FOGLIE n.3/2017

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

SIMPOSIAMO?

8° Simposio internazionale Uva da Tavola: opportunità o ennesima occasione mancata? agricoltura

Il rapporto Legambiente su contaminazione da pesticidi agroalimentare

Export: numeri stellari per l’ortofrutta pugliese Olio fra premi e prevenzione xylella

N° 3 • 15 FEBBRAIO 2017





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ditoriale

15 febbraio 2017 - n. 3 - Anno 12

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

8° Simposio Mondiale Uva da Tavola: opportunità o occasione mancata?

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uando nel novembre del 2014 l’Italia ebbe il privilegio di essere scelta come sede dell’8° Simposio Internazionale dell’Uva da Tavola, decisione storica presa in Australia e vincendo la concorrenza del Brasile, grande fu la soddisfazione di tutta la “nostra” filiera dell’uva da tavola (produttori, commerciali, tecnici) che videro in tale notizia (il simposio è il principale evento a livello internazionale dedicato all’uva da tavola in cui vengono presentati i risultati più recenti per quanto riguarda la ricerca e la sperimentazione nella produzione dell’uva da tavola ad un audience tecnicoscientifico proveniente da tutto il mondo) un’occasione unica per l’industria dell’uva da tavola di far conoscere le proprie eccellenze ad una platea mondiale. Primo passo per sfruttare al meglio tale opportunità, fu la voce univoca, era quello della costituzione di un comitato organizzatore che coadiuvasse il comitato scientifico costituito tra le Università di Torino (capofila), Palermo e Foggia con il coinvolgimento di tutti i più qualificati protagonisti del comparto uva da tavola affinchè si lavorasse insieme alla realizzazione dell’evento. A più di due anni dalla storica decisione apprendiamo in quel di Berlino durante la FruitLogistica che la cabina di regia che sta organizzando la manifestazione è a Verona ( dal sito ufficile si legge che il Simposio si avvale della consulenza di Agrifood Consulting di Verona e dell’attività di Segreteria Organizzativa svolta dall’Agenzia Soluzioni Omnia Media di Verona, che Hotel, pre- o post-congress tours, program-

ma per accopagnatorii etc saranno gestiti dalla stessa Soluzioni Omnia Media s.r.l. . e che i pagamenti vanno effettuati tramite il link: http:// www.soluzioniverona.it/iscrizione_UK/passo1.php?id_evento=150). A questo punto poniamo agli organizzatori (scientifici e non) delle domande: 1-come mai non si è deciso di far coincidere le date del Simposio con quelle dell’Agrilevante di gran lunga l’evento agricolo più importante dell’anno per Meridione d’Italia e area del bacino Mediterraneo (che si terrà a Bari dal 12 al 15 ottobre mentre il simposio è previsto dall’1 al 7 ottobre ...) 2 – Riconoscendo la Puglia come la maggior produttrice di uva da tavola (oltre il 75% della produzione nazionale) non sarebbe auspicabile per una maggiore efficacia dell’evento concentrare tutte le attività all’interno dell’ambito regionale pugliese coinvolgendo le best ptactices siciliane in modo da non portare in giro in una sorta di tour turistico soggetti che già verranno dall’altro emisfero del Mondo? 3- Non mettendo assolutamente in dubbio la professionalità delle realtà veronesi coinvolte vi chiediamo, cari amici lettori, ma al Vinitaly vi immaginereste mai una società di Bari come organizzatore dell’evento? A queste domande speriamo di avere delle risposte ma ciò che ci auguriamo, come testate giornalistica che in questi 10 anni ha sempre cercato di unire realtà diverse del territorio, è che l’ottavo simposio internazionale dell’uva da tavola non sia l’ennesima occasione sprecata.



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ommario

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editoriale

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SIMPOSIO UVA DA TAVOLA Opportunità o occasione mancata

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eventi agroalimentare

AGRICOLTURA

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legambiente Rapporto su contaminazione da pesticidi

17 maltempo

24 xylella

27 movimento x l’agricoltura

Prime misure del Governo Ad Andria si parla di prevenzione

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“Cambiare la nuova legge su caporalato”

28 meccanizzazione

Dal 1 Gennaio 2008 si rispetta l’MRE

30 sistema alimentare sostenibile

Due iniziative per premiare l’eccellenze

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EXPORT ORTOFRUTTA Puglia leader sui mercati internazionali cibus connect Il nuovo format premio biol Per la prima volta ad Ostuni olio di famiglia Sbarca a Milano mondo gal

13 comuni esclusi dal gal Si va verso una soluzione

rassegna stampa

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elicicoltura Zootecnia a triplice attitudine


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gricoltura

Allarme multiresiduo: fino a 21 principi attivi su un solo prodotto irregolare

Il rapporto di Legambiente sulla contaminazione da pesticidi

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l tè verde fa bene alla salute. A meno che non risulti contaminato da un mix di ben 21 differenti sostanze chimiche. Anche le bacche vanno molto di moda nelle diete attuali, peccato che alcuni campioni analizzati dall’attento laboratorio della Lombardia contenessero fino a 20 molecole chimiche differenti. Residui chimici in quantità sono stati rinvenuti anche nell’uva da tavola e da vino, tutta di provenienza nazionale, contaminata anche da 7, 8 o 9 sostanze contemporaneamente. Sebbene i prodotti fuorilegge (cioè con almeno un residuo chimico che supera i limiti di legge) siano solo una piccola percentuale (l’1,2% nel

nel 2014 si è registrata una inversione di tendenza e il consumo di prodotti chimici nelle campagne è tornato a crescere, passando da 118 a circa 130 mila tonnellate rispetto all’anno precedente. In particolare, nel 2014, sono stati distribuiti circa 65 mila tonnellate (T) di fungicidi (10,3 mila T in più rispetto al 2013), 22,3 mila T di insetticidi e acaricidi, 24,2 mila T di erbicidi e infine 18,2 mila T di altri prodotti. Nel complesso, l’Italia si piazza al terzo posto in Europa nella vendita di pesticidi (con il 16,2%), dopo Spagna (19,9%) e Francia (19%), piazzandosi però al secondo posto per l’impiego di fungicidi.

tà di definire “regolari”, e quindi di commercializzare senza problemi, prodotti contaminati da più principi chimici contemporaneamente se con concentrazioni entro i limiti di legge. Senza tenere conto dei possibili effetti sinergici tra le sostanze chimiche presenti nello stesso campione sulla salute delle persone e sull’ambiente. Eppure le alternative all’uso massiccio dei pesticidi non mancano. La crescita esponenziale dell’agricoltura biologica e delle pratiche agronomiche sostenibili sta dando un contributo importante alla riduzione dei fitofarmaci e al ripristino della biodiversità e alla salute dei suoli”.

2015, era lo 0,7% nel 2014), tra verdura, frutta e prodotti trasformati, la contaminazione da uno o più residui di pesticidi riguarda un terzo dei prodotti analizzati (36,4%). Stop pesticidi (https://www.legambiente.it/contenuti/dossier/ stop-pesticidi-2017), è il dossier di Legambiente che raccoglie ed elabora i risultati delle analisi sulla contaminazione da fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e trasformati, realizzati dalle Agenzie per la Protezione Ambientale, Istituti Zooprofilattici Sperimentali e ASL. Nonostante la crescente diffusione di tecniche agronomiche sostenibili, l’uso dei prodotti chimici per l’agricoltura in Italia rimane significativo. Sebbene la situazione tra il 2010 e il 2013 sia migliorata con un trend di diminuzione dell’uso pari al 10%,

In positivo, però, va segnalata la crescita delle aziende agricole che scelgono di non far ricorso ai pesticidi e di produrre secondo i criteri biologici e biodinamici, seguendo forme di agricoltura legate alle vocazioni dei territori, operando per salvaguardare le risorse naturali e la biodiversità grazie alla ricerca e all’innovazione. La superficie agricola biologica in Italia, infatti, tra il 2014 e il 2015 ha registrato un aumento del 7,5%. “Lo studio - ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni - evidenzia in modo inequivocabile gli effetti di uno storico vuoto normativo: manca ancora una regolamentazione specifica rispetto al problema del simultaneo impiego di più principi attivi sul medesimo prodotto. Da qui la possibili-

Anche quest’anno, la quantità dei residui di pesticidi che le Agenzie per la Protezione Ambientale e Istituti Zooprofilattici Sperimentali hanno rintracciato nei prodotti da agricoltura convenzionale, nei prodotti trasformati e miele, resta elevata: salgono leggermente i campioni irregolari (1,2% nel 2015, erano lo 0,7% del 2014); mentre i prodotti contaminati da uno o più residui contemporaneamente raggiungono il 36,4% del totale, più di un terzo dei campioni analizzati (9608 campioni), in leggero calo rispetto al 2014 (41,2%). La percentuale di campioni regolari senza alcun residuo invece, in leggero rialzo rispetto al 58% del 2014, si attesta al 62,4%. Ancora una volta la frutta è il comparto dove si registrano le percen-

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tuali più elevate di multiresiduo e le principali irregolarità. Ma il massiccio impiego di pesticidi non ha ricadute significative solo sulla salute delle persone. Una maggiore attenzione deve essere rivolta anche alle ricadute negative sull’ambiente. Nuove molecole e formulati sono stati immessi sul mercato senza un’adeguata conoscenza dei meccanismi di accumulo nel suolo, delle dinamiche di trasferimento e del destino a lungo termine nell’ambiente. Occorre valutare meglio gli effetti in termini di perdita di biodiversità, di riduzione della fertilità del terreno, di accelerazione del fenomeno di erosione dei suoli. Per le sostanze su cui non esiste ancora un parere unanime del mondo scientifico sui rischi, come per il famoso Glifosato, dovrebbe valere il principio di precauzione e il divieto di utilizzo. Tra le sostanze attive più frequentemente rilevate: il Boscalid, il Penconazolo, l’Acetamiprid, il Metalaxil, il Ciprodinil, l’Imazalil e il Clorpirifos, sostanza riconosciuta come interferente endocrino, cioè capace di alterare il normale funzionamento del sistema endocrino e dannoso per l’organismo. I dati di Stop pesticidi sono il frutto delle analisi condotte dai diversi laboratori pubblici italiani. Come sem-

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pre, vale il principio del ‘chi cerca trova’ e così le maggiori irregolarità sono state riscontrate dai laboratori più zelanti, che conducono il maggior numero dei controlli (Lombardia e l’ottima Emilia Romagna) contemplando il più alto numero delle sostanze da ricercare. Mancano invece all’appello i dati della Calabria, che non ha fornito alcuna informazione, e della regione Toscana, che ha fornito i dati in maniera disaggregata, non assimilabile al resto del rapporto. Nel complesso, uva, fragole, pere e frutta esotica (soprattutto banane) sono i prodotti più spesso contaminati dalla presenza di residui di pesticidi. Come già accennato, l’uva risulta tra i prodotti maggiormente contaminati: tutti i campioni (12) analizzati dai laboratori del Friuli Venezia Giulia presentano uno o più residui; in Valle d’Aosta si è registrata una irregolarità per superamento del limite ammesso di Clorpirifos, due campioni regolari con un residuo (Clorpirifos) e quattro campioni regolari ma con multiresiduo. In Liguria in un campione regolare sono stati rilevati fino a sette residui (Boscalid, Ciprodinil, Clorpirifos, Imidacloprid, Metossifenozide, Pirimetanil, Fludioxonil) mentre in Puglia si è arri-

vati anche a 9. Situazione simile anche in Sardegna, dove l’uva da tavola risulta essere sempre contaminata da più residui, in Umbria (multiresiduo in 6 campioni su 7) e Veneto, che registra la presenza di multiresiduo nel 62,5% dei campioni di uva analizzati. In Emilia Romagna risultano contaminate il 46,1% delle insalate e l’81,6% delle fragole (multiresiduo), mentre spiccano per numero di molecole presenti contemporaneamente un campione di ciliegie e uno di uva sultanina ‘in regola’ con 13 e 14 principi attivi. 15 le irregolarità rilevate: 8 su pere locali e 7 nel comparto verdura. La regione Puglia ha rilevato 20 irregolarità tra cui 6 su campioni di melograno provenienti dalla Turchia. Fra le novità dell’anno la crescita dell’utilizzo di prodotti innovativi, come i biofumiganti, biostimolanti e corroboranti e metodi di gestione – consociazioni, rotazioni, sovesci, semina su sodo, minime lavorazioni del terreno e diserbo meccanico – che riducono il rischio di malattie delle piante e che inducono negli anni effetti benefici sulla struttura del suolo, sulla sua capacità di ritenzione idrica e sulla salute delle piante.

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groalimentare

OLTRE 750MLN €: ANCORA TROPPO PRODOTTO SENZA CARTA D’IDENTITA’

EXPORT: ORTOFRUTTA LEADER SU MERCATI INTERNAZIONALI di Rino PAVONE

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umeri stellari dell’ortofrutta pugliese che, secondo una stima ponderata di Unioncamere su dati Istat, nel 2016 ha sfondato la soglia dei 750 milioni di € di prodotto esportato sui mercati internazionali che in termini di aree geografiche riservano non poche sorprese. Oltre agli stimati 230 milioni di export ortofrutticolo verso la Germania, la Puglia si è imposta in Tunisia, Francia, Polonia, Regno Unito e Svizzera, oltre a Benelux, Scandinavia, Spagna, Albania, Grecia. La Puglia secondo ISMEA è prima in Italia per aziende ortive in piena area (ortaggi non coltivati in serre), seconda dietro la Sicilia per frutteti, terza per i legumi. In particolare ha numeri da record su pesche, uva da tavola e agrumi per quanto riguarda la frutta, mentre nelle produzioni ortive su lattughe, fave, carciofi e pomodori da industria, secondo l’analisi statistica diffusa a Berlino in occasione della Fruit Logistica. L’analisi dei dati ci porta a considerare quanto il comparto ortofrutticolo si sia specializzato e ciò è dimostrato dal calo del numero di imprese di quasi 700 unità, a cui corrispon-

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de viceversa l’aumento del numero di addetti, addirittura in controtendenza rispetto al dato nazionale. Le produzioni nella maggior parte dei casi sono caratterizzate da un’accuratezza nelle fasi di coltivazione e di raccolta facilmente riscontrabile, che non può permettersi di sostituire la mano dell’uomo con le macchine. Il comparto ortofrutticolo in Puglia interessa il 16% circa della superficie ortofrutticola nazionale. L’orticoltura in Puglia è ampiamente diffusa in tutte le provincie, ovviamente nelle aree irrigue. Si tratta di numeri importanti, addirittura sottostimati perché quantitativi di prodotti ortofrutticoli esportati non hanno una chiara indicazione dell’origine e del ‘made in Puglia’. Nonostante ciò la Puglia è la prima regione al Sud per esportazioni e la quarta in Italia dopo Trentino, Emilia e Veneto. Una mancanza di trasparenza che nuoce ai prodotti e alle imprese pugliesi sia sui mercati nazionali che su quelli esteri perché non si rafforza il ‘brand Puglia’ e non si contribuisce a far crescere l’appeal delle produzioni del territorio. Per quanto riguarda l’orticoltura pu-

gliese la specializzazione strutturale, legata alla spiccata vocazionalità pedoclimatica, flessibilità e tradizione imprenditoriale, consente di proporre una amplissima gamma di prodotti e si manifesta anche in termini di performance produttive e tutto ciò va tutelato e promosso sui mercati italiani e mondiali. Il 27% delle aziende presenta una produzione di ortive, mentre il 58% in quella di fruttiferi. Le percentuali si invertono ove si consideri la SAU (superficie agricola utilizzata), visto che per le coltivazioni ortive la SAU aumenta al 55,7% mentre l’incidenza dei fruttiferi sulla superficie complessiva scende al 33,7%. Le dinamiche intercensuarie evidenziano un processo di ristrutturazione aziendale, con una forte riduzione della numerosità delle aziende, cui è associato un aumento della SAU, particolarmente significativo nel comparto delle ortive. Ancora bassa invece la capacità di esportazione nelle Americhe, in Cina, in Russia, in Giappone, ecc., un tema su cui impattano problematiche di conservazione degli alimenti, complessità logistica e lontananza dei mercati. www.foglie.tv



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groalimentare

Con la legge di Stabilità 2016 (Legge n. 208/2015 art. 1, commi da 98 a 108)

Stanziati 617 milioni di € per le imprese del Mezzogiorno

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on la legge di Stabilità 2016 (Legge n. 208/2015 art. 1, commi da 98 a 108) è stato istituito un credito d’imposta per i soggetti titolari di reddito d’impresa che intendono beneficiarne per l’acquisto di beni strumentali nuovi da destinare a strutture produttive localizzate nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo. L’agevolazione non si applica ai soggetti che operano nei settori dell’industria siderurgica, carbonifera, della costruzione navale, delle fibre sintetiche, dei trasporti e delle relative infrastrutture, della produzione e della distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, nonché ai settori creditizio, finanziario e assicurativo. L’agevolazione, altresì, non si applica alle imprese in difficoltà come definite dalla comunicazione della Commissione Europea 2014/C 249/01, del 31 luglio 2014. La misura è applicata agli acquisti effettuati dal 1° gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2019, per gli investimenti, facenti parte di un progetto di investimento iniziale, relativi all’acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, di macchinari, impianti e attrezzature varie destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nel territorio. Pertanto, risultano agevolabili

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gli investimenti - in macchinari, impianti e attrezzature varie - relativi alla creazione di un nuovo stabilimento, all’ampliamento della capacità di uno stabilimento esistente, alla diversificazione della produzione di uno stabilimento per ottenere prodotti mai fabbricati precedentemente e a un cambiamento fondamentale del processo produttivo complessivo di uno stabilimento esistente, ovvero, per le gradi imprese localizzate nelle aree di cui all’art. 107, par. 3, lett. c), del TFUE, quelli a favore di una nuova attività economica (cfr. articolo 2, punto 49 e 51, articolo 2, del regolamento citato). SI ritiene di escludere dall’agevolazione gli investimenti di mera sostituzione, in quanto gli stessi non possono essere mai considerati “investimenti iniziali”. L’agevolazione si applica all’investimento netto, e cioè alla quota del costo complessivo dell’investimento effettuato eccedente gli ammortamenti fiscali dedotti nel periodo d’imposta, relativi alla medesima categoria di beni di investimento della stessa struttura produttiva, ad esclusione dell’ammortamento dei beni che formano oggetto dell’investimento agevolato. Ai fini della determinazione dell’investimento netto su cui calcolare il credito d’imposta, l’investimento lordo deve essere decurtato degli ammortamenti fiscali dedotti nel perio-

do d’imposta – ad eccezione di quelli dedotti in applicazione dell’articolo 1, commi da 91 a 94, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (cd. super-ammortamento) - relativi ai medesimi beni appartenenti alla struttura produttiva nella quale si effettua il nuovo investimento. L’investimento massimo ammissibile varia a seconda delle dimensioni aziendali ed è pari a 1,5 milioni di euro per le piccole imprese, a 5 milioni di euro per le medie imprese e a 15 milioni di euro per le grandi imprese ed il credito d’imposta è riconosciuto nella misura massima del 20% per le piccole imprese, del 15% per le medie imprese e del 10% per le grandi imprese. Le imprese che intendono avvalersi dell’agevolazione sono tenute ad effettuare, a decorrere dal 30 giugno 2016 e fino al 31 dicembre 2019, apposita comunicazione all’Agenzia delle Entrate, utilizzando il software reperibile sul sito www.agenziaentrate.gov.it, unitamente alla normativa e prassi. Il bonus potrà essere utilizzato solo in compensazione, presentando il modello di pagamento F24 esclusivamente tramite i servizi Entratel o Fisconline, a partire dal quinto giorno successivo alla data di rilascio della ricevuta attestante la fruibilità.

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M G ondo

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Modugno, Monopoli e Polignano

Verso una soluzione per i comuni inizialmente esclusi dai Gal

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paesi esclusi in autunno, per alcune errate interpretazioni per la selezione dei comuni eleggibili sia per la programmazione agricola FEASR sia per quella relativa alla pesca del FEAMP, troveranno quasi sicuramente sponda in un GAL (Gruppo di Azione Locale) esistente. È quanto emerge dall’ultima riunione tenutasi in Regione Puglia, dove sembra esser stata trovata finalmente una soluzione definitiva. Verosimilmente la città di Modugno confluirà nel GAL Conca Barese o nel Fior d’Olivi mentre sarà il GAL Terra dei Trulli e di Barsento l’approdo di Mono-

poli e il GAL SEB (Sud Est Barese) quello di Polignano a Mare. La partecipazione ai bandi scadrà il 20 marzo prossimo, una data davvero ravvicinata che non lascia spazio ad ulteriori perdite di tempo. Le potenzialità e le pratiche di successo che la partecipazione ad un Gruppo di Azione Locale plurifondo può esprimere sono state recentemente illustrate anche in un convegno organizzato a Polignano lo scorso venerdì 10 febbraio dai deputati pentastellati L’Abbate e Scagliusi, la candidata sindaco Maria La Ghezza e la partecipazione del prof. Francesco Contò (Ordina-

rio di Economia Agraria all’Università di Foggia) e del dottor Pierantonio Munno, presidente del GAC (Gruppo di Azione Costiera) “Mare tra gli Ulivi”. Nell’evento si è cercato anche di sollecitare l’Amministrazione Vitto (PD) a prendere parte attiva nella questione ed a concretizzare l’impegno del comune di Polignano, che beneficerà di questa possibilità nonostante non abbia neppure presentato ricorso al primo bando che la escludeva erroneamente (a differenza dei comuni di Monopoli e Modugno, da subito in prima linea).

Nuove opportunità grazie al plurifondo rivolto al Gal Daunofantino

Gal, anche Barletta fra i comuni eleggibili

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arletta è tra i Comuni eleggibili al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr). E’ quanto previsto dall’Autorità di gestione del Psr Puglia 2014-2020 attraverso il nuovo avviso pubblico della misura 19 - sottomisura 19.1 “Sostegno preparatorio del Psr 20142020 delle attività propedeutiche della strategia di Sviluppo Locale” e il bando pubblico per la sottomisura 19.2 “Sostegno all’esecuzione degli interventi nell’ambito della Strategia di Sviluppo Locale di tipo partecipativo” e sottomisura 19.4 “Sostegno per i costi di gestione e animazione” per la selezione delle proposte di strategie di Sviluppo Locale (SSL) e dei Gruppi di Azione Locale (GAL). Queste procedure so-

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stituiscono e annullano quelle avviate in precedenza dalla Regione Puglia. Il territorio del Gal Daunofantino, coerentemente con quanto definito dalla Regione Puglia, beneficerà del plurifondo, ossia nella strategia potrà prevedere la realizzazione di interventi a valere su diversi fondi strutturali e di investimento europei (Sie). In particolare il Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) e il Feamp (per gli affari marittimi e la pesca) sono quelli che ora includono anche Barletta. Nell’ambito del territorio del Gal Dauno-Ofantino, la principale novità del bando è appunto il fatto che anche Barletta - insieme ai Comuni di Manfredonia, Zapponeta, Trinitapoli, Margherita di Sa-

voia e San Ferdinando di Puglia raccoglierà le opportunità previste dal nuovo Psr 2014/2020: ora che questa opportunità è prevista, occorrerà darne massima diffusione attraverso una serie di incontri già previsti per consentire ai giovani del territorio di poter intraprendere nuove attività agricole e alle imprese agricole già presenti di essere più competitive e innovative.

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A FruitLogistica a Berlino alla presenza delle maggiori testate giornalistiche agricole

Presentazione dei piani Arysta per Crop Protection Prodotti e BioSolutions

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di Rino PAVONE

iù di 20 giornalisti in rappresentanza delle maggiori testate giornalistiche agricole e agroalimentari di tutta Europa si sono riuniti durante FruitLogistica a Berlino invitati da Arysta LifeScience (una multinazionale specializzata nello sviluppo, commercializzazione e distribuzione di marchi di prote-

dato agli agricoltori e coltivatori la possibilità di accedere in Europa a prodotti più innovativi rispetto al passato. Considerando il numero di cambiamenti che si sono verificati nella nostra attività, abbiamo voluto comunicare come la ‘nuova’ Arysta EMEA possa essere di grande supporto per i propri clienti, attuali e futuri”. I rappresen-

tions giocherà un ruolo significativo nel promuovere la qualità e la quantità della produzione agricola europea”, ha detto Michrina. “Aspiriamo a essere conosciuti e rispettati come una società che stabilisce nuovi standard nella produzione agricola applicando bioscienze in agricoltura”. Gli investimenti di Arysta in attività di sviluppo garan-

zione delle colture e delle scienze della vita in Europa, Medio Oriente e Africa) per presentare i propri piani per Crop Protection Prodotti e BioSolutions. Organizzato in concomitanza con la più grande fiera annuale europea per i mercati di frutta e verdura che ospitano più di 70.000 partecipanti (Fruit Logistica Berlino) la conferenza stampa è stata incentrata sul portafoglio di Arysta EMEA con un ampia gamma di prodotti, una forte posizione di mercato e piani strategici per i mercati di frutta e verdura. “Arysta ha recentemente integrato un numero di imprese complementari che oggi operano all’interno di una struttura unitaria con la condivisione di obiettivi e valori comuni”, dichiara José Nobre, CEO e presidente di Arysta LifeScience per l’Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA). “Il successo di tale integrazione ha

tanti di EMEA gruppo dirigente di Arysta sono stati presenti all’evento inclusi Garth Drury, Direttore Ricerca e Sviluppo; Jozef Michrina, direttore marketing e Aleksandra Trampczynska, marketing manager di BioSolutions. “Il nostro portafoglio integrato di prodotti per la protezione delle colture e BioSolu-

tiscono una forte gamma di nuovi prodotti innovativi. “Stiamo facendo notevoli progressi nello sviluppo di nuovi prodotti”, ha detto Drury. “Questi sono evidenti nella categoria di prodotto BioSolutions, per esempio, e in concetti come i sistemi di supporto alle decisioni in agricoltura e applicazioni emer-

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genti, noti collettivamente come farming- digitale in cui la tecnologia supporta e migliora le pratiche agricole tradizionali. E, nel futuro immediato, ci sarà possibile introdurre il nostro nuovo programma di irrorazione integrata delle colture, che tutela e promuove la resa e la qualità delle colture, naturalmente rispondendo alle normative più stringenti “. Trampczynska condivide l’entusiasmo di Drury per il potenziale della nuova linea di prodotti di Arysta: “Arysta ha una solida reputazione presso i propri clienti per creare soluzioni uniche per soddisfare le loro esigenze. Siamo certi che l’offerta del nostro BioSolution, in combinazione con i prodotti fitosanitari e servizi innovativi, porterà allo sviluppo di programmi a basso residuo per frutta e verdure.” Su Aysta LifeScience Arysta LifeScience Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) è un’unità di Arysta LifeScience Limited, che sviluppa, commercializza e distribuisce soluzioni chimiche di alta

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qualità, innovativi per la AgroScience globale . Con più di 200 principi attivi , Arysta LifeScience ha un portafoglio biologico e chimico ben integrato per fornire soluzioni complete ai coltivatori. La vasta gamma di offerte della società comprende BioSolutions, fungicidi, erbicidi, insetticidi e trattamenti per sementi. Arysta LifeScience, che ha più di

4.000 dipendenti che lavorano in oltre 100 paesi e (dati 2015) un fatturato di US $ 1,8 miliardi di dollari, è di proprietà di Prodotti speciali Platform (www.platformspecialtyproducts.com), leader mondiale di prodotti chimici di specialità tecnologicamente avanzati e servizi tecnici. Per ulteriori informazioni visita www.arystalifescience.com.

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gricoltura

+15 MLN EURO PER CALAMITA’ 2017

MALTEMPO: GOVERNO ESTENDE FONDO SOLIDARIETA’ NAZIONALE ANCHE A COLTURE ASSICURABILI

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’estensione del fondo di solidarietà nazionale anche a beneficio delle colture assicurabili, che altrimenti sarebbero rimaste fuori dalle misure d’intervento, è sicuramente un primo passo per aiutare gli agricoltori pugliesi che hanno subito ingenti perdite a causa della straordinaria ondata di maltempo del gennaio 2017. Ora vanno individuati altri strumenti utili a garantire le risorse necessarie per ripianare un danno stimato che ha superato solo in Puglia i 130 milioni di euro per tendoni di vigneti e serre distrutti, produzione di agrumi e ortaggi azzerata, danni alle stalle, riduzione della produzione del 30% di latte e oltre 400 animali morti tra bovini e ovicaprini mentre si aspetta l’esatta quantificazione del danno a seguito delle verifiche effettuate dalla Regione Puglia. Con questa misura viene garantita la copertura finanziaria per l’attivazione delle

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misure compensative per interventi a sostegno delle imprese agricole delle regioni interessate dal terremoto o che hanno subito danni a causa del maltempo nel mese di gennaio 2017 anche alle aziende che non hanno sottoscritto polizze assicurative agevolate a copertura dei rischi. È stato stabilito anche un incremento della dotazione del Fondo di solidarietà nazionale di 15 milioni di euro per l’anno 2017. Servirebbe anche con urgenza un provvedimento “azzeraburocrazia” che autorizzi allevatori e agricoltori a comprare direttamente tutto ciò che serve a garantire la continuità produttiva delle proprie aziende a fronte di un rimborso pubblico che va garantito attraverso strumenti che non possono essere il solo Fondo di solidarietà nazionale attivato con lo stato di calamità, dato che una prima timida stima del danno accertato nelle campagne.

L’attivazione del Fondo consente alle imprese agricole danneggiate dagli eventi calamitosi di godere di tutti gli interventi di sostegno previsti a legislazione vigente come, in particolare, l’erogazione di contributi in conto capitale fino all’80% del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria, l’attivazione di prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale, la proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza, l’esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali propri e dei propri dipendenti e l’ottenimento di contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali danneggiate e per la ricostituzione delle scorte eventualmente compromesse o distrutte.

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assegna

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Da Georgofili.info

ELICICOLTURA: ZOOTECNIA A TRIPLICE ATTITUDINE di Giovanni Ballarini

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ella seconda metà del secolo scorso nelle Facoltà di Agraria e Veterinaria vi erano ancora due corsi facoltativi semestrali di Zoocolture, che riguardavano allevamenti minori. Uno era dedicato all’avicoltura e alla coniglicoltura, l’altro alla apicoltura e bachicoltura, attività zootecniche che nel corso di alcuni decenni scompaiono, come la bachicoltura, o esplodono come l’avicoltura. Nello stesso periodo iniziano a comparire nuovi allevamenti e tra questi l’elicicoltura che risponde alla crescente domanda di chiocciole e che ora ha tre diversi utilizzi: “carne”, uova e bava o muco. L’allevamento delle chiocciole o elicicoltura è oggi praticata in molte parti del mondo, suscitando

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sempre maggiori interessi economici e gastronomici. Nel 1980 in Italia nascono i primi allevamenti di chiocciole su cinque milioni di metri quadrati, che nel 1990 diventano quaranta milioni per arrivare a settanta milioni nel 2010. Nel 2014 in Italia si contano circa novemila aziende professionali elicicole che coprono il 49% della domanda interna, mentre il 61% proviene dai Paesi dell’Europa dell’Est e del Maghreb. Nel 2014 la produzione italiana é stimata in 225.000 quintali con un valore dell’intera filiera pari a 210 milioni di euro, mentre il fatturato del prodotto interno è 120 milioni di euro l’anno. Nel mondo e nel 2014 si consumano 811.000 tonnellate di chiocciole della specie Cornu aspersum e della Helix pomatia,

soprattutto in Francia (382.000 tonnellate), Spagna (245.000 tonnellate), Italia (40.000 tonnellate), Grecia (28.000 tonnellate) Portogallo (28.000 tonnellate) e resto del mondo (93.000 tonnellate). La produzione totale nel 2014 risulta così suddivisa: 342.000 tonnellate di prodotto fresco; 191.000 tonnellate di prodotto surgelato; 259.000 tonnellate di prodotto conservato e 19.000 tonnellate per l’uso farmaceutico. Per l’alimentazione umana si usa la “carne” delle chiocciole, formata da acqua (83,97%), proteine (12,35), sali (1,93%) e grassi (1,75%), quindi povera di grassi e con un buon contenuto di proteine, dove gli amminoacidi essenziali sono ben presenti. Abbondano i sali minerali e in particolare calcio e fosforo.

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Una porzione di lumache, una dozzina, fornisce poco più di ottanta calorie, ovviamente condimento escluso. Ai fini alimentari, oltre alla raccolta delle chiocciole soprattutto nei vigneti, in Italia sono allevate di-verse specie: Zigrinata o Maruzza (Cornu aspersum), che rappresenta l’80% del patrimonio elicicolo italiano, Vignaiola bianca (Helix pomatia), Rigatella (Eobania vermiculata) e Cozzella di campagna o bovoletto (Theba pisana). L’allevamento delle chiocciole può essere all’aperto (il più diffuso) o in serra, dove sono fatte crescere i vegetali migliori per una sufficiente e adeguata nutrizione, ingrasso veloce e protezione dai raggi solari delle chiocciole. I vegetali più usati sono il ravizzone ungherese o cavolo cavaliere (Brassica oleracea var. viridis), la bietola da coste (Beta vulgaris var. cicla), il radicchio spadone (Cichorium intybus), il trifoglio nano (Trifolium repens) e il girasole (Helianthus annuus). Delle chiocciole si mangiano anche le uova, una prelibatezza assimilata alle uova di pesci e per questo denominate caviale di chiocciola. Ogni chiocciola vive da tre a sei anni e inizia a deporre a sei mesi di vita tre, cinque grammi di uova per volta. Dopo essere selezionate, le uova sono immerse in una giusta soluzione e quindi confezionate al naturale. Le uova sono di un colore bianco perla, con un sapore delicatissimo e paragonate al caviale di storione o altri pesci. Il loro gusto

è particolarmente fresco e delicato, con un lieve sapore terreno che lo rende particolarmente indicato in abbinamento al pesce, soprattutto crudo. Terza produzione delle chiocciole è la bava o muco che l’animale secerne e lascia quando striscia sul terreno o su una foglia. La raccolta della bava avviene con diversi metodi e il più recente e innovativo utilizza l’ozono che permette un’estrazione di bava in totale benessere dei molluschi, ottenendo un prodotto sanificato di alta qualità chimica e organolettica, superando i limiti delle bave estratte con stimolatori invasivi e stressanti (aceto, sale, scosse elettriche, vibrazioni…) usati in precedenza. La bava ha una composizione complessa e quella di Helix aspersa contiene allantoina (0,3 – 05%), elastina, collagene (0,1 – 0,3%), acido glicolico (0,05 – 0,1), acido lattico (0,05 - 0,1%), vitamine e aminoacidi es-

senziali e elicina. La bava per i suoi costituenti é usata dall’industria cosmetica per le sue attività dermatologiche antinfiammatorie, lenitive, ristrutturanti delle cellule utili per una naturale funzione esfoliante che riduce gli inestetismi della pelle umana, quali acne, smagliature, macchie cutanee, cicatrici, rughe e scottatu-e. L’industria farmaceutica usa la bava nella produzione di sciroppi per combattere patologie legate all’apparato respiratorio e gastrico che sfruttano le proprietà batteriostatiche della bava perché l’elicina, studi eseguiti in particolare in Giappone, ha un’azione antibatterica, che per l’Achatina fulica riguarda i batteri Bacillus subtilis, Staphylococcus aureus, Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa. Su questi elementi si può interpretare l’antica tradizione della “cura della lumaca viva”, estratta dal guscio e deglutita viva per la cura d’infiammazioni e addirittura ulcere dello stomaco e dell’apparato digerente. In Italia il muco delle chiocciole destinato all’industria farmaceutica èconsiderato un sottoprodotto di origine animale categoria 3 dell’articolo 10, lettera 1, del Regolamento CE 1069/2009 e richiamato da una nota del Ministero della Salute del 23 giugno 2016, mentre per un suo eventuale uso alimentare è da considerare come un Novel Food, con la relativa normativa.



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PER CONNETTERE L’AGROALIMENTARE ITALIANO AI MERCATI INTERNAZIONAL

CIBUS CONNECT, IL NUOVO FORMAT

opo il successo del padiglione ad Expo2015 ed una edizione straordinaria nel 2016, Cibus diventa annuale: negli anni dispari si terrà “Cibus Connect”, un format agile di soli 2 giorni che coniuga il momento espositivo con quello business B2B e quello convegnistico finalizzato alla divulgazione dei temi di attualità in ambito food e retail internazionale. Cibus Connect 2017, organizzato da Fiere di Parma e Federalimentare, si terrà a Parma da mercoledì 12 aprile a giovedì 13 aprile 2017. Vi esporranno oltre 500 aziende alimentari italiane selezionate in due padiglioni che presenteranno nuovi prodotti, illustrati da molteplici show cooking. Saranno presenti anche 50 produttori selezionati da Slow Food che si propongono a nuovi mercati. Cibus Connect rappresenta anche un momento di incontro della community agroalimentare italiana e di programmazione della prossima edizione di Cibus 2018. Una parte importante di Cibus Connect è dedicata alla divulgazione e alla formazione, con convegni, Forum internazionali e workshop. Tra questi spicca il Forum “Posizionamento del Made in Italy agroalimentare rispetto all’evoluzione internazionale dei con-

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sumi” organizzato in collaborazione con The European House – Ambrosetti. Tra i relatori sono stati invitati gli imprenditori Marco Lavazza, Giampiero Calzolari (Granarolo) Francesco Mutti, Alberto Balocco, Paolo Zanetti, Jean Marc Bernier, Matteo Zoppas. E i Ministri Martina, Calenda e Lorenzin, oltre a Luigi Scordamaglia (Federalimentare) e Ines Aronadio, Dirigente ufficio agroalimentare e vini dell’ICE. Le date di Cibus Connect si incrociano con quelle di Vinitaly per favorire un incoming sistemico di circa 700 top buyers da ogni parte del mondo, come Cencosud (Argentina) / Spar (Austria) / Benlai, City Super, Metro Cash and Carry (Cina) / Tesco (Irlanda) / Lotte (Corea) / LuLu Hypermarkets /Alligator (Russia) / Sam’s Club, Schnuck Markets,Wegmans Food Markets, Whole Foods Market (USA) ed altri ancora. Per la prima volta il programma dell’ICE “Discover the Authentic Italian Taste” consentirà agli operatori esteri di visitare sia Vinitaly che Cibus Connect. In programma due workshop di Federalimentare: “L’impresa sostenibile” un seminario su come organizzare l’attività di un’azienda su valori sociali, etici ed ambientali; “Innovazione e Sostenibilità” un workshop su carbon footprint, product environmental fo-

otprint e valorizzazione dei residui del comparto agrumario per produrre additivi naturali e ingredientistica per marmellate industriali. Altri workshop in fiera sono organizzati da Agrifood Monitor, Confimprese, ItalianFood. Net, Lebensmittel Zeitung, Lsa, MarkUp-GdoWeek, Progressive Grocer, Retail Asia. Complementare a Cibus Connect si terrà nel quartiere fieristico di Pama “ORIGO, Geographical Indications’ Global Forum - Forum mondiale dedicato delle Indicazioni Geografiche”. Il Ministero delle Politiche Agricole e la Regione Emilia Romagna, con il patrocinio della Commissione Europea, ospitano a Parma, grazie a Unione Parmense per gli Industriali e Fiere di Parma, il primo grande evento fieristico B2B dedicato alle sfide e alle opportunità globali del sistema delle indicazioni geografiche dell’Unione Europea. Nella giornata dell’11 aprile, ORIGO ospita un evento di confronto ed analisi sull’agenda europea ed internazionale delle Indicazioni Geografiche, il giorno successivo una promozione delle relazioni B2B tra DOP e IGP europee ed extraeuropee ed i top buyers internazionali che saranno presenti a Cibus Connect 2017.

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Dal 18 al 20 marzo l’ex macello della Città bianca ospiterà la XXII edizione

Il Premio Biol per la prima volta a Ostuni

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orna il Premio Biol, l’evento che pone a confronto in Puglia i migliori oli biologici dei vari continenti. E torna con la sua vocazione itinerante, ma radicata al territorio, organizzando la sua XXII edizione - dopo le precedenti a Bari, Andria e l’ultima a Lecce - per la prima volta nel brindisino, nella scenografica Ostuni. Organizzato dal CiBi, ente promotore con l’assessorato all’Agricoltura delle Regione Puglia e la Camera di Commercio di Bari, l’evento internazionale vedrà l’ex macello della Città bianca trasformarsi, dal 18 al 20 marzo, nella Cittadella del Biol, con appuntamenti culturali, gastronomici e tecnici ad affiancare il concorso, ormai punto di riferimento per le eccellenze dell’olivicoltura bio internazionale. Il tema di questa edizione

è racchiuso nel payoff Make the difference, titolo anche del convegno internazionale che marcherà le sostanziali diversità - di gusto, salutistiche, ambientali - tra l’Evo convenzionale e quello biologico, all’insegna di un futuro sempre più differenziato. Le iscrizioni sono in corso: le aziende che producono, imbottigliano o commercializzano olio extravergine biologico possono continuare a iscriversi - e, cosa importante, far giungere i campioni - entro il 28 febbraio via web su www. premiobiol.it, o contattando il CiBi-Consorzio Italiano per il Biologico: info@ premiobiol.it; tel. 080 5582512. A fine kermesse la giuria - costituita da esperti provenienti dalle diverse regioni olivicole del mondo - assegnerà vari riconoscimenti, tra cui: il Premio Biol,

rivolto al migliore olio extravergine biologico imbottigliato all’origine e pronto per la commercializzazione; il BiolPack al miglior packaging, ossia il confezionamento di prodotto con il migliore design e l’etichettatura più chiara, più vari riconoscimenti territoriali e tematici, come il BiolKids, riservato ai giovani palati delle scuole elementari. Il Premio Biol è patrocinato da Ministero delle Politiche agricole, Ifoam e AgribioMediterraneo. Partner: Comune di Ostuni, Ente Parco delle Dune Costiere, Gal Alto Salento, Università di Bari e di Foggia, Associazione Dialoghi Fluidi, Fondazione Dieta Mediterranea, Itas Pantanelli di Ostuni, Chemiservice, Consorzio Puglia Natura, Biolitalia, Rete Utile Buono e Bio.

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PRESENTATO PROGETTO PILOTA PHILENUSTOP

AD ANDRIA SI PARLA DI PREVENZIONE XYLELLA

liveti d’Italia, da sempre attenta alle problematiche della filiera oleicola, ha organizzato e promosso, presso la propria sede, un focus sullo stato dell’arte del batterio Xylella fastidiosa. Un simile incontro nella Città di Andria, territorio come tutta la Terra di Bari lontana dai focolai salentini, nasce in primis al fine di cercare di allontanare la disinformazione che ormai impera in ogni dove e presentare agli opera-

tori del settore le attività del ProgettoPilota PHILENUSTOP, acronimo di “Tecniche innovative ed ecosostenibili per il monitoraggio e il contenimento della sputacchina media (Philaenus Spumarius L.)”, che ha come responsabile scientifico il dott. Salvatore Camposeo. La necessità di prevenire la diffusione del batterio X. fastidiosa, attraverso il controllo del suo vettore riducendo l’utilizzo dei prodotti fitosanitari, ha spinto il Consorzio Oliveti d’Italia con

la partnership del Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, ad individuare un modello ecosostenibile che permetta di salvaguardare l’olivicoltura dell’intero territorio regionale. Il programma, in sintonia con le Linee Guida per il parco della ricerca e sperimentazione di cui alla DGR 12/06/2015, n. 1410, si articola in 2 punti chiave:

1. Monitoraggio, con l’impiego di un software di gestione applicato al monitoraggio della “sputacchina media”, mutuato dalla decennale esperienza nell’osservazione della Bactrocera oleae. 2. Tecniche colturali innovative, con l’obiettivo di favorire il corretto sviluppo vegeto-produttivo delle piante, proponendo di valutare l’efficacia • della spollonatura e l’eliminazione di parti vegetative che si trovano ad una distanza inferiore ai 2 metri dal suolo al fine di eliminare qualsiasi via di contagio in presenza di vettori potenzialmente infetti; • di tre diversi tipi di lavorazione del suolo quali la fresatura, l’erpicatura e la trinciatura nel contenimento delle popolazioni del P. spumarius confrontando la sostenibilità di tali operazioni colturali; • di reti anti-insetto disposte a recinto sui bordi del campo pilota per una altezza di 2 m dal suolo. Sicuramente l’ordinaria attuazione delle buone pratiche agricole da sempre praticate da veri imprenditori agricoli, supervisionate e monitorate dall’assistenza tecnica dell’Assoproli Bari anche attraverso l’applicazione del ”Disciplinare di

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produzione ecosostenibile dell’olivo”, pone le basi per garantire il migliore stato fitosanitario e vegetativo degli impianti. Dobbiamo però avere certezza che questo basterà per evitare il contagio delle zone più vocate e specializzate dove si

sviluppa l’olivicoltura da reddito e per questo non possiamo cullarci, né tantomeno rassegnarci, ma, grazie alla ricerca a al lavoro dell’Università, occorre studiare e approfondire il problema per garantire il futuro del nostro grandioso Oro Verde.

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Vetrina d’eccezione : il rituale Olio Officina Festival

“Olio di Famiglia” a Milano perdi Paola laDILEO presentazione della VI edizione

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l fortunato concorso monopolitano Olio di Famiglia sbarca a Milano, a Olio Officina Festival, per la presentazione nazionale della VI edizione. La vivace kermesse milanese in programma dal 2 al 4 febbraio nello storico Palazzo delle Stelline, si è confermata tappa preziosa per l’approfondimento della cultura olearia. “Punto fermo di Olio Officina Festival resta la determinazione nel dare uno scossone a un comparto produttivo che appare fin troppo statico – recita l’oleologo Luigi Caricato, nonché patron dell’evento -. Anche rispetto a un passato in cui l’olio aveva diversi impieghi oltre a quello alimentare”. Fil rouge della tre giorni, il tema: “Energia. Olio in movimento” . “Già perché – spiega Caricato – l’olio da olive oltre ad essere un alimento, condimento,è anche e soprattutto energia, in quanto fonte di calore, in grado di imprimere una spinta propulsiva o dinamica all’organismo”. Assumendolo, spiega, come alimento o per via epidermica, sotto forma di unguento, si guadagna in prestanza fisica, forza ed efficienza. Un alimento nutraceutico, o un super food , non a caso ricorrente nelle diete degli sportivi per l’elevato contenuto calorico, traducibile in forza per muscoli, nervi e il benessere psicofisico in generale. “Ma è l’alimento ideale anche per chi non è più giovane; ha il vantaggio di restituire l’appetito a chi lo ha perso, conferendo maggiore sapidità ai cibi – conclude l’oleologo –“. All’interno del Festival , come sempre, uno spazio è stato riservato concorso “Olio di famiglia”, occasione per ricordare chi ha dato un forte impulso all’iniziativa: il dott. Giorgio Cardone di Chemiservice - scomparso prematuramente, un anno fa circa - A lui è andato il Premio Olio Officina 2017 “Cultura dell’olio - Alla memoria”, perché ”un faro del mondo oleario; ha apportato grandi vantaggi, anche in ragione del suo impegno civile e culturale , per far tornare ai massimi vertici l’Italia dell’olio”. Nel solco di quanto già seminato, Olio di Famiglia continua la sua azione di valorizzazione di un segmento rilevante della produzione agricola nazionale, quella cosiddetta amatoriale o strettamente per autoconsumo , molto ricorrente in olivicoltura. “Tra le novità di quest’anno – ci anticipa Mimmo Lavacca , ideatore e referente del progetto – c’è l’allestimento di un giardino botanico presso

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il Polo Liceale di Monopoli che sarà dedicato al vivaista scomparso “Stefano Capitanio” . Col coinvolgimento di alcune classi , si metteranno a dimora nove esemplari di ulivo delle cultivar pugliesi più diffuse, da integrare con altre tipiche dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo (Es. Spagna, Croazia, Tunisia, Giordania). Ogni classe prenderà in cura una pianta e si renderà protagonista di prove di assaggio di vari tipi di olio. Prevista anche la partecipazione delle famiglie. Un modo per interessare i giovanissimi alla tutela del paesaggio e dell’ambiente partendo dall’olivicoltura, accrescendo inoltre il sapere sull’olio da olive, e perché no sfatare alcuni luoghi comuni che aleggiano intorno a questo prodotto.

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Oltre 200 addetti del settore si sono incontrati a Noicattaro

Movimento per l’agricoltura, “nuova legge su caporalato va cambiata”

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ltre 200 tra agricoltori, commercianti e addetti del settore si sono incontrati a Noicattaro per affrontare e discutere le problematiche derivanti dalla nuova legge sul caporalato che sta creando una serie di disfunzioni all’interno della filiera. Il movimento è solo all’inizio di un lungo percorso che vuole ai primi di marzo creare una grossa mobilitazione di tutta l’Italia Meridionale a Bari. L’allarme degli addetti ai lavori pugliesi è soprattutto sugli eccessi che potrebbero venirsi a creare con la nuova legge sul caporalato con gli agricoltori che rischiano di rimanere in ginocchio fra burocrazia, spese per adeguamenti e sanzioni da veri e propri boss mafiosi. L’azione portata avanti dal Movimento per l’Agricoltura, per evidenziare le storture della legge sul caporalato, viene sostenuta anche da alcune forze politiche come: Area Popolare del consigliere regionale Gianni Stea, Fratelli D’Italia del consigliere Filippo Melchiorre e Conservatori e Riformisti del deputato Nuccio N° 3 - 15 FEBBRAIO 2017

Altieri, grazie ai quali verranno raggiunti anche numerosi riferimenti politici del Parlamento, per poter rendere l’azione del Movimento più forte e più coerente alla realtà delle aziende agricole. Naturalmente gli esponenti del Movimento si augurano che tutta questa movimentazione porti a dei fatti e non solo a mere parole più o meno di circostanza e di sfruttamento dell’onda lunga (rischio che c’è considerato che in questi giorni si sta dibattendo di elezioni anticipate). Naturalmente la “battaglia” non va intesa a favore dei caporali che vanno scovati e arrestati senza però scaricare obblighi e controlli assurdi sugli agricoltori onesti che vogliono solo lavorare in pace. Nel silenzio assordante delle altre organizzazioni di categoria si leva la voce di Confagricoltura Taranto secondo cui l’applicazione pratica della nuova legge contro il caporalato sta facendo venire a galla diverse criticità. “A partire – dichiara il presidente Luca Lazzàro - dagli indici di

sfruttamento contenuti nel comma 2 dell’articolo 603-bis del codice penale. Per facilitare, infatti, il controllo degli ispettori del lavoro nella valutazione dello stato di bisogno dei soggetti colpiti, la norma stabilisce che deve realizzarsi almeno uno degli indici individuati: retribuzione difforme dai contratti collettivi nazionali,mancato rispetto dell’orario di lavoro, delle condizioni di sicurezza e controllo dei lavoratori. Un collo di bottiglia assurdo – spiega Lazzàro – e così stretto che basta una lievissima infrazione per finire nel girone infernale degli sfruttatori, che non fa alcuna differenza tra imprenditori sani e soggetti malavitosi. Bisogna quindi fare chiarezza e distinguere: ciò è vitale per migliaia di aziende agricole che, altrimenti, rischiano conseguenze economiche e, soprattutto, penali pesantissime. E’ urgente modificare la legge e renderla in grado di leggere la realtà senza filtri ideologici o pregiudizi, perché il lavoro in agricoltura non genera di per sé sfruttamento”.

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Dal 1 gennaio 2018 tutti i nuovi trattori dovranno rispettare il “Regolamento Madre” europeo

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Meccanizzazione: maggiori masse trainabili se c’è l’accoppiata trattore e rimorchio MR

mezzi agricoli omologati per la prima volta dopo il primo gennaio 2016 devono essere conformi alle norme costruttive europee contenute nella Mother Regulation (impianti frenanti, sicurezza funzionale, sterzo, ganci traino, masse massime a carico, masse rimorchiabili, dimensioni e velocità massime). Ad oggi però, sul mercato non si trovano ancora trattori MR (si segnala solo una rotopressa presentata all’Eima di Bologna), ma mezzi omologati ancora secondo la vecchia normativa (direttiva 2003/37/CE). La vera scadenza per chi ha in programma l’acquisto di un trattore nuovo è il primo gennaio 2018. A partire da questa data tutti i veicoli agricoli che usciranno dalle fabbriche dovranno essere MR e non varrà più la precedente normativa se non per i “fine serie”. La finestra di due anni (2016 - 2018) è stata decisa per consentire ai costruttori di adeguare

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la produzione. Le sempre più stringenti normative UErichiedono, infatti, cospicui investimenti in ricerca e sviluppo e tempo per ammortizzarne i costi. È altresì importante segnalare come la MR sia obbligatoria solo per i trattori agricoli. Per gli altri tipi di macchine (categorie R-Rimorchi, SAttrezzature intercambiabili trainate, C-trattori a cingoli, T4.1/2-trattori a ruote per uso speciale – per es. quelli molto alti per i frutteti ed extra larghi – ed esemplari unici), il diritto di essere MR è facoltativo e il costruttore è libero di scegliere l’omologazione nazionale oppure la Mother Regulation europea. Masse massime: con la Mother Regulation aumentano le masse massime ammissibili a pieno carico e per asse. In virtù della maggiore sicurezza garantita dai sistemi di frenatura, sterzo, sospensioni, ganci ecc, la nuova omologazione porta la massima massa a

carico da 14 a 18t per i mezzi a 2 assi, da 20 a 24t per quelli a 3 assi e a 32t per i veicoli a 4 assi. In caso di accoppiata rimorchio e trattore, le maggiori masse a carico consentite valgono solo se entrambi i mezzi sono omologati secondo le nuove norme. Quindi, se uno dei due non è MR, perché vecchio oppure perché si tratta di un rimorchio nuovo ma con omologazione nazionale e non europea, i limiti di massa sono quelli inferiori. Velocità massima: se per le masse massime la norma costruttiva europea prevale su quella nazionale, nel caso della velocità (norma comportamentale), il Codice della Strada italiano viene prima delle regole europee. Così, nonostante a livello europeo i trattori possano essere costruiti e omologati anche per una velocità di 60 km/h, in Italia il limite resta di 40 km/h (15 km/h in alcuni casi).

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Due iniziative per premiare le eccellenze

BCFN PREMIA CHI SI BATTE PER UN SISTEMA ALIMENTARE SOSTENIBILE

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l Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) lancia due iniziative per premiare chi propone soluzioni concrete per rendere il sistema alimentare più sostenibile. Una è il Food Sustainability Media Award, lanciato insieme alla fondazione Thomson Reuters, che ha ufficialmente aperto le iscrizioni il 9 gennaio e che rappresenta un nuovo premio internazionale rivolto ai media che vogliono mettere in luce alcuni aspetti poco discussi della sostenibilità alimentare. L’altra iniziativa, invece, riguarda BCFN, YES! concorso per giovani ricercatori e dottorandi impegnati in progetti che puntino a risolvere i paradossi del nostro sistema alimentare, che a partire dal 10 gennaio possono iscriversi e presentare i propri progetti. Il Food Sustainability Media Award è un premio destinato a giornalisti, blogger, freelance e singoli individui che vogliono presentare i propri lavori, sia inediti che già pubblicati, legati alla sicurezza alimentare, alla sostenibilità, all’agricoltura e alla nutrizione. Saranno accettati articoli, video e foto che puntano a far luce sui paradossi del sistema alimentare, denunciando e proponendo soluzioni per combattere la coesistenza di fame e obesità, lo spreco alimentare e lo sfruttamento della Terra. Il premio, in particolare, si propone di far

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luce su tre paradossi che interessano il sistema alimentare mondiale: Fame vs obesità - perchè per ogni persona malnutrita nel mondo ce ne sono due che sono obese o sovrappeso Cibo vs Carburante - perchè un terzo del raccolto di cereali viene utilizzato per dare da mangiare agli animali o per produrre i biocarburanti, nonostante il problema della fame e della malnutrizione Spreco vs Fame - perchè ogni giorno vengono sprecati 1.3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile, quattro volte la quantità necessaria a sfamare 795 milioni di persone malnutrite in tutto il mondo. Facendo leva sulla forza dei media, il premio si propone di focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla questione della sostenibilità alimentare, coinvolgendo un audience ampio e internazionale. “Fin dall’inizio, BCFN ha lavorato per sensibilizzare sulla questione del cibo e della sostenibilità. Con questo premio ci auguriamo di alimentare il dibattito mondiale su questi temi” ha dichiarato Guido Barilla, Presidente BCFN. Il Food Sustainability Media Award si divide in tre categorie: giornalismo scritto, video e foto. Per ogni categoria verrà premiato un lavoro inedito e uno già pubblicato. I vincitori premiati per un lavoro già

pubblicato riceveranno un premio di 10.000 €. I vincitori che presenteranno lavori inediti riceveranno come premio un viaggio completamente spesato per partecipare ad un corso di media training sulla sostenibilità alimentare organizzato dalla Fondazione Thomson Reuters. Inoltre, i lavori inediti dei vincitori verranno pubblicati sui siti della fondazione Thomson Reuters e della Fondazione BCFN, oltre a essere distribuiti attraverso l’agenzia di stampa di Reuters che conta circa un miliardo di lettori. In parallelo al Food Sustainability Media Award, torna nche BCFN YES! (Young Earth Solutions) la competizione internazionale per giovani ricercatori, lanciata per la prima volta nel 2012 dal Barilla Center for Food & Nutrition. Giovani dottorandi e ricercatori post-doc potranno presentare un progetto di ricerca per migliorare la sostenibilità del sistema alimentare: I vincitori riceveranno una borsa di ricerca del valore di 20.000 € per un anno. Quest’anno, la borsa di ricerca sarà assegnata ad un massimo di tre team vincitori, per un valore totale massimo di 60.000. BCFN vuole sostenere studi che sono innovativi, hanno una promessa di grande impatto, e sono in grado di soddisfare le esigenze di ricerca globali.

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