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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE
DATEVI UNA MOSSA!
Emergenza Maltempo, fatti non parole: gli strumenti per reagire ci sono agricoltura
Revisione mezzi agricoli: un nuovo rinvio? agroalimentare
I numeri dell’ortofrutta italiana zootecnia
Etichettatura latte e formaggi: la Puglia esulta
N° 2 • 1 FEBBRAIO 2017
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ditoriale
1 febbraio 2017 - n. 2 - Anno 12
Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE
Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice
G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA
Emergenza maltempo: non si aspetti, gli strumenti per reagire ci sono
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assimo sostegno agli agricoltori pugliesi colpiti dall’eccezionale maltempo non solo a parole ma anche e soprattutto con i fatti. A differenza di situazioni analoghe accadute in passato, la Regione e il Governo intervengano subito senza le solite lungaggini burocratiche, attivando i seguenti strumenti: 1) attivazione misura 5.2 del PSR in attuazione dell’art. 18 del regolamento Ue sullo sviluppo rurale che finanzia, fino al 100% dei costi, il ripristino del potenziale produttivo perso in caso di “calamità naturali” e “eventi catastrofici”. I beneficiari, infatti, hanno diritto al rimborso degli interventi per la ricostituzione del capitale fondiario, del capitale di scorta, scorte vive e morte, il ripristino di impianti arborei ecc. 2) deroga ai criteri di accesso al FSN (Fondo di Solidarietà Nazionale) al fine di consentire l’attivazione degli interventi compensativi anche alle aziende che non hanno sottoscritto polizze
assicurative agevolate a copertura dei rischi con un emendamento al Decreto Milleproroghe affinché si attivino tutte le misure previste dalla normativa: la sospensione del pagamento di contributi previdenziali, rate mutui, scorte, spese e via discorrendo cosi come si è fatto per i danni subiti dagli olivicoltori a causa della Xylella fastidiosa. Ovviamente, sarà necessario un successivo decreto ministeriale (e questo spetta al Governo) per rimpinguare il sempre deficitario FSN così da permettere agli agricoltori pugliesi di accedervi. La politica si fa bella quando parla di “Made in Italy” ma quelle eccellenze vengono proprio dagli agricoltori che adesso vanno aiutati. Non possiamo permetterci di far morire un intero territorio. Se non si interverrà subito i danni saranno anche maggiori nei prossimi mesi poiché salteranno centinaia di posti di lavoro ed allora sarà difficile se non impossibile trovare le giuste soluzioni, cosa che adesso si può ancora fare.
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ommario
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editoriale
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emergenza maltempo Gli strumenti per reagire ci sono
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eventi agroalimentare
AGRICOLTURA
12 revisione mezzi agricoli
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ortofrutta Numeri e mercati
Un nuovo rinvio?
13 CONsorzi di bonifica
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La nuova legge
crisi agrumicola “ La risposta è la CUN “
15 canapa
UE apre al rimpianto
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matera Concorso “la Luce e il Cibo” alimentazione La dieta anti influenza
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basilicata A scuola di olio
“In un anno raddoppiata la coltivazione
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alberobello’ Il trullo in rosa
zootecnia
rassegna stampa
23 analisi GDO
“La realtà non è come sembra”
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LATTE Etichettatura obbligatoria
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ootecnia
80MILA MUCCHE ‘FIRMERANNO’ LATTE E FORMAGGI PUGLIESI
LATTE: STORICO VIA LIBERA A ETICHETTA MADE IN ITALY IN GU
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torico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari che pone fine all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta. E’ stato finalmente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017 il decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari”, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Ben 80mila mucche da latte presenti in Puglia possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, formaggi e yogurt che è garantita a livelli di sicurezza e qualità superiore, grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello nazionale e comunitario con 2 DOP (canestrato pugliese e mozzarella di bufala) e 17 formaggi riconosciuti tradizionali dal MIPAAF (burrata, cacio, caciocavallo, caciocavallo podolico dauno, cacioricotta, cacioricotta caprino orsarese, caprino, giuncata, manteca, mozzarella o fior di latte, pallone di Gravina, pecorino, pecorino di Maglie, pecorino foggiano, scamorza, scamorza di pecora, vaccino). Il provvedimento è scaturito dalla guerra del latte scatenata lo scorso anno dalla Coldiretti contro le speculazioni insostenibili sui prezzi alla stalla e sta portando ad un sostanziale aumento dei compensi riconosciuti agli allevatori senza oneri per i consumatori. Sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà in Puglia appena 2.700 stalle, a causa principalmente del prezzo del lattee delle evidenti
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anomalie di mercato. Oltre all’inganno a danno dei consumatori, si tratta di concorrenza sleale nei confronti degli stessi industriali e artigiani che utilizzano esclusivamente latte locale. L’insidia alla salute dei consumatori e l’erosione della capacità di competere dei nostri allevatori e dei nostri coltivatori è dipesa finora principalmente da un fattore, dall’assenza di etichettatura
obbligatoria sull’origine delle materie prime. L’etichettatura obbligatoria diverrà una infallibile cintura di sicurezza per i nostri allevatori che devono poter competere alla pari e per la salute dei nostri consumatori debbono poter scegliere in maniera consapevole quello che acquistano e mangiano. In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di
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quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, venduti come prodotti lattiero-caseari “Made in Puglia. Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di “latte equivalente” tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. Il provvedimento riguarda l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari e prevede l’utilizzo in etichetta delle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di condizionamento o di trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condiziona-
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to o trasformato. Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di piu’ Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: «latte di Paesi non UE» per l’operazione di mungitura, «latte condizionato o trasformato in Paesi non UE» per l’operazione di condi-
zionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all’art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.
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groalimentare
Trend e mercati
Tutti i numeri dell’ortofrutta italiana
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rescita del 2% a volume dei consumi di frutta e verdura nel 2016. Questa la fotografia dell’ortofrutta italiana tracciata dal CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli) Italy. Ottime performance per radicchi, insalate, mele, fragole, nettarine e meloni. Consumi in crescita, cambiamento degli stili alimentari, protezionismo per l’export fuori dall’Europa. È la fotografia tracciata per descrivere il mondo dell’ortofrutta . “Non basta più solamente fare sistema, oggi – afferma Paolo Bruni , Presidente Cso – occorre una vera e propria pressione di rappresentatività dell’ortofrutta in Europa che tuteli i produttori ma anche i consumatori che potranno trarre beneficio da una politica agricola europea che difenda i consumi di ortofrutta, la sostenibilità ambientale, l’abbassamento delle emissioni di C02”. Sul fronte dell’export Bruni ha sottolineato la necessità di “spingere l’acceleratore” sul tema dei trattati per allargare i possibili mercati di sbocco dell’ortofrutta italiana. “Prioritario privilegiare gli accordi in ambito UE e non per singolo Paese”. La Cina? “Sarà fondamentale nei prossimi anni anche per l’ortofrutta e come CSO Italy abbiamo in corso un importante progetto europeo per promuovere l’export ortofrutticolo in
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di Rino PAVONE
quel Paese”. Non bisogna, comunque, dimenticare il mercato interno, nei confronti del quale servono comunicazione e promozione dei prodotti Made in Italy. Nel 2016 i consumi in Italia di ortofrutta fanno segnare un incoraggiante segnale di crescita e ripresa: +2% da gennaio a novembre 2016 rispetto al pari periodo 2015, anche se la crescita non compensa certamente il calo drammatico di acquisti dal 2000 al 2013 quando sono scesi da 9,5 a 7,6 milioni di tonnellate con un calo del 20%. Gli italiani hanno acquistato 8,1 milioni di tonnellate, 4,5 milioni di di frutta e agrumi e 4,7 di verdura e ortaggi. Da sottolineare le ottime performance di prodotti “ad alto contenuto di
innovazione”come radicchi, insalate, mele, fragole, nettarine e meloni. Sul fronte del canale di vendita la cavalcata della distribuzione moderna è inarrestabile: dal 2000 al 2015 i volumi di acquisto in Gdo sono cresciuti del 44% (nel 2015 il 60% dell’ortofrutta è stato venduto in ipermercati, supermercati e discount). Un dato al quale fa da contraltare la contrazione, invece, del dettaglio tradizionale (-49%) e, invece, la grande crescita (35%) di canali diversi come gas, farmer market ed e-commerce Le famiglie che acquistano più ortofrutta sono i single (261 kg/anno) e i bicomponenti (193 Kg/anno procapite). Per quanto riguarda le esportazioni, invece, la crescita è costante con un +9% dal 2005 al 2015. Oggi l’Italia esporta 3,8 milioni di tonnellate di ortofrutta. L’import si ferma invece a 2,9 milioni di tonnellate, peraltro segnando nei primi 9 mesi del 2016 un calo del 7% sullo stesso periodo del 2015. Questo assicura il risultato positivo della bilancia commerciale. “Sul fronte produttivo – dichiara Elisa Macchi, Direttore di CSO Italy – l’annata si prospetta senz’altro migliore della precedente sia per le pere che per il kiwi grazie ad una offerta meno consistente ed una qualità dei prodotti ottimale, ma quello che mi preme sottolineare in questo contesto di visione più complessiva del settore, è l’importanza della qualità dei dati e dell’informazione che www.foglie.tv
ne deriva. Abbiamo urgente necessità, come settore, di informazioni corrette per elaborare strategie. I prossimi mesi per il settore ortofrutta vedono all’ordine del giorno dell’agenda europea importanti dossier: sul versante interno, modifiche e miglioramento mirati alla semplificazione potranno ottenersi con il regolamento omnibus e la riforma Pac post-2020. Per quanto riguarda invece il versante esterno, dopo il congelamento del TTIP, è stata data un’importante accelerata agli altri accordi commerciali. Il Ceta, l’accordo commerciale con il Canada, sarà ratificato dal parlamento europeo a febbraio ed è in dirittura d’arrivo anche l’accordo con il Giappone. Infine nei prossimi mesi si avvieranno i negoziati con l’Australia e la Nuova Zelanda. Tutti
questi accordi si riferiscono a mercati importanti per gli sbocchi commerciali italiani. Questi importanti dati non devono distogliere l’attenzione
dai tanti problemi che assillano gli operatori: stagnazione dei consumi, competitività, embargo russo, instabilità politica nei paesi del bacino sud del Mediterraneo. Considerato che il mercato europeo è ormai saturo, diventa sempre più impellente allargare gli orizzonti e concentrare gli sforzi per l’apertura di nuovi mercati con più aggregazione produttiva e commerciale, innovazione varietale e promozione per vincere la sfida.
WWW.FOGLIE.TV l’informazione sul mondo agricolo e rurale a portata di click.
FERTENIA
Perform Tech Puglia
il reportage dell’evento
il meeting annuale
Ultrasuoni nel processo di estrazione dell’ olio
La G.ED.A. (Giovani Editori Associati) Soc. Coop. ha festeggiato presso Tenuta Pinto a Mola di Bari i 10 anni del brand “Foglie” divenuto con i suoi mezzi multimediali punto di riferimento imprescindibile per settori agricoltura, agroalimentare, turismo rurale vitali e fondanti dell’economia e dell’immagine della nostra amata regione
Grazie alle nostre telecamere abbiamo raccontato l’intera giornata del meeting annuale che Fertenia azienda leader nei fertilizzanti speciali e biologici, ha organizzato in occasione dei 15 anni di attività.
Presso Villa Larocca sede dell’Accademia dei Georgofili sez. Sud/Est e nell’ambito del progetto Perform Tech Puglia emerging food technology è stata organizzata la presentazione del prototipo ad ultrasuoni per l’estrazione dell’olio extravergine di oliva.
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#10 anni di foglie
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gricoltura
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Impossibile revisionare entro dicembre i mezzi immatricolati prima del 1974
Revisione mezzi agricoli: un nuovo rinvio?
e non ci saranno altri rinvii, entro il 2017 i mezzi agricoli più vecchi, quelli immatricolati prima del 1974, dovranno essere revisionati. Seguiranno, nel 2018, quelli immatricolati tra il 1974 e il 1990 e così via. Sono previste 500.000 revisioni all’anno fino al 2020. Le verifiche scoperchierebbero un pentolone di 1 milione e 700mila mezzi con più di 30 anni di età da rimettere in forma con un complesso giudizio di convenienza da fare caso per caso. Di revisione si parla dal 1992. È un’opportunità per migliorare i livelli di sicurezza sul lavoro e in strada eppure responsabilità e modalità sono ancora incerti e molte officine solo in teoria sono attrezzate. Per questo si rende necessaria una nuova proroga, se non già nel Milleproroghe che verrà convertito in legge a fine febbraio, in un altro atto legislativo. Mancano infatti le strutture
per revisionare entro dicembre i primi 500.000 trattori. “Mipaaf e ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – dichiara Aproniano Tassinari presidente Uncai (unione nazionale contoterzisti agromeccanici e industriali) – continuano a rimpallarsi le responsabilità. Ai due ministeri dovrebbe aggiungersi quello del Lavoro, viste le sue competenze in tema di formazione, ma resta escluso perché non è citato nel Codice della strada. Nel frattempo non ci resta che consigliare ai contoterzisti di continuare a dare retta ai vecchi testi di economia agraria, e calcolare un’ora di manutenzione ogni dieci di esercizio”. Il prezzo da pagare è però alto. Nel 2015 l’Osservatorio Inail ha registrato 137 infortuni mortali con trattore, di cui 106 causati dal ribaltamento del mezzo. Il dato non sorprende se si considera che 668mila trattori sono sprovvisti di strutture di protezione in caso di capovol-
gimento e sono un milione e 240mila quelli senza cinture di sicurezza. È difficile negare il nesso tra macchine vecchie e frequenza di incidenti. In Germania e Spagna, dove la revisione periodica dei mezzi agricoli è una realtà da molti anni, il numero di incidenti è diminuito drasticamente. La sicurezza è irrimandabile. Tuttavia la revisione e le norme non devono incidere sul principio di sostenibilità economica delle aziende. Al contrario devono diventare un’opportunità per migliorare la gestione delle imprese e per rinnovare le attrezzature con una politica di incentivi. Per adeguare il parco circolante sono stati calcolati tra i 425 e i 975 euro per mezzo. Al contrario il costo medio di ogni incidente è di 30.000 euro, lo stipendio lordo di un lavoratore. Inoltre la revisione può diventare un’opportunità occupazionale nelle officine, soprattutto per i giovani.
PERPLESSITA’ PER ACQUA AD AQP E ALLA SUA RETE COLABRODO
CONSORZI DI BONIFICA: NUOVA LEGGE
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pprovata la nuova legge sui consorzi di bonifica da parte del Consiglio regionale con la conferma dell’impegno del Presidente Emiliano e dell’Assessore Di Gioia, che si sono assunti l’onere di uscire da una situazione di stallo, riavviando l’attività della bonifica in Puglia. Le scelte della passata politica regionale hanno consegnato una situazione disastrosa di 4 consorzi di bonifica, caduti nelle sabbie mobili commissariali da cui non era certamente facile tirarli fuori. E’ stata architettata una formula che, se correttamente applicata, potrebbe rendere finalmente efficiente la gestione della bonifica in Puglia attraverso il Consorzio unico e una messa a regime di servizi a cui dovranno corrispondere eque quote consortili. I consorziati non saranno indebitamente ‘caricati’ della debitoria pregressa causata dal lungo commissariamento e dalla decisione dell’allora Governo regionale di sospendere la riscossione dei ruoli per 15 anni. Va ricordato, tra l’altro, che la Regione Puglia annualmente ha elargito consistenti anticipazioni finanziarie ai 4 consorzi commissariati, finalizzate esclusivamente alla gestione dell’apparato amministrativo, ma lasciando scoperte le voci di spesa importanti, quali i servizi e la manutenzione delle opere di bonifica, degli invasi, degli impianti irrigui e delle reti idriche, generando scon-
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tento tra gli utenti, contenziosi per danni e delegittimazione di fronte all’opinione pubblica. Resta la forte perplessità sulla decisione di affidare la direzione tecnica della sezione irrigazione e acquedotti rurali all’Acquedotto pugliese perché, aldilà dei requisiti di costituzionalità, è stato fatto passare il messaggio che AQP sia un modello a cui fare riferimento, ente pubblico su cui già pesano reiterate critiche dei cittadini per la discutibile gestione dell’acqua ad uso potabile e della ‘rete colabrodo’, quando, invece, bastava mutuare l’esperienza del Consorzio di bonifica della Capitanata che costituisce un modello italiano di ‘buon autogoverno’ e corretta gestione dei servizi. La scelta dei due sub commissari su segnalazione del mondo agricolo è una presa d’atto che è necessaria la conoscenza reale della gestione dei servizi di bonifica sul territorio. Quello approvato è il secondo impianto normativo utile a restituire efficienza ai consorzi di bonifica commissariati che svolgono la delicata funzione nelle aree rurali di prevenire il rischio idraulico e governano la disponibilità di risorse idriche nei tempi e nei luoghi dove i settori economici le richiedano. La mancanza di una organica politica di bonifica comporta, tra l’altro, che lo stesso costo dell’acqua in Puglia sia caratterizzato da profonde ingiustizie.
Già il 13 marzo 2012 il Consiglio regionale della Puglia aveva approvato la Legge n. 4 “Nuove norme in materia di bonifica integrale e di riordino dei consorzi di bonifica”, una legge che nei fatti mai attuata. Le strutture non sono state traghettate dal commissariamento unico all’autogoverno, non è stato mai approvato il piano generale della bonifica, non sono mai stati licenziati i piani di ristrutturazione industriale finalizzati al recupero di efficienza, le opere di manutenzione ordinaria sono state risibili, mentre risultano inesistenti quelle di manutenzione straordinaria, non è stato dato corso all’efficientamento energetico per il sollevamento dell’acqua e alla razionalizzazione dei servizi amministrativi e legali per il contenimento dei costi, anche del contenzioso. I drammatici effetti dell’incuria e dei profondi cambiamenti climatici che si sono manifestati sul territorio regionale, caratterizzati dal succedersi di eventi estremi non sempre prevedibili, hanno reso non più rinviabile il rilancio dell’attività di Bonifica integrale. Si sono consolidate nel tempo nuove ed inevitabili esigenze di manutenzioni straordinarie delle opere pubbliche di bonifica che non possono e non debbono essere scaricate sugli utenti i quali hanno, loro malgrado, subito nell’ultimo decennio innumerevoli danni per mancata manutenzione.
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gricoltura
Secondo il Movimento Cinque Stelle
“La risposta alla crisi agrumicola è la Cun”
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idurre la forbice dei prezzi tra i costi di produzione e quelli finali di acquisto al consumatore attraverso lo strumento della Cun, la Commissione Unica Nazionale di filiera. Questa la risposta del M5S al flash mob organizzato dinanzi al consiglio regionale pugliese da Coldiretti, in cui è stato presentato il “dossier sul crac agrumi” che interessa soprattutto il territorio tarantino. Una situazione aggravata dal maltempo di queste ultime settimane e dal calo dei consumi, scesi sotto i 15 chilogrammi per persona l’anno per effetto di una diminuzione che negli ultimi 15 anni varia da oltre il 20% per le arance ed oltre il 50% per i mandarini. E, come dichiarato dagli stessi vertici Coldiretti, il grave problema della risposta dei mercati e dei prezzi è ciclico.
“Le problematiche relative ai prezzi pagati agli agricoltori che non riescono neanche a coprire i costi di raccolta, peraltro drammaticamente aggravati dal maltempo e dalla concorrenza sleale, trovano risposta nella Commissione Unica Nazionale di filiera – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Invitiamo gli agrumicoltori pugliesi a chiedere, assieme a noi, al Governo Gentiloni di istituire la Cun, istituita con un mio emendamento alla legge 91/2015, mettendo così in soffitta, finalmente, le vetuste borse merci e, al contempo, rendendo trasparenti le trattative, stabilizzando i prezzi nonché creando accordi nella filiera tra produttori e trasformatori. La Cun rappresenterebbe una svolta epocale e permettere di
porre le basi per il superamento di problematiche che, purtroppo, si ripetono ciclicamente e conferendo finalmente redditività agli agricoltori. Per quanto concerne, invece, le misure attuabili per sostenere le imprese agricole danneggiate dalle avverse condizioni meteo di queste ultime settimane, abbiamo già suggerito al Governo regionale di Michele Emiliano e a quello nazionale le misure da attuare. Anche per spiegare questo agli agricoltori tarantini e per rendermi conto in prima persona della drammatica situazione – conclude L’Abbate (M5S) – nella mattina di venerdì 20 gennaio sono stato nei territori di Castellaneta con diversi incontri organizzati dai locali Attivisti 5 Stelle”.
Un’applicazione per smartphone
SARÀ POSSIBILE CONTROLLARE CON UNA APP I PAGAMENTI AGEA
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li imprenditori agricoli potranno seguire dal proprio smartphone lo stato di avanzamento della propria domanda Pac (Politica Agricola Comune). È stata presentata, infatti, nei giorni scorsi la nuova app Agea progettata, nell’ambito del Piano agricoltura 2.0, per agevolare gli agricoltori nella consultazione delle informazioni e comunicazioni
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inerenti l’azienda, direttamente sul proprio smartphone. Un’importante novità che contribuirebbe a facilitare la vita degli imprenditori agricoli, se non fosse che ancora molti di loro ne ignorino l’esistenza. La nuova app dell’Agenzia rappresenta un passo importante per gli imprenditori agricoli, poiché introduce misure per diminuire il peso della burocrazia nell’agricoltura
italiana, oltre che abbattere l’inutile spreco di carta. Per la prima volta, gli imprenditori potranno seguire dal proprio smartphone lo stato di avanzamento della domanda Pac con un ‘sistema a semaforo’ in cui saranno indicate le pratiche corrette, contrassegnate da un bollino verde, o le eventuali anomalie contrassegnate da un bollino rosso.
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In un anno raddoppiata la coltivazione
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Canapa: entrata in vigore storica legge
torica entrata in vigore della legge sulla canapa numero 242 del 2 dicembre 2016 recante “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”, resa necessaria per superare le diffidenze del passato e sostenere il boom in atto in Puglia, dove sono più che raddoppiati rispetto all’anno scorso i terreni coltivati a scopo tessile, edile, cosmetico, ma anche olio, vernici, saponi, cere, cosmetici, detersivi, carta o imballaggi, oltre al pellet di canapa per il riscaldamento che assicura una combustione pulita. La ricerca della naturalità nell’abbigliamento, nell’alimentazione ed in generale l’affermarsi di stili di vita più ecologici ha favorito la diffusione della canapa che è particolarmente versatile negli impieghi, ma anche in grado dal punto di vista colturale a basso impatto ambientale, di contribuire alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità. E’ una opportunità che i nostri agricoltori non possono perdere soprattutto nelle aree violate dai disastri ambientali come a Brindisi e Taranto, che possono diventare il distretto della canapa del Sud Italia, dove le imprese hanno il divieto di coltivazione di produzioni agroalimentari, contro le emergenze ambientali causate per esempio dalla centrale di Cerano a Brindisi e dall’ILVA a Taranto. Dalle attività sulla
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canapa ed in particolare dalla selezione di nuove varietà stanno emergendo applicazioni in campo alimentare, cosmetico e nutraceutico che verosimilmente offriranno nuove possibilità di sviluppo di impresa e l’assunzione di nuovo personale. Può essere coltivata senza alcun impiego di diserbanti e insetticidi. Ha minime esigenze di fertilizzanti e lascia nel terreno una buona dotazione di sostanza organica, rappresentata da una gran parte dell’apparato fogliare, oltre all’abbondante e profondo apparato radicale. Il DdL prevede la promozione di azioni di formazione in favore di coloro che operano nella filiera della canapa e diffondono, attraverso specifici canali informativi, la conoscenza delle proprietà della canapa e dei suoi utilizzi nel campo agronomico, agroindustriale, nutraceutico, della bioedilizia, della biocomponentistica e del confezionamento. Il seme di canapa e gli alimenti derivati contengono, infatti, proteine che comprendono tutti gli aminoacidi essenziali, in proporzione ottimale e in forma facilmente digeribile. Dalla canapa si ricavano inoltre tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. Le colture che seguono la canapa rispondono positivamente, producendo sensibilmente di più. In alcuni casi il grano ren-
de anche il 20 per cento in più rispetto ad una tradizionale rotazione con altre graminacee o bietola. I venti anni dedicati quasi esclusivamente a studiare questa pianta hanno consentito all’Italia di collezionare un catalogo di canapa selvatica e non, con più di 300 tipi diversi. Si tratta in realtà di un ritorno per una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica). Il declino è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su questa pianta. ll Governo italiano nel 1961 sottoscriveva una convenzione internazionale chiamata “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” (seguita da quelle del 1971 e del 1988), in cui la canapa sarebbe dovuta sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore mentre nel 1975 esce la “legge Cossiga” contro gli stupefacenti, e negli anni successivi gli ultimi ettari coltivati a canapa scompaiono. Il boom della coltivazione della canapa è un’ottima dimostrazione della capacità delle imprese agricole di scoprire e sperimentare nuove frontiere e soddisfare i crescenti bisogni dei nuovi consumatori.
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COMITATO PER LA SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO
“SALVIAMO LA SARPAREA”
asce a Nardò il comitato per la salvaguardia del territorio “Salviamo la
Sarparea”. A costituirlo, un folto gruppo di associazioni e cittadini attenti e allarmati davanti al progetto di realizzazione di un resort in una zona di fondamentale importanza dal punto di vista ambientale e paesaggistico del Salento, dove oltre il 60% degli ulivi è monumentale. Hanno aderito sinora: Associazione Fare Verde, Associazione LIDA, Associazione LIPU, Associazione Verdesalis; Associazione Diritti a Sud, Comitato Permanente per la Salute e l’Ambiente, Movimento Cinque Stelle Nardò, Associazione Nardò Bene Comune, I Guardiani del Faro, Forum Ambiente e Salute, Italia Nostra Salento Ovest, Italia Nostra Sud Salento, CSV Salento, Associazione SOS Costa Salento, Associazione culturale Portadimare, Centro Studi “Salento Nuovo”, Fondo Verri - Lecce, Sinistra Italiana - Lecce, Associazione Avvocatideiconsumatori, Vittorio Marras, Lorenzo Siciliano, consigliere di minoranza Comune di Nardò, Daniele Piccione, consigliere di minoranza Comune di Nardò, Roberto My segreteria Pd, Rino Giuri segreteria Pd. Riteniamo che la Sarparea non sia luogo idoneo ad alcuna costruzione, non ci sono opere di mitigazione o parchi degli ulivi che tengano. La Sarparea è un bosco primigenio monumentale ed è patrimonio collettivo inalienabile, bene ambientale avente valore identitario. La Sarparea è l’ultimo scampolo dell’antica foresta oritana, dovrebbe essere un museo a cielo aperto, non l’ennesimo luogo del cuore soggetto a speculazione edilizia, violentato dall’ennesimo consumo del suolo. Il Salento è soggetto ad una pressione antropica elevatissima, non un metro cubo dovrebbe più essere costruito, si dovrebbe puntare a recuperare il preesistente attraverso un oculato piano di riqualificazione e restauro delle masserie cinquecentesche, dei centri storici, delle aree
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degradate. La Sarparea è il Salento stesso, il suo Genius loci, la sua anima antica. Dev’essere preservata. Dev’essere riconosciuta come bosco monumentale, ne va della nostra stessa identità culturale. Già nel 2013, la Commissione Ulivi delle Regione Puglia “dà atto che a seguito di sopralluogo effettuato
la presenza di ulivi monumentali in percentuale maggiore del 60% nell’area presa in esame, pertanto l’uliveto possiede le caratteristiche di monumentalità così come riportate nella L.R. 14/2007”. A questo proposito, il Comitato “Salviamo la Sarparea” presenterà al Comune di Nardò una formale diffida dal pro-
e l’esame del report fotografico in sede di commissione, evidenziano la presenza di numerosi alberi di ulivo monumentale, così come definiti dall’art. 2 della L.R. 14/2007”,e inoltre dà atto che “il sopralluogo ha visto emergere chiaramente
cedere con qualsivoglia decisione in merito alla realizzazione del progetto, prima che gli organi competenti abbiano effettuato le verifiche necessarie a confermare formalmente la già riconosciuta monumentalità dell’uliveto.
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Il podio all’Associazione Cuochi Baresi
XX edizione per il concorso gastronomico “La luce e il cibo” a Matera di Paola DI LEO
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ppena archiviata la XX edizione del concorso gastronomico interregionale “La luce e il cibo” a Matera. Una full immersion di due giorni, il 17-18 gennaio, nel mondo della ristorazione e della cultura gastronomica a vasto raggio, a partire da quella lucana, depositaria di sapori semplici ma decisi. L ‘evento promosso dall’Associazione Cuochi Materani, in particolare da Pier Francesco Fiore, Giambattista Guastamacchia, Antonio Farella e
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Giovanni Molinari, si è svolto come di rito nella Sala Garden di Matera. Occasione ideale per premiare due chef lucani Marco Chirico e Oscar Riquelme, reduci di una vittoriosa gara gastronomica a New York, con prodotti rigorosamente “Basilicata fine foods” e resi protagonisti di una chef experience in Basilicata sulla cucina internazionale col coinvolgimento dell’Istituto Alberghiero Lucano “A. Turi”. La competizione dello scorso novembre a New York s’inserisce nel più am-
pio progetto regionale “Mapping Basilicata”per l’internazionalizzazione delle imprese agroalimentari. La due giorni materana si è rivelata una formidabile vetrina per lo scambio di novità e saperi sia per i cuochi professionisti che per i giovani emergenti. “In cucina non si finisce mai di imparare – ha osservato lo chef Giambattista Guastamacchia, team manager dell’Unione Regionale Cuochi – perché la competizione è anche dialogo e aiuta a crescere professionalmen-
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te. Se a ciò aggiungiamo la possibilità di promuovere il territorio attraverso i nostri prodotti, possiamo dire che la Basilicata si difende molto bene e i nostri piatti sono sempre più apprezzati al mondo”. Questa XX edizione del concorso gastronomico interregionale si è confermata una valida iniziativa per l’incontro di professionisti, aziende, ristoratori , enti di formazione e istituzioni locali. Ai momenti formativi e informativi, show coking, non sono mancati spazi degustativi: alla Phain Promoter di Giuseppe Caramia l’invito a sponsorizzare l’evento con una selezione di prodotti slow food, DOP, IGP , espressione delle eccellenze regionali made in Italy. In bella vista il capocollo di Martina Franca Slow Food – Az. Cervellera; riso Goio DOP; pecorino canestrato Castel del Monte (Aq) Slow Food – Az Gran Sasso Petronio; Culatello di Zibello DOP – Az Boutique delle carni e dei salumi di Zibello; olio evo DOP Ambrogio Valentini ; pomodoro regina di Torre Canne Slow Food – Az. Nicola Pero; lardo di colonnata IGP di Mafalda ; biscotto di Ceglie Messapica - Az. Allegrini; verdicchio dei Castelli di Tesi DOP - Az Socci. Gli chef in gara si sono sfidati in piatti di cucina calda. A valutare tutti i
menù dal punto di vista gustativo, olfattivo, nutrizionale ed estetico, è stata una giuria altamente qualificata, tra cui Daniele Caldarulo chef e team manager della NIC , Giuseppe Palmisano chef pasticciere e membro NIC, Lello d’ Agostino chef e presidente Unione Cuochi Puglia, la giornalista enogastronomica Antonella Millarte. Si è aggiudicata la medaglia d’oro il team dell’Ass. Cuochi Baresi, guidato dagli chef Franco Lanza e Salvatore Turturo. Ad imporsi il menù con starter di baccalà infuso al latte di mandorla con polvere di caffè, emulsione di limone , quenelle di gambero rosso
agli agrumi, stracciatella andriese, sedano croccante e maionese ai crostacei; main course con arrosto di maialino lucano e la sua salsa su crema di fagioli Sarconi IGP, torcinello con verza, rostì di patata Sanseverinese con cipolla rossa d’Acquaviva, peperone rosso in vaso cottura, crostini di pane d’Altamura e spugna di rapa rossa; e infine il dessert , un bavarese ai tre cioccolati con cuore di lampone, crunch di torrone, plum cake allo yogurt, salsa al moscato di Trani, sorbetto all’arancia su croccante al pistacchio, frutti di bosco, uva rosata e melagrana.
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BAMBINI 0 - 4 ANNI I PIU’ COLPITI (10,44%)
LEGUMI, SUCCO AGRUMI E MELEGRANE CONTRO MALATTIE STAGIONALI
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ono 815 i casi di influenza osservati in Puglia nella settimana dal 9 al 15 gennaio 2017, secondo l’ultimo rapporto epidemiologico aggiornato InfluNet del 18 gennaio scorso. I più colpiti sono i bambini da 0 a 4 anni con il 10,44% dei casi e da 5 a 14 anni con 126 casi registrati e una incidenza del 7,07%. L’ondata di maltempo di inaspettata violenza ha costretto molti pugliesi a letto sia per sindromi influenzali che per raffreddori e riniti e l’alimentazione resta il più efficace strumento di prevenzione dalle malattie stagionali. I succhi di agrumi tarantini, le melegrane e i legumi come lenticchie, ceci e cicerchie sono i migliori rimedi naturali contro le malattie stagionali. Dato che ad essere i più colpiti sono proprio i bambini, sane e corrette abitudini alimentari devono diffondersi nelle famiglie che già hanno aumentato il ricorso alle vaschette di frutta già tagliata e sbucciata, pronta all’uso senza doversi “sporcare le mani” e da gustare come snack rompi-digiuno durante la giornata o come risparmia-tempo. Tutti gli agrumi sono ricchi di vitamine, innanzi tutto quelle dei gruppi C e P, i legumi sono una fonte preziosa di proteine e sali minerali come ferro e calcio, ma il più gettonato al momento resta il succo di melegrane. Grazie al successo della medicina anti-aging e del superfood, prima i
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frutti del melograno erano relegati ad elementi decorativi in cucina, oggi sono richiestissimi sui mercati con un balzo dei consumi dal 2014 ad oggi del +30%. La quasi totalità della produzione italiana si concentra in Puglia (dove si trova circa il 60% della superficie coltivata). L’aumento della domanda di melograno alimenta le importazioni di prodotto oltre che dai paesi produttori dell’Europa del Sud, Spagna, Israele e Marocco, anche da Cile e Sudafrica, come al solito spacciati per ‘made in Puglia’. Sono proprio le melegrane importate dalla Turchia al secondo posto dei cibi più contaminati da sostanze tossiche e le melegrane importate da Israele sono al 9° posto dei cibi che inquinano maggioramene l’ambiente. Aumentare le calorie consumate, iniziando la mattina con latte, miele o marmellata e portando poi a tavola soprattutto zuppe, verdure, legumi e frutta, aiuta a rafforzare, con l’apporto di vitamine, le difese immunitarie dal rischio dell’insorgenza dell’influenza favorita dal freddo: oltre a frutta e verdura ricca di antiossidanti nella dieta per sconfiggere l’influenza non devono mancare latte, uova e alimenti ricchi di elementi probiotici quali yogurt e formaggi come il parmigiano e, per alcuni esperti, anche il miele e l’aglio, che contiene una sostanza, l’allicina, particolarmente attiva nella
prevenzione. Con la discesa del termometro arriva anche il “permesso” ad aumentare le calorie consumate in relazione ad attività, sesso, età e necessità personali. Fondamentale è assumere verdure di stagione, soprattutto quelle ricche di vitamina A (spinaci, cicoria, zucca, ravanelli, zucchine, carote, broccoletti, ottimi anche cipolle e aglio possibilmente crudi per la valenza antibatterica non indifferente) perché danno il giusto quantitativo di sali minerali e vitamine antiossidanti che sono di grande aiuto per combattere le conseguenze dello stress del cambio di stagione sull’organismo. Nella dieta non vanno trascurati piatti a base di legumi (fagioli, ceci, piselli, lenticchie, fave secche) perché contengono ferro e sono ricchi di fibre che aiutano l’organismo a smaltire i sovraccarichi migliorando le funzionalità intestinali. Per la frutta di grande importanza per il grande contenuto di vitamina C, è il consumo di quella di stagione come i kiwi, clementine e arance rigorosamente italiane per evitare che i trasporti ne riducano il contenuto vitaminico. Va anche ricordato che in un soggetto normale l’assunzione di proteine deve essere compresa tra 0,8- 1,3 grammi di proteine per chilo di peso corporeo, per cui una buona dose di carne nella dieta non può fare che bene.
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Dal “Corriere Ortofrutticolo” di Raffaello Bernardi
“I limiti dell’indagine Mediobanca sulle catene della Gdo”
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a recente pubblicazione dell’indagine Mediobanca sulle performance economico-finanziarie della Gdo alimentare ha consacrato anche per il 2015 Esselunga come il gruppo distributivo più efficiente dell’intero panorama nazionale, con vendite per metro quadro pari a 15.732 euro e un ebit margin (rapporto tra margine operativo netto e fatturato) del 6,1%. Numeri di assoluta eccellenza, se si considera che nella media del panel di operatori analizzati la produttività della superficie commerciale si attesta a 7.184 euro per metro quadro e che, escludendo i discounter, il secondo miglior ebit margin, del gruppo Finiper, non eccede il 2,8%. Senza nulla togliere ad Esselunga e neppure alle insegne low cost, come Lidl e Eurospin, che primeggiano, secondo Mediobanca, per redditività operativa (ROI rispettivamente al 23,7% e 20,6%), mi preme, però, sottolineare ed approfondire alcuni limiti metodologici dell’analisi già acutamente evidenziati nei giorni scorsi da Luigi Rubinelli di RetailWatch. Per farla semplice, comparare parametri economici di retailer disomogenei per struttura e copertura distributiva (mix di formule commerciali e aree territoriali di pertinenza) è un po’ come “confrontare capre e cavoli”, con il rischio di ottenere una lettura parzialmente distorta delle prestazioni di mercato raggiunte dai diversi attori. Vediamo perché. È noto e assodato che le vendite per metro quadro di un negozio risultano tendenzialmente crescenti all’aumentare della superficie commerciale, con la sola eccezione offerta oggi dall’ipermercato, che esprime una produttività inferiore a quella del superstore, causa una formula non più coerente, nella generalità dei casi, al contesto di riferimento. Se, dunque, è il superstore – che eredita gli aspetti migliori dell’iper ed elimina gli elementi oggi improduttivi e critici – il format più performante, non va dimenticato come la rete Esselunga (oltre 150 punti vendita) sia quasi esclusivamente focalizzata su questo canale, salvo alcuni supermercati di superficie più contenuta. A ciò si aggiunga, poi, una presenza geografica prevalentemente
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concentrata in Lombardia, Toscana, Piemonte ed Emilia-Romagna, che, a differenza degli altri maggiori gruppi distributivi, esclude, ad oggi, tutte le regioni caratterizzate da bassi livelli di potere d’acquisto. Dei restanti player considerati nello studio di Mediobanca, anche quelli relativamente più attivi al nord hanno filiali in aree meridionali: Gruppo Pam opera con 12 discount e 1 supermercato in Abruzzo e lo stesso fa Finiper con 3 ipermercati. Tutte le location, nelle regioni presidiate, sono, inoltre, accuratamente selezionate da Esselunga con l’obiettivo precipuo di capitalizzare il potenziale del format. Fatta questa doverosa premessa, è verosimile ipotizzare che, con buona probabilità, sia Unicoop Firenze, la maggior cooperativa di consumatori del sistema Coop, e non la catena con sede a Limito di Pioltello, il vero best performer in termini di fatturato per unità di superficie commerciale, a parità di format distributivo. La stima è abbastanza immediata se si pensa che, mentre la produttività media di Esselunga si attesta, come visto, a 15.732 euro/mq a fronte di una superficie media per punto vendita oltre i 3.000 mq, quella di Unicoop Firenze tocca i 14.247 euro, ma in questo caso 60 dei 104 negozi appartenenti alla rete sono sotto i 1.500 mq, “scivolando” anche a 400 mq per garantire un servizio di prossimità e vicinato. Il modello di sviluppo geografico “selettivo” messo in campo, nel tempo, da Esselunga ne favorisce, inoltre, l’ebit margin, in quanto orientato a minimizzare i costi logistici, grazie alla standardizzazione dimensionale del format e alla perfetta baricentricità dei centri distributivi rispetto all’ubicazione degli esercizi commerciali; fattori da cui discende un tragitto medio piattaformanegozio inferiore a 50 km. Fra i grandi gruppi, evidenzia Mediobanca, solo i discounter puri – Lidl e Eurospin – riescono ad esprimere prestazioni vicine in termini di efficienza operativa e primati di redditività, ma ancora una volta ciò deriva dalle peculiarità insite nella formula commerciale: risparmio nella gestione delle scorte e nella movimentazione dei prodotti legato al minor numero di referenze trattate (2.500 contro
le quasi 10.000 di un supermercato e le 17.000 di un ipermercato), strutture di vendita più semplici che riducono i costi di movimentazione e rendono meno onerose le possibili rivisitazioni del layout, ambientazioni di reparto no frills, contenimento del costo del venduto dovuto alla prevalenza di prodotti a marca commerciale o di fantasia. Anche in questo caso, dunque, il confronto appare improprio sul piano metodologico, in quanto si tratta di modelli di business profondamente differenti: pur a fronte di una comunicazione di posizionamento dell’insegna non più centrata unicamente su specifiche proposte di convenienza, nei discounter, infatti, tutti gli aspetti della gestione tendono all’assoluta efficienza, in modo da poter massimizzare la parte del prezzo del prodotto deputata a pagare la qualità del prodotto stesso e non i costi di funzionamento del negozio. Nei format distributivi “classici” della Gdo entrano esplicitamente in gioco, con pesi diversi a seconda del canale, assortimento, prossimità ubicativa, strutture di front office, esperienzialità, sostanziando mission e funzioni d’uso eterogenee, da cui originano giocoforza strutture di conto economico non sovrapponibili: attrazione, di norma, per l’ipermercato, possibilità di scelta nel food e qualità dei servizi per il superstore, servizio di prossimità e/o rapporto di familiarità per le superfici di minor metratura. Alla luce di queste considerazioni, si riduce significativamente la portata “sensazionalistica” delle principali evidenze messe in luce dall’analisi di Mediobanca, con la celebrazione, a tratti forse eccessiva, delle prestazioni di Esselunga, ma anche dei top discounter Lidl e Eurospin. È certamente vero che Esselunga, anche a parità di condizioni, è un primo della classe, altrimenti non si spiegherebbe una produttività per metro quadro di quasi 16.000 euro contro gli 8.400 euro medi, a totale mercato Italia, del format superstore, ma un maggior rigore metodologico renderebbe, forse, più giustizia anche alle prestazioni economiche di altri operatori, spesso messi in secondo piano. È il caso, ad esempio, di Unicoop Firenze.
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Quali sono i principali fattori limitanti?
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EQUILIBRIO VEGETO-PRODUTTIVO E PRODUZIONE
o sviluppo delle piante avviene normalmente in due fasi: la crescita vegetativa e quella riproduttiva. La prima dà origine a tutti gli organi vegetali normalmente deputati allo svolgimento della fotosintesi, come le foglie. La seconda, porta invece alla produzione dei frutti come conseguenza della fecondazione dei fiori. Per uno sviluppo ideale e fisiologicamente corretto, la fase vegetativa e quella riproduttiva devono essere bilanciate durante il ciclo biologico della pianta, in modo da ottenere produzioni quantitativamente e qualitativamente ottimali; se questo non accade, si assiste ad una minore o ritar-
data allegagione, con conseguente scarsa produzione di frutti, peraltro di bassa qualità. Generalmente questo tipo di problema si presenta in situazioni di eccessivo rigoglio vegetativo, che può essere provocato da diversi fattori tra i quali un eccesso di fertilizzanti o di acqua, o da uno sbilancio ormonale. Tale disequilibrio provoca effetti negativi a catena, l’eccessiva vegetazione va a coprire porzioni di pianta che hanno bisogno di luce per svolgere una corretta fotosintesi e traslocare gli zuccheri verso i frutti, anch’essi ombreggiati. L’eccessivo rigoglio vegetativo ostacola anche l’impollinazione e crea un ambiente MC EXTRA (GEA235)
umido che agevola l’attacco di agenti patogeni a carico sia del fogliame che dei frutti, con possibile cascola anomala. L’obiettivo è il giusto equilibrio tra la fase vegetativa e quella produttiva. Per la soluzione di questo problema Valagro mette a disposizione degli agricoltori MC EXTRA (GEA235), un concentrato prontamente e totalmente solubile a base di fitoingredienti attivi tra i quali betaine, proteine, aminoacidi e fattori di crescita di origine naturale. Tali componenti, opportunamente processati e combinati permettono un incremento quantitativo della produzione mantenendo un ottimale equilibrio vegetoproduttivo.
è l’unica soluzione in grado di apportare elementi chiave necessari ad un corretto equilibrio vegeto-produttivo per ottenere una produzione ottimale. Infatti, contiene tutti i fitoingredienti attivi in corretto equilibrio tra loro. INGREDIENTI BIOLOGICAMENTE ATTIVI I fitoingredienti attivi sono ottenuti grazie a processi di estrazione specifici messi a punto dall’esperienza di Algea e dall’ esclusiva piattaforma tecnologica GEAPOWER di Valagro. In questa maniera si ottengono matrici organiche caratterizzate dalla presenza di molteplici sostanze aventi le tipiche proprietà di fitoingredienti attivi come fitormoni naturali, acido alginico, betaine, 1-3 s glucani, aminoacidi, mannitolo. Queste sostanze svolgono una serie di funzioni connesse al controllo della crescita e dello sviluppo attraverso la modulazione dei processi fisiologici della pianta che solo Valagro, per mezzo della Genomica, è in grado di individuare e regolare agendo sui messaggeri chimici nella comunicazione intercellulare, interagendo con specifiche proteine chiamate recettori.
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MC EXTRA è la soluzione naturale scientificamente garantita per aumentare l’equilibrio vegeto-produttivo e la produzione ed è il risultato dell’applicazione delle Scienze Omiche come Genomica, Fenomica, Proteomica e Metabolomica per analizzare i principi attivi e le loro interazioni con gli organismi vegetali. L’alta concentrazione di biomolecole con “ attività ormono-simile “ rende questo prodotto unico nel suo genere, fondamentale per garantire una corretta divisione e distensione cellulare a supporto dello sviluppo dei tessuti vegetativi e dei frutti. Attraverso un processo estremamente complesso e costoso, Valagro ha individuato, selezionato e scelto solo le molecole più idonee a soddisfare le esigenze della pianta e dell’agricoltore. Utilizzare i biostimolanti giusti permette di ottenere produzioni più elevate e di qualità migliore e l’investimento iniziale che l’agricoltore deve sostenere viene ampiamente coperto dal ritorno economico che ottiene al momento della vendita dei propri prodotti.
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PRESSING DI COLDIRETTI E MINISTRO PER VIA LIBERA DEFINITIVO
XYLELLA: L’UE APRE AL REIMPIANTO
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l Commissario europeo alla salute Andriukaitis ha finalmente aperto alla possibilità di reimpianto di nuovi uliveti nell’area affetta da Xylella fastidiosa. E’ una risposta alla richiesta avanzata incessantemente ormai da tre anni di abrogare il divieto di impiantare piante a rischio Xylella fastidiosa in provincia di Lecce e in parte delle province di Taranto e Brindisi. Sono 3 anni che gli imprenditori olivicoli non hanno reddito e ciò getta le basi per il riavvio dell’attività di impresa degli olivicoltori salentini. Ora continui la vigilanza ed il pressing affinché il provvedimento (su cui c’è stato il gran lavoro adi Coldiretti) venga definitivamente condiviso e approvato Al vaglio dunque la possibilità di abrogare l’art 5 della Decisione di Esecuzione n. 789 del 2015 assunta dall’Unione Europea che vieta ai coltivatori salentini, vale a dire delle provincie di Lecce e parte di Taranto e Brindisi, di impiantare piante potenzialmente a rischio Xylella nelle zone
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di Rino PAVONE
già infette. Si tratta di una risposta concreta in linea con le sperimentazioni condotte dagli imprenditori agricoli a Lecce, di concerto con gli enti di ricerca. Potrebbe trattarsi di un importante passo avanti lungo il percorso di rinascita dell’olivicoltura salentina che non va circoscritto alla sola varietà ‘Leccino’, ma esteso ad altre cultivar tolleranti alla malattia. La volontà di mettere a dimora nuove piante è sintomo di una voglia di riscatto e di recuperare un giusto rapporto con l’ambiente e il territorio da parte del popolo salentino. L’area infetta, tra l’altro, è ormai ben lontana dalla linea taglia fuoco che dovrebbe fermare l’avanzata del batterio e il segnale di apertura dell’UE rappresenta una speranza di ripresa economica e produttiva proprio dove la patologia ha azzerato un intero patrimonio olivicolo. Al contempo, sul fronte della ricerca scientifica per contrastare il ‘complesso del disseccamento rapido dell’ulivo’ la Regione Puglia,
supportata da UE e Governo Italiano, potrebbe ispirarsi al modello francese della unità di ricerca congiunta (UMR), un’entità amministrativa, con proprio bilancio, creata dalla partnership di differenti istituzioni scientifiche dai cui organici vengono selezionate le migliori competenze sugli specifici temi di ricerca. Un esempio in campo fitopatologico è l’unità di “Biologia e genetica delle interazioni piantapatogeno” di Montpellier (Francia) che studia le malattie delle piante, con l’obiettivo di proporre metodi di controllo razionali. I ricercatori del BGPI appartengono a differenti enti di ricerca come il Supagro, il Cirad e l’Inra e lavorano in maniera coordinata su virus, batteri e funghi, compresi gli organismi da quarantena e i patogeni per le piante temperate e tropicali. I principali ambiti indagati sono dinamica delle popolazioni di malattie emergenti, meccanismi di patogenicità e resistenza della pianta.
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A cura del Comitato di Assaggio della Regione Basilicata
Olio Extra Vergine d’Oliva: Allenamenti e Degustazioni nelle Scuole Primarie
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ducare i consumatori di domani a riconoscere l’olio di qualità allenare i sensi e cominciare a degustare e distinguere i pregi del fruttato, amaro e piccante degli oli della Basilicata sono gli obiettivi del Progetto allenamenti e degustazioni nelle Scuole Primarie. Gli esperti degustatori del Comitato di Assaggio della Regione Basilicata saranno gli allenatori che, insieme agli insegnanti, avvieranno gli alunni delle Scuole Primarie alla pratica ed all’esercizio dell’utilizzo dei sensi, in particolare di quelli dell’olfatto, del gusto e del tatto. Si tratta di un
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Progetto che è stato avviato già nel mese di Dicembre coinvolgendo gli Istituti Fabrizio De Andrè di Scanzano e un altro istituto di Matera. Il progetto è realizzato in collaborazione con il Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata, l’ALSIA ed il Premio Biol, la manifestazione internazionale degli oli biologici che si tiene ogni anno nella vicina Puglia, ove gli scolari più meritevoli si uniranno ai coetanei provenienti dalle altre Regioni Italiane formando una minigiuria per premiare l’Olio in concorso più gradito ai giovani palati.
Il percorso formativo, rivolto agli alunni delle quarte e quinte classi della scuola primaria, prevede due cicli di lezioni per ogni classe sui temi della sana alimentazione, della sicurezza alimentare e dell’agricoltura biologica, più un laboratorio di analisi sensoriale degli oli extra vergini di oliva. Il progetto prevede anche incontri di sensibilizzazione rivolto a docenti e genitori per approfondire i temi legati all’agricoltura bio, alla tutela dell’ambiente, allo sviluppo sostenibile e ai consumi.
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Si svolgerà a Bari dal 12 al 15 marzo
La V edizione di “ Levante Prof”
i svolgerà a Bari dal 12 al 15 marzo 2017 Levante Prof, la fiera internazionale specializzata nella filiera del grano (panificazione, pasticceria, pizzeria e pasta fresca), gelateria, birra, vino, bar, ristorazione, confezionamento & hotellerie, organizzata da DMP Srl di Roma. L’evento fieristico, che si terrà nel nuovo e prestigioso padiglione della Fiera del Levante di Bari - da sempre considerata la “Porta d’Oriente” -, consolida il suo obiettivo: riunire l’intera filiera del grano, il comparto della trasformazione e lavorazione delle materie prime, del packaging e degli arredi in un’unica location così
da rafforzare questi settori e offrire agli addetti ai lavori concrete opportunità di business, anche e soprattutto sul mercato nazionale e internazionale. Levante Prof sarà principalmente promossa nel Mezzogiorno d’Italia, nei Paesi del Balcani, del Mediterraneo sud-orientale e del nord Africa prevedendo un incremento del 30% di espositori e visitatori rispetto all’edizione passata. La rassegna metterà in mostra le novità su materie prime e ingredienti, prodotti, impianti e attrezzature, arredamenti e servizi per gelateria, pasticceria e panificazione artigianali, e prodotti per la ristorazione che, suddivise in sezioni te-
matiche, saranno affiancate da un ricco programma di eventi. Dimostrazioni e forum di approfondimento, oltre a gare e concorsi, consentiranno ai Maestri del settore di sfidarsi in competizioni di alto livello. «Quattro giornate - dichiara Ezio Amendola, organizzatore di Levante Prof - che si preannunciano nel segno del proseguimento del successo che ha caratterizzato le passate edizioni. Il nostro obiettivo è dare ai professionisti del settore alimentare gli strumenti utili per migliorare la propria capacità operativa favorendo lo sviluppo e la crescita delle proprie imprese.»
A 100 GIORNI DALLA PARTENZA DEL GIRO D’ITALIA DEL CENTENARIO
TRULLO SOVRANO DI ALBEROBELLO ILLUMINATO DI ROSA
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100 giorni dalla partenza della storica edizione (il 5 maggio dalla Sardegna) del Giro d’Italia del Centenario, le città di tappa del Giro d’Italia hanno illuminato di rosa le loro bellezze. Fra loro il Trullo Sovrano di Alberobello, sede dell’arrivo di tappa del 12maggio (Castrovillari – Alberobello). La cittò dei Trulli sta preparando al meglio l’avvenimento anche con eventi di “preparazione” come il Gran Galà dello Sport tenutosi al CineTeatro dei Trulli. Alla presenza delle autorità comunali e dei massimi dirigenti del ciclismo pugliese, il Gran Galà dello Sport ha tirato la volata ad “Aspettando il Giro” concertata con la Spes Alberobello e che ha visto la presenza dei professionisti
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pugliesi Leonardo Piepoli, Michele Laddomada ed Elia Aggiano, unitamente a quella dell’ospite d’onore Gilberto Simoni, re del Giro nel 2001 e nel 2003. Non potevano mancare i Trulli fra i simboli illuminati a rosa che rappresentano monumenti, piazze, vie fra le più suggestive del patrimonio italiano: La Torre di Sulis di Alghero, il Museo Archeologico di Olbia, il Monumento Naturale degli Scogli Rossi ad Arbatax (Tortolì), la statua della Dea Athena sul lungomare di Reggio Calabria, lo Scoglio della Regina ad Acquappesa (Terme Luigiane), Il Palazzo di Città di Castrovillari, Il Duomo di Molfetta, le Mura del Belvedere di Montenero di Bisaccia, il Palazzo del Municipio di Montefalco, la Fontana del Nettuno in
Piazza della Signoria a Firenze, il palazzo del Municipio di San Pietro in Bagno, la Fontana del Teatro Municipale di Reggio Emilia, Piazza Malaspina a Tortona, il Battistero di Biella (Oropa), il Municipio di Valdengo, la Porta di San Giacomo a Bergamo Alta, la Piazza principale di Rovetta, la Stele dedicata a Coppi sullo Stelvio (Cima Coppi del Giro 2017) in Valtellina, le Sculture di Ghiaccio sulle Dolomiti a Ortisei e San Candido, Palazzo Menegozzi ad Aviano (Piancavallo), il Palazzo Comunale di Pordenone, la tribuna centrale dell’Autodromo di Monza, la Torre Branca a Milano si sono “accese” e tinte di rosa unendosi idealmente con i nostri amati Trulli.
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