A MASI PRIZE IN THE SPIRIT OF BEAUTY di Gabriele Colleoni
VISIONI VENETE NEL GIARDINO IN VILLA
VISION OF THE VENETO IN THE VILLA GARDEN di Paola Marini
ASOLO NEL CUORE DELLA ‘DIVINA’ ELEONORA
ASOLO IN THE HEART OF ‘DIVINA’ ELEONORA di Sonia Sbolzani
Arcangelo Sassolino - Diplomazija astuta (2022) - steel, water and induction and electric system. The 59th International Art Exhibition of La Biennale di Venezia, Malta Pavilion, Venice Photo: Agostino Osio
Testi e immagini possono essere riprodotti, anche parzialmente, con autorizzazione
Pubblicazione realizzata con il contributo di Masi Agricola SpA
Anno 20 - Numero 58 - Agosto 2024 - pubblicazione quadrimestrale Registrata presso il Tribunale di Verona il 24 giugno 2005, n. 1669
SOMMARIO CONTENTS
1 Il circolo virtuoso della bellezza
The virtuous circle of beauty di Gabriele Colleoni
2 Premio Masi: bellezza e armonia vo’ cercando Masi Prize: in search of beauty and harmony di Gabriele Colleoni
8 Venezia e gli orienti: sulle orme di Marco Polo
Venice and the Orient(s): in the steps of Marco Polo di Giampiero Bellingeri e Giovanni Pedrini
14 In villa: il microcosmo che ha disegnato un mondo Inside the villa: the microcosm that designed a world di Paola Marini
20 Eleonora Duse, la ‘divina’ con Asolo nel cuore Eleonora Duse, la ‘divina’ with Asolo in her heart di Sonia Sbolzani
26 Cassiodoro cantore del Recioto sulla via degli altari
Cassiodorus cantor of Recioto on the routes of faith di Camilla Madinelli
30 Le mille e una devozioni della pietà popolare veneta
The many examples of piety in a land of simple but genuine faith di Nico Veladiano
34 Dal cuore dell’Oltrepò Pavese ecco lo spumante classico di Masi
From the heart of the Oltrepò Pavese: Masi’s sparkling wine di Claudia Stern
40 La memoria incerta dei totalitarismi. Un passato che ci interpella
Uncertain memories of Totalitarianism. Messages from the past a cura della Redazione
42 Giovani note sul pianoforte con il sostegno di Fondazione Masi
Youthful piano playing, with the support of the Masi Foundation a cura della Redazione
44 Ciak! Si serve il risotto all’Amarone
Action! Amarone risotto is served up a cura della Redazione
51 Dalla Fondazione Masi: flash Flash news from the Masi Foundation cultura e
46 Un premio speciale dell’OIV per Sandro Boscaini
A special OIV prize for Sandro Boscaini a cura della Redazione
48 Il nuovo turismo del lusso: tra qualità e sostenibilità New luxury tourism based on quality and sustainability di Valerio Corradi
IL CIRCOLO VIRTUOSO DELLA BELLEZZA THE VIRTUOUS CIRCLE OF BEAUTY
Potremmo anche dubitare che il mondo venga salvato dalla Bellezza, come sosteneva Dostojevski, ma con ragionevole certezza “il mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione”. Sono parole di papa Paolo VI del 1965 che idealmente rimandano al fil rouge seguito nella scelta dei nomi per il Premio Masi Civiltà Veneta: alla ricerca di Bellezza, anche in tempi sfregiati da tante tragedie e brutture ed appesi a fragili speranze.
“La bellezza, come la verità, è ciò che infonde gioia al cuore degli uomini”, spiegava il Pontefice amico degli artisti contemporanei, “è quel frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione”. Insomma, per dirla con il poeta John Keats “una cosa bella è una gioia per sempre”.
Ma oltre a donarci un’emozione che sfida la clessidra inesorabile del tempo, la Bellezza può fare di più.
Lo spiega la storica dell’arte Irene Baldriga: esiste un rapporto tra esperienza estetica ed esercizio dei valori civici. “La capacità di comprendere il valore del bene comune e della diversità come ricchezza si nutre della bellezza, dell’armonia…”.
Perciò va auspicata una nuova educazione civica che includa l’‘estetica della cittadinanza’: la fruizione del bello come spinta ad aver attenzione e cura dei beni comuni e della Bellezza di cui sono portatori (dall’ambiente allo spazio urbano, dal patrimonio culturale alle persone stesse…).
Ecco: un circolo virtuoso al quale anche il Premio Masi prova ad offrire un suo contributo.
We may well doubt Dostojevski’s claim that the world will be saved by Beauty, but it’s a good bet that “the world where we live needs beauty so as not to sink into despair.” Pope Paul VI’s words from 1965 ring true to the principles behind the choice of winners for the Masi Civiltà Veneta Prize: we are searching for Beauty, even in times marred by so much tragedy and ugliness, and hanging onto hope however desperately.
“Beauty, like truth, is what brings joy to the hearts of men,” explained the Pontiff, a friend of contemporary artists, “it is a precious fruit that resists the wear and tear of time, that unites generations and brings them into agreement.” In short, in the words of the poet John Keats, “a thing of beauty is a joy forever.”
Beauty gives us the power to challenge the inexorable hourglass of time, but it can do more. Art historian Irene Baldriga explains that there is a relationship between aesthetic experience and the exercise of civic virtues. “The ability to understand the value of the common good and of diversity as wealth is nourished by beauty, and by harmony…”
This is why a new civic education is called for that includes the ‘aesthetics of citizenship’: the enjoyment of beauty as an incentive to pay attention to and care for the common good and the Beauty that it brings (from the environment to urban space, from cultural heritage to the people themselves…).
This is the virtuous circle to which the Masi Prize also seeks to make its contribution.
https://www.fondazionemasi.com/premio-masi
di Gabriele Colleoni
XLIIIPremioMasi 25ottobre2024
PREMIO MASI: BELLEZZA E ARMONIA VO’ CERCANDO
MASI PRIZE: IN SEARCH OF BEAUTY AND HARMONY
di Gabriele Colleoni
Un fil rouge che rilancia la dimensione umana nell’era dell’Intelligenza Artificiale
A common thread that brings out the human dimension in the AI age
Coltivare la ricerca dell’armonia e dell’umanesimo è come costruire un contrappunto all’estrema e asettica forma della specializzazione e della settorializzazione di un mondo sempre più tecnologico. In altre parole: cercare e costruire Bellezza affinché l’uomo – con i suoi valori, bisogni e aspirazioni – possa mantenere una centralità di fronte al progresso e alla tecnica, pure nella consapevolezza che oggi essi rappresentano risorse irrinunciabili al servizio dell’umanità. È il messaggio che nel loro insieme le giurie hanno proposto quest’anno nell’indicare i vincitori del Premio Masi, giunto alla sua 43ma edizione. Offre in qualche modo una significativa sintesi di questo fil rouge umanistico – dopo ‘Coraggio e visione’ nel 2021 e ‘Radici e prospettive’ nel 2023 – che il Grosso d’Oro Veneziano sia stato conferito all’Opera Don Calabria. Nella sezione Civiltà Veneta i premiati sono l’imprenditore Riccardo Illy, lo scultore Arcangelo Sassolino e la giovane attivista ambientalista e scrittrice Sara Segantin. A Daniela Cinelli Colombini, produttrice di Brunello di Montalcino e fondatrice del ‘Movimento turismo del vino’, va invece il Premio Civiltà del Vino.
Cultivating the search for harmony and humanity as a counterpoint to extreme and sterile specialisation and departmentalisation in an increasingly technological world. In other words: searching for and constructing Beauty so that man – with all his values, needs and aspirations – can maintain a centrality in the face of progress and technology, while being well aware that progress and technology provide indispensable resources in the service of humanity.
This is the message that the juries have adopted this year as a guideline for choosing the winners of the Masi Prize, now in its 43rd edition.
Il Grosso d’oro Veneziano all’Opera Don Calabria ‘multinazionale del bene’ Grosso d’Oro Veneziano for Opera Don Calabria ‘multinational of good works’
The award of the Grosso d’Oro Veneziano Prize to Opera Don Calabria is emblematic of this year’s humanistic theme, which comes after ‘Courage and Vision’ in 2021 and ‘Roots and Perspectives’ in 2023. In the Civiltà Veneta section, the Prize winners are the entrepreneur Riccardo Illy, the sculptor Arcangelo Sassolino and the young environmental activist and writer Sara Segantin. Producer of Brunello di Montalcino and founder of the ‘Wine Tourism Movement’, Daniela Cinelli Colombini, receives the Civiltà del Vino Prize.
PREMIO MASI MASI PRIZE
La cerimonia di consegna dei riconoscimenti riunirà i vincitori venerdì 25 ottobre nel nuovo centro Monteleone21 a Gargagnago di Valpolicella.
L’Opera Don Calabria a pieno titolo risponde ai criteri del premio internazionale: l’avere contribuito a diffondere nel mondo un messaggio di cultura nel segno della comprensione tra i popoli, della solidarietà, della pace, del progresso civile e sostenibile. All’origine dell’Opera che fa capo alla congregazione dei ‘Poveri Servi della Provvidenza’ c’è la decisione di un umile e carismatico sacerdote, san Giovanni Calabria (1873-1954), di accogliere, nel 1907, un gruppo di orfani (i ‘Buoni fanciulli’) in una casa a Verona. Oggi la ‘Famiglia calabriana’ è una realtà multiforme con Case e comunità religiose in 12 Paesi nei cinque continenti. Quattro gli ambiti di azione dell’Opera: le iniziative con e per i minori in difficoltà; la cura dei malati in decine di centri sanitari e dispensari e in quattro strutture ospedaliere d’eccellenza nei propri contesti nazionali (in Italia, a Negrar di Valpolicella); l’attenzione alle persone disabili (sanità, formazione scolastica e professionale, inserimento lavorativo e ‘dopo di noi’ ); e infi-
OPERA DON CALABRIA
Premio Grosso d’Oro Veneziano Grosso d’Oro Veneziano Prize
A lato. La scultura di San Giovanni Calabria con i ‘buoni fanciulli’ nella Casa Madre della congregazione in San Zeno in Monte, Verona
Opposite. Statue of Saint Giovanni Calabria with the ‘good children’ in the Mother House of the congregation in San Zeno in Monte, Verona
Sotto. Il Casante padre
Massimiliano Parrella
Below. Il Casante, Don Massimiliano Parrella
The awards ceremony takes place on Friday 25 October in the new Monteleone21 centre in Gargagnago di Valpolicella.
Opera Don Calabria is a clearly deserving winner of the International Prize, with its work in spreading a message of culture in the world in the name of mutual understanding between peoples, social solidarity, peace, civil progress and sustainability.
The origins of the Opera, which heads the Congregation of the ‘Poor Servants of Providence’, lie in the decision made by a humble and charismatic priest, Saint Giovanni Calabria (1873-1954), to take in a group of orphans (his ‘Good children’) in a house in Verona in 1907. Today, the ‘Calabrian Family’ is a multifaceted organisation with religious communities in 12 countries on five continents.
The Opera works in four areas of activity: initiatives for disadvantaged children; the care of the sick in dozens of health centres and dispensaries and in four leading hospitals in different countries (in Italy, in Negrar di Valpolicella); care for the disabled (health, school and vocational training, job placement and ‘after us’ training); and fi-
RICCARDO ILLY
Premio Masi per la Civiltà Veneta
Masi Civiltà Veneta Prize
ne l’attività pastorale in 38 parrocchie e 17 centri di spiritualità e accoglienza.
Triestino, 69 anni, Riccardo Illy ha guidato a lungo l’azienda di famiglia, famosa per la produzione di caffè d’assoluta eccellenza.
Non si è risparmiato – per dovere civile, ha spiegato – un’importante esperienza politica prima come sindaco del capoluogo giuliano, poi come Presidente della Regione e infine come deputato.
Oggi si è lanciato in una nuova sfida, il ‘Polo del Gusto’. Ma la qualità del prodotto e la rinomanza globale del marchio – sottolinea la giuria del Premio Civiltà Veneta – abbinano ormai dal 1992 il Buono con il Bello nel progetto Art Collection che ha coinvolto 132 artisti nell’illustrare la ceramica della tazzina di caffè. Illy riassume nel termine ‘Incanto’ il ‘segreto’ dei prodotti italiani: la capacità di suscitare
nally, pastoral work in 38 parishes and 17 centres of spirituality and hospitality.
From Trieste, 69 year-old Riccardo Illy has long led the family business, famous for producing top quality coffee. He has not spared himself in what he describes as his civic duty: his successful political career began as mayor of Trieste, then he became President of the Regional Government, and finally a Member of Parliament. Just now, he has started a new challenge with the launch of the ‘Polo del Gusto’. But the quality of the product and the global fame of the brand, underlines the Masi Prize Jury, have paired the Good with the Beautiful in the Art Collection Project that has involved 132 artists in decorating the ceramic surface of coffee cups since 1992. Illy sums up the secret of Italian products in the word ‘Enchantment’, which he defines as the ability
Sotto Caffè Illy Art Collection
Below. Illy coffee Art Collection
emozioni associando la qualità eccezionale a un design accurato.
Catturare nelle sculture “l’istante in cui qualcosa sta diventando altro da quello che è”. Così descrive la sua ‘estetica della meraviglia e dell’instabilità’
Arcangelo Sassolino, l’artista cui va il premio Civiltà Veneta perché, afferma la giuria, con la sua ricerca e l’opera legata al Bello artistico “guarda al futuro”. Dal garage di casa dove manipolava oggetti, da ragazzo, all’esperienza pluriennale in Usa come inventore di giochi manuali prima del rientro in Veneto, l’artista vicentino ha basato la sua ricerca sulla passione verso la meccanica e la tecnologia per le possibilità di indagine sulle energie latenti della materia. Ha tenuto mostre personali e di gruppo a Parigi, Roma, New York e in altre capitali e città. Trentina, classe 1998, Sara Segantin è tra le fondatrici in Italia del movimento ‘Fridays for Future’. Laureata in Lingue e Letterature straniere a Trieste, lavora per la storica trasmissione Rai Geo. Le esperienze di studio e volontariato in vari Paesi le hanno
to create excitement by combining outstanding quality with meticulous design.
Capturing in the sculptural medium ‘the moment when something is in the process of becoming something else’. This is how Arcangelo Sassolino describes his ‘aesthetics of wonder and instability’. Arcangelo wins the Civiltà Veneta Prize because, the Jury says, he looks to the future with his research and work related to artistic Beauty. He had his first experiences with movement in matter as a boy in the garage at home. He went on to have many years’ experience in the USA as an inventor of games played by hand before returning to the Veneto. Born in Vicenza, Arcangelo bases his research on his passion for mechanics and the technology for investigating the latent energies of matter. He has held solo and group exhibitions in Paris, Rome, New York and other capitals and cities.
Born in 1998, Sara Segantin is one of the founders of the Fridays for Future movement in Italy. A graduate in Foreign Languages and Literature from Trieste, she works for the legendary Rai Geo programme. Her experiences abroad, studying and volunteering
Sotto. Il vuoto senza misura by Arcangelo Sassolino
Below The measureless void by Arcangelo Sassolino
ARCANGELO SASSOLINO
Premio Masi per la Civiltà Veneta
Masi Civiltà Veneta Prize
SARA SEGANTIN
Premio Masi per la Civiltà Veneta
Masi Civiltà Veneta Prize
Sotto Sara Segantin con Greta Thunberg, promotrici dei ‘Fridays for Future’
Below. Sara Segantin with Greta Thunberg, founders of the ‘Fridays for Future’
permesso “di vedere veramente, oltre alla bellezza, la fragilità immensa del mondo in cui viviamo e le conseguenze per l’umanità”.
“Abbiamo ancora il diritto – e forse anche il dovere –di credere che convivenza e armonia siano possibili e di adoperarci per costruire relazione con le persone e con il mondo naturale di cui siamo parte integrante”. È questo è il ‘manifesto’ della giovane ambientalista, cui va il Premio Civiltà Veneta, perché il suo impegno e le sue pubblicazioni “la collocano in una dimensione di incanto per il Bello e il Buono della natura con attenzione alle sostenibilità e alle giustizie climatiche necessarie alla sua conservazione”.
Nata in un’antica famiglia di produttori di Brunello di Montalcino e laureata in Storia dell’Arte medioevale, Donatella Cinelli Colombini è considerata una delle più importanti e conosciute ‘donne del vino’ italiane, di cui è stata peraltro Presidente dell’Associazione Nazionale dal 2016 al 2022. Nel 1998 ha fondato una propria azienda che include, tra le altre cantine, anche il ‘Casato Prime Donne’, la prima in Italia con staff tutto al femminile. La sua
in various countries, have allowed her “to truly see, as well as beauty, the immense fragility of the world we live in and the consequences for humanity.”
“We still have the right – and perhaps also the duty – to believe that coexistence and harmony are possible, and to strive to build relationships with people and with the natural world of which we are an integral part.”
This is the manifesto of the young environmentalist who wins the Civiltà Veneta Prize because her commitment and publications “place her in complete accord with the idea of the Beautiful and Good in nature, paying attention to the sustainability and climate justice that are necessary for its conservation.”
Born into a historic family of Brunello di Montalcino producers and with a degree in Medieval Art History, Donatella Cinelli Colombini is considered one of Italy’s most important and best known ‘Women of Wine’, chairing the eponymous National Association from 2016 to 2022. In 1998, she founded her own company that includes, amongst other wineries, ‘Casato Prime Donne’, the first in Italy
opera di produttrice e promotrice della viticoltura e del vino, affiancata ad iniziative come il ‘Movimento turismo del vino’ e ‘Cantine aperte’ (di entrambe è stata promotrice dal 1993), “si è sempre rivolta al paesaggio e alla sua estetica”, come evidenzia la Giuria del Premio Cività del Vino. È autrice di cinque manuali e insegna Turismo del vino nei Master delle università di Bologna e Firenze e della LUMSA di Roma.
DONATELLA CINELLI COLOMBINI
Premio Internazionale Masi per la Civiltà del Vino International Masi Civiltà del Vino Prize
Sotto. Il ‘Casato Prime Donne’ a Montalcino, gestito tutto al femminile
Below. ‘Casato Prime Donne’ in Montalcino, run entirely by women
with an all-female staff. Her work as a producer and promoter of viticulture and wine, alongside initiatives such as the ‘Wine Tourism Movement’ and ‘Open Cellars’ (she has been an organiser of both since 1993), “has always been dedicated to the landscape and its aesthetics”, says the Jury of the Civiltà del Vino Prize. She is the author of five guide books and teaches Wine Tourism in Masters courses at the universities of Bologna and Florence and at LUMSA in Rome.
VENEZIA E GLI ORIENTI: SULLE ORME
DI MARCO POLO
VENICE AND THE ORIENT(S): IN THE STEPS OF MARCO POLO
di Giampiero Bellingeri e Giovanni Pedrini
Lo sguardo e i racconti dei viaggiatori della Serenissima lungo le rotte dell’Asia
Travellers’ tales from the routes to Asia taken in the time of the Serenissima
‘Venezia e gli Orienti’: è un tema suggestivo e amplissimo. Esso evoca le steppe e i mari percorsi dai viaggiatori veneti – a partire da Marco Polo 700 anni fa –verso quel limes orientale permanentemente soggetto a dispute di frontiera e a geografie variabili a seconda dei punti di osservazione.
I multiformi rapporti promossi e sviluppati da Venezia nel corso dei secoli, sembrano intrecciarsi con un unico Oriente, indistinto, monolitico, molto spesso minaccioso. In realtà si dovrebbe parlare piuttosto di ‘Orienti’, differenti a seconda dei punti di osservazione e delle lenti culturali con le quali venivano osservati: dalla Turchia alla Persia, dalla Transcaucasia alle steppe dell’Asia Centrale o ‘Gran Tartaria’, fino all’India e alla Cina. A Venezia, al tempo della Serenissima, si studiavano questi Orienti, distinti con maggiore sottigliezza di altri posti poiché, più che altrove, si era esposti alla forza di gravità ottomana contrapposta a quella persiana. Si raccoglievano materiali, resoconti di viaggio ricchi di notizie e informazioni, relazioni diplomatiche e commerciali, capaci di fornire una conoscenza il più possibile circostanziata del mondo
Venice and the Orient, it’s a theme that’s highly charged and wide-ranging. Evoking the steppes and seas traversed by Venetian travellers – starting with Marco Polo 700 years ago – towards those eastern limits that were permanently subject to border disputes and whose geography always depended on the choice of viewpoint.
Un legame sempre intenso tra Venezia e le terre visitate dall’autore de Il Milione
The enduringly close links between Venice and the lands visited by the author of Il Milione
Venetian relations with the Orient over the centuries seem to deal with a single entity: hazy but monolithic, and usually threatening. In reality, though, it should be Orients (sic) one talks about, in the plural: different places according to the viewpoints chosen and cultural lenses employed: from Turkey to Persia, from Transcaucasia to the steppes of Central Asia or ‘Grand Tartary’, and onwards to India and China. In Venice, at the time of the Serenissima, these Orients were studied and differentiated with greater finesse than elsewhere because Venice was more exposed to Ottoman influences than Persian. Artefacts were collected and travel reports with accounts of diplomacy and trade studied to provide detailed knowledge of the eastern world and its cultures,
MARCO POLO 700 1324-2024
Pagina precedente. Federico Zuliani da Teodoro Matteini, Ritratto di Marco Polo, XIX secolo, mm 326x231, Museo Correr
Previous page. Federico Zuliani da Teodoro Matteini, Portrait of Marco Polo, XIX century, 326 x 231 mm, Museo Correr (VE)
orientale e delle sue culture e al contempo modificare sensibilmente gli orizzonti culturali spingendoli ben oltre i propri confini territoriali. Nel corso della sua lunga esistenza la Repubblica di Venezia ha sempre guardato ad Orientes con rinnovata attenzione: dall’iniziale, difficile rapporto con Bisanzio, ai sempre più vitali interessi commerciali, dai traffici con il Levante e la conseguente necessità di mantenere possedimenti lungo le rotte del Mediterraneo orientale, ai rapporti con le colonie veneziane stabilmente insediate nelle località strategiche dell’Asia Mediterranea. Di tali viaggi ed esplorazioni rimane
Planisfero di Fra’ Mauro, Venezia, 1450, Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia Fra’ Mauro’s Planisphere, Venice, 1450, Biblioteca Nazionale Marciana, Venice
while at the same time significantly changing cultural horizons by pushing them far beyond their notional boundaries.
Throughout its long existence, the Venetian Republic looked ad Orientes with growing attention. Initial relationships with Byzantium were difficult, but commercial activities became ever more important, from the trade with the Levant and the consequent need to acquire territories along eastern Mediterranean trade routes, to relations with Venetian colonies established in strategic locations in Mediterranean Asia. The voyages and exploratory trips involved
LA COLLANA HODOEPORICA
“Il mondo per essere conosciuto e compreso ha bisogno di uomini che lo percorrano, di parole che sappiano poi raccontarcelo, e di questo gran libro che è il mondo, Venezia ci ha fatto conoscere molti avvincenti capitoli”. Così ha scritto il vicepresidente della Fondazione Masi, Sandro Boscaini, nel presentare Imago Orientis, sesto volume della collana di studi ‘Hodoeporica’ pubblicato con il sostegno della stessa Fondazione. L’iniziativa editoriale, diretta dal professor Giovanni Pedrini, è stata inaugurata nel 2006 con la raccolta di saggi Ad Orientes. Viaggiatori veneti lungo le vie d’Oriente, e si propone di approfondire la conoscenza delle culture e delle civiltà orientali in età moderna attraverso le fonti odeporiche, cioè tramite le relazioni scritte dei viaggiatori stessi, e di proseguire nell’opera di riscoperta della presenza veneziana ad Oriente nel corso dei secoli.
HODOEPORICA, A SERIES
una copiosa messe di narrazioni, relazioni diplomatiche, resoconti di prima mano, giornali di bordo, l’insieme dei quali costituisce, se non propriamente un genere autonomo nella letteratura veneziana, quanto meno un corpus odeporico ricchissimo di notizie e di informazioni. Questo prezioso materiale, se da un lato permise di ampliare le relazioni commerciali, dall’altro contribuì all’acquisizione, da parte della società veneta, di interessanti descrizioni di popoli, paesi e culture lontane, favorendo così l’avvio, in età moderna, di un delicato processo culturale che culminerà con importanti aperture delle società occidentali nei confronti delle civiltà orientali.
Come la cartografia – dove le acquisizioni scientifiche inerenti ai sistemi di rappresentazione progrediscono con l’evolversi delle informazioni circa le scoperte di nuovi territori (pensiamo al Planisfero di Fra’ Mauro, composto a Venezia intorno al 1450 e conservato presso la Biblioteca Nazionale Marciana) –anche la letteratura odeporica si estese a nuove categorie di viaggiatori, sempre più accorti e raffinati. Tutto ciò nel solco di un rinnovato interesse per l’Oriente stimolato sia dalla scoperta di nuove e più redditizie rotte commerciali, sia dalla possibilità di diffondere il
“In order to be known and understood, the world needs men who travel through it and words that can then tell us about it, and of this great book that is the world, Venice has introduced us to many fascinating chapters.” So wrote the Masi Foundation vice-president, Sandro Boscaini, when presenting Imago Orientis, the sixth volume of the ‘Hodoeporica’ series published with the support of the Foundation. Edited by Prof. Giovanni Pedrini, the series began in 2006 with a compendium of essays: Ad Orientes. Viaggiatori veneti lungo le vie d’Oriente (Ad Orientes. Venetian travellers along the routes to the East). The aim is to deepen our knowledge of Eastern cultures and civilisations in the modern age through odeporic sources, so through the written reports of the travellers themselves, and to continue the work of rediscovering the Venetian presence in the East over the centuries.
have left a copious harvest of travellers’ tales, diplomatic reports, first-hand accounts and logbooks, all of which constitute, if not a separate genre in Venetian literature, at least an odeporic (travel-related) corpus rich in news and information. And if this valuable material helped in the expansion of trade, it also provided Venetian society with valuable descriptions of distant peoples, countries and cultures, thus favouring the start of the modern cultural process that would culminate in the West opening up to the East to a significant degree.
Un corpus di rapporti diplomatici che favorì la conoscenza degli ‘altri’ mondi in Europa
A corpus of diplomatic relations that fostered knowledge of ‘other’ worlds in Europe
As with cartography – where scientific advances in formulation progressed with the management of information about discoveries of new territories (one thinks of Fra’ Mauro’s Planisfero, for example, conceived in Venice around 1450 and kept in the Biblioteca Nazionale Marciana) – odeporic literature was also available to new categories of travellers, increasingly more demanding and better informed. All this in the wake of a renewed interest in the Orient stimulated both by the discovery of new and more profitable trade routes and by the possibility of spreading Christianity over wide areas of potential recruitment. It wasn’t just merchants, am-
cristianesimo in vaste aree di nuova colonizzazione. Non solo mercanti, ambasciatori della Serenissima, missionari e pellegrini si incontravano dunque lungo quelle vie, ma sempre più numerosi erano coloro che “accesi d’un impaziente desiderio di scorrere il mondo” e sospinti da quel “nobil desìo a far viaggio”, sceglievano “l’andar al Cataio” nonostante le numerose insidie e difficoltà degli Itinera Orientalia
Con la diffusione della stampa, a Venezia in particolare, questi racconti di viaggio suscitarono curiosità e meraviglia e ben presto si cominciò a evidenziare anche il valore culturale che la descrizione di nuove terre e di nuove popoli implicava. Si pensi alla fortuna del Devisement du monde (La descrizione del mondo) di Marco Polo che sottrasse l’Asia al destino di un orizzonte onirico popolato da fantasmi per restituirla a uno spazio animato da esseri umani e da strutture politico-culturali: fu uno dei grandi libri della civiltà europea. A par tire dal Cinquecento tale produzione libraria si intensificò. Vennero stampa te raccolte di viaggi che contenevano descrizioni e notizie, relative a varie parti del mondo allora conosciuto. Si pensi, per esempio, alla raccolta Viaggi fatti da Vinetia alla Tana, in Persia, in India, et in Costanti-
A lato. Battista Agnese, Moschoviae Tabula, la più antica mappa della Russia.
‘Tanna’ (Tana) era la città di partenza per Tartaria e Catay
This page. Battista Agnese, Moschoviae Tabula, the oldest map of Russia. The city of ‘Tanna’ (Tana) was the starting point for Tartary and Cathay
Sotto. Guanyin, Bodhisattva della Misericordia, Tarda dinastia Yuan, secolo XIII, porcellana. Staatliche Museen zu Berlin
Below. Guanyin, Bodhisattva of Mercy, Late Yuan dynasty, 13th century, porcelain.
Staatliche Museen zu Berlin
Photo by: Claudia Obrocki
bassadors of the Serenissima, missionaries and pilgrims who met along those routes, but also more and more people who were, ‘inflamed by an impatient desire to travel the world’, driven by a ‘noble desire to travel’, choosing ‘to go to Cathay’, despite the numerous pitfalls and difficulties of the Itinera Orientalia.
With the spread of printing, in Venice in particular, these travel narratives aroused curiosity and wonder, and it wasn’t long before the cultural values implicit in the descriptions of new lands and peoples also began to be examined. One thinks of the role of Marco Polo’s Devisement du monde (Description of the ), which rescued Asia from being regarded as a dreamland populated by ghosts and returned it to the world of real human beings and political-cultural structures – it’s one of the great books of European civilisation.
Collections of travel literature began to be produced from the 16th century onwards, and contained news and descriptions of the various parts of the world known to contemporaries. One example is the collection Viaggi fatti da Vinetia alla Tana, in
nopoli, pubblicata da Manuzio a Venezia nel 1543 che comprendeva, tra gli altri, i viaggi di Iosaphat Barbaro alla Tana (città posta alle foci del fiume Don) e in Persia (1473-1478) e di Ambrogio Contarini alla corte di Uzun Hasan/Assambei, sovrano Aq-Qoyunlu in Persia (1474-1477). I Viaggi dei due ambasciatori veneziani – inviati dal Senato per cercare l’appoggio militare persiano contro i Turchi – risultano particolarmente interessanti in quanto non rappresentano solo delle relazioni al Senato, ma resoconti rivolti a un pubblico più vasto con uno sguardo interessato e curioso ver-
Persia, in India, et in Costantinopoli, published by Manuzio in Venice in 1543, which included, amongst others, the voyages of Iosaphat Barbaro to Tana (a city at the mouth of the river Don) and Persia (14731478), and of Ambrogio Contarini to the court of Uzun Hasan/Assambei, the ruler of Aq-Qoyunlu in Persia (1474-1477).
The Viaggi of the two Venetian ambassadors sent by the Senate to seek Persian military support against the Turks are particularly interesting, since they address not just the Senate, but also a wider audience,
Sulle vie della seta, alla scoperta di popoli e civiltà. Attività di pesca nel Guilin, Zhangjiajie, Huangshan in Cina On the Silk Routes, discovering peoples and civilisations. Fishing in Guilin, Zhangjiajie, Huangshan of the China
so genti, costumi e terre ancora poco conosciute: consapevoli, in questo, di continuare una tradizione veneziana illustre che aveva in Marco Polo un punto di riferimento. Tra le produzioni editoriali più importanti spicca quella di Giovanni Battista Ramusio, Delle Navigationi et Viaggi, la cui prima edizione fu pubblicata a Venezia, in tre volumi, tra il 1550 e il 1559. Essa appare come la prima impresa editoriale di vasto respiro che si sia proposta di abbracciare tutte le zone geografiche verso le quali si era indirizzata l’espansione europea a partire dal Quattrocento. Grazie a opere come quella del Ramusio e alla diffusione di una copiosa messe di narrazioni odeporiche, a Venezia si poteva disporre di materiali e fonti di prima mano, resoconti di viaggio ricchi di notizie e informazioni. “Tanto è necessario il peregrinare per avere le sicure notizie dello stato de paesi, de climi, e de popoli” scriveva il viaggiatore veneziano Angelo Legrenzi, con la convinzione che non avrebbe maturato tante conoscenze “se non havesse havuto li soccorsi delle scoperte delle più remote terre dell’Asia” (A. Legrenzi, Il pellegrino nell’Asia, Venezia 1705).
Giampiero Bellingeri è stato docente di lingua e letteratura turca e filologia uralo-altaica all’Università Ca’ Foscari Venezia. Traduttore di autori turchi, si è occupato di rapporti culturali turco-veneti.
Giampiero Bellingeri was a lecturer in Turkish language and literature and Ural-Altaic philology at Ca’ Foscari University, Venice. A translator of Turkish authors, he has been involved Turkish-Venetian cultural relations.
‘I mondi di Marco Polo’, grande mostra a Palazzo Ducale fino al 29 settembre 2024
‘The Worlds of Marco Polo’, major exhibition at the Doge’s Palace until 29 September 2024
with a detailed account of peoples, customs and lands that were still little known, written very much in the illustrious Venetian tradition that has Marco Polo as its benchmark.
One of the most important books is Giovanni Battista Ramusio’s Delle Navigationi et Viaggi, whose first edition was published in Venice, in three volumes, between 1550 and 1559. It’s the first wideranging publishing venture with a declared aim of including all the geographical areas of European expansion since the 15th century. It is thanks to works such as Ramusio’s and to an abundance of odeporic literature, that such a supply of first-hand travel material rich in news and information could be found in Venice.
“Travel is necessary to have reliable information about the state of countries, climates and peoples,” wrote Venetian traveller Angelo Legrenzi, convinced that he would not have acquired so much knowledge “if he had not had the help of the discoveries of the most remote lands of Asia.” (A. Legrenzi, Il pellegrino nell’Asia, Venice 1705)
Giovanni Pedrini è dottore di ricerca in studi storici, geografici e antropologici presso l’Università Ca’ Foscari Venezia. È curatore della collana Hodoeporica. Venezia e gli Orienti (Vicenza 2006- 2020).
Giovanni Pedrini holds a PhD in historical, geographical and anthropological studies from Ca’ Foscari University, Venice. He is editor of the series Hodoeporica. Venice and the Orients (Vicenza 2006- 2020).
IN VILLA: IL MICROCOSMO
CHE HA DISEGNATO UN MONDO
INSIDE THE VILLA: THE MICROCOSM THAT DESIGNED A WORLD
Uno
spaccato di vita veneta nel giardino dipinto da Benedetto Caliari
A glimpse of Venetian life in the garden painted by Benedetto Caliari
Presente in tutte le antiche civiltà, dall’Egitto a Babilonia, dalla Cina a Roma, il giardino esprime il desiderio dell’essere umano di avere accanto a sé la natura, una natura, tuttavia, non terrifica ma rassicurante e accogliente, ‘regolata’, se non assoggettata, dal proprio intervento e capace di riflettere il proprio gusto. Il giardino risponde altresì al desiderio di riposo e di svago, alla ricerca di bellezza e armonia attraverso il coinvolgimento di più sensi (l’odorato e l’udito accanto alla vista), ospita momenti tanto di raccoglimento personale quanto di convivialità, offre anche piante officinali e frutti preziosi. E molto altro.
Per evocare il giardino come parte del paesaggio veneto, in senso ampio, abbiamo scelto questa bella tela appartenente all’Accademia Carrara di Bergamo, che è, a tutti gli effetti, una galleria veneziana in territorio ora lombardo. Lì essa giunse dalla collezione Lochis alla metà dell’Ottocento con l’attribuzione a Paolo Caliari detto il Veronese, attribuzione in seguito corretta a favore di Benedetto Caliari, fratello più giovane e collaboratore di fiducia di Paolo, al quale viene riconosciuta dalla critica una specializza-
Found in all ancient civilisations, from Egypt to Babylon, from China to Rome, the garden is the embodiment of a human being’s desire to have nature at his side – a nature, however, not terrifying but reassuring and welcoming, ‘regulated’, if not subjugated, by his own intervention and capable of reflecting his own taste. The garden also satisfies the desire for rest and recreation, and the search for beauty and harmony through the involvement of the senses (smell and hearing alongside sight). Moreover, it hosts moments of both personal recollection and conviviality, and also offers medicinal plants and desirable fruit. And much more.
Quattromila le dimore nobili con broli e giardini costruite da fine ’400 From late 15th century, 4,000 noble residences with brolos and gardens
As an example of the garden as part of the Veneto landscape, in the broadest sense, we have chosen this beautiful painting belonging to the Accademia Carrara in Bergamo, which is to all intents and purposes a Venetian gallery in what is now Lombardy. It arrived there from the Lochis collection in the mid-19th century with an attribution to Paolo Caliari, better known as Veronese, an attribution later corrected in favour of Benedetto Caliari, Paolo’s younger brother and trusted collaborator, who is rec-
VISIONI VENETE VENETO VISIONS
di Paola Marini
Giardino in una Villa veneziana, dipinto da Benedetto Caliari, 1570-1580, Accademia Carrara, Bergamo
Garden in a Venetian Villa, by Benedetto Caliari, 1570-1580, Accademia Carrara, Bergamo
‘Dama pescatrice’, particolare
‘Lady fishing’ (detail)
zione nella costruzione delle architetture dipinte che in molti casi inquadrano i dipinti usciti dall’officina veronesiana.
La scena ha un rigoroso impianto prospettico e uno spiccato accento teatrale. Una parte importante delle informazioni è concentrata nel primissimo piano, dove una comoda serie di gradini dà accesso a un corso d’acqua, un canale o la stessa laguna di Venezia.
A sinistra, due servitori si preparano ad accogliere su un’imbarcazione simile a una gondola un’elegante dama, vestita alla moda della metà del Cinquecento, il maschio di spalle porgendole il braccio per facilitarne la salita a bordo, la giovane stendendo un drappo per renderne più comoda la seduta.
A destra invece un’altra dama guarda la scena mentre si dedica alla pesca, sedendo su una panca ricoperta di tessuto rosso al pari di quella che la fronteggia. Alle spalle del frequentato approdo, che ci appare come un palcoscenico, sorge un’altissima pergola, sostenuta da pilastri arricchiti da monumentali cariatidi all’antica e, nella parte superiore, coperta da un rampicante che, insieme con la tenda a sinistra, la rende ombrosa e accogliente. Sotto di essa un servitore
ognised by critics as a specialist in the depiction of the buildings that in many cases frame paintings that came out of the Veronese workshop.
The scene is rigorous in its use of perspective layout and is very theatrical in flavour. An important part of its story is centred on the foreground, where steps lead down to a waterway, maybe a canal or the Venetian lagoon itself. On the left, two servants prepare to welcome an elegant lady on a gondola-like boat, dressed in the fashion of the mid-sixteenth century, the male with his back to her offering his arm to help boarding, the female unfolding a drape to make her seat more comfortable.
Nelle Due dame sul balcone di Vittore Carpaccio un’altra ‘istantanea’ della vita in villa
Another ‘snapshot’ of life in a villa, from Vittore Carpaccio’s
Two Ladies on a Balcony
On the right, on the other hand, another lady is watching the scene as she continues fishing, sitting on a bench covered in red fabric like the one opposite her. Behind the busy, stage-like jetty, there’s a high pergola, supported by pillars decorated with antique-style caryatids and, in the upper part, covered by a creeper which, together with the curtain on the left, makes it shady and welcoming. Beneath it, a servant is setting the table with a white tablecloth stretching to the floor. Beyond the pergola, a
Le due parti riunite nel formato originale
The two parts reunited in their original format
Due Dame sul Balcone di Vittore Carpaccio, Museo Correr, Venezia
Two Ladies on a Balcony by Vittore Carpaccio, Correr Museum, Venice
Caccia in Laguna di Vittore Carpaccio, Museo Getty, Malibu
Hunt in the Lagoon by Vittore Carpaccio, Getty Museum, Malibu
sta allestendo la mensa sulla tavola dove è già stata stesa una bianca tovaglia lunga sino a terra. Oltre il bersò, un largo viale fiancheggiato da vistosi balaustrini scultorei colorati si apre tra due parterre dove siepi di bosso creano le rigorose partiture geometriche di quello che si sarebbe poi chiamato il giardino all’italiana, attraversato da filari di alberi snelli e circondato da un bosco leggero. Il viale conduce a una loggia porticata con archi fiancheggiati da colonne e coronata da un terrazzo da cui si può godere la vista del giardino e del paesaggio circostante. Questa costruzione, dalle forme architettoniche rinascimentali, costituisce il fuoco prospettico dell’intera rappresentazione e forse anche una chiave della sua lettura. Seppure a distanza di molti decenni e con un soggetto ben diverso, ma ugualmente connotato dalla presenza femminile, questo dipinto evoca lo stesso senso di sospensione e di infinito, di un’altra rara raffigurazione della vita domestica veneziana, le Due dame sul balcone di Vittore Carpaccio del Museo Correr di Venezia, alle spalle delle quali si svolgeva la Caccia in laguna ora al Museo Getty di Malibu (Los Angeles). Ovviamente, il giardino che vediamo non corrisponde ad una
Il fenomeno della villa presenta in Veneto un’ampiezza senza pari in Europa The villa phenomenon in the Veneto is unparalleled in Europe
wide avenue lined with coloured sculptural balustrades opens between two parterres where boxwood hedges create the rigorous geometric lines of what would later be called an Italian garden, crisscrossed by rows of slender trees and surrounded by light woodland. The avenue leads to a porticoed loggia with arches flanked by columns and crowned by a terrace from which the garden and the surrounding landscape can be viewed. This construction, with its Renaissance architectural forms, constitutes the perspective focus of the entire scene, and is perhaps also a key to its interpretation. Although many decades apart and with a very different subject, but equally marked by the presence of women, this painting has the same sense of suspension and infinity as another rare depiction of Venetian domestic life: Vittore Carpaccio’s Two Ladies on a Balcony from the Correr Museum in Venice, which used to be the lower part of Hunt on the Lagoon, now in the Getty Museum in Malibu (Los Angeles). Obviously, the garden we see is not a real place, it’s an artistic creation; but where might it be?
Either in Venice, where Jacopo de’ Barbari’s Bird’s Eye Plan of
realtà precisa, ma è frutto di una creazione artistica verosimile; dove possiamo immaginarlo? O a Venezia, che nella Pianta a volo d’uccello di Jacopo de’ Barbari dell’anno 1500 presenta già insospettabili spazi verdi privati aperti nel fittissimo tessuto urbano, soprattutto nelle isole della Giudecca e, sappiamo, di Murano, e ancor più nella terraferma, dove a partire dalla fine del Quattrocento si è sviluppato il fenomeno della villa con un’ampiezza che non ha pari in nessun’altra zona d’Europa.
Le ragioni sono note: la necessità di diversificare con l’investimento in agricoltura la base dell’economia legata fino da allora ai traffici navali, a seguito delle tensioni con i Turchi e della scoperta dell’America. A partire da quel momento e nei secoli successivi più di quattromila ville sorsero nei territori della Repubblica di Venezia, soprattutto in Veneto e in Friuli, ma anche in Lombardia e nel Trentino: ogni villa al centro di una grande azienda agricola e circondata da un giardino come questo e da un brolo di alberi da frutto.
Paola Marini è storica dell’arte, specialista del Cinquecento veneto, a cui ha dedicato importanti pubblicazioni e mostre internazionali. Ha diretto i Musei Civici di Bassano del Grappa e di Verona e le Gallerie dell’Accademia di Venezia. È ora presidente della Fondazione Roi di Vicenza, e dei Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia.
Pagina precedente. Venezia. Pianta a volo d’uccello, di Jacopo de’ Barbari (1500)
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Bird’s-eye-view map by Jacopo de’ Barbari (1500)
A lato. La villa ideale secondo l’architetto Andrea Palladio, con palazzo, giardini, foresteria e annessi agricoli
This page. The ideal villa according to architect Andrea Palladio, with palazzo, gardens, guest quarters and agricultural annexes
1500 already shows us unsuspected private green spaces in the dense urban fabric, especially on the islands of Giudecca and Murano, or more probably on the mainland, where from the end of the 15th century onwards the villa phenomenon developed on a scale unequalled anywhere else in Europe. The reasons for this are well known and lie in the need to diversify the economy, hitherto linked to shipping, with investment in agriculture following the battles with the Turks and the discovery of America. Over the following centuries, more than four thousand villas sprang up in the territories of the Venetian Republic, especially in the Veneto and Friuli, but also in Lombardy and Trentino, each villa at the centre of a large farm and surrounded by a garden, much like the one depicted by Veronese’s younger brother here, and a brolo (a plantation within the immediate villa perimeter) of fruit trees.
Paola Marini, art historian, specialises in 16th-century Veneto art, author of definitive works and organizer of international exhibitions. Former director of the Bassano del Grappa and Verona civic museums, and the Gallerie dell’Accademia in Venice. Now President of the Roi Foundation, and the Private International Committees for the Safeguard of Venice.
ELEONORA DUSE, LA ‘DIVINA’ CON ASOLO NEL CUORE
ELEONORA DUSE, LA
‘DIVINA’
WITH ASOLO IN HER HEART
Un profondo legame unì l’attrice al borgo trevigiano dove poi volle esser sepolta
A profound bond united the actress with the Treviso village where she wanted to be buried
Cento anni fa, il 21 aprile 1924, moriva di tisi a Pittsburgh, in Pennsylvania, dove si era recata in tournée con la sua compagnia, una delle più grandi attrici di tutti i tempi, che al Veneto, ad Asolo in particolare, fu sempre legatissima, tanto da volervi essere sepolta: Eleonora Duse, una vera e propria icona dell’arte tra Otto e Novecento. Ad Asolo aveva fatto visita per la prima volta, innamorandosene, nel 1892, a casa della mecenate americana Katherine de Key Bronson, un’aristocratica dimora di antico fascino chiamata ‘La Mura’, che più tardi negli anni la Duse volle anche prendere in affitto. E, sempre ad Asolo, decise poi di affittare la Casa dell’Arco, così soprannominata perché comprendeva parte della medioevale Porta di Santa Caterina (a fine dell’Ottocento appartenuta alla scozzese Jane Morison Miller, amica della sorella del poeta Robert Browning). Dal 1920 la Duse la elesse a sua dimora del cuore, in cui ritirarsi un giorno a vita privata dopo l’abbandono delle estenuanti scene, in un luogo idilliaco che si apriva contemporaneamente sulla vetta del Grappa e sulla vasta pianura, una visione paesaggistica sublime che le fece affermare: “Allorché la mattina apro le impo-
A un secolo dalla morte, la ‘musa’ di D’Annunzio spicca per la sua modernità
A century after her death, D’Annunzio’s ‘muse’ stands out for her modernity
One hundred years ago, on 21 April 1924, one of the greatest actresses of all time, who was so attached to the Veneto region – and to Asolo in particular –that she wanted to be buried there, died of consumption in Pittsburgh (Pennsylvania) while on tour with her company. Her name was Eleonora Duse, a true icon of the art bridging the 19th and 20th centuries.She had visited Asolo for the first time in 1892, falling in love with it while staying at an old-world aristocratic residence called ‘La Mura’, the home of the American patron-of-the-arts Katherine de Key Bronson, a place which Duse came back to later in life. Then, still in Asolo, she took out a lease on the Casa dell’Arco, so called because it included part of the medieval Porta di S. Caterina (which at the end of the 19th century had belonged to the Scotswoman Jane Morison Miller, a friend of the poet Robert Browning’s sister). From 1920, Duse chose it as her hideaway, the place where found privacy after the rigours of her life as an actress. Its idyllic setting faced both the peak of Monte Grappa and the vast plain below, a sublime panorama that caused her to say: “When I open my bedroom
VENEZIE SCRITTORI E LUOGHI
AND PLACES
THE VENETIAN REGIONS
di Sonia Sbolzani
Pagina precedente. L’attrice Eleonora Duse
interpretò personaggi complessi e moderni, tanto da essere considerata una diva contemporanea
Previous page. The actress Eleonora Duse played complex and modern characters, so much so that she is considered a very contemporary actress
Eleonora Duse in La Gioconda, fotografia Byron, 1900 ca.
Archivio Duse, Istituto per il Teatro e il Melodramma
Fondazione Giorgio Cini, Venezia
Eleonora Duse in La Gioconda, photograph Byron, c. 1900. Duse Archive, Institute for Theatre and Melodrama
Giorgio Cini Foundation, Venice
Presso la Fondazione Cini una mostra è dedicata ad abiti di scena e oggetti personalidella ‘divina’, che svelano un gusto raffinato e originale. È visitabile fino al 13 ottobre 2024
An exhibition at the Cini Foundation is dedicated to the stage costumes and personal effects of ‘la divina’, revealing her refined and original taste. Open until 13 October 2024
ste della mia camera, nel vano della finestra si inquadra il Monte Grappa. Allora metto due vasi di fiori sul davanzale. Ecco un altare”.
La divina attrice riuscì a tornare ad Asolo un’ultima volta solo nell’agosto del 1922, due anni circa prima della morte, ma come da lei stessa disposto, la sua salma venne tumulata in una tomba bianca molto semplice, rivolta verso il Monte Grappa, nel piccolo cimitero locale di Sant’Anna. I suoi resti furono rimpatriati dagli Stati Uniti in nave giungendo a Napoli per poi risalire la penisola, con un treno speciale e commemorazioni ovunque, fino ad Asolo, dove la sepoltura avvenne il 12 maggio 1924. La Duse fu molto legata anche a Venezia, dove abitò per un certo periodo sul Canal Grande a Palazzo Barbaro Wolkoff tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. La città lagunare non solo ospitò il suo primo trionfo sulle scene con La Principessa di Baghdad di Alexandre Dumas nel 1882, ma fu anche teatro del suo casuale incontro con Gabriele D’Annunzio all’Hotel Royal Danieli e poi di vari momenti della loro epica, lunga e tormentata storia d’amore (fu il Vate ad appellarla ‘Divina’, soprannome con il quale poi l’attrice fu spesso definita).
Fu un’artista veramente fuori dall’ordinario Eleonora Duse, in grado di calarsi completamente nei ruoli fino a identificarsi con le sue eroine, con una passione, una sensibilità, un’audacia che prima di allora non
shutters in the morning the view is of Monte Grappa. Then I place two vases of flowers on the windowsill. Behold my altar.”
La Divina only managed to return to Asolo one last time in August 1922 about two years before her death, but as she had planned her body was buried in a very simple white tomb facing Monte Grappa, in the tiny local cemetery of Sant’Anna. Her remains were repatriated from the United States by ship to Naples and then transported by special train, with commemorative events en route, up to Asolo for burial on 12 May 1924.
Duse was also very attached to Venice, where she lived in Palazzo Barbaro Wolkoff on the Grand Canal for a time in the late 19th and early 20th centuries. Here she had her first stage triumph with Alexandre Dumas’ La Princesse de Bagdad in 1882, but it was also the scene of her chance meeting with Gabriele D’Annunzio at the Hotel Royal Danieli and then of various episodes in their long and tormented love affair (it was the Vate who called her ‘Divina’, which became her customary sobriquet). Eleonora Duse was a truly exceptional actress, capable of immersing herself in her role to the point of truly identifying with her heroines, with a passion, sensitivity and audacity that had never been seen before. She was at least the equal, if not superior to, the great Sarah Bernhardt, giving her performances an emotional
si erano mai viste, innovando la recitazione teatrale come e forse più della somma Sarah Bernhardt, conferendole un tasso emotivo, una potenza visiva, un ritmo serrato ed un’intensità eccezionali, che ammaliavano il pubblico, insieme alla sua voce tersa e naturale, mai stucchevolmente impostata.
Tuttavia, il più autentico elemento di novità della Duse consiste, a mio parere, nella scelta delle parti femminili, che le diedero modo di sperimentare la sua arte drammatica al massimo grado. Spesso, infatti, preferì ruoli non da prima donna (persino in contrasto con i suoi impresari) per interpretare invece figure complesse, perdute, peccatrici non redimibili, socialmente non integrate in un mondo borghese perbenista. Non le interessava di fatto la qualità morale dei personaggi, ma la loro alienazione e la loro insanabile sofferenza per non appartenere legittimamente ad un alcun contesto. In questo senso, definirei il suo teatro ‘politico’, comunque impegnato e di denuncia femminista antelitteram (si pensi – solo per citare qualche esempio – alle donne di Ibsen, che lei amava particolarmente rappresentare, a quelle di A. Dumas, di Zola, di Verga, di D’Annunzio). Eleonora era nata il 3 ottobre 1858 a Vigevano, nel Pavese, da
La Duse fu molto legata anche a Venezia dove abitò per un periodo sul Canal Grande Duse was also very attached to Venice, where she lived for a period on the Grand Canal
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Asolo con sullo sfondo il Monte Grappa in una cartolina d’epoca
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Asolo with Monte Grappa in the background in a period postcard
A lato. Lunga e tormentata la storia d’amore del secolo, tra l’attrice e il poeta Gabriele D’Annunzio
This page. The love story of the century, long and tormented, between the actress and poet Gabriele D’Annunzio
heft, a visual power, a tight rhythm and an exceptional intensity that captivated audiences, all declaimed in a clear and natural voice that never cloyed. However, Duse’s greatest invention, in my opinion, lay in her choice of female roles, giving her the opportunity to experiment with her dramatic art to the highest degree. In fact, she often preferred secondary female characters (even against the wishes of her impresarios), playing complex, lost figures, unredeemable sinners, socially unintegrated in a respectable bourgeois world. She was not so much interested in the moral quality of her characters as in their alienation and their irremediable suffering when they did not legitimately ‘belong’. For this reason I would class her performances as ‘political’, and in any case ‘committed’ and ‘feminist’ ante litteram (one thinks of the women in Ibsen, for example, whom she particularly loved to play, and of those in Alexandre Dumas, Zola, Verga, and D’Annunzio). Eleonora was born on 3 October 1858 in Vigevano, province of Pavia. Her parents were both actors, originally from Chioggia, and had learnt their art as autodidacts. Her encounter with Sarah Bernhardt was formative, it was she who encouraged Duse to play com-
genitori entrambi attori originari di Chioggia e aveva appreso l’arte scenica da autodidatta. Decisivo nel favorire la sua vocazione teatrale fu l’incontro con Sarah Bernhardt, che la spinse verso l’interpretazione di personaggi complessi, moderni, ‘isterici’ come qualcuno volle definirli per sottolinearne la profonda inquietudine.
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Eleonora Duse in gondola a Venezia e in alcune delle sue interpretazioni
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Eleonora Duse in a gondola in Venice and photographed in some of her roles
A lato. Scorcio del borgo ameno di Asolo, eletto dall’attrice ‘a dimora del cuore’
This page. A glimpse of the beautiful village of Asolo, chosen by the actress as ‘my heart’s home’
Vicina agli ambienti artistici della Scapigliatura, adorata dal pubblico non solo italiano, infaticabile diva capace di affrontare lunghissime tournées, la Duse ebbe una vita privata movimentata e travagliata. Ma qui ci interessano soprattutto, più che le vicende personali, la sua originalità di straordinaria attrice e il suo rapporto con Asolo, per cui vogliamo concludere con queste sue parole: “Amo Asolo perché è bello e tranquillo, perché non è lontano dalla Venezia che adoro… allorché al mattino apro le imposte della mia camera, nel vano della finestra si inquadra il Monte Grappa. Allora metto due vasi di fiori sul davanzale. Questa sarà l’asilo della mia ultima vecchiaia, e qui desidero di essere seppellita. Ricordatelo, e se mai, ditelo”.
Sonia Sbolzani è un’economista di matrice bocconiana, saggista e giornalista culturale, con una solida esperienza nei settori della gioielleria e del lusso made in Italy. Ha pubblicato numerosi articoli e libri di arte, moda, economia, costume e società. Attualmente collabora con prestigiosi enti ed aziende di alta gamma.
plex, modern, highly charged characters, whose profound sense of unease saw them described by some as ‘hysterics’, to show the depth of their despair. Close to the artistic circles of the Scapigliatura movement, adored by audiences in Italy and abroad, and an indefatigable leading lady, capable of undertaking very long tours, Duse had a turbulent and troubled private life. But here we are more interested in the originality of her personality as a first-class actress and her relationship with the town of Asolo than the personal relationships she had during the course of her life. It seems appropriate, therefore, to conclude this brief article in Duse’s own words, talking about the place in the world she admired so much: “I love Asolo because it is beautiful and peaceful, because it is not far from the Venice that I adore... when I open my bedroom shutters in the morning the view is of Monte Grappa. So I put two pots of flowers on the windowsill. This will be my refuge in my late old age, and here I wish to be buried. Remember to do this, and if necessary, tell others to do it.”
Nuova traduzione
CASSIODORO CANTORE DEL RECIOTO SULLA VIA DEGLI ALTARI
CASSIODORUS CANTOR OF RECIOTO ON THE ROUTES OF FAITH
di Camilla Madinelli
Il letterato, prefetto di Teodorico, celebrò per primo il “nettare” della Valpolicella
Theodoric’s prefect, a man of letters, was the first to celebrate Valpolicella’s ‘nectar’
Era un ministro imperiale che decantava qualità e bontà dell’antenato del Recioto della Valpolicella, definito “vino puro, regale di colore, eccelso di sapore, sicché tu penseresti o che la porpora sia tinta dalle sue fonti o che i suoi liquori si credano spremuti dalla porpora”.
Era un politico onesto e instancabile, illuminato teologo, uomo di pace; niente di più moderno e attuale, insomma. Tale fu Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore (490-580 d.C.), politico, letterato e storico romano nonché Prefetto del Pretorio alla corte di re Teodorico, oggi sulla via della santità grazie alla causa di canonizzazione avviata dall’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace. L’iter è iniziato nel 2007 e non sarà breve, non solo per la necessità di presentare numerose e certe prove documentali ma anche per la lontananza nel tempo del personaggio. Il percorso, però, è avviato: il cantore del Recioto è candidato agli onori dell’altare e “la Valpolicella intende rendergli omaggio”, annuncia l’ideatore e curatore del progetto di valorizzazione e conoscenza su Cassiodoro, Lorenzo Simeoni, ideatore e curatore di “un progetto di programmi cul-
There once was an imperial minister who extolled the quality of the predecessor of Recioto della Valpolicella, calling it “pure wine, regal in colour, sublime in flavour, so that you would think either that the royal vestments are dyed by it, or that its colour is squeezed from the clothes.”
L’arcidiocesi di CatanzaroSquillace ha avviato l’iter per la sua canonizzazione
The archdiocese of CatanzaroSquillace has begun the process for his canonisation
He was an honest and tireless politician, an enlightened theologian, and a man of peace. In short, he couldn’t be more modern and relevant. This was Flavius Magnus Aurelius Cassiodorus Senatore (490580AD), a Roman politician, man of letters and historian, as well as Prefect of the Praetorium at the court of King Theodoric the Goth, now on the road to sainthood thanks to the proceedings for canonisation raised by the archdiocese of Catanzaro-Squillace. The process began in 2007 and will not be brief, not only because of the need to present abundant documentary evidence, but also because of the distance in time. The process, however, has begun: the admirer of Recioto is a candidate for sainthood, and ‘Valpolicella intends to pay homage to him,’ says Lorenzo Simeoni, the creator and curator of ‘a project of cul-
turali, approfondimenti storici e convegni annuali per far conoscere tutto quello che tale figura ha da dirci ancora oggi”.
Nato nella moderna Calabria a Scolacium, l’odierna Squillace, Cassiodoro perseguì un’importante carriera politica e, infine, durante la vecchiaia si ritirò nel paese natio fondando nei dintorni un monastero con una ricca raccolta di codici e uno scriptorium che divenne il prototipo dei centri culturali monastici del
Pagina precedente La formella in marmo, opera del maestro Alessandro Campostrini di Sant’Anna d’Alfaedo Previous page. Marble tile made by maestro Alessandro Campostrini of Sant’Anna d’Alfaedo
tural events, in-depth historical studies and annual conferences to communicate all that this man still has to tell us today.’
Born in modern-day Calabria in Scolacium, today’s Squillace, Cassiodorus had a successful career in politics and finally, in his old age, retired to his home town, founding a monastery with a rich collection of codices and a scriptorium that became the prototype of the monastic cultural centres of the Middle
Lo scorso novembre la Confraternita dello SNODAR ha installato la formella in un altare della splendida pieve romanica di San Floriano, nel cuore della Valpolicella classica
The SNODAR Guild incorporated the tile into an altar at the splendid Romanesque parish church of San Floriano in the heart of Valpolicella Classica last November
“Questo è veramente vino puro, regale di colore, principale di sapore, sicché tu penseresti o che la porpora sia tinta dalle sue fonti o che i suoi liquori siano creduti espressi dalla porpora.
[…] In autunno, scelta dai vigneti l’uva viene appesa capovolta sulle pergole domestiche, si conserva sui suoi pendagli e si custodisce in ambienti naturali: appassisce, non marcisce per la vecchiaia, allora trasudante gli evanescenti umori, addolcisce con grande soavità. Si protrae fino al mese di dicembre, fino a che il tempo d’inverno apra il suo flusso e in modo meraviglioso comincia ad essere vino nuovo, quando in tutte le cantine si trova quello vecchio. […]”
Estratto da Lettera al Canonicario 533-535 d.C.
Medioevo. Celebre la sua lettera al Canonicario delle Venezie, che oggi corrisponderebbe all’esattore delle tasse, scritta intorno al 533-535 d.C., in cui descrive con dovizia di particolari e ricchezza di aggettivi il vino da destinare alla mensa del re goto Teodorico e ai magazzini imperiali: un vino acinaticum, cioè nato dagli acini, prodotto con il medesimo metodo dell’appassimento del Recioto e ad esso simile per dolcezza e colore.
“Lì la dolcezza si sente con ineffabile soavità; non so da qual vigore è rafforzata la concentrazione; al suo assaggio la densità cresce, così tu diresti essere o un carnoso liquore o una mangiabile bevanda…” E ancora, sui metodi di lavorazione: “In autunno, scelta dai vigneti l’uva viene appesa capovolta sulle pergole domestiche, si conserva sui suoi pendagli e si custodisce in ambienti naturali: appassisce, non marcisce per la vecchiaia, allora trasudante gli evanescenti umori, addolcisce con grande soavità. Si protrae fino al mese di dicembre, fino a che il tempo d’inverno apra il suo flusso e in modo meraviglioso comincia ad essere vino nuovo, quando in tutte le cantine si trova quello vecchio”. Questa lettera è considerata la testimonianza più antica del ros-
“This is truly pure wine, regal in colour, full-bodied in taste, so that you would think either the royal vestments are dyed from its sources or that its colour is squeezed from the fabric.”. […] In autumn, grapes selected from the vineyards are hung upside down on domestic arbours, kept on their stems, and placed in natural surroundings: they wither, they do not rot from old age, and then exuding their vapours, they sweeten with great smoothness. This lasts until December, when the juice of the grapes pours out and in a wonderful way begins to be new wine, when in all other cellars only old wine is found. […]”
Excerpt from Letter to the Canonicarius 533-535 AD
Ages. His letter to the Canonicario delle Venezie, the equivalent of a tax collector today, is famous: written around 533-535AD, it describes a wine sourced for the table of King Theodoric and the imperial storehouses in great descriptive detail. The wine was called ‘Acinaticum’, so made from acini (grapes), and produced using appassimento, like Recioto, with the same sweetness and colour.
“The sweetness in this wine is incomparably smooth; I don’t know by what means it becomes so concentrated, but, on tasting, the body is so dense that you would say it’s either a meaty liqueur or an edible drink…” And again, on the processing methods: “In autumn, grapes selected from the vineyards are hung upside down on domestic arbours, kept on their stems, and placed in natural surroundings: they wither, they do not rot from old age, and then exuding their vapours, they sweeten with great smoothness. This lasts until December, when the juice of the grapes pours out and in a wonderful way begins to be new wine, when in other cellars only old wine is found.” This letter is thought to be the oldest evidence we have about the sweet red wine that is the father of Amarone,
Lorenzo Simeoni
so dolce padre dell’Amarone, del quale Cassiodoro è divenuto prestigioso testimonial. A memoria imperitura di tutto ciò, una formella in marmo eseguita dallo scultore Alessandro Campostrini di Sant’Anna d’Alfaedo è stata sistemata su un altare della pieve romanica di San Floriano, in Valpolicella. L’opera è stata ‘battezzata’ lo scorso autunno durante la serata ‘Cassiodoro. Un ministro imperiale sulla via della santità e la sua epistola sul Recioto’ a cui hanno partecipato il vescovo di Verona monsignor Domenico Pompili, il vicepresidente della Fondazione Masi Sandro Boscaini, il biblista monsignor Martino Signoretto, Lorenzo Simeoni e don Massimo Cardamone, postulatore diocesano della causa di canonizzazione di Cassiodoro. A fare gli onori di casa don Amos Chiarello, parroco di San Floriano. Un concerto a distesa simultaneo di tutti i campanili della Valpolicella ha reso omaggio all’antico romano che sapeva apprezzare il ‘vino di casa’, decretando quanto sia antico e profondo, da queste parti, il legame tra vite e territorio.
Camilla Madinelli, veronese, giornalista professionista dal 2007, vive e lavora in Valpolicella. È corrispondente del quotidiano di Verona ‘L’Arena’. Si occupa di attualità, territorio e cultura della sua terra, dove il vino fa la parte del leone. È laureata in Lettere moderne. Nel 2008 ha vinto il Premio Natale Ucsi: ‘Il genio della donna’.
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Nuova traduzione della Lettera di Cassiodoro in cui è descritto l’acinaticum, l’attuale Recioto
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New translation of Cassiodorus’ Letter, which talks about Acinaticum, today’s Recioto
A lato. L’appassimento sulle tradizionali canne di bambù per la produzione del Recioto ‘Angelorum’ di Masi
This page. Grapes drying on traditional bamboo canes for the production of Masi’s Recioto ‘Angelorum’
which makes Cassiodorus’s writing a precious testament. To commemorate this, a marble tile made by sculptor Alessandro Campostrini from Sant’Anna d’Alfaedo has been incorporated into an altar in the Romanesque parish church of San Floriano, in Valpolicella.
The work was ‘christened’ last autumn during an evening event dedicated to ‘Cassiodorus. An imperial minister on the road to sanctity and his epistle on Recioto’. Attendees included the Bishop of Verona, Monsignor Domenico Pompili; the Vice-president of the Masi Foundation, Sandro Boscaini; the biblical scholar, Monsignor Martino Signoretto; the scholar Lorenzo Simeoni and Don Massimo Cardamone, diocesan postulator for the canonisation of Cassiodorus. Don Amos Chiarello, parish priest of San Floriano, did the priestly honours. A simultaneous peal of bells from all the bell towers of Valpolicella paid homage to the ancient Roman who knew the worth of the region’s ‘house wine’. Which shows how deep and enduring the link between a wine and its territory can be.
Camilla Madinelli, from Verona, a professional journalist since 2007, lives and works in Valpolicella. Correspondent for the Verona daily newspaper ‘L’Arena’ covering current affairs, the local area and the culture of her land, where wine takes up the lion’s share. Degree in modern literature. In 2008 she won the Natale Ucsi Prize: ‘Il genio della donna’.
Le
LE MILLE E UNA DEVOZIONI DELLA PIETÀ POPOLARE VENETA
THE MANY EXAMPLES OF PIETY IN A LAND OF SIMPLE BUT GENUINE FAITH
di Nico Veladiano
tante tracce fiorite sul territorio di una fede semplice ma autentica
The many traces of a simple but authentic faith found in our region
Ancor oggi il viandante, ora ribattezzato escursionista, rimane sorpreso dal gran numero di edicole, capitelli, croci che incontra nel suo cammino sia che si snodi lungo sentieri di collina o montagna, sia anche in contrade di pianura. Sono la testimonianza di una pietà popolare che per secoli ha caratterizzato le nostre comunità, costituendo elemento caratterizzante e anche consolatorio di una vita ora fin troppo idealizzata, quasi ci si riferisse alla mitica età dell’oro, ma in realtà durissima, ricca di fatica, fame e malattie. In siffatto contesto, un provvidenziale appiglio, un’autentica ancora di salvezza, erano una serie di Santi e Madone (i veneti sono allergici alle doppie!) ai quali la gente semplice e operosa si rivolgeva a volte tirandoli zo ma più spesso intercedendo miracoli che poi, a volte, si avveravano. E se ciò fosse accaduto, di certo non sarebbe mancata la riconoscenza di quei nostri antenati che, magari trascurando il lavoro dei campi, senza esitazioni, avrebbero eretto una croce, un capitello, un’edicola ma anche una chiesetta per dire un grazie che nasceva dal cuore. Ed ecco il perché di tutti questi simbo-
Even today the wayfarer, now commonly called a tourist, is still surprised by the large number of small shrines, capitals, and crosses that he encounters on his travels, on paths through hills and mountains, or even in lowland districts, too. They bear witness to a popular piety that has been a feature of our communities for centuries, giving flavour and character, and even consolation to lives that have now become far too idealised, but which in reality were extremely hard, and riddled with fatigue, hunger and disease. This is the world of the Santi e Madone (sic – the Veneti are allergic to double letters!) who provided a foothold in providence and real chance for salvation for simple, hard-working people who sometimes prayed to them, but more often asked for miracles that occasionally even came true. And if the miracle did happen, there was no lack of gratitude from those ancestors of ours who, perhaps neglecting their work in the fields for a while, would have erected a cross, a capital, a shrine or even a small church to say a sincere thank you with no hesitation. Which is the reason for all these religious symbols
Galliano Rosset
li religiosi che costellano i nostri territori e davanti ai quali anche il moderno viandante si sofferma per preghiere silenziose che vanno ad alimentare l’anima mundi, costituita dai pensieri di tutti gli esseri viventi, come dicevano i platonici. Terra e Cielo, detti tradizionali e intercessioni sono quello che Galliano Rosset, storico e grande conoscitore delle leggende popolari ha condensato nel piacevole e interessante volume Santi e Madone nelle tradizioni delle campagne venete, la cui pubblicazione è stata promossa dal Comitato Pro Loco Vicentino. Sfogliare le pagine è riavvolgere all’indietro il nastro del tempo, spingendosi verso le origini della nostra civiltà contadina dove si riscopre quella pietà popolare che ha rappresentato l’unica, autentica alternativa alla
In un libro la memoria di un aspetto fondante della nostra civiltà contadina Memories of an important part of our peasant farming culture recorded in a book
that dot our territories and in front of which even the modern traveller pauses for silent prayers to feed the anima mundi containing the thoughts of all living beings, as the Platonists used to say. Heaven and Earth, with traditional sayings and intercessions, is what the historian and folklore expert Galliano Rosset has crammed into an interesting and delightful book, Santi e Madone nelle tradizioni delle campagne venete (Saints and Madonnas in the traditions of the Veneto countryside), published with the help of the Pro Loco Committee of Vicenza. Leafing through its pages is like rewinding the ribbon of time backwards, reaching back to the origins of our rural civilisation, where we rediscover the popular piety that was the only
fede predicata dai pulpiti, fatta di parole dotte, ma ai più incomprensibili e di minacce costituite da immaginosi inferni quando per molti l’inferno era spesso la vita quotidiana. Una fede semplice ma autentica, spontanea, capace di mescolare religione e tradizioni risalenti alla notte dei tempi, addirittura ai riti pagani, retaggio dell’antico Impero Romano e delle popolazioni che qualche millennio fa avevano colonizzato le nostre terre.
Galliano Rosset ci accompagna, quindi, con semplicità, attraverso immagini, frutto della sua straordinaria
A lato. L’affresco Madonna dell’uva su una delle pareti della sede delle cantine Masi, segno di devozione popolare, è stato recentemente restaurato
This page. The Madonna of the Grapes fresco on one of the walls of the Masi winery headquarters, an object of popular devotion and recently restored
authentic alternative to the learned faith preached from the pulpits that was incomprehensible to most, and full of menaces involving an imaginary hell, when for many hell was often daily life. It’s a simple but authentic belief, spontaneous, capable of mixing religion and traditions dating back to the mists of time, even to pagan rites, a legacy of the ancient Roman Empire and of the peoples that colonised our lands thousands of years ago.
Galliano Rosset uses images generated by his own remarkable skills as an artist to deftly guide us in
mano di artista, alla riscoperta di detti, tradizioni, riti, legati alla miriade di Santi e Madone la cui memoria vive attraverso le testimonianze che ci hanno lasciato i nostri avi. Ecco quindi che riscopriamo, ad esempio, attraverso la pagina dedicata alle festività pasquali, come uno dei detti più diffusi nel nostro dialetto ciapar carne (essere duramente sanzionati) risalga alla tristissima tradizione che vedeva i ricchi possidenti terrieri inviare ai poverissimi fittavoli di cui volevano liberarsi, una ricca fornitura di carne nell’imminenza delle festività pasquali. Un dono, che si rivela una sentenza inappellabile, per dire che a San Martino te ne dovrai andare, dovrai lasciare libera la casa, dovrai trovare per te e la tua famiglia un’altra sistemazione, un altro padrone. Cosa non semplice a quei tempi! Certamente quella che viene raccontata non è una religiosità dotta, ma espressione di una fede semplice e autentica, il cui valore è stato attestato anche nello scritto Evangelii Nuntiandi di Paolo VI che riconosce come la religiosità popolare sia ricca di valori e manifesti una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere. Un’importante conferma alla preziosità del libro viene da Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio Regionale del Veneto che nell’introduzione al volume afferma tra l’altro che “questa fatica
the rediscovery of sayings, traditions and rituals linked to a myriad of Saints and Madonnas whose memory lives on through the testimony of our forefathers.
This is how we discover, for example, in the section dedicated to Easter, the origin of one of our most common dialect sayings ‘Ciapar carne’ (to be harshly punished) comes from the brutal custom whereby rich landowners would send an ample supply of meat to the penniless tenant farmers they wanted to get rid of, in the run-up to the Easter festivities. The ‘gift’ was a sign that on Saint Martin’s Day the tenant was compelled to vacate his home and take his family elsewhere, to find another master. The decision could not be appealed and the task was no easy one in those days! What we find is certainly no learned religiosity, but rather an expression of a simple and authentic faith.
This is something that Paul VI wrote about in his Evangelii Nuntiandi, where he recognises the value of popular religiosity that manifests “a thirst for God that only the simple and the poor can understand.” There’s significant praise for the book in its introduction, written by Roberto Ciambetti, President of the Veneto Regional Council, who says, “this work by
Fittavoli agricoli posano per una foto nella giornata di festa
Agricultural workers pose for a photo on a free day
Pagina successiva. Illustrazioni tratte dal volume San Marco Evangelista e la Madonna di Monte Berico, Vicenza
Next page. Illustrations from the book Saint Mark the Evangelist and the Madonna of Monte Berico, Vicenza
di Rosset si può inquadrare come una specie di Biblia Pauperum o, ancor meglio, un Calendario laico dei Santi (e de le Madone), tutto veneto, ancor più antico del Martirologio Romano del cardinal Baronio, un Calendario laicamente religioso che per secoli ha segnato solennità, feste, memorie e quelle Memoria ad libitum a cui i celebranti ricorrevano per commemorare santi (o Madone) di forte valenza locale e nel quale ritroviamo usi, costumi, tradizioni che purtroppo in molti casi rischiano di essere dimenticati”.
Il filo conduttore di questa, come quella di altre pubblicazioni di Galliano Rosset – una ventina in tutto – è appunto quello di conservare e tramandare memoria per le giovani generazioni, al momento non interessate a questi argomenti ma che in futuro potrebbero essere attratte dalla curiosità di ricercare le loro radici ripercorrendo la storia di un passato per loro lontanissimo non tanto in termini temporali quanto di evoluzione dei costumi. E nelle pagine di questo straordinario autore potranno trovare quello che cercano in modo semplice e con quelle modalità visive che caratterizzano l’attuale società delle immagini.
Nico Veladiano, scrittore e giornalista vicentino, ha coordinato e partecipato a progetti di cooperazione internazionale. È curatore editoriale di libri attinenti cultura e tradizioni venete. Tiene conferenze su temi etico-filosofici relativi ai processi evolutivi dell’Uomo. È autore di romanzi e saggi.
Rosset can be seen as a kind of Biblia Pauperum or, even better, a secular ‘Calendar of Saints (and Madonnas) from the Veneto’ that’s even more ancient than Cardinal Baronio’s ‘Roman Martyrology’, a religious catalogue used by the layman for centuries to list solemnities and the ‘Memoria ad libitum’ ceremonies which commemorated Saints (or Madonnas) with strong local significance, where we find customs and traditions that unfortunately in many cases now risk being forgotten.”
The leitmotif of this, like that of Galliano Rosset’s other twenty-or-so publications, is the preservation and communication of memories of the past for the younger generation, who are currently not interested in such matters, but who in the future might want to search for their roots by retracing a history that is not so much distant for them in terms of time as in terms of the evolution of society. This extraordinary work will provide them with what they are looking for directly, using the visual modalities that characterise today’s image-led world.
Nico Veladiano, writer and journalist from Vicenza, organiser and participant in international projects. Editor of books on Veneto culture and traditions. Conference organiser on ethical-philosophical topics relating to the evolutionary development of Man. Novelist and essayist.
DAL CUORE DELL’OLTREPÒ PAVESE: ECCO LO SPUMANTE CLASSICO DI MASI
FROM THE HEART OF THE OLTREPÒ PAVESE: MASI’S SPARKLING WINE
di Claudia Stern
Il Moxxé del Re 100% Pinot Nero entra nel pantheon delle ‘bollicine’
Moxxé del Re 100% Pinot Noir enters the sparkling wine pantheon
Lontano dai sentieri turistici battuti, esiste in Italia una regione incantevole: l’Oltrepò Pavese. La ‘villeggiatura estiva dei milanesi’ è un angolo poco conosciuto della Lombardia, a sud di Milano. È un paradiso per gli amanti della natura, i buongustai e gli appassionati di spumante, caratterizzato da dolci colline, rigogliosi vigneti e pittoreschi villaggi che si susseguono come perle su un filo.
Vista dall’alto, l’area dell’Oltrepò Pavese somiglia a un grappolo d’uva. Le parti superiori si trovano nella pianura padana con vista sul maestoso Monte Rosa, mentre la punta meridionale confina con le cime montuose che separano la Liguria dalla Lombardia. Tra questi due estremi si estendono le colline ricche di vigneti, che da oltre 2000 anni offrono condizioni ottimali per la viticoltura. Circa 3000 ettari sono oggi piantati con una incredibile varietà di cloni di Pinot Nero. È qui che la famiglia Boscaini ha acquisito nel 2023 la tenuta vinicola Casa Re della famiglia Casati, con una villa di pregio in stile liberty a Montecalvo Versiggia e 18 ettari di vi’gneti incantevoli, ideali per la produzione di vino spumante di alto livello, come il Moxxé del
Far from the beaten tourist track, there is an enchanting region in Italy called the Oltrepò Pavese. This ‘summer resort of the Milanesi’ is a little-known corner of Lombardy, to the south of Milan. It is a paradise for nature lovers, foodies and sparkling wine aficionados, full of rolling hills, lush vineyards and picturesque villages that follow one another like beads on a string.
Seen from above, the Oltrepò Pavese area looks like a bunch of grapes. The upper parts lie in the Po Valley with a view of the majestic Monte Rosa, while the southern tip borders the mountain peaks dividing Liguria from Lombardy.
La ‘new entry’ Masi nasce in un territorio di antica vocazione vitivinicola Masi’s ‘new entry’ comes from a region with an ancient wine-making tradition
Between these two extremes lie hillsides rich in vineyards, which have provided perfect conditions for viticulture for over 2000 years. Around 3000 hectares are now planted with an incredible diversity of clones of the Pinot Noir grape variety. It was here that the Boscaini family acquired the Casati family’s Casa Re wine estate in 2023, with its fine Liberty-style villa in Montecalvo Versiggia and 18 hectares of delightful vineyards, ideal for the production of top-quality sparkling wines.
UN
Pagina precedente. La villa liberty ‘Casa Re’ che dà il nome alla tenuta
Preceding page. The Liberty-style villa ‘Casa Re’ that gives the estate its name
Moxxé del Re ha un perlage fine e persistente, delicati profumi di agrumi, fieno ed erba medica. La sostenuta acidità conferisce bevibilità e freschezza, con una piacevole sapidità derivante dai terreni calcarei delle colline di provenienza
Moxxé del Re has a fine, persistent perlage and delicate aromas of citrus fruit, hay and alfalfa. Good supporting acidity makes it very drinkable and refreshing, with an attractive tang from the calcareous soils of its hillside vineyards
Re Brut 2020, il primo metodo classico a marchio Masi da uve Pinot Nero, recentemente presentato ai mercati internazionali. Ha un perlage fine che sottolinea la consistenza cremosa e avvolgente in bocca, eleganti note agrumate, sentori di pane conta-
One of these is Moxxé del Re Brut 2020, the first Masi-branded Metodo Classico made from Pinot Noir, recently released onto the international market. The wine has a fine perlage, underlining a creamy, fullbodied texture on the palate, elegant citrus notes,
Nel territorio collinare dell’Oltrepò Pavese, a Montecalvo Versiggia, Masi ha acquistato la tenuta Casa Re con i suoi 18 ettari vitati a Pinot Nero
Masi has purchased the Casa Re estate, with its 18ha of Pinot Noir vineyards in Montecalvo Versiggia, sited in a hilly area of Oltrepò Pavese
VARIETÀ PINOT NERO
Pinot Nero
Vitigno a bacca rossa, originario della Borgogna (Francia)
Grappolo
Piccolo, compatto, a forma di cono/pigna, con buccia colorata e pruinosa.
Sensibile ai vari terroir, dona risultati molto diversi per vini rossi strutturati e prestigiosi spumanti metodo classico
Impianti
Perlopiù a controspalliera
Terreni
Di calcare, argilla e gesso
Ettari
3.000 ha di Pinot Nero nell’Oltrepò Pavese (terza zona mondiale dopo Borgogna e Champagne)
Metodo Classico
Nell’Oltrepò Pavese è nato il primo metodo classico mai prodotto in Italia, nel 1865
PINOT NOIR GRAPE VARIETY
Pinot Noir
Red skin grape, originating in Burgundy (France)
Bunches
Small, compact, conical / fir-cone shape, with grapes that have dark skins with a surface bloom. Sensitive to its various terroirs, harvests can be very different in the making of full-bodied red wines and prestigious Metodo Classico sparkling wines
Training
Mostly ‘controspalliera’ (on wire frames)
Soils
Limestone, chalk and clay
Hectares
3,000 ha of Pinot Noir in the Oltrepò Pavese (third largest zone in the world after Burgundy and Champagne)
Metodo Classico
Italy’s first Metodo Classico sparkling wine was made here in the Oltrepò Pavese area in 1865
dino appena sfornato e delicati toni floreali, sottili e complessi. Seguono i sentori di frutta a nocciolo matura e di fini erbe aromatiche.
Tutto in questo vino è così armoniosamente intrecciato, fresco e invitante da far venire voglia di assaporarlo in abbinamento alla cucina della regione, che vanta prodotti ricercati e di pregio come il ‘Salame di Varzi’ dop, i peperoni di Voghera, la zucca berrettina, i formaggi di montagna, il miele, lo zafferano, i tartufi neri, le ciliegie di Bagnaria e le mele varietà Pomella Genovese.
L’Oltrepò Pavese non è solo un piacere per il palato e i sensi, ma anche un luogo ricco di storia e cultura, con i numerosi castelli e le fortezze medievali che dominano le colline vitate e offrono una vista incantevole sul paesaggio. La montagna è ancora in gran parte ampiamente incontaminata e nelle notti serene si può ammirare un cielo stellato particolarmente brillante, magari dal Planetario di Ca’ del Monte, tra i più moderni d’Italia.
Questo gioiello a sud di Milano merita una scoperta.
Perfetto come aperitivo o per festosi brindisi, accompagna le crudités di pesce, salmone affumicato, piatti vegetariani.
Ottimo con i fritti, di verdura o di mare, e con primi piatti come il risotto alla milanese
Perfect as an aperitif or for festive toasts; good with fish crudités, smoked salmon and vegetarian dishes. Excellent with fried food, vegetables or seafood, and with first courses such as risotto alla milanese
hints of freshly-baked country bread and delicate floral tones, subtle and complex. Hints of ripe stone fruit and aromatic herbs are on the finish.
Everything in this wine is so harmoniously interwoven, fresh and inviting, that it makes you want to try it with the region’s food specialities, which boast such sought-after and prized products as Salame di Varzi DOP, Voghera peppers, Berrettina pumpkins, mountain cheeses, honey, saffron, black truffles, Bagnaria cherries and Pomella Genovese apples.
The Oltrepò Pavese provides not only pleasure for the palate and the senses, but it’s also a place that’s rich in history and culture, with numerous castles and medieval fortresses that dominate the vine-covered hillsides and offer enchanting views of the landscape. The mountains are still largely unpolluted and on clear nights you can admire a particularly brilliant starry sky, perhaps from the Planetarium of Ca’ del Monte, one of the most modern in Italy.
This jewel of a location, south of Milan, is well worth discovering.
Stern is a sommelier, journalist, event organiser and wine communicator at an international
Claudia Stern è sommelier, giornalista, organizzatrice di eventi, comunicatrice del vino a livello internazionale, ma con un’anima italiana.
Claudia
level, but with an Italian soul.
FONDAZIONE MASI APPROFONDIMENTI FROM THE MASI FOUNDATION INSIGHTS
LA MEMORIA INCERTA DEI TOTALITARISMI. UN PASSATO
CHE CI INTERPELLA
UNCERTAIN MEMORIES OF TOTALITARIANISM. MESSAGES
FROM THE PAST
a cura della
Due libri per riflettere: un incontro promosso da Fondazione Masi e Società Letteraria
Two books for thought: conference by the Masi Foundation and the Literary Society
Fare i conti con il passato, cioè, fare memoria risulta sempre operazione faticosa, ma anche necessaria: uno sguardo attento e critico al passato aiuta a ricavarne uno lucido e non pregiudiziale sul presente. È l’obiettivo che sotto il titolo Noi e la memoria incerta dei totalitarismi. Dal delitto Matteotti alla caduta del Muro la Fondazione Masi si è proposta nel promuovere, con la Società Letteraria di Verona, la presentazione di due libri: Il nemico di Mussolini. Giacomo Matteotti, storia di un eroe dimenticato di Marzio Breda e Stefano Caretti, e A cavallo del muro. I miei giorni nell’Europa dell’Est di Demetrio Volcić, a cura di Paolo Possamai e Livio Semolić. Relatori due storici amici della Fondazione, Marzio Breda e Paolo Possamai, con gli interventi della presidente della Società Letteraria Daniela Brunelli e del docente e ricercatore Riccardo Mauroner. “In Italia a Giacomo Matteotti abbiamo dedicato 3.200 tra piazze, vie e ponti, ma molti lo ricordano solo per la tragica fine, pochi ne conoscono la storia personale e politica, fondamentali per capire perché il 10 giugno 1924 un manipolo di fascisti sequestrò questo deputato del Polesine alla luce del sole a Roma, e lo assassinò”. Per colmare quest’oblio a 100 anni dal delitto, Breda e Caretti ricostruiscono – fatti e documenti alla mano – un’immagine a tutto tondo di colui che si
Coming to terms with the past, or rather, putting our memories straight, is always a difficult but essential operation: a careful and critical look backwards helps to formulate a clear and unprejudiced view of the present. This is why the Masi Foundation, together with the Literary Society of Verona, launched two books in a presentation called Us and the uncertain memory of Totalitarianism. From the Matteotti affair to the fall of the Wall. The books were: Mussolini’s enemy. Giacomo Matteotti, history of a forgotten hero by Marzio Breda and Stefano Caretti, and Straddling the Wall. My days in Eastern Europe by Demetrio Volcić, edited by Paolo Possamai and Livio Semolić. The speakers were two historian friends of the Foundation, Marzio Breda and Paolo Possamai, and contributions were also made by the President of the Literary Society Daniela Brunelli, and lecturer and researcher Riccardo Mauroner. “In Italy we have 3,200 squares, streets, and bridges named after Giacomo Matteotti, but many remember him only for his tragic end; few know his personal and political history, which is essential for understanding why on 10 June 1924 a handful of Fascists kidnapped this member of parliament from Polesine at day break in Rome, and murdered him”. To correct this image, 100 years after the crime, Breda and Caretti map out a well-
Redazione
DALLA
può considerare il più strenuo e pericoloso oppositore di Mussolini. E non a caso la rivendicazione politica del delitto fatta dal duce alla Camera il 3 gennaio 1925, segnò la svolta del fascismo verso un regime totalitario. “Oggi si dà dell’eroe con facilità – ha spiegato Breda – ma Matteotti sì, per quanto subì in vita e anche da morto, va definito un eroe italiano vero”. Nel tracciare la traiettoria personale e professionale, con un tocco di autoironia coerente con la figura del grande inviato Rai, Possamai ha invece rilevato la grande capacità di Demetrio Volcić, Presidente della Fondazione Masi dal 2001 al 2009 e in seguito Presidente onorario, di raccontarci l’Est Europa sul finire della Guerra Fredda e negli anni successivi, ‘andando al nocciolo delle question’. Come nel caso di Putin: “I suoi reportages nel descrivere la parabola politica che lo portò da Leningrado al Cremlino hanno qualcosa di profetico se si considera quanto è poi ac-
rounded and well-documented image of the man who was Mussolini’s most strenuous and dangerous opponent. And it is no coincidence that the defence of this atrocity made by the Duce in the Chamber of Deputies on 3 January 1925 marked the turn of Fascism towards Totalitarianism. “Today people have no hesitation in calling him a hero,’ explained Breda, ‘and yes, for what Matteotti suffered in life, and even in death, he is a real Italian hero.” Talking about Demetrio Volcić, his career and his personal life, Possamai used a touch of self-mockery consistent with the figure of the great RAI correspondent, telling us about Volcic’s great ability to understand Eastern Europe at the end of the Cold War and immediately afterwards, his skill at ‘getting to the nub of the problem.’
Including with Putin: “His reports on the political parabola that took Putin from Leningrad to the Kremlin have something prophetic about them if you consider
caduto e oggi accade in Russia”. E al proposito, per Daniela Brunelli, viene naturale accostare Matteotti ad Anna Politkovskaja, la giornalista investigativa russa (con cittadinanza Usa) che, tra le altre inchieste sul regime di Putin, aveva denunciato gli orrori della guerra in Cecenia, e fu uccisa a Mosca mentre rincasava il 7 ottobre 2006. Entrambi difensori della libertà e della verità fino al sacrificio della vita, contro la vocazione totalitaria e le pratiche dei regimi al potere nei loro paesi. Una lezione da non dimenticare: la democrazia, come ha concluso Possamai, ha sempre bisogno della nostra vigilanza.
Il saluto di Isabella Bossi Fedrigotti e Sandro Boscaini alla tavola rotonda, guidata da Gabriele Colleoni
Contributions from Isabella Bossi Fedrigotti and Sandro Boscaini at the round table moderated by Gabriele Colleoni
what happened then and is happening in Russia today.” This is why, for Daniela Brunelli, the Matteotti affair can be compared to what happened to Anna Politkovskaya, the Russian investigative journalist (with US citizenship) who denounced the horrors of the war in Chechnya, among other reports on the Putin regime, and was then killed in Moscow as she returned home on 7 October 2006. Both were defenders of freedom and truth to the point of sacrificing their lives fighting the Totalitarian regimes of their countries. It’s a lesson that must not be forgotten: democracy, as Possamai concluded, needs our vigilance eternally.
Ben
120
GIOVANI NOTE SUL PIANOFORTE CON IL SOSTEGNO DI FONDAZIONE MASI YOUTHFUL PIANO PLAYING, WITH THE SUPPORT OF MASI FOUNDATION
i pianisti in lizza a Lazise nella IV edizione dell’Amadeus Competition
As many as 120 pianists competed in the 4th edition of the Amadeus Competition in Lazise
È stata la Dogana veneta di Lazise, una delle ‘perle’ del Garda, la splendida cornice della quarta edizione dell’International Amadeus Piano Competition, il concorso pianistico internazionale riservato ai giovani, istituito nel 2019 dall’Accademia Amadeus e il Comune di Lazise su iniziativa dei pianisti Valentina Fornari, che ne è anche il Direttore artistico, e Alberto Nosé. Un appuntamento che dal 2022 trova un importante sostegno nella Fondazione Masi. Articolata in due sezioni – la prima suddivisa in sei categorie in base all’età fino a 27 anni, e la seconda, Premio Amadeus riservata ai pianisti fino ai 35 anni – la rassegna ha registrato una partecipazione crescente fino ai 120 candidati giunti da tutto il mondo in questa edizione. “Siamo molto soddisfatti dal numero degli iscritti – ha spiegato la presidente dell’Accademia Amadeus, Fornari – quest’anno abbiamo introdotto una novità per coinvolgere gli studenti del Conservatorio di Verona e di Accademie musicali del territorio che hanno scelto il loro pianista preferito tra i 6 finalisti del Premio Amadeus, per una borsa di studio speciale offerta dalla Fondazione Masi: assegno attribuito al pianista cinese Wuxi Nu.
Significativa partnership con il comune di Lazise, sede di un’importante tenuta Masi
Important partnership with the municipality of Lazise, home of a major Masi winery
It was the Dogana Veneta, or Veneto Customs House, in Lazise, one of the ‘pearls’ of Lake Garda, that was the splendid setting for the fourth edition of the International Amadeus Piano Competition, open exclusively to young performers in a format conceived by two pianists: Valentina Fornari, who is also its Artistic Director, and Alberto Nosé. The Amadeus Academy and the Municipality of Lazise were joint founders of the competition in 2019, and notable support has also come from the Masi Foundation since 2022. Divided into two sections – the first subdivided into six agegroups up to 27 years old, and the second, the Premio Amadeus, open to pianists up to 35 years old – the competition has seen increasing participation over the years and had 120 international competitors this year. “We are very pleased with the number of entrants,” said the President of the Accademia Amadeus, Fornari. “This year we started something new by asking students from the Verona Conservatory and local music academies to choose their favourite pianist from the 6 finalists for the Premio Amadeus. The chosen pianist wins a special scholarship sponsored by
a cura della Redazione
DALLA FONDAZIONE MASI APPROFONDIMENTI FROM THE MASI FOUNDATION INSIGHTS
La vittoria in questo concorso è andata al 28enne pugliese Giorgio Trione Bartoli. Sul podio anche il 22enne milanese Guido Orso Coppin (vincitore nella categoria D per i nati tra il 2002 e il 2006 dell’altra sezione) e il 21enne taiwanese Lin Pin-Hong. Trione Bartoli, cui sono andati i 4.000 euro in palio, è risultato vincitore anche dei premi ‘Giuseppe Peretti in memoriam’ e ‘Mezzano Romantica’. Il serbo Milan Slijepcević si è invece aggiudicato il premio della Giuria critica, sponsorizzato dalla Fondazione Masi. Nelle altre categorie sono risultati vincitori l’estone Anna Kostina per Prime Note (nati dopo il 2017); il sino-canadese Angel Heung per la categoria A (2014-2016); le italiane Chloé Vanessa Sganga Fiamingo per la categoria B (2011-2013) e Patrizia Amane Di Lella per la categoria C (2007-2010); ed ex equo l’italiana Chiara Bleve e il serbo Milan Slijepcević per la categoria E (1997-2001).
the Masi Foundation”; this year it was Chinese pianist Wuxi Nu. The winner of this year’s Premio Amadeus was 28-year-old Giorgio Trione Bartoli from Puglia. Other winners included 22-year-old Guido Orso Coppin from Milan (Category D in the other section, for those born 2002-2006) and 21-year-old Lin Pin-Hong from Taiwan. Trione Bartoli, who took € 4,000 in prize money, was also the winner of the ‘In Memory of Giuseppe Peretti’ and ‘Mezzano Romantica’ prizes. The Serbian, Milan Slijepcević, won the Critics’ Prize, sponsored by the Masi Foundation. In the other categories, the winners were the Estonian, Anna Kostina (Prime Note Category, born after 2017); the Sino-Canadian Angel Heung in Category A (20142016); the Italians, Chloé Vanessa Sganga Fiamingo for Category B (2011-2013) and Patrizia Amane Di Lella for Category C (2007-2010). The Italian Chiara Bleve and Serbian Milan Slijepcević were joint win-
Ricordando il sostegno alle iniziative culturali del territorio e ai giovani artisti, e in particolare quelle in ambito musicale – dal concorso Salieri-Zinetti al Settembre Musicale di Marano di Valpolicella, da Musica in Villa all’Ottobre Musicale intitolato a padre Terenzio Zardini – il vicepresidente Sandro Boscaini ha evidenziato come la Fondazione Masi sia “onorata da questa collaborazione con il comune di Lazise: qui c’è uno dei più interessanti luoghi di produzione della Masi, aperto al turismo e al pubblico, ed è nel contesto di questa convivenza che è nata la partnership”.
Pagina precedente l premio della critica Fondazione Masi è andato al giovane serbo Milan Slijepčević
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The Masi Foundation Critics’ Prize went to the young Serbian Milan Slijepcević
A lato. La partnership tra Amadeus Competition, Comune di Lazise e Fondazione Masi
This page. Partnership between the Amadeus Competition, the Municipality of Lazise and the Masi Foundation
ners for Category E (1997-2001). Speaking about the Masi Foundation’s support for local cultural activities and young performers, musicians particularly – in the Salieri-Zinetti Competition, the Settembre Musicale di Marano di Valpolicella, Musica in Villa, and the Ottobre Musicale named after Father Terenzio Zardini – Vicepresident Sandro Boscaini stressed that the Masi Foundation is “honoured to collaborate with the municipality of Lazise, the site of one of Masi's most important production facilities. The availability of this winery to tourism and the public is the spirit in which our partnership was born.”
Il
CIAK! SI SERVE IL RISOTTO ALL’AMARONE ACTION! AMARONE RISOTTO IS SERVED UP
a cura della Redazione
tradizionale piatto al Costasera presenza iconica nel film girato a Verona
The traditional Costasera-based dish: an iconic presence in the Verona film
Una Verona autentica, lontano dai clichés, per calare la trama in un’atmosfera ancora più intima e reale: è la Verona proposta da L’invenzione di noi due, il film tratto dall’omonimo bestseller del veronese Matteo Bussola e diretto dal vicentino Corrado Ceron, per la produzione della scaligera K+ Film di Nicola Fedrigoni. La pellicola, uscita in anteprima a Verona il 18 luglio scorso, è stata realizzata con il contributo della Regione Veneto, il patrocinio del Comune di Verona e un’importante partecipazione della Masi. Il regista, che aveva girato nel 2021 il suo primo lungometraggio Acqua e anice, prodotto sempre da K+, con Stefania Sandrelli, Paolo Rossi e Silvia D’Amico, offre, della città di Giulietta e Romeo, un ritratto fuori dai canoni classici per diventare paesaggio dell’anima raccontata attraverso la lente introspettiva dei due amanti, Milo e Nadia. Accanto ai luoghi più iconici la pellicola svela diversi angoli inediti della città e della provincia. Tra i simboli di Verona che compaiono nel film, c’è anche l’Amarone Costasera delle cantine Masi. Il protagonista Milo (il bravissimo Lino Guanciale) è infatti il cuoco di una tipica osteria veronese
An authentic Verona, far from the clichés, to make the story even more intimate and real: this is the city of L’invenzione di noi due (The invention of us two), the film based on the eponymous bestseller by Verona’s Matteo Bussola, directed by Corrado Ceron from Vicenza, and produced by Nicola Fedrigoni’s K+ Film from Verona. The film, which premiered in Verona on 18 July, was made with sponsorship from the Veneto Regional Government, the patronage of the Municipality of Verona, and a significant contribution from Masi. Ceron shot his first feature film Acqua e anice (Water and aniseed – also produced by K+) in 2021, starring Stefania Sandrelli, Paolo Rossi and Silvia D’Amico. L’invenzione di noi due shows the city of Romeo and Juliet in a light that goes beyond classical canons to become a landscape of the soul, as seen by the two introspective lovers, Milo and Nadia. Alongside the most iconic locations, the film focuses on several previously unseen corners of the city and its province. And one of the symbols of Verona to appear in the film is Masi’s Costasera Amarone. Milo, the hero (the very talented Lino Guanciale),
e, in una delle scene, prepara il tradizionale risotto all’Amarone con l’iconico vino della Valpolicella. Il piatto viene poi servito dal protagonista a una coppia di innamorati: “Ecco qua: un bel risotto all’Amarone, non c’è niente di meglio per festeggiare l’amore”. “Siamo entusiasti della collaborazione con la K+ e di vedere il nostro Amarone valorizzato in un contesto che celebra Verona e le sue tradizioni enogastronomiche”, sottolinea il direttore Marketing di Masi, Raffaele Boscaini. “Masi era già stata partner anche del film Finché c'è Prosecco c'è speranza, girato da K+ nei luoghi storici di produzione del Prosecco, con un’incursione in Valpolicella per il Premio Civiltà Veneta. Si tratta di collaborazioni che consolidano il legame del gruppo
Anche Masi tra gli sponsor di L’invenzione di noi due di Ceron. Continua
la collaborazione con K+ Masi also one of the sponsors of Ceron’s The invention of us two. The collaboration with K+ continues
is in fact the cook in a typical Veronese osteria and, in one of the scenes, he prepares the traditional risotto all’Amarone with Valpolicella’s most iconic wine. He then serves it to a couple in the restaurant who are clearly enamoured: “Here you are,” he says, “there’s nothing better than a nice Amarone risotto to celebrate love.” “We are enthusiastic about our collaboration with K+ and appreciate seeing our Amarone promoted in a context that celebrates Verona and its food and wine traditions,” says Masi’s Marketing Director, Raffaele Boscaini. “Masi has previously worked with K+ in the film Finché c’è Prosecco c’è Speranza (While there’s Prosecco there’s Hope), filmed in the historical sites of Prosecco production, with a foray
con il mondo della settima arte. Negli anni, la Fondazione Masi ha conferito lo storico Premio Masi Civiltà Veneta a personalità del cinema come Anna Proclemer, Ermanno Olmi, Tullio Kezich, Marco Paolini, Carlo Mazzacurati, Giuseppe Battiston, Natalino Balasso e Roberto Citran.
Importante anche la collaborazione con il regista Andrea Segre che ha realizzato per Masi il cortometraggio Il Gusto del Tempo, incentrato sul tema del tempo necessario per la produzione di un vino di pregio come l’Amarone.
Scene tratte dal film di Corrado Ceron, ispirate dal best seller di Matteo Bussola
Scenes from the film by Corrado Ceron, inspired by Matteo Bussola’s best seller
into Valpolicella for the Premio Civiltà Veneta.” Over the years, the Masi Foundation has awarded the historic Masi Civiltà Veneta Prize to cinema personalities such as Anna Proclemer, Ermanno Olmi, Tullio Kezich, Marco Paolini, Carlo Mazzacurati, Giuseppe Battiston, Natalino Balasso and Roberto Citran.
Another important collaboration was with director Andrea Segre, who made the short film Il Gusto del Tempo (The Taste of Time) for Masi, focusing on the theme of the time needed to produce a fine wine like Amarone.
UN
PREMIO SPECIALE DELL’OIV PER SANDRO BOSCAINI
A SPECIAL OIV PRIZE FOR SANDRO BOSCAINI
a cura della Redazione
In occasione del centenario dell’Organizzazione Mondiale della Vigna e del Vino
On the
occasion of the centenary of the International Organisation of Vine and Wine
Nata nel 1924 come Ufficio internazionale del vino per armonizzare la situazione mondiale della viticoltura, l’Organizzazione internazionale della Vigna e del Vino (OIV) oggi conta 50 Stati membri, che rappresentano l’87% della produzione mondiale di vino e il 71% del suo consumo e festeggia quest’anno il centenario di vita con una serie di eventi, che culmineranno nel 45mo Congresso mondiale della Vigna e del Vino in calendario a Digione, in Francia, dal 14 al 18 ottobre. Uno degli appuntamenti italiani si è tenuto a Firenze lo scorso 23 aprile, promosso dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino (AIVV). Nell’occasione, per mano del suo numero uno Luigi Moio, l’OIV ha conferito un premio speciale al presidente di Masi Agricola Spa, Sandro Boscaini, in qualità di Accademico di AIVV e sostenitore OIV per il programma di borse di studio per la formazione dei giovani professionisti del settore.
“Sono estremamente onorato in veste di accademico e in qualità di presidente della sesta azienda
Founded in 1924 as the ‘L’Office International du Vin’ to regulate the world of viticulture, the International Organisation of Vine and Wine (OIV) today has 50 member states, representing 87% of world wine production and 71% of its consumption.
It celebrates its centenary this year with a series of events, culminating in the 45th World Congress of Vine and Wine to be held in Dijon, France, from 1418 October. One of the Italian celebratory events was held in Florence on 23 April, organised by the Accademia Italiana della Vite e del Vino (AIVV).
The head of the OIV, Luigi Moio, used this opportunity to present a special award to the President of Masi Agricola Spa, Sandro Boscaini, in his capacity as an AIVV Academician and OIV member supporting the scholarship programme for the training of young professionals in the sector.
“I am extremely honoured as an Academician and as President of the sixth member company of its Consortium,” commented Sandro Boscaini on receiving
DALLA
Sandro Boscaini e Luigi Moio
membro del suo Consortium”, ha commentato Sandro Boscaini nel ricevere il riconoscimento.
“Dal 2023 Masi è l’unica a rappresentare l’Italia in questo prestigioso gruppo in ambito OIV. Questo è un riconoscimento alla nostra azienda e all’impegno di oltre quattro decenni del nostro Gruppo Tecnico che porta un contributo costante alla conoscenza del mondo del vino, delle uve autoctone e delle espressioni enologiche del nostro Paese”. Sempre per le celebrazioni dei cento anni, la storica cantina della Valpolicella ha poi collaborato all’appuntamento promosso il 26 giugno dalla Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Organizzazioni Internazionali a Parigi, con la conferenza ‘History of Wine Cultivation: from Innovation on Earth to Lunar
Masi è l’unica realtà italiana presente nel Consortium dell’ente che ha sede a Parigi Masi is the only Italian company in the consortium of the Paris-based organisation
the award. “Since 2023, Masi has been the only Italian member of this prestigious group within the OIV. This is a recognition of our company and the more than 40 years’ work of our Technical Group, who make a continuous contribution to knowledge about the world of wine, native grapes and the oenological expressions of our country.” Valpolicella-based Masi also took part in a centenary celebration event held on 26 June this year by the Rappresentanza Permanente d’Italia (Permanent Delegation of Italy) to the International Organisations in Paris. Speakers at the conference ‘History of Wine Cultivation: from Innovation on Earth to Lunar Terroir’ included OIV President Luigi Moio and Director General John Barker.
Terroir’, in cui sono intervenuti tra gli altri il presidente Luigi Moio e il direttore generale John Barker. “Masi, come unica realtà italiana nel Consortium, sente la responsabilità di rappresentare il più storico Paese della vite e del vino”, ha sottolineato Sandro Boscaini a margine della conferenza. “Condivido questo tributo alla nostra azienda con tutti i miei collaboratori”.
Durante la cena finale, il direttore tecnico di Masi Andrea Dal Cin ha guidato gli ospiti nella degustazione di una selezione di vini aziendali da diversi terroir
A lato. L’atteso intervento del dottor Sandro Boscaini
This page. The eagerly awaited speech by Dr Sandro Boscaini
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L’invito all’evento celebrativo a Parigi
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Invitation to the celebratory event in Paris
“Masi, as the only Italian company in the Consortium, feels the responsibility of representing the most historic wine-producing country,” Sandro Boscaini stressed at a conference fringe event. He added, “I share this tribute to our company with all my colleagues.”
During the closing dinner, Masi’s Technical Director Andrea Dal Cin gave guests a guided tasting of a selection of the company’s wines in a line-up designed to show the effects of different terroirs on different wines.
La
IL NUOVO TURISMO DEL LUSSO: TRA QUALITÀ E SOSTENIBILITÀ
NEW LUXURY TOURISM BASED ON QUALITY AND SUSTAINABILITY
di Valerio Corradi
sfida del futuro: coniugare la crescente domanda con la valorizzazione del territorio The challenge for the future: combining growing demand with regional promotion
Caro direttore, in giugno ho avuto l’occasione di partecipare, in qualità di relatore, alla prima Summer School ‘Luxury Tourism: Branding, Communication, Sustainability’, organizzata sul lago di Garda dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla Comunità del Garda. Uno dei meriti di questa iniziativa è di avere creato uno spazio di riflessione sull’impatto che la crescente domanda di servizi e di beni d’alta gamma sta avendo anche sui nostri territori e sulla loro economia. Una crescita che nelle sue diverse articolazioni produttive e commerciali include, tra gli altri, moda e abbigliamento, accessori personali, prodotti di bellezza, arredi, materiali per l’edilizia, automobili, opera d’arte fino ad arrivare all’ospitalità alberghiera di alto livello. Viene tuttavia da chiedersi quale sia il reale impatto che la domanda e l’offerta di servizi e di beni d’alta gamma stiano avendo sull’economia locale soprattutto in ambito turistico ed enogastronomico, dove una clientela alto-spendente e internazionalizzata va alla ricerca di piatti gourmet, di cibo e ingredienti di primissima scelta, di vini rari e altamente pregiati, di esperienze multisensoriali… Anche nei nostri territori, il lusso enogastronomico si connota sempre più per specifici luoghi, protago-
Dear Sir,
Last June, I was a speaker at the first Summer School event entitled ‘Luxury Tourism: Branding, Communication, Sustainability’, organised on Lake Garda by the Sacred Heart Catholic University and the Garda Community. One of the plus points of this event is that it provided an opportunity to reflect on the impact that the growing demand for high-end services and goods is having on our localities and their economies. Sectors involved include, amongst others, fashion and clothing, personal accessories, beauty products, furnishings, building materials, cars, works of art and even high-end hotels.
We have to ask ourselves, however, what the real impact of the supply and demand of such high-end services and goods is on the local economy, especially in the tourism and food and wine sectors, where a high-spending and international clientele is looking for gourmet products, top-quality food and ingredients, rare and highly-prized wines, and multi-sensory experiences…
In our regions, luxury food and wine is increasingly linked to specific places, personalities and events. Just think of all the starred restaurants, prestigious event venues and 5-star luxury hotels, which in the
nisti e rituali. Basti pensare ai ristoranti stellati, agli spazi per eventi di pregio e agli hotel 5 stelle lusso che solo sul Garda sono ormai saliti a una quindicina. La stessa diffusione di cantine ‘esclusive’ si ispira ai principi del design del lusso, nel quale elementi della tradizione rurale vengono valorizzati (e a volte fin troppo spettacolarizzati) all’interno di architetture ipermoderne, dotate delle più avanzate tecnologie. All’interno di questi ambienti operano équipes di professionisti con elevate competenze (addetti al marketing, chef, sommelier, guide) il cui compito è quello di creare e di far vivere, a un pubblico ristretto, esperienze culinarie e degustazioni uniche. Indubbiamente, si tratta di un ambito capace di mobilitare importanti investimenSti e di avviare sperimentazioni sul piano organizzativo, tecnologico, comuni-
Pagina precedente. Il piacere della convivialità immersi nella natura
Previous page. The pleasure of conviviality surrounded by nature
case of the restaurants now number around 15 on Lake Garda alone. The spread of ‘exclusive’ winery premises is also inspired by the principles of highend design, in which elements of rural tradition are picked out (and sometimes exaggerated even) as part of hyper-modern architectural structures equipped with the most advanced technologies. These are the homes of teams of highly skilled professionals (marketers, chefs, sommeliers, guides) whose task is to create and deliver unique culinary and tasting experiences for restricted audiences. This is an area that is undoubtedly rich in investment potential, and ripe for development at the level of structure, technology and communications, and valuable as well in terms of telling the story of local products, but in my opinion there is no lack of strong
In crescita il turismo di lusso. Un esempio: Il Quellehof Hotel, ospitalità a 5 stelle, in simbiosi con il territorio gardesano Luxury tourism is growing. An example: The Quellehof Hotel, 5-star hospitality fitting for the Garda area
Una delle mete esclusive più ambite del Garda: la villa di Punta San Vigilio
One of the most sought-after and exclusive destinations on Lake Garda: the villa at Punta San Vigilio
cativo e su quello del racconto dei prodotti tipici, ma a mio avviso non mancano al suo interno, spinte fortemente contraddittorie e alcune criticità. Ad esempio, viene da chiedersi, al di là delle operazioni di marketing, quanto i concetti di ‘sostenibilità’ e di ‘qualità della vita’ possano essere fino in fondo associati a interventi, strutture e progetti che, nonostante gli sforzi, hanno comunque un impatto ambientale e sociale non irrilevante, anche per il fatto di essere rivolti a pochissimi big spender che, soprattutto nel caso di catene internazionali, arrecano modesti benefici locali. Guardando al futuro ci si deve chiedere quale tipo di offerta d’alta gamma sia maggiormente auspicabile: se quella che mira unicamente a far crescere investimenti e utili rispondendo sempre e comunque a una domanda globalizzata (ma spesso anche superficiale e omologante) oppure un’offerta che accetta e fa propria la cultura del luogo e che si impegna a creare virtuosi collegamenti con il territorio mettendo davvero al centro gli aspetti tangibili (ad esempio risorse, paesaggi, strutture) e intangibili (parliamo di valori e cultura) di cui esso è portatore.
Valerio Corradi insegna Sociologia del territorio e del turismo all’Università Cattolica di Brescia. È membro dell’Osservatorio per il Turismo sul lago di Garda ed è Segretario generale della Rete Welfare Responsabile. Ha pubblicato Segni di speranza (2021), FuTurismi del Garda (2022) e Il Welfare Responsabile nella città glocale (2024).
internal contradictions and some obstacles to overcome within it.
For example, one has to wonder how much, outside the world of marketing, the claims with regard to ‘sustainability’ and ‘quality of life’ can be justified with activities, businesses and events that continue to have notable environmental and social impacts, despite all their efforts. Which is also thanks to the fact that they are aimed at a small band of big spenders who bring modest benefits to the local economy, especially if the businesses involved are internationally based.
Looking ahead, we need to ask ourselves what type of high-end entrepreneurial activity we really want. Should its aim be solely the increase of investments and profits, based on globalised (but often superficial and standardised) demand? Or should it be based on making the local culture its own, committed to creating virtuous links with the locality, focusing on both the tangible (resources, countryside, and buildings) and the intangible (values and culture) aspects of which it too is the standard bearer?
Valerio Corradi teaches Sociology of the Territory and Tourism at the Catholic University of Brescia. He is a member of the Lake Garda Tourism Observatory and Secretary General of the Welfare Responsabile network. He has published Segni di speranza (2021), FuTurismi del Garda (2022) and Il Welfare Responsabile nella città glocale (2024).
FONDAZIONE MASI A FIANCO DEL FESTIVAL DEGLI ORGANI STORICI
La Fondazione Masi ha sostenuto il Festival Organi Storici 2024, un programma di concerti estivi in chiese e pievi della Valpolicella. Il colore del suono dell’organo si è unito a quello di fiati e archi in serate di livello e da tutto esaurito. Alcuni musicisti hanno potuto soggiornare nella Foresteria di Serego Alighieri.
MASI FOUNDATION SUPPORTS THE HISTORIC ORGANS
FESTIVAL
The Masi Foundation gave its support to the Historic Organs Festival 2024, a programme of summer concerts in churches and parish churches in Valpolicella. The colourful sound of the organ joined wind and stringed instruments in evenings of high level, sold-out performances. Some of the musicians were accommodated in the Serego Alighieri Foresteria.
OMAGGIO
A DE BOSIO NEL CENTENARIO DELLA NASCITA
I 100 anni dalla nascita del regista Gianfranco De Bosio (Premio Masi 1984) sono stati celebrati nell’Arena di Verona con 5 rappresentazioni della sua versione dell’Aida. Il 5 settembre è stato proiettato all’Università il film Il terrorista, restaurato in digitale, cui è seguito un cocktail offerto da Fondazione Masi e Masi Agricola.
TRIBUTE TO DE BOSIO ON THE CENTENARY OF HIS BIRTH
The centenary of theatre and film director Gianfranco De Bosio’s (1984 Masi Prize) birth was celebrated in the Arena of Verona with five performances of his version of Aida. On 5 September, the film The Terrorist, digitally restored, was screened at the University, followed by a cocktail offered by Masi Foundation and Masi Agricola.
PRESENTATO IL FILM ERMANNO OLMI, IL PRIMO SGUARDO
Presentato a Verona il film intervista Ermanno Olmi, il primo sguardo, un dialogo di Marco Manzoni con il regista Olmi (Premio Masi 1994). Il suo sguardo non ha smesso di indagare il mistero dell’uomo, della natura e la profondità dello spirito, in tempi di crisi economica, ecologica ma soprattutto valoriale.
PRESENTATION OF THE FILM ERMANNO OLMI, THE FIRST GLANCE
Ermanno Olmi, il primo sguardo (Ermanno Olmi, the first look), is the title of the film presented in Verona where Marco Manzoni interviews film director Olmi (1994 Masi Prize). His attention has always been on the mysteries of life and nature, and on profundities of thought in times of economic, ecological and above all, moral crisis.
‘PREMIO MAZZACURATI’ A ELENA GIGLIOTTI E I PIONIERI
La prima edizione del ‘Premio Carlo Mazzacurati’ (Premio Masi 2009) promosso dall’omonima Scuola di cinema e del Cinema Odeon di Vicenza, ha riconosciuto ‘miglior personaggio’ di film italiani Carmen, de L’invenzione della neve, interpretato da Elena Gigliotti, e premiato il ‘film nascosto’: I pionieri diretto da Luca Scivoletto.
‘MAZZACURATI PRIZE’ FOR ELENA GIGLIOTTI AND I PIONIERI
The first edition of the ‘Carlo Mazzacurati Prize’ (2009 Masi Prize), sponsored by the ‘Carlo Mazzacurati Film School’ and the Odeon Cinema in Vicenza, has given the ‘best personality’ award in Italian films to Elena Gigliotti as Carmen in L’invenzione della neve (The invention of snow), and the ‘hidden film’ award to ‘I pionieri’ (The pioneers) directed by Luca Scivoletto.
FLASH DALLA
FONDAZIONE MASI FLASH NEWS FROM THE MASI FOUNDATION
RIPUBBLICATO MORIRE DI CLASSE DI BERENGO GARDIN
Ripubblicato il volume Morire di classe. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin (Premio Masi 2007) (ed. il Saggiatore), a cura di Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia. ‘Queste foto ricordano alle nuove generazioni quanta fatica si stata fatta per guadagnare quel mondo di diritti che ora è il nostro paese”.
BERENGO GARDIN’S MORIRE DI CLASSE REPUBLISHED
The book Morire di classe. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin (2007 Masi Prize) (Dying of class. The condition of madness photographed by CC and GBG) – pub. il Saggiatore – edited by Franco Basaglia and Franca Ongaro Basaglia has been republished. ‘These photos remind the new generation how much effort went into earning the world of rights that is now our country.’
LA TAMARO IN LIBRERIA CON IL VENTO SOFFIA DOVE VUOLE
Il 25 febbraio scorso Susanna Tamaro (Premio Masi 2002) è stata ospite dell’evento speciale organizzato da CartaCarbone all’Auditorium Santa Caterina a Treviso per presentare, insieme al giornalista Maurizio Caverzan, il suo nuovo romanzo epistolare Il vento soffia dove vuole (Solferino Libri).
TAMARO IN BOOKSHOPS WITH IL VENTO SOFFIA DOVE VUOLE
On 25 February, Susanna Tamaro (2002 Masi Prize) was invited to a special event organised by CartaCarbone at the Auditorium Santa Caterina in Treviso to present, together with journalist Maurizio Caverzan, her new epistolary novel Il vento soffia dove vuole (The wind blows where it wants) - Solferino Libri.
STEFANO LORENZETTO AGGIORNA FALCE E CARRELLO
È in libreria la nuova edizione del bestseller Falce e Carrello, di Bernardo Caprotti, (Marsilio Ed., Premio Masi 2006), il costruttore dell’impero Esselunga ai tempi delle grandi coop rosse. Stefano Lorenzetto ne sottolinea innanzitutto il profilo umano discretodi ‘droghiere’, padre e marito, poi di imprenditore lungimirante e deciso.
STEFANO LORENZETTO UPDATES FALCE E CARRELLO
Now available: a new edition of the bestseller Falce e Carrello (Sickle and Cartpub. Marsilio, 2006 Masi Prize) by Bernardo Caprotti, the founder of the Esselunga empire at the time of the big red co-ops. Stefano Lorenzetto emphasises the author’s modest human profile as a ‘grocer’, father and husband, and then his role as a far-sighted and determined entrepreneur.
RUMIZ NELL’EUROPA FERITA DA GUERRE E CONFLITTI SOCIALI
Paolo Rumiz (Premio Masi 2009) pubblica Verranno di notte: lo spettro della barbarie in Europa, Feltrinelli, 2024, dove tratteggia un continente ferito da guerre, confini sociali e geopolitici marcati a sangue, disumanità e indifferenza verso i migranti, stretto tra i poteri selvaggi dell’economia.
RUMIZ IN EUROPE WEAKENED BY WARS AND SOCIAL CONFLICTS
Paolo Rumiz (2009 Masi Prize) has published Verranno di notte: lo spettro della barbarie in Europa (They will come at night: the spectre of barbarism in Europe) –Feltrinelli 2024 – where he describes a continent wounded by wars, with social and geopolitical borders marked by blood, inhumanity and indifference towards migrants, squeezed by the brutal forces of the economy.
ALBO
D’ONORE DEL PREMIO MASI
MASI PRIZE ROLL OF HONOUR
CIVILTÀ VENETA
1981 Elio Bartolini
Biagio Marin
Giulio Nascimbeni
Alvise Zorzi
1982 I Solisti veneti
Uto Ughi
1983 Casa Marzotto
Bruno Visentini
1984 Antonio Cibotto
Gianfranco De Bosio
Anna Proclemer
1986 Casa Benetton
Ottavio Missoni
Luciano Vistosi
1988 Gaetano Cozzi
Giancarlo Ligabue
Pilade Riello
Fulvio Tomizza
1990 Claudio Magris
Zoran Musić
Hugo Pratt
1992 Fernando Bandini
Giuseppe Gozzetti
Demetrio Volcić
1994 Pier Giuseppe Cevese
Renato Olivieri
Ermanno Olmi
Apollinare Veronesi
1995 Isabella Bossi Fedrigotti
Cecilia Danieli
Paul Girolami
Lucia Valentini Terrani
Giuseppe Zigaina
1996 Ivano Beggio
Don Antonio Mazzi
Pierre Rosenberg
1997 Enzo Bettiza
Pierre Cardin
Federico Faggin
1998 Carlo Guarienti
Paola Malanotte
Luigi Meneghello
1999 Tullio Kezich
Cleto Munari
Giorgio Zanotto
2000 Fondazione Giorgio Cini
Tommaso Padoa-Schioppa
Marco Paolini
Giuseppe Sinopoli
2001 Mario Rigoni Stern
Renzo Rossetti
Wolfgang Wolters
Andrea Zanzotto
2002 Silvio Bertoldi
Ilvo Diamanti
Fulvio Roiter
Susanna Tamaro
2003 Gabriella Belli
Novello Finotti
Cesare Montecucco
2004 Ferruccio De Bortoli
Nadia Santini
Ettore Sottsass
2005
Guido Bertolaso
Gillo Dorfles
Francesco Macedonio
Alessandro Mazzucco
2006 Pino Castagna
Fondazione Cariverona
Marsilio Editori
2007 Antonia Arslan
Gianni Berengo Gardin
Milo Manara
2008 Bepi De Marzi
Lionello Puppi
Giovanni Maria Vian
2009 Lino Dainese
Carlo Mazzacurati
Paolo Rumiz
2010 Diana Bracco De Silva
Mario Brunello
Francesco Tullio-Altan
2011 Giuseppe Battiston
Arrigo Cipriani
Massimo Marchiori
2012 Andrea Battistoni
Giovanni Radossi
Gian Antonio Stella
2013 Giovanni Bonotto
Giacomo Rizzolatti
Sergio Romano
2014 Umberto Contarello
Mario Isnenghi
Alberto Passi per Associazione Ville Venete
2015 Massimiliano Alajmo
Carlo Rovelli
Elisa Toffoli
2016 Natalino Balasso
Giosetta Fioroni
Lorenzo Mattotti
2017 Emilio Franzina
Paola Marini
Elena Zambon
2018 Ferdinando Camon
Christian Greco
Carlo Nordio
2019 Roberto Citran
Pietro Luxardo
Nando Pagnoncelli
2020 Ilaria Capua
Reinhold Messner
Andrea Rigoni
2021 Roberto Battiston
Jane da Mosto
Paolo Fazioli
2023 Mario Cannella
Andrea Rinaldo
Gruppo Stevanato
CIVILTÀ DEL VINO
1987 Angelo Betti
1989 Emile Peynaud
1991 Zelma Long
1993 Hugh Johnson
1995 Noris Siliprandi
1996 Philippine de Rothschild
1998 Ezio Rivella
1999 Mondavi & Frescobaldi [Luce Joint Venture]
2000 Sirio Maccioni
2001 Fratelli Torres
2002 Famiglia Krug
2003 Nicolò Incisa della Rocchetta
2004 Andrea Muccioli [Comunità di S. Patrignano]
2005 Federico Castellucci
2006 Antonio Carluccio
2007 Peter Hayes
2008 Donald Ziraldo
2009 George Sandeman [Wine in moderation]
2010 Metropolita Sergi di Nekresi
2011 Jacques Orhon
2012 Lynne Sherriff [Masters of Wine Institute]
2013 Progetto Le Vigne di Venezia
2014 Andrea Bocelli
2015 Giuseppe Martelli
2016 Roger Scruton
2017 Luigi Moio
2018 Gerard Basset
2019 Jeannie Cho Lee
2020 Gruppo Riedel Glass
2021 Attilio Scienza
2023 Yuko e Shin Kibayashi
GROSSO D’ORO VENEZIANO
2003 Milan Kucan
2005 Vartan Oskanian
2006 Alvise Zorzi
2007 Hans-Dietrich Genscher
2008 Sanjit Bunker Roy
2009 Luigi Luca Cavalli-Sforza
2010 Péter Esterházy
2011 Mons. Luigi Mazzucato
2012 Kuki Gallmann
2013 Marjane Satrapi
2014 Svetlana Aleksievič
2015 Marina Militare Italiana
2016 Ágnes Heller
2017 Yolande Mukagasana
2018 Cardinale Mario Zenari
2019 Alain Finkielkraut
2020 Filippo Grandi
2021 Elena Cattaneo
2022 Procuratoria di San Marco
2022 Great Wine Capitals
CONSIGLIO DELLA FONDAZIONE MASI
MASI FOUNDATION BOARD
Presidente / President
Isabella Bossi Fedrigotti
Vicepresidente / Vice-President
Sandro Boscaini
Segretario / Secretary
Marco Vigevani
Consiglieri / Board Members
Michele Bauli
Francesco Benedetti
Bruno Boscaini
Marzio Breda
Franca Coin
Massimilla di Serego Alighieri
Federico Girotto
Maurizio Marino
Revisore / Auditor
Giovanni Aspes
COMMISSIONE DEL ‘PREMIO MASI PER LA CIVILTÀ VENETA’ ‘MASI CIVILTÀ VENETA PRIZE’ COMMISSION
Sandro Boscaini
Isabella Bossi Fedrigotti
Marzio Breda
Franca Coin
Gabriele Colleoni
Ilvo Diamanti
Massimilla di Serego Alighieri
Massimo Ferro
Andrea Kerbaker
Stefano Lorenzetto
Massimo Mamoli
Paola Marini
Pilade Riello
Paolo Possamai
Giovanni Maria Vian
Marco Vigevani
Stefano Zecchi
Filiberto Zovico
COMMISSIONE DEL ‘PREMIO INTERNAZIONALE MASI PER LA CIVILTÀ DEL VINO’ ‘INTERNATIONAL MASI
CIVILTÀ DEL VINO PRIZE’ COMMISSION
Relatore / Speaker
Federico Castellucci
Piero Antinori
Sandro Boscaini
Luciano Ferraro
Angelo Gaja
Jens Priewe
Alessandro Torcoli
dati al 31.07.2024
2023 Rakhshan Banietemad fondazionemasi.com
Jakob Gospel, 1304, Mesrop Mashtots Matenadaran, Yerevan