FOGLIE n.09/2016

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

LATTE, LA CRISI INFINITA

In 10 anni in Puglia hanno chiuso circa 3.800 stalle (il 58% del patrimonio zootecnico)

agrICOLTURA

Villaggio solidale contro il caporalato Apeo incontra Inps su rete lavoro agricolo di qualità agroalimentare

Olio, la kermesse “Extravergine in Puglia” a Lecce

N° 9 • 15 MAGGIO 2016





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ditoriale

15 MAGGIO 2016 - n. 9 - Anno 11

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

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Emergenza ciliegie: le richieste dei comuni baresi ad Emiliano

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roseguono gli incontri tra i rappresentanti dei Comuni del Sud Est barese particolarmente colpiti dall’emergenza ciliegie (fra le grandinate che hanno distrutto una buona percentuale del raccolto e le difficoltà riscontrate dal sistema produttivo pugliese nell’utilizzo della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità) ed i vertici della Regione Puglia per fare il punto sulla situazione di una coltura che, fondamentale per la nostra economia, sta subendo quest’anno particolari difficoltà. Nei giorni scorsi il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e l’assessore all’Agricoltura Leonardo Di Gioia hanno incontrato, a margine dei lavori della Giunta, i rappresentanti istituzionali del Comune di Turi (il sindaco Domenico Coppi e il consigliere Antonello Palmisano), del Comune di Conversano (il sindaco Giuseppe Lovascio), del Comune di Castellana Grotte (l’assessore Antonio Campanella), del Comune di Casamassima (l’assessore Rocco Bagalà) e del Comune di Sammichele di Bari (l’assessore Ottavio Viniero). Essenzialmente sono tre le richieste rivolte alla Regione Puglia: 1 - La

richiesta di calamità naturale per l’insufficiente freddo invernale causa della mancata allegagione (danno non assicurabile); 2- agevolazioni fiscali sia in direzione delle imprese, attraverso sgravi contributivi, sia con la conferma delle giornate contributive per i collaboratori e i braccianti agricoli per la mancata raccolte anche come conseguenza della situazione di calamità 3 - l’inserimento dei materiali plastici per le coperture antigrandine e antipioggia per i nuovi impianti, e per i nuovi insediamenti nello strumento finanziario del PSR 2014-2020. Presidente e Assessore si sono impegnati a definire un percorso di gestione dell’emergenza attraverso la richiesta di declaratoria di calamità, oltre a rendersi disponibili per definire tutti gli interventi attivabili con lo strumento del PSR. Intanto però si stimano danni superiori ai 30 milioni di euro e la fotografia che si prospetta per la stagione 2016 della ciliegia pugliese è meno prodotto (un calo del 50% rispetto ad un’annata normale) ma più qualità (frutti di buon calibro e mediamente più saporiti). Per la serie: chi si accontenta....



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ommario

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editoriale

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agroalimentare

emergenza ciliegie Le richieste dei comuni ad Emiliano

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ZOOTECNIA

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LATTE Firmato manifesto su etichettatura

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A lecce per 3 giorni l’Oro d’Italia

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Nuovi prodotti del food Made in Italy

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AGRICOLTURA

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APEO Incontra l’INPS per la rete del lavoro

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coldiretti “Abbiamo riso per una cosa seria”

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xylella Ulivi colpiti da patogeno gasolio agricolo Riduzione del 23% sull’assegnazione

PESCA

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IMPORTAZIONI + 76% dall’estero

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cibus 2016 Più di 3000 espositori brassicacee e agrumi La strana coppia vitale per l’uomo


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ootecnia

Coldiretti ha regalato provocatoriamente il vero latte ‘100% Muuunto in Puglia’

LATTE: GOVERNATORE PUGLIA EMILIANO FIRMA MANIFESTO SU ETICHETTATURA

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l prezzo del latte alla stalla è crollato del 20% negli ultimi 3 mesi fino a 0,35€ al litro, mentre il costo del latte fresco moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale e oscilla attorno ad € 1,50. All’inizio del regime delle quote latte nel 1984 in Italia il latte veniva pagato in media agli allevatori 0,245 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano 0,40 euro al litro (780 lire), con un ricarico quindi del 63 per cento dalla stalla alla tavola. Nel 2000 agli allevatori il latte veniva pagato 0,32 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano un euro al litro, con un aumento del 213 per cento dalla stalla alla tavola. Oggi la forbice si è ulteriormente allargata e il prezzo del latte fresco mostra un ricarico del 355 per cento. Negli ultimi 3 mesi i trasformatori pugliesi hanno deciso unilateralmente di abbassare il prezzo del latte alla stalla, portandolo spesso sotto i costi di produzione che, invece, sono aumentati, In particolare i mangimi (+9,1%) ed il costo energetico (+8%) hanno notevolmente appesantito il bilancio delle aziende zootecniche regionali. Per questo in maniera provocatoria i giovani allevatori di Coldiretti Puglia hanno regalato il latte fresco pasto-

rizzato ‘100% Muuunto in Puglia’, esattamente a Martina Franca e fatto imbottigliare per l’occasione, ai cittadini – consumatori di Bari e al Presidente della Regione Puglia Emiliano che ha sottoscritto il ‘Manifesto per l’Etichettatura’. “Oltre all’inganno a danno dei consumatori – incalza il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – si tratta di concorrenza sleale nei confronti degli stessi industriali e artigiani che utilizzano esclusivamente latte locale. L’insidia alla salute dei consumatori e l’erosione della capacità di competere dei nostri allevatori e dei nostri coltivatori dipendono da un unico fattore, dall’assenza di etichettatura obbligatoria sull’origine delle materie prime. Per questo abbiamo chiesto al Governatore Emiliano di sottoscrivere il nostro Manifesto sull’Etichettatura, perché tutte le Regioni devono sostenere lo sforzo del Ministro e del Governo lungo la strada tracciata dalla Francia, creando una cintura di sicurezza per i nostri allevatori che devono poter competere alla pari e per la salute dei nostri consumatori debbono poter scegliere in perfetta consapevolezza attraverso l’introduzione dell’etichettatura obbligatoria sull’origine”. In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali, e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, venduti come prodotti lattiero-caseari “Made in Puglia”. A nulla sono serviti anche gli sforzi dell’assessore all’Agricoltura Di Gioia di insediare il tavolo di trattativeper un accordo sul prezzo del latte remunerativo ed equo, I trasformatori non si sono neppure presentati. I nostri allevamenti versano in una grave situazione, per colpa del prezzo del latte troppo basso e delle importazioni di latte e prodotti semilavorati dall’estero, utilizzati per fare mozzarelle e

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formaggi spacciati per ‘Made in Puglia. Con la pratica troppo diffusa delle offerte e della vendita di prodotti a prezzi stracciati, anche una parte della Grande Distribuzione Organizzata rende insostenibili i costi di una produzione di qualità e realmente garante della sicurezza alimentare. Sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà appena 2.700 stalle, a causa principalmente del prezzo del latte, oggi dovuta non solo alla crisi, ma anche e soprattutto a queste evidenti anomalie di merca-

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to. La vera e unica indicizzazione di cui il comparto zootecnico ha bisogno è il vincolo indissolubile tra il prezzo del latte alla stalla e il costo di latte e formaggi che i consumatori acquistano nei negozi e nei supermercati. Determinante l’annunciata moratoria sui debiti degli allevamenti da latte e da carne bovina e suina per non fare chiudere le imprese agricole che da troppo tempo sono costrette a lavorare con prezzi di vendita al di sotto dei costi di produzione. Servono misu-

re nazionali di rapida attuazione con una moratoria su mutui e prestiti agli allevamenti di 24/36 mesi, nonché un riposizionamento debitorio dal breve al medio lungo termine ed un impegno straordinario sui fondi di garanzia. In soli 10 anni in Puglia hanno chiuso circa 3.800 stalle, una agonia veloce e drammatica degli allevamenti, con un crollo pari ad oltre il 58% del patrimonio zootecnico pugliese.

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gricoltura

Lo scorso 11 maggio

Sulla Rete del lavoro agricolo di qualita’ APEO incontra l’INPS di Rino PAVONE

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o scorso 11 maggio 2016, una delegazione tecnicoistituzionale dell’A .P.E.O., l’Associazione dei Produttori ed Esportatori Ortofrutticoli pugliesi, in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, è stata ricevuta presso gli uffici direzionali del dipartimento entrate dell’INPS a Roma. La dott.ssa Gabriella Di Michele, Direttore Centrale Entrate INPS e Presidente della Cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità, si è resa disponibile ad ascoltare con interesse le istanze riportate dal presidente APEO Giacomo Suglia, e dai suoi collaboratori, in merito alle difficoltà riscontrate dal sistema produttivo pugliese nell’utilizzo della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. APEO, infatti, si è fatta carico di rappresentare al meglio le esigen-

ze del suo territorio - la Puglia - e del suo comparto - la filiera ortofrutticola - di cui costituisce piena espressione, pregiandosi di annoverare tra le sue aziende quelle caratterizzate dalle più moderne strutture organizzative e soprattutto con il più significativo impatto occupazionale su scala regionale (circa 5 milioni di giornate lavorative annue impiegate nel solo settore agricolo e ortofrutticolo). Giacomo Suglia riferisce: “La condivisione di informazioni è stata finalizzata ad avviare un processo di risoluzione degli attuali fattori che determinano incertezza negli attori della filiera, quali scarsa fles-

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sibilità dei presupposti di accesso alla Rete e difficile interpretazione e applicazione di alcune importanti norme di riferimento per gli operatori del settore agricolo. Tutti gli argomenti trattati sono stati oggetto di attenta analisi al tavolo, al quale si è unita anche la dott.ssa Agnese Piccolo, Dirigente INPS del settore agricolo, la quale ha garantito ampia disponibilità a beneficiare della costruttiva collaborazione di APEO nelle sedi opportune e con le modalità adeguate”. “L’essere stata riconosciuta nella sua qualità di serio e autorevole interlocutore, per la disamina di questioni che hanno importanti ri-

cadute sull’agricoltura pugliese e sull’immagine internazionale dei prodotti ortofrutticoli della regione, responsabilizza ulteriormente la nostra associazione”, commenta Suglia. L’associazione, infatti, rassicurata dalla disponibilità dimostrata, rinnova il suo proposito di collaborare con le istituzioni e si dimostra concreta nell’intento comune di difendere la legalità nel lavoro agricolo, purché non se ne indebolisca la competitività. A seguito dell’incontro tenutosi, APEO preparerà un documento che sarà oggetto di valutazione da parte delle istituzioni interessate, per un ulteriore incontro a breve. www.foglie.tv




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gricoltura

‘ABBIAMO RISO PER UNA COSA SERIA’

AL VIA SMS SOLIDALE PER VILLAGGIO IN PUGLIA CONTRO SFRUTTAMENTO E CAPORALATO

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al 9 al 18 maggio, inviando un SMS da cellulare o chiamando da rete fissa al 45594, si possono sostenere 38 interventi di agricoltura familiare nelle aree più povere del mondo, a sostegno di 114.248 famiglie di contadini e alla costruzione del ‘Villaggio solidale’ che sarà realizzato in Puglia da Coldiretti e Focsiv, per dare ospitalità agli immigrati sottraendoli allo sfruttamento del caporalato, garantendo loro un regolare contratto di lavoro per la raccol-

ta stagionale di prodotti agricoli. La campagna di Focsiv “Abbiamo RISO per una cosa SERIA” , con la collaborazione di Coldiretti e Campagna Amica, è finalizzata a combattere le speculazioni sul cibo nel mondo che costringono alla povertà 800 milioni di piccoli agricoltori obbligati a migrare con effetti disastrosi per la comunità, per l’ambiente e la sicurezza alimentare. Coldiretti e Campagna Amica sono partner dell’iniziativa che ha visto

4.000 volontari della Focsiv impegnati nella distribuzione gli scorsi 14 e 15 maggio nelle piazze, parrocchie e Mercati di Campagna Amica di 106.000 kg di riso. Un impegno concreto ed innovativo che può contribuire a creare una sensibilità più diffusa anche sulla sfida epocale dell’emergenza profughi affrontata dall’Italia e dall’Unione Europea che è stata invitata dal Papa ad un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano.

Soddisfazione per il progetto del Governo

Acli Terra: lotta al caporalato per tutelare la dignità dei lavoratori

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l Presidente nazionale di Acli Terra, Giuseppe Cecere, esprime soddisfazione per il progetto di lotta al caporalato che vede il Governo impegnato nel rafforzamento dei controlli sul territorio nazionale, grazie all’attivazione di numerose task force. «L’auspicio è che grazie alle misure previste dal Governo si riesca ad arginare questo triste fenomeno, molto diffuso soprattutto durante il periodo di raccolta dei pomodori, che rappresenta una vera e propria

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piaga che lede la dignità dei lavoratori. Acli Terra si sente parte integrante del mondo associativo mobilitato contro il caporalato, contro lo sfruttamento dei più deboli e in difesa del lavoro legale. In quest’ottica, l’obiettivo deve anche essere quello di premiare le aziende virtuose, valorizzando, così, la responsabilità di chi gestisce in trasparenza l’intera filiera agroalimentare, partendo dal rispetto dei diritti dei lavoratori per finire alla tutela dei consumatori.»

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groalimentare

OLIO: CONSUMI DI EVO +18%

L’ORO D’ITALIA E DI PUGLIA A LECCE PER 3 GIORNI

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gni pugliese consuma circa 16 chili di olio extravergine l’anno, con un aumento dei consumi del +18% nell’ultimo anno. L’attenzione alla sana alimentazione, il valore della dieta mediterranea, il riconoscimento di un alimento che fa bene al palato e alla salute, hanno acceso i riflettori sull’olio extravergine di oliva che è stato il principe indiscusso della kermesse ‘Extravergine in Puglia’ andata in scena a Lecce dal 13 al 15 maggio, organizzata da Regione Puglia, Coldiretti Lecce e Associazione O.L.E.A. (Organizzazione Laboratorio Esperti e Assaggiatori). Appuntamento imperdibile “Penne al dente” che quest’anno ha portato sul podio il cronista creatore del “Piatto l’Oro di Puglia 2016”. Dieci squadre formate ciascuna da un cronista di una testata nazionale e da un giornalista di una testata pugliese, capitanate da dieci chef, hanno messo da parte per un giorno pc, penne, taccuini e microfoni e si sono cimentati nella preparazione di gustosi piatti, utilizzando ingredienti tipici

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di Rino PAVONE

del territorio e di stagione, tutti del paniere di Campagna Amica. Protagonista assoluto dei piatti in concorso è stato l’olio extravergine d’oliva pugliese e proprio la scelta dell’olio è stato uno degli elementi chiave nella valutazione dei giurati per decidere a chi assegnare il podio. A scegliere il “Piatto l’Oro di Puglia 2016” tra le creazioni dei volenterosi/talentuosi giornalisti-cuochi è stata una giuria qualificata, capeggiata dallo chef Andrea Serravezza. “Per il settimo anno consecutivo – ha spiegato il Presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno - Lecce è stata la capitale dell’olio Italiano, per dare una ‘spallata’ a quanto di negativo e penalizzante anche per il settore oleario di questa regione ha rappresentato l’epidemia straordinaria di Xylella Fastidiosa. Abbiamo riscontrato una partecipazione massiccia di 356 extravergini, di cui 48 DOP e 2 IGP, 112 oli biologici, 3 oli “extremi”, ottenuti da oliveti oltre il 45° parallelo e 221 oli partecipanti alla gara per “L’Oro del Mediterraneo”. In totale sono stati selezionati in diverse sessioni

1000 oli extravergine di aziende agricole e frantoi. Un moto di orgoglio del settore olivicolo – oleario che deve conquistare finalmente il proprio spazio con fiducia”. Il Premio nazionale “L’ORO D’ITALIA ®” è ormai una fra le rassegne più prestigiose del panorama di eventi dedicati alla valorizzazione della qualità ed è considerato punto di riferimento per le aziende dell’oro verde d’Italia che, con spirito di partecipazione e con i migliori prodotti, provenienti da 18 Regioni, dal Friuli Venezia Giulia a Trapani, dal Piemonte al Salento hanno rappresentato il parterre di un premio fra i pochi concorsi di rilievo nazionale e uno tra i più partecipati. Le aziende che si sono aggiudicate almeno “tre gocce d’oro” come giudizio di valutazione entreranno a far parte della guida riservata alle migliori aziende olivicole italiane. Gli appuntamenti in programma nella tre giorni si sono svolti presso il Castello Carlo V, l’ex Convento dei Teatini ed il Must - Museo storico della Città di Lecce. Tutte le graduatorie sono consultabili su www.olea.info.

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groalimentare

LE INNOVAZIONI INTERESSANO TUTTI I SETTORI MERCEOLOGICI

MILLE NUOVI PRODOTTI DEL FOOD MADE IN ITALY PRESENTATI A CIBUS

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na gran quantità di nuovi prodotti, circa 1.000, sono stati proposti dall’industria alimentare italiana a Cibus2016, il Salone Internazionale dell’Alimentazione, organizzato da Fiere di Parma e Federalimentare. Sulla scia di Expo2015, il comparto alimentare ha investito per essere in grado di proporre sui mercati esteri e su quello interno nuovi prodotti in grado di rispondere alla domanda dei consumatori. Le innovazioni di prodotto interessano tutti i settori merceologici e seguono i criteri della ricerca di un gusto ed una qualità sempre maggiori, di un packaging più pratico per il consumatore e meno dannoso per l’ambiente, dell’offerta di prodotti salutistici, quindi con meno grassi, senza lattosio, biologici, vegani e via dicendo. Di seguito qualche esempio, diviso per settori merceologici. SALUMI - Si va dalla linea italiana al 100%, dall’allevamento in su (Salumificio Levoni) al Parmacotto Light Strolghino già pelato e pronto da affettare (Terre Ducali); dalla mortadella alle olive verdi pugliesi (Villani) al salame dalla originale forma di molla, per un pubblico giovane (Piovesan) al salame alla nocciola piemontese (Cuore di Mamma – Foreat); dal prosciutto con sale marino e

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senza conservanti (BP) alla crema di salame e formaggio spalmabile per bruschette (Sirianni). FORMAGGI - Dalla pratica confezione di gorgonzola a cubetti (Igor) ad una intera linea senza lattosio (Galbani); dal Parmigiano Reggiano bio (Ferrari) alla confezione unica di formaggio spalmabile con cracker senza glutine (Prealpi); dai bastoncini affumicati di scamorza (Alifood) alla mozzarella con meno lattosio (Zappalà) GROCERY - Dalla maionese senza uova, 100% vegetale (Biffi) alle uova con sostanze nutritive, come acido folico, iodio, etc. (Eurovo); dagli oli vegetali per friggere bio 100% italiani (Zucchi) alla linea di dolcificanti da uve italiane (Naturalia-Eridania); dal dado da brodo bio, da carne 100% italiana (Fereoli) all’olio di argan del Marocco, con proprietà cardioprotettive (Pariani); dalle palline alla salsa di soia per condimenti (Trasimeno) alla panna montata spray fresca, da tenere in frigorifero (Polenghi); dal sale grigio dell’Atlantico, metodo celtico (Gemma di Mare – CIS) alla pasta all’uovo con semi di canapa bio (La Campofilone). DOLCIARIO - Si va dal Panettone gastronomico by Masterchef (Balocco) al panettone in fette Loison Le Cheesecake (Donatella); dalla linea di preparati per dolci senza

zucchero e senza glutine (San Martino) alla crema cioccolato con 40% di carota in sostituzione dello zucchero (Aureli); dalla pastiera napoletana con shelf life di 8 mesi, ottenuta non con conservanti ma con nuove tecnologie (Perrotta) al dolce a base di mozzarella di bufala e cassata siciliana (La Dolce Terra); dai ghiaccioli Polaretti pronti da gelare (Dolfin) al gelato bio (La Gelateria G7) ed al gelato senza lattosio (Erika). BEVANDE - Dal nettare di melagrana biologica (Bio Plose) alle nuove birre “cotte”, fermentate e non pastorizzate (Maestri Birrai Umbri); dai frullati naturali al 100%(Sterilgarda) alla bottiglia biodegradabile al 100% (Sant’Anna); dal latte con cannucce al gusto di cioccolato e fragola, per i bambini (Dolfin) al succo di barbabietole (Molini Spigadoro) fino all’energy drink con pappa reale e propoli (La Dolce Vita). NOVITA’ VARIE - Si va dalla bottarga grattugiata (Callipo) alla tartare di mare (Medusa); dal pollo e patate già cotto bio (Fileni) ai carciofi al tartufo (Selektia); dalla zuppa abruzzese di castagne e ceci pronta, sottovuoto, senza conservanti (De Lucia) al sugo di pomodoro con 50% di verdure, senza conservanti, pensato per i bambini (Rodolfi). Tra i nuovi packaging la confezione in fibre d’erba (Eurovo).

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groalimentare

Federalimentare: Cibus è l’unico brand del sistema alimentare italiano

CIBUS 2016: 3.000 ESPOSITORI DALLA CARNE AL VEGANO “Cibus è e sarà l’unico brand per identificare il sistema alimentare italiano” ha dichiarato Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare, nel corso della inaugurazione della 18° edizione di Cibus andato in scena a Parma. Sull’onda lunga di Expo2015, l’industria alimentare italiana ha schierato 3mila espositori che hanno presidiato tutti i settori merceologici, dalla carne al vegano. Soddisfazione è stata espressa dagli organizzatori per il grande afflusso di visitatori e per la dinamicità della manifestazione che oltre a mille nuovi prodotti ha ospitato tutti i maggiori chef, impegnati in show cooking.

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TANTI PRODOTTI NUOVI DESTINATI AGLI SCAFFALI DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

a seconda giornata di Cibus è stata caratterizzata dal confronto tra produttori e distributori per promuovere al meglio il made in Italy sui mercati. Cibus è infatti anche luogo d’incontro tra industria alimentare e grande distribuzione, con incontri commerciali, convegni, workshop. Cresce l’interesse della Gdo straniera per la marca del distributore italiana, spesso con rapporti diretti tra le catene ed i produttori italiani. Tanto più che il made in Italy nel retail estero si distingue come prodotto di alta qualità che nobilita la gamma dell’offerta. Si cerca un prodotto italiano tradizionale au-

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tentico e facile da cucinare, e il margine di crescita della marca privata all’estero è ampio. In Italia cresce il peso dell’ittico fresco nei supermercati, anche se si è ancora distanti dal successo registrato negli anni recenti dai comparti della carne fresca e dell’avicolo. Anche i prodotti a indicazione geografica vanno promossi nella grande distribuzione e in tale contesto si è riferito di un tavolo di confronto stabile con i consorzi di tutela e la grande distribuzione e di una campagna mediatica su radio, tv e web già avviata nei mesi scorsi. Nel retail stanno facendosi strada nuove

tecnologie in grado di aumentare l’experience del consumatore, mescolando i livelli fisici e virtuali dei negozi, come si è detto nel convegno sul futuro del punto vendita, Retail Information&Design, organizzato da RetailWatch.it. Sul tema dell’innovazione di prodotto, Federalimentare ha presentato la 8° edizione di Ecotrophelia, il concorso per i giovani studenti delle facoltà di agraria e gastronomia: il vincitore è “AlbeDin”, una caramella di gelatina, ricoperta da cristalli di zucchero di canna, ottenuta con l’albedo/mesocarpo di limoni o cedri, un sottoprodotto solitamente scartato dalle industrie di produzione.

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LANCIATO IL PRIMO OSSERVATORIO SULL’ITALIAN SOUNDING

’industria alimentare italiana in prima fila per il contrasto del fenomeno. Bruxelles si svegli ed irrigidisca le norme: è stato lanciato in chiusura di Cibus il primo Osservatorio Internazionale sull’Italian Sounding Alimentare. L’Osservatorio, nato dall’impegno di Federalimentare e Fiere di Parma, è il primo atto concreto a testimonianza del potenziamento del Salone internazionale dell’alimentazione, previsto anche nel rinnovo del contratto fra Federalimentare e Fiere di Parma per il decennio 2016-2026, che vedrà sempre più Cibus come piattaforma per la promozione e la salvaguardia del Made in Italy nel mondo. L’ Italian Sounding è una fra le più subdole forme di comunicazione ingannevole per il consumatore, è un fenomeno non facilmente contrastabile e si riferisce all’attribuzione ad un prodotto di un’origine italiana che in realtà non ha. Una falsa

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evocazione di italianità mediante bandiere, foto, nomi posti su prodotti in realtà non fabbricati in Italia. Un giro d’affari, e quindi un relativo danno per il vero Made in Italy, che in passato è stato stimato sui 60 miliardi di euro, un valore che però oggi appare decisamente inappropriato. “Se pensiamo che solo in America il fenomeno vale circa 23 miliardi (7 prodotti su 8 sono venduti come italiani ma non lo sono) - dice Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare e coordinatore dell’Osservatorio – ecco che il valore complessivo e quindi il danno economico per l’industria alimentare italiana è ben più alto”. L’ Osservatorio sull’Italian Sounding studierà questo fenomeno ben identificabile ma non adeguatamente approfondito, avvalendosi della consulenza scientifica di un advisor di livello in ambito studi/ osservatori, e a dati di fonti accreditate. Analizzerà le modalità e le tipologie del

fenomeno, ma soprattutto monitorerà i mercati geografici e i canali, dove e attraverso cui l’Italian Sounding prolifera. L’obiettivo finale di questo innovativo percorso di tutela dei nostri prodotti, che sarà sviluppato anche attraverso tutte le possibili sinergie con Ice e con le autorità competenti, sarà quello di favorire interventi repressivi e legali mirati per fermare il dilagare del finto prodotto italiano. Un primo rapporto dell’Osservatorio verrà presentato in occasione di Cibus Connect 2017. L’ industria alimentare italiana auspica da tempo che Bruxelles intervenga contro il fenomeno. In tal senso è positivo che il Parlamento europeo abbia approvato una risoluzione finalizzata a fermare l’inganno dei prodotti alimentari stranieri spacciati per Made in Italy auspicando l’indicazione obbligatoria del Paese d’origine o del luogo di provenienza per alcuni prodotti alimentari.

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groalimentare

Un team di esperti relatori per sensibilizzare i giovanissimi all’uso dei cibi benefici

“Brassicacee e agrumi “: la strana coppia da sempre vitale per l’uomo

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rassicacee ed agrumi nella nutraceutica”: un convegno divulgativo sul tenore salutistico della miracolosa coppia di frutti – ortaggi, si è tenuto lo scorso 30 aprile a Castellana Grotte. Ad ospitare l’evento formativo è stata l’aula magna del I.T.I.S “Luigi dell’Erba : l’ente scolastico ha promosso e organizzato l’iniziativa col patrocinio del MIUR, del Comune di Castellana Grotte, dell’Università degli Studi di Bari, del Lions - Club Bari Svevo e dell’Ass. Ciboacculturarsi. Ad introdurre i lavori dopo il saluto del sindaco , prof. Francesco Tricase, è stata la prof.ssa Teresa Turi (dirigente scolastico dell’ITIS). In premessa il prof. Vittorio Marzi (presidente dell’Accademia dei Georgofili) e moderatore degli interventi, ha focalizzato l’attenzione sul significato di nutraceutica “un termine composto, derivato da nutrizione e farmaceutica ad indicare che il cibo può essere la prima ed efficace soluzione terapeutica. Ancor più oggi che le aspettative di vita si sono allungate ,in media un individuo vive 80 anni. Ma per mantenersi in salute si deve approfondire il valore nutrizionale degli alimenti. Si perché – ha continuato Marzi – è scientificamente

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di Paola DILEO

provato che il 30% dei tumori è determinato da una scarsa conoscenza dei principi di una sana alimentazione. Di qui l’auspicabile e sinergico incontro tra agronomia, medicina e gastronomia nel definire e proporre una dieta corretta a base di alimenti cosiddetti funzionali, in grado di curare oltre che nutrire”. E sugli aspetti eminentemente culturali di brassicacee e agrumi si è soffermato il prof . Pasquale Montemurro (ordinario di Agronomia Generale UNIBA) che ha premesso “la famiglia delle crucifere o brassicacee racchiude 100 generi e 1600 specie. Tante sono le piante erbacee di interesse orticolo , distribuite in tutti i contenenti, regioni polari incluse. Di esse si utilizzano le infiorescenze o corimbi, le foglie e le radici”. Il riferimento è andato a cavolfiori, cavoli, cime di rapa, cavoletti di Bruxelles, cappuccio, cavolo cinese, cavolo da foglia, cavolo rapa, cavolo verza, crescione da fontana, crescione inglese, navone, rapa, ravanello,rucola, senape bianca e nera. “Trattasi di specie – ha aggiunto – prevalentemente a ciclo autunnale – primaverile; le cultivar hanno precocità diverse , per cui il periodo di produzione è piuttosto ampio. I progressi della cultura alimentare

sono tali , ha evidenziato, che possiamo fare un uso gastronomico rispettoso delle proprietà nutraceutiche di questi preziosi ortaggi”.Proprietà che ha esaurientemente illustrato la dott.ssa Laura dell’Erba (specialista in Endocrinologia e Medicina Nucleare). “Non a caso - ha esordito – le crucifere si conoscono da circa 4000 anni. Già esaltate da Ippocrate e Plinio per le eccellenti virtù terapeutiche e nutrizionali. A quanto pare i Romani erano grandi estimatori di rucola , ne attribuivano qualità magiche e curative”. Ma è stato nelle regioni nordeuropee che le brassicacee hanno avuto un largo impiego e merito: sopperire alla carenza di agrumi ,quindi di vitamina C, e proteggere i marinai dallo scorbuto (sindrome causata dalla carenza di vit C).Nella medicina popolare l’acqua di cottura di cavoli, verze, broccoli era un rimedio efficace contro eczemi, infiammazioni cutanee e scottature solari. Oggi sappiamo che il succo di cavolo contiene gefarnato un composto gastroprotettore in grado di rinforzare la mucosa gastrica e curare le ulcere. “Le brassicacee – ha ricordato inoltre dell’Erba – hanno un basso valore calorico, un contenuto di sali minerali, quantità

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significative di vit. C e B – carotene, molti antiossidanti, vit. B2, B9, PP, e K. In particolare broccoli e cavoletti di Bruxelles contengono più vit. C degli agrumi”. A ragione le brassicacee vengono definite come alimento funzionale, per la sinergica azione dei componenti costitutivi. “Risultano poi ricchi di luteina,e zeaxantina, carotenoidi che prevengono l’insorgenza di cataratta e della degenerazione maculare. Mentre la presenza di sali minerali e vitamine mantengono in salute il cervello , ossa e cartilagini. Non solo , mantengono sotto controllo la pressione arteriosa, il colesterolo e la glicemia. Contengono poi fitoestrogeni in grado di contrastare i danni causati dai radicali liberi e l’insorgenza del cancro”. Fra tutte le brassicacee quelle più nutraceutiche risultano i broccoli e i rispettivi germogli di 3-5 giorni. Numerosi studi hanno dimostrato che nei paesi europei dove il consumo di crocifere è elevato , si registrano meno casi di cancri ai polmoni, al colon, al seno e alla prostata. “Tutte le brassicacee sono invece sconsigliate in chi soffre di ipotiroidismo, perché captano lo iodio e possono ridurre la funzionalità tiroidea”. Sulla cottura di questi prodigiosi ortaggi, si è precisato” non vanno bolliti, pena la perdita del 70% dei composti funzionali, da preferire la cottura a vapore, con una perdita del 20%. A meno che si voglia compensare con altri vegetali

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crudi, come ravanelli, rucola o crescione”. A seguire l’excursus la prof. ssa Alessandra Gallotta (ricercatrice all’UNIBA) sulla cosiddetta “squadra dei frutti d’oro”: gli agrumi. “Non a caso in questo convegno abbiamo voluto associarli alle brassicacee, appunto perché trattasi ugualmente di una famiglia poderosa, ricca di specie e varietà, tali da renderli per secoli protagonisti della cultura alimentare, religiosa e artistica. Una delle categorie di frutti più venduta al mondo con banane e mele. “. Tra le specie più richieste ci sono arance, mandarini, clementine, pompelmi , limoni, cedri, pummeli,lime e bergamotti, coltivati soprattutto per l consumo fresco o per la trasformazione industriale in succhi, essenze e derivati o per scopi ornamentali. “Queste piante arboree provengono dall’Estremo Oriente, in particolare dall’area calda umida dell’Himalaya. Oggi il paese che produce più agrumi è il Brasile, seguito da Cina , India, Messico, Egitto, Spagna e Italia (maggiormente in Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia). Le cultivar di arancio si distinguono in tre grandi categorie: le bionde comuni, le bionde ombelicate e le pigmentate (tipicamente italiane a polpa rossa per la presenza di antocianine e maggior contenuto vit. C) Di quest’ultime le cultivar più diffuse sono il moro (matura da dicembre a gennaio) e il tarocco o clone (matura da dicembre ad aprile). Sarà

commercializzata nei prossimi anni l’arancia “cara cara”, una mutazione genetica naturale, instabile, che ha il succo rosso del pompelmo e la cicatrice ombelicale delle bionde navel. La coltivazione è già in atto in Sicilia e Basilicata. L’offerta dei marchi italiani di arance è notevole, ricordati il tarocco – nero- sanguinello (Catania Siracusa IGP), la duretta del Gargano IGP, la washington ,navel, naveline, brasiliano (Agrigento Arancia Ribera DOP). Passata a rassegna l’intera “famiglia dei frutti d’oro” con specifiche delle caratteristiche organolettiche , denominazioni commerciali e usi comuni.

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SUBITO PESCE CON CARTA D’IDENTITA’

PESCA: +76% IMPORTAZIONI DALL’ESTERO

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come sogliola, la frode è in agguato sui banchi di vendita in Italia dove più di due pesci su tre provengono dall’estero con il rischio evidente che venga offerto come Made in Italy pesce importato, anche perché al ristorante non è obbligatorio indicare la provenienza. La crisi del settore si trascina da 30 anni e ha causato la perdita del 35% dei posti lavoro e la chiusura del 32% delle imprese, una “rotta persa” da tempo dal settore con una governance debole ed incapace di gestire una politica di ripresa. Un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradizionale di cattura.

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a scarsa conoscenza delle specie ittiche ci impone di lavorare sulla promozione al grande pubblico delle eccellenze dei nostri mari. Inutile dire che la Puglia riveste in tale direzione un ruolo di prim’ordine, soprattutto dal punto di vista del cosiddetto pesce povero che, oltre alle qualità nutrizionali e alle straordinarie caratteristiche organolettiche, gode di un rapporto qualità-prezzo a tutto vantaggio del consumatori. La pesca e l’acquacoltura comunitaria non soddisfano i mercati dell’unione e circa la metà dei consumi di pesce del vecchio continente dipendono delle importazioni”. Questo il positivo commento di Coldiretti Puglia in merito alla proposta di risoluzione votata dal Parlamento europeo sulla tracciabilità dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura nella risto-

razione e nella vendita al dettaglio dopo che vari studi hanno evidenziato livelli significativi di etichettatura scorretta dei prodotti ittici venduti sul mercato UE. Il settore soffre la concorrenza sleale del prodotto importato dall’estero e spacciato come italiano, soprattutto nella ristorazione, grazie all’assenza dell’obbligo di etichettatura dell’origine. Ad oggi l’unico strumento per invertire la crescente dipendenza italiana dall’importazione che ha superato il 76 per cento è rappresentato dall’acquacoltura che, invece, viene penalizzata dalla mancanza di certezze e da una grave assenza di norme che ne consentano lo sviluppo. Dal pangasio del Mekong venduto come cernia al filetto di brosme spacciato per baccalà, fino all’halibut o la lenguata senegalese commercializzati

Di assoluto rilievo i numeri del settore in Puglia, il cui valore economico è pari all’1% del PIL pugliese e arriva fino al 3,5% se si considera l’intero indotto, conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi, A dimostrazione del deficit produttivo, va rilevato che dal 4 luglio scorso l’Europa ha iniziato a essere dipendente dalle importazioni per coprire il proprio fabbisogno di pesce. Proprio per valorizzare il pesce pescato e allevato nel nostro Paese mediante la creazione di una filiera ittica tutta italiana che tuteli la qualità e l’identità nazionale del prodotto, Coldiretti ImpresaPesca ha avviato iniziative pilota

per la vendita diretta del pesce presso la rete di Campagna Amica. La nuova frontiera in Puglia – secondo Coldiretti ImpresaPesca - è la piscicoltura in mare, realizzata con strutture semi sommerse poste al largo delle coste. Sotto il livello del mare vi sono gruppi di 2-8 gabbie in cui vengono tenuti i pesci, realizzate con materiali e con forme tali da poter resistere a condizioni meteorologiche estreme, facilmente sostituibili in caso di necessità. Un esempio di eccellenza è l’azienda Reho di Gallipoli, specializzata nell’allevamento di pesce in mare aperto. Il prodotto finale conserva le qualità alimentari dei pesci catturati piuttosto che dei pesci allevati; inoltre la circolazione dell’acqua è tale da diminuire notevolmente i rischi di impatto ambientale provocati dagli impianti a terra. www.foglie.tv




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ULIVI COLPITI DA PATOGENO

XYLELLA: UE FA COME PONZIO PILATO SU INDENNIZZI

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’Ue fa come Ponzio Pilato sugli indennizzi da riconoscere agli olivicoltori che hanno subito e dovuto affrontare in solitudine l’aggressione del patogeno da quarantena Xylella Fastidiosa e devono fare i conti con ingenti perdite di reddito presenti e future. Non solo, è drammatica la conta dei danni sia per il valore inestimabile degli ulivi colpiti perché millenari e centenari e, malauguratamente in caso di estirpazione, per il valore del soprassuolo distrutto. Pertanto, oltre a confermare la violenza delle misure precedentemente adottate, l’UE scarica incredibilmente la patata bollente sull’Italia che dovrà ipotizzare in solitudine un regime che conceda ai ‘proprietari dei fondi interessati un indennizzo ragionevolmente commisurato al valore delle piante distrutte’”. E’ il commento del Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla notizia delle con-

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clusioni dell’avvocato generale della Corte Ue, Yves Bot, che ha esaminato con una procedura accelerata la richiesta presentata dal Tar del Lazio, a cui hanno fatto ricorso diversi proprietari di fondi agricoli pugliesi per fermare le eradicazioni. “L’UE ha gravi responsabilità – incalza il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - circa gli inaccettabili ritardi nell’affrontare l’emergenza fitosanitaria causata dalle frontiere colabrodo. La mancanza di efficaci misure di controllo alle frontiere e del doveroso embargo avverso le aree da cui proviene il batterio che sta distruggendo gli ulivi salentini, come ad esempio il sud America al fine di bloccare il commercio di materiale vegetale infetto, hanno causato un danno irreparabile all’olivicoltura salentina. Ora l’UE non può lavarsene le mani come se nulla fosse accaduto”. La provincia di Lecce è uno dei princi-

pali bacini produttivi dell’olivicoltura regionale. In questa provincia è localizzato più di un quarto del comparto olivicolo regionale: 65mila aziende olivicole e 97mila ettari di superficie coltivata a olivo (ISTAT, 2010). Le aziende agricole leccesi sono per il 92% dedite alla coltivazione dell’olivo, che occupa il 60% della SAU provinciale. Le piante di olivo presenti sono quasi 11milioni, prevalentemente delle cultivar Cellina di Nardò, Ogliarola Salentina, Leccino e Pizzuta, mentre è piuttosto bassa la presenza della cultivar Coratina. La gran parte delle aziende olivicole salentine, oltre 51mila unità (il 77% del totale), sono specializzate nella coltivazione dell’olivo, ossia ricavano da questa coltura più di due 2/3 del proprio reddito. Queste aziende detengono circa 92mila ettari di superficie, pari al 95% della SAU olivicola provinciale.

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Lavori preparatori in vigneto impraticabili con gli 80 l/ha delle tabelle ettaro coltura

Il gasolio agricolo non arriva alla frutta

esa soprattutto sulle spalle dei contoterzisti la riduzione del 23% delle assegnazioni di carburante agricolo. Le tabelle ettaro coltura nazionali emanate in marzo risultano in molti casi migliorative rispetto a quelle del 2002, con aumenti in alcuni casi superiori il 20%. “Tuttavia UNCAI (unione nazionale contoterzisti agromeccanici e industriali) continua a raccogliere il disagio degli agromeccanici impegnati in alcune lavorazioni tradizionalmente affidate a loro, come la preparazione dei terreni per i vigneti, per le quali le as-

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segnazionisono state pesantemente sottostimate. In generale aver confermato in finanziaria la riduzione del 23% del gasolio agevolato mette in discussione il valore stesso del servizio svolto in agricoltura”, l’intervento del presidente di UNCAI Aproniano Tassinari. Nel caso dei lavori preparatori in vigneto si è passati da 200 l/ha di gasolio agevolato a 80 l/ha, ai quali va sottratto un ulteriore 23%. “Con 200 litri i contoterzisti rimanevano a secco in ottobre – prosegue Aproniano Tassinari –. I consumi reali sono ben diversi da quelli

stimati dai tecnici del ministero delle politiche agricole. Per un’aratura profonda, eseguita quasi sempre con cingolati a causa dei terreni poco sciolti, non è possibile consumare meno di 250 l/ha, che possono anche superare i 300 l/ha quando il terreno è molto tenace”. Oltre a chiedere al Mipaaf una rettifica dell’assegnazione di carburante agevolato per i lavori di preparazione in tutte le colture arboree, UNCAI rileva come la politica dei tagli lineari alle assegnazioni di carburante agevolato sia ormai diventata insostenibili per il settore.

“Con il reddito in agricoltura sempre in bilico – sottolinea ancora Aproniano Tassinari –, la riduzione dei costi di produzioneè vitale. Tra le voci di spesa più rilevanti vi sono quelle relative al carburante per uso agricolo. Per questo, da anni, agricoltori e contoterzisti hanno diritto a congrui quantitativi di carburante a prezzo agevolato. Il gasolio agricolo può costare anche il 40 o 50% in meno rispetto a quellovenduto presso la rete di distribuzione nazionale.Un risparmio importante. Contoterzisti e agricoltori, in ogni caso, acquistano il carburante per quello che è, per-

ché la riduzione fa riferimento solo alle accise, alle tasse che vi gravano. Un valore che il contoterzista restituisce alla collettività, con prezzi più bassidei prodotti agricoli e attraverso la cura e non il consumo del suolo. Il gasolio agevolato deve diventare anche unconcreto riconoscimento al valore sociale e ambientale del lavoro in agricoltura. Inoltre, grazie ai controlli incrociati dell’uso del carburante agevolato, le effettive necessità di gasolio sono documentate e dimostrate,e il sistema delle assegnazioni è già stato ottimizzato e reso trasparente”.

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UNA LEZIONE DI AGRICULTURA PER CONSUMATORI IN ERBA

CAMPAGNA AMICA: A BARI L’UOVO IN CODICE E L’ORTO FAI DA TE

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assaggio di testimone generazionale perché se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione, oggi la passione dell’orto fai da te si sta diffondendo anche tra i più giovani. I bambini dell’Istituto comprensivo polo II Casarano e delle scuole Piccinni e Umberto I di Bari sono stati accolti dai personal trainer dell’orto per una ‘lezione di agriCultura’, in una ‘masseria didattica’ a cielo aperto, ricreata all’IKEA di Bari. Grazie alla collaborazione con lo staff di Ikea, coordinato dal customer relation manager Dario Schirone, i consumatori in erba hanno potuto seguire l’intero percorso dalla semina alla raccolta di menta, pomodori, salvia, basilico e prezzemolo, utilizzando il substrato che hanno innaffiato e manipolato e seminato con il set per coltivare. Ampio spazio è stato dedicato al cibo biologico, alle compostiere fai da te, al vademecum antispreco e alle ricette segrete per fare le conserve, le tisane e le saponette all’olio extravergine di oliva, a cura delle impre-

se di Campagna Amica e Terranostra. I bambini hanno accarezzato la mucca ‘Vanda’, il vitellino battezzato ‘Ikeo’ e le galline e hanno scoperto ‘l’uovo in codice’, la carta di identità delle uova e la differenza tra un allevamento intensivo ed estensivo, a terra o in batteria. Le finalità del progetto di educazione alla Campagna Amica consistono nell’offrire agli studenti e alle loro famiglie, agli insegnanti e, più in generale, ai consumatori una visione concreta e reale dell’agricoltura regionale, un programma di educazione alimentare, alcune informazioni “immediate” sull’agricoltura biologica ed ecocompatibile e, non da ultimo, uno spaccato sulla difesa dell’ambiente e del territorio e sulla salvaguardia del paesaggio. In sintesi intende contribuire a fare dei giovani studenti consumatori consapevoli, sia attraverso la valorizzazione e la scoperta del territorio rurale che attraverso il consolidamento dei legami con le loro radici. E’ in continua espansione la rete di im-

prese agricole ed agrituristiche, divenute punti di riferimento per l’educazione alimentare ed agroambientale sul territorio. Il progetto di Educazione alla Campagna Amica si intende contribuire alla costruzione dell’identità dei giovani studenti, sia attraverso la valorizzazione e la scoperta del territorio rurale che attraverso il consolidamento dei legami con le loro radici. Con l’arrivo della primavera inizia il “lavoro agricolo” per il 46,2 per cento degli italiani negli orti, nei giardini o e sui terrazzi per dedicarsi, con la crisi oltre che alla tradizionale cura dei vasi di fiori, alla coltivazione “fai da te” di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di piselli, fagioli fave e ceci da raccogliere all’occorrenza. In tal senso si muove l’offerta didattica che fa sperimentare un’immagine vera dell’attività in campagna e della natura e propone un programma teoricopratico adatto al livello scolastico degli studenti e ben collocato nel più vasto programma seguito.

WWW.FOGLIE.TV l’informazione sul mondo agricolo e rurale a portata di click.

SPECIALE FRUIT&VEG SYSTEM

Fiera di Foggia

presenta la 42^ edizione di EIMA a Fiera Foggia

La Puglia dell’ortofrutta presente a Verona

presentazione nuovi bandi del PSR 2014-2020

La Fiera internazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia tenutasi a Foggia, ha avuto l’onore di ospitare la federazione che si occupa dell’evento principale dedicato ai macchinari e alle attrezzature agricole, FederUnacoma che ha presentato la 42^ edizione di EIMA, Esposizione Internazionale di Macchine per l’Agricoltura e il Giardinaggio.

Durante Fruit&Veg System a Verona, abbiamo fatto il punto della situazione sull’ortofrutta pugliese con alcuni fra i suoi principali protagonisti.

Quest’anno la cinque giorni fieristica di Capitanata, ha ospitato l’incontro dedicato alle nuove sfide del PSR 2014-2020 per lo sviluppo agricolo. Sono state presentate ufficialmente, insieme al presidente Emiliano, i primi bandi dedicati al mondo agricolo e costiero della Puglia.

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FederUnacoma

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