FOGLIE n.7/2017

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

IL CAPORALE INVISIBILE

N° 7 • 15 APRILE 2017

Prodotti agroalimentari consumati in Italia e provenienti da paesi esteri dove lo sfruttamento è regola agricoltura

Dimezzata la ricerca in Puglia (da 7 a 3 sedi) agroalimentare

Il carciofo, il principe degli ortaggi mondo gal

Presentati i piani di sviluppo locale





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ditoriale

15 APRILE 2017 - n. 7 - Anno 12

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

Iscritto all’Albo Cooperative a Mutualità Prevalente N.A182952 Editrice

G.Ed.A. Giovani Editori Associati Soc. Coop. Via Alcide De Gasperi 11/13 - 70015 - Noci (BA) Direttore responsabile Vito Castellaneta Grafica e impaginazione G.Ed.A. Giovani Editori Associati Hanno collaborato Donato Fanelli, Antonio Resta, Rocco Resta, Nicola Trisolini, Paola Dileo, Nica Ruospo, Rino Pavone, Donatello Fanelli Pubblicità G.Ed.A Rino PAVONE r.pavone@foglie.tv 380 6328672 Stampa Grafica 080 - Modugno (BA) Registrato al Registro Nazionale della Stampa Tribunale di Bari N. 61/06 del 15/11/2006 www.foglie.tv redazione@foglie.tv 347 9040264 Iscritta al Registro Operatori Comunicazione ROC n.26041 TESTATA GIORNALISTICA ACCREDITATA

“CONTRO SFRUTTAMENTO IN CAMPAGNA SUBITO RINNOVO CONTRATTI”

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n secco no allo sfruttamento dei lavoratori, perché le imprese agricole devono essere messe nella condizione di essere competitive sul mercato e non subire gli attacchi di quanti, sfruttando le condizioni di bisogno, drogano i rapporti di lavoro e beneficiano di intermediazione illecita e sistemi di trasporto e alloggio che vanno sostituiti da servizi pubblici adeguati”. E’ quanto dichiarato dal Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti, “Al contempo vanno garantite corrette condizioni di svolgimento delle attività imprenditoriali in Puglia. Per questo chiediamo che venga fatta assoluta chiarezza soprattutto nella delicata fase di scrittura delle linee guida della legge 199 del 29 ottobre 2016 da parte dei Ministeri del Lavoro, dell’Agricoltura e di Giustizia, a cui gli Organi Ispettivi dovranno attenersi per evitare un uso scorretto e sproporzionato della legge ai danni delle imprese agricole sane. Secondo il Rapporto sulle Agromafie di Eurispes e dell’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura di Coldiretti, presieduto da Giancarlo Caselli e composto da circa 60 magistrati tra cui, Motta, Baldanza, Di Marzio, Giambrotta, la norma contro il caporalato, infatti, dovrà contenere un elemento centrale capace di distinguere inequivocabilmente chi oggi lavora e produce in condizioni di legalità da chi opera in condizioni di sfruttamento e di illegalità del lavoro, promovendo il valore dei primi e reprimendo duramente l’operato dei secondi”. Sul fronte dei contratti di lavoro “in Puglia a livello provinciale sono iniziate oltre un anno fa – dichiara Corsetti - le trattative tra le organizzazioni e i sindacati, per far

capire quanto è difficile arrivare ad una intesa, per i rinnovi contrattuali territoriali che siano realmente rispondenti alle esigenze del mercato del lavoro.Coldiretti Puglia si è fatta promotrice di una proposta contrattuale da applicare in tutta la regione che preveda una nuova figura polifunzionale, da impiegare nelle operazioni di defogliatura, spollonatura, acinellatura e stesura teli, a cui venga riconosciuta una retribuzione più bassa rispetto ai precedenti contratti provinciali. Resta inteso che sul tavolo delle trattative noi portiamo le legittime istanze delle imprese, ma dall’altra parte ci sono i sindacati che tutelano i braccianti”. Intanto, continua ininterrotto il flusso dall’estero di prodotti agroalimentari in Italia e in Puglia, di cui sono sconosciute la qualità, le regole e soprattutto l’etica del lavoro. Si stima che siano coltivati o allevati all’estero oltre il 30% dei prodotti agroalimentari acquistati dai consumatori con un deciso aumento negli ultimi decenni delle importazioni da paesi extracomunitari dove non valgono gli stessi diritti sociali dell’Unione Europea. Riso, conserve di pomodoro, olio d’oliva, ortofrutta fresca e trasformata, zucchero di canna, rose, olio di palma, sono solo alcuni dei prodotti stranieri che arrivano in Italia che sono spesso il frutto di un “caporalato invisibile” che passa inosservato solo perché avviene in Paesi lontani, dove viene sfruttato il lavoro minorile, che riguarda in agricoltura circa 100 milioni di bambini secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), di operai sottopagati e sottoposti a rischi per la salute, di detenuti o addirittura di veri e propri moderni “schiavi””.



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ommario

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editoriale

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IL CAPORALE INVISIBILE In alcuni paesi esteri lo sfruttamento è record

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agroalimentare

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Il carciofo Il Principe degli ortaggi

MONDO GAL

unione italiana food L’Italia dell’alimentare si unisce

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18 gal sud est barese

PAL: tre azioni per il territorio

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AGRICOLTURA

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RICERCA IN AGRICOLTURA Sedi pugliesi da 7 a 3

22 mercato dei funghi

Opportunità di business interessante

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cibus connect Conclusa la prima edizione

20 gal trulli e barsento

PAL: strategia plurifondo come asset:


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gricoltura

Delle 7 sedi pugliesi ne rimarranno solo 3 a Foggia, Bari e Turi

AGRICOLTURA: DIMEZZATA LA RICERCA IN PUGLIA

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iunge a compimento il “Piano degli interventi di incremento dell’efficienza organizzativa ed economica, finalizzati all’accorpamento, alla riduzione e alla razionalizzazione delle strutture” del CREA, l’Ente nato dall’unione dell’INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria) ed il CRA (Consiglio della Ricerca e la sperimentazione in agricoltura), frutto della legge 23 dicembre 2014, n. 190 comma 381. In Puglia, i centri di ricerca passeranno ufficialmente da 7 a 3: chiusura per Lecce, Barletta ed una sede di Foggia, rimarranno in vita il viticoltura ed enologia a Turi (BA), l’agricoltura e ambiente a Bari e il cerealicoltura e colture industriali a Foggia. Di queste, solo quella in Capitanata sarà sede amministrativa mentre per quel che concerne le ex sedi INEA, rimarrà solamente una postazione in sedi ex-CRA oppure messa a disposizione da Regione, Università o altri Enti. L’obiettivo è quello di ridurre la spesa corrente in ricerca del 10%, per un ammontare complessivo che supera i 10,4 milioni di euro ottenuto con la chiusura delle sedi sul territorio (2,3 milioni di euro); centralizzazione degli acquisti

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di Rino PAVONE

(700mila euro); economie di scala (1,5 milioni); oneri per il personale (2,9 milioni) e riduzione affitti (3 milioni di euro). In Puglia, rimarranno dunque aperte le sedi del CREA-AA di Bari che svolge studi e ricerche per la caratterizzazione, gestione sostenibile e modellazione spazio temporale degli ecosistemi agrari e forestali attraverso un approccio inter e multidisciplinare. Il CREA-CI di Foggia (sede amministrativa) che si occupa, con un approccio multidisciplinare, delle filiere dei cereali e delle colture industriali per

alimentazione umana, animale e per impieghi no food, garantendo, attraverso anche il miglioramento genetico e le scienze omiche per la conservazione e la gestione della biodiversità, la valorizzazione delle produzioni. Il CREA-VE di Turi (BA) che si occupa di viticoltura con riferimento all’uva da tavola e da vino, inclusa la trasformazione enologica. Svolge l’attività di conservazione e valorizzazione del germoplasma viticolo nazionale. Infine, come detto, dell’ex INEA rimarrà solo una postazione del CREA-PB (Politiche e Bio-economia).

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Un nuovo Fuoriclasse nella squadra di Syngenta

Innovativo e originale, REFLECT® di Syngenta garantisce alti livelli di efficacia contro oidio e alternaria delle principali colture orticole

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fficace, selettivo e flessibile. È REFLECT®, fungicida innovativo che si pone alla base dei programmi di difesa delle colture orticole migliorando il controllo dei patogeni nel rispetto della coltura e delle strategie antiresistenza. Formulato come concentrato emulsionabile, REFLECT® contiene isopyrazam in ragione di 125 grammi per litro. Elevata risulta infatti la specificità d’azione di isopyrazam verso i patogeni, nei quali inibisce la respirazione mitocondriale impedendo in tal modo la germinazione dei conidi, la formazione degli appressori e lo sviluppo del micelio fungino. Isopyrazam rappresenta infatti una nuova generazione nell’ambito della famiglia dei Pyrazolo-carboxamiidi (SDHI), fra i quali la molecola appare del tutto originale grazie all’inclusione nella sua struttura di un particolare gruppo chimico, l’anello benzobornene, che conferisce alla sostanza attiva un’assoluta unicità di comportamento, sia verso la coltura, sia verso i patogeni. Un solo prodotto, molteplici colture

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REFLECT® è registrato su colture particolarmente strategiche nel panorama orticolo italiano: • Pomodoro: pieno campo • Melone, anguria, zucchino, cetriolo: pieno campo • Zucca: solo pieno campo. • Carota Circa gli intervalli di sicurezza, questi sono di 14 giorni su carota e di 7 giorni su tutte le altre colture, mentre la dose d’impiego di REFLECT® è di un litro per ettaro per tutte le colture in etichetta. E’ attesa la registrazione per pomodoro, melanzana, peperone, melone, anguria, zucchino, cetriolo in serra. L’arma vincente raddoppia Eccellente proprietà legante nei confronti delle cere vegetali e del sito target nel patogeno, in un solo prodotto. REFLECT® è stato infatti sviluppato in accordo con l’innovativa Double Binding Technology, la quale conferisce al prodotto un’alta potenza d’azione coniugata a un’eccellente resistenza al dilavamento, garanzia di una protezione eccellen-

te e di lunga durata. REFLECT®: garanzia in campo L’oidio è il patogeno target principale, ma su carota e pomodoro il prodotto mostra un ottimo livello di efficacia anche su alternaria. L’unione in un solo prodotto di efficacia e ampia etichetta, di brevi intervalli di sicurezza e di un modo d’azione unico, risulta peraltro in linea con le richieste quali-quantitative delle più esigenti filiere orticole, anche in termini di salubrità dei raccolti. Per le sue caratteristiche se ne consigliano applicazioni di tipo preventivo, i cui vantaggi sono stati riassunti nel concetto di Premium Preventative che esprime i benefici derivanti dalle caratteristiche intrinseche del prodotto. Infatti, l’azione preventiva pura è spesso insufficiente per fornire pieno e affidabile controllo, dato che al momento dell’applicazione sono presenti simultaneamente diverse fasi del ciclo dei patogeni. Il posizionamento di REFLECT® risulta in tal senso particolarmente flessibile, permettendo i più opportuni adattamenti nelle diverse condizioni ambientali.

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groalimentare

Marylin Monroe nel 1949 reginetta del festival del carciofo

Aspetti storici e culturali del carciofo

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l carciofo, Cynara cardunculus subspecie scolymus, famiglia botanica delle Asteraceae, è un ortaggio tipico dell’area mediterranea, estesamente coltivato sin dagli inizi delle civiltà occidentali, grazie alle sue qualità organolettiche, nonché alle molte virtù che gli erano attribuite. Cynara deriva dal termine greco Κινάρα, che nella mitologia greca era una ninfa di cui si era innamorato Zeus. Secondo Columella, invece, deriverebbe dal latino cinis (cenere), per la consuetudine di concimare con la cenere i terreni destinati al carciofo. Cardunculus e scòlymus ambedue dal greco σκόλυμος (scoliumos) che significa cardone, proprio in riferimento alla spinescenza di alcune varietà. Gli Arabi, che lo coltivano già nel IV secolo a.C., lo chiamavano alkarshuf o ardi-shoki, che significano “spina di terra” e “pianta che punge”, con allusione appunto alle spine presenti in molte varietà. Certamente il carciofo era noto e apprezzato dai Greci, dai Romani, e presso le popolazioni dell’Africa settentrionale. Nel corso dei secoli, il carciofo ha assunto via via un posto considerevole certamente a livello gastronomico e curativo, ma pure in quello culturale. Nella Letteratura il primo riferimento è al re egizio Tolomeo Evergete (sec. III a.C.), il quale faceva mangiare ai suoi soldati, famosi per forza e ardimento, i carciofi perché si credeva aumentassero le doti guerresche. Nel mondo greco, il carciofo è legato al mito di Cynara, da cui il nome dato da Linneo alla pianta, la ninfa che osò resistere a Zeus. Narra, infatti la, mitologia come Cynara fosse una ninfa bellissima con capelli color cenere, da qui il suo nome, e come Zeus se fosse innamorato perdutamente; ma, non corrisposto, come in un momento d’ira la trasformasse in un carciofo, dotato di spine a motivo della ritrosia a lui N° 7 - 15 APRILE 2017

di Pasquale MONTEMURRO

mostrata, tuttavia dal cuore tenero, come lo è il ricettacolo, cioè la parte centrale dell’ortaggio. Forse anche per questo il carciofo è sempre stato associato, viste le sue spine, alle persone scontrose e “spinose”. Delle sue proprietà come depuratore, tonificante, afrodisiaco e quale rimedio contro le calvizie, ne parla Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia, proprietà sottolineate anche da Teofrasto nella Storia delle piante, in cui accenna ai “cardui pineae”, che per caratteristiche di forma,

proprietà e virtù sarebbero assimilabili ai nostri carciofi. Ad esaltarne il gusto è stato, invece, Lucio Giunio Moderato Columella, che nel X libro del De Re Rustica così lo descrive “… dolce a Bacco che beve, ma ingrato a Febo che canta”. In particolare, i Romani li apprezzavano lessati in acqua o vino, come si riscontra nel De re coquinaria, ricettario di cucina di Marco Gavio Apicio, un ricco romano del I secolo d.C. che amava molto la buona tavola. In epoca rinascimentale, secondo la tradizione pare

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che a diffondere l’uso dei carciofi in cucina sia stata Caterina De’ Medici, che li inserì nel menù utilizzato in occasione del matrimonio con Enrico II di Francia; la regina era molto ghiotta di carciofi da mangiarne fino a starne male, fatto riportato da Pierre de l’Estoile, un cronista dell’epoca, nel suo “Journal” del 1576: “La Regina madre mangiò tanto da scoppiare e si sentì male come mai le era accaduto prima. Si diceva che ciò dipendesse dall’ aver mangiato troppi cuori di carciofo, creste e rognoni di gallo di cui era molto ghiotta”. Anche Luigi XIV, il “re sole”, sembra amasse consumare carciofi. In campo letterario, Ludovico Ariosto nelle Poesie varie così scriveva del carciofo “… durezza, spine e amaritudine più vi trovi che bontade”; ma in quell’epoca si era anche diffusa la credenza che il carciofo avesse potenzialità afrodisiache, derivante con molta probabilità dall’aspetto fallico. Tale fama era già ben radicata, al punto che nel 1557 Pier Andrea Mattioli, umanista e medico senese, nel suo libro Discorsi ebbe a scrivere “ la polpa dei carciofi cotti nel brodo di carne si mangia con pepe nella fine delle mense e con galanga (una pianta erbacea della stessa famiglia dello zenzero e del cardamomo) per aumentare i venerei appetiti”. Della stessa opinione erano anche i suoi colleghi contemporanei, il marchigiano Costanzo Felici, che nel testo “Del’insalata e piante che

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in qualunque modo vengono per cibo del’homo” attestava come “servono alla gola e volentieri a quelli che si dilettano de servire madonna Venere” e Baldassare Pisanelli, che nel “Trattato de’ cibi, et del ber scrisse “i carciofi sono grati al gusto … aprono le ostruzioni e accrescono il coito”. Tale credenza non conobbe soste neppure nei secoli successivi, tanto che ai primi dell’Ottocento il grande gastronomo Grimod de La Reyniere dichiarava che “Il carciofo rende grandi servigi alla cucina: non si può quasi mai farne a meno, quando manca è una vera disgrazia. Dobbiamo aggiungere che è un cibo molto sano, nutriente, stomatico e leggermente afrodisiaco”. Persino i rivenditori ambulanti anticamente gridavano nei mercati “comprateli, riscaldano i genitali!” Tali credenze sono state successivamente smentite dagli studi moderni. Relativamente ai modi di consumare i carciofi, nel 1581 Michel de Montaigne nel suo Grand Tour (appunti di viagio) annota che “in tutta Italia vi danno fave crude, piselli, mandorle verdi, e lasciano i carciofi pressoché crudi”. In campo letterario, Ludovico Ariosto nelle Poesie varie così scriveva del carciofo “… durezza, spine e amaritudine più vi trovi che bontade”. Nel novecento, Grazia Deledda così scriveva del carciofo nella novella Il tesoro degli zingari: “… vidi gli orti già tutti fioriti, … che parevano, sugli alti gambi argentei, grandi boc-

cioli di rose”. Neruda compose l’Ode al Carciofo: “… poi fiocco per fiocco spogliò la delizia e mangiammo la pacifica pasta del suo cuore verde”. “Cynàra! Cynàra! Ninfa di bellezza rara! Fu mutata in carciofo spinoso, ma il suo cuore restò dolce e prezioso” è la poesia composta dal poeta siciliano Pino Bullara. Esiste anche un proverbio americano che così recita: “Life is like eating artichokes: you have to go through so much, to get so little! “, ovvero “La vita è come il carciofo; devi andare molto in fondo, per ricavarne molto poco! La presenza del carciofo nell’arte è documentata sin dai tempi dei faraoni; in un affresco di una tomba dell’antica Tebe (XIV sec a.C.), oggi conservato nel British Museum di Londra, è ritratto un personaggio che tiene nella mano destra un carciofo, mentre nel Museo del Bardo di Tunisi è custodito un particolare del mosaico Orione e Orfeo (III sec a.C.), in cui sono ben visibili due carciofi, uno spinoso e l’altro inerme. I carciofi spiccano anche in molti dipinti più moderni; li si ritrovano nel quadro La fruttivendola di Vincenzo Campi (1580), ammirabile nella Pinacoteca di Brera di Milano. Un carciofo è appoggiato sulla spalla destra dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo raffigurato come Vertumno, il dio romano della metamorfosi, dipinto da Giuseppe Arcimboldo nel 1590, attualmente nel castello di Skoklosters a Stoccolma. Un’intera coltivazione è stata dipinta sotto i mandorli in fiore nella Primavera (1920) di Adolfo Tommasi (Galleria d’arte moderna, Firenze). I carciofi appaiono anche in molte nature morte; ne sono esempi il Vassoio con carciofi (1650) di Giovanna Garzoni, in Ortaggi e frutta (1720) di Christian Berentz (Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma), nella Natura morta con frutta e verdura (1723) di Floris Gerritsz Van Schooten, nella Natura morta con frutta e ortaggi (1802) di Josè Lopez-Enguidanos (Accademia di Belle Arti di san Fernando, Madrid), nella Natura morta con asparagi, carciofi, limoni e ciliegie (1600) di Blas De Ledesma visibile nel Museo Bowes, Barnard Castle nelwww.foglie.tv


la Countea di Durham, UK e nella Melanconia di un pomeriggio (1970) di Giorgio De Chirico (Museo Nazionale d’Arte Moderna, Parigi). Molto singolare è il quadro Carciofi (1961) di Haydin Corner, in cui il carciofo è stato dipinto come una sorta di arca di Noè. Il carciofo ha ispirato anche alcuni scultori: nella Cattedrale di Charthes, un carciofo funge da base per la statua di santa Elisabetta nella scena della Visitazione. A Napoli, al centro della Piazza Trieste e Tren-

to, c’è la Fontana del Carciofo, una vasta vasca circolare in cui l’acqua cade zampillando dal centro di un grande carciofo. A Firenze, su una terrazza di Palazzo Pitti si ritrova la seicentesca Fontana del carciofo di Francesco Susini, dotata di una grande vasca ottagonale abbellita con molte statue e coronata da un carciofo in bronzo. In Spagna, all’interno del Parco del Buon Retiro di Madrid, esiste una Fontana del Carciofo, realizzata alla fine del 1700.

Anche nel mondo del cinema ci sono dei riferimenti al carciofo che ad esempio è protagonista quando Jacques Clouseau nel film “La pantera rosa” affermava che “La donna è come un carciofo: devi lavorare sodo per entrare nel suo cuore”. A Castroville, non molto distante da San Francisco, nel mese di maggio si celebra il “Festival del Carciofo”, con tanto di elezione della “reginetta”: la prima Artichoke Queen ad essere eletta fu Marylin Monroe, nel 1949.



Tutte le novità 2017 in campo agricolo ed industriale

“Porte Aperte Cordini” a Corato

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ordini, concessionaria presente sul territorio del barese da decenni, ha organizzato a Corato dall’1 all’8 Aprile un evento espositivo su tutte le novità 2017 in cam-

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po agricolo e industriale. Tanti i marchi esposti durante l’evento come: Same, Deutz Lamborghini, Goldoni, Sigma e Caterpillar. Numerose le presenze registrate per provare gratuitamente le

moderne tecnologie al servizio dell’agricoltura. L’evento di Corato è servito anche per dare uno “slancio agricolo” ai più giovani con i nuovi Psr che consentono di acquistare moderni

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macchinari con forti agevolazioni fiscali ed economiche. “La manifestazione è stata pensata per poter mettere in mostra tutti i grandi marchi che rappresentiamo in uno spazio più ampio e facilmente visionabile rispetto a quello abituale – dichiara Rosanna Cordini responsabile amministrativo della Cordini Srl – E’ venuta a trovarci parecchia gente interessata ai prodotti e le novità presentate e questo ci

incoraggia ad andare avanti in un settore che va sempre più evolvendosi”. Presentato anche il nuovo “Frutteto” della Same con ponte amortizzato “Active Drive”: un gioielllo che segue le varie imperfezioni del terreno con il trattore che non subisce variazioni di inclinazione. La nuova macchina (in particolare Fruttetto S) può garantire maggiori prestazioni con minor consumo.

L’Italia dell’alimentare si unisce nella piu’ grande associazione di settore in Europa

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La nascita di Unione Italiana Food

alorizzare e tutelare i prodotti simbolo dell’alimentare italiano, vincere le nuove sfide del mercato globale, scrivere il futuro del cibo italiano nel mondo. E’ questa la mission dell’Unione Italiana Food, la più grande associazione di settore per l’alimentare in Europa. Il Presidente di Unione Italiana Food è Paolo Barilla (Barilla SpA), il Vice Presidente è Marco Lavazza (Luigi Lavazza SpA). Due nomi che da soli bastano a far comprendere la rilevanza e l’ambizione del progetto. Fanno parte della squadra del Consiglio di Presidenza: Cesare Ponti (Ponti SpA), Paolo Casoni (Perfetti Van Melle Italia Srl), Edo Milanesio (Ferrero SpA), Angelo Trocchia (Unilever Italia Srl). Unione Italiana Food nasce dalla collaborazione di due fra le più rappresentative associazioni di categoria dell’alimentare italiano,AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane) e AIIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari). Rappresenta 450 imprese di oltre 20 settori merceologici, che danno lavoro a 65.000

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persone e sviluppano un fatturato di oltre 35 miliardi di euro, di cui 10 miliardi di export. Parliamo di circa 800 brand che finiscono sulle tavole degli italiani e degli amanti del cibo italiano di tutto il mondo. Le aziende che fanno parte della nuova Associazione sono grandi marchi e PMI radicate sul territorio, che rappresentano tantissimi prodotti, oltre 800 marchi, tra i quali anche tanti simboli delle eccellenze italiane: solo per citarne alcuni, caffè, pasta, cioccolato, gelati, prodotti da forno (e da ricorrenza come Pandoro e Panettone), confetteria e chewin gum, surgelati, sottoli e sottaceti, salse, sughi e condimenti, minestre, confetture e miele, alimenti per la prima l’infanzia, integratori alimentari, ortofrutta fresca confezionata, nettari di frutta e ortaggi, te, infusi e tisane, spezie ed erbe aromatiche. Un panorama eterogeneo che spazia dalla tradizione all’innovazione e risponde alle esigenze - piacere, benessere, praticità, accessibilità che di volta in volta cerchiamo tra gli scaffali e i banchi frigo del supermercato. L’Unione Italiana Food avvia i propri lavori, unendo le forze delle due Associazioni e

aumentando l’efficacia della rappresentanza delle rispettive categorie; con l’ulteriore vantaggio di garantire servizi migliori e più efficienti per le aziende associate, che potranno contare sull’esperienza di una struttura ulteriormente allargata e specializzata nei settori di interesse. E rispondere così alle sfide del mercato globale.

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M G ondo

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Strutturato in 3 Azioni (imprese e reti, capitale umano, infrastrutture)

IL GAL SUD EST BARESE PRESENTA diLARinoNUOVA STRATEGIA DI SVILUPPO LOCALE PAVONE

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l GAL Sud Est Barese ha candidato negli scorsi giorni la nuova Strategia di Sviluppo Locale ed il relativo Piano di Azione Locale 20142020 al bando regionale (Misura 19 PSR Puglia 2014 -2020). In attesa della chiusura della valutazione e della pubblicazione della graduatoria finale, proviamo a riepilogare alcune delle principali caratteristiche proposte con la nuova strategia. STRATEGIA PLURIFONDO Il Piano di Azione Locale è strutturato in 3 Azioni e 12 Interventi attraverso i quali si attua una strategia plurifondo, ovvero 6 Interventi sono diretti allo sviluppo rurale e trovano copertura con le risorse del Fondo FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) e 6 allo sviluppo costiero e marittimo e trovano copertura con le risorse del Fondo FEAMP (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca). TERRITORIO Il territorio del GAL Sud Est Barese ha allargato la propria area di competenza passando da 6 a 9 comuni (Acquaviva delle Fonti, Adelfia, Bitritto, Casamassima, Conversano, Mola di Bari, Noicattaro, Polignano a Mare e Rutigliano) con una popolazione complessiva di 183 mila abitanti. Oggi l’area si sviluppa per 28 km lungo la costa e per 30 km verso l’area della pre murgia. AZIONI ED INTERVENTI DEL PIANO DI AZIONE LOCALE Le 3 azioni sulle quali si incentra la nuova strategia sono: imprese e reti, capitale umano, infrastrutture. All’interno di ogni azione sono stati previsti interventi specifici tra loro complementari ed interconnessi (per comprendere la complementarietà si rimanda al grafico sotto). Osserviamo gli interventi previsti per ciascuna azione. IMPRESE E RETI. Questa azione è stata pensata per rafforzare e consolidare le principali filiere produttive presenti nell’area, in particolare quella artigianale, turistica, agroalimentare, commerciale ed ittica. L’azione prevede 5 interventi specifici sia su lato marittimo che su quello rurale. Gli interventi riguardano aiuti

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all’avviamento di nuove imprese (1.1) ed investimenti in attività extra agricole (1.2), aiuti per la vendita diretta di pescato locale (1.3), incentivi per il turismo marittimo e costiero (1.4) ed una serie di strumenti per facilitare la cooperazione di filiera tra operatori dell’area (1.5). CAPITALE UMANO. Questa azione è stata progettata per il rafforzamento di conoscenze e lo scambio di buone pratiche tra gli operatori economici dell’area (attivi e potenziali). Sono stati previsti strumenti con gradi di coinvolgimento incrementali all’avanzamento informativo. Si parte da convegni generalisti, per procedere con seminari specialistici, workshop laboratoriali, attività di coaching consulenziali per offrire un accompagnamento a 360° e visite studio. Tutto il piano di informazione è stato pensato sia con approfondimenti per operatori rurali (2.1) sia verso operatori del mondo ittico (2.2). Alcuni dei temi da approfondire sono lo start up di nuove imprese, la vendita diretta e la diversificazione delle imprese della pesca, strategie per la promo commercializzazione dei prodotti, le forme di cooperazione più innovative, il turismo sostenibile. INFRASTRUTTURE. Questa azione è stata elaborata con l’obiettivo di rafforzare il patrimonio infrastrutturale pubblico dell’area, con riferimento in particolare alle infrastrutture turistiche. Nello specifico sono stati progettati interventi per

rendere maggiormente fruibili aree marine e costiere in ottica turistica (3.1). Ampio spazio alla realizzazione di aree destinate a mercati locali per la pesca (3.2) ad alto valore turistico ed alla promozione del patrimonio culturale marittimo (3.3). Gli ultimi due interventi si rivolgono all’allargamento e potenziamento degli itinerari naturalistici Naturalmete (3.4) ed alla realizzazione di nuove infrastrutture per la fruizione delle aree rurali e naturali (3.5).

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Lo scorso 3 aprile

GAL Terra dei Trulli e di Barsento: presentato il Piano di Azione Locale (PAL)

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iena soddisfazione è espressa da tutti i componenti del GAL Terra dei Trulli e di Barsento per la presentazione del PAL avvenuta il 3 aprile presso gli uffici del Dipartimento Agricoltura, Sviluppo rurale e Ambientale della Regione Puglia. Il recente coinvolgimento del Comune di Monopoli, dalla duplice vocazione produttiva, agricola e marittima insieme, non potrà che tradursi in vantaggi per lo sviluppo e la valorizzazione economica dell’intera area, che conta 170.000 abitanti e per tutti gli altri sette paesi facenti parte del Gal (Gioia del Colle, Putignano, Noci, Alberobello, Sammichele di Bari, Castellana Grotte, Turi). Lo sbocco a mare per il GAL “Trulli e Barsento”, rappresenta quell’integrazione ideale, anche necessaria per l’approccio al multi – fondo (FEASR : Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale – FEAMP: Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca). Dotazione finanziaria destinata alla diversificazione, sviluppo del comparto agricolo e costiero. Nell’ambito del FEASR il Comune di Monopoli è risul-

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di Paola DILEO tato eleggibile solo in via secondaria, perché AREA RURALE B (destinata ad agricoltura intensiva, specializzata) e già beneficiaria dell’ASSE IV del PSR Puglia. Mentre gli altri comuni della macroarea tipizzati come AREE C risultano eleggibili in via prioritaria. Diversamente Monopoli come area marina – costiera, ha priorità sul FEAMP. Le principali linee d’intervento declinate nel nuovo Piano di Azione Locale , saranno ispirate ai seguenti tematismi: SMART e START (imprese) interventi finalizzati a sostenere la nascita e la crescita di imprenditorialità innovativa sia in area rurale che in area costiera; INFORMAMENTIS, interventi uno per informare attraverso seminari, workshop, visite di studio e scambi interaziendali il contesto rurale intra ed extra area GAL, uno per promuovere e valorizzare l’unicità del patrimonio immateriale culturale della zona costiera; RURAL FISHING RE – BRANDING (amministrazioni e interventi infrastrutturali) interventi finalizzati allo sviluppo sostenibile ed al rafforzamento delle potenzialità del territorio GAL,

con il fine di migliorarne la fruibilità. Riqualificazione di infrastrutture su piccola scala, ammodernamento e/o potenziamento dei servizi di base, creazione di reti ed infrastrutture per l’erogazione dei servizi turistici e mobilità sostenibile sono al centro degli interventi pianificati sia in ambito rurale che costiero; SMART DISTRICT (distretto produttivo), intervento per promuove la realizzazione di un Distretto Rurale e Marino di economia sostenibile, attraverso la costituzione di un marchio d’area, che partendo dalle produzioni agricole, ittiche ed artigianali, coinvolga tutti gli altri attori socio-economici dell’area rafforzandone il senso di appartenenza. In continuità alle iniziative già avviate dal GAC Mare degli Ulivi (organismo che ha esaurito le sue funzioni )è stata riproposta dalla COOP Fra Pescatori di Monopoli, la necessità di sistemi di vendita diretta del pescato. Sistemi diversificati e innovativi, individuati secondo le prescrizioni, nella vendita a bordo dei pescherecci, on line o itinerante.

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gricoltura

Mercato vasto e affascinante

Il mondo dei funghi coltivati come opportunita’ di business

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l mondo dei funghi è vasto e anche affascinante, per certi aspetti. Possono essere molto sapidi e nutraceutici, ma anche ingannevoli. Certo è che attorno ai funghi si muovono economie importanti. Cerchiamo di capire i vantaggi commerciali ed economici derivanti da questa produzione, una scelta imprenditoriale che si presenta ancora oggi come opportunità di business, premettendo che nel settore dell’agricoltura, generalmente considerato, il guadagno derivante dalla propria attività sia traslato nel tempo, ossia non si percepisca immediatamente ma nel medio-lungo periodo, nell’ambito della coltivazione dei funghi quest’arco temporale risulta sensibilmente ridotto. La fungicoltura può interessare sia chi opera già nel settore agricolo, sia chi intende accedervi. Si tratta di un’attività che ben può inserirsi nel raggio di attività stagionali già avviate e che, affiancandosi alla produzione principale, può, in via sussidiaria, coprirne i periodi cosiddetti morti. Per il 6570%, la coltivazione dei funghi prevalente è quella dello Champignon. Il restante 30-35% è suddiviso tra varie tipologie: il Pleurotus ostreatus (circa il 28-33%) e, in quantità minori e

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nell’ordine qui indicato, il Pleurotus eryngii (noto come cardoncello), l’Agrocybe aegerita (meglio noto come pioppino), il Pleurotus cornucopiae (o cornucopia) e lo Shiitake. Per coltivare i funghi champignon, l’investimento iniziale prevede una cifra considerevole. L’impiego di moderne attrezzature e di tecnologie all’avanguardia è infatti una scelta essenziale per la loro produzione. Invece, sia per i funghi della specie pleurotus che cardoncello, le cifre sono decisamente più contenute. La mancanza di una conoscenza specifica non è pregiudizievole all’investimento, ma affidarsi, nella fase di avviamento, a una persona competente in materia rappresenta un notevole vantaggio sia per un risparmio in termini di tempo che di denaro. Senza commettere errori, si realizza quell’opportunità di guadagno sopra spiegata e, soprattutto, si diventa immediatamente produttivi. Un esperto del settore sa indirizzare sin da subito il produttore esordiente sulla tipologia di fungo coltivabile, individuando altresì le aree idonee alla produzione, gli impianti e le attrezzature necessarie. Se, poi, alla consulenza si aggiunge l’insegnamento delle

tecniche di coltivazione più moderne e all’avanguardia, allora i risultati non possono che essere positivi. Per quel che riguarda le attrezzature per la produzione di funghi champignon, i Paesi Bassi sono oggi sede di un’azienda leader mondiale nella produzione. Per le altre tipologie di funghi, invece, le attrezzature sono di provenienza direttamente italiana. Per le materie prime, ossia i composti, l’Italia dà i natali ad aziende molto note. Le medie annue italiane approssimative sono: Champignon 70-80mila tonnellate; Pleurotus ostreatus 2530mila ton; Cardoncello 1.000 ton; Pioppino 150 ton. Per quel che riguarda le nuove tecnologie nel campo della fungicoltura l’evoluzione si sta orientando verso una gestione sempre più computerizzata del controllo del clima all’interno delle strutture di produzione. Mentre nella produzione dello champignon tale orientamento è già consolidato da alcuni decenni a questa parte, soltanto da pochi anni esso sta interessando anche i funghi del tipo pleurotus ostreatus e cardoncello. A tal proposito, è di recente ideazione il progetto di una modernissima serra dal nome Lucylla. www.foglie.tv



Nel pieno rispetto della salute dell’uomo e dell’ambiente

OPERAZIONI COLTURALI MESSE IN ATTO PER CONTENERE IL DISSECCAMENTO RAPIDO DEGLI OLIVI DEL SALENTO

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l complesso del disseccamento rapido degli ulivi (Co.Di..Ro), dovuto al batterio Xylella fastidiosa , ha ormai interessato gran parte degli oliveti salentini. Tale definizione è stata attribuita in quanto i sintomi osservati risultano essere non specifici. Infatti si ritiene che siano coinvolti più fattori biotici quali funghi del legno, insetti, ma soprattutto il batterio Xylella fastidiosa. In un secondo momento i funghi e gli insetti sono stati considerati degli agenti “aggravators”, quindi patogeni non primari, attribuendo così al solo batterio Xylella fastidiosa tutta la responsabilità dei gravi danni subiti dagli oliveti. E’ evidente che oltre al batterio Xylella fastidiosa, altre concause, così come sopra riportate, hanno contribuito e

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predisposto le piante alla sindrome del disseccamento rapido degli olivi. Al fine di avvalorare tale tesi il dott. Antonio Longo, congiuntamente ad altri agronomi dell’OP “ Oro di Puglia”, sta conducendo in un oliveto colpito dal Co. Di. Ro., a partire dal 2014, delle prove dimostrative con alcuni prodotti della VALAGRO; azienda leader nella produzione di biostimolanti per funzione d’uso, tra i quali: Kendal e Kendal TE. La prova è stata intrapresa al fine di valutare l’efficacia di tali prodotti nell’ “aiutare le piante a rimanere vigorose in condizioni ostili di crescita”. Oltre ai due prodotti sopra citati è stato saggiato anche il Megafol “ Antistress, attivatore della crescita e carrier”. Le prove in campo hanno interessato un oliveto non irriguo, ubicato in

agro di Neviano ( LE ), a circa 8,5 Km dal nucleo originario in cui è stata riscontrata per la prima volta nel 2013, ed isolata in laboratorio l’infezione di Xylella fastidiosa. Il substrato pedologico è rappresentato da un suolo rosso mediterraneo antico derivante dai processi di pedogenesi che hanno interessato la roccia madre rappresentata da “Calcari di Melissano”. Trattasi di suoli piuttosto superficiali, caratterizzati da notevole presenza di scheletro e consistente presenza di roccia affiorante, tipici delle aree delle “Serre Salentine”. Nel citato oliveto, avente una superficie di circa 70 are, già nel 2013 è stata riscontrata la presenza della sintomatologia su menzionata (vedi foto 1), sia pur limitata su pochi alberi.

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Nel mese di dicembre dello stesso anno, l’oliveto in questione, e’ stato potato per eliminare i rami secchi ed i succhioni delle branche principali ,avendo cura contestualmente di conservare una forma a vaso della chioma. Nel 2014 sono stati eseguiti i normali trattamenti rameici sulla chioma, associati con del concime fogliare. Il primo trattamento è stato effettuato nel mese di marzo; il secondo nel mese di maggio; un terzo trattamento, con gli stessi prodotti, è stato ripetuto nel mese di Settembre. Durante l’estate la sintomatologia del disseccamento rapido risultava piuttosto evidente su gran parte dei rami degli alberi, che in un secondo momento si è provveduto ad asportare congiuntamente ai polloni basali ed ai succhioni presenti sulle branche principali. La sintomatologia ha avuto un nuovo picco a dicembre 2014 e Gennaio 2015, in concomitanza del verificarsi di temperature al di sotto di 0 °C (gelate invernali). I Trattamenti con i biostimolanti della Valagro sono iniziati il 21 marzo del 2015, utilizzando il Kendal Te alla dose di 300 ml per 100 litri di acqua in miscela con il Megafol alla stessa dose. Il trattamento è stato ripetuto il 02 maggio 2015, in “pre-fioritura”, utilizzando il Kendal alla dose di 300 ml per 100 litri di acqua, in miscela con il Megafol alla stessa dose. Un terzo trattamento è stato eseguito in data 22 giugno 2015, durante “l’ingrossamento delle drupe” sempre con Kendal e Megafol agli stessi dosaggi, con aggiunta di Rogor L40 ST, alla dose di 100 ml per hl ed olio minerale bianco alla dose di 250 ml per hl. L’utilizzo del Rogor è stato fatto per il controllo della popolazione della Tignola, nonché della Sputacchina (Philaenus spumarius), vettore della Xylella fastidiosa. L’uliveto ha presentato per tutta la stagione primaverile uno stato vegetativo ottimale. Il 7 Luglio 2015 sono comparsi i primi disseccamenti, sia pur limitati a pochi rami, in concomitanza del verificarsi di temperature elevate, abbondantemente superiori ai 30 °C, con punte di 37-38 °C, verificatesi a partire da fine Giugno 2015, che hanno sottoposto le piante ad un forte stress termico ed idrico. Infatti, il disseccamento dei rametti ha avuto un’accelerazione da inizio Agosto sino a metà dello stesso mese. Tale fase critica, tuttavia è stata brillantemente superata in quanto al sopraggiungere della stagione autunnale si è avuta una notevole N° 7 - 15 APRILE 2017

emissione di nuovi germogli che hanno rimpiazzato gran parte della chioma persa durante l’estate. Il 15 Ottobre 2015, prima di iniziare la raccolta delle olive , è stato effettuato un quarto trattamento usando il Kendal Te, alla dose di 300 ml per 100 litri d acqua con aggiunta di: Megafol, sempre alla dose di 300 ml per 100 litri di acqua; Rogor L40ST, alla dose di 100 ml per hl. La produzione e’ stata buona e di qualita’ elevata , in quanto le drupe non manifestavano nessuna puntura dovuta alla mosca e nessun segno di deterioramento dovuto alla lebbra. Nei mesi di Dicembre 2015 – Gennaio 2016 non si è più manifestata la sintomatologia del disseccamento, come invece avvenuto nello stesso periodo del 2014, per cui non è stato necessario eseguire interventi di taglio dei rami secchi. Dopo aver terminato la raccolta delle olive, vale a dire ad inizio Marzo 2016, è stato eseguito un trattamento sul tronco e sulle branche principali con solfato di ferro e grassello di calce al 2% (2kg di solfato di ferro + 2 kg di grassello di calce disciolti in 1 ql di acqua), al fine di abbattere le ovo deposizioni degli insetti presenti negli anfratti della corteccia del tronco e delle branche principali (Cicadellidi, Zeuzera, ecc. ). Nello stesso mese sono stati eseguiti leggeri interventi di potatura per eliminare i succhioni ed i rametti privi di avvenire, in maniera tale da arieggiare la chioma.

Il 16 aprile 2016 è stato eseguito il primo intervento primaverile, utilizzando il Kendal Te alla dose di 300 ml per 100 litri di acqua ed il Megafol sempre agli stessi dosaggi. Al fine di render più efficace l’azione dei biostimolanti, nel corso di un confronto avuto con il dott. agronomo Alvaro Palese, tecnico della Valagro per la provincia di Lecce, è stato concordato di effettuare un numero maggiore di trattamenti rispetto a quelli eseguiti nell’annata precedente, allungando il calendario degli stessi anche ai mesi estivi di Luglio ed Agosto ed accorciando l’intervallo dei giorni tra un trattamento e l’altro nel corso della stagione primaverile, ciò al fine di valutare l’incidenza degli stessi nel periodo di forte stress termico ed idrico. Per cui l’08 Maggio 2016 in pre- fioritura dell’uliveto, e’ stato eseguito il secondo trattamento con Kendal e Megafol, non eseguito l’anno precedente, agli stessi dosaggi (300 ml per 100 litri di acqua) del primo trattamento, distanziato di circa 20 giorni dal primo. Un terzo trattamento è stato effettuato il 4 di Giugno, sempre con il Kendal e Megafol, agli stessi dosaggi, aggiungendo anche la Deltametrina , rispettando le dosi riportate in etichetta per la lotta alla tignola e alla sputacchina. Nel mese di Giugno 2016, l’oliveto presentava uno stato vegetativo ottimale (vedi foto 2- 3- 4).

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Gli oliveti contigui al campo oggetto di prova, per i quali non è stata eseguite alcuna operazione colturale, ad esclusione del controllo delle erbe infestanti, presentavano ormai gran parte della chioma senza foglie, trasparente e compromessa, priva di vitalità (vedi foto 5 - 6).

Nelle foto 7 e 8 viene messe a confronto lo stato vegetativo delle piante presenti nel campo dimostrativo con quello presente negli oliveti vicini.

Un quarto trattamento è stato eseguito a fine Giugno; un quinto a fine Luglio, sempre con Kendal e Megafol agli stessi dosaggi, aggiungendo la deltametrina per la lotta alla sputacchina. Un sesto ed ultimo trattamento è stato eseguito a fine Settembre utilizzando il Kendal TE e Megafol, con aggiunta del dimetoato per la lotta alla mosca. Nonostante il maggior numero di trattamenti eseguiti nel 2016 rispetto a quelli effettuati nel 2015, si è comunque registrata nel mese di Agosto la comparsa, sia pur più contenuta rispetto all’anno precedente, della sintomatologia ascrivibile a Xylella fastidiosa. A fine Agosto è stato eseguito il taglio dei rametti colpiti, a cui è seguito nel mese di settembre, successivamente al trattamento, un’ottimale ripresa vegetativa “ricacci” che, in numerosi casi, ha interessato anche rami notevolmente defogliati dall’azione del batterio (vedi foto 9-10).

In conclusione , allo stato attuale, certamente i trattamenti con Kendal-TE e Kendal effettuati per nutrire e rinforzare le piante, nonché per aiutarle a crescere in condizioni ostili hanno svolto la loro funzione, come descritto dalle foto precedenti. Inoltre l’azione sinergica del Megafol, antistress attivatore della crescita (stress termico ed idrico), ha favorito l’emissione di nuovi germogli nei mesi autunnali rispetto agli ulivi non trattati, ricostituendo parzialmente il seccume verificatosi nei mesi di Luglio ed Agosto a causa della Xylella. Lo stato vegetativo attuale dell’oliveto, vale a dire al 06/02/2017 (vedi foto 11), fa supporre che quest’anno ci sarà produzione, grazie alla massa verde prodotta l’anno precedente e a quella prevista nel prossimo periodo primaverile. Si evidenzia che gli oliveti confinanti, nonché quelli presenti su gran parte delle aree limitrofe, risultano essere ormai pre-

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valentemente secchi in modo irreversibile.

Nella foto n° 12 si mette in evidenza lo stato vegetativo degli alberi trattati, con quello degli alberi non trattati ubicati nel nell’appezzamento confinante.

Dalla foto emerge chiaramente che gli alberi non trattati risultano essere ormai quasi completamente defogliati con chioma quindi fortemente compromessa e, pertanto, privi di avvenire. N° 7 - 15 APRILE 2017

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groalimentare

PROTAGONISTE LE AZIENDE DELL’AGROALIMENTARE

CHIUSA LA PRIMA EDIZIONE DI “CIBUS CONNECT” A PARMA

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a chiuso i battenti a Parma la manifestazione fieristica del food and beverage italiano Cibus Connect. Una fiera nuova, di soli due giorni che ha visto la partecipazione di 400 aziende espositrici, 1000 buyer esteri e 10.000 operatori complessivi tra la prima e la seconda giornata. Il format di Cibus Connect, che si terrà negli anni dispari, prevede un mix di esposizione, workshop e business matching. Particolare interesse ha suscitato l’ampia sezione di show cooking, concentrata in un’area dedicata, in cui le aziende hanno presentato i loro nuovi prodotti. La nuova fiera ha riscosso la soddisfazione delle aziende dell’agroalimentare coinvolte. “Cibus Connect è stata una sorpresa positiva – ha dichiarato Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo – anche se poteva essere un’incognita. Il nostro stand ha registrato una buona presenza di buyers, sia italiani che stranieri, ed abbiamo presentato i nostri prodotti congelati, dedicati soprattutto all’export”. “La dislocazione separata di stand e show cooking è molto innovativa – ha detto Nicola Levoni, Presidente di Levoni – e ci ha permesso di ampliare la comunicazione alla clientela. Molto utile anche il pratico stand preallestito”. “E’un progetto molto innovativo – ha riferito Francesco Mutti, Ceo di Mutti Spa – ed il risultato è stato eccellente che ha eliminato qualche dubbio iniziale, per cui vanno fatti i complimenti a Fiere di Parma”. Soddisfazione espressa anche da Nicola Bertinelli, Presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano: “E’stata un’occasione ottima per dare visibilità ai prodotti del territorio e ad un’eccellenza come la nostra”. A Cibus Connect si è tenuto, sia nella prima giornata che nella seconda il Forum Internazionale “Posizionamento del Made in Italy Alimentare nell’evoluzione internazionale dei consumi”, organizzato da Fiere di Parma e TEH-Ambrosetti.

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Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare, che organizza Cibus insieme a Fiere di Parma ha dichiarato: “Qui a Cibus Connect le imprese vengono a illustrare cosa differenzia il sistema produttivo italiano rispetto a tutti gli altri Paesi. Ricordiamo che la produttività per ettaro della pianura padana è la più grande del mondo. L’industria alimentare ha imboccato con decisione la strada della innovazione e della sostenibilità. Le innovazioni di prodotto tuttavia non devono snaturarlo”. Valerio De Molli, Ceo di The European House Ambrosetti ha presentato la ricerca “Sostenere la crescita di lungo periodo e l’internazionalizzazione delle imprese del settore food & beverage in Italia”: “Nel rapporto sono state evidenziate le forze e le debolezze del food made in Italy anche dal punto di vista degli oltre 200 retailer internazionali intervistati per questa occasione. Il comporto alimentare italiano ha dimostrato una straordinaria resilienza alla crisi aven-

do fatto crescere di oltre il 13% il fatturato aggregato negli ultimi 15 anni, a fronte di un crollo della produzione industriale manifatturiera di 25 punti percentuali”. Nel corso del workshop organizzato da Gdo Week e Mark Up è stata analizzata la responsabilità di essere impresa che, aldilà dei bilanci sociali, è tempo che entri nel DNA delle imprese, diventandone coscienza sociale. In questo contesto, si è parlato di Sud, partendo dal presupposto che, per il nostro Paese, il meridione può e deve diventare una risorsa importante, le imprese devono tornare ad investire, ma nel modo giusto. Nel corso del workshop è intervenuto Francesco Pugliese, ad di Conad, che ha sottolineato come la “Grande distribuzione debba assumere un ruolo sociale ed agire da collante tra il prodotto ed il consumatore. E il prodotto deve andare sempre più verso la natura, l’ambiente, essere fair trade, riciclabile e di basso impatto ambientale”.

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