FOGLIE n.19/2016

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

SIAMO UOMINI o CAPORALI? Caporalato, conseguenza (e non causa) dei problemi della filiera agricola

agricoltura

Norme più severe per voucher lavoro per vendemmia e raccolta frutta Scarti della frutta: che fatica gestirli secondo la normativa zootecnia

Latte: storico via libera a etichetta Made in Italy

N° 19 • 1 NOVEMBRE 2016





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ditoriale

Caporalato conseguenza (e non causa) dei problemi della filiera agricola

1 novembre 2016 - n. 19 - Anno 11

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

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G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

elle province agricole italiane, in particolare quelle meridionali, gli uffici di collocamento sono del tutto inefficaci. I lavoratori fanno quindi riferimento a persone della loro comunità per ottenere il lavoro. Queste persone – i “caporali” – garantiscono la giornata di lavoro nei campi e i servizi accessori, trasporti, cibo, acqua. Ci lucrano e ne traggono guadagni illeciti. Ma, nella visione di chi lo pratica e di chi ne fa uso, il caporalato è un normale meccanismo di intermediazione lavorativa, in cui l’organizzatore è l’interfaccia tra le squadre di lavoratori e l’imprenditore agricolo. Se la nuova legge, approvata alla Camera da poco più di una settimana, interviene in maniera chirurgica sul reato di intermediazione illecita, non offre invece risposte sulla pratica dell’intermediazione lecita tra domanda e offerta che, non essendo garantita dallo stato, continuerà a essere portata avanti dal “caporale” fino a quando non sarà scoperto. In seconda battuta, la nuova legge ha un approccio soprattutto repressivo, intervenendo quando il fatto è avvenuto e non agendo sulle cause del fenomeno. “Se continua così, si chiude”, ripetono tanti

produttori. Perché lo sfruttamento nei campi e il caporalato non sono altro che gli ultimi anelli di una filiera non sostenibile, in cui i grandi marchi e la grande distribuzione comprimono i costi riducendo a zero il margine di guadagno del produttore. Una filiera di cui conosciamo poco o niente, che vive nell’opacità e si autotutela schermandosi dietro codici etici e certificazioni tese a scaricare sul più piccolo responsabilità che invece vengono da lontano. Solo agendo sugli anelli successivi, facendo pressioni sulla grande distribuzione organizzata per rendere trasparente la filiera (mediante etichette narranti che raccontino la vita e il percorso del prodotto, dal campo agli scaffali), si potrà ridare vita a un’agricoltura in affanno e a un made in Italy che appare sempre più ripiegato su se stesso, tra produttori strozzati e industriali con margini sempre più risicati. Perché il caporalato è una conseguenza di tutto ciò, e non una causa. E per estirparlo veramente non è sufficiente una legge, per quanto avanzata sia, ma serve una reale azione politica e culturale in grado di rilanciare tutto il comparto.



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ommario

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27 agroalimentare

editoriale

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capoRalato Tra i tanti problemi della filiera agricola

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export ortofrutta Tavolo di coordinamento a Roma

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IL PUNTO La Legge a parere degli esperti coldiretti puglia Tante opportunità grazie ai PSR

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zootecnia

22 latte

Etichetta Made in Italy

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AGRICOLTURA

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LEGGE CAPORALATO Approvazione della Camera dei Deputati

confagricoltura bari Forti timori per le nostre aziende

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lavoro Norme più severe per voucher scarti della frutta Gestirli secondo la normativa

turismo rurale

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giro d’italia Due le tappe pugliesi del centenario


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gricoltura

È stata approvata definitivamente

Cosa dice la nuova legge contro il caporalato a Camera dei deputati ha approvato definitivamente il disegno di legge contro il cosiddetto caporalato che, tra le altre cose, contiene specifiche misure per i lavoratori stagionali in agricoltura ed estende responsabilità e sanzioni per i “caporali” e gli imprenditori che fanno ricorso alla loro intermediazione. I voti a favore sono stati 336, nessun contrario, gli astenuti sono stati 25 (Forza Italia e Lega). Il testo era già stato approvato dal Senato lo scorso agosto. Di cosa parliamo Il “caporalato” è un fenomeno presente soprattutto nei settori dell’agricoltura e dell’edilizia e consiste nel reclutamen-

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di Rino PAVONE to, da parte di soggetti spesso collegati con organizzazioni criminali, di lavoratori che vengono trasportati sui campi o nei cantieri edili per essere messi a disposizione di un’impresa. I lavoratori sono spesso persone in grande difficoltà economica e immigrati irregolari senza permesso di soggiorno: queste persone, che si trovano in una posizione molto debole, vengono pagate pochissimo, fanno lavori con turni lunghi e faticosi e subiscono spesso maltrattamenti, violenze e intimidazioni da parte dei cosiddetti “caporali”, le persone che gestiscono il traffico dei lavoratori. Le pratiche di sfruttamento dei caporali prevedono: mancata applicazione dei

contratti di lavoro, un salario di poche decine di euro al giorno, orari tra le 8 e le 12 ore di lavoro, violenza, ricatto, sottrazione dei documenti, imposizione di un alloggio e forniture di beni di prima necessità, imposizione del trasporto sul posto di lavoro effettuato dai caporali stessi, che viene fatto pagare molto caro ai lavoratori. Ci sono diverse figure nell’organizzazione del caporalato: il “caponero”, che organizza le squadre e il trasporto, il “tassista” che gestisce il trasporto, il “venditore” che organizza le squadre e la vendita di beni di prima necessità

a prezzi spesso molto alti, “l’aguzzino”, che utilizza e impone sistematicamente violenza o la sottrazione dei documenti di identità (che serve per avere maggiore controllo di una persona), il “caporale amministratore delegato”, l’uomo fidato che gestisce per conto dell’imprenditore l’intera campagna di raccolta dei lavoratori. Ci sono poi nuove forme di caporalato come il “caporalato collettivo” che utilizza forme apparentemente legali (cooperative e agenzie interinali) per mascherare l’intermediazione illecita di manodopera (assumono con un contratto a chiamata indicando molti

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meno giorni di quelli effettivamente lavorati) e infine c’è il “caporalato mafioso”, legato alla criminalità organizzata. Non ci sono dati ufficiali dettagliati sull’estensione del fenomeno, che negli ultimi anni è stato raccontato da diverse inchieste giornalistiche e indagini. Secondo l’ISTAT, il lavoro irregolare in agricoltura, a cui è associato comunemente il caporalato, è in costante crescita da dieci anni a questa parte e il terzo rapporto agromafie del maggio 2016, realizzato dall’osservatorio Placido Rizzotto della FLAI-CGIL, dice che le infiltrazioni mafiose nella filiera agroawww.foglie.tv


limentare e nella gestione del mercato del lavoro attraverso la pratica del caporalato muovono in Italia un’economia illegale e sommersa che va dai 14 ai 17,5 miliardi di euro. Il rapporto individuava circa 80 distretti agricoli indistintamente dal nord al sud Italia e quantificava tra 400 e 430 mila le persone soggette a sfruttamento, sia italiani che stranieri. Un settore specifico di sfruttamento riguarda infine le donne soprattutto italiane: in Puglia sono circa 40 mila, con paghe che non superano i 30 euro per dieci ore di raccolta nei campi. La nuova legge Il caporalato, ossia l’intermediazione

illecita e lo sfruttamento del lavoro, era stato inserito tra i reati perseguibili penalmente nel Codice penale nel 2011, con un nuovo articolo: il 603bis, collocato nel titolo XII del Libro II tra i delitti contro la persona e, in particolare, tra i delitti contro la libertà individuale. Puniva l’intermediazione con la reclusione da cinque ad otto anni e con multe da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. La fattispecie del nuovo reato era tuttavia piuttosto complicata: prevedeva l’individuazione di un’attività organizzata di intermediazione, non dava una definizione di “intermediazione” e stabiliva una serie di specifiche condotte che costituivano lo

sfruttamento. La nuova legge – che si compone di 12 articoli – riscrive il reato semplificandolo e liberandolo da alcune specifiche che prima ne complicavano l’individuazione: introduce cioè una fattispeciebase che prescinde da comportamenti violenti, minacciosi o intimidatori prima previsti e trasforma il caporalato caratterizzato dall’utilizzo di violenza o minaccia in un sottogenere della fattispecie base. Inoltre, introduce la sanzionabilità anche del datore di lavoro e non solo dell’intermediario, prevede l’applicazione di un’attenuante in caso di collaborazione con le autorità, l’arresto obbligatorio in flagranza di reato, la

confisca dei beni, in alcuni casi. Nell’elenco degli indici di sfruttamento dei lavoratori aggiunge il pagamento di retribuzioni palesemente difformi da quanto previsto dai contratti collettivi territoriali e precisa che tali contratti, come quelli nazionali, sono quelli stipulati dai sindacati nazionali maggiormente rappresentativi. Il disegno di legge, poi, aggiunge il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro tra i reati per i quali (in caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti) è sempre dispo-

sta la confisca obbligatoria del denaro, dei beni o delle altre utilità di cui il condannato non possa giustificare la provenienza. La nuova formulazione prevede di base la reclusione da uno a sei anni e una multa da 500 a 1.000 euro per ogni lavoratore reclutato. Il provvedimento prevede l’assegnazione al Fondo antitratta dei proventi delle confische ordinate a seguito di sentenza di condanna o di patteggiamento per il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e estende le finalità del Fondo antitratta anche alle

vittime del delitto di caporalato: le due situazioni sono ritenute simili e spesso le stesse persone sfruttate nei lavori agricoli sono reclutate usando i mezzi illeciti come la tratta di esseri umani. L’ultima parte della legge introduce infine misure di sostegno e di tutela del lavoro agricolo come il potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, che dovrebbe raccogliere, certificare e “bollinare” le aziende virtuose e un piano per la sistemazione logistica e il supporto dei lavoratori stagionali.

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gricoltura

L’intevento del presidente Michele Lacenere dopo l’approvazione della legge

CONFAGRICOLTURA BARI: “FORTI TIMORI PER LE AZIENDE

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a recente approvazione, da parte della Camera dei deputati, della Legge per il contrasto del caporalato evidenzia, ancora una volta, come la gestione delle normative che riguardano il lavoro, soprattutto agricolo, risenta di stati umorali che nulla hanno a che vedere con la reale necessità, espressa tanto dai lavoratori quanto dalle aziende, di reprimere le forme delinquenziali del caporalato e dare chiarezza e certezze a quanti vogliono lavorare nella legalità e con tranquillità. La nuova normativa non opera distinzioni tra i “caporali” e le aziende che ne utilizzano i servigi e quanti, invece, commettono infrazioni anche lievi alle regole contrattuali; l’estrema discrezionalità di valutazio-

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ne del reato, concessa agli organi di controllo, espone tutte le aziende ad azioni punitive che vanno dall’arresto immediato alla confisca dei beni compreso il frutto pendente. Tra l’altro, dulcis in fundo, non viene nemmeno chiarito a fondo il ruolo delle agenzie interinali, soprattutto non viene chiarito quali sono le garanzie di regolarità che tali strutture debbano dare agli imprenditori che ad esse si rivolgono per il reperimento di manodopera soprattutto nelle grandi campagne. Confagricoltura Bari aveva già espresso le sue preoccupazioni, legate all’approvazione della norma, sia attraverso le pagine dei quotidiani che con note inviate a parlamen-

tari pugliesi di tutti i partiti politici: risultato zero. Il solo gruppo di COR si è astenuto ed ha dato voce, in aula, a quanto sottolineato dalla nostra Organizzazione.L’operatività della normativa, purtroppo, non lascia possibilità di scelta:Confagricoltura Bari ha chiesto la sospensione temporanea della trattativa per il rinnovo del contratto provinciale di lavoro degli operai agricoli, nelle more di una riflessione e di un approfondimento dei riflessi che la nuova normativa potrà avere sulla futura contrattazione di settore;le aziende saranno costrette ad adottare, per la campagna in corso, piani colturali tendenti all’estensivizzazione delle colture;le aziende saranno costrette alla completa meccanizzazione delle operazioni coltu-

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rali ,anche attraverso convenzioni ed accordi collettivi con il mondo del contoterzismo, riducendo al massimo l’impiego di manodopera, pur consapevoli di rinunziare, così, a buona parte delle tradizioni contadine che da sempre sono alla base di buona parte dell’agricoltura pugliese. La ricaduta negativa sugli indici occupazionali sarà il risultato di scelte scellerate e di volontà sorde ad ogni ragione. Riteniamo che il “con-

trollo della fase attuativa della legge”, per quanto convincenti possano essere le rassicurazioni degli organismi governativi, sfuggirà a qualsiasi possibilità di gestione, stante la soggettività valutativa conferita ad ogni agente, di varie forze ed enti che partecipano alle verifiche aziendali, senza alcuna reale possibilità di coordinamento né di interferenza persino da parte degli stessi superiori in grado. Il rischio, quindi, è che una semplice errata va-

lutazione di criticità aziendali possa portare alle conseguenze più gravi quali l’arresto e la confisca. La nostra Organizzazione porrà in essere tutte le iniziative sindacali perché, LEGISLATIVAMENTE, si trovino elementi correttivi concreti alle storture introdotte da questa normativa, che non sarebbe corretto definire balorda nelle intenzioni ma lo è nei fatti. Michele Lacenere, presidente Confagricoltura Bari

A causa della mancata condivisione delle problematiche da affrontare

LEGGE SUL CAPORALATO, SUGLIA SI DIMETTE DALLA PRESIDENZA DI APEO

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opo l’approvazione delle legge sul caporalato Giacomo Suglia ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni dalla presidenza di Apeo, l’associazione dei produttori ed esportatori ortofrutticoli con sede a Bari, che riunisce alcune delle principali imprese pugliesi del comparto. Alla base della decisione di Suglia il mancato confronto con le

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istituzioni, attraverso magari l’apertura di un tavolo tecnico, per discutere di alcuni punti cardine della legge appena approvata dalla Camera. Il rischio ora per le aziende è di commettere reati penali anche per piccole irregolarità sulle norme di sicurezza. A causa della mancata condivisione delle problematiche da affrontare Suglia ha così deciso di lasciare l’incarico.

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gricoltura

Il parere di due avvocati esperti di diritto in agricoltura, Mazzanti e Roveda

Legge sul caporalato giusta nelle intenzioni ma devastante per le imprese

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econdo Massimo Mazzanti, avvocato fra i più esperti di diritto del lavoro in agricoltura la nuova legge sul caporalato “è un coacervo di norme fortemente connotate ideologicamente, frutto della martellante opera propagandistica sindacale, del tradizionale doroteismo della politica, della pervasiva onnipresenza delle burocrazie, del politicamente corretto, del giustizialismo oramai imperante in tutti i campi. Viene il sospetto che né il ministro Martina né il ministro Orlando abbiano letto il provvedimento da loro stessi proposto e comunque non vi è stata alcuna considerazione circa le giuste osservazioni critiche avanzate nel merito del provvedimento da molte parti, ad esempio prima da Confagricoltura poi da Agrinsieme, che avevano anche suggerito leggere migliorie testuali sul concetto di sfruttamento. Per inciso è incredibile il commento del ministro Martina che parla di “campagna agrumicola alle porte” come se la legge riguardasse solo l’agricoltura, cosa che non è! Così si criminalizza l’agricoltura e gli imprenditori agricoli e si determina un non condivisibile disvalore sociale per il settore. Una delle norme qualificanti il provvedimento è il nuovo testo dell’art. 603 bis del Codice penale, che prevede (peraltro come si diceva per tutti i settori produttivi) una nuova disciplina per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, nuova disciplina che oggi può colpire indiscriminatamente anche l’imprenditore agricolo. Ecco il testo: “È punito con la reclusione da uno a

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sei anni e con la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, chiunque: 1) recluta manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori; 2) utilizza, assume o impiega manodopera (anche mediante l’attività di intermediazione di cui al numero 1), sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno”. La nuova norma prevede l’inserimento del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro tra quelli per i quali è prevista la responsabilità amministrativa degli enti, di cui al D.Lgs. 231/2001. La sanzione pecuniaria a carico dell’ente “responsabile” del reato di caporalato è stabilita tra 400 quote e 1.000 quote (art. 25-quinquies); si ricorda che l”importo di una quota va da un minimo di 258 a un massimo di 1.549 euro. “Del tutto non accettabile – secondo l’avvocato - è invece la parte della norma che definisce lo sfruttamento del lavoratore sulla base di indici di incerta e discrezionale lettura e che può colpire tutti gli imprenditori, anche quelli più rispettosi delle norme di legge citate dalla norma. Il concetto di “sfruttamento” è infatti il punto focale del testo normativo. “Costituisce indice di sfruttamento la sussistenza di una o più delle seguenti condizioni: 1) la reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, o comunque sproporziona-

to rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato, 2) la reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie; 3) la sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza ed igiene nei luoghi di lavoro; 4) la sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti”. “In buona sostanza continua Mazzanti - la mera, ancorché reiterata, violazione di una delle centinaia di regole in materia di sicurezza del lavoro, spesso puramente formali, ovvero la non ottemperanza ad obblighi di carattere contrattuale e cioè in ordine alla corresponsione del salario, all’organizzazione del lavoro, alle ferie – che per inciso per i lavoratori agricoli avventizi (che sono la maggioranza) non sono contrattualmente previste – determinano la sussistenza della fattispecie penale. L’imprenditore diventa un delinquente se usa, indipendentemente dalla esistenza di un caporale, anche personale regolarmente assunto e risultante dai libri obbligatori, dipendenti “non in regola” secondo i parametri contrattuali collettivi: si passa dal civile al penale senza colpo ferire, dal Giudice del lavoro al Giudice penale. Drammatica è, però, la conseguenza della condotta: la norma introduce, infatti, un nuovo articoletto, il 603 bis.2, in tema di confisca obbligatoria: “In caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle parti ai sensi dell’articolo 444 del codice di procedura penale per i delitti previsti dall’articolo

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603 bis, è sempre obbligatoria… la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto o il profitto, salvo che appartengano a persona estranea al reato. Ove essa non sia possibile è disposta la confisca di beni di cui il reo ha la disponibilità, anche indirettamente o per interposta persona, per un valore corrispondente al prodotto, prezzo o profitto del reato”. “In pratica – conclude l’avvocato - “ l’imprenditore agricolo “sfruttatore” che ha, ad esempio, assunto in regola il personale, però non ha fatto godere del riposo domenicale i dipendenti, non ha concesso le ferie, ha esagerato con l’orario di lavoro, è spogliato dei propri beni, della terra, delle macchine agricole, che passano allo Stato. Per il reato è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza; il nostro agricoltore sarà, quindi, tradotto al carcere; sarà però in buona compagnia tra assassini, stupratori, rapinatori, terroristi e quanto altro (art. 380 comma 2 c.p.p.). Nelle more giudiziali si potrà comunque avere il sequestro dei beni o in alternativa il controllo

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giudiziario dell’azienda agricola, una sorta di amministrazione controllata sotto l’egida giudiziale e volta a conservare la struttura aziendale e la produzione”. La legge sul caporalato non piace neanche all’avvocato Gualtiero Roveda che ha seguito l’iter per l’associazione Fruitimprese: “Il mio pensiero – dichiara Roveda - va controcorrente rispetto all’opinione prevalente: il provvedimento rappresenta, a mio giudizio, una grande delusione sia sotto il profilo politico, sia sotto quello tecnico: se l’agricoltore, per sopravvivere, è costretto ad assumere in nero o in grigio, non è aumentando le pene che si risolvono i problemi”. “Sotto il profilo tecnico non mi convince – continua Roveda - la modifica apportata dalla nuova legge all’art. 603 bis del codice penale. In proposito, per essere al di sopra di ogni sospetto, mi limito a riassumere quanto rilevato dallo stimato giuslavorista Pietro Ichino, che vanta un passato da dirigente sindacale della Fiom-Cgil. Sul suo sito personale si può leggere il commento integrale. In esso sono illustrate le perplessità riguardo alla tecnica

legislativa con cui l’intendimento legislativo, pienamente condiviso dal professore, viene perseguito: la critica di fondo alla modifica del codice è determinata dal fatto che la norma pecca di genericità eccessiva per una disposizione penale. Inoltre, la norma in esame considera indice di sfruttamento la sussistenza di una serie di circostanze. Tuttavia questi elementi definitori della nozione di sfruttamento sono indicati nella norma non come tratti essenziali, cioè necessari – cumulativamente o alternativamente tra loro – affinché si configuri il reato, ma solo come elementi descrittivi, la cui presenza nel caso concreto può contribuire al configurarsi del reato, ma non è indispensabile. Per parlare semplice si è rimasti molto sul generico”. “La legalità è il fondamento dello Stato e della Società, però si deve avere la consapevolezza che ha un costo e questo costo deve essere equamente distribuito tra tutti – conclude Roveda - Condizione imprescindibile per avere legalità è quella di mettere le persone nelle condizioni di poterla rispettare”.

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gricoltura

Con il PSR in Puglia oltre 2200 agricoltori otterranno un sostegno per le loro aziende

LAVORO: COLDIRETTI PUGLIA, AL VIA LE ASSEMBLEE A BRINDISI E TARANTO

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l via le assemblee dedicate ai giovani di Coldiretti a Taranto e Brindisi, dato che in Puglia grazie al PSR oltre 2200 agricoltori otterranno un sostegno per la ristrutturazione o l’ammodernamento delle loro aziende. Più di 1700 aziende agricole riceveranno sostegni per la partecipazione a regimi di qualità, a mercati locali e filiere corte, potendo investire nel settore della trasformazione e della commercializzazione di prodotti agricoli. “Parlano il linguaggio dell’innovazione dice il Presidente dei giovani di Coldiretti Puglia, Serena Minunni - i dati relativi al lavoro nei campi pugliesi, dove il 35 percento delle imprese agricole pugliesi è condotto da giovani. Le giornate di lavoro in cui sono impegnati lavoratori agricoli tra i 20 ed i 40 anni sono 4.907.478, pari al 15% del totale nazionale. Numeri ragguardevoli per un settore che fino a pochi anni fa ha vissuto un processo di invecchiamento che pareva inarrestabile. Dal commercio elettronico contadino alla farm adoption, dalla coltivazione on line alla carta d’identità digitale degli alimenti, dal “grande fratello” in

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stalla al virtual tour in campagna fino al crowdfunding per il finanziamento di idee innovative le aziende agricole italiane sono alcune delle esperienze positive che il progetto intende moltiplicare sul territorio nazionale dove le aziende agricole condotte da giovani hanno fame di innovazione”. “Abbiamo avviato il ciclo di incontro nelle due province perché sta crescendo la domanda di livelli più elevati di professionalità – spiega il Direttore di Coldiretti Taranto e Brindisi, Aldo De Sario - con particolare riguardo a figure specializzate in grado di seguire lo sviluppo di specifiche coltivazioni, la conduzione di macchinari o la gestione di attività che oggi si sono integrate con quella agricola. La crescita del digitale e i nuovi strumenti a disposizione sono opportunità che i giovani imprenditori devono cogliere, anche se purtroppo sono ancora troppe le aree rurali che risultano ‘isolate’ e hanno difficoltà di connessione ad internet. I giovani in agricoltura sono molto attenti all’informatizzazione, utile a rendere più efficace ed efficiente la commercializzazione dei prodotti, la contabilità e la comunica-

zione esterna. L’aumento record del 26 per cento delle iscrizioni all’Università nei corsi di laurea in scienze agroalimentari, in netta controtendenza rispetto all’andamento generale nell’ultimo decennio, conferma la presenza di nuove ed interessanti opportunità di lavoro in campagna dove si stima che grazie alla green economy saranno disponibili centomila posti di lavoro per i prossimi tre anni”. Le aziende condotte da giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, hanno il 50 per cento di occupati per azienda in più e un fatturato più elevato del 75 per cento della media. La tendenza positiva in atto con l’aumento dei giovani lavoratori agricoli nelle campagne riguarda sia gli occupati dipendenti che crescono del 15%, sia quelli indipendenti (imprenditori agricoli, coadiuvanti familiari o soci di cooperative agricole) che vedono una crescita del 9 per cento. L’incremento si registra sia tra i ragazzi (+16 per cento) che tra le ragazze (+5 per cento), a testimoniare che l’appeal del settore agricolo tra i giovani è ormai trasversale ai generi.

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gricoltura

Le comunicazioni devono essere effettuate almeno 60 minuti prima di inizio l’attività

Norme più severe per voucher lavoro per vendemmia e raccolta frutta

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’Ufficio Datori di Lavoro di Coldiretti informa che diventa obbligatorio inviare, oltre che all’INPS, anche alla Direzione Territoriale del Lavoro competente la comunicazione di inizio attività per i lavoratori soggetti a voucher. Entrambe le comunicazioni devono essere effettuate almeno 60 minuti prima che abbia inizio l’attività lavorativa. L’omesso adempimento di entrambe le comunicazioni si configura come lavoro nero ed è quindi soggetto a maxisanzione, mentre la sola omissione della comunicazione via mail comporta una sanzione amministrativa da € 400 a € 2.400 per ciascun lavoratore impiegato. La email deve contenere, nell’oggetto, la ragione sociale e il codice fiscale del committente, e nel corpo la ragione sociale e il codice fiscale del committente, i dati anagrafici e il codice fiscale del lavoratore, il luogo e la durata della prestazione, con un arco temporale non superiore ai 3 giorni. Il quadro di prospettiva che ne conseguirà - conclude la Coldiretti - presenta, per il settore agricolo, profili di particolare criticità in quanto, non solo l’agricoltura si trova a dover pagare pegno per colpe che non le appartengono, (impiego dei voucher per 1,09% del totale) ma soprattutto per il fatto che

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di Rino PAVONE

si intravede il pesante rischio di un arretramento nell’utilizzo del voucher ascrivibile sia all’appesantimento dell’onere burocratico (per 15 giorni di vendemmia dovranno essere effettuate almeno 5 comunicazioni anzichè 1,) sia per l’ulteriore limitazione imposta dei 2.020 euro come per la generalità degli imprenditori, che però non scontano le pesanti limitazioni previste solo per il settore agricolo. Voucher: ecco a chi mandare la comunicazione obbligatoria E’ la prima comunicazione assoluta dell’Ispettorato nazionale del lavoro. La circolare diffusa offre i chiarimenti sulla procedura di comunicazione preventiva, introdotta dal Dlgs 185/2016 a carico degli imprenditori e dei professionisti che utilizzano il lavoro accessorio. Si tratta di chiarimenti molto attesi, perché a dispetto delle salate sanzioni che si dovranno pagare per la mancata comunicazione preventiva per l’uso dei voucher, non era stato ancora definito quali fossero i numeri di telefono o la mail a cui comunicare l’uso del buono lavoro. L’obbligo di comunicazione all’INPS nel momento in cui il lavoratore inizia l’attività non è comunque venuto meno, come sottolinea la circolare dell’Ispettorato nazionale. Fatta la

comunicazione all’INPS, entro i 60 minuti precedenti all’avvio effettivo della prestazione si dovrà inviare una mail alla sede provinciale dell’ispettorato pena il pagamento di una sanzione amministrativa che va tra i 400 e i 2.400 euro per ogni lavoratore per il quale non è stata data comunicazione. La comunicazione va data alla sede territoriale dell’Ispettorato del lavoro, mediante sms o posta elettronica (prove da tenere in caso di controlli), i dati anagrafici o il codice fiscale del lavoratore, indicando, il luogo, il giorno e l’ora di inizio e di fine della prestazione. Gli imprenditori agricoli sono tenuti a comunicare i dati entro 3 giorni. L’assenza anche della dichiarazione di inizio attività all’Inps, comporterà l’applicazione della maxi-sanzione per lavoro nero. “Il personale ispettivo - spiega la circolare - terrà invece in debito conto, in relazione alla attività di vigilanza sul rispetto dei nuovi obblighi, l’assenza di indicazioni operative nel periodo intercorso tra l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 185/2016 e la presente circolare”. “Si fa riserva - prosegue il ministero - comunque di fornire ulteriori indicazioni sulla disciplina sanzionatoria dopo un primo monitoraggio sulla applicazione delle nuove disposizioni”.

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Convegno Tecnico Manica Spa

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PER LASCIARE UNA BUONA IMPRONTA

anica SpA, azienda leader nella produzione di agrofarmaci per l’agricoltura a base di rame, da sempre fortemente impegnata nei confronti della sostenibilità e dell’ambiente, organizza un importante evento sull’impatto delle emissioni di CO2. Il Convegno “Strategie per la riduzione dell’impronta carbonica in agricoltura”, fissato per giovedì 10 Novembre 2016 si tiene alle ore 15.00 presso il GRAND HOTEL TRENTO e prosegue poi nella suggestiva cornice del MUSE: una location ideale coerente per principi e tematiche, con il lungo lavoro svolto nell’attenta ricerca e nel rispetto del nostro pianeta. L’evento coinvolge in primis i tecnici del settore – di campo e di cantina – e

i principali clienti Manica che da sempre condividono problemi e soluzioni in campo. Il confronto è aperto agli accademici, alle imprese, alle opinioni scientifiche più autorevoli e alle istituzioni. Il parterre dei relatori è autorevole per spessore culturale e preparazione tecnica, a partire dal Professor Andrea Segrè della Fondazione Mach, al dr. Paolo Gabrielli dell’Ohio State University, al dott. Marcello Lunelli di Cantine Ferrari, allo stesso Michele Manica che in veste di Responsabile Ricerca e Sviluppo Manica Spa, rappresenta un esempio concreto e tangibile di un progetto imprenditoriale fatto di scelte produttive e strategiche conformi alle nuove prospettive di un futuro sempre più vicino all’ambiente e alle sue esigenze.

In Austria a Weiz

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11° DISTRIBUTOR MEETING PESSL INSTRUMENTS

i è tenuto lo scorso 9-12 ottobre in Austria a Weiz, l’11° distributor meeting dell’azienda Pessl Instruments. Pessl Instruments, da 30 anni attiva nel settore del monitoraggio agrometeorologico, produce e commercializza soluzioni tecnologiche note in tutto il mondo con il marchio Metos®. Dispositivi wireless ed accessibili ovunque attraverso la piattaforma web www.FieldClimate.com, con apps per sistemi operativi Android e iOS Apple, forniscono informazioni e servizi a supporto delle principali pratiche agricole: stazioni meteo con modelli di previsioni delle malattie, servizi di

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previsione meteo localizzate di alta precisione e trappole elettroniche per una gestione sostenibile della difesa; monitoraggio dell’umidità del suolo e sistemi di automazione per l’ottimizzazione dell’irrigazione; sensori per la misura di macronutrienti in campo e soluzioni per l’osservazione da remoto della vegetazione. I lavori hanno avuto la finalità di mettere assieme tutto il mondo della distribuzione, di servizi a supporto dell’agricoltura, per poter fornire a questi gli aggiornamenti tecnici e le novità che Pessl Instruments commercializzerà nei prossimi anni. Questa è stata un’importante occa-

sione sia per i tecnici che per gli addetti ai lavori, di poter scambiare le diverse esperienze tecniche fatte in diversi paesi del mondo, su diverse colture e con nuove tecnologie. I nuovi PSR e PIF nascono con l’obiettivo di dare alle aziende agricole più supporto anche dal punto di vista tecnologico in un’ottica di ottimizzazione degli input con particolare riguardo alla risorsa acqua. Pessl Instruments da anni propone soluzioni finalizzate al risparmio idrico e potrà offrire molte opportunità di crescita alle aziende agricole.

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ootecnia

IN PUGLIA PIU’ TUTELA PER 2 FORMAGGI DOP E 17 TRADIZIONALI

LATTE: STORICO VIA LIBERA A ETICHETTA MADE IN ITALY

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torico via libera della Unione europea alla richiesta italiana di indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattierocaseari, perché sono scaduti senza obiezioni alle ore 24 del 13 ottobre i tre mesi dalla notifica previsti dal regolamento 1169/2011 quale termine per rispondere agli Stati membri che ritengono necessario adottare una nuova normativa in materia di informazioni sugli alimenti. Il provvedimento, fortemente sostenuto dalla Coldiretti, era stato annunciato dal premier Matteo Renzi e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina in occasione della Giornata nazionale del latte Italiano a Milano, organizzata proprio da Coldiretti. Ben 80mila mucche da latte presenti in Puglia possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, formaggi e yogurt – sottolinea la Coldiretti Puglia – che è garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore,grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello nazionale e comunitario con 2 DOP (canestrato pugliese e mozzarella di bufala) e 17 formaggi rico-

nosciuti tradizionali dal MIPAAF (burrata, cacio, caciocavallo, caciocavallo podolico dauno, cacioricotta, cacioricotta caprino orsarese, caprino, giuncata, manteca, mozzarella o fior di latte, pallone di Gravina, pecorino, pecorino di Maglie, pecorino foggiano, scamorza, scamorza di pecora, vaccino). “E’ un grande successo per tutto il mondo agricolo e per gli allevatori che versano in una grave situazione – dice ilPresidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - per colpa del prezzo del latte troppo basso e delle importazioni di latte e prodotti semilavorati dall’estero, utilizzati per fare mozzarelle e formaggi spacciati per ‘Made in Puglia’. L’etichettatura obbligatoria diverrà una infallibile cintura di sicurezza per i nostri allevatori che devono poter competere alla pari e per la salute dei nostri consumatori debbono poter scegliere in maniera consapevole quello che acquistano e mangiano”. L’Italia è diventata il più grande importatore di latte al mondo, con il risultato che oggi tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché finora non è stato obbligatorio riportarlo in etichetta. In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, venduti come prodotti lattiero-caseari “Made in Puglia”. Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di “latte equivalente” tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. “Sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà in Puglia – continua il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - appena 2.700 stalle, a causa principalmente del prezzo del latte, oggi dovuta non solo alla crisi, ma anche e soprattutto a queste evidenti anomalie di mercato. Oltre all’in-

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ganno a danno dei consumatori, si tratta di concorrenza sleale nei confronti degli stessi industriali e artigiani che utilizzano esclusivamente latte locale. L’insidia alla salute dei consumatori e l’erosione della capacità di competere dei nostri allevatori e dei nostri coltivatori è dipesa finora principalmente da un fattore, dall’assenza di etichettatura obbligatoria sull’origine delle materie prime”. Il via libera comunitario riguarda l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattierocaseari che dovrà essere indicata in etichetta con: a) “paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte”; b) “paese di condizionamento: nome della nazione nella quale il latte è stato condizionato” c) “paese di trasformazione: nome della nazione nella quale il latte è stato trasformato”; Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattierocaseari sia stato munto, condizionato e trasformato nello stesso paese, l’indicazione

di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte: nome del paese”. Se invece le operazioni indicate avvengono nei territori di più paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata possono essere utilizzate le seguenti diciture: “miscela di latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento, “latte trasformato in Paesi UE” per l’operazione di trasformazione. Infine, se le operazioni avvengono nel territorio di più paesi situati al di fuori dell’Unione Europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata possono essere utilizzate le seguenti diciture: “miscela di latte di Paesi non UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato in Paesi non UE” per l’operazione di condizionamento, “latte trasformato in Paesi non UE” per l’operazione di trasformazione. Nell’ultimo anno - denuncia la Coldiretti - hanno addirittura

superato il milione di quintali le cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10 per cento dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. Un chilogrammo di cagliata usata per fare formaggio sostituisce circa dieci chili di latte e la presenza non viene indicata in etichetta. Oltre ad ingannare i consumatori ciò fa concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco.

Per festeggiare i suoi 10 anni di attività editoriale

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Eventi in diretta dalla pagina Foglie TV

oglie TV per festeggiare i suoi 10 anni di attività editoriale informando e comunicando in agricoltura, ha pensato di omaggiare i propri utenti con una serie di importanti eventi dati in DIRETTA STREAMING: dalla pagina di Facebook https://www.facebook.com/foglieonline/ ll 12 novembre ore 11.00 presso la Sala Trio dell’ufficio stampa del Centro Servizi Bologna Fiere, organizza un approfondimento su “Psr Puglia fra sviluppo agricolo e comunicazione”.L’ evento in collaborazione con due degli Studi Tecnici

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più attivi in Puglia: Studio Finagri di Bisceglie e Vueffe Consulting di Terlizzi. Per la prima volta insieme per presentare, illustrare e dettagliare i più importanti bandi attivi del PSR Puglia 2014-2020. Accanto a questi professionisti saranno coinvolti anche professori universitari e rappresentanti istituzionali sia del campo agricolo che della meccanizzazione. Domenica 13 Novembre dalle ore 10,00 alle 11,30 nella sala convegni del pad. 33 Ter, all’interno di Eima 2016, si svolgerà il consueto Talk show organizzato da Unacma.Conduce Donato Fanelli - Editore di FOGLIE

TV Temi: Breve resoconto sull’EIMA 2016 a cura di Massimo Goldoni La Revisione: cosa c’è da fare La formazione giovanile: come realizzare il Mech@griJOBS dopo la fase promozionale Parteciperanno al Talk: Massimo Goldoni-Federunacoma, Roberto Rinaldin UNACMA, i presidenti di Unima, Confai e delle principali organizzazioni agricole Il 18 novembre ore 19.00 ci sarà la diretta del Premio Bella Vigna un concorso a premi per aziende agricole che ha come obiettivo quello di premiare il miglior vigneto di uva da tavola. I 3 migliori vigneti saranno premiati in una giornata/evento organizzata nella seconda settimana di novembre nell’ambito della quale, in un clima di festa e convivialità, sarà possibile diffondere i concetti alla base di una viticoltura da tavola razionale, sostenibile e volta alla migliore qualità. Inoltre vi sarà un Gran Premio della Sostenibilità: sarà premiato il vigneto che attua nel modo migliore i principi della sostenibilità colturale e ambientale.

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gricoltura

Analisi su noccioli di albicocca, pesca e sul pastazzo di agrumi

Scarti della frutta: che fatica gestirli secondo la normativa

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li scarti della frutta possono diventare una risorsa? La risposta e’ “ni”, nel senso che possono essere riutilizzati tal quali, ma seguendo delle regole ben precise. Che non tutti conoscono. Micaela Utili, esperta dell’associazione Confimi Romagna, tratta spesso il tema del recupero degli scarti vegetali agroalimentari, tra vecchie e nuove norme. Gli scarti possono essere (o diventare) rifiuti, sottoprodotti, combustibili o mangimi e in ogni singolo

caso vi sono delle norme differenti. Se uno scarto diventerà mangime o una biomassa, le procedure e le autorizzazioni da ottenere sono ben differenti. “Si tratta di una materia complessa – spiega Micaela – con leggi che si sono susseguite negli anni. Le aziende spesso si rivolgono a noi per avere un parere e, in tutti i casi, notiamo che c’è poca informazione e nessuno ne parla”. Anche di recente Micaela ha tenuto un convegno dove ha portato un

esempio del settore della frutta. “Consideriamo i noccioli di albicocca. Le aziende di trasformazione in succhi di frutta e confetture hanno tonnellate di questo prodotto. Potenzialmente possono essere riutilizzati completamente ma, a seconda del riutilizzo, ci sono dei vincoli. Prima di tutto occorre separare la frazione legnosa dal seme. Consideriamo ora il riutilizzo della parte legnosa. Se si vuole investire e portare la percentuale di umidità al 15%, tramite essiccazione, questo

legno può essere rivenduto come biomassa. Con umidità superiore al 15% è considerato invece un rifiuto e può essere dirottato al termovalorizzatore e questo può comportare un costo, invece che un guadagno”. Suona strano che, a seconda della percentuale di acqua presente, un legno possa essere un rifiuto, ma questo dice la legge. Poi vi è il seme (armellina). Questo può avere due utilizzi: o destinato alla produzione di farina da usare in pasticceria, oppure destinato all’estrazione dell’aroma ad esempio per distillare liquori. “Ma se abbiamo

in mente di estrarre il seme per uso alimentare – aggiunge Micaela – non potremmo accumulare i noccioli senza prevedere un piano di Haccp. E non potranno essere stoccati neppure per troppo tempo, a meno che non si abbiano locali refrigerati”. Anche i noccioli di pesca possono essere utilizzati come biomassa, previa essiccazione per portare il legno al 15% di umidità. C’è da verificare se il costo dell’essiccazione viene coperto dal ricavo alla vendita. Un’altra categoria analizzata è il pastazzo di agrumi, in pratica il residuo

della spremitura. Può essere destinato al settore mangimistico oppure come fertilizzante. Ma occorre fare attenzione allo stoccaggio: se partono i processi di fermentazione, non può essere usato. “Se lo si destina alla mangimistica – spiega l’esperta – occorre avere tutte le autorizzazioni necessarie come produttore di materie prime per mangimi. Se partono i fenomeni di fermentazione naturale, rientra nella categoria dei rifiuti e come tale va gestito. Se non si hanno le autorizzazioni necessarie, tra l’altro, si cade sotto il codice penale”.

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groalimentare

Dopo il tavolo di coordinamento ortofrutticolo tenutosi a Roma

Politiche di marca e strutturali per la crescita dell’export di ortofrutta

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er l’ortofrutta occorrono politiche strutturali di lungo termine che siano funzionali ad accrescere il potere contrattuale dei produttori, avviare politiche di marca e ridurre la concorrenza tra produttori. Siamo d’accordo con il recente appello del ministro Martina che ha chiesto ‘meno organizzazioni, più organizzazione’”. Così il coordinatore del settore ortofrutta dell’Alleanza delle Cooperative italiane, Davide Vernocchi, ha commentato il tavolo di coordinamento ortofrutticolo dell’Alleanza delle Cooperative italiane che si è svolto a Roma alla presenza del ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina. All’incontro hanno partecipato anche Leonardo Di Gioia (assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia), Maurizio Gardini (presidente nazionale di

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Confcooperative), Giorgio Mercuri (presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane – settore agroalimentare). Sfide del settore, barriere all’export, problematiche fitosanitarie e nuove normative UE in materia di OCM ortofrutta: questi i principali temi affrontati nel corso della riunione sulla cooperazione ortofrutticola, che oggi esprime 8,1 miliardi di euro di fatturato e conta circa 930 cooperative, 90mila soci e 28mila addetti. Al centro dell’incontro anche l’internazionalizzazione, “un punto su cui le nostre aziende – ha detto Vernocchi - sono in prima linea e hanno bisogno di un sostegno strutturale. In tema di internazionalizzazione e di barriere fitosanitarie è fondamentale infatti una politica di supporto che aiuti le imprese ad aumentare i volumi di ex-

port, in particolar modo su prodotti chiave come il kiwi, esportato in 50 Paesi per un volume di 400mila tonnellate nello scorso anno, e le mele con 1 mln di tonnellate commercializzate oltre confine”. In tema di OCM ortofrutta, Vernocchi ha inoltre sottolineato come la cooperazione ortofrutticola europea stia lavorando per creare un fronte comune coeso, che vede l’Italia lavorare al fianco degli altri Paesi produttori storici, come Francia, Spagna, Belgio e Olanda, a cui si è aggiunta ultimamente anche la Polonia. “Con questa compatta alleanza tra sei Paesi, insieme chiediamo che la comunità europea sia in grado di accompagnare la crescita competitiva del settore, approntando regolamenti che tengano conto delle peculiarità delle singole realtà produttive”.

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T R urismo

urale

Un arrivo ad Alberobello, 8^ tappa Molfetta – Peschici

Due tappe pugliesi nel Giro d’Italia del Centenario di Vito CASTELLANETA

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resentata ufficialmente a Milano l’edizione n. 100 del Giro d’Italia (5 – 28 maggio): in platea tanti vincitori del Giro oltre al Presidente dell’UCI, Brian Cookson, molti addetti ai lavori e appassionati. Il saluto di Urbano Cairo, Presidente di RCS MediaGroup, ha aperto la presentazione. Il 5 maggio la partenza dalla Sardegna con rientro sulla penisola dopo due tappe in Sicilia.

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Il 28 l’arrivo finale a Milano per la 76^ volta. Prima tanto Sud e un viaggio attraverso un’Italia tutta da scoprire. Due tappe attraverseranno la Puglia. Si comincia con la Castrovillari – Alberobello (famoso nel Mondo per i suoi Trulli che sono anche patrimonio dell’Unesco); ripartenza da Molfetta e arrivo a Peschici attraverso la strada panoramica del Gargano. La Corsa Rosa

renderà omaggio a tanti Campioni (Bartali, Coppi, Pantani per citarne alcuni) e luoghi che hanno fatto la storia del Paese senza dimenticare la sua anima solidale. In programma 6 tappe per velocisti, 8 di media difficoltà, 5 di alta difficoltà e 2 a cronometro (67,2 chilometri totali) compresa quella che chiuderà il Giro, dall’Autodromo di Monza al Duomo di Milano. Lo Stelvio sarà la Cima Coppi. Dalla Sardegna a Mila-

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no attraverso città, luoghi e persone che hanno fatto la storia dell’Italia e della Corsa Rosa. Il Giro d’Italia edizione 100 - organizzato da RCS Sport/La Gazzetta dello Sport – non sarà solo una manifestazione sportiva ma anche un evento culturale e sociale che porterà alla ribalta internazionale l’Italia con le sue tradizioni, i suoi valori e il “Made in Italy”. Giro d’Italia, grande attesa per la tappa di arrivo ad Alberobello - Venerdì 12 maggio l’edizione numero 100 del giro rosa arriva nella Capitale dei Trulli. Un traguardo signifi-

cativo per Alberobello, nell’anno del suo ventennale dal riconoscimento Unesco; “Siamo soddisfatti per il risultato ottenuto - ha dichiarato l’Assessore allo Sport Pietro Susca, presente alla presentazione di Milano assieme al sindaco Michele Longo - un risultato che ci riempie di gioia e che vogliamo condividere con l’intero territorio. Il Giro D’Italia rappresenta un volano di grande portata e di qualità per la promozione turistica e culturale dell’intera Regione. Siamo già operativi - ha concluso Pietro Susca - “il giro per noi comincia da domani”. Il Comu-

ne di Alberobello, infatti, si sta già attivando, in occasione del sopralluogo previsto per il prossimo 11 novembre. Molto soddisfatto per le due tappe “pugliesi” anche Paolo Verri commissario di PugliaPromozione : “Le tappe toccano territori di straordinaria bellezza come Alberobello, sito Unesco per i suoi trulli, Molfetta e Peschici sul Gargano. Sfrutteremo al meglio il contatto con le 194 nazioni collegate e con i sette milioni di contatti social e i 500 mila spettatori al giorno, più gli 834 milioni di telespettatori previsti dai cinque continenti” .

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Il CIHEAM Bari

LEA srl

DUPONT

celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione

difesa e controllo delle Orobanche del pomodoro

presenta Acanto Plus e Grastar Trio

Anche la Puglia celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2016, e lo fa al teatro Petruzzelli di Bari. L’evnto è stato organizzato, in collaborazione con l’associazione Ambiente Puglia, dal CIHEAM di Bari, cuore pulsante in quel Mediterraneo che rappresenta, come sottolineato dal Segretario Generale del CIHEAM, Cosimo Lacirignola, un ponte verso diversi mondi.

Il controllo delle Orobanche per i produttori di pomodori da industria è divenuta la problematica più importante: la sua risoluzione tecnica, per l’areale foggiano in particolare, deciderà il futuro della coltivazione. LEA srl, azienda modenese che da oltre vent’anni opera nel settore della fisio nutrizione vegetale.

DuPont ha presentatovdue nuovi prodotti che completeranno la gamma DuPont per le produzioni cerealicole: DuPont Acanto Plus fungicida per il controllo delle malattie dei cereali e DuPont Grastar Trio erbicida per il diserbo dei cereali a paglia. presenti all’incontro provenienti da tutto il Sud Italia.

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N° 18 - 15 ottobre 2016

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VUEFFE CONSULTING PRESENTA

LE CANDIDATURE A VALERE SULL’AVVISO 16.1 DEL PSR PUGLIA 2014-2020

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ei giorni scorsi Vueffe Consulting, società di innovation broking in agricoltura - in veste di referente capofila - ha presentato 3 progetti per altrettanti costituendi Gruppi Operativi nell’ambito dell’avviso pubblico inerente la misura 16.1 del PSR Puglia 2014-2020. I progetti presentati sono frutto del lungo lavoro di concertazione dal basso partito lo scorso maggio (ben prima dell’uscita del bando) e mirato divulgare l’opportunità presso gli imprenditori agricoli, raccogliere le loro istanze ed esigenze specifiche di innovazione, ed individuare soluzioni potenzialmente utili presso gli operatori dell’industria, della ricerca e dell’innovazione applicata. E’ stato un lavoro sfidante e molto gratificante, che ci ha permesso di conoscere ancor più approfondita-

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mente le problematiche dell’agricoltura attuale, in rapido ed ineluttabile cambiamento, oltre che di confrontarci con i validissimi ricercatori, studiosi e professionisti di settori affini che la nostra terra può offrire. Insieme ai partner imprenditoriali, industriali ed accademici - compagni di viaggio preziosi e sempre disponibili – abbiamo delineato delle progettualità di indubbio interesse per lo sviluppo ottimale dell’agricoltura pugliese. I progetti candidati riguardano i seguenti temi: - EFFICIENZA ENERGETICA DEL SISTEMA SERRA, - MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DEI SUOLI AGRARI, - CREAZIONE DI UN HUB MULTIDISCIPLINARE DI SUPPORTO ALLE IMPRESE PER LO SVILUPPO VIRTUOSO. Vi presenteremo in dettaglio tutti

i progetti attraverso il nostro blog sul sito www.vueffeconsulting.it nelle prossime settimane poiché, nell’ottica assolutamente inclusiva del PSR e del Partenariato Europeo per l’Innovazione, siamo aperti ad arricchire ciascun partenariato con l’adesione di altre aziende agricole o realtà industriali, professionali e della ricerca che vogliano contribuire alla buona riuscita di ciascun progetto, e che siano interessate a cogliere i concreti vantaggi produttivi che ciascun progetto svilupperà . Per ogni ulteriore informazione potete rivolgervi alla Divisione Innovazione di Vueffe Consulting srl: Tel. 080.3513564: Mobile:331.2145607 Email: a.ressa@vueffeconsulting.it

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