorni per la battaglia legale vinta dai produttori italiani Secondulfo sul colosso statunitense Sun World International LLC davanti al Tribunale di Roma a tutela dei propri diritti di privativa sulla nota varietà di uva seedless denominata “Sugraone” : quello dei brevetti e della proprietà intellettuale relativa alle varietà vegetali. Nonostante, infatti, si siano visti grandi progressi nella consapevolezza da parte dei produttori italiani su questo tema, esistono ancora zone grigie, e soprattutto, situazioni in cui il confine fra lecito ed illecito è assai labile e difficilmente sondabile. Sino a 10 e più anni fa su alcune varietà di uva da tavola l’80-90% dei produttori era fuori legge (si ricorda il caso dell’uva Red Globe, della quale era licenziatario in esclusiva in Italia il vivaio VINEA di Bitetto (BA) ma che veniva ugualmente coltivata e commercializzata in modalità “fuorilegge”, in quanto, in Sicilia in special modo, i produttori erano privi di autorizzazione). Ancora oggi, tuttavia, principalmente per le lungaggini della giustizia italiana, è quanto mai difficile un’applicazione rigorosa e tempestiva delle norme a tutela del copyright, vanificando nei fatti l’esercizio di un diritto e causando spesso dei danni irreparabili. Nel corso degli anni, proprio Sun World International è spesso finita in Tribunale per cercare di difendere i suoi diritti (ricordiamo varie istanze con produttori israeliani). Un capitolo a parte merita la Cina, nuovo colosso mondiale (potenziale) delle produzioni (tanto per fare un confronto con l’Italia, si pensi che la Cina possiede 150.000 ettari coltivabili a fragola contro i nostri 3.000, mentre per l’uva da taN° 2 - 1 febbraio 2019

vola le superfici in Cina possono raggiungere 250.000 ettari, contro i 40.000 italiani”) che diventa terreno minato per la questione delle licenze. Le problematiche relative all’utilizzazione dei brevetti vegetali per la coltivazione delle nuove varietà di uva da tavola sono diventate talmente “comuni” che molti avvocati hanno acquisito una vasta esperienza nel contenzioso specificamente incentrato sui marchi ed i brevetti di settore. La “pratica” spazia dalla concessione provvedimenti d’urgenza ai giudizi ordinari davanti i tribunali nazionali,

nonché di fronte alle giurisdizioni dell’UE. Si interviene anche nella definizione di strategie per proteggere il Know How riservato ed in particolare nella gestione della tutela dei segreti commerciali tra il datore di lavoro e i suoi dipendenti. Esperienza nella negoziazione e redazione di accordi di trasferimento di tecnologia e di contratti di licenza e franchising nelle relative azioni giudiziarie sono quindi diventati un ulteriore guadagno per i professionisti della legge, un ulteriore perdita (di soldi e tempo) per i professionisti dei campi.

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gricoltura

Approvata la relazione della commissione speciale

Pesticidi, risoluzione del Parlamento europeo sulla procedura di autorizzazione di Rino PAVONE

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l Parlamento europeo ha approvato la relazione presentata dalla commissione speciale istituita nel febbraio 2018 per esaminare la procedura di autorizzazione dell’Ue per i pesticidi. Il rapporto ha anche lo scopo di rispondere alle preoccupazioni sul sistema di valutazione dei rischi che hanno accompagnato il rinnovo per cinque anni dell’autorizzazione al commercio dell’erbicida glifosato, deciso dalla maggioranza degli Stati Ue e dalla Commissione europea nel novembre 2017. La commissione speciale del Parlamento europeo doveva valutare eventuali carenze nel modo in cui le sostanze sono esaminate scientificamente e approvate, il ruolo della Commissione europea nel rinnovo della licenza del glifosato ed eventuali conflitti di interesse nella procedura di approvazione, quello delle agenzie dell’Ue e se esse dispongano di personale e finanziamenti adeguati per adempiere al loro mandato. La risoluzione approvata il 16 gennaio dal Parlamento europeo con 526 voti a favore, 66 contrari e 72 astensioni, sostiene che “sebbene l’Ue disponga di uno dei sistemi più rigorosi al mondo, sia il regolamento in quanto tale che la sua applicazione debbano essere migliorati”, garantendo “una valutazione scientifica indipendente, obiettiva e

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trasparente delle sostanze attive e dei prodotti fitosanitari”. Gli eurodeputati invitano la Commissione Ue e gli Stati membri a non approvare più sostanze attive o prodotti fitosanitari per il disseccamento, a non consentirne più l’uso in aree utilizzate dal grande pubblico o da gruppi vulnerabili, e a introdurre nel regolamento misure specifiche per la protezione effettiva delle fasce di popolazione più sensibili, allo scopo di porre fine, senza indugi o deroghe, all’impiego dei pesticidi su lunghe distanze in prossimità di scuole, strutture per l’infanzia, parchi giochi, ospedali, maternità e ospizi. Inoltre, la risoluzione chiede “la creazione di un efficace sistema di vigilanza successiva all’immissione sul mercato, per monitorare sistematicamente l’impatto reale dell’uso dei prodotti fitosanitari sulla salute umana e animale e sull’ambiente nel suo complesso”, nonché “una ricerca sulle alternative ai prodotti fitosanitari, compresi i metodi non chimici, e sui pesticidi a basso rischio, al fine di presentare agli agricoltori nuove soluzioni per l’agricoltura sostenibile”. In merito alle procedure di autorizzazione dei pesticidi, il Parlamento europeo chiede che siano resi pubblici gli studi utilizzati, compresi tutti i dati e le informazioni a sostegno delle domande

di autorizzazione. Inoltre, viene criticata, perché poco trasparente e potenzialmente fonte di conflitto di interessi, la norma che consente ai richiedenti di scegliere uno Stato membro relatore (RMS) per l’iter di approvazione di una sostanza pesticida presso l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). La risoluzione chiede che, almeno nel caso di richiesta di rinnovo, la Commissione Ue assegni la valutazione a uno Stato membro diverso da quello responsabile delle precedenti valutazioni. Infine, il Parlamento europeo chiede un riesame sistematico di tutti gli studi disponibili sulla cancerogenicità del glifosato e delle formulazioni a base di glifosato, al fine di valutare se sia opportuno riesaminare l’approvazione di questo erbicida.

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CON TUTTI I PARLAMENTARI PUGLIESI

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GILET ARANCIONI CONVOCANO IL TAVOLO DI RESPONSABILITÀ DELL’AGRICOLTURA

n tavolo di responsabilità con tutti i parlamentari pugliesi per portare avanti iniziative legislative, a livello italiano ed europeo, volte a rilanciare l’agricoltura, settore trainante dell’economia regionale. I gilet arancioni chiamano a raccolta deputati, senatori e parlamentari europei pugliesi per aprire un confronto aperto, serrato e continuo su tutti i problemi del settore. Xylella, gelate, consorzi di bonifica, frodi, Pac sono state al centro del primo incontro che si è tenuto a Bari presso la sede di Confcooperative Puglia lo scorso 25 gennaio. Gli incontri saranno di cadenza almeno mensile e saranno itineranti lungo tutto il territorio pugliese. “Bisogna fare squadra con tutti coloro chiamati a rappresentare nelle Istituzioni soprattutto le istanze di questo territorio - ha dichiarato Spagnoletti Zeuli -. Così come abbiamo messo da parte

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sigle e bandiere, chiediamo ai parlamentari, di qualsiasi colore, di abbandonare le proprie appartenenze e di lavorare uniti, insieme a noi, per il rilancio della nostra agricoltura e per

il futuro di centinaia di migliaia di famiglie”. “È un atto di responsabilità verso tutti gli imprenditori agricoli, gli operai e le famiglie pugliesi”, ha concluso Spagnoletti Zeuli.

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groalimentare

Evoluzione e futuro dell’arte bianca

SIGEP: AIBI, NUOVI PANIFICATORI CRESCONO

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l convegno “Il pane ieri oggi e domani”, organizzato da AIBI al Sigep di Rimini, l’evoluzione dell’arte bianca e le tendenze di consumo per il futuro. Innovare mantenendo la tradizione: questa è la sfida che deve affrontare la panificazione - è il commento di Palmino Poli, presidente di AIBI – e che si fa strada nei format di vendita e nella modalità di produzione”. Secondo le prime rilevazioni di Cerved, i consumi alimentari degli italiani sono sempre più fuori casa e online. Pesano il calo demografico e la crescita delle famiglie monoparentali, che costituiscono il 30% della popolazione. Nonostante tutto, è il prodotto fresco artigianale a vincere, guadagnandosi uno spazio importante (1.600.000 tonnellate nel 2018). Frutto dell’impegno del panettiere-artigiano, il pane amato dagli italiani è, in realtà, un mosaico di tanti pani, tutti diversi: multicereali, con mix di farine speciali, integrale, con grani antichi, a km 0, biologico, con semi, con fibre, a ridotto contenuto di sodio. Alla base di queste scelte, c’è una grande attenzione alla qualità, in tutte le fasi della panificazione, e all’impiego di materie prime selezionate. Gli italiani chiedono un pane nuovo dal sapore antico – ha osservato Maria Maltese, curatrice della ricerca -.

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di Rino PAVONE Il che significa un prodotto ben fatto, con un gusto deciso, che si mantiene a lungo e che quindi non si spreca, meglio ancora se ecosostenibile. Cresce il peso del pane evoluto, che crea più valore nell’intero comparto”. Dal 2012, i prodotti realizzati con ingredienti altamente selezionati sono cresciuti dell’810% l’anno e oggi rappresentano il 22% della domanda di pane artigianale. Si registra, dopo anni di piccole grammature, il ritorno della pagnotta vecchio stile, perché si conserva più a lungo e, affettata, è impiegata per usi diversi. In generale, questo tipo di produzione a valore aggiunto oggi riguarda il 35% del fatturato dell’intera panificazione italiana e, nelle panetterie all’avanguardia, raggiunge il 50% dei volumi. Il fenomeno riguarda innanzitutto il Nord, che vede crescere il modello di offerta del bakery-bistrot, luogo d’incontro tra caffetteria, pasticceria, pizzeria e cucina, ma anche il Sud, che ormai ha scelto con convinzione la stessa strada. Come sottolinea l’indagine, il panettiere non si limita al pane che accompagna il pasto, ma amplia la sua offerta, partendo dalla colazione per arrivare all’aperitivo per arrivare fino al dopo cena, producendo tutto sul posto. Il 70% del lavoro dei nostri artigiani riguarda ancora il pane, ma

crescono pizza e focacce (23,5%) e dolci (6,2%), in particolare quelli da ricorrenza e le brioches. Ad apprezzare il nuovo format sono in particolare i Millennials (18-38 anni), che hanno riscoperto il pane attraverso il nuovo modello della panetteria all’avanguardia, diventata un punto di incontro e socializzazione per il vicinato ed il quartiere. Non a caso, il 16% del consumo di pane, secondo i dati Cerved, si registra fuori casa. Questo riavvicinamento giovanile, secondo i dati dell’indagine, si deve al ricambio generazionale della categoria: il “nuovo panificatore” è preparato, arriva spesso da percorsi scolari lontani dall’arte bianca oppure ha esperienze in cucine stellate, è appassionato del suo lavoro e dell’artigianalità, con una mentalità aperta al nuovo e alla diversificazione della produzione. E grazie alle nuove tecnologie, l’arte bianca ora registra un forte interesse da parte femminile. Tra le oltre 20mila panetterie italiane – Sicilia e Lombardia le regioni con il numero più alto numero di forni – l’8% è gestito da stranieri. Che i panificatori stiano cambiando pelle lo ha confermato Massimo Gorghetto, vicepresidente vicario della Federazione italiana panificatori. “Sono sempre più professionalizzati – ha os-

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servato – anche grazie all’apporto delle scuole sorte negli ultimi anni. In tal senso, il cambiamento a favore dei nuovi modelli di offerta e di lavoro è ormai irreversibile, i consumatori, sempre più attenti e informati, oggi chiedono e dialogano con l’artigiano. E’ un dato di fatto che l’Italia sia il Paese della ‘panediversità’, ovvero della grande varietà di pani, legati alla cultura locale e alla creatività dei nostri artigiani”. Un Paese unito nel nome del pane, insomma. Lo ha spiegato bene Micaela di Trana, chairman del marketing e commu-

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nication committee di Fedima, la Federazione europea del settore: ““E’ un’Italia che sorprende, quella della panificazione, in controtendenza rispetto al resto d’Europa capace di reinventare il tradizionale format artigianale. In questa inversione di tendenza va sottolineato l’impegno delle aziende del settore con investimenti in innovazione, marketing e comunicazione, ma anche il ruolo della Federazione in termini di formazione e supporto ai cambiamenti di legislazione. La novità vera è la continua ricerca di metodi e proposte per un pane sempre

migliore, di qualità e decisamente ‘social’”. In questo processo di evoluzione, le aziende dei semilavorati della panificazione, rappresentate da AIBI, intendono affiancare gli operatori dell’arte bianca. “Il nostro obiettivo resta quello di sostenere il mercato ed il consumo di pane, rafforzando la qualità e l’artigianalità della produzione – ha osservato il presidente Poli – affiancando i panificatori, con nuovi strumenti e procedure che modernizzino il settore e lo aiutino a crescere”.

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groalimentare

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Prandini (Coldiretti): “E’ nostra vittoria”

DL SEMPLIFICAZIONE: ARRIVA L’ ETICHETTA MADE IN ITALY

rriva l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per valorizzare la produzione nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori contro gli inganni dei prodotti stranieri spacciati per Made in Italy. “E’ una nostra grande vittoria“ afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ringraziare per il sostegno e l’impegno il Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ed i relatori al decreto legge semplificazioni Daisy Pirovano e Mauro Coltorti. Un risultato che siamo certi – sostiene Prandini - troverà nell’iter parlamentare un sostegno bipartisan per una norma a costo zero a difesa dell’interesse nazionale e a tutela della salute dei cittadini, del territorio, dell’economia e dell’occupazione. La norma - sottolinea la Coldiretti consente di adeguare ed estendere a tutti i prodotti alimentari l’etichettatura obbligatoria del luogo di provenienza geografica degli alimenti ponendo fine ad un lungo e faticoso contenzioso aperto con l’Unione europea oltre 15 anni fa. In particolare – precisa la Coldiretti - si individuano disposizioni nazionali autorizzate nell’ambito di una consultazione con

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la Commissione sulla base del Regolamento quadro sull’etichettatura n. 1169 del 2011, in ragione della protezione della salute pubblica e dei consumatori, della prevenzione delle frodi e della protezione dei diritti di proprietà industriale e di repressione della concorrenza sleale. Sono previste sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme che vaanno da 2mila a 16mila euro, salvo che il fatto non costituisca reato di frode penalmente rilevante. L’obiettivo è dare la possibilità di conoscere finalmente la provenienza della frutta impiegata in succhi, conserve o marmellate, dei legumi

in scatola o della carne utilizzata per salami e prosciutti fin ad ora nascosta ai consumatori, ma anche difendere l’efficacia in sede europea dei decreti nazionali già adottati in via sperimentale in materia di etichettatura di origine di pasta, latte, riso e pomodoro Una misura importante anche di fronte al ripetersi di scandali alimentari nell’Unione Europea dove si sono verificati nel 2018 quasi dieci allarmi sul cibo al giorno che mettono in pericolo la salute dei cittadini e alimentano psicosi nei consumi per le difficoltà di confinare rapidamente l’emergenza. Le maggiori preoccupazioni sono

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proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio con un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro. L’esperienza di questi anni dimostra l’importanza di una informazione corretta con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine nazionale dei prodotti che va esteso a tutti gli alimenti. Secondo una ricerca di Beuc (l’organizzazione europea dei consumatori) il 70% dei cittadini europei (82% in Italia) vuole conoscere da dove viene il cibo sulle loro tavole, che diventa 90% nei casi di derivati del latte e della carne. In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti in una situazione in cui ad oggi sono stati fatti molti passi in avanti nella trasparenza dell’informazione ai consumatori ma purtroppo ancora 1/4 della spesa degli italiani resta anonima. L’obbligo di indicare l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che, con la raccolta di milioni di firme, ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa. Per ultimo con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno

per il 50% da derivati del pomodoro. Il 13 febbraio 2018 è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. A livello comunita-

rio il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.

L’ETICHETTA DI ORIGINE SULLA SPESA DEGLI ITALIANI Cibi con l’indicazione origine E quelli senza Carne di pollo e derivati Salumi Carne bovina Carne di coniglio Frutta e verdura fresche Carne trasformata Uova Marmellate, succhi di frutta, ecc Miele Fagioli, piselli in scatola, ecc. Extravergine di oliva Pane Pesce Derivati del pomodoro e sughi pronti (*) Insalate in busta (IV° gamma), sottoli Latte/Formaggi (*) Frutta e verdura essiccata Pasta (*) Riso (*) Tartufi e Funghi spontanei (*) grazie a norme nazionali Fonte: Elaborazioni Coldiretti

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Assistita da Acquafredda

SECONDULFO VINCE LA BATTAGLIA LEGALE SULL’UVA CONTRO SUN WORLD

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revisan & Cuonzo con il socio Vincenzo Acquafredda ha assistito con successo l’organizzazione di produttori ortofrutticoli italiani Secondulfo in un procedimento cautelare proposto dalla statunitense Sun World International LLC (assistita da Jacobacci & Partners) davanti al Tribunale di Roma a tutela dei propri diritti di privativa sulla nota varietà di uva seedless denominata “Sugraone”. Questa causa si inserisce nel filone del contenzioso “agritech” e conferma l’importanza della proprietà intellettuale applicata all’agricoltura che ormai vede fatturati e utili crescenti da parte delle imprese capaci di utilizzare questi nuovi strumenti di business. Il procedimento cautelare ha visto l’applicazione di tecnologie d’avanguardia come i test genetici e ha stabilito criteri utili sull’onere della prova nel contenzioso varietale. La OP Secondulfo ha contestato l’attendibilità dell’analisi genetica posta a fondamento della richiesta cautelare di Sun World, sostenendo la mancanza di identità genetica tra il campione di uva analizzata e riferibile alla resistente rispetto alla varietà protetta “Sugraone” di Sun World. La OP Secondulfo ha anche chiesto ed ottenuto che la CTU disposta dal Tribunale si limitasse ad eseguire l’analisi genetica e morfologica

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soltanto sulle piante appartenenti al lotto di produzione riportato sulle confezioni di uva contestata. Il Tribunale ha integralmente rigettato le richieste cautelari di Sun World sulla base della CTU che ha escluso la contraffazione sia sotto il profilo morfologico che genetico. Per Vincenzo Acquafredda il provvedimento chiarisce alcuni aspetti significativi in materia di prova nelle cause sulle privative varietali. Il contenzioso riguardante varietà di uva ed altri prodotti (tra cui i noti casi sulla fragola a marchio Candonga®) è in continua crescita e mette in luce l’importanza sempre maggiore della proprietà intellettuale in agricoltura

e la necessità da parte dei produttori italiani di investire risorse per dotarsi di portafogli adeguati di varietà vegetali per evitare il dominio delle realtà estere più strutturate. L’argomento di brevetti e proprietà intellettuale, circa un anno fa, fu anche oggetto di una interrogazione da parte del Consigliere Regionale Cosimo Borracino (Noi a Sinistra per la Puglia) in cui il consigliere ricordava che: “Diversi produttori pugliesi di uve apirene lamentavano comportamenti vessatori da parte di importanti società multinazionali operanti nel campo dell’ortofrutta le quali impongono ai produttori locali condizioni contrattuali capestro potendo vantare diritti di brevetto, anche in relazione al momento della commercializzazione; su molteplici varietà di uva cd. “seedless”; in particolare, in forza della tutela del diritto di proprietà intellettuale sulle nuove varietà vegetali riconosciuto dall’ordinamento interno e comunitario, le predette società multinazionali, godendo di una posizione di forza nei confronti dei produttori locali, impongono a questi ultimi “contratti di affitto” delle piante appartenenti a quelle specifiche varietà, che appaiono sotto molteplici aspetti incompatibili con il nostro diritto civile, in quanto vengono imposti i vivai autorizzati da cui ottenere le piante, i limiti entro cui le stesse possono essere coltivate, i distributori autorizzati che possano commercializzare i frutti prodotti, ferwww.foglie.tv


ma restando la proprietà riservata di questi ultimi in capo alla società concedente; Dalle molteplici segnalazioni ricevute, è emerso che molti produttori locali si vedono costretti a sottoscrivere questi contratti contenenti condizioni certamente vessatorie, al solo fine di far fronte alla grave crisi del mercato dell’uva da tavola (particolarmente avvertita in Puglia, tra le prime produttrici di questa tipologia di uva) e per assecondare la richiesta crescente da parte dei consumatori finali di varietà di uve apirene, verso le quali progressivamente vanno convertendosi le coltivazioni; Non c’è ombra di dubbio, però, che il comportamento delle predette società multinazionali operanti

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nel settore dell’ortofrutta presenti caratteristiche proprie dell’abuso di posizione dominante, finalizzato, da un lato, a creare un vero e proprio “cartello” di pochi vivai e distributori autorizzati, e, dall’altro, a comprimere qualsiasi forma di concorrenza da parte dei piccoli produttori locali, fino ad arrivare ad un controllo pressoché totale del mercato delle uve da tavola messe in commercio che rischia di tagliare fuori tutti gli

altri. Tanto premesso, vista l’urgenza di fornire risposte tempestive ed efficaci ai tanti piccoli produttori pugliesi di uva da tavola che lamentano questa insostenibile condizione di subalternità che rischia seriamente di danneggiare un settore già colpito da una sensibile crisi economica, il sottoscritto Consigliere Regionale, ai sensi dell’art. 58 del Regolamento Interno”.

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PER MIGLIORARE SICUREZZA E TRACCIABILITA’ DEI PRODOTTI ALIMENTARI

INVESTIMENTI E NUOVE TECNOLOGIE NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

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l supermercato è il punto vendita più sicuro per gli acquisti food dei consumatori. Grazie ai due milioni e trecentomila controlli che vengono effettuati ogni anno nei ventiseimila supermercati italiani. I controlli vengono effettuati da ventuno enti diversi (dalle Asl ai Nas) dipendenti da quattro Ministeri (Salute, Agricoltura, Ambiente, Economia) e dall’ente europeo EFSA. A questi controlli e verifiche, si aggiungono i test di autocontrollo delle catene distributive, affidati ad enti esterni indipendenti. I prodotti alimentari a Marca Del Distributore (MDD) sono dunque controllati dalle industrie fornitrici, dalle catene distributive e dagli enti pubblici preposti. Le catene distributive hanno duplicato i loro investimenti nel settore negli ultimi dieci anni arrivando, in alcuni casi, fino a cinque milioni di euro l’anno per insegna. Sono previsti investimenti nelle nuove tecnologie: dal QR Code per migliorare il controllo sullo stato di conservazione dei prodotti (smart label) alla Blockchain per migliorare la tracciabilità; dal Rating dei prodotti

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venduti on line al Cloud per l’integrazione dei database e dei parametri per valutare i fornitori. Questo il quadro che emerge dal convegno di apertura di MarcaByBolognaFiere “Sicurezza, Tracciabilità e Qualità della Marca del Distributore per la tutela del Consumatore”, tenutosi a Bologna, cui hanno partecipato diversi rappresentanti della Grande Distribuzione ed esperti del settore. Nel corso del convegno è stato presentato il Position Paper di The European House – Ambrosetti che ha evidenziato i controlli a cui sono sottoposti i punti vendita della Distribuzione Moderna: più di 143 mila controlli effettuati dalle autorità competenti; oltre 100 mila verifiche ispettive commissionate a enti esterni; oltre 2,3 milioni di test sui prodotti e superfici di lavoro, pianificati in autocontrollo. La Marca del Distributore svolge poi un ruolo “attivo” nella garanzia della qualità e sicurezza della filiera dei propri prodotti, attraverso circa 2.000 controlli all’anno sulle aziende di copackaging e di fornitura dei prodotti freschi e freschissimi. Una survey sul

ruolo della Marca del Distributore nel contesto della qualità e sicurezza alimentare è stata realizzata da The European House – Ambrosetti, che ha interpellato i responsabili sicurezza e qualità delle insegne della Distribuzione Moderna in Italia rappresentative del 67% dell’intero settore. Il 64% delle insegne dichiara che il numero delle persone coinvolte nella divisione dedicata alla sicurezza e qualità è aumentato negli ultimi 10 anni e il 44% del campione si aspetta un ulteriore incremento nei prossimi 3/5 anni. Nelle insegne più grandi, si arriva anche a 50 collaboratori impegnati nell’ufficio interno di sicurezza e qualità e circa il 70% delle insegne si avvale anche di collaboratori esterni. Dalla survey emerge inoltre che la struttura sicurezza e qualità è una componente strategica per le insegne della Distribuzione Moderna, secondo il 100% dei rispondenti. The European House - Ambrosetti ha sottolineato il valore e il ruolo per il sistema-Paese della Marca del Distributore, attraverso il modello prowww.foglie.tv


prietario dei «Quattro Capitali», che quantifica e analizza il contributo che la Marca del Distributore apporta al capitale economico, sociale, cognitivo e ambientale del Paese. Solamente tra il 2016 e il 2017 il fatturato della Marca del Distributore è cresciuto del 2,8% e rappresenta un terzo della crescita del settore alimentare negli ultimi 14 anni”. Nel corso del convegno è emerso come la Marca Del Distributore conti-

nui a crescere, anche nel 2018, come evidenziato da Giorgio Santambrogio, Presidente di Associazione Distribuzione Moderna (ADM): “La Marca del Distributore ha ormai raggiunto 10,3 miliardi di Euro e la quota di mercato è passata dall’11,3% nel 2003 a oltre 19% nel 2018. I prodotti a Marca del Distributore sono la nostra bandiera e abbiamo lavorato molto per assicurare qualità e sicurezza, e continueremo a investire in futuro”.

“La Marca del Distributore sostiene una filiera di fornitura diffusa – ha riferito Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House - Ambrosetti fatta di 1.500 imprese, soprattutto PMI ad alto tasso di ‘italianità’. Il rapporto di partnership della Marca del Distributore con la sua filiera di fornitura favorisce il rafforzamento della dimensione industriale e competitiva delle aziende copacker sostenendone la crescita nel tempo”.

Chi è Associazione della Distribuzione Moderna La missione primaria di ADM, Associazione della Distribuzione Moderna, è di rappresentare il settore nei confronti della produzione industriale e agricola. ADM persegue il miglioramento continuo della filiera dando impulso e favorendo l’efficienza nei rapporti tra gli operatori. In questo contesto ADM incoraggia la più ampia partecipazione dei propri Associati a GS1 Italy, organismo di raccordo tra industria e distribuzione, che coordina la diffusione e la corretta implementazione dello standard GS1. ADM è anche il luogo del confronto tra le principali associazioni del settore della distribuzione moderna per individuare eventuali percorsi comuni su temi condivisi di natura istituzionale. ADM, che rappresenta le aziende della distribuzione, e Ibc in rappresentanza delle aziende della produzione, sono gli organismi di riferimento di GS1 Italy, contribuendo a determinarne governance, obiettivi e indirizzi strategici. N° 2 - 1 febbraio 2019

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ITALIA CHE CONSUMA ORTOFRUTTA DIVISA IN DUE

SFUSO VS CONFEZIONATO: IN CHE DIREZIONE VA L’ORTOFRUTTA NELLA GDO? L’Italia che consuma ortofrutta è divisa in due: da un lato gli alto-acquirenti trainano il mercato dello sfuso (70,8% degli acquisti), dall’a ltro i 12 milioni di famiglie basso-acquirenti orientano principalmente le loro decisioni di acquisto verso i prodotti confezionati.

è

questo il primo dato che emerge dalla ricerca Nielsen realizzata in collaborazione con Novamont, azienda leader nel settore delle bioplastiche e presentata a Marca 2019 nel corso del convegno ‘Vitamine nel carrello: trend dell’ortofrutta nel 2018 e nuove prospettive’, moderato dalla giornalista di Food Francesca Zecca. Nel 2018 il comparto alimentare ha registrato una variazione pari a +0,4%(segnando un rallentamento nella crescita, rispetto al +3% del 2017). Nonostante si noti una flessione pari a -0,7%, il settore dell’or-

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tofrutta continua a sviluppare un giro di affari di oltre 10 miliardi, incidendo per il 10,5% sul fatturato dei punti vendita. Il segno meno del comparto è da imputare alla performance negativa dei prodotti a peso variabile (-5,5%) solo parzialmente mitigata da quella positiva del peso imposto (+4,6%). A trainare il comparto degli sfusi è principalmente il blocco degli alto-acquirenti: 2,4 milioni di famiglie medio-grandi, residenti in area 1, 2 e 3, con un responsabile d’acquisto in età avanzata (oltre i 55 anni) e moderata disponibilità di reddito. A questi nuclei

familiari si deve quasi il 35% del volume totale degli acquisti di ortofrutta e un’evidente propensione alla scelta di prodotti di peso variabile (70,8%). Identikit decisamente diverso quello dei 12,1 milioni di famiglie di basso-acquirenti che, rispetto al 2017, hanno orientato le scelte di consumo maggiormente verso i prodotti a peso imposto: l’analisi Nielsen li individua in area 4, con una forte presenza di nuclei monocomponente (o con figli in età prescolare) e un responsabile d’acquisto principalmente nella fascia 35-44 anni. L’analisi ha evidenzia-

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to come la preferibilità e l’abitudinarietà all’acquisto del prodotto a peso variabile o a peso imposto siano tendenzialmente determinate dal riconoscimento di specifiche proprietà distintive come, per esempio, la freschezza del prodotto sfuso o l’igienicità e la comodità di quello confezionato. Partendo dal presupposto che la qualità percepita si attesta sul medesimo livello, la ricerca ha evidenziato che chi sceglie il peso variabile, lo fa per risparmiare e per contenere l’impatto ambientale, godendo di un maggior senso di libertà nel momento della scelta. Chi opta per il peso imposto, per contro, cerca praticità, comodità e rapidità nel momento dell’acquisto. Più del 64% del campione, inoltre, ha dichiarato di ritenere importante la crescente offerta di servizio nel comparto ortofrutticolo confezionato mentre più della metà degli intervistati sostiene di trovare sempre di più porzioni e formati che sanno rispondere a diverse esigenze. Infine, la ricerca ha focalizzato l’analisi anche sugli effetti dell’obbligo di utilizzo dei sacchetti biodegradabili a pagamento per il prodotto sfuso. A un anno dall’entrata in vigore della legge, si può affermare che l’obbligatorietà non incide sul comportamento dei consumatori: il 97% degli intervistati è a conoscenza della N° 2 - 1 febbraio 2019

normativa e la considera trasversale, senza alcun particolare riflesso sull’immagine dell’insegna. Sebbene nessuno dei due macro-gruppi dichiari di aver mutato le abitudini d’acquisto nell’ultimo anno, sono gli alto-acquirenti ad apprezzare maggiormente l’introduzione del sacchetto in bioplastica, ritenendoli un incentivo a comportamenti più virtuosi dal punto di vista ambientale (una famiglia su 5) e della lotta allo spreco (una famiglia su 4) mentre i basso-acquirenti imputano all’obbligatorietà un presunto (ma non reale) aumento dei prezzi del prodotto sfuso. La ricerca si conclude con una panoramica degli spunti emersi dalle interviste: si delinea

la figura di un consumatore sempre più consapevole, che chiede alle aziende maggiore attenzione alle tematiche ambientali. Sul fronte del prodotto sfuso, in particolare, si rafforza la domanda di un miglioramento sul fronte del servizio, avente l’obiettivo di conciliare la tutela ambientale con il fronte economico e la praticità di fruizione. La bio shopper può essere una grande alleata in questa sfida a patto che si lavori, in primis, sull’irrobustimento dei materiali (richiesto dal 69% del campione) e sulla diversificazione dei formati, per rispondere alle diverse pezzature e conformazioni dei prodotti e permetterne il riciclo come sacchetti dei rifiuti organici.

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Il verde urbano oltre l’estetica come bene comune

AICG: il convegno nazionale Centri Giardinaggio 2019 a Savelletri

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l Centro Giardinaggio sceglie la Puglia per la 7^ edizione del convegno nazionale AICG (Associazione Italiana Centri Giardinaggio), un meeting attesissimo dagli operatori del settore e non solo. L’evento svoltosi il 17-18 gennaio a Borgo Egnazia , Savelletri di Fasano (BR), è stato anticipato da una giornata di visita alle aziende locali, in particolare di Terlizzi, Molfetta, Ruvo di Puglia e Monopoli, distretto leader nel Sud del Paese di piante ornamentali mediterranee. Focus della due giorni: territorio, cultura, paesaggio, radici, futuro sostenibile e temi di stringente attualità, come il ruolo strategico che il verde e le piante rappresentano per la qualità degli spazi urbani, nei processi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, nella valorizzazione dei paesaggi e dei territori. Temi diffusamente trattati dal ricco partèrre di relatori, tra cui il prof. Stefano Mancuso (dirige il Laboratorio di Neurobiologia Vegetale all’Università di Firenze), il prof. Cristos Xyloyannis (Università degli Studi di Basilicata, docente di Frutticoltura generale e Tecniche vivaistiche ), Emanuela Rosa

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di Paola DILEO Clot (giornalista e direttore delle riviste Gardenia, Bell’Italia, Bell’Europa, In Viaggio), Angelo Petrosillo (Imprenditore Black Shape Spa), Veronica Civiero (head of social media, content and influencer l’Oreal Italia, founder Delivera Consulting), Paolo Manocchi (formatore comportamentale e professional coach), Leonardo Capitanio (vivaista, presidente ANVE), Gioia Gibelli (Paesaggista- Presidente Società Italiana di Ecologia del Paesaggio), David Domoney (giardiniere, star inglese, opinionista e giornalista tv), Marco Merlin (scrittore ed educatore), Luciano Canova (docente di Economia Comportamentale presso la Scuola Enrico Mattei). Tanti gli spunti di riflessione e confronto, ma una sola certezza: il futuro è vegetale, perché il verde in tutte le sue manifestazioni, alberature, giardini, siepi, tappeti erbosi e quant’altro è materiale vegetale vivo, assolvono una serie di funzioni fondamentali per le popolazioni umane e l’ecosistema. Infatti , il verde abbatte i livelli di inquinamento atmosferico (emissioni di CO2 in testa), acustico, elettromagnetico e di fotoacclimatazione ambien-

tale. Non solo, la vegetazione insieme ad un uso sostenibile dell’acqua, permette un abbassamento delle temperature ambientali nei periodi estivi; non trascurabile la funzione di relax, che il contatto con la natura concede agli individui in termini di benessere fisico e psicologico. Una serie di benefici alle popolazioni umane che hanno portato allo sviluppo di studi scientifici su scala mondiale. Il tema dei servizi ecosistemici è diventato un punto di riferimento importante per le politiche d’intervento dei singoli stati. Diversi filoni di studio a tutti i livelli, analizzano i benefici del verde come bene comune e le sue ricadute economiche. In tal senso anche il Ministero dell’Ambiente Italiano tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017, ha avviato uno studio sul capitale naturale, che avrebbe dovuto produrre delle linee guida

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per interventi specifici. Non si esclude che anche nel nostro Paese si persegua la via del “verde urbano,portatore di benefici sociali, ecologici economici ed estetici. In quest’ottica multifunzionale sempre più radicato appare il “sistema verde urbano” (es. Civitello Balsamo) con zone agricole urbane, parchi, micro spazi verdi da destinare ad attività sociali, ricreative, sportive. La natura viene portata all’interno della città ed innescati processi ecologici, fra cui la mobilità sostenibile, la gestione delle acque meteoriche (raccoglimento dell’acqua dolce sempre più scarsa, attraverso pavimenti drenanti e cisterne di recupero). Segnali incoraggianti di riavvicinamento al mondo naturale giungono dal Regno Unito , dove si registra un netto aumento dei Garden Center (oltre 2500), con un incremento del 32% della spesa per piante al dettaglio e mobili da giardino. Una tendenza che vede tra i primi protagonisti i bambini, spesso accompagnati dalla scuola o dalla famiglia. Si perché la tecnologia sta avendo un impatto notevole sulla vita dell’uomo e della sua salute: gli adolescenti trascorrono in media 7 ore con lo smartphone, con bambini e adulti al seguito, che si dividono tra tv e tablet, prevalentemente al chiuso delle mura domestiche. Di qui il ritorno progressivo alla natura e al giardinaggio, che da piacere , energia e divertimento. Spesso sono le scuole locali a programmare visite ai Garden Center, dove c’è un’attenzione particolare per la fauna selvatica: gli uccelli rappresentano un grande business per i giardini inglesi; ben 70.000 scuole partecipano al birdwatching. I Garden Center se da un lato forniscono cibo agli uccelli, dall’altro vendono una serie di accessori a loro dedicati, con un ampliamento della gamma dei prodotti, come libri e giocattoli educativi. Inoltre, ogni settimana, 850 siti circa, vengono monitorati per le farfalle, le rane, le coccinelle e i ricci porcospini. Un trattamento a parte meritano le api, per le quali è stato bandito l’uso dei pesticidi. Anche questi piccoli insetti generano un mercato non trascurabile (la vendita di casette per le api solitarie e di fiori dallo spettro viola per l’attrazione degli impollinatori). I Garden Center inglesi sono anche dotati di spazi gastronomici che incoraggiaN° 2 - 1 febbraio 2019

no i visitatori a restare più a lungo. La coltivazione di erbe officinali, ortaggi e frutti per autoconsumo rappresentano un vero culto non solo per bambini e anziani, ma anche per giovani, sempre più attenti a stili alimentari più salutistici. Una tendenza emergente nel Regno Unito meritevole di riflessione:

il benessere individuale e collettivo minacciato dalla tecnologia e dal peso del cemento può passare solo per uno sviluppo sostenibile e la riconnessione con l’ambiente e la natura. Il giardinaggio si profila come “spinta gentile” verso un comportamento etico, positivo a beneficio della società.

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Il verde urbano oltre l’estetica come bene comune

“GRAGNANO CITTA’ DELLA PASTA” E’ UFFICIALMENTE CONSORZIO DI TUTELA

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ome se non bastasse il milione di quintali prodotti ogni anno dalle trafile al bronzo locali, adesso Gragnano è davvero la “città della pasta” anche per la legge dello Stato. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 18 gennaio 2019, il Consorzio che riunisce 14 produttori diventa formalmente un Consorzio di Tutela e ottiene un nuovo strumento per far crescere ancora di più una realtà produttiva unica nel suo genere: in un territorio di meno di 15 kmq vengono realizzati ogni giorno 3.500 quintali di pasta IGP, pari a 3 milioni di piatti, di cui più del 75% destinati all’estero. Il boom dei prodotti italiani degli ultimi anni ha visto il Consorzio segnare un +7,2% nel biennio 2016/2017, con un trend positivo continuato anche nel 2018. Dati che mettono oggi Gragnano all’11 posto a valore tra le DOP e le IGP nazionali. Un successo che poggia anche sulla singolare struttura imprenditoriale del luogo: i 300 milioni di fatturato totale dei soci del Consorzio Gragnano Città della Pasta si ripartiscono tra piccole realtà artigianali e top player del mercato. Uniti nel difendere i valori dell’artigianalità e della tradizione, oggi codificati nel severo disciplinare IGP che protegge una produzione legata a questo luogo fin dal XVI secolo. Solo qui l’impasto della semola di grano duro e l’acqua della falda acquifera locale

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diventano la Pasta di Gragnano IGP. E da qui sono partite tutte le principali innovazioni dell’industria nazionale a cominciare proprio dalle celebri trafile al bronzo. “La pubblicazione in Gazzetta che riconosce ufficialmente il Consorzio darà nuovo impulso alla nostra attività – ha dichiarato Massimo Menna, Presidente del Consorzio – Questo importante risultato è un grande stimolo a lavorare sempre di più per la valorizzazione della Pasta di Gragnano e della Città della Pasta sia in Italia che all’estero”. Per comprendere l’importanza di quanto pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale, è bene ricordare il lavoro del Consorzio per ottenere sempre più strumenti destinati alla tutela di questo bene nazionale. Nel 2003 la

prima unione delle aziende storiche, eredi dei primi pastifici di 500 anni fa, e nel 2013 il conferimento dell’Indicazione Geografica Protetta. Dopo aver ottenuto il titolo di Consorzio di Promozione nel 2018, i soci avviano l’iter per lo step successivo: la denominazione di “Tutela”. Funzione, peraltro, non solo già svolta dai produttori vigilando su tutta la filiera, ma anche riconosciuta dallo stesso Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo. Tanto che nel novembre del 2018 CSQA Certificazioni ha ottenuto dal MIPAAFT l’autorizzazione a esercitare i controlli di conformità, con un incremento sia delle attività ispettive che di verifica della qualità. La pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale che riconosce il Consorzio ai sensi dell’art. 14, comma 15, della legge n. 526 del 1999, conclude questo iter e aggiunge un ulteriore strumento per rendere più efficace l’azione di controllo. Attualmente il consorzio riunisce 14 aziende produttrici per un fatturato totale di 300 milioni di euro, una produzione giornaliera di 3.500 quintali per il 75% destinata all’export. I soci Gragnano Città della Pasta: Pastificio Garofalo, Pastificio Liguori, Pastificio Antonio Massa, Pasta d’Aragona, Pastificio D’Aniello, il Re della pasta, Premiato Pastificio Afeltra, Il Mulino di Gragnano, La Fabbrica della Pasta, Antiche Tradizioni di Gragnano, Pastificio Di Martino, Pastificio dei Campi, Cooperativa Pastai Gragnanesi, L’oro di Gragnano. www.foglie.tv


FMC presenta Omnera LQM ®

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FMC ha presentato ai numerosi agricoltori presenti “OMNERA® LQM®”, nuova tecnologia per prestazioni migliori. La tecnologia LQM® è rivoluzionaria nella chimica delle solfoniluree perchè combina vari principi attivi con diversi meccanismi d’azione in una formulazione liquida ottimizzata per creare nuovi prodotti unici per i coltivatori di cereali. I benefici della nuova formulazione includono: una formulazione che consente di avere gocce di dimensioni ideali, elevata ritenzione dello spray e migliore copertura delle superfici fogliari, migliore capacità di assorbimento e traslocazione dei principi attivi all’interno della pianta. OMNERA® LQM® è un erbicida selettivo per il controllo di post emergenza delle infestanti a foglia larga sui cereali autunno vernini e primaverili, contenente due sostanze attive appartenenti alla famiglia della solfoniluree. OMNERA® LQM® è un erbicida sistemico principalmente assorbito dalle foglie e rapidamente distribuito nella pianta. Le infestanti trattate smettono di crescere alcune ore dopo l’applicazione, necrotizzano e muoiono entro 1-3 settimane in funzione della specie e delle condizioni ambientali. L’effetto erbicida si manifesta solo sulle infestanti presenti al momento del trattamento.


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In palio un voucher del valore di 1000 euro

Ad EGO il concorso San Marzano Vini “Miglior Sommelier”

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n premio per stimolare ancor di più i giovani sommelier verso la curiosità per un mondo affascinante come quello del vino. È questa l’idea nata all’interno del contenitore di EGO, Enogastro Orbite e in collaborazione con San Marzano Vini. Un concorso che è in linea con la filosofia del festival che per il secondo anno si celebra a Lecce e che vuole puntare e valorizzare la formazione professionale delle tante figure che ruotano intorno al mondo enogastronomico. «Il festival EGO ci è piaciuto da subito – ha detto Franco Cavallo, presidente di San Marzano Vini - perchè ha mostrato una chiara ambizione di eccellenza. In questo senso vogliamo il concorso sia un’indicazione per i sommelier e gli appassionati: non vi è eccellenza senza impegno, passione e vera curiosità». E un riconoscimento a un giovane professionista vuol essere uno stimolo a continuare a seguire la strada

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della conoscenza ed è assolutamente in linea con l’idea di voler contribuire, anche attraverso questo festival, ad accorciare le distanze tra le giovani generazioni che hanno voglia di entrare nel mondo del lavoro e i professionisti più affermati e autorevoli nel panorama italiano. Un montepremi di mille euro messo in palio da San Marzano Vini per poter realizzare una vacanza studio in una città del vino in cui ci sia la possibilità di interagire con dei produttori che per qualche giorno si possano prendere cura del vincitore del Concorso trasferendo esperienza e storia della propria realtà. Sul sito www.egofestival.it è possibile scaricare il regolamento e il modulo di partecipazione. Le domande dovranno essere inviate a info@ egofestival.it entro il 12 febbraio. La competizione, che prevede una prova scritta e una orale, è prevista per lunedì il 18 febbraio dalle 12,30 alle 15,30 a Lecce dove una giuria di

esperti potrà individuare l’uomo o la donna di sala che si aggiudicherà il premio messo in palio da San Marzano vini. La giuria, costituita dai rappresentanti delle più autorevoli associazioni di categoria nel mondo della ristorazione, e presieduta da Antonio Scuteri, responsabile di Repubblica Sapori, conferirà il premio nel corso della serata evento prevista lunedì 18 febbraio alle 21 al Teatro Apollo.

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TREND IN CRESCITA CON +8,7MILA ETTARI

AGROALIMENTARE: + 26% DOP, IGP E STG

i conferma il trend di crescita, secondo i dati ISTAT, dei prodotti agroalimentari di qualità nelle differenti componenti di produttori, trasformatori, superfici e numero di prodotti riconosciuti, con la Puglia che in 1 anno registra l’aumento di 465 produttori e 8,7mila ettari rientrati nei regimi di qualità comunitari. La Puglia vanta 623 specie autoctone vegetali a rischio di estinzione, 276 prodotti riconosciuti tradizionali dal MIPAF, 11 prodotti DOP (5 oli extravergini, patata novella di Galatina, Pane di Altamura, canestrato pugliese, mozzarella di bufala e oliva Bella di Cerignola, caciocavallo silano, oltre alla DOP ‘mozzarella di Gioia del Colle’ in via di definizione comunitaria), 8 IGP per la lenticchia di Altamura, la burrata di Andria, la Cipolla Bianca di Margherita, l’Uva di Puglia, il Carciofo Brindisino, l’Arancia del Gargano, il Limone Femminello del Gargano e le Clementine del Golfo di Taranto (oltre all’olio IGP Puglia in fase di completamento da parte dell’UE) e 29 vini DOC, oltre a 632 varietà vegetali a rischio estinzione.

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E’ tra le prime 3 regioni produttrici di cibo biologico con 4.803 produttori e la prima per numero di trasformatori con 1.796 operatori. “La Puglia può contare, tra l’altro, su 245mila ettari di aree naturali protette, di cui il 75,8% rappresentato da parchi nazionali - del Gargano e dell’Alta Murgia - e l’8,3% da aree naturali e riserve naturali marine. Le provincie che presentano la più alta percentuale di territorio soggetta a protezione sono quella di Foggia (51,5%) e Bari (27,7%). In questi luoghi protetti la varietà vegetale comprende 2.500 specie”, dice il presidente regionale di Coldiretti, Savino Muraglia. “Va rispettato il modello di agricoltura costruito attorno al territorio e alla certezza di sicurezza alimentare e ambientale da garantire ai cittadini-consumatori – aggiunge Muraglia - perché il territorio è lo strumento per offrire bellezze, bontà e genuinità, quindi, anche occasione di autentico miglioramento della qualità della vita, non sacrificabile sull’altare di uno sviluppo apparente e non sostenibile”.

“Le aziende condotte da questi custodi del territorio e delle ricchezze agroalimentari – continua Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – per il 20% producono con il metodo biologico e il 5% delle imprese è impegnato in attività di agricoltura sociale ai sensi della Legge 141/2015. Dei 311 prodotti della biodiversità censiti come ‘Sigilli’, il 90% sono presenti sui banchi di vendita diretta dei mercati di Campagna Amica, mentre il 10% può essere acquistato solo in punti vendita aziendali o durante eventi specifici. Il 16% sono frutti, il 44% è costituito da ortaggi, legumi e cereali, il 30% da derivati di razze animali che sono rappresentate da 55 razze diverse presenti nei registri e nei libri delle razze, il 3% da miele e prodotti spontanei ad alto valore ecosistemico, e infine trasformati di olivi e vitigni per il 7%”. Per questo è nata la raccolta dei “Sigilli” di Campagna Amica, i prodotti della biodiversità agricola italiana che nel corso dei decenni sono stati strappati all’estinzione o indissolubilmente legati a territori specifici ai quali si aggiunge la lista delle razze animali che gli imprenditori agricoli di Campagna Amica allevano con passione. Si tratta in totale di 311 prodotti e razze animali raccolti nel corso di un censimento, curato dall’Osservatorio sulla biodiversità: nel corso di questo primo studio sono risultati 369 “agricoltori custodi”, di cui il 25% sotto i 40 anni. www.foglie.tv




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