FOGLIE n.22/2016

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

N° 22 • 15 DICEMBRE 2016

FENOMENI agricoli AUGURI FOGLIE... e buon 2017 a tutti voi!

b u one fe s t e





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ditoriale

#10anniFoglie: “Ciò che non comunichiamo non esiste”

15 DICEMBRE 2016 - n. 22 - Anno 11

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

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a G.ED.A. (Giovani Editori Associati) Soc. Coop. ha festeggiato presso Tenuta Pinto a Mola di Bari i 10 anni del brand “Foglie” divenuto con i suoi mezzi multimediali (il periodico “Foglie” distribuito capillarmente in 5000 copie su tutta la regione Puglia, la web Tv Foglie.Tv 15.000 visualizzazioni media mese certificate, il portale FoglieOnline) punto di riferimento imprescindibile per settori (agricoltura, agroalimentare, turismo rurale) vitali e fondanti dell’economia e dell’immagine della nostra amata regione. Non poteva quindi che essere “Ciò che non comunichiamo non esiste” il tema della tavola rotonda sul ruolo della comunicazione in agricoltura che è stata organizzata in occasione di tale decennale. Dopo i saluti del Presidente della G.ED.A. Donato Fanelli e l’interven-

to in video messaggio del Senatore Dario Stèfano (che ha ringraziato “Foglie” del prezioso lavoro fatto al servizio dell’agricoltura e dell’agroalimentare di Puglia nel corso di questi anni) si sono alternati gli interventi sul tema da parte di Giuseppe D’Onghia dirigente dipartimento sviluppo rurale della regione Puglia, Sergio Ventricelli Presidente del Distretto della comunicazione e dell’editoria (Dialogoi), Vittorio Filì presidente Associazione regionale periti tecnici in agricoltura (Arptra), Marco Acerbi Direttore Ufficio eventi Federazione Nazionale Costruttori Macchine Agricole (FederUnacoma), Michele Peragine presidente associazione giornalisti agroalimentare Puglia e Nicola Mangialardi del gruppo Telenorba. Ha coordinato il dibattito il giornalista de Il Sole 24 Ore Vincenzo Rutigliano.



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ommario

5 editoriale

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#10annifoglie Ciò che non comunichiamo non esiste

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17 consorzio bonifica arneo 24 Erasmus agricolo

Opportunità di crescita per giovani

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10 ulivi centenari 15 16

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nuovo bando per i gal Ritardo di 6 mesi su operatività

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sindaco monopoli romani Gal, gravi errori in Regione ambiente

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ilva taranto’ 2,6 Mld per bonifica ambientale

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Burrata di andria In elenco IGP ma senza origine latte

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consorzio vinatteri romani L’eccellenze romane a palazzo Brancaccio

Tagliati per vendere legna

legge bruciatura stoppie Buone notizie per i cerealicoltori

love at L’amore per il cibo in rassegna

macchine irroratrici

primitivo di manduria Bilancio Positivo per il consorzio

Scaduto termine per controllo funzionale

mondo gal

Accolti una decina di ricorsi sui tributi

agroalimentare AGRICOLTURA

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EVENTI

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fiera del levante Newco fra CCIAA Bari e Fiera Bologna gate&gusto 2017 A foggia la settima edizione


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groalimentare

INACCETTABILE CONTRADDIZIONE CON DECRETO ETICHETTATURA

UE: BURRATA ANDRIA ISCRITTA IN ELENCO IGP MA SENZA ORIGINE DEL LATTE

è

inaccettabile che il riconoscimento comunitario IGP (Indicazione Geografica Protetta) alla ‘burrata di Andria’ non tenga conto delle importanti novità introdotte dal decreto che obbliga ad indicare in etichetta

ficiano esclusivamente artigiani e industriali che vendono prodotto fatto con latte importato dall’estero, gabbando i consumatori e la sana imprenditoria zootecnica pugliese. Dal 2013 fino alla presentazione ufficiale della richiesta c’è stato un

l’origine del latte da utilizzare per fare i prodotti lattiero – caseari ‘made in Italy’. Il Disciplinare non contiene alcuna indicazione dell’origine del latte. E’ una occasione perduta per il territorio e per il latte locale, un’operazione di cui bene-

assordante silenzio della Regione Puglia sulla vicenda, nonostante le promesse dell’Assessorato alle Risorse Agroalimentari di costruire una proposta che prevedesse l’inserimento in disciplinare almeno di percentuali di prodotto locale,

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giustificando e motivando tecnicamente la scelta”. Duro il commento del Presidente della Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla notizia della iscrizione nell’elenco delle IGP alla ‘Burrata di Andria’ che non contiene alcuna chiara prescrizione circa l’origine del latte da utilizzare. Dalle frontiere italiane passano – sottolinea la Coldiretti – ogni giorno 24 milioni di litri di “latte equivalente” tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. “C’è una grave e sostanziale contraddizione – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – oltre ad un evidente tentativo di rendere appetibile a livello commerciale un prodotto fatto con latte estero. Il disciplinare caratterizza solo la qualità del prodotto (% di grasso, di proteine, carica batterica, ecc…) che potrebbe, quindi, provenire da qualsiasi parte del mondo. E’ inaccettabile che una filiera produttiva così importante e riconosciuta non voglia cogliere la

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grande opportunità data dall’etichettatura obbligatoria che di fatto è un grande successo per tutto il mondo agricolo e per gli allevatori che versano in una grave situazione per colpa del prezzo del latte troppo basso e delle importazioni di latte e prodotti semilavorati dall’estero, utilizzati per fare mozzarelle e formaggi spacciati per ‘Made in Puglia’. L’etichettatura obbligatoria deve diventare una infallibile cintura di sicurezza per i nostri allevatori che devono poter competere alla pari e per la salute dei nostri consumatori debbono poter scegliere in maniera consapevole quello che acquistano

e mangiano”. Ben 80mila mucche da latte presenti in Puglia possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, formaggi e yogurt – sottolinea la Coldiretti Puglia – che è garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore, grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello nazionale e comunitario con 2 DOP (canestrato pugliese e mozzarella di bufala) e 17 formaggi riconosciuti tradizionali dal MIPAAF (burrata, cacio, caciocavallo, caciocavallo podolico dauno, cacioricotta,

cacioricotta caprino orsarese, caprino, giuncata, manteca, mozzarella o fior di latte, pallone di Gravina, pecorino, pecorino di Maglie, pecorino foggiano, scamorza, scamorza di pecora, vaccino). In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, venduti come prodotti lattiero-caseari “Made in Puglia”.

Per una scelta consapevole da parte dei consumatori

M5S: “Origine delle materie prime obbligatoria in etichetta”

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endere obbligatoria l’indicazione d’origine delle materie prime nell’etichetta alimentare, specificando non solo il luogo dove viene trasformato e confezionato il prodotto ma anche il Paese di provenienza dei singoli ingredienti, in modo da fornire al consumatore la massima trasparenza e consentire di fare una scelta consapevole. È la richiesta che i parlamentari del Movimento 5 Stelle della Commissione Agricoltura porgono al Governo a margine del convegno “Etichetta alimentare: istruzioni per l’uso contro gli inganni della pubblicità”. “ Visto che la partita sulla normativa che definisce l’etichetta alimentare si gioca quasi tutta in ambito europeo, fin quando l’Italia non riuscirà a farsi valere in Europa, dovremo battere i pugni su tutti i tavoli delle sedi comunitarie per far sentire la nostra voce. Un esempio positivo, in questo senso, è rappresentato dall’indicazione d’origine del latte usato nei prodotti lattiero caseari chiesta da tempo dal M5S e che finalmente partirà anche in Italia dal prossimo 1° gennaio – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogrup-

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po M5S in Commissione Agricoltura a Montecitorio – Per scardinare l’attuale sistema occorre fare un lavoro di fino a livello nazionale prodotto per prodotto, come ci auguriamo avvenga davvero per indicazione dell’origine del grano usato nella pasta italiana, proposta da un ordine del giorno del M5S e per la quale attendiamo ancora che il Ministero delle Politiche Agricole faccia ufficialmente richiesta all’Ue per applicarla in Italia in via sperimentale. Oppure esten-

dere l’indicazione obbligatoria dell’origine delle uova anche a tutti i prodotti trasformati che le usano come ingrediente o, ancora, introdurre per le carni il tipo di allevamento di provenienza, se è ad esempio estensivo o intensivo. Tutte queste – conclude L’Abbate (M5S) – a nostro modo di vedere rappresentano informazioni utili sia per il consumatore, educato a compiere scelte sempre più consapevoli, sia per le imprese che possono differenziarsi sul libero mercato”.

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gricoltura

L’ESERCITO NELLE AREE RURALI?

STRAGE DI ULIVI CENTENARI TAGLIATI PER VENDERE LA LEGNA NEL BARESE

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trage di ulivi monumentali nelle campagne del barese. E’ toccata ad un agricoltore di Santo Spirito la straziante scoperta. “Stanotte sono stati tagliati a livello del terreno 40 rigogliosi ulivi centenari – dichiara l’agricoltore che vuole rimanere nell’anonimato - un vile atto che ha segnato la fine della mia attività olivicola: infatti prima di poter raccogliere nuovamente olive, dovrò aspettare anni. Ogni albero garantiva circa un quintale di olive e il paradosso vergognoso della vicenda è che gli ulivi di inestimabile valore sono stati tagliati per rivendersi la legna. Il mio è solo l’ultimo dei tanti casi, denunciati e non, che si sono registrati nell’area attorno all’aeroporto di Bari e nella zona tra Bitonto, Grumo e Palo. Sono mesi che denunciamo alle Prefetture quanto accade quotidianamente nelle aree rurali. A Canosa e Cerignola gli olivicoltori subiscono la minaccia del taglio degli alberi se si rifiutano di pagare il pizzo e non dimentichiamo quanto avvenuto nei mesi scorsi ai vigneti sfregiati con il taglio dei ceppi e dei

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tendoni in provincia di Taranto, dove vivono anche il ‘furto’ degli ulivi. E’ una situazione ormai ingestibile per cui serve l’intervento dell’Esercito”. Furti e danneggiamenti sono praticamente quotidiani tanto da aver spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde notturne e diurne, mentre altri si sono affidati a istituti

di vigilanza. Oltre alla perdita di reddito, a rischio è la stessa incolumità dei nostri agricoltori che non è certamente un problema trascurabile. Il crollo della produzione di olive in alcune aree fino anche al 60% e il conseguente aumento dei prezzi sta facendo degenerare la situazione. E’ un fenomeno che preoccupa e non

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poco che sta colpendo gli imprenditori olivicoli pugliesi, vittime di razzie di olive e anche di olivi ad opera di squadre organizzate di criminali italiani e stranieri. Secondo l’analisi dell’Osservatorio sulla criminalità dell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, l’intero comparto agroalimentare è caratterizzato da fenomeni criminali legati a furti, estorsioni e alla contraffazione di prodotti alimentari ed agricoli e dei relativi marchi garantiti. I danni al sistema sociale ed economico sono molteplici, dal pericolo per la salute dei consumatori finali, all’alterazione del regolare andamento del mercato agroalimentare. Per questo si chiede una stretta sui controlli per assicurare maggiore sicurezza agli agricoltori e agli operai.

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groalimentare

SCOVATO ANCHE OLIO VERGINE SPACCIATO PER EXTRAVERGINE

OLIO: TEST DEL DNA ANTI-TRUFFA PER LA GIORNATA NAZIONALE A BARI

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covato anche olio vergine spacciato per extravergine con un grado di acidità pari a 0,9, grazie al test del DNA che con poche gocce rivela se la bottiglia appena acquistata contiene olio nuovo o vecchio e, soprattutto, se è vero extravergine di oliva. La macchina della verità è entrata in funzione a Bari, in occasione della Giornata Nazionale dell’Olio Extravergine, organizzata da Coldiretti Puglia in collaborazione con UNAPROL. L’annata di scarica è stata ulterior-

Gli oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per ‘costruire’ blend con oli regionali. L’aumento costante del consumo di olio di oliva che nel mondo ha fatto un balzo del 50 per cento negli ultimi 20 anni apre grandi opportunità che il Made in Italy deve saper cogliere e per farlo deve puntare sull’identità, sulla legalità e sulla trasparenza per recuperare credibilità anche all’estero.

Forestale dello Stato ICQRF…) ed è stato dato ampio spazio alla didattica con i bambini impegnati a fare l’olio con mortai e colini. La PLV (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale PLV del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%. Si tratta di un patrimonio di inestimabile valore che va tutelato dagli agropirati nazionali ed inter-

mente compromessa dalle calamità che hanno più che dimezzato la raccolta delle olive e causato un 50-60% di olio extravergine. Vanno spiegate ai consumatori le ragioni per cui quest’anno l’olio pugliese costa di più e vanno allertati circa il rischio di frodi e contraffazioni. Nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute rapidamente, nonostante la Puglia sia la regione più olivicola d’Europa.

Per questo Coldiretti Puglia ha organizzato per il secondo anno consecutivo la ‘Giornata Nazionale dell’Olio Extravergine’ a Bari, con la molitura in diretta delle olive attraverso un frantoio mobile che ha prodotto olio extravergine ‘alla spina’ immediatamente assaggiabile con il pane di Altamura DOP. Sono stati allestiti gazebo animati dai produttori pugliesi, dall’Istituto Pugliese per il Consumo, dagli organismi di controllo (NAS, Corpo

nazionali. Per questo va applicata senza se e senza ma la ‘legge salva-olio’, la n. 9 del 2013 ed è necessaria l’accelerazione dell’iter del disegno di legge che reca le “nuove norme in materia di reati agroalimentari”, elaborato dalla commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, magistrato e presidente del comitato scientifico dell’osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. a suppor-

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to dell’attività degli organismi di controllo che hanno uno strumento in più per contrastare frodi e sofisticazioni. Dall’introduzione in etichetta del termine minimo di conservazione di 18 mesi dalla data di imbottigliamento, al riconoscimen-

vergine italiano bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 7 - 8 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione. Gli oli di importazione vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini

straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter

to di nuovi parametri e metodi di controllo qualitativo, dalle sanzioni in caso di scorretta presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi all’estensione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine, dall’introduzione di sanzioni aggiuntive come l’interdizione da attività pubblicitarie per spot ingannevoli, al rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazioni, fino al diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali, sono solo alcune delle misure previste dal provvedimento. Il consiglio è quello di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine DOP, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi. Se si vuole comperare un buon extra-

in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Sotto accusa è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e in molti casi in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre, spesso bottiglie di extravergine ottenuto da olive

scegliere consapevolmente. Attenzione anche al ristorante dove sono fuorilegge 3 contenitori di olio su 4 (76%) che usano vecchie oliere o non rispettano l’obbligo del tappo antirabbocco entrato in vigore quasi 2 anni fa con la legge europea 2013 bis, approvata dal Parlamento e pubblicata sul supplemento n. 83 della Gazzetta Ufficiale 261, che prevede sanzioni che vanno da 1 a 8mila euro e la confisca del prodotto. Un olio extravergine di oliva (EVO) di qualità deve essere profumato: all’esame olfattivo deve ricordare l’erba tagliata e all’esame gustativo deve presentarsi con sentori di amaro e piccante, gli oli di bassa qualità invece puzzano di aceto o di rancido e all’esame gustativo sono grassi e untuosi. Riconoscere gli oli EVO di qualità significa acquistare oli ricchi di sostanze polifenoliche antiossidanti fondamentali per la nostra salute.

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mbiente

BASTA POLEMICHE SULLA PELLE DI CITTADINI E TESSUTO ECONOMICO

ILVA: “2,6 MLD ANNUNCIATI DA RENZI PER BONIFICA AMBIENTALE”

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no degli ultimi atti da presidente del consiglio da parte di Renzi è stato l’annuncio di circa un miliardo di euro che la famiglia Riva dovrà pagare come compensazione per l’Ilva di Taranto. “Unitamente ai circa 1,6 miliardi, di cui 1,3 risorse nazionali, si può parlare di un atto concreto volto alla bonifica ambientale di un territorio gravemente ferito, sulle cui sorti si è giocato per troppo tempo, senza assumersi la responsabilità di quanto avvenuto negli ultimi decenni. Da anni stiamo ripetutamente chiedendo che venga verificato immediatamente l’effettivo stato di salute della catena alimentare di quell’area, individuando e rimuovendo gli eventuali problemi laddove venissero riscontrati. E’ un dovere naturale ed un impegno politico consequenziale al progetto di difesa del territorio che è espressione e culla della varietà e qualità dei prodotti agroalimentari. Dovrà essere, però, garantita la massima chiarezza rispetto all’entità reale del problema, al fine di non generare allarmismi nei consumatori e danni irreversibili agli allevatori ed evitando che le criticità ambientali di un’area sostanzialmente circoscritta possano ledere l’immagine complessiva della produzione agroalimentare dell’intera provincia”. E’ il commento del Presidente della Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo. “Sono sconfortanti i risultati del rapporto Centro Salute e Ambiente della Regione Puglia – continua il Direttore della Coldiretti di Taranto, Aldo De Sario - che segnala un +4% di mortalità a causa dell’esposizione alle polveri industriali, un +5% di mortalità per tumore polmonare e un +10% per infarto del miocardio, oltre all’eccesso ritenuto ‘importante’ di patologie respiratorie tra i bambini di Taranto tra 0 e 14 anni su un territorio ferito da una vertenza ambientale senza precedenti. Sul fronte produttivo gravano le stesse

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preoccupazioni. Forse per qualcuno l’agricoltura, la pesca, il turismo e l’agroalimentare di qualità non sono più componenti fondamentali ed essenziali per lo sviluppo della provincia Jonica. Coldiretti non accetta che si perseveri con strategie che non tengano in dovuto conto esigenze e bisogni delle comunità interessate e si costituirà parte civile in tutti i procedimenti tesi ad accertare responsabilità in ciò che è accaduto, per tutelare le imprese agricole che, oltre ad essere coinvolte loro malgrado nella difficile vertenza ambientale che ha ferito duramente il territorio della provincia di Taranto, registrano pesanti perdite in termine di immagine e di reddito”. L’agricoltura jonica, con una superficie totale di 31.657 ettari, riesce a raggiungere mediamente una Produzione Lorda Vendibile di 470 milioni di euro e rappresenta una realtà economica importante per l’intera regione. In pochi anni l’agricoltura jonica, che raggiunge punte di eccellenza nei comparti dell’uva da tavola e da vino, orticolo, agrumicolo e del lattiero-caseario, si è vista riconoscere l’alta qualità dei propri prodotti, legata a storia e tradizioni, ottenendo 6

DOC ‘Aleatico’, ‘Primitivo di Manduria’, ‘Lizzano’, ‘Martina Franca’, ‘Locorotondo’, ‘Colline Joniche Tarantine’ e due IGT ‘Tarantino’ e ‘Valle d’Itria’ per i vini, 1 DOP ‘Terre Tarentine’ per l’olio, 1 IGP per le ‘Clementine del Golfo di Taranto’ e rientrando a pieno titolo, con le sue produzioni, nella lista dei 231 prodotti agroalimentari pugliesi riconosciuti ‘tradizionali’ dal Mipaf.

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gricoltura

Ridurre l’emissione di 2 milioni di chilogrammi di CO2 nell’atmosfera

Legge sulla bruciatura delle stoppie, buone notizie per i cerealicoltori di Rino PAVONE

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a legge sulla bruciatura delle stoppie approvata in Consiglio regionale dopo intensa discussione consentirà la tradizionale pratica in ogni periodo dell’anno, attraverso una comunicazione preventiva che si è ridotta ai due giorni che precedono le operazioni di bruciatura e un controllo adeguato. Per 4 mesi con vigore il mondo agricolo ha sostenuto le proprie ragioni, pur comprendendo e condividendo le legittime preoccupazione rispetto agli incendi boschivi ed ora prende atto della sensibilità dimostrata soprattutto verso le aree a vocazione cerealicola, dove gli agricoltori vivono un momento congiunturale drammatico a causa dei bassi prezzi di vendita del grano. La nuova legge consentirà infatti di ridurre drasticamente le lavorazioni aggiuntive nei due sistemi produttivi regionali in cui è eseguita una oculata gestione del “pirocontrollo”, il ringrano e le colture intercalari. Le minori lavorazioni avranno un

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impatto positivo sull’ambiente perché contribuiranno a ridurre l’emissione di 2 milioni di chilogrammi di CO2 nell’atmosfera. La tecnica della bruciatura delle stoppie non solo non toglie fertilità al terreno, come dimostrato da numerose pubblicazioni scientifiche, ma risulta pressoché indispensabile alla preparazione dei terreni e a garantire la monosuccessione dei cereali in tali aree. Inoltre, è molto valida sul piano della eliminazione di patogeni ed infestanti in genere, anche e soprattutto per l’agricoltura biologica. La pratica del ringrano è utilizzata nelle aree interne non irrigue, difficili e marginali e dove il frumento (o le graminacee in genere) rappresenta, al momento, l’unica coltivazione effettuabile ed in grado di fornire reddito all’impresa agricola. Sul piano agronomico, in zone che da un punto di vista agro-ecologico vengono definite caldo-aride, la tecnica ha la funzione, quasi indispensabile, di consentire una migliore tenuta “in

tempera” dei terreni, onde facilitare le lavorazioni e la successiva utilizzazione agronomica del suolo per una nuova coltura agraria. Le colture intercalari (o ripetute) vengono, invece, praticate nelle aree irrigue dove, dopo la raccolta del grano (entro giugno) quale coltura principale, si procede all’eliminazione dei residui colturali (stoppie) e alla successiva introduzione di una coltura ortiva in pieno campo (es. broccolo, cavolo, ecc…), intercalare appunto, prima della semina di una nuova coltura principale, con un positivo ritorno in termini di giornate lavorative e di reddito per il comparto e con evidenti miglioramenti delle caratteristiche chimico-fisiche-biologiche del terreno. Di contro, le tecniche alternative al pirocontrollo per eseguire una coltura intercalare rischiano di essere più impattanti sul piano ecologico e ambientale, peraltro con maggiori costi di produzione in capo alle imprese e alle aziende agricole.

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gricoltura

Macchine per la distribuzione degli agrofarmaci

Scaduto il temine per eseguire il “controllo funzionale” delle macchine irroratrici

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l 26 novembre 2016 è scaduto il termine per effettuare il controllo funzionale delle macchine irroratrici. L’articolo 12 del decreto legislativo n. 150 del 14 agosto 2012, infatti, prevede che entro tale data le macchine irroratrici in uso in Italia debbano essere state sottoposte al controllo funzionale presso un Centro Prova, autorizzato dalla Regione. Il controllo effettuato presso un Centro Prova è riconosciuto valido su tutto il territorio nazionale. E’ bene considerare che la scadenza di fine novembre, termine ultimo per superare il controllo funzionale delle irroratrici in uso, è una norma europea, quindi non derogabile, e per le aziende inadempienti sono previste multe che vanno da 500 a 2.000 euro. Esiste, inoltre, il rischio concreto di perdere in tutto o in parte i contributi comunitari relativi alle

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misure agroambientali del Psr (Piani di sviluppo rurale) regionale. Tuttavia, è ancora possibile evitare sanzioni ed ottemperare a quanto previsto dalla normativa, effettuando il controllo funzionale della irroratrice prima del suo uso successivamente alla fine di novembre. Per gli imprenditori agricoli che non lo hanno ancora fatto, quindi, sarebbe saggio affrettarsi a sottoporre al controllo le proprie irroratrici approfittando del minore uso nel periodo invernale, in modo da “mettersi in regola” e, soprattutto, operare con macchine più efficienti e quindi più economiche. MACCHINE IRRORATRICI. LA SITUAZIONE IN BASILICATA – La Regione Basilicata ha istituito il “Servizio Regionale di Controllo Funzionale e Taratura delle macchine in uso per la distribuzione dei prodotti fitosanitari”,

affidandone la gestione all’Alsia che già effettuava operazioni di controllo delle irroratrici a scopo sperimentale e divulgativo. Per il nuovo quadro normativo, dal 2015, il servizio non è più fornito direttamente e gratuitamente dall’Alsia ma dai Centri prova privati accreditati dalla Regione a cui è possibile rivolgersi per prenotare il controllo. Stime elaborate dall’Alsia su dati regionali e ISTAT, individuano nel parco macchine delle aziende agricole della Basilicata circa 10.000 irroratrici. Di queste, negli ultimi 5 anni, circa 200 sono state controllate annualmente soprattutto per certificazioni richieste da canali di commercializzazione. Alla data del 26 novembre 2016, prevista dal PAN (Piano di azione nazionale) come termine ultimo per eseguire il controllo funzionale, dunque, le irroratrici non ancora a norma sarebbero circa 9.000!

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Dalla Commissione Tributaria provinciale di Lecce

Tributi Consorzio di Bonifica Arneo: accolti una decina di ricorsi

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a Commissione Tributaria Provinciale di Lecce ha accolto una decina di ricorsi relativi agli avvisi di pagamento emessi dalla SO.G.E.T. S.p.A. per conto del Consorzio di Bonifica di Arneo, relativi al tributo 630 dell’anno 2014. I ricorsi erano stati presentati dall’avvocato Marcello Zizzi a cui la C.I.A. – Agricoltori Italiani della provincia Brindisi si era affidata nei mesi scorsi per fornire la necessaria tutela e assistenza legale ai propri agricoltori associati, ai quali erano pervenuti avvisi di pagamento da parte del Consorzio di Bonifica Arneo. La Commissione Tributaria Provinciale di Lecce ha deciso una serie di ricorsi, depositando una decina di sentenze con le quali ha accolto altrettanti ricorsi e condannando anche il Consorzio Arneo e la Soget al pagamento delle spese legali (imputandole nella misura del 50% a ciascuno dei due soggetti). Numerosi altri ricorsi simili saranno oggetto di discussione innanzi alla stessa Commissione Tributaria Provinciale di Lecce in altre udienze già fissate nei prossimi giorni. Nei ricorsi è stato evidenziato come negli avvisi di pagamento impugnati “non vi è alcun riferimento all’esistenza e alla formalizzazione secondo le norme del ‘perimetro di contribuenza’” ed “a prescindere dall’esistenza o meno di un ‘perimetro di contribuenza’, l’imposizione dei contributi consortili non può fondarsi sul solo

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presupposto di appartenenza al perimetro di consorzio di bonifica, ma deve essere sempre strettamente collegata al beneficio effettivo arrecato al fondo”. E proprio a tal riguardo recenti sentenze della Cassazione hanno ritenuto “che l’inclusione del bene di proprietà del consorziato nell’ambito del perimetro di contribuenza, non è sufficiente ad acclarare la legittimità della richiesta impositiva, dovendo l’ente fornire la rigorosa prova di aver effettivamente svolto un’opera dalla quale il singolo contribuente abbia tratto beneficio”. “Il vantaggio derivante dalle opere di bonifica deve essere diretto, specifico e comprovato, conseguito e conseguibile a causa della bonifica stessa e l’assenza di uno dei due presupposti rende illegittima la pretesa – spiega l’avvocato Marcello Zizzi -. Ciò è previsto anche dalla Legge Regionale n. 4 del 2012 che prevede che i proprietari di beni immobili, agricoli ed extragricoli, situati nel perimetro di contribuenza, che traggono un beneficio diretto e specifico dalle opere pubbliche di bonifica gestite dal consorzio, sono obbligati al pagamento dei contributi di bonifica, e per beneficio diretto e specifico deve intendersi il concreto vantaggio tratto dall’immobile a seguito dell’opera di bonifica”. Proprio relativamente a questo aspetto l’avvocato Zizzi è riuscito a dimostrare, anche con il supporto di un consulente tecnico, che i

ricorrenti non hanno ottenuto alcun beneficio diretto e specifico ai fondi rustici di loro proprietà, in quanto il Consorzio Arneo non ha mai realizzato le opere di bonifica previste dalla legge nell’area o “comprensorio” ove insistono i fondi oggetti dell’avviso di pagamento e, soprattutto, a servizio dei medesimi. Dal canto suo il Consorzio di Bonifica Arneo non è riuscito nemmeno a fornire valida e idonea prova in cosa sarebbero effettivamente consistiti i benefici arrecati ai fondi interessati dall’imposizione dei tributi. Una conferma a quanto ribadito da anni dalla CIA – Agricoltori Italiani di Puglia che ha sempre ritenuto ingiusto il tributo 630, in quanto non risultavano essere state compiute dai consorzi commissariati le opere di bonifica sui territori e dunque gli agricoltori non avevano ricevuto alcun vantaggio. Sul tema Cia Puglia specifica “che ritiene i Consorzi di bonifica un importante strumento per la tutela e la salvaguardia del territorio e per tutti i servizi che tali consorzi dovrebbero erogare agli agricoltori. Però tali consorzi devono funzionare regolarmente e non, invece, esigere solo il pagamento dei tributi. Pertanto auspichiamo che la riforma di tali enti sulla quale è impegnata la Regione Puglia porti i Consorzi a funzionare nel modo dovuto ed a fornire al territorio un servizio reale, tangibile e soprattutto efficiente”.

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groalimentare

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ORGANIZZAZIONE CO.VI.RO (CONSORZIO VINATTIERI ROMANI)

LE ECCELLENZE ROMANE A PALAZZO BRANCACCIO

l CoViRo, Consorzio dei Vinattieri Romani che associa da oltre trent’anni i negozi specializzati di Roma (pasticcerie e botteghe storiche) e 20 enoteche storiche, promuove per i giorni natalizi una iniziativa per divulgare ai romani le eccellenze enologiche e le specialità dolciarie romane e italiane. Lo fa in un momento di sofferenza per il commercio di prossimità, acuìto dalla mancanza di una programmazione natalizia da parte delle Istituzioni e di un momento non molto felice per la città per quanto riguarda gangli strategici come il turismo e commercio. Per divulgare le eccellenze romane, e dare un segnale di vitalità del settore, il Coviro ha organizzato una serie di manifestazioni aperte al pubblico a partire dal 5 dicembre a Palazzo Brancaccio. Il Consorzio dei Vinattieri Romani vuole promuovere e divulgare la qualità, la ricer-

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ca, il lavoro e lo studio che si cela dietro ai prodotti enologici e gastronomici delle aziende che fanno parte del Consorzio. Lo scopo è quello di far degustare gratuitamente ai romani e a tutti i turisti, italiani e stranieri, che visiteranno la Capitale durante le festività, la Qualità e l’Eccellenza romana del settore dolciario ed enologico, cercando così di risvegliare l’attenzione dei consumatori verso determinati prodotti e stimolare l’attenzione verso l’enogastronomia e l’artigianato italiano di qualità. La manifestazione ha una vocazione divulgativa e non commerciale, perché la filosofia del Consorzio Vinattiero Romani, guidato da Claudio Arcioni, è che fuori dal negozio si faccia divulgazione e non business. “E’ una manifestazione autofinanziata, che nasce per dare un segnale, per comunicare che il comparto, seppur tra mille fatiche,

resiste, nonostante abbiamo delle oggettive difficoltà a dialogare con le istituzioni e nonostante l’amministrazione cittadina appaia, al momento, orfane di idee a lungo respiro che possano ricollocare Roma in cima alle classifiche”, le parole di Arcioni. Un punto, quello del Presidente delle Enoteche romane, condiviso in pieno anche da Claudio Pica, presidente dei pubblici esercizi di Roma.Affiancano il Consorzio dei Vinattieri in questa manifestazione la Confesercenti Roma, l’Associazione Esercenti Bar Pasticceria, CNA Roma, L’Accademia della Cultura Enogoastronomica, l’Associazione Botteghino, La Camera di Commercio di Roma. L’Assessorato alle Attività Produttive di Roma ha patrocinato l’evento. A Palazzo Brancaccio verranno allestiti degli spazi espositivi degli operatori del settore. Ci saranno degustazioni di vini, specialità dolciarie, distillati e cioccolato.

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A Venezia

LovEat, l’amore per il cibo fa incontrare le aziende

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ina, Stati Uniti, Croazia, Austria, Spagna, Germania e Inghilterra, sono solo alcune delle nazioni che sono state a Venezia per partecipare a incontri bilaterali b2b con oltre 100 aziende del settore food, beverage e turismo esperenziale durante l’appuntamento “LovEat, l’amore per il cibo fa incontrare le aziende” andato in scena al PalaExpo di Venezia dal 2 al 4 dicembre scorsi. A promuoverli Enterprise Europe Network, rete promossa dalla Commissione Europea, che durante la fiera ha messo in contatto eccellenze europee ed extraeuropee. Partner provenienti da 12 paesi diversi e oltre 100 aziende del settore food & beverage e turismo esperenziale, europee ed extraeuropee, che hanno potuto confrontarsi e presentare i loro prodotti. E poi, cibo di qualità, varietà e genuinità delle N° 22 - 15 DICEMBRE 2016

eccellenze agroalimentari italiane ed internazionali, al centro degli incontri b2b, organizzati da Unioncamere del Veneto Eurosportello e da EEN, rete promossa dalla Commissione Europea e presente in 52 Paesi del mondo con oltre 600 uffici: tutto questo è stata la prima edizione di LovEat, la fiera organizzata da Hanami in collaborazione con Unioncamere del Veneto. Gli espositori di LovEat hanno avuto la possibilità di incontrare buyer provenienti da Cina, Stati Uniti, Croazia, Austria, Spagna, Germania e Inghilterra e altri paesi del mondo che hanno già manifestato il loro interesse per realtà nate dalla tradizione e dall’amore per i prodotti sani e controllati all’origine: dal D.O.P all’I.G.P, passando per la produzione integrata, la qualità verificata, i vini D.O.C, D.O.C.G e altri marchi di qualità europei ed internazionali. Un mo-

mento, quindi, per far conoscere e sponsorizzare anche i prodotti meno conosciuti e per far sì che le eccellenze italiane e mondiali possano conquistarsi un posto nel panorama del food and beverage. A mettere in contatto realtà diverse, ma con molti punti in comune, è stata ancora una volta la rete EEN, grazie al sito www. een-matchmaking.com/loveat2016. Le aziende infatti hanno avuto la possibilità di registrarsi e di descrivere la propria attività, i propri prodotti e la cooperazione ricercata. Attraverso questo sistema di “profilazione”, Unioncamere del Veneto - Eurosportello e la rete EEN hanno organizzato 12 tavoli di incontri, dove le aziende del food and beverage si sono alternati per scambiarsi idee ed incentivare lo sviluppo di relazioni commerciali e di cooperazione internazionale.

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M G ondo

AL

Ciò comporterà un ritardo di almeno sei-otto mesi sulla loro operatività

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Nuovo bando per i GAL

econdo il M5S, dalla gestione Vendola a quella di Emiliano, la Regione Puglia raccoglie solo insuccessi sui fondi europei dedicati al comparto primario. Prima il mancato accoglimento da parte di Bruxelles della nuova programmazione PAC a maggio 2015, ora l’Anci che convince saggiamente l’Assessore Di Gioia a ripubblicare i bandi sui GAL (Gruppi di Azione Locale), dopo l’impugnativa di Monopoli e Modugno che hanno sottolineato alcune errate interpretazioni per la selezione dei Comuni eleggibili sia per la programmazione agricola FEASR sia per quella relativa alla pesca del FEAMP, avendo scelto la Puglia una strategia plurifondo. “Non possiamo che esprimere soddisfazione per l’accordo trovato dai Comuni mentre alla gestione Di Gioia va tutto il nostro disappunto – si legge in una nota divulgata dai pentastellati – Si sono dovuti attendere gli esiti dei ricorsi presso il Tribunale Amministrativo Regiona-

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le per convincere la Giunta Emiliano ad una doverosa riflessione sulle errate interpretazioni eseguite arbitrariamente dalla Puglia. Una decisione saggia ma certamente sofferta da tutti quei Comuni che avevano iniziato il proprio percorso con i nuovi GAL, che comporterà un ritardo di almeno sei-otto mesi come avevamo già denunciato in precedenza. Un ritardo firmato Di Gioia e che peserà, necessariamente, sulla competitività delle nostre imprese agricole sui mercati globali e nazionali. È notizia di questi giorni, poi, che la Commissione europea non ha proceduto a liquidare alcuni conti della vecchia programmazione PSR 2007-2013, pari a circa 2 miliardi di euro, per “rilevanti errori”, con l’Italia piazzatasi al primo posto di questa deplorevole classifica. Naturale che si possano verificare scostamenti tra quanto dichiarato e quanto effettivamente liquidato ma quello che accade in Italia pare quasi scientifico e l’agire delle Giunte Vendola ed

Emiliano, purtroppo, lo dimostrano. Rischiamo di perdere 1 miliardo e 700 milioni per la presenza di problemi e ritardi nell’attuazione di un piano d’azione finalizzato ad ovviare alle carenza nei controlli sul rispetto dei criteri di riconoscimento. Insomma, sbagliamo a non vigilare correttamente sul rispetto delle regole e, poi, nel non saper predisporre una strategia volta a risolvere i problemi nati proprio dalla mancata vigilanza. La nostra agricoltura ha bisogno delle risorse comunitarie per essere competitiva e quelle risorse devono essere utilizzate tutte e correttamente. Non è più pensabile che per carenze degli organismi pagatori siano poi gli agricoltori a rimetterci. Né è comprensibile finanziare progetti pur di non perdere risorse sino ad ora non spese – conclude il comunicato – Saper spendere nei tempi, finalizzando le risorse agli obiettivi stabiliti denota capacità, spendere per non perdere risorse vanifica spesso l’efficacia delle azioni”.

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M G ondo

AL

Il Comune di Monopoli mette sotto scacco l’Autorità di Gestione PSR PUGLIA

Il sindaco Romani: “Grave approssimazione nel gestire i fondi europei” di Paola DILEO Con ordinanza n. 507 dell’8 novembre scorso , il TAR Puglia ha accolto il ricorso del Comune di Monopoli contro Regione Puglia e Autorità di Gestione del PSR 2014/2020 sull’esclusione del Comune di Monopoli dal FEASR (Fondo Europeo Agricolo x lo Sviluppo Rurale) e la mancata partecipazione al FEAMP (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca) e l’impossibilità di adesione ai GAL. Al sindaco di Monopoli, l’ ing. Emilio Romani, abbiamo chiesto gli effetti della sentenza sul bando in corso.

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indaco, quali i risvolti? Ne consegue che l’assessore competente – Leonardo Di Gioia - davanti alla sentenza di un giudice che gli ordina di reintegrare il Comune di Monopoli , rimasto ingiustamente fuori dalla partecipazione, si è trovato nell’impasse di non poter pubblicare una graduatoria. Un’ipotesi di graduatoria già c’era ed è stata bloccata dalla sentenza TAR, con conseguente sospensione del bando, in quanto i GAL vincitori acquisendo i diritti avrebbero potuto ricorrere legalmente. Una rivincita per Monopoli! In qualità di vicepresidente ANCI, ho promosso a Bari già dallo scorso aprile, un primo incontro sull’argomento alla presenza dell’Ass. Di Gioia e del dirigente G. Nardone, fermo quest’ultimo, su un’ errata interpretazione della direttiva comunitaria .In quella sede posi il quesito: Vi sembra normale che la Comunità Europea possa finanziare sviluppi dei territori e voi per bando escludete a priori la partecipazione di alcuni comuni? Peraltro, paradossalmente, una città come Monopoli dalla duplice vocazione produttiva, sia agricola che della pesca. Il dirigente all’epoca rispose che le direttive comunitarie non lo prevedevano. Al ché abbiamo impugnato gli atti e il TAR ci ha dato ragione. Dopo sono stati loro, assessore e dirigente, ad inseguirci per chiudere un accordo transattivo col nostro comune. L’accordo c’è stato? Ci sono stati vari incontri culminati in una presa di posizione del Comune di Monopoli. Anche perché fidarsi una volta è bene, due no. Cosi ho detto,io firmo l’accordo transattivo e ritiro la sospensiva a una condi-

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zione precisa: se entro 120 giorni non sarete in grado di indire un nuovo bando, verserete al Comune di Monopoli un milione e mezzo di euro a titolo di risarcimento. L’Autorità di Gestione del PSR pugliese ovviamente, non ha ritenuto firmare la transazione a queste condizioni, perché un onere che non sarebbe caduto sull’ente Regione. E quindi

come i bravi dirigenti codardi e incapaci di assumersi delle responsabilità, si è fatto un passo indietro. E quindi? Appena quindici giorni fa, l’Ass. Di Gioia è nuovamente venuto in ANCI a prendersi tutti gli atti di dolore e i confessionali che i sindaci gli hanno tirato, perché appena annunciato che avrebbe ritirato il vecchio

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bando, i comuni dei GAL che stavano in prima linea, si sono giustamente lamentati, e non è escluso che gli riservano azioni legali, sebbene la graduatoria non è stata pubblicata. In definitiva l’Autorità di Gestione Regionale dovrà annullare il precedente bando, vanificare tutto il lavoro di partecipazione fatto in seno ai GAL, dichiarando di aver perso un anno nella programmazione economica con evidenti ritardi nell’impiego di quei soldi. Nel mentre l’Ass. Di Gioia ha annunciato in ANCI di indire un tavolo tecnico- politico in cui

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condividere con i comuni le proposte di modifica al bando. Sebbene in concreto l’apertura non c’è stata. Comunque, il TAR Puglia ha ravvisato che persiste un rischio concreto per il Comune di Monopoli di essere escluso in via definitiva dalle procedure relative alle misure di finanziamento. Perché? Perché secondo l’Autorità di Gestione le aree classificate come B, è il caso del nostro comune, non avevano i requisiti per partecipare a quel bando. Requisiti decaduti con il nuovo bando. Al Comune di Mo-

nopoli sarà consentito partecipare, non rientreremo a punteggio pieno rispetto ad altre aree più vocate . Ma un conto è non rientrarci appieno e un conto è essere esclusi. A quale GAL potrebbe aderire il Comune di Monopoli ? Attendiamo il bando, solo allora potremo capire come il nostro comune può giocarsi i migliori punteggi e criteri nella scelta del sistema territoriale , quei territori che in base alla classificazione potranno avere più probabilità di essere ammessi a finanziamento.

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A

gricoltura

Imparare sul campo

Erasmus agricolo: un’opportunità di crescita per i giovani agricoltori

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uando si vuole imparare una professione, la scelta migliore è farlo direttamente sul campo. Mai come per l’Erasmus agricolo, questa frase sembra calzare a pennello. Di cosa si tratta? L’Erasmus agricolo è un progetto appartenente al programma di scambio transfrontaliero “Erasmus per giovani imprenditori (Eye)“, che offre ai nuovi imprenditori o aspiranti tali la possibilità di imparare il mestiere in PMI già affermate, presenti in altri Paesi d’Europa. Nel caso specifico, l’iniziativa è rivolta al mondo rurale e vede come ente intermediario la CIA-Agricoltori. I requisiti per partecipare sono semplici: - avere il desiderio di ospitare colleghi stranieri nella propria realtà aziendale; - essere imprenditore agricolo da

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meno di tre anni e voler approfondire il mestiere all’estero, in un’azienda affine alla propria; - voler semplicemente fare un’esperienza formativa per capire se potrà tramutarsi nella propria attività futura. Cosa offre il programma nel dettaglio? Da 1 a 6 mesi di connessione tra due realtà imprenditoriali: la prima in fase di start up e l’altra presente sul mercato da più tempo; Un contributo economico per i nuovi imprenditori che si recano all’estero, pari mediamente a 800€ mensili, variabili a seconda del Paese di destinazione; Il supporto come organizzazione intermediaria della CIA, pronta a offrire ai giovani imprenditori rurali italiani la possibilità di conoscere l’agricoltura in terra straniera; Una visibilità su scala europea per le imprese aderenti.

La formula dell’Erasmus per giovani imprenditori, che nel 2016 è giunta alla sua ottava edizione, ha dimostrato di essere vincente, dando luogo nel corso degli anni a ben 3.700 scambi, coinvolgendo circa 7.400 imprenditori, permettendo di approfondire la professionalità attraverso uno scambio di idee o competenze tra colleghi europei, e creando una rete di connessione diretta tra realtà aziendali, con l’apertura di porte verso nuovi mercati. Nel caso dell’Erasmus agricolo va inoltre ricordato che negli ultimi anni il ritorno al mondo rurale come opportunità professionale si sta facendo sempre più strada. Con iniziative di questo genere, i giovani startupper possono così sviluppare con maggiore efficienza le proprie aspirazioni lavorative, acquisendo ulteriori conoscenze. Quesiti specifici possono essere rivolti scrivendo all’indirizzo: erasmus-impresa@cia.it.

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Al servizio degli agricoltori pugliesi

R&DKI L-HUB: nasce l’Incubatore Multidisciplinare e Laboratorio Diffuso

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&DKI L-HUB – acronimo di “RESEARCH & DEVELOPMENT, KNOWLEDGE AND INNOVATION HUB FOR AGRICOLTURE” - è uno dei progetti candidati da Vueffe Consulting all’avviso della sottomisura 16.1 del PSR Puglia 2014-2020 dello scorso Ottobre. Il progetto, messo a punto dalla divisione Innovazione di Vueffe Consulting con un importante partenariato ricco di competenze complementari, si propone di offrire a startupper ed imprenditori agricoli una serie di servizi integrati, mirati all’ottimizzazione del business, ed all’eccellenza qualitativa. L’agricoltura del prossimo futuro non potrà prescindere dalla specializzazione delle competenze, dall’uso delle tecnologie (in campo e non), dal coordinamento territoriale e dalla collaborazione virtuosa con altre aziende, con i settori della ricerca, della consulenza, ecc. R&DKI L-HUB punta a mettere in relazione operativa agricoltori, mondo della ricerca, della formazione, della consulenza e della comunicazione per sviluppare e amplificare il trasferimento della conoscenza in agricoltura, e fornire supporto concreto alle imprese agricole esistenti ed alle imprese di nuova costituzione condotte da giovani. L’approccio all’ambito rurale è mirato

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alla diffusione della cultura d’innovazione, con l’obiettivo di porre le imprese agricole pugliesi al passo con le sfide future, sostenendo la competitività e la diversificazione mediante azioni di: - capacity building; - sostegno allo sviluppo di business; - accompagnamento al ricambio generazionale anche formando adeguatamente i nuovi imprenditori agricoli; - strumenti di divulgazione e trasferimento delle conoscenze. R&DKI L-HUB è ad oggi un processo in divenire: costruiremo nei prossimi mesi, insieme agli agricoltori e con un lavoro di serrato ascolto sul terri-

torio, il programma delle attività specifiche, la piattaforma web dedicata ed i servizi ad hoc. Per scoprire di più sulle attività previste e sui partner fondatori, visita la sezione Ricerca e Innovazione del sito web www.vueffeconsulting.it Il partenariato è aperto alle adesioni da parte di tutti i soggetti interessati ad intraprendere con noi questo percorso. Se sei un imprenditore o uno startupper agricolo, se rappresenti un centro di ricerca o se ti occupi di innovazione in agricoltura con la tua PMI, o se semplicemente vuoi scoprire le prossime attività di R&DKI L-HUB, non esitare a contattare la Divisione Innovazione di Vueffe Consulting.

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venti

Newco fra Camera di Commercio di Bari e Fiera Bologna

La privatizzazione della Fiera del Levante

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opo più di diciotto mesi di attesa, sembra finalmente essere giunta a conclusione l’operazione messa in piedi dalla Camera di Commercio di Bari per la cosiddetta “privatizzazione” della Fiera del Levante, in collaborazione con Bologna Fiere. La newco che dovrebbe gestire lo storico ente fieristico pugliese, a partire dal 1° gennaio 2017, sarà composta al 15% dal partner emiliano e dal 75% dalla CCIAA di Bari. L’intesa tecnica pare essere stata raggiunta e si attendono ora le firme conclusive per definire l’operazione, proprio in concomitanza con la nuova normativa sulla riforma delle Camere di Commercio e sulle partecipate pubbliche entrata da pochi giorni in vigore. Dopo oltre un anno e mezzo dunque. “Ancora non si è compreso quale piano s’intenda mettere in atto per il futuro della Caravella o se il procedimento in corso sia in

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linea con le normative nazionali previste sia per le camere di commercio sia per le società a partecipazione pubblica – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S) – Su questa operazione avevamo chiesto lumi al Governo Renzi già nell’autunno 2015, senza ovviamente ricevere risposta nonostante i numerosi solleciti. Oggi, alla luce dell’imminente entrata in vigore della riforma Madia nonché del parere del collegio dei revisori dei conti della Camera di Commercio di Bari, chiediamo – continua L’Abbate – ai ministeri della Funzione Pubblica, dello Sviluppo economico e dell’Economia se siano a conoscenza dell’evoluzioni intervenute sulla cosiddetta ‘privatizzazione’ della Fiera del Levante e se non ritengano opportuno avviare un’analisi, in conformità con le nuove disposizioni in materia”. Nella delibera di costituzione della Newco Nuova Fiera del Levante Srl

numero 100 del 6 dicembre 2016 della Camera di Commercio si riporta, infatti, che “Con nota acquisita al protocollo camerale n. 53958 del 28.11.2016, il Collegio di Revisori dei Conti ha trasmesso, in allegato al verbale n. 6, il parere di propria competenza che è stato espresso in termini favorevoli all’adesione della Camera di Commercio di Bari alla costituenda società “NEWCO Nuova Fiera del Levante s.r.l.” facendo riferimento alla normativa attualmente vigente e sottolineando la necessità di procedere a tutte le necessarie modifiche sostanziali e procedurali che si dovessero rendere necessarie per effetto dell’entrata in vigore del decreto legislativo n. 219 del 25.11.2016, concernente la riforma del sistema camerale in attuazione dell’art. 10 della legge n. 124 del 25.08.2015”. Un nullaosta interno, quindi, sotteso a quello ministeriale, come previsto dalla riforma Madia.

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A Foggia

G.A.T.E. & Gusto 2017, “Settima Edizione”

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A.T.E. & Gusto, Fiera Nazionale Specializzata per il mondo ricettivo e della ristorazione in tutte le sue forme di espressione, si svolgerà presso l’Ente Fiera di Foggia, dal 26 al 28 marzo 2017. Il tempo è patrimonio di conoscenze: Gate & Gusto cambia e si propone in edizione speciale come intermezzo a nuove esperienze dinamiche sul turismo. Le giornate prescelte sono una chiara espressione della trasformazione del format: la formula Stop & Start del 2017 apre il sipario sulla struttura rinnovata della biennale Gate & Gusto nelle giornate del 26, 27 e 28 Marzo. L’edizione Stop & Start premia il contatto con l’operatore con un programma flessibile che punta all’interconnessione tra l’area espositiva e le nuove proposte My Gate & Gusto e Stop and Start Project. L’operatore in visita a Gate & Gusto Stop and Start è proiettato nell’universo dell’Ospitality grazie al coinvolgimento delle eccellenze dell’industria turistica in sessioni e workshop dinamici. L’area espositiva è rivisitata in chiave profes-

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di Rino PAVONE

sional con corner su misura dotati di allestimento personalizzato per agevolare la fruizione di prodotti di settore. Chi visita le aree della nuova edizione ha la possibilità di praticare le novità in esposizione anche attraverso la partecipazione diretta in workshop di prodotto. Il programma 2017 prevede infatti in apertura una giornata dedicata alla nuova area My Gate & Gusto, uno spazio in cui prendono forma tutte le declinazioni del settore dell’ospitality per facilitare l’incontro con il visitatore. My Gate & Gusto è un laboratorio aperto e partecipato sui prodotti in esposizione: uno spazio temporale pensato per i workshop esperienziali creati sui desiderata degli operatori. My Gate & Gusto propone ai visitatori sessioni personalizzate di simulazione e testing di attrezzature, tecnologie, servizi, arredi, prodotti. I settori in esposizione: impianti e attrezzature, arredo contract, gelato, pasticceria, caffè, pane e pizza, gusto, turismo all’aria aperta, forniture, bagno e benessere in hotel, illuminazione, tecnologia, servizi, web,

cultura, entertainment, promozione del territorio, meeting, trasporti. Gate & Gusto Start and Stop ospita nella giornata di apertura anche il primo Premio PizzaLab dedicato all’arte dell’alimento italiano più visionario. La seconda giornata in programma è un invito al contatto con le istituzioni con uno spazio di approfondimento e condivisione sulle coordinate del turismo. La Convention “Destinare il Futuro” accoglie le istanze dei nuovi turismi chiamando i relatori a discutere sulle nuove sfide nell’economia del turismo. Il programma della seconda giornata prevede anche la presentazione del primo Premio Dieta Mediterranea. Stop & Start completa il programma dell’edizione speciale di Gate & Gusto proponendo nella giornata di chiusura sessioni dedicate a progetti e professionalità della finanza agevolata in campo turistico. Gli operatori avranno la possibilità di presentare il proprio progetto di impresa in spazi aperti all’analisi e all’approfondimento di nuove soluzioni di business e finanziamento personalizzato.

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groalimentare

Il Consorzio di Tutela traccia un bilancio positivo e in crescita

Primitivo di Manduria, un vino dai grandi numeri

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rimitivo di Manduria dai grandi numeri, sia per qualità che per quantità: la vendemmia 2016 ha prodotto 20 milioni di litri di Primitivo rispetto ai 18 milioni del 2015. Un risultato che equivale a 25 milioni di bottiglie pronte a sbarcare non solo sul mercato italiano ma anche su quello di molti altri Paesi: l’export rappresenta infatti il 60-70% della produzione vendibile. I principali mercati di sbocco attualmente sono Usa, Germania, Svizzera, Giappone, Nord Europa e Cina. Per il Primitivo di Manduria giungono segnali decisamente buoni anche sul fronte dei consumi. Il volume d’affari si aggira intorno agli 80milioni di euro, con un consumo interno di circa 30mila euro ed estero di circa 50mila euro.

Da maggio 2016 il Consorzio ha iniziato a partecipare ai grandi eventi enogastronomici internazionali, come Collisioni (Barolo), Barcolana (Trieste), Merano WineFestival senza tralasciare gli eventi regionali. Il Consorzio (nato nel 1998) vanta ad oggi 27 aziende che vinificano ed imbottigliano e oltre 850 soci viticoltori. Questi costituiscono più del 66% della reale produzione di Taranto e parte di Brindisi, per un totale di 3.140 ettari di vigneti: la produzione, suddivisa in Primitivo di Manduria Dop, Primitivo di Manduria Dolce Naturale Docg e Primitivo di Manduria Dop Riserva, abbraccia nella provincia di Taranto le campagne di Talsano, San Giorgio Jonico, Carosino, Monteparano, Leporano, Pulsano, Faggiano, Roc-

caforzata, Lizzano, Fragagnano, San Marzano, Sava, Torricella, Maruggio, Manduria, Avetrana e le Isole Amministrative del comune di Taranto e, in provincia di Brindisi, Oria, Erchie e Torre Santa Susanna.

Prosegue l’era Maci nel segno della stabilità

Due Palme: approvato il 27° bilancio e rinnovate le cariche

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el segno della continuità e della stabilità, il consiglio di amministrazione, eletto in occasione dell’assemblea dei soci di cantine Due Palme ha confermato Angelo Maci alla guida della cooperativa di Cellino san Marco: sarà il suo 27° anno consecutivo alla guida della cooperativa. Un bilancio in buona salute quello predisposto dalla Direzione generale e dal Collegio sindacale, nonostante un’annata avara e con scambi ridotti e si chiude, nelle undici mensilità considerate, con una serie di buone notizie per la massa sociale. «La liquidazione media delle

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uve è salita - spiega il direttore generale Assunta De Cillis – passando da 2,63 € a 2,73 € per grado babo pur in presenza di un incremento dei conferimenti pari al 47%. Questo vuol dire che nel bilancio abbiamo avuto 200mila euro in più da corrispondere ai soci, e per una cooperativa che fonda il suo cardine principale proprio sulla figura del socio mi sembra sia un ottimo risultato». «Siamo una grande azienda e come tale dobbiamo comportarci per tutelare l’interesse della cooperativa e dei soci – continua il Dg De Cillis – ed è per questo che ci siamo affidati a una distribuzione nazionale,

mantenendo l’agenzia esclusivamente in Puglia. Nuovo anche il rapporto con Grande distribuzione e horeca nell’ottica della differenziazione e del riposizionamento del brand». L’assemblea dei soci, dopo aver approvato il bilancio, ha eletto il nuovo Cda, costituito da Angelo Maci, Cosimo Fortunato, Annalisa Andretta, Cosimo Bonfrate, Rocco Caliandro, Assunta De Cillis, Angelo Stefano De Quarto, Pasquale Guadalupi, Clementina Leuzzi, Angelo Martino, Angelo Pastorelli, Salvatore Pecoraro, Antonio Pennetta, Nicola Scarano e Francesco Spedicati.

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