FOGLIE n.8/2017

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Agricoltura • Agroalimentare • Turismo RURALE

stop alla caccia alle streghe Uso agrofarmaci in agricoltura quasi sempre razionale agricoltura

uP_running, nuove filiere agro energetiche Varietà locali, la Puglia sostiene gli agricoltori «custodi» agroalimentare

Successo per vaschette frutta e insalate già pronte all’uso

N° 8 • 1 MAGGIO 2017





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ditoriale

Varietà locali, la Puglia sostiene gli agricoltori «custodi»

1 maggio 2017 - n. 8 - Anno 12

Quindicinale di Agricoltura Agroalimentare Turismo RURALE

è

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stato pubblicato nel Bollettino ufficiale regionale n. 42 del 6 aprile 2017 della Regione Puglia il bando per la presentazione delle domande di sostegno da parte degli agricoltori che intendono impegnarsi a coltivare le varietà locali pugliesi a rischio di erosione genetica. Sono ben 602 le varietà per le quali gli agricoltori possono fare domanda di sostegno suddivise per tipologia: vite, olivo, fruttiferi, leguminose da granella e cereali, ortaggi. Il progetto BiodiverSo ha indicato e caratterizzato i 46 ortaggi che sono elencati nel provvedimento regionale con l’indicazione delle denominazioni e sinonimi, del grado di rischio di estinzione e dell’area di coltivazione. La Puglia ha un’enorme biodiversità, ampiamente diffusa anche tra le colture agrarie. L’intensificazione e la specializzazione delle coltivazioni minaccia il ricchissimo patrimonio di biodiversità regionale, determinando una diminuzione progressiva delle risorse genetiche. Il bando mira a sostenere il mantenimento e la reintroduzione sul territorio delle varietà locali: dai dati in possesso della Regione Puglia, derivanti dalle attività tecnico-scientifiche svolte nel corso del Psr 2007/13 con la Misura 214 azione 4, sono stati definiti gli indicatori per la valutazione del livello di rischio di erosione delle varietà oggetto di sostegno, definito “Grado di rischio”, e distinto in livello 1, con minore rischio di erosione (e riconoscimento del sostegno di 214 euro/ha per gli ortaggi), e livello 2, con maggiore rischio di erosione (e aiuto di 225 euro/ha per gli ortaggi). L’operazione sarà applicata, per

le singole varietà, esclusivamente negli areali di coltivazione riportati nel provvedimento. I soggetti beneficiari di questa Operazione 10.1.4 del Psr Puglia 2014/20 sono gli agricoltori, ai sensi dell’art. 4 comma 1 lett. a) del Reg. Ue n.1307/2013. I beneficiari si impegnano a conservare in azienda – nella zona di coltivazione tradizionale o nell’areale di origine – le risorse genetiche vegetali minacciate di erosione genetica e, pertanto, vengono qualificati come “coltivatori custodi”. Di seguito riportiamo le varietà locali degli ortaggi per le quali è possibile presentare domanda di sostegno: Aglio del Salento, Batata Leccese, Cappero di Racale, Carciofo Verde di Putignano, Carciofo Violetto di Putignano, Carciofo Bianco di Taranto, Carciofo Centofoglie, Carciofo di Lucera, Carciofo Nero del Salento, Carciofo Bianco di Fasano, Carciofo Locale di Mola, Carciofo Tricasino, Carota di Polignano, Pestanaca di Sant’Ippazio, Cavolfiore Barese “cima di cola”, Cole rizze, Cima nera, Mugnulu, Testa di morto, Cetriolo Mezzo lungo di Polignano, Cicoria all’acqua, Cicoria Molfettese, Cicoria di Galatina, Cicoria Catalogna bianca di Tricase, Cicoria Rossa di Martina Franca, Cipolla Rossa di Acquaviva, Cipolla di Margherita Agostana, Fagiolino pinto, Fagiolino pinto a metro, Melone di Gallipoli e di Morciano di Leuca, Minna te monica, Caroselli e Barttieri, Pomodoro Mandurese, Pomodoro Regina, Pomodoro Prunill’, Pomodoro da serbo, Pomodoro a foglia di patata, Pomodoro A cancedd, Pomodoro di Mola, Pomodoro di Panni, Pomodoro Darseculo, Pomodoro della marina, Pomodoro Pizzutello, Pomodoro Giallo invernale, Sedano Nostrano, Lacciu de Torrepadùli.



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ommario

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editoriale

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varietà locali La Puglia sostiene i “custodi”

agroalimentare

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AGRICOLTURA

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agrofarmaci No all’utilizzo privo di controlli

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Cipolla rossa di acquaviva La terza edizione del premio farine integrali Verso la definizione di una normativa

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FUNGHI Coppia fungina miracolosa per la salute

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Dal Corriere Ortofrutticolo

11 progetto up_running Terzo Forum a Foggia

L’Italia perde contro la Spagna

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matera 2019 Ventricelli coordinatore CamCom

ortofrutta puglia Successo per vaschette pronte all’uso

10 rassegna stampa

23 olivicoltura

eventi

pesca

25 fatturati

Puglia seconda regione italiana

alimentazione

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frutta Aiuta a combattere la depressione


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gricoltura

dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 13.4.17 a pag. 25

Gli agrofarmaci non si utilizzano senza controlli di Pasquale MONTEMURRO

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esticidi, erbicidi, diserbanti, insetticidi, fungicidi, antiparassitari, veleni chimici, ed altri sono i termini utilizzati per “parlar male” di strumenti che in ogni modo permettono ai paesi progrediti di difendere i raccolti e quindi il potenziale produttivo delle coltivazioni agricole. A “battagliare” sulla pericolosità assoluta ed indiscutibile di tali strumenti, ultimo di tempo è stato il Centro De Romita per bocca del dr. Simone Todisco che in un intervista (vedi Gazzetta del Mezzogiorno del 4 u. s.) denuncia come “Negli ultimi anni si sta diffondendo in modo incontrollato e scriteriato la pratica di eseguire trattamenti chimici per il controllo delle erbe infestanti, anche in prossimità di zone densamente abitate o all’interno di aree naturali e seminaturali. In particolare i proprietari di piccoli e medi appezzamenti di terreno, ricorrono all’utilizzo di pesticidi per il controllo delle fitopatologie non avvalendosi delle pratiche della difesa integrata. Quali azioni di prevenzione e monitoraggio dei parassiti delle piante coltivate, ricorso a pratiche di coltivazioni adeguate, utilizzo di prodotti fitosanitari a minore tossicità”. PREVENZIONE - Da oltre 45 anni impegnato nell’insegnamento di discipline agronomiche ed in particolare della “Gestione eco-compatibile della flora infestante”, nell’ambito del corso di laurea

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specialistica di “Medicina delle piante” in essere nella Facoltà di Agraria di Agraria e successivamente nel Dipartimento di Scienze Agro-ambientali e Territoriali, sempre dell’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari, mi permetto di fare delle osservazioni in merito alla denuncia del dr. Todisco. Non credo corrisponda a verità quanto da lui dichiarato in questa parte; se poteva succedere nel passato per “nescienza”, talvolta per “ignoranza” e soprattutto per assenza di adeguate normative, attualmente non è più così! Dovrebbe sapere (sarebbe bene fosse a conoscenza dei comuni cittadini) che gli utilizzatori degli “agrofarmaci” (termine italiano che dovrebbe sostituire l’anglofono e semanticamente impreciso pesticida), devono essere in possesso di un’adeguata autorizzazione rilasciata dalla Regione Puglia (vedi patentino); in seguito ad uno specifico corso, tenuto da esperti e docenti universitari che li istruiscono su tutti gli aspetti utili ai fini di un loro corretto e legale impiego anche e soprattutto nell’ambito dell’Agricoltura Integrata. I Regolamenti Regionali, basati su quelli Comunitari, da oltre un venticinquennio sono appunto basati sui principi dell’Agricoltura Integrata, principi che consentono di ottimizzare ed integrare al meglio tutte le pratiche agronomiche e di difesa delle coltivazioni agricole, minimizzando il ricorso ai metodi chimici

nell’ottica del rispetto della salute del consumatore e dell’ambiente! Tra l’altro, i rivenditori di agrofarmaci non possono più vendere agrofarmaci senza che gli agricoltori non esibiscano il patentino, pena multe salatissime ed addirittura l’arresto da parte dell’Autorità Giudiziaria! A proposito delle aree abitate, ci sono precise indicazioni di divieto dei trattamenti fino a distanze di sicurezza stabilite dalla Legge! In relazione alle aree naturali e seminaturali, l’importante è utilizzare gli agrofarmaci stabiliti dalle normative: c’è il problema di specie infestanti “invasive” e dannose per gli equilibri vegetazionali che non sempre possono essere risolti senza gli erbicidi. Relativamente alla possibilità di adottar tecniche alternative al diserbo chimico, sempre citate dal dr. Todisco, mi permetto di dichiararmi abbastanza d’accordo. La pratica dell’inerbimento negli arboreti è senz’alto utilissima: la presenza di una cotica erbosa naturale è utile nel periodo autunno-vernino per contrastare l’erosione, aumentare il contenuto di sostanza organica del terreno e quant’altro, e come giustamente affermato dal dr. Todisco può essere gestita mediante sfalci e/ o trinciature. Addirittura per favorire la presenza delle api si possono lasciare ogni tanto degli interfilari inerbiti che possano arrivare a fiorire oppure seminare essenze specifiche (vedi la Phacelia www.foglie.tv


thanacetifolia). METODOLOGIA - Non concordo, invece,come dichiarato nell’intervista, che l’inerbimento sia una metodologia sconosciuta ai più! E’ stato un argomento da me proposto nelle aule universitarie da oltre vent’anni a questa parte, a tanti che sono divenuti agronomi, e nei tantissimi convegni a cui sono stato invitato a partecipare anche da parte di diverse

associazioni di produttori! In ultimo, vorrei ricordare agli associati del Centro De Romita, esperti in materie naturalistiche ed istituzionalmente impegnati, nello studio, analisi e gestione della fauna selvatica, che gli agrofarmaci vengono testati anche in riferimento all’eventuale tossicità verso le api ed altri insetti utili! Qualora insorgano dei problemi, vanno segnalati agli Enti Scientifici preposti,

vedi ad esempio l’EFSA (European Food Safety Authority), in grado di verificarne l‘effettiva pericolosità; inoltre, vorrei far presente che gli erbicidi vengono distribuiti direttamente sul terreno, libero o coperto da erbacce, se necessario con attrezzature schermate che impediscono alla miscela di essere diffusa dl vento, e non sulla vegetazione delle piante arboree in piena fioritura.

Quasi sempre sono utilizzati in maniera razionale

Basta “terrorismo” sugli agrofarmaci

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ingrazio la redazione di FOGLIE per la richiesta di poter pubblicare sulla loro testata l’articolo già comparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 13 aprile c. a., richiesta che io ho accolto molto volentieri. Ma desidero approfittare di questa occasione, per esprimere con questa mia “aggiunta”, dei commenti e delle considerazioni che non ho potuto riferire nell’articolo pubblicato sulla Gazzetta. Sono ben noti i numerosi tentativi fatti in questi anni mirati soprattutto a “screditare” i produttori agricoli, pugliesi e non, che per difendere la produzione agricola dalle avversità biotiche utilizzano i “pesticidi”. In questi tentativi, perpetrati mediante giornali, tv ed altri moderni sistemi di comunicazione, anche i tecnici sono spesso “additati” quasi come fossero dei “criminali che consapevolmente fanno trattamenti fitosanitari ripetuti e sconsiderati con sostanze tossiche che avvelenano gli alimenti, quindi i consumatori, e danneggiano l’ambiente e quant’altro!”. Lega Ambiente, ad esempio, pubblica annualmente il suo rapporto “Pesticidi nel piatto”, ostinandosi tra l’altro ad utilizzare il termine “pesticidi”, ignorando ”colpevolmente” che il neologismo inglese è fondato sul termine “pest”che racchiude, però, soltanto gli insetti e le erbe infestanti, non includendo, invece, le altre ben note avversità biotiche delle piante, come i funghi, i batteri, i virus, i nematodi e quant’altro. Paradossalmente, nonostante nel rapporto edito dal Ministero della Salute relativamente ai residui negli alimenti si parli di “prodotti fitosanitari”, nel commentare tale rapporto la Lega li “etichetta come pesticidi”, a mio parere proprio per cercare di meglio “terrorizzare” i consumatori e l’opiN° 8 - 1 maggio 2017

di Pasquale MONTEMURRO

nione pubblica. In particolare, nell’ultimo rapporto (2017) c’è scritto ” …. Per fare qualche esempio concreto di cosa può arrivare sulle nostre tavole: del tè verde, per esempio. Fa bene alla salute a meno che non risulti contaminato da un mix di ben 21 differenti sostanze chimiche”. Forse il cambiamento climatico ha permesso all’insaputa di tutti la coltivazione del tè Italia? “Tutto fa brodo per loro!”. Nel medesimo rapporto si legge “Anche le bacche vanno molto di moda nelle diete attuali, peccato che alcuni campioni analizzati dall’attento laboratorio della Lombardia contenessero fino a 20 molecole chimiche differenti. Residui chimici in quantità sono stati rinvenuti anche nell’uva da tavola e da vino, tutta di provenienza nazionale, contaminata anche da 7- 8 o 9 sostanze contemporaneamente”. Questo si chiama “TERRORISMO!“. All’attento laboratorio lombardo avranno portato certamente campioni prelevati chissà dove, non certo sui bancali dei punti vendita serviti dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO)! Ed ancora c’è scritto “ Sebbene i prodotti fuorilegge (cioè con almeno un residuo chimico che supera i limiti di legge) siano solo una piccola percentuale (l’1,2% nel 2015)”… Ma con una percentuale irregolare così bassa, come fanno a diffondere notizie così terroristiche! Lega Ambiente e le altre organizzazioni dotate dello stesso spirito, entrano anche nelle scuole! Desidero poi mettere in evidenza come attualmente, nella squadra di “Lega Ambiente” ci sia una certa Maria Grazia Mammuccini che risulta addirittura portavoce della “Coalizione italiana Stop Glifosato!”: spero che questa signora dia il buon esempio, dedicandosi almeno nel tempo libero a “zappare” per eliminare le malerbe,

ma non nel proprio orticello, bensì in una normale azienda agricola, allo scopo di ridurre per quest’ultima la spesa per l’acquisto degli erbicidi chimici! Ritengo, perciò, assolutamente “necessario ed indispensabile” che si ponga molta più attenzione a chi in questo modo tenta di screditare pure l’Italian food and beverage. Allora, per concludere, con questa mia “aggiunta” vorrei essere di “stimolo” ai lettori di FOGLIE, agli agricoltori, agli agronomi, ai periti agrari, ai tecnici ed a tutti coloro che lavorano coscienziosamente nella filiera agro-alimentare pugliese (il discorso vale anche per le altre regioni italiane), affinché con il sottoscritto si impegnino capillarmente, nella vita di ogni giorno, “ad informare in ogni occasione il pubblico”, che i prodotti fitosanitari (insieme a tanti altri colleghi e tecnici preferisco “agrofarmaci”, termine che riteniamo più corretto), normalmente sono utilizzati in modo assolutamente razionale, rispettando quanto stabilito dalle Leggi vigenti in materia! In altre parole, sarebbe bene costituire un fronte comune per avvisare i consumatori di quanto “sostenibile, razionale, moderna e preziosa” è il tipo di Agricoltura che nella stragrande maggioranza dei casi si pratica in Italia, Puglia ovviamente compresa! Impegnatevi anche voi a ben informare in modo capillare coloro che sono stati colpevolmente “disinformati”, cercando di arrivare fin nel seno della società! L’agricoltura pugliese che voi conducete è quella che ci invidiano in tanti, è quella che produce alimenti che in molti paesi esteri “desiderano ardentemente mangiare!”. In questo modo difenderete anche il “pregevole lavoro” che svolgete, fatto di impegno e di sacrifici spesse volte nemmeno giustamente retribuiti!

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gricoltura

Dal “Corriere Ortofrutticolo”

IL VINO HA UN TAVOLO CON TRE MINISTERI, L’ICE E TUTTO IL SISTEMA. L’ORTOFRUTTA NIENTE. MA FORSE C’È UN PERCHÉ … di Lorenzo Frassoldati

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omunicato del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, data 12 aprile: “Si rende noto che mercoledì 26 aprile si svolgerà al Mipaaf, una riunione del Tavolo di filiera del settore vitivinicolo, per analizzare le tematiche relative al comparto a partire dall’attuazione del testo unico del vino e del nuovo decreto Ocm promozione 2017/2018. All’incontro prenderà parte il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina”. Leggendo di questo Tavolo di filiera per il vino mi sono fischiate le orecchie. Infatti pochi giorni fa, al Vinitaly, il presidente dell’Ice aveva accennato a questo ‘Tavolo’. Quindi, signori che mi leggete, fate attenzione. Il comparto vino non solo gode delle premurose attenzioni del Governo, espresse in mille occasioni, da Expo giù giù fino ai provvedimenti legislativi di semplificazione/sburocratizzazione fatti ad hoc (se non poi non funzionano, è altro discorso), ma adesso sbuca fuori questo ‘Tavolo’ di cui io stesso – che seguo per lavoro questi temi – non sapevo niente. Incuriosito, ho cercato informazioni. Ecco il quantum. Il comparto vino gode di un tavolo interministeriale permanente di consultazione dove siedono tre ministeri (Politiche agricole, Sviluppo economico, Esteri, tutti con dotazioni finanziarie), l’Ice e le rappresentanze professionali di categoria (Unione vini, Federvini, ecc), cioè mondo produttivo, industriali, commercianti, ecc. In pratica tutto il sistema vino. Per carità, essendo il primo comparto

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del nostro export agroalimentare, si merita ampiamente questo trattamento di attenzione. Anzi è doveroso. Ma la seconda voce del nostro export, l’ortofrutta, anche alla luce dei buoni risultati del 2016, non meriterebbe analoghe premure? Proprio commentando gli straordinari numeri del 2016, ci eravamo permessi di scrivere una lettera aperta al Sig. Ministro in cui tra il serio e l’ironico mandavamo questo messaggio: “Caro Martina, la nostra ortofrutta è da record. A Roma ve ne siete accorti?”. Scrivevamo: “Il settore chiede più attenzione, e non una attenzione generica ma una attenzione specifica, come è stato fatto per il vino. Questo risultati sono figli della vivacità di un “sistema” che, messo con le spalle al muro, ha dimostrato di saper reagire con capacità innovative di processo e di prodotto, collaborando dove possibile col pubblico (ad esempio sulle barriere fitosanitarie), raggiungendo risultati di eccellenza nelle tecnologie, creando nuove grandi aggregazioni commerciali su grandi prodotti come mele, pere e kiwi; avviando il rinnovamento nel mondo dei Mercati generali (anche se qui il Governo deve dimostrare di far seguire i fatti alle promesse); creando nuovi prodotti e nuovi mercati con la IV e V gamma; cavalcando il sentiment dei consumatori puntando su sostenibilità e biologico”. Ma i burocrati ministeriali sono un muro di gomma; Martina è in procinto di andare a fare il vicesegretario Pd se Renzi vincerà le primarie. Quindi? Temiamo che le nostre lettere più o meno aperte, e gli appelli delle

imprese del settore siano destinati a cadere nel vuoto. Se il sistema ortofrutta troverà al proprio interno le energie per uscire dal cono d’ombra in cui vive; se troverà la forza di confrontarsi con politica e istituzioni con la schiena diritta e non sempre mendicando attenzione; se avrà la forza di proporsi con una nuova immagine e rivendicando i propri valori, allora qualcosa (forse) cambierà. Tempo fa lanciammo l’idea di una cabina di regia per il settore, poi caduta nel vuoto. Magari la cabina si trova, servirebbe un regista, anche una regìa a più mani. Nel vino adesso il tema è la sfida del valore, cioè riuscire a strappare prezzi più alti per i nostri vini sui mercati internazionali. Per l’ortofrutta il tema è lo stesso e vale anche per il mercato interno. Ma qui tutti vogliono prezzi bassi, nessuno dice al consumatore che si deve abituare a spendere di più per qualità, sostenibilità, sicurezza alimentare, ecc. I messaggi che filtrano sono quasi sempre devastanti per le imprese dell’ortofrutta, che sono costrette a scannarsi per qualche centesimo in più o in meno sui prodotti a fronte di una Gdo dove l’unica legge che vale è quasi sempre quella del prezzo più basso. Poi saltano fuori i saltimbanchi, i cuochi, le associazioni dei consumatori, i nani e le ballerine a parlarci del made in Italy, dell’export, della qualità, dei dazi… E allora ti cascano le braccia. Quindi: bravo chi è riuscito a mettere in piedi un Tavolo con la politica e peggio per chi non ce l’ha. Chi ha avuto ha avuto, e chi ha dato ha dato. www.foglie.tv


Per il decollo della filiera legno-energia

terzo forum progetto “uP_running” in Fiera a Foggia di Rino PAVONE

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rande presenza al terzo forum del progetto “uP_running” in Fiera a Foggia. Il Forum, nell’ambito del programma della Fiera di Foggia, ha offerto l’occasione di presentare l’Analisi di Settore, discutere e validarne le risultanze e, attraverso un processo condiviso, tramutare le indicazioni acquisite in un Piano di Azione che ha previsto interventi concreti, in grado di stimolare il decollo della filiera legno-energia. “uP_running” è il progetto europeo “Horizon 2020” che intende favorire la creazione di filiere agroenergetiche incentrate sull’impiego di residui di potatura delle colture arboree o di legno ottenuto dagli espianti degli arboreti uP_running si rivolge agli imprenditori agricoli, ai produttori di biomasse ed energia. Le azioni di progetto saranno realizzate” a beneficio di” e “con” loro per favorirne la consapevolezza e l’operatività. Anche

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stakeholder singoli potranno beneficiare dei risultati di progetto, veicolati attraverso le associazioni di rappresentanza e loro referenti. Altre iniziative passate hanno coinvolto il D.A.Re. e UNIFG per la promozione di uP_running, tenendo 3 focus group rivolti ai principali stakeholder della filiera bio-energetica con l’obiettivo di far emergere bisogni e opportunità nell’ottica futura di condividere una visione comune. Sono stati coinvolti circa 60 – 70 soggetti tra produttori di biomassa, costruttori di machine e impianti, società di assistenza tecnica, venditori di energia e consumatori finali, ai quali è stato chiesto di evidenziare le barriere che impediscono la valorizzazione della biomassa PECA e di fornire suggerimenti per indirizzare una potenziale catena del valore. Le barriere che sono emerse da questa analisi hanno a che vedere con la logistica (dalla raccolta allo stoc-

caggio), la qualità della biomassa in termini di resa energetica, il basso ritorno economico dovuto anche all’incidenza dei costi di trasporto. Un business che attualmente si rivela poco competitivo in particolare per la categoria degli imprenditori agricoli. D’altro canto però sono state esaminate le opportunità di valorizzazione di questa risorsa e tra queste per esempio lo strumento del Gruppo Operativo previsto dal Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020. I partecipanti ai 3 focus hanno manifestato chiaramente la volontà a seguire le attività del progetto e a fornire il proprio contributo compatibilmente con le proprie esigenze..

Francesca Volpe Distretto Agroalimentare Regionale s.c.r.l. f.volpe@darepuglia.it Massimo Monteleone Università degli Studi di Foggia massimo.monteleone@unifg.it

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groalimentare

Premio Cipolla Rossa ad Acquaviva Delle Fonti

Pane e cipolla e cuore contento

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ane e cipolla e cuore contento: un antico proverbio contadino che esprime un concetto di sobrietà della vita, verso una educazione al risparmio contro ogni forma di spreco. Un profondo significato di accontentarsi di poco, ma sentirsi la propria coscienza a posto e vivere con serenità il futuro. Una pergamena di benemerenza attestante ciò è stata consegnata a produttori ed operatori del settore commerciale e a chef che si sono impegnati nell’esaltare la cipolla rossa di Acquaviva nella preparazione di piatti gustosi durante il premio “Cipolla Rossa” giunto alla sua terza edizione ed organizzata con il patrocinio dell’Accademia dei Georgofili sezione Sud Est.

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Nell’ambito delle iniziative regionali sulla valorizzazione dei prodotti tipici è stato organizzata, assieme alla premiazione, una giornata di studio sulla “ Cipolla rossa di Acquaviva “, che per le caratteristiche organolettiche si sta affermando con successo sui mercati nazionali Tipico ortaggio del mondo contadino meridionale era il companatico povero del pancotto e delle zuppe insieme al pane raffermo. Ma la cipolla è anche un ingrediente di molte salse celebri come il ragù bolognese , il sugo di carne genovese,la bouillabaisse , di pizze rustiche ,, sottaceti ecc La cipolla rossa di Acquaviva dalle tuniche carnose, dolci e poco piccanti si presta ad essere utilizzata cruda nelle insalate ed in alcuni piat-

ti della tradizione pugliese La cipolla ha un discreto valore nutritivo per la presenza di oligoelementi, zolfo, ferro, potassio, magnesio fosforo e calcio ,diverse vitamine A complesso B, C, E, flavonoidi. L’ interessante relazione della Dott.ssa Laura Dell’Erba ha evidenziato la presenza di principi attivi ad azione diuretica, ,ipoglimicizzante ,decongestionante, disinfettante. Un crescente interesse è rivolto alla ricerca nel mondo vegetale di specie che contengono principi ad azioni antitumorali, le cipolle contengono polifenoli , come la quercitina che bloccano la crescita delle cellule tumorali . Preferibilmente sono da consumare crude in insalate.

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Venerdì 28 aprile c’è stata la terza edizione del Premio

Cipolla Rossa di Acquaviva presto al Festival di Venezia

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ncora qualche mese e la cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti, nel barese, salirà in Veneto per entrare, passando dal tappeto rosso del Festival del Cinema di Venezia, nel menù ufficiale di Tino Vettorello, chef ufficiale della più importante rassegna cinematografica italiana e di altre manifestazioni internazionali con il brand Tino Event. La Cipolla Rossa sarà al centro così di un progetto di ulteriore valorizzazione che ha già consentito a questo ortaggio di entare, presentato nei modi più originali, in molti menù difficili da immaginare in passato. Vettorello, trevigiano doc, è stato per questo

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premiato nella mattinata del 28 aprile durante la terza edizione dell’evento “Premio Cipolla Rossa di Acquaviva delle Fonti”. Insieme a Vettorello premiati anche 3 chef pugliesi, tra cui spiccano lo chef Morisco e Maria Cicorella neo stella Michelin oltre a buyers di mezza Italia - catene di Gdo ( Eurospin Tirrenica, Sogegross, Il Gigante, L’abbondanza, VOL ortofrutta, Quirico e Megamark) e OP come Vivafrutta che con il suo brand Marchiatofresco da ormai 3 anni valorizza il prodotto nel segmento vendita. “Insieme a chef e buyers anche alcuni operatori della comunicazione tra i premiati di questo ri-

conoscimento annuale che in questa terza edizione ha avuto il patrocinio della prestigiosa Accademia dei Georgofili di Firenze” commenta Donato Fanelli responsabile commerciale della Vivafrutta, nonchè membro dell’Accademia da pochi anni. La premiazione è stata infatti preceduta dall’intervento di esperti, come il prof. Vittorio Marzi, Presidente della sezione Sud Est della stessa Accademia, il prof. Pasquale Montemurro, Presidente della Associazione CiboAcculturarsi e la dr.ssa Laura Dell’Erba, nutrizionista, che ha illustrato le proprietà organolettiche della cipolla.

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MycoUp: lo stato dell’arte nell’impiego delle micorrize

l termine MICORRIZA fa riferimento ad una ASSOCIAZIONE STRETTA tra radice e un fungo, più in dettaglio si parla di simbiosi mutualistica cioè di associazione di due organismi dissimili tra loro, da cui entrambi i partner traggono un beneficio in termini di fitness e/o adattabilità all’ambiente. (De Bary 1887) La simbiosi di tipo micorrizico è la più antica e diffusa forma di simbiosi fungina con le piante.Vari studi fanno risalire la comparsa alle prime piante evolutesi su terreno asciutto, ossia circa 460 milioni di anni fa. Per apprezzare l’importanza di questo numero, ricordiamo che la simbiosi leguminose-rizobi azotofissatori risale “solamente” a 60 milioni di anni fa. La maggior parte delle piante ha le radici colonizzate da micorrize: si stimano oltre 250.000 specie vegetali. Solo poche famiglie di piante non attivano simbiosi con le micorrize (es.: Brassicacee e Chenopodiacee). I funghi sono eterotrofi, hanno cioè bisogno di materiali organici per nutrirsi. E la pianta? La pianta è un organismo autotrofo ossia produce composti organici a partire da sostanze minerali, luce ed acqua. Le micorrize, servono a connettere i produttori primari, (le piante), con i nutrienti necessari per la loro crescita. La micorriza fornisce alla radice i nutrienti, soprattutto fosfati, aumenta la resistenza a stress abiotici (siccità, salinità ed eccesso di metalli pesanti) e indirettamente biotici (patogeni del terreno) ed in cambio la pianta ospite cede parte dei suoi composti organici. Una volta distribuiti nel terreno, i propaguli micorrizici germinano e vanno alla ricerca di radici attive. Al contrario, l’assenza di radici in attiva crescita rende inefficaci i propaguli perché questi esauriscono le proprie riserve entro pochi giorni. I propaguli riescono a percepire la vicinanza delle radici tramite recettori di essudati radicali permettendo così alle ife di germinazione di raggiungere subito il contatto con la radice.Avvenuto il contatto il fungo differenzia una struttura detta appressorio (hyphopodium) da cui si formano altre ife che penetrano tra le cellule della radice. La crescita ifale dentro i tessuti della pianta avviene attraverso piccole ife ramificate e continue dicotomie quindi sviluppando piccole formazioni ramificate che vengono dette arbuscoli. Assorbimento dei nutrienti: Le piante micorrizate possono assorbire nutrienti attraverso due vie: - Capillizio radicale - Fungo L’assorbimento tramite il solo capillizio radicale è spesso limitato dalla scarsa mobilità dei nutrienti nel terreno. L’esempio più studiato è quello del fosforo (P), la cui mobilità nel terreno è così scarsa che l’assorbimento porta subito ad una zona di scarsità nelle immediate vicinanze dell’epidermide radicale limitando così il futuro assorbimento. Le ife del fungo sono invece capaci di esplorare un volume di terreno maggiore (Figura 2) alla ricerca di ioni ortofosfato (Pi), queste, avendo inoltre un diametro inferiore della radice stessa possono andare ad esplorare anche nicchie di terreno irraggiungibili dalla sola radice. Il fungo secerne acidi organici (in aggiunta a quelli propri della radice) che facilitano la solubilizzazione del P dai complessi trattenuti nel terreno rendendolo così maggiormente disponibile. Con modalità simili il fungo contribuisce nell’assorbimento. Altri benefici derivanti dalla presenza

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della micorriza nel terreno La simbiosi fungo-radice garantisce alla pianta altre caratteristiche metaboliche e fisiologiche che risultano poi di interesse agronomico, una di queste è la migliore gestione dello

stato idrico dei tessuti. La capacità del fungo di “gestire”la concentrazione del P (cambiandone la forma chimica) nei tessuti influenza la pressione osmotica e il potenziale idrico nelle vicinanze della radice a favore della pianta. Studi più recenti suggeriscono che le micorrize siano anche capaci di migliorare la conduttanza stomatica e la traspirazione. MycoUp: nuovo ed unico prodotto a base di Glomus iranucum MycoUp è un formulato di spore di Glomus iranicum var tenuihypharum, una specie nuova e brevettata. www.foglie.tv


Morfologia Le spore del fungo sono ialine e ocra chiaro, di forma globosa o sub-globosa (raramente irregolari), di diametro molto inferiore alla media dimensione di altre specie in commercio (es.Glomus intraradices,recentemente rinominato come Rhizophagus irregularis). Le ife hanno un diametro medio di 3 µm (contro una media delle normali specie 15-20 µm), hanno colore ialino/ocra e formano un micelio particolarmente espanso (caratteristica che le distingue anche in questo caso dalle altre specie e che consente di esplorare un volume di terreno particolarmente vasto). Origine Le caratteristiche uniche di questo prodotto sono dovute all’ambiente estremo dove la specie è evoluta. Glomus iranicum var tenuihypharum è stata infatti isolata in un terreno di tipo argilloso/salino. Formulazione MycoUp è un inoculo micorrizico a base di Glomus iranicum var tenuihypharum (1,2 x104 MPN* per 100 ml di substrato). Il prodotto formulato come polvere bagnabile, in modo da garantire perfette condizioni di imbibizione una volta immesso in acqua. Il prodotto ha una conservabilità garantita di 3 anni. Indicazioni per l’uso MycoUp si può utilizzare su tutte le colture agrarie compatibili. Il prodotto una volta inserito in vasca di miscelazione va mantenuto in agitazione finché tutta la quantità è entrata nel sistema distributivo dell’impianto di fertirrigazione. Dosi di impiego MycoUp si impiega 3 kg/ha, nelle fasi in cui la radice è in attiva crescita Caratteristiche uniche di MycoUp Il prodotto promuove lo sviluppo radicale che si manifesta con maggiore espansione della architettura dell’apparato radicale e accentuata dicotomia (ramificazione secondaria) delle radici. La specie utilizzata in MycoUp differisce da tutte le altre perché si adatta perfettamente alle condizioni ambientali ad alta “salinità-concentrazione di ioni”, questa caratteristica rende il prodotto unico e particolarmente adatto all’uso in condizioni di agricoltura moderna dove si fa ampio uso di fertilizzanti minerali. Uno dei problemi che storicamente ha causato la scarsa efficacia delle micorrize è il fenomeno di depressione dovuto alle concimazioni minerali. A seguito di interventi con fertilizzanti minerali la concentrazione dei “sali-ioni” nella soluzione circolante del terreno può raggiungere livelli particolarmente elevati, le comuni specie di inoculo micorrizico in presenza di elevato contenuto di ioni tendono a deprimere l’accrescimento del micelio con conseguente perdita di stimolo nutrizionale e di espansione della radice interessata (Grant et al., 2004). LO SAPEVATE CHE…. 1 – La micorriza ha bisogno di una radice in attiva crescita: applicazioni al di fuori di tali condizioni non determinano vantaggi significativi dal suo utilizzo; 2 – L’impiego contemporaneo di tricodermi e micorrize inibisce la funzionalità di queste ultime: i tricodermi sono infatti antagonisti per molti funghi presenti nel terreno,soprattutto durante la fase in cui vengono distribuiti al terreno.E’ necessario distanziare l’impiego di micorrize almeno 15 gg prima e 21 giorno dopo l’impiego di tricodermi; 3 – Le micorrize, in generale, sono sensibili all’impiego dei fertilizzanti che ne riducono l’attività a causa dell’azione tossica dei sali disciolti (ioni),su di esse: MycoUp, a base di Glomus iranicum tenuihypharum è attualmente l’unico prodotto a base inoculo di funghi micorrizici in grado di garantire alta efficienza funzionale in condizioni di normali od elevati livelli di nutrienti, andando quindi ad esaltare gli interventi di nutrizione. A cura dell’Area Tecnica BIOGARD. Per informazioni: tel 0547630336; tecnicobiogard@cbceurope.it N° 8 - 1 MAGGIO 2017

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groalimentare

Darà valore alle produzioni di qualità e conferirà maggiori informazioni ai consumatori

Verso la definizione la normativa sulle farine integrali

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opo aver chiuso il ciclo di audizioni, il comitato ristretto della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati ha adottato il testo unificato sulla “Delega al Governo per la disciplina della produzione, della commercializzazione e dell’etichettatura degli sfarinati integrali di frumento e dei prodotti derivati”. Con l’intervento normativo si punta da un lato a dare una corretta e completa informazione al consumatore, dall’altro si cerca di valorizzare le produzioni (quali pane, pasta, fette biscottate, cracker, prodotti da forno, bi-

di Rino PAVONE scotti e dolci) garantendo le opportune distinzioni. Entro 12 mesi dall’approvazione definitiva della legge, infatti, il Governo dovrà emanare un decreto legislativo in cui stabilirà le caratteristiche compositive necessarie perché una farina o una semola possa essere definita “integrale” con l’ulteriore specificazione della “assenza di germe di grano”. Infine, si incentiverà la presenza di prodotti integrali nei bandi di gara per gli appalti pubblici di servizi o di forniture di prodotti alimentari destinati alla ristorazione collettiva, scolastica o ospedaliera. Infine, sarà modi-

ficato il Decreto del Presidente della Repubblica 9 febbraio 2001, n. 187. Il testo giungerà ora all’attenzione di tutta la Commissione per poi aprire la fase ma, essendo stato raggiunto un accordo tra tutte le forze politiche, è probabile che le modifiche saranno rapide e porteranno all’approvazione definitiva della normativa entro la fine della legislatura. In tal modo i cittadini potranno finalmente sapere se stanno mangiando veri sfarinati integrali o meno mentre i produttori potranno dare il giusto valore alle loro produzioni artigianali ed industriali.


Consumi, bene l’export

Ortofrutta Puglia: successo per vaschette frutta e insalate già pronte all’uso

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consumatori pugliesi stanno sempre più prediligendo frutta e ortaggi, in linea con il Rapporto del Macfrut Consumers’ Trend che ha registrato un incremento del 4% dei consumi di frutta e verdura domestici nei primi due mesi 2017, il migliore degli ultimi 17 anni di rilevazioni, nonostante il clima impazzito. Un trend confermato dai risultati confortanti registrati dai Mercati di Campagna Amica di Coldiretti che in Puglia contano 3.560 giornate di apertura, 760 produttori coinvolti, 2.000.000 scontrini battuti, 20mila giornate lavorative (tra lavoro autonomo e dipendente), 1.500 tonnellate di prodotto commercializzato e un valore garantito alle imprese agricole che supera il 30%, rispetto agli altri canali della distribuzione. La famiglia pugliese (2/3 componenti) spende in media ogni mese 419 euro per i consumi alimentari e uno dei capitoli di spesa più consistente riguarda proprio ortaggi e frutta (74 euro). Secondo i dati dei primi mesi 2017 vanno molto bene nei consumi melanzane, zucchine, pomodori, insalate

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croccante e lattuga, aglio a trecce e cipolla rossa, arance e mele tutto l’anno, albicocche, pesche e nettarine, i pomodorini da utilizzare in casa o fuori, poco amata la verza. La novità più importante è l’ottima diffusione delle vaschette di frutta già tagliata e sbucciata, pronta all’uso senza doversi “sporcare le mani” e da gustare come snack rompi-digiuno durante la giornata o come risparmia-tempo. L’aumento del consumo di frutta, insalate e ortaggi già pronti all’uso, riflette i cambiamenti in atto nella struttura stessa delle famiglie e nelle abitudini, dovute al maggior numero di donne lavoratrici e alla crescita del numero dei single. Numeri all’avanguardia anche delle esportazioni dell’ortofrutta pugliese che ha superato la soglia dei 750 milioni di euro di prodotto esportato sui mercati internazionali che in termini di aree geografiche riservano non poche sorprese. Oltre agli stimati 230 milioni di export ortofrutticolo verso la Germania, la Puglia si è imposta in Tunisia, Francia, Polonia, Regno Unito e Svizzera, oltre a Benelux, Scandinavia, Spagna, Albania, Grecia. La Puglia

secondo ISMEA è prima in Italia per aziende ortive in piena area (ortaggi non coltivati in serre), seconda dietro la Sicilia per frutteti, terza per i legumi. In particolare ha numeri da record su pesche, uva da tavola e agrumi per quanto riguarda la frutta, mentre nelle produzioni ortive su lattughe, fave, carciofi e pomodori da industria. L’analisi dei dati porta a considerare quanto il comparto ortofrutticolo si sia specializzato e ciò è dimostrato dal calo del numero di imprese di quasi 700 unità, a cui corrisponde viceversa l’aumento del numero di addetti, addirittura in controtendenza rispetto al dato nazionale. Le produzioni nella maggior parte dei casi sono caratterizzate da un’accuratezza nelle fasi di coltivazione e di raccolta facilmente riscontrabile, che non può permettersi di sostituire la mano dell’uomo con le macchine. La specializzazione strutturale dell’orticoltura pugliese, legata alla spiccata vocazione pedoclimatica, flessibilità e tradizione imprenditoriale, consente di proporre una amplissima gamma di prodotti e si manifesta anche in termini di performance produttive.

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venti

Matera, Taranto e Bari

Ventricelli coordinatore CamCom per Matera 2019

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atera 2019 con una marcia in più per portare valore aggiunto e dinamicità al sistema produttivo locale: questo è l’obiettivo dei presidenti delle camere di commercio di Matera, Bari e Taranto alla luce di un protocollo d’intesa siglato circa due anni fa. Di questi giorni la nomina di Sergio Ventricelli (presidente del distretto produttivo dell’industria culturale “Dialogoi”) quale coordinatore fra le tre camere di commercio in vista di Matera 2019 capitale europea della cultura. Ricordiamo che

l’accordo prevede che la Camera di commercio di Matera fornisca alle Camere di Bari e Taranto le informazioni sulle attività che ha messo in campo per la realizzazione del programma di avvicinamento all’appuntamento di Matera 2019. I tre enti camerali definiranno e promuoveranno un programma congiunto finalizzato sia ad indirizzare il flusso turistico nazionale ed estero anche attraverso educational tour su luoghi di interesse, sia ad incentivare opportune forme di collaborazione tra imprese dei rispettivi territori.

Paolo Agnelli fondatore e presidente dell’associazione alternativa a Confindustria

Presidente Nazionale di Confimi Industria nominato nel Cda dell’Ispi

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l Presidente Nazionale di Confimi Industria Paolo Agnelli è stato nominato nel Consiglio di Amministrazione dell’ ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. L’ISPI, fondato nel 1934, è tra i più antichi e prestigiosi istituti italiani specializzati in attività di carattere internazionale, con sede a Palazzo Clerici a Milano. È un’associazione di diritto privato, eretta in Ente morale nel 1972, che opera sotto la vigilanza del ministero degli Affari Esteri e, per quanto concerne la gestione, sotto il controllo del Ministero dell’Eco-

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nomia e delle Finanze e della Corte dei Conti. Gli Agnelli fabbricano pentole vicino a Bergamo, a Lallio: le loro pentole di alluminio sono le Rolls Royce per qualunque cucina, sono preferite dal 75% dei cuochi professionali in Italia, e onnipresenti in qualunque programma di cibo in tv. Qualità riconosciuta da tutti e pressoché senza concorrenza. Producono un milione di pentole all’anno, circa 300 dipendenti, 50mila tonnellate di metallo lavorate nel corso di un anno, 20 mila chilometri di estrusi. Alle pentole, che restano il business tradizio-

nale di famiglia, è stato dedicato uno show room sulla Quinta Avenue di New York. Gli estrusi hanno permesso di diversificare anche nell’industria dei serramenti, e tutti i finestrini del Frecciarossa 1000, il treno ad alta velocità più moderno d’Europa, portano la firma Agnelli. Materie prime, semilavorati o prodotti finiti hanno una vasta platea di clienti, dall’industria meccanica, a quella automobilistica, al mondo dell’arredo. Paolo Agnelli è il fondatore e presidente di Confimi industria, associazione alternativa a Confindustria.

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gricoltura

Secondo i report del Crea e del Centro Studi Confagricoltura

Olivicoltura: l’Italia perde terreno rispetto la Spagna

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ella campagna 2014/2015, il secondo produttore mondiale, a notevole distanza dalla Spagna, è stata la Tunisia con 340.000 tonnellate, seguita dalla Grecia e, in quarta posizione, dall’Italia. Per la campagna successiva (2015/2016), si stima la ripresa della produzione italiana che si riporta così al secondo posto, la stabilità della Grecia, che scende in terza posizione, e il calo della Tunisia che scivola al sesto posto dopo Siria e Turchia. È ciò che emerge dal report annuale elaborato dal Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. A fornire uno scenario leggermente più roseo dell’olivicoltura italiana è il Centro Studi Confagricoltura che, rielaborando i dati forniti dall’ONU, vede il nostro paese al secondo posto tra gli esportatori di olio d’oliva dopo la Spagna e al primo per prezzo medio all’esportazione. Tuttavia, l’esportazione non è accompagna-

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ta da un aumento di produzione made in Italy bensì è sostenuta in misura notevole dall’importazione; ciò è accaduto sia nel 2014 sia nel 2016. Mentre la Spagna nonostante il medesimo attacco della mosca olearia subito dall’Italia ha mantenuto la propria posizione di vertice, la nostra olivicoltura è scivolata sino al quarto posto. In 30 anni, gli iberici hanno realizzato cinque piani olivicoli mentre nel nostro paese stenta a prendere avvio il primo piano; al contempo, in questi ultimi anni il prezzo medio iberico per l’esportazione è cresciuto maggiormente di quello italiano. Confrontando il prezzo medio all’esportazione dell’ultimo triennio con quello del 2009, infatti, si evidenzia per l’Italia un incremento sensibilmente inferiore a quello dei diretti concorrenti (Spagna, Grecia, Tunisia), con l’esclusione del Portogallo. Lo scenario mondiale vede nel 2016 a 6,9 miliardi di dollari il valore degli

scambi internazionali di olio d’oliva con una diminuzione di circa 400 milioni di dollari rispetto al 2015 ma con una crescita del 39,3% rispetto al 2009. Nel triennio 2014-2016, la quota media di mercato dell’Italia si è attestata intorno al 24% mentre quella della Spagna ha raggiunto il 47%. “L’olivicoltura italiana continua a lasciare campo ai diretti concorrenti europei e del bacino mediterraneo – dichiara L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Peraltro, oltre alla mosca olearia, la produzione pugliese è tuttora martoriata dalla Xylella fastidiosa. Urge, quindi, dare concretezza agli impegni assegnati dal Parlamento al Governo oramai due anni fa, nel maggio 2015 per il piano olivicolo nazionale. Non possiamo permetterci di perdere più tempo: così rischiamo di perdere ulteriori fette di mercato che significa reddito per i nostri olivicoltori e posti di lavoro in fumo”.

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esca

Quasi un miliardo di euro per sostenere il settore tra il 2014-2020

Pesca: la Puglia seconda regione italiana per fatturato

t

erza regione italiana per quantitativo di catture di specie ittiche e, addirittura, seconda per fatturato sul territorio nazionale. È la fotografia della pesca pugliese nel 2015 così come emerge dall’ultimo Report Annuario del Crea, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia agraria. La Regione Puglia con 26.969 tonnellate rappresenta il 14,3% del pescato totale nazionale che ha consentito un fatturato di oltre 145 milioni di euro (il 16,3% sul volume d’affari italiano). A livello regionale, infatti, Sicilia, Veneto, Marche e Puglia sono i territori con i maggiori livelli produttivi e, nell’insieme, rappresentano il 60% degli sbarchi nazionali di prodotti ittici. In termini di fatturato, Sicilia e Puglia rappresentano il 42% circa del totale in considerazione della prevalenza di sistemi di pesca che insistono su specie demersali a maggior valore unitario quali naselli, gamberi, triglie. Un buon risultato per la nostra regione che si scontra con l’inaccettabile ritardo del pagamento da parte del Governo del fermo pesca 2015 e 2016: quando ci sono da pagare le tasse, tutti devono essere puntuali;

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quando è lo stato che deve mantenere la promessa di stanziamento fondi, non ci sono mai tempi certi questa la realtà che emerge. La ripresa dei livelli produttivi nel settore ittico è da associare a una maggiore attività di pesca e a un miglioramento della produttività media. Le politiche di contenimento della capacità di pesca stanno fornendo i primi risultati con una ripresa degli stock ittici come si evince dal Report del Crea. Si iniziano ad intravedere segnali incoraggianti dagli indicatori biologici relativi allo stato di sfruttamento di alcune specie ittiche. La produzione media giornaliera, inoltre è tornata a crescere negli ultimi due anni e ha permesso, così, di invertire il trend negativo registrato dal 2006. A favorire una ripresa dell’attività, rendendo profittevole la pesca in aree più distanti dalla costa e quindi con rendimenti produttivi maggiori, è stato anche il calo registrato del prezzo del gasolio. Un significativo recupero nel trend che però, nel lungo periodo, continua ad essere negativo. Tra il 2004 e il 2015, infatti, il livello delle catture è passato da 288.000 a 189.000 tonnellate, pari a una riduzione del 34%, con una flessione complessiva

dei ricavi del 35% e con una perdita annuale media di 50 milioni di euro. Infine, per quanto riguarda la composizione del pescato nel 2015, in linea con gli anni precedenti, è costituita in prevalenza da acciughe, seguite da sardine e vongole. A sostegno del settore ittico, a fine 2015 è stato approvato il Programma operativo italiano del Feamp (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca) per il periodo 2014-2020 che prevede uno stanziamento complessivo di 978,1 milioni di euro, di cui 537,3 milioni di euro di quota Ue. Le misure finanziate ricadono in sei priorità: sviluppo sostenibile della pesca e dell’acquacoltura, promozione dell’attuazione della PCP (Politica Comune della Pesca), aumento dell’occupazione e della coesione territoriale, sostegno alla commercializzazione e alla trasformazione, promozione dell’attuazione della Politica marittima integrata. Sarà fondamentale saper utilizzare sapientemente ed efficientemente questi fondi a disposizione per sostenere un settore in crisi da tanto tempo e che ha bisogno di una concreta visione futura che sappia garantire reddito e posti di lavoro.

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groalimentare

Anche la NASA ne sperimenta la coltivazione in microgravità

Shiitake e pleurotus eryngii: la coppia fungina miracolosa per la salute

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funghi: un superfood , miniera di preziosissime proprietà nutraceutiche per l’uomo. è la sintesi di un corposo studio condotto dalla dott. ssa Laura dell’Erba (già primario di Medicina Nucleare e specialista in Endocrinologia e malattie del ricambio), presentato a Bari lo corso 21 aprile , su iniziativa dell’Istituto del Nastro Azzurro e del suo presidente il Generale Giuseppe Picca. Una conferenza rivelatrice di dati e notizie interessanti, anche sul fronte della ricerca scientifica . Virtù nutrizionali e terapeutiche già note ai nostri antenati. “Già l’uomo del Paleolitico, come attestano i fossili ritrovati in Svizzera ,conosceva e utilizzava i funghi – ha esordito dell’Erba - . Non solo, nel massiccio Oztal a 3213 m s.l.m., nelle alpi tirolesi, i resti mummificati di un uomo vissuto nel 3100-3300 a. C, poi soprannominato Ozti, ha permesso di capire che già nel Neolitico nella nostra penisola , venivano usati i funghi per le loro innumerevoli proprietà”. Nel suo corredo è stata ritrovata tra gli altri arnesi ,una massa lanuginosa ottenuta da fomus fomentarius,un fungo non commestibile usato come esca per accendere il fuoco. “The Ice man” aveva

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di Paola DILEO

con se legati alla cintura due pezzi di piptoporus betulinus,fungo ricco di triterpeni, con attività antibiotica e vermifuga. Gli esami hanno infatti dimostrato che Ozti era infestato da vermi intestinali e quindi probabilmente si stava curando con i funghi. A seguire alcuni geroglifici del 4660 a.C. raccontano che i funghi erano ritenuti “erbe dell’immortalità” e quindi cibo esclusivo del faraone. Anche gli antichi greci li consideravano “simboli di vita” e pertanto divini. Diversamente i romani pur apprezzandone le qualità culinarie li consideravano “simboli di morte”. Lo stesso termine fungus,deriverebbe probabilmente da funus ago, ossia “portatore di morte”. “Mentre – continua dell’Erba – è stato Pedanio Discoride (40-90 d. C.) il primo medico del mondo greco – latino a descrivere l’uso di un fungo per scopo terapeutico; in particolare per la tubercolosi consigliava il decotto di fomitopsis officinalis. La Scuola Salernitana invece, per le scarse conoscenze in campo micologico e per i ripetuti casi di avvelenamenti autunnali, consigliava di stare lontano dai funghi. “Sarà poi nel XX sec. ,grazie a ricerche condotte sui macro e micro

funghi , che si scopriranno molti farmaci fondamentali come ergotamina e ergometrina (1921), la penicillina (1928), la ciclosporina(1972), la griseofulvina (1978)” – ricorda l’endocrinologa soffermandosi sugli studi più recenti (anni 50-60), quando la ricerca scientifica si è focalizzata sui funghi per valutarne, in particolare , le capacità immuno – modulanti (potenziare le funzioni e l’attività del sistema immunitario) di inibire la crescita tumorale, di riequilibrare il metabolismo, e l’attività antibiotica. Nonostante i funghi appartengono a un regno a se stante , quello fungino mycetae, le loro caratteristiche nutrizionali sono simili a quelli vegetali, per presenza di fibra , un limitato contenuto proteico, un alta percentuale di acqua, un elevato contenuto di vitamine e Sali minerali. Si distinguono dai vegetali per assenza di clorofilla, radici, cellulosa e per l’elevato valore biologico delle proteine e per la presenza di vit. B12, vit. D e chitina. Le proteine fungine hanno tutti gli amminoacidi essenziali e un elevato valore biologico pari all’80% con caratteristiche affini se non superiori a legumi, carne di vitello e uovo. Poi, secondo una ricerca prospettica

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su volontari (* Johns Hopkins School –Baltimora) mangiare abitualmente champignon aiuta a mantenere il peso forma. Ma oltre a catalizzare sali minerali , i funghi possono incamerare tossine , anticrittogamici, specie se trattasi di quelli spontanei, nati in terreni contaminati. Mentre i funghi coltivati in modo biologico, privi di sostanze tossiche meritano di essere definiti “nutraceutici”, quanto e più di quelli di bosco. Certamente, vanno assunti con moderazione e salvo poche eccezioni , ben cotti per la presenza di tossine termolabili, con effetti irritanti su stomaco, intestino e possono dar luogo ad allergie e intolleranze. I nutraceutici per eccellenza: SHIITAKE e PLEUROTUS ERYNGII Tra le circa 300 specie con proprietà nutraceutiche (di cui almeno 20 mangerecce), hanno meritato un approfondimento gli shiitake (lentinula edodes) e i pleurotus eringii (cardoncelli). I primi anche chiamati “funghi miracolosi”, sono in grado di potenziare il N° 8 - 1 MAGGIO 2017

sistema immunitario e di contrastare le patologie tumorali e contengono un elevata quantità di vit. D. Negli estratti di shiitake è presente il lentinano, un polisaccaride antitumorale, in grado di arrestare anche neoplasie in stato avanzato (al pancreas e apparato gastrico) oltre a ridurre gli effetti negativi di chemioterapia e radioterapia. Il lentinano è anche epaprotettore, antianemico, attenua i disturbi gastrici. Ha inoltre effetti prebiotici stimolando la flora intestinale buona . Contrasta la carie. Non solo l’alto contenuto di interferoni conferisce un’azione positiva sul sistema immunitario con proprietà antivirali (virus HIV,epatite, raffreddore)antibatteriche e antimicotiche (candida). Gli shiitake, stabilizzano inoltre i livelli di glicemia e riducono i rischi di arteriosclerosi. Pur tuttavia, in alcuni soggetti possono generare una forma di dermatite tossica detta “flagellata” con rash cutanei pruriginosi . Non dissimili dagli shiitake con proprietà altrettanto salutari, sono i pleurotus

eryngii, contengono un alto contenuto proteico, una significativa presenza di vit. A, C, D, B , K, Mg e un buon contenuto di fibre polisaccaridi in grado di ridurre l’assorbimento di grassi e zuccheri oltre a prevenire numerose malattie degenerative(tumori colon retto, diabete e malattie cardiovascolari). Uno studio epidemiologico australiano ( *2009 University of Western) ha dimostrato che le cinesi assumendo g 100/ die di pleurotus ostreatus presentano un rischio di tumore alla mammella inferiore del 64%. Inoltre nel pleurotus è stata identificata una statina naturale, la lovastatina, in grado di ridurre il colesterolo LDL e i trigliceridi senza effetti negativi dei farmaci. Questo fungo è anche in grado di prevenire il tumore al seno e l’osteoporosi. Per l’alto profilo nutrizionale e salutistico, la NASA avviato una sperimentazione per la coltivazione dei pleurotus in microgravità, per divenire una valida fonte di alimentazione per gli astronauti

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limentazione

Riducono il rischio cardiovascolare

60 grammi di cioccolato a settimana fanno bene al cuore

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n nuovo studio dell’Osservatorio nutrizionale Grana Padano ha evidenziato che chi consuma 60 grammi di cioccolato fondente al 70% a settimana riscontra una minore incidenza di ipertensione, ipercolesterolemia e rischi cardiovascolari rispetto alla media degli italiani. Lo studio ha analizzato le abitudini nutrizionali di 4.186 soggetti adulti italiani (età maggiore di diciotto anni, 56% femmine, 46% maschi), il loro consumo giornaliero di cioccolato e le patologie che determinano

fattori di rischio (vedi nota a fondo pagina su come Ogp realizza i suoi studi). I 4.186 italiani del campione consumano mediamente 60 grammi di cioccolato fondente a settimana, sia in forma classica sia in dolci a cucchiaio sia in barrette. Lo studio ha messo in evidenza la prevalenza di patologie che determinano il fattore di rischio e ha rilevato che il 12% del campione è in terapia farmacologica per l’ipertensione e solo il 4% riferisce di avere dislipidemia (cioè un valore elevato di colesterolo e trigliceridi). Sono valori molto

inferiori alle medie italiane: l’ipertensione è mediamente al 19,8% e la ipercolesterolemia al 23,6% (soggetti tra i 18 e i 65 anni). Il cioccolato non solo ha un effetto positivo sull’apparato cardiovascolare ma induce una sensazione di benessere e migliora la resistenza alla fatica e la concentrazione perché contiene dosi, seppur modeste, di sostanze eccitanti come caffeina e teobromina. Inoltre migliora il tono dell’umore perché stimola la sintesi della serotonina, l’ormone a cui si attribuisce il senso di serenità.

Secondo uno studio spagnolo

LA FRUTTA aiuta a combattere la depressione

s

econdo un recente studio condotto dalla University of Las Palmas de Gran Canaria, la frutta potrebbe essere un importante aiuto per combattere la depressione. Lo studio spagnolo è stato condotto su un campione di oltre di 15mila persone e avrebbe sancito che N° 8 - 1 maggio 2017

una dieta a base di frutta, oltre ad avere tantissimi benefici sulla nostra salute fisica, avrebbe effetti incredibilmente positivi anche sulla nostra salute mentale. Ebbene i risultati non lasciano spazio alle interpretazioni, un consumo abbondante di frutta e verdura, soprattutto se quoti-

diano, protegge maggiormente il nostro cervello da ogni tipo di patologia che lo riguarda. In particolare, oltre alla frutta e alla verdura, sono risultati di grande impatto anche i legumi e la frutta secca, tutti alimenti ricchi di acidi grassi omega 3, oltre alle tante vitamine e minerali.

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