Le Venezie n. 57 anno 2024

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cultura e territorio

700 ANNI IN VIAGGIO CON MARCO POLO

700 YEARS OF TRAVEL WITH MARCO POLO di Giordano Tedoldi

ROSA DEI MASI: QUESTIONE DI STILE

ROSA DEI MASI: A LIFESTYLE CHOICE di Alessandra Dal Monte

L’ORTO PIÙ ANTICO DELLA BIODIVERSITÀ

THE OLDEST GARDEN OF BIODIVERSITY di Donatella Vetuli

Anno 20Numero 57Aprile 2024POSTE ITALIANE SPASPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE70%DCB VERONA

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Piazza San Marco in una miniatura del XV sec. dal Libro del Gran Kan di Marco Polo (Oxford, Bodleian Library)

Piazza San Marco in a 15th-century miniature from Marco Polo’s Book of the Great Khan (Bodleian Library, Oxford)

Direttore responsabile

Gabriele Colleoni

In redazione

Dora Stopazzolo

Cristina Valenza

Elisa Venturini

Traduzioni

Stephen Hobley

Impaginazione e stampa

Tipografia La Grafica

Vago di Lavagno (Vr)

Referenze fotografiche

Archivio Fondazione Masi

Archivio Masi

Archivio Muve

OMA Rotterdam

Museo Egizio

Jacopo Salvi

Hanno collaborato

Carlo Cambi

Alessandra Dal Monte

Elena Pala

Paolo Possamai

Alessandro Regoli

Sonia Sbolzani

Giordano Tedoldi

Donatella Vetuli

Marco Vigevani

© 2024 – Fondazione Masi, Villa Serego Alighieri, Gargagnago di Valpolicella (Verona)

Testi e immagini possono essere riprodotti, anche parzialmente, con autorizzazione

Pubblicazione realizzata con il contributo di Masi Agricola SpA

Anno 20 - Numero 57 - Aprile 2024 - pubblicazione quadrimestrale

Registrata presso il Tribunale di Verona il 24 giugno 2005, n. 1669

SOMMARIO CONTENTS

Con Marco Polo in viaggio oltre il tempo

Travelling beyond time with Marco Polo di Marco Vigevani

2 Nel Milione i mille e un racconto del veneziano per antonomasia

In the Milione a thousand stories from the Venetian by definition di Giordano Tedoldi

8 Il nuovo rosé firmato Masi: uno stile di vita

The new rosé by Masi: a lifestyle choice di Alessandra Dal Monte

16 Uno scrigno dell’Eden all’ombra del ‘santo’ da cinque secoli

A treasure chest of Eden in the shadow of a saint for five centuries di Donatella Vetuli

22 Colpo di fulmine. Il mistero della Tempesta di Giorgione

A bolt of lightning. The mystery of Giorgione’s Tempest di Sonia Sbolzani

28 Christian Greco: “Nella ricerca il futuro dei nostri musei”

Christian Greco: “The future of our museums lies in research” di Elena Pala

34 Demetrio Volcić, il testimone a cavallo del ‘muro’ Demetrio Volcić, the witness straddling ‘The wall’ di Paolo Possamai

40 Ezio Rivella, uno dei ‘padri’ della moderna enologia

Ezio Rivella, one of the ‘fathers’ of modern winemaking di Alessandro Regoli

44 Antonia Arslan e i vent’anni de La masseria delle allodole

Antonia Arslan and twenty years of Skylark farm a cura della Redazione

46 Un festival della fantasia e dell’arte dei ragazzi

A festival of fantasy and the art of children a cura della Redazione

48 Le chiacchiere non fanno cantina

Chatter doesn’t make wineries di Carlo Cambi

51 Dalla Fondazione Masi: flash Flash news from the Masi Foundation

e territorio Anno 20 Numero 57 Aprile 2024 POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE 70% DCB VERONA 700 ANNI IN VIAGGIO CON MARCO POLO 700 YEARS OF TRAVEL WITH MARCO POLO di Giordano Tedoldi ROSA DEI MASI: QUESTIONE DI STILE ROSA DEI MASI: A LIFESTYLE CHOICE di Alessandra Dal Monte L’ORTO PIÙ ANTICO DELLA BIODIVERSITÀ THE OLDEST GARDEN OF BIODIVERSITY di Donatella Vetuli
cultura

CON MARCO POLO IN VIAGGIO OLTRE IL TEMPO TRAVELLING BEYOND TIME WITH MARCO POLO

Settecento anni fa, il 9 gennaio 1324, tre anni dopo il più giovane Dante Alighieri, moriva a Venezia Messer Marco Polo. Non fu il primo occidentale a raggiungere la Cina e non fu neppure il più grande viaggiatore medievale, giacché qualche decennio più tardi l’instancabile memorialista mussulmano Ibn Battuta avrebbe percorso in lungo e in largo l’orbe tre volte più di lui.

Non lo ricordiamo dunque ancora oggi, in Italia e nel mondo, per i suoi primati: lo ricordiamo per qualcosa di molto più importante e significativo, ovvero avere aperto per primo l’immaginario dell’Occidente, dando forma narrativa all’Oriente e quindi all’Altro per antonomasia. Si potrebbe addirittura sostenere che prima di lui l’Occidente cristiano non avesse ancora preso completamente coscienza di essere un Occidente, diverso e in molti aspetti antagonistico ad un Oriente.

Marco è anzitutto un veneziano, dunque un mercante e in quanto tale un curioso, che annota e racconta tutto quello che vede. Per un cristiano della sua epoca, è anche singolarmente aperto alle fedi altrui. È il guadagno insieme alla curiosità e alla sete di avventura a muoverlo, ma, a differenza di tanti altri viaggiatori, esploratori e colonizzatori occidentali dei secoli a venire, non la rapina, non la sopraffazione, non l’assoggettamento di terre e genti. Per tutto questo, oltre che per la voglia di conoscere e sperimentare, sentiamo ancora oggi, a tanta distanza, Marco Polo come uno di noi, uno spirito libero all’avventura in un mondo immenso e sconosciuto.

Seven hundred years ago, on 9th January 1324, three years after the younger Dante Alighieri Alighieri passed away, Messer Marco Polo died in Venice. He was not the first westerner to reach China, nor was he the greatest medieval traveller: just a few decades later the indefatigable Muslim writer Ibn Battuta would travel the length and breadth of the globe, three times his distances.

We do not therefore remember him today, in Italy and elsewhere, for his record-breaking achievements; we remember him for something much more important and significant, namely for having been the first to open up the mindset of the West, giving narrative form to the Orient and thus to ‘the Other’ by definition. It could even be argued that before him the Christian West had not yet become fully aware of being a West, different and in many ways antagonistic to the East.

Marco Polo was first and foremost a Venetian, therefore a merchant and as such an inquisitive person, who noted down everything he saw. For a Christian of his time, he was also singularly open to the faiths of others. It was profit together with curiosity and the thirst for adventure that was his motivation, but, unlike so many other travellers, explorers and western colonisers of the centuries to come, he was not interested in robbery, oppression or the subjugation of lands and peoples. For all this, as well as for our thirst for knowledge, and at such a distance in time, we still feel today that Marco Polo is one of us, a free spirit on an adventure in an immense and unexplored world.

1 EDITORIALE EDITORIAL

NEL MILIONE I MILLE E UN RACCONTO DEL VENEZIANO PER ANTONOMASIA IN THE MILIONE, A THOUSAND STORIES FROM THE VENETIAN BY DEFINITION di Giordano Tedoldi

Marco Polo, 700 anni dopo: nuova versione di un ‘pilastro’ della letteratura Marco Polo, 700 years later: a new version of a ‘cornerstone’ of literature

Per la ricorrenza dei 700 anni della morte di Marco Polo, anche la rivista ‘Le Venezie’ dedicherà nei numeri del 2024 interventi per ricordare la figura del ‘Veneziano’ per antonomasia, riferimento per avventurosi viaggiatori e mercanti veneti successivi, che ha lasciato una traccia fondamentale nella cultura e nell’immaginario di questi sette secoli. E lo fa iniziando dall’opera da cui tutto ciò è scaturito: Il Milione, o meglio come scopriremo, La descrizione dettagliata del mondo. (g.c.)

Allo scorcio del XIII secolo la provvidenza che sempre mette mano ai grandi momenti dell’arte fa incontrare due personaggi alquanto eterogenei, che si incastrano nel perfetto ingranaggio di una mente e un braccio. La mente è il figlio di un intraprendente mercante veneziano, Marco Polo, che per ventiquattro anni aveva esplorato l’Oriente, divenendo, fin da ragazzo, uomo di fiducia del grande imperatore dei Mongoli, Qubilai Qa’an, per conto del quale aveva svolto delicate ambascerie e contribuito, con decisivi stratagemmi, ai trionfi dell’esercito imperiale. Il braccio è Rustichello da Pisa, “tardivo e modesto narratore di storie cavalleresche”, lo

To mark the 700th anniversary of Marco Polo’s death, ‘Le Venezie’ magazine will publish a series of features in 2024 on the man who was ‘The Venetian’ par excellence, an example for adventurous travellers and for Venetian merchants in his wake, who left a fundamental mark on the culture and thinking of these seven centuries. We start with the work that started it all: Il Milione. La descrizione dettagliata del mondo, or rather as we will discover, The Description of the World in Detail. (g.c.)

At the close of the 13th century, two disparate characters come together by chance to make a perfect team: one of them has the brains the other has the writing skills. The brains is Marco Polo, the son of an enterprising Venetian merchant, who had explored the East for twenty-four years, becoming a trusted advisor to the great Mongol emperor Kublai Khan as a boy, going abroad as an ambassador on difficult missions for his master and inventing stratagems that contributed to the success of the imperial army. The writing skills belong to Rustichello da Pisa, who is described as a “late and modest narrator of chivalric stories” by philolo-

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700 1324-2024
MARCO POLO

definisce la filologa Valeria Bertolucci Pizzorusso, il quale scriveva in franco-veneto: un ibrido di francese gotico per il lessico e di veneto e altre lingue italiane settentrionali per sintassi e morfologia.

La fortuita, spontanea collaborazione portò alla dettatura e messa per iscritto di uno dei vertici della letteratura mondiale, Il Milione, titolo non originario (ma forse un titolo originario definitivo non ci fu mai, solo uno di lavorazione) che deriva per aferesi da Emilione, soprannome della famiglia Polo;

gist Valeria Bertolucci Pizzorusso, and who wrote in Franco-Venetian: a hybrid of Gothic French for vocabulary, and Venetian and other northern Italian languages for syntax and morphology.

Their fortuitous and spontaneous collaboration led to the creation of one of the pinnacles of world literature, Il Milione, a title that derives from ‘Emilione’, the nickname of the Polo family, and may never have been definitive. The oldest and most authoritative manuscript calls it Divisament dou monde which, in

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Il giovane Marco Polo sul molo di Venezia (Disegno di Donn Philip Crane, 1878-1944) The young Marco Polo on the quay in Venice (Drawing by Donn Philip Crane, 1878-1944)

La Grande Muraglia cinese, sorta per motivi difensivi nel III sec. a.C., si sviluppò nei secoli a seguire integrata nel reticolo delle ‘vie della seta’, che univa commercialmente Europa con Medio Oriente, Asia, India, fino al Giappone

The Great Wall of China, built for defensive reasons in the 3rd century B.C., developed over the following centuries as part of the ‘Silk Road’, which connected Europe commercially with the Middle East, Asia, and India, as far as Japan

il manoscritto più antico e autorevole propone Divisament dou monde che, nella nuova edizione da me tradotta e pubblicata da Marsilio, guadagna finalmente l’onore della copertina: La descrizione dettagliata del mondo. Chi si stupisse perché finora nessuna delle precedenti edizioni recava l’unico plausibile titolo, ma solo quello fissatosi nella tradizione, sbalordirebbe ancora di più nell’apprendere che

the new edition translated by me and published by Marsilio, appears on the cover as: La descrizione dettagliata del mondo

If it’s astonishing that none of the previous editions had this title, and instead have a title drawn from tradition, it’s even more astonishing to learn that all the modern Italian versions rely on dubious, interpolated codices as their source, and all tack on

tutte le versioni in italiano moderno si poggiano, come loro fonte, su codici dubbi, interpolati, che chiudono la vicenda con un happy ending del tutto inopportuno in un’opera che è tutto fuorché consolatoria e confortevolmente conchiusa. Non solo Il Milione è, come certi capolavori sinfonici, un incompiuto, ma riflette in questo nonfinito il suo carattere fondamentale: il selvaggio empito avventuroso, il procedere inventivo e rapsodico, ansimante eppure sorvegliato da uno sguardo minuzioso che intessono tutto il racconto. Il codice ritenuto dagli studiosi più vicino al manoscritto originale, conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi, che ho adottato per la nuova edizione, di primo acchito si presenta al lettore come una mappa lacera in più punti, a tratti lacunosa e discontinua, senza la fluidità posticcia delle vecchie traduzioni. Non solo il finale è tronco (ma perfetto nel suo esplosivo clangore di armi nello scontro campale tra fazioni mongole rivali) ma lo snodarsi narrativo mostra gli effetti di un lavoro concitato, fatto col fiato sul collo: la collaborazione tra Marco Polo e Rustichello si interruppe bruscamente, dopo poco meno di un anno, con la liberazione del primo dalla comune prigionia genovese. Che ne è di questa urgenza nelle traduzioni che, finora, avrebbe potuto trovare il lettore italiano che non avesse voluto sobbarcarsi alle fatiche interpretative richieste dalle edizioni trecentesche, la veneta, la toscana, o addirittura la latina? Nella magra scelta disponibile di versioni in italiano moderno, spicca per popolarità quella pubblicata da Mondadori. Ma Il Milione tradotto da Maria Bellonci non è quel testo uscito dal fortunato sodalizio tra Marco Polo e Ru-

a happy ending to a story that is anything but consolatory and positive at its finish. In fact, not only is Il Milione an unfinished work, like certain symphonic masterpieces, but it reveals its fundamental character in this lack of conclusion: adventures in unknown territory, stop-and-start activity, and breathless action, all tempered by close control from the author. The codex which I have adopted for the new edition is considered closest to the original manuscript and is kept at the Bibliothèque Nationale de Paris. At first glance it looks like a ragged map with bits missing, and the story is certainly occasionally discontinuous, lacking the posturing fluidity of the old translations.

Not only is the ending truncated (however marvellously full of the noise of weapons clashing in the pitched battle between rival Mongolian factions), but the narrative shows a rush of last-minute activity as the collaboration between Marco Polo and Rustichello was abruptly terminated by the former’s release from their common Genoese captivity after little less than a year. What signs are there of this urgency in existing translations that can be found by Italian readers who don’t want to go through the interpretative labours required by the fourteenthcentury editions, the Venetian, the Tuscan, or even the Latin? In the meagre choice of modern Italian versions currently available, the one published by Mondadori stands out for popularity. But Il Milione as translated by Maria Bellonci does not sound like the product of the successful partnership of Marco Polo and Rustichello da Pisa: the language and phras-

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Storia di Marco Polo, pannello ricamato opera di Zoran Mušič (Premio Masi Civiltà Veneta 1998), ora in deposito presso il Museo della Cantieristica di Monfalcone Story of Marco Polo, embroidered panel by Zoran Mušič (Masi Civiltà Veneta Prize 1998), now kept at the Monfalcone Shipyard Museum

stichello da Pisa: le scelte lessicali, il giro di frase, il ritmo e, dunque, lo spirito della riscrittura bellonciana richiamano più un romanzo di un epigono di D’Annunzio che il resoconto sapido e urgente del sagace veneziano affamato di conoscenza, gloria e profitti. Questi ‘Milioni’ poco fedeli all’originale, dell’Oriente evocano immagini rugiadose e oppiacee; ma se si vuole sentire fischiare alle orecchie la brezza del viaggio, se si vuole più realisticamente vedere ciò che vide Marco Polo – quei nudi, icastici quadri di paesaggi, cavalcate, navigazioni, architetture, intraprese commerciali e costumi barbarici immediatamente seguiti da usanze raffinatissime e preclari esempi di civiltà, tutte meraviglie cui il traduttore accorto non riterrà di aggiungere una goccia di colore – bisogna ritornare alla sorgente. Occorre ripristinare nello spirito e nella lettera un libro incompiuto ed eccitante, sognante e concreto, che, senza denigrare l’utile né nascondere l’egoismo delle azioni umane, si conclude con una rovinosa battaglia, non con il ritorno a casa dell’eroe, ruolo di cui Marco, uomo del medioevo e dunque compenetrato di pudor sui, si sarebbe vergognato.

Giordano Tedoldi (Roma, 1971) ha pubblicato due antologie di racconti Io odio John Updike (Fazi, 2006; 2a ed. Minimumfax, 2016) e Decomposizione della letteratura (autop. Amazon, 2021), e tre romanzi, I segnalati (Fazi, 2013), Tabù (Tunuè, 2017) e Necropolis (Chiarelettere, 2019). Nel 2022 è uscita la sua traduzione di Viaggio al Congo di André Gide (Marsilio).

A lato. Rustichello da Pisa mette per iscritto i racconti del viaggio in Oriente di Marco Polo, entrambi reclusi nelle carceri genovesi di Palazzo San Giorgio

This page. Rustichello da Pisa writes down the story of Marco Polo’s journey to the Orient, while both men were in the Genoese prison of Palazzo San Giorgio

es used, the rhythms and whole spirit of Bellonci’s prose are more like a D’Annunzio novel than the meaty and urgent writing of a canny Venetian hungry for knowledge, glory and profits. These versions of Il Milione are unfaithful to the original, and to the Orient, evoking dewy, opiate images. If you really want to hear the desert winds whistling in your ears, if you really want to see what Marco Polo saw – the many scenes of bare landscapes, horse-rides, boat-trips, buildings, commercial ventures and barbarian customs, followed immediately by refinement and civilisation, all marvels which the shrewd translator will leave strictly unadorned – you have to go back to the source material. What’s needed is the restoration of the spirit and the word of an unfinished but action-packed book, with its dreams and its reality, without denigrating its usefulness or hiding the selfishness of human actions. It ends with a devastating battle, not with the hero’s return home; Marco Polo was a man of the Middle Ages and therefore had a sense of personal appropriateness, so he would not have approved.

Giordano Tedoldi (Rome, 1971) has published two anthologies of short stories Io odio John Updike (Fazi, 2006; 2nd ed. Minimumfax, 2016) and Decomposizione della letteratura (self-pub. Amazon, 2021), and three novels: I segnalati (Fazi, 2013), Tabù (Tunuè, 2017) and Necropolis (Chiarelettere, 2019). His translation of André Gide, the Viaggio al Congo (Marsilio) was published in 2022.

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palazzoducale.visitmuve.it

IL NUOVO ROSÉ FIRMATO MASI: UNO STILE DI VITA

THE NEW ROSÉ BY MASI: A LIFESTYLE CHOICE di Alessandra Dal Monte

Rosa dei Masi: innovazione ed eleganza per incontrare i nuovi trend

Rosa dei Masi: innovation and elegance to satisfy new trends

Non si beve più solo d’estate. E non è più il cugino defilato e un po’ bistrattato del rosso. Il vino rosato, rosé, o meglio ancora ‘rosa’, come dichiara fin dalla copertina un libro appena uscito che ne ricostruisce l’importanza storica – Il vino è rosa, scritto dal filosofo e vignaiolo Luigi Cataldi Madonna insieme a sua figlia Giulia – sta vivendo una rinascita. Lo dimostrano i numeri: i rosati crescono nei consumi internazionali insieme alle bollicine, mentre i rossi (soprattutto quelli molto strutturati) sono in calo. Il rosé è apprezzato per versatilità, piacevolezza, grado alcolico limitato e per la pluralità delle occasioni di consumo, con e senza cibo: aperitivo, pranzo, cena, dopocena. È il calice conviviale per eccellenza. E grazie all’allure che sa creare attorno a sé, soprattutto quando il packaging è molto allettante – pensiamo a bottiglie come quelle del famoso rosato provenzale Miraval, che sembrano bocce di profumo –sfocia nel lifestyle: bere rosé diventa a quel punto uno status

Per questo Masi, realtà vinicola fortemente radicata nella Valpolicella ma allo stesso tempo azienda internazionale, ha deciso di investire tempo e risorse per progettare un rosato che potesse competere a

It’s no longer just drunk in summer. And it’s no longer an unloved cousin of red wine. Rosé wine, rosé or better still ‘pink wine’ – as it is on the cover of the recently published book Il vino è rosa (Wine is pink), written by philosopher and winemaker Luigi Cataldi Madonna together with his daughter Giulia – is experiencing a renaissance.

The numbers prove it: rosés are growing in international consumption along with sparkling wines, while reds (especially the full-bodied ones) are in decline. Rosé is popular because of its charm, limited alcohol content and versatility of use, with or without food. It can be drunk as an aperitif, or for lunch, dinner, and even after dinner. It is the convivial choice par excellence. And thanks to the allure that surrounds it, especially when the packaging is so appealing – think of the perfume-like bottles used for the famous Provençal rosé Miraval – it has become part of lifestyle living, and a status symbol.

Un vino rosato frutto del lavoro di tre anni del Gruppo Tecnico Masi

A rosé wine born of three years of work by the Masi Technical Group

This is why Masi, a wine producer with strong roots in Valpolicella but at the same time an international company, decided to invest time and resources in creating a rosé that could compete on a

8 UN VINO UNA STORIA WINE STORIES

Leggero e versatile, diventa lifestyle con l’allure creata dal packaging, ispirato ai profumi provenzali Light and versatile, a lifestyle choice with the allure of new packaging inspired by perfumes from Provence

Rosa dei Masi è un rosato tenue, caratterizzato da intensi aromi floreali e piacevoli sentori di frutti rossi. Per Raffaele Boscaini è “conviviale per eccellenza, nasce per offrire agli amanti del rosé un’esperienza gioiosa, piacevole e rilassata”

Rosa dei Masi is a delicate rosé with intense floral aromas and attractive berry fruit aromas. For Raffaele Boscaini it’s “convivial par excellence, born to give rosé lovers a happy, enjoyable and relaxed experience”

livello mondiale con i prodotti delle regioni più conosciute (vedi Provenza).

Ci sono voluti tre anni di studio e brainstorming con tutto il Gruppo Tecnico, il think tank che pesca nelle varie aree aziendali per mettere insieme le migliori competenze e visioni, ma ora ci siamo: il Rosa dei Masi 2023, che uscirà in occasione del Vinitaly, è un vino pronto a prendere il volo come brand a sé.

“Tutto è cominciato nel 2020, poco prima del Covid”, spiega Raffaele Boscaini, responsabile marketing di Masi. “Dalla nostra area commerciale era emersa l’esigenza di avere un packaging allettante e attrattivo per il Rosa dei Masi. Poi, con la pausa forzata della pandemia, abbiamo ragionato meglio sul fenomeno rosé e ci siamo resi conto che serviva un pensiero più ampio, perché questo vino stava diventando una categoria vera e propria, con una elevata qualità e una maggiore longevità. Non era più solo un vino stagionale, e quasi nemmeno più un vino, ma piuttosto una bevanda collegata a un modo di essere, a uno stile di vita”. È parte dei doveri di una realtà come la nostra fare innovazione e sviluppare nuovi prodotti, anche attenuando concetti solitamente fondativi per i vignaioli come il territorio per focalizzarsi sulla qualità, sull’esperienza sensoriale e sullo stile di vita che il

global level with products from the best known regions, like Provence.

It took three years of study and the efforts of the entire Technical Group – the think-tank with representation from various functions in the company – to assemble the vision, but we are there now: Rosa dei Masi 2023 will be launched at Vinitaly and is ready to take off as a brand in its own right.

Qualità e packaging esprimono uno stile di vita
Quality and packaging display a way of being, a lifestyle

“It all started in 2020, just before Covid,” explains Raffaele Boscaini, marketing director at Masi. “Our sales area had come up with the need for attractive packaging for Rosa dei Masi. Then, when the pandemic put a pause on everything, we thought more about the rosé phenomenon and realised that we needed to think more broadly, because rosé was becoming a real category, with higher quality and greater longevity. It was no longer just a seasonal wine, and hardly even a wine anymore, but rather a drink connected to a way of being, a lifestyle. It is part of the duty of a company like ours to innovate and develop new products, even relaxing concepts usually fundamental to winemakers such as terroir to focus on quality, and the sensory experience and lifestyle that the wine represents.”

Today, wineries are increasingly called upon to create real brands, tailor-

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vino rappresenta, afferma il direttore Marketing di Masi. Oggi le cantine sono chiamate sempre di più a immaginare dei veri e propri brand, dei vini sartoriali che possano essere adatti alle varie esigenze di mercato. Non è più il cliente che trova il vino, ma il vino che trova il cliente. Bisogna identificare, scovare e fidelizzare il proprio consumatore attraverso bottiglie che lo incuriosiscano e lo soddisfino. Il nuovo Rosa dei Masi va in questa direzione, frutto di un complesso lavoro del Gruppo Tecnico, presieduto da Raffaele Boscaini e composto, tra gli altri, dal direttore enologia Andrea Dal Cin, dall’AD Federico Girotto, dal direttore vendite Pier Giuseppe Torresani e coadiuvato dal responsabile dell’area marketing prodotto Dario Patuzzo. Dopo anni di assaggi, di analisi attenta delle bottiglie e delle etichette dei competitors, di studio dei dati di mercato e prove in cantina, ecco come sarà il Rosa dei Masi 2023.

“Abbiamo vinificato le uve Merlot provenienti da un vigneto dell’alta Valpolicella – spiega Raffaele Boscaini – dove le elevate escursioni termiche producono aromi incomparabili e acidità sostenuta. Abbiamo scelto una pressatura soffice, a bassa temperatura e con un’ulteriore aggiunta di ghiaccio secco, per non estrarre troppo colore dalle bucce. Il risultato è un rosé dai

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Ideale per il bere giovane e consapevole, sempre in buona compagnia

Preceding page

Ideal for youthful, responsible drinking, always in good company

A lato. Perfetto con crudité di pesce, piatti vegetariani e sushi This page. Perfect with raw fish, vegetarian dishes and sushi

made wines that can be adapted to various market needs. It is no longer the customer who finds the wine, but the wine that finds the customer. You have to identify, find and retain your consumer through products that are both intriguing and satisfying.

The new Rosa dei Masi is one of these, the result of complex work by the Technical Group, chaired by Raffaele Boscaini and comprising, among others, director of oenology Andrea Dal Cin, CEO Federico Girotto, sales director Pier Giuseppe Torresani and product marketing manager Dario Patuzzo. After years of tastings, competitor product and packaging analysis, scrutinising market data and microvinifications, the profile of Rosa dei Masi 2023 has been decided.

Vinificato con uve Merlot provenienti da vigneti

dell’alta Valpolicella

Vinified with Merlot grapes from vineyards in upper Valpolicella

“We vinified Merlot grapes from a vineyard in the upper Valpolicella,” explains Raffaele Boscaini, “where high diurnal temperature variations produce exceptional aromas and good supporting acidity. We chose soft pressing, at low temperatures and with the addition of dry ice, so as not to extract too much colour from the skins. The result is a rosé with delicate hue, somewhere between onion skin and salmon, a nose that is fruity and floral but not cloying, and

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www.masi.it

A very versatile wine, floral and fruity, good with desserts and for making fruity cocktails too

Vino sartoriale, floreale fruttato, versatile anche con dessert e cocktails di frutta

ROSA DEI MASI 2023

Rosa dei Masi è prodotto con uve Merlot provenienti da vigneti dell’alta Valpolicella dove le elevate escursioni termiche producono profumi incomparabili ed acidità sostenute. Il lavoro in cantina è rivolto a preservare aromi ed equilibrio per produrre un rosato unico.

Vino conviviale per eccellenza, nasce per offrire agli amanti del rosé un’esperienza gioiosa, piacevole e rilassata.

Tipologia: Rosato Trevenezie Igt

Origine: Vigneti dell’alta Valpolicella

Vitigni: 100% Merlot

Alcool: 12% vol.

Note organolettiche: Rosa pallido con riflessi ‘buccia di cipolla’, al naso si manifestano aromi floreali intensi. Fresco e piacevole al palato dove si distinguono sentori di frutti rossi, con spiccate note di lampone. Finale secco sostenuto da una piacevole acidità.

Esperienza: Eccellente come aperitivo tutto l’anno e da degustare in piscina o in riva al mare in abbinamento a crostacei, ostriche e frutti di mare. Perfetto con il sushi e con un buon piatto di pasta alle vongole veraci. Ideale per cocktail alla frutta.

toni delicati, tra il colore della cipolla rossa e quello del salmone, un naso fruttato e floreale ma non stucchevole e in bocca una piacevolezza con un finale di pulizia. È un vino buono anche se servito leggermente più caldo. Il packaging è minimalista, con etichetta piccola e bottiglia trasparente per far vedere il contenuto e, al tempo stesso, elegante: il nostro caratteristico ovale è arricchito in etichetta da una profusione di petali di rosa disegnati a china con tratto leggero, a completare il messaggio di leggerezza e delicatezza”. In alto i calici, allora: alla nuova vita del vino rosa.

Alessandra Dal Monte, giornalista enogastronomica del ‘Corriere della Sera’, lavora nella redazione di ‘Cook’ dove scrive di tendenze della ristorazione e racconta il mondo del vino italiano attraverso la rubrica Wine Stories. Si occupa anche del coordinamento editoriale degli eventi della testata.

ROSA DEI MASI 2023

Rosa dei Masi is made with Merlot grapes coming from vineyards in upper Valpolicella where wide diurnal temperature variations produce incomparable fragrances and good balancing acidity. The production process in the winery aims to conserve both aromas and balance to make this rosé wine unique. A wine to enjoy in good company above all, crafted to give rosé lovers an enjoyable and relaxing experience.

Classification: Rosato Trevenezie IGT

Origin: Vineyards in upper Valpolicella

Grape varieties: 100% Merlot

Alcohol: 12% vol.

Tasting notes:

Look: pale pink with ‘onion skin’ reflections.

Nose: intense floral scents.

Palate: delightfully refreshing, with hints of raspberries and red currants. Dry finish balanced by pleasing acidity.

Enjoying this wine: Excellent as an aperitif, also to be enjoyed by the pool or on the seashore in combination with shellfish, oysters, and seafood. Perfect with sushi and a good pasta dish with clams. Ideal base for fruity cocktails.

an attractiveness on the palate that concludes with a clean finish. It is a good wine even when served not completely chilled.

The packaging is minimalist, with a small label and transparent bottle glass so that the contents can be clearly appreciated. And it has a certain elegance at the same time: our characteristic oval shape label is enriched with a profusion of delicate sketches of rose petals, to complete the message of lightness and delicacy.”

Bottoms up, then: to the new life of rosé wine.

Alessandra Dal Monte, food and wine journalist for ‘Corriere della Sera’, works in the editorial office of ‘Cook’ writing about restaurant trends and reporting on the world of Italian wine in the Wine Stories column. Also in charge of the editorial coordination of the newspaper’s events.

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UNO SCRIGNO DELL’EDEN ALL’OMBRA DEL ‘SANTO’ DA CINQUE SECOLI

A TREASURE CHEST OF EDEN IN THE SHADOW OF A SAINT FOR FIVE CENTURIES

L’Orto botanico di Padova, il più antico del mondo, custode della biodiversità

The Botanical Garden of Padua, the oldest in the world, guardian of biodiversity

Orchidee alla vaniglia, maestosi cedri, umili aromatiche, il tasso dalle virtù terapeutiche, piante secolari come la nobile palma che Goethe immortalò nei suoi scritti o come la magnolia, la più vecchia d’Europa e, ancora, esemplari velenosi, le carnivore, le acquatiche, i fiori infiniti quanto le sfumature cromatiche di questo Eden al centro di Padova. E poi felci, alghe, funghi in un archivio mai compiuto, il giardino del mondo, dal gelo estremo al deserto, dove sbocciano germogli come eroi silenziosi. È l’orto botanico dell’ateneo patavino, il primo fra tutti, istituito 479 anni fa, in origine hortus simplicium, cioè di quei medicamenti che provenivano direttamente dalla natura. Oggi, come un tempo, resta una farmacia verde, ma ha allargato i confini ben oltre i suoi tre ettari di superficie grazie alla didattica e alla ricerca di rilevanza internazionale e grazie soprattutto all’impegno per la biodiversità, pietra filosofale dei nostri giorni ovunque invocata. Afferma il professor Tomas Morosinotto, prefetto dell’orto botanico: “Sono cinquemila le specie vegetali qui custodite e che giungono da ogni parte del mondo. I nostri programmi puntano allo studio della biodiversità

Vanilla orchids, majestic cedars, humble aromatics, yew trees with their therapeutic properties, centuries-old plants such as the noble palm tree immortalised by Goethe, or Europe’s oldest magnolia, plus the poisonous plants, the carnivorous and aquatic ones, their flowers as infinite as the chromatic shades of this Eden in the centre of Padua. And then there are the endless ferns, seaweed and fungi, from gardens all over the world, grown in extreme frost and deserts, where buds blossom like silent heroes.

This is the Botanical Garden of the University of Padua, the first of its kind, established 479 years ago as a hortus simplicium, using nature to provide medicines. Today, it remains a plant-based pharmacy, but it has expanded its reach far beyond its three hectares of land thanks to internationally renowned teaching and research, and thanks above all to its commitment to biodiversity, the concept that is the universal watchword of our times.

Fondato dall’università nel 1545 come ‘farmacia verde’, oggi è un ‘archivio’ unico di specie vegetali Founded by the university in 1545 as a ‘green pharmacy’, today it is a unique ‘archive’ of plant species

Professor Tomas Morosinotto, prefect of the Botanical Garden, says: “We have 5,000 plant species from all over the world and we focus on the study of biodiversity for

16 MEMORIE DEL TERRITORIO MEMORIES OF THE TERRITORY
di Donatella Vetuli

per la tutela delle piante a rischio di estinzione come sta accadendo purtroppo in alcune zone del Triveneto. Diverse specie dei Colli Berici, ad esempio, potrebbero scomparire a causa delle attività dell’uomo a forte impatto ambientale. Se immagino un lontano futuro dell’orto botanico la direzione è, ancora e sempre, nella tutela della diversità biologica e nella comunicazione che ciò implica per rendere l’uomo più con-

Pagina precedente. Progetto originale dell’orto, inizialmente destinato a piante medicali

Previous page. Original design of the garden, originally intended for medicinal plants

the protection of plants at risk of extinction, as is unfortunately happening in some areas of the Triveneto region. In the Berici Hills, for example, there are several species under threat from the environmental impact of human activity. My idea of a long-term future for the Botanical Garden is, as ever, the protection of biological diversity and the enabling of effective communications to make man more aware of

Il più antico orto botanico del mondo nel cuore di Padova, a due passi dalla basilica di Sant’Antonio

The world’s oldest Botanical Garden is in the heart of Padua, a stone’s throw from the Basilica of St. Anthony

sapevole della ricchezza vegetale che deve proteggere se vuole vivere bene”. E curarsi, grazie alle proprietà medicinali dell’orto dei semplici tanto antiche quanto potrebbero rivelarsi efficaci anche contro le epidemie che oggi ci colpiscono. “Le piante sono fonte di molecole ancora inesplorate, hanno un potenziale tutto da studiare – continua il professor Morosinotto –. Sì, certo, si può pensare alle antivirali nella lotta al Covid. Ma penso soprattutto alla diffusione che ha avuto il Coronavirus prodotta anche dalla distruzione dell’ambiente. Sostenibilità è la parola chiave, ora viviamo in uno stato di disequilibrio. Le risorse potrebbero esaurirsi”. All’orto botanico la ricerca non si arresta e rilancia. Accanto al giardino rinascimentale, che conserva l’impianto originario, ricco di simboli filosofici e astrologici, e a quello della biodiversità con 1300 specie in cinque grandi serre che rappresentano la vegetazione della Terra, trova spazio il museo, inaugurato un anno fa. “La recente esposizione racconta la storia di questo patrimonio verde, ma anche quella dei rapporti tra botanica e medicina e tra arte e scienza – spiega la responsabile scientifica Elena Canadelli –. I nostri erbari sono costituiti da ottocentomila campioni, tra piante, felci, funghi e alghe. I fogli più antichi – aggiunge la ricercatrice – sono del Settecento, i più recenti dell’inizio del Novecento. L’erbario di Padova risale

the plant wealth that he must protect to live in tranquillity.” Plus the curative properties of the ancient plants in the medicinal garden that may yet prove effective against the epidemics that affect us today. “Plants are a source of as yet unexplored molecules, they have a potential that still needs studying,” Prof. Morosinotto continues. “Yes, of course, the antivirals used in the fight against Covid come to mind. But I am also thinking above all of the role of the destruction of the environment in the spread of the Coronavirus. Sustainability is the key; we now live in a state of disequilibrium. Resources may run out.”

At the Botanical Garden, research never stops. As well as the Renaissance garden, which retains its original layout, rich in philosophical and astrological symbolism, and the biodiversity garden with 1,300 species in five large greenhouses representing the plant life of the Earth, there is now a museum, opened a year ago. “The museum tells the story of our green heritage, but also that of the relationship between botany and medicine and between art and science,” explains scientific director Elena Canadelli. “Our herbaria consist of 800,000 samples, including plants, ferns, fungi and algae. The oldest records,’ she adds, “date back to the 18th century, and the most recent to the early 20th century. The herbarium of

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al 1835: era stato donato dall’allora prefetto Giuseppe Antonio Bonato insieme al materiale del predecessore Giovanni Marsili”.

Sedicimila le provette con semi di specie alimentari, medicinali e ornamentali. Ma il futuro è anche nella traduzione digitale delle descrizioni che gli erbari di

Illustrazione d’epoca tratta da L’Orto botanico di Padova nell’anno 1842 di Roberto De Visiani

Period illustration from L’Orto botanico di Padova nell’anno 1842 by Roberto De Visiani

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Eleganti geometrie riprendono motivi ornamentali veneti

Previous page. Elegant geometries echo ornamental motifs from the Veneto

A lato. Serre di piante esotiche

This page. Greenhouses full of exotic plants

Padua was founded in 1835 in a donation by the then prefect Giuseppe Antonio Bonato together with material from his predecessor Giovanni Marsili.”

There are 16,000 test tubes filled with seeds of foodstuff, medicinal and ornamental species. But the future also lies in the digital translation of the de-

www.ortobotanicopd.it

tutto il mondo, a iniziare da quello padovano, presentano. “Avremo un sistema unico on line che potrà fornirci informazioni sulla biodiversità – seguita Elena Canadelli –. Una conoscenza necessaria per intervenire laddove le piante sono in pericolo”.

Il passato si ritrova anche nella spezieria, farmacia rurale dell’Ottocento, con gli autentici strumenti dello speziale. Oggi si collabora con i giardini botanici di Singapore e con i Kew Gardens di Londra, mentre si rinnovano le serre. Al centro dei rapporti internazionali, l’orto botanico è stato iscritto nel 1997 nella lista del patrimonio mondiale Unesco. Si legge nelle motivazioni del riconoscimento: “Rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l’ecologia e la farmacia”. Generazioni di studenti hanno attraversato i suoi viali, da quando, nel 1545, Francesco Bonafede, il medico che ricopriva la cattedra di ‘Lettura dei Semplici’, lo volle: per sempre.

Donatella Vetuli è giornalista. Segue i temi ambientali, in particolare il mondo dell’agricoltura con attenzione al lavoro femminile. Si è occupata di diritti umani e intervento umanitario nei Balcani con il programma della missione Unops.

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Una delle sale espositive con tavole didattiche multimediali

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One of the exhibition rooms with multi-media educational displays

A lato

Touchscreen per scoprire la storia di 5.000 piante

This page.

Touchscreen to display the story of 5,000 plants

scriptions made by herbaria from all over the world, starting with Padua. “We are designing a unique online system that will teach us about biodiversity,” Elena Canadelli continues. “We need this knowledge to intervene where plants are in danger.”

The past can also be found in the apothecary’s shop, a 19th-century rural pharmacy equipped with authentic tools of the trade. Today, the greenhouses are being renovated and the Botanical Garden collaborates with its counterparts in Singapore and London’s Kew Gardens. Registered on the UNESCO World Heritage List in 1997, the citation reads: “The Botanical Garden is a cradle of science and scientific collaboration aimed at understanding the relationship between nature and culture. It has contributed greatly to the advancement of many modern scientific disciplines, in particular botany, medicine, chemistry, ecology and pharmacy.”

Generations of students have trodden the Botanical Garden’s paths since Francesco Bonafede, the doctor who held the chair of the ‘Study of Medicinal Plants’, founded it in 1545, in perpetuity.

Donatella Vetuli is a journalist. She follows environmental issues, in particular the world of agriculture with a focus on women’s work. She has worked on human rights and humanitarian intervention in the Balkans with the UNOPS mission programme.

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COLPO DI FULMINE IL MISTERO DELLA TEMPESTA DI GIORGIONE

A BOLT OF LIGHTNING THE MYSTERY OF GIORGIONE’S TEMPEST

II Maestro di Castelfranco Veneto e la magia del cielo più celebre dell’arte pittorica

The Maestro of Castelfranco Veneto and the magic of the most famous sky in pictorial art

Dal cielo metafisico su fondo oro dei primi maestri italiani al cielo razionale di Giotto, dal cielo carico di forza prospettica di Piero della Francesca alla spazialità aperta di Giovanni Bellini, la volta celeste ha sempre occupato una parte di rilievo nell’arte, rivestendo talvolta un ruolo da comprimaria.

Uno dei cieli sicuramente più celebri nella pittura è quello dell’enigmatica Tempesta del Giorgione (Castelfranco Veneto, 1478-Venezia, 1510), che ha aperto la strada alla ‘maniera moderna’. L’opera, in effetti, è orchestrata sulla simultaneità delle aree cromatiche nell’equilibrio tonale dell’insieme, in cui si inserisce superbamente la trovata dell’effetto di luce di un lampo. Lungi dai cieli fissi mistici e trascendentali del Medioevo, qui domina la scena una saetta che spezza per un attimo il buio temporalesco e mostra le cose nella loro realtà; essa attenua o esalta i colori a seconda della reattività dei corpi alla luce, tutto nel momento incerto di un fulmine. Dipinta a tempera a uovo e olio di noce, databile intorno al 15021503, la tela è un capolavoro tra i più famosi al mondo, che rende omaggio alla magia della natura e al legame profondo, benché ir-

Primo paesaggio veneto su tela, è anche il primo dell’arte occidentale

The first Veneto landscape on canvas is also the first in Western art too

From the metaphysical sky on a gold background of the early Italian masters to Giotto’s rational sky, from Piero della Francesca’s sky full of the power of perspective to Giovanni Bellini’s wide-open spaces, the skies have always had a prominent place in art, sometimes even playing the role of co-star on a canvas. One of the most famous skies in painting must be that of the enigmatic Tempest by Giorgione (Castelfranco Veneto 1478 - Venice 1510), which paved the way for the ‘modern manner’ in art. The work is predicated on a moment that changes colouring and tonal balance everywhere simultaneously, through the use of the trope of a bolt of lightning. Far from the mystical and transcendental rigid skies of the Middle Ages, here it’s a thunderbolt that dominates the scene, breaking the stormy darkness for a moment and showing things in their reality, dimming or enhancing colours according to the interplay of light on every element, all through the momentary depiction of lightning. Painted in egg tempera and walnut oil, and dating to around 1502-1503, this picture is one of the most famous masterpieces in the world, paying homage to the magic of nature and

22 VISIONI VENETE VENETO VISIONS
di Sonia Sbolzani

Pagina precedente. Giorgione, autoritratto (1510), Museo di Belle Arti di Budapest

Preceding page. Giorgione, self-portrait (1510) Museum of Fine Arts, Budapest

razionale, tra di essa e l’uomo. La Tempesta – oggi conservata alle Gallerie dell’Accademia a Venezia –è stata definita come il primo paesaggio nella storia dell’arte occidentale, anche se la scena, in realtà, è ‘rubata’ dalle tre arcane figure in primo piano, il cui significato – allegorico o filosofico che sia –tuttora sfugge. Sulla destra, una zingara seminuda

La Tempesta (1502-1503), Gallerie dell’Accademia di Venezia. Il capolavoro di Giorgione suscita ancora diverse interpretazioni e simbologie

The Tempest (1502-1503), Gallerie dell’Accademia, Venice. Gorgione’s masterpiece still arouses different interpretations and symbolic interpretations

the profound, albeit irrational, bond between nature and man. The Tempest – now housed in the Gallerie dell’Accademia in Venice – has been described as the first landscape in the history of Western art, although the stage is actually stolen by the three enigmatic figures in the foreground, whose meaning – whether allegorical or philosophical – still eludes us. On

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allatta un bambino, mentre a sinistra un soldato in piedi sembra scrutarli indifferente, appoggiato ad un’asta. I personaggi paiono chiusi ciascuno nel proprio mondo, senza alcun dialogo o contatto fra loro. A dividerli sono un piccolo rio e alcune rovine visibili in secondo piano. Sullo sfondo, invece, si

the right, a half-naked gypsy woman breastfeeds a child, while on the left a standing soldier peers at them, with no discernible emotion, while leaning on a staff. The characters each seem to be locked in their own world. They are divided by a small brook and there are ruins visible behind them. In the back-

vede un fiume che lambisce la riva di un centro abitato passando sotto un ponte. E, intanto, l’orizzonte minaccia un temporale, annunciato dall’apparizione di un lampo che squarcia le nubi.

Osservando la scena, alcune domande sorgono spontanee: perché una donna senza vesti allatta un bambino seduta su un prato mentre si avvicina una tempesta? Il soldato perché è lì? Si tratta di un paesaggio lirico o esso cela un significato più profondo? Malgrado numerose ipotesi, il tema del dipinto resta ancora misterioso, come del resto la figura stessa del Giorgione, di cui non esistono quadri autografi e datati. Tra gli artisti veneziani egli è comunque colui che meglio incarna lo stile della sua epoca, con pennellate morbide e luminose, la notevole abilità coloristica e l’ampia gamma tonale. Stilisticamente la Tempesta presenta un impasto cromatico denso e sfumato, con un’eccezionale trama luminosa, che nasce da un’attenta contemplazione del colore, plasmato da luce e ombra in molteplici passaggi, per rappresentare il mondo visibile secondo una sensibilità nuova, che trova nel commosso stupore dell’artista la sua fonte. Come ha affermato il critico d’arte Antonio Paolucci “Per la prima volta nella storia dell’arte moderna un evento meteo-

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Interni delle Gallerie dell’Accademia

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Inside the Gallerie dell’Accademia

A lato. La luce della saetta dà vita al paesaggio veneto

This page. The light of a thunderbolt brings the Veneto landscape to life

ground, there’s a river flowing through a town, passing under a bridge. And on the horizon, a thunderstorm is brewing, presaged by the appearance of a flash of lightning ripping through the clouds.

Non ancora decifrato l’enigma del quadro, oggi alle Gallerie dell’Accademia

The enigma of the painting, now in the Gallerie dell’Accademia, has not yet been solved

Looking at the scene, questions quickly spring to mind: why is an unclothed woman breastfeeding a child and sitting on the grass while a storm is approaching? Why is the soldier there? Is the landscape merely decorative or does it conceal a deeper meaning? Despite numerous attempts at explanation, the theme of the painting is still a mystery to us, as is the figure of Giorgione himself, who left us no art work that is actually signed and dated. He remains however, the Venetian artist who best exemplifies the style of his era, with his soft, luminous brushstrokes, remarkable colouristic skill and wide tonal range. Stylistically, the Tempest boasts a dense and nuanced chromatic impasto, with an exceptional weave in its lighting. Which stems from careful considerations about colour, modified by light and shade at numerous points in the picture in order to depict the visible world with a new sensibility based on the artist’s sense of overwhelming wonder. As art critic Antonio Paolucci says, “For the first time in the history of modern

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gallerieaccademia.it

Ancora

The soldier, standing upright and indifferent, is still a mystery figure as the storm arrives

La zingara col bambino potrebbe essere identificata con Eva o Venere o un personaggio simbolico

The gypsy woman with the child could represent Eve or Venus, or be symbolic

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mistero sul soldato, ritto, indifferente, mentre arriva la tempesta

rologico diventa soggetto sufficiente e necessario di un quadro. Capirà, il visitatore, quello che il critico ed erudito Michiel aveva perfettamente inteso descrivendo la tela quando stava in casa Vendramin a Venezia: ‘El paeseto in tela cum la tempesta, cum la cingana et soldato, fo de man de Zorzi da Castelfranco’ ”.

Chi siano o che cosa rappresentino l’uomo e la donna con il bambino in primo piano (forse Adamo ed Eva, forse Marte e Venere, forse la coppia è portatrice di un criptico messaggio di tipo religioso o storico o mitografico-esoterico, la critica moderna ha prodotto tali e tante decodificazioni del soggetto da riempire una biblioteca) il Michiel non lo dice, forse non lo sa o se lo sa lo ha dimenticato. Capisce però che altro è il vero protagonista della teletta. È la tempesta…”. Reale o immaginario che sia, l’ambiente raffigurato dal Giorgione basta a se stesso, facendosi ammirare per la sua qualità estetica e la sua aura romantica. Fu, forse, il primo panorama in pittura del territorio veneto, che poi le sapienti trasformazioni umane avrebbero rimodellato e reso un mix esemplare di natura e cultura.

Sonia Sbolzani è un’economista di matrice bocconiana, saggista e giornalista culturale, con una solida esperienza nei settori della gioielleria e del lusso made in Italy. Ha pubblicato numerosi articoli e libri di arte, moda, economia, costume e società. Attualmente collabora con prestigiosi enti e aziende di alta gamma.

Casa Museo di Giorgione a Castelfranco Veneto

Giorgione’s Museum House in Castelfranco Veneto

art, a meteorological event has been deemed worthy enough to be the subject of a painting. The viewer will readily understand the learned critic and scholar Michiel when he describes this picture hanging in casa Vendramin in Venice: ‘El paeseto in tela cum la tempesta, cum la cingana et soldato, fo de man de Zorzi da Castelfranco’  ”.

But who the man and the woman with the child in the foreground are or what they represent Michiel does not say – modern critical theory would fill a whole library, but perhaps they are Adam and Eve, perhaps Mars and Venus, or perhaps they have some cryptic religious, historical or esoteric mythological message. Perhaps Michiel does not know, or if he does he has forgotten. He understands, however, that the real protagonist of this canvas is something else. It’s the storm…’ Real or imaginary as it may be, the scene painted by Giorgione is enough in itself, with its beauty and aura of romance. It is perhaps the first landscape view of the Veneto region, which skilful transformations by humans would later reshape and make an exemplary mix of nature and culture.

Sonia Sbolzani is a Bocconi-trained economist, essayist and cultural journalist with long experience in the Italian jewellery and luxury goods sectors. She is the author of numerous articles and books on art, fashion, economics, customs and society. Currently working with prestigious institutions and high-end companies.

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museocasagiorgione.it

CHRISTIAN GRECO: “NELLA RICERCA

IL FUTURO DEI NOSTRI MUSEI”

CHRISTIAN GRECO: “THE FUTURE OF OUR MUSEUMS LIES IN RESEARCH”

I 200 anni del Museo Egizio di Torino: intervista al direttore

200 years of Turin’s Egyptian Museum: interview with the director

Un aspetto molto trascurato in tempi di crescita della domanda di una cultura di massa è quello dei musei. Mentre sono sorti numerosi musei dedicati all’illustrazione dei modi di vita e di lavoro, dei costumi e, più in generale, delle culture locali, sono molto più rari quelli dedicati a trasmettere la memoria del nostro recente passato, eccezion fatta per il fenomeno della Resistenza. Dei problemi connessi alla costruzione e alla fruibilità dei musei generalisti abbiamo parlato con uno dei massimi esperti del settore, il direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco.

Prescindendo dai musei che potremmo chiamare di nicchia, dedicati a oggetti o materiali specifici, volti a conservare e illustrare la storia di una produzione o di un costume, i grandi musei potremmo classificarli come o dedicati a opere d’arte e a manufatti del passato oppure a storicizzare pagine della storia nazionale. Quali tendenze in atto individua per il futuro?

Le tendenze per il futuro mirano proprio a eliminare tali categorie semplicistiche del patrimonio culturale mondiale, promuovendo approcci interdisciplinari in grado di

A much neglected subject in times of growing demand for culture for the masses is that of museums. While numerous museums have sprung up dedicated to illustrating ways of life and work, customs and, more generally, local cultures, those dedicated to interpreting the memory of our recent past are much rarer, with the exception of the phenomenon of the Resistance. We spoke to one of the leading experts in the field, the director of the Egyptian Museum in Turin, Christian Greco, about the problems related to the concept and usability of generalist museums.

Leaving aside what we might call niche museums, dedicated to specific objects or materials, aimed at preserving and illustrating the history of a manufacture or a social custom, the great museums are either dedicated to works of art and artefacts of the past or to the interpretation of pages of national history. What trends do you see for the future?

Trends for the future lie precisely in eliminating such simplistic categories of the world’s cultural heritage, promoting interdisciplinary approaches that link art, science,

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collegare arte, scienza, storia e natura, con lo scopo di offrire una visione e narrazione più olistica della conoscenza umana. Alla luce di questo, i grandi musei si stanno ponendo interrogativi sul piano etico, tra i quali: dobbiamo davvero esporre resti umani? Come possiamo scardinare l’ottica colonialista che predilige l’esposizione di beni demoetno-antropologici secondo meri criteri estetici? Per poter rispondere, i musei auspicano di rafforzare la loro dimensione di centri di ricerca attivi, in cui coinvolgere la collettività generando uno scambio continuo. Attraverso questo percorso verso la conoscenza si stanno gradualmente trasformando in realtà permeabili, fisicamente aperte a tutti, in cui le narrazioni e le modalità di fruizione del patrimonio

Il Museo è stato insignito del Premio Centum come impresa centenaria

The Museum was awarded the Centum Prize as a Centenary Enterprise

history and nature, with the aim of offering a more holistic view and narrative of human knowledge. This is why major museums are asking themselves ethical questions such as: ‘Do we really have to exhibit human remains?’ and ‘How can we revamp the colonialist view that favours the exhibition of demo-ethno-anthropological goods according to mere aesthetic criteria?’ To respond to these questions, museums are strengthening their role as active research centres, where they can involve the community with continuous interaction. The result is that such institutions are gradually becoming permeable realities, physically open to all, in which narratives and ways of using heritage are multiplied and vary according to the needs of the visitor.

si moltiplicano e variano in base alle esigenze del visitatore.

Parlando specificamente dei musei dedicati alla storia del nostro passato, non le sembra che scontino il limite di essere tutti più o meno autocelebrativi del tema che trattano, sia esso la storia del Risorgimento o della prima guerra mondiale, i due temi dominanti dei musei storici nazionali?

Il rischio che corriamo analizzando la sterminata varietà dei musei italiani è quello di cadere in categorizzazioni che non risultano efficaci nel rappresenta-

A lato. Una delle grandiose sale in una foto d’epoca, Archivio del Museo Egizio

This page. One of the grand halls in a period photo, Egyptian Museum Archives

Speaking specifically about museums dedicated to the history of our national past, don’t you think they suffer from the limitation of being all more or less self-congratulatory about their subject, whether it’s the history of the Risorgimento or of the First World War, the two dominant themes of national history museums?

The risk we run when analysing the endless variety of Italian museums is that of using categorisations that are not useful in the context of the complexity of the country’s history. Every museum is ‘historical’ by its

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“Le sale sono aperte a tutti – afferma Christian Greco – per incontrare la nostra storia. Narrazioni immersive ed esperienze digitali favoriscono l’incontro, la memoria e la creatività, anche tramite eventi, musica, giovani e progetti di inclusività”

“The halls are open to everyone,” says Christian Greco, “for encounters with our history. Stories told in depth and digital experiences foster encounters, memories and creativity. Events, music, youthful participation and inclusivity projects help too”

re la complessità della storia del Paese. Ogni museo può essere definito storico per natura intrinseca, soprattutto se consideriamo il suo ruolo in ambito di conservazione e trasmissione della memoria. Le periodizzazioni della storia, tanto comode per gli specialisti, rischiano di negare al visitatore la completa comprensione dei contesti, facendo osservare il passato attraverso la lente condizionata e limitata della contemporaneità. I memoriali dedicati all’olocausto, alla seconda guerra mondiale, alle stragi di mafia,

very nature, especially if we consider its role in the preservation and transmission of memory.

Looking at history in ‘periods’, which specialists love, risks denying the visitor a complete understanding of the overall context, making him or her observe the past through the lens of contemporary society, which has its own prejudices and limitations.

Memorials dedicated to the Holocaust, the Second World War, or the Mafia massacres, as well as museums of contemporary art, decorative arts, design,

così come i musei di arte contemporanea, arti decorative, design, moda o della civiltà contadina, ci raccontano di fatti puntuali, dello sviluppo di tecniche, tecnologie e stili, ma allo stesso tempo ci parlano della storia e dell’identità di una nazione intera.

Come si spiega che mentre l’Italia giunta alla sua Unità si spese a monumentalizzare la propria storia, l’Italia repubblicana sia così restia non solo a celebrarsi, ma anche a storicizzarsi?

Per evitare le generalizzazioni, anche qui dobbiamo

fashion or peasant civilisation, tell us about specific facts, the development of techniques, technologies and styles, but at the same time they also tell us about the history and identity of an entire nation.

How do you explain the contrast between Italy after Unification, which spent so much time monumentalising its history, with Republican Italy, which seems so reluctant not only to celebrate itself, but also to interpret its history?

To avoid generalisations, here too we must consider

Quest’anno il Museo Egizio di Torino festeggia i duecento anni di vita (fu infatti istituito dal re Carlo Felice di Savoia nel 1824). Il traguardo dei due secoli, che rende l’istituzione torinese il più antico museo del mondo interamente dedicato alla cultura egizia, sarà festeggiato sia con eventi e progetti speciali, sia con profonde trasformazioni architettoniche e riallestimenti degli spazi espositivi. A dirigere il Museo dal 2014, dopo un concorso internazionale, è Christian Greco, insignito del Premio Masi Civiltà Veneta nel 2018. Vicentino di Arzignano, classe 1975, laureato in Lettere Classiche ed in Egittologia, prima di rientrare in Italia dai Paesi Bassi dove ha studiato e lavorato per diciassette anni, ha diretto dal 2009 al 2014 la Sezione Egitto del Museo di Leyden. Dal 2018 al 2022 è stato responsabile del coordinamento del consorzio dei musei europei per il progetto ‘Transforming the Egyptian Museum of Cairo’ finanziato dall’Unione Europea. In qualità di docente, Greco collabora con varie atenei italiani e stranieri. Lo scorso dicembre ha ricevuto il Premio Centum, promosso dall’Unione Imprese Centenarie Italiane. (g.c.)

This year the Egyptian Museum in Turin celebrates two hundred years of life (it was in fact established by King Carlo Felice of Savoy in 1824). This double-century milestone makes the Turin institution the oldest museum in the world entirely dedicated to Egyptian culture and will be celebrated with events and special projects, and with major architectural transformations and rearrangements of exhibition spaces. Appointed Museum Director in 2014, as the result of an international competition, Christian Greco was awarded the Masi Civiltà Veneta Prize in 2018. Born in Arzignano (Vicenza) in 1975, and with a degree in Classical Literature and Egyptology, Greco came back to Italy from the Netherlands where he had studied and worked for 17 years, managing the Egypt section of Leyden Museum from 2009 to 2014. From 2018 to 2022, he was responsible for coordinating a consortium of European museums in the EU-funded project 'Transforming the Egyptian Museum of Cairo'. As a lecturer, Greco collaborates with various Italian and foreign universities. Last December, he received the Centum Prize from the Union of Italian Centenary Companies. (g.c.)

considerare la profonda differenza dei contesti. Dal 1861 l’aspirazione a creare una nazione unificata ha enfatizzato la costruzione di un’identità e un senso di appartenenza attraverso monumenti e simboli visivi in cui potersi riconoscere. Diversamente il contesto repubblicano si è caratterizzato per la forte frammentazione ideologico-politica in perenne lotta per definire il futuro del Paese. Inoltre, l’Italia repubblicana si è identificata da subito con i principi antifascisti, sviluppando una certa reticenza alla celebrazione monumentale e ai simboli della dittatura visivamente radicati nella dimensione urbana. Basti pensare alla damnatio memoriae che ha portato alla repentina distruzione di molti di essi e il sempre più attuale dibattito etico che si accende per i restauri delle opere superstiti. A questo dobbiamo aggiungere i numerosi cambiamenti di governo che hanno reso difficile la percezione e la creazione di una narrativa ideologica unificata della storia nazionale. In generale, ma anche facendo riferimento al Museo da lei diretto, qual è il nuovo linguaggio più appropriato per raggiungere un pubblico che sino a oggi ha disertato i musei? Non esiste una soluzione adatta a tutti, ma tra gli obiettivi comuni c’è

the profound difference in contexts. After 1861, the creation of a unified nation involved the construction of an identity and a sense of belonging through monuments and visual symbols. By contrast, the Republican world has been beset with strong ideological and political fragmentation in an everlasting struggle to define the country’s future. Moreover, Republican Italy’s first allegiance was to anti-Fascism, thereby confirming negative outcomes for the monuments and symbols of the dictatorship as found in our towns and cities. You only have to think of the damnatio memoriae that led to the sudden destruction of many of them, and the ever-present ethical debate about the restoration of surviving works. To this we must add the numerous changes of government that have made it difficult to establish an agreed ideological narrative of national history.

In general, but also with reference to the museum you direct, what is the most appropriate new language to reach a public that has so far deserted museums?

There is no one-size-fits-all solution, but one of the most common objectives is to capture the interest of local communities. Often, in fact,

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sicuramente la volontà di captare l’interesse delle comunità locali. Spesso, infatti, gli abitanti delle città in cui sono collocati i musei non li hanno mai visitati o si sono limitati a un’unica occasione in età scolare. Con la nostra programmazione ci impegniamo a creare occasioni di incontro aperte a tutti, da visite guidate col direttore, a seminari con i curatori, convegni internazionali, ma anche performances musicali, presentazioni di libri e non mancano le serate con dj set che riscontrano grande successo tra le fasce di visitatori più giovani. A queste si aggiungono i progetti di inclusione delle marginalità sociali in collaborazione con enti e associazioni del terzo settore, con percorsi di formazione, visite, attività e laboratori che mirano ad avvicinare migranti, comunità straniere, non occupati, detenuti e degenti ospedalieri. Tali iniziative sono un invito alla conoscenza da effettuarsi in loco, indipendentemente dal proprio background e permettono ai cittadini di abitare il museo, sentirlo uno spazio proprio e di condivisione, dove poter tornare con la propria famiglia e gli amici. I feedback continui che riceviamo ci motivano a continuare in questa direzione.

Elena Pala da anni collabora con l’Università degli Studi di Milano e scrive per le pagine culturali del ‘Giornale di Brescia’. Ricercatrice al Centro Studi Rsi.

Ha promosso e curato esposizioni ed eventi culturali, tra cui la mostra ‘I giovani sotto il fascismo. Il progetto educativo di un dittatore’.

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L’ultima pubblicazione di Christian Greco

Preceding page. Christian Greco’s latest publication

A lato. La multimedialità caratterizza i percorsi museali

Previous page. Multimedia displays line museum routes museoegizio.it

the inhabitants of the towns where the museums are located have never visited them or have just had one visit as school children. In our planning, we strive for inclusiveness, creating opportunities open to all, from guided tours with the director to seminars with the curators, and international conferences. But we also have musical events, book launches, and even DJ set evenings, which are very popular with younger visitors. In addition, there are projects for the inclusion of the socially marginalised in cooperation with third-party organisations and associations, with training courses, visits, activities and workshops that aim to bring migrants, foreign communities, the unemployed, prisoners and hospital patients closer to us.

These initiatives are an invitation to get to know the museum on site, regardless of social background, and mean citizens can inhabit the museum and feel it is a space of their own and a place to share when they return with their family and friends. The feedback we regularly receive motivates us to continue in this direction.

Elena Pala has worked with the University of Milan for many years and writes for the cultural pages of the ‘Giornale di Brescia’. A researcher at the Centro Studi Rsi.

She has promoted and curated exhibitions and cultural events, including the exhibition ‘Youth under Fascism.

The educational project of a dictator’.

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DEMETRIO VOLCIĆ, IL TESTIMONE A CAVALLO DEL ‘MURO’

DEMETRIO VOLCIĆ, THE WITNESS STRADDLING ‘THE WALL’ di Paolo Possamai

L’Est europeo spiegato dal giornalista, già presidente della Fondazione Masi Eastern Europe explained by a journalist, the former president of the Masi Foundation

Una pinacoteca, affollata di memorabili ritratti e di spettacolari dipinti di paesaggio. L’ultima galleria di quadri di mano di Demetrio Volcić. Ma potremmo pure concepire questa formidabile serie di immagini come fotogrammi di un film. Un film lungo mezzo secolo, in cui dietro alla macchina da presa e nei panni del regista ci è stato Demetrio (Mitja per gli amici). Regista, perché sceglieva lui i tagli delle immagini, le storie che voleva narrare, i protagonisti.

Davanti alla sua macchina da presa sono passati Dubcek, Walesa, Jaruzelski, Gorbaciov, Eltsin, fino a Putin. Dalla ‘Primavera di Praga’, alla glasnost, all’esplosione dell’Urss, alla Russia degli oligarchi. Una lunghissima carrellata densa di figure transitate nella storia, per arrivare ai giorni nostri, nel caso di leader di estrema longevità come Vladimir Putin. E così Demetrio continua a parlare anche al nostro presente, poiché l’irrisolto enigma russo e il fascino oscuro del Cremlino risalgono indietro negli anni: anzi, forse, potremmo dire nei secoli. Lo sostiene Demetrio a chiare lettere, quando afferma – forte di una frequentazione tanto assidua e profonda che gli consentiva una vera introspezione del

A picture gallery, crowded with memorable portraits and spectacular landscape paintings. The latest series of paintings by Demetrio Volcić. But we could also think of this wonderful series of images as stills from a film. A film half a century long, in which Demetrio (Mitja to his friends) was behind the camera and acted as film director. Director, because he chose the shots he wanted, the stories to tell, and the stars.

È stato uomo di dialogo a cavallo tra anima slava e mitteleuropea
A man of dialogue, straddling Slavic and Mitteleuropean ways of thinking

The people in front of his camera were the leaders: Dubcek, Walesa, Jaruzelski, Gorbachev, Yeltsin, right up to Putin. From the Prague Spring to Glasnost, from the dissolution of the USSR to the Russia of the oligarchs. A long series of figures who have passed through the annals of history, including long-timers, such as Vladimir Putin. Which means Demetrio continues to speak to our present, given the unresolved Russian enigma and the mysterious pull of the Kremlin that goes back many years, perhaps even centuries. Demetrio argues in no uncertain terms that long acquaintance and close examination of the man himself shows how Putin’s intention was very clear

34 VENEZIE SCRITTORI E LUOGHI WRITERS AND PLACES IN THE VENETIAN REGIONS

Storico corrispondente Rai da Mosca, Demetrio Volcić (1931-2021) ha ricevuto il Premio Masi Civiltà Veneta nel 1992. È stato presidente della Fondazione Masi dalla sua istituzione nel 2001 al 2009, quando ha lasciato il posto a Isabella Bossi Fedrigotti rimanendo presidente onorario fino alla sua scomparsa. Nel 2003 ha promosso l’istituzione del Grosso d’Oro Veneziano

The RAI’s historic correspondent in Moscow, Demetrio Volcić (1931-2021) was awarded the Masi Civiltà Veneta Prize in 1992. President of the Masi Foundation from its establishment in 2001 to 2009, when he passed the baton to Isabella Bossi Fedrigotti, remaining Honorary President until his death. Creator of the Grosso d’Oro Veneziano Prize in 2003

A lato. Nel 1992 riceve

This page. Receiving the Masi Civiltà Veneta Prize from the hands of Alvize Zorzi In 1992

suo interlocutore – come il disegno di Putin fosse chiarissimo e trasparente fin dal suo apparire in scena: restaurare la Grande Russia, ripristinando un’aura che rimonta indietro appunto nei secoli e contiene in se stessa la restituzione dell’onore perduto con il dissolvimento dell’Unione Sovietica. La lettura della chiave ‘imperialistica’ interna al discorso e all’agire politico di Putin, fin da quando fu chiamato da Eltsin alle leve di comando a Mosca, costituisce una delle intuizioni di Volcić; una di quelle intuizioni che lo distinguono in radice dall’esercizio della nuda cronaca. Regista dicevamo, non semplice cameramen (come tante volte possono essere i giornalisti). Demetrio, invece, andava al di là della meccanica del cronista, entrava nella vicenda, in dialogo diretto con chi ne era attore principale, ne interpretava i tratti caratteristici e li sapeva leggere al futuro. Con queste minime avvertenze, il libro A cavallo del muro. I miei giorni nell’Europa dell’Est (Sellerio editore), può essere affrontato non come un testo di memorie ma piuttosto come un documento che fa memoria – collettiva – dentro al mezzo secolo in cui Volcić è stato corrispondente Rai e direttore del Tg1, da ultimo senatore e poi europar-

from the moment he appeared on the scene: to revive Greater Russia, restoring a historical reality that is centuries old, and to redeem the honour lost with the dissolution of the Soviet Union.

Divining the ‘imperialistic’ theme in Putin’s political discourse and actions, ever since Yeltsin brought him to power in Moscow, is one of Volcić’s achievements, and something that makes his writing more than just a bare chronicle. A director, we said, not a mere cameraman (as journalists can often be), Demetrio went beyond the mechanics of reporting and concerned himself with the story, in direct dialogue with those who were its main protagonists. He identified its themes and knew how to read them for the future. With minimal caveats, the book Astride the Wall. My days in Eastern Europe (pub. Sellerio), can be understood not as personal memoirs but rather as a document about the collective memory of the half-century in which Volcić was a RAI correspondent and director of Tg1, before his career as a senator and then as a member of the European Parliament.

The book came out posthumously at the end of 2023, as a result of a reediting of the version in Slovenian

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il Premio Masi Civiltà Veneta dalle mani di Alvize Zorzi Sotto. Copertina del libro, uscito postumo, curato da Paolo Possamai Below. Cover of his posthumously published book, edited by Paolo Possamai

lamentare. Libro uscito postumo a fine 2023, esito di un lavoro di rilettura e ri-editing del volume scritto in sloveno dallo stesso Demetrio (pubblicato nel 2021).

Ci aveva lavorato sodo, alla soglia dei suoi 90 inesausti

anni Demetrio a quel volume in sloveno: per la prima volta scriveva nella sua lingua natìa e usiamo questo termine perché era nato a Lubiana nel 1931.

written by Volcić himself (published in 2021). Demetrio had worked hard on that book in his early 90s, and for the first time he wrote in his mother tongue – we use this term advisedly because he was born in Ljubljana in 1931.

He ended his life in a palazzo in Gorizia overlooking the public gardens. His apartment was dedicated to

Novembre 1989: la caduta del muro di Berlino segna la fine della guerra fredda e il via libera alla riunificazione della Germania

November 1989: The fall of the Berlin Wall marks the end of the Cold War and gives the green light to the reunification of Germany

Ha chiuso la sua vita a Gorizia, in un palazzo affacciato al giardino pubblico, in un appartamento-manifesto di una vita in viaggio all’Est, affollato di cimeli e non di soli ricordi. Cimeli – etimologicamente significa ‘cose rare e preziose’ – capaci di narrare una vita a cavallo tra anima slava e mitteleuropea. Una vita sempre alla frontiera, affacciato al confine – mentale, politico e culturale, assai prima che geografico e di convenzione – come è affacciata Gorizia. La scelse come estrema residenza, come punto di caduta della sua parabola perché, in fondo, ben rappresentava l’idea della faglia tettonica su cui si era pencolato durante mezzo secolo.

A proposito di etimologie, ‘confine’ contiene la parola ‘limite’ però anche ‘con’: un limite condiviso, tra due vicini. Diversamente dai ‘rivali’, che condividono un corso d’acqua e ciascuno dispone di una delle due rive. Condividono il corso d’acqua, ma lo vivono come una barriera e anzi una sorta di muro. Di questi concetti è permeato il lavoro di Volcić: sono, anzi, il sigillo della sua forma mentis e della sua apertura d’orizzonte al di là di appartenenze etniche, linguistiche, politiche. Un uomo del dialogo, come ben

a life of travelling to the East and packed with treasures that told of his life straddling the Slavic and Mitteleuropean worlds, rather than just memories. His life was always on the frontier, facing mental, political and cultural borders much more than geographical and conventional ones, just like Gorizia does. He chose it as his furthest residence, the place where his arc of existence would end, because it epitomised the tectonic fault line where he had resided for half a century.

Etymologically speaking, the Italian word for border (confine) is made up of the word for ‘limit’ (fine) plus the word for ‘with’ (con): a shared limit, between two neighbours.

Ha incontrato gli uomini che hanno fatto la storia dell’Est europeo He met the men who made history in Eastern Europe

Unlike ‘rivals’ (rivali ), who share a watercourse while each has one of the two banks (rive). They share the stream, but experience it as a barrier and indeed a kind of wall. These concepts permeate Volcić’s work and are the signature part of his mindset. They explain his willingness to look beyond ethnic, linguistic and political affiliations. Demetrio showed how much he was a ‘man for dialogue’ in his career as a politician: just think of the role he played in the enlarge-

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Il premio ‘Grosso d’Oro Veneziano’ a Milan Kucan nel 2003, a Vartan Oskanian nel 2005, a Hans-Dietrich Genscher nel 2007. Infine, il passaggio del testimone a Isabella Bossi Fedrigotti nel 2009

ha interpretato nel suo tempo da uomo politico: basti pensare al ruolo che assolse nel processo di allargamento dell’Unione Europea e in particolare per l’ingresso della Slovenia nel 2004 sotto la presidenza dell’amico Romano Prodi. Un uomo del dialogo, come seppe manifestare anche nell’incarico di presidente della giuria del Premio Masi, presidenza contrassegnata da una rilettura straordinariamente avveduta della Civiltà Veneta nel più ampio contesto internazionale. Civiltà Veneta declinata alla luce del dialogo e della pace, nel nome di premiati come Milan Kucan, Hans Dietrich Genscher, Vartan Oskanian. Nel suo studio di casa, nel tempo del tramonto, Mitja chiese a chi scrive queste righe e al suo più fidato collaboratore e amico, Livio Semolić, di occuparsi di condurre in una tipografia italiana il libro nato in sloveno. Un’avventura. Un’occasione preziosa per rileggere la traiettoria di un protagonista, non solo di un testimone della storia: anzi della grande storia d’Europa nel secondo dopoguerra.

Paolo Possamai, già direttore di vari giornali del gruppo GEDI, da 20 anni scrive per ‘Affari&finanza’ di ‘Repubblica’.

Collabora con Rai Storia e Rai Radio 3. Ha collaborato con Fondazione Nord Est e tenuto corsi presso gli Atenei di Bocconi-Milano, Venezia, Padova, Trieste e al Cuoa di Vicenza. È autore di saggi in materia storica e politica.

The ‘Grosso d’Oro Veneziano’ prize went to Milan Kucan in 2003, to Vartan Oskanian in 2005, and to Hans-Dietrich Genscher in 2007. Passing the baton to Isabella Bossi Fedrigotti in 2009

ment process of the European Union, and in particular in Slovenia’s accession in 2004 under the presidency of his friend Romano Prodi.

He also played a role as a ‘man for dialogue’ when he was president of the Masi Prize jury, showing an extraordinarily shrewd reinterpretation of Venetian civilisation in the broader international context. This was Venetian civilisation in the light of dialogue and peace, and demonstrated by the choice of prize-winners such as Milan Kucan, Hans Dietrich Genscher and Vartan Oskanian.

In his study at home, as the light darkened, Mitja asked the undersigned and his most trusted collaborator and friend, Livio Semolić, to organise getting the book written in Slovenian to an Italian printer. An adventure.

A valuable opportunity to re-examine the life-story of one of history’s protagonists, not just the witness of the grand sweep of history in Europe after the Second World War.

Paolo Possamai, former editor for various newspapers in the GEDI group, contributor to the ‘Business & Finance’ section of ‘Repubblica’ for 20 years. Works with Rai Storia and Radio 3. Has collaborated with Fondazione Nord Est and taught at the Universities of Bocconi-Milan, Venice, Padua, Trieste and Cuoa in Vicenza. Author of various works on history and politics.

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EZIO RIVELLA, UNO DEI ‘PADRI’ DELLA MODERNA ENOLOGIA

EZIO RIVELLA, ONE OF THE ‘FATHERS’ OF MODERN

WINEMAKING di Alessandro Regoli

Primo enologo-manager è stato il ‘regista’ del successo del Brunello di Montalcino

The first oenologist-manager also ‘directed’ the success of Brunello di Montalcino

È stato uno dei ‘padri’ e un pilastro della moderna enologia, il primo enologo-manager del vino italiano – una figura nata proprio grazie a lui – a lungo presidente di Assoenologi e UIV in Italia, vicepresidente dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino OIV, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino. Chiamato ‘Mister Brunello’ perché negli anni Settanta, con l’imprenditore italo-americano John Mariani, ha creato ‘Castello Banfi’, uno degli investimenti più grandi di sempre nella storia del vino mondiale negli anni Settanta, una realtà che ha cambiato il destino del distretto di Montalcino, portando il Brunello sugli scaffali di tutto il mondo. Nel mio personale ricordo, Ezio Rivella è stato un pioniere, una delle personalità che più hanno inciso nella storia e nel successo dell’Italia del vino, alla quale il ‘Cavaliere’ (nominato ‘Cavaliere al Merito del Lavoro’ nel 1985 dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, ndr), nato a Castagnole Lanze 90 anni fa e scomparso il 17 gennaio 2024 a Roma, ha dedicato tutta la sua vita. Ma è stato anche un vero maestro della comunicazione del vino italiano, il primo a introdurla nell’attività aziendale, con il quale ho collaborato all’i-

Ezio Rivella was one of the ‘fathers’ of modern winemaking, and – a figure he created himself – the first oenologist-manager in the Italian wine world. He was president of Assoenologi and of Unione Italiana Vini (UIV) in Italy for many years, vice-president of the International Organisation of Vine and Wine (OIV), and president of the Consorzio del Brunello di Montalcino. He was born 90 years ago in Castagnole Lanze and died on 17 January 2024 in Rome. His nickname of ‘Mister Brunello’ came because he changed the fate of the Montalcino district and popularised Brunello internationally when, together with the Italo-American entrepreneur John Mariani, he created Castello Banfi in one of the wine world’s largest ever investments in the 1970s.

Piemontese d’origine, è morto a Roma

all’età di 90 anni

Born in Piedmont, died in Rome

Personally, I remember Rivella particularly as a pioneer, one of the people who had the most influence on the history and success of Italian wine, in recognition of which he was made a ‘Cavaliere’ (nb: specifically ‘Cavaliere al Merito del Lavoro’, as awarded by President of the Republic Sandro Pertini in 1985).

at the age of 90

But he was also a true master of Italian wine communications and was the first to introduce the art into

40 DALLA FONDAZIONE MASI APPROFONDIMENTI FROM THE MASI FOUNDATION INSIGHTS

nizio della mia carriera professionale, che mi avrebbe poi portato a fondare WineNews nel 2000. Quel modo di comunicare pensieri, idee e contenuti uniti all’azione veloce e ben veicolati ai media, che si sono rivelati fondamentali per la crescita dell’immagine del vino italiano nel mondo; di pari passo con

business. It was working with him at the beginning of my professional career that would later lead me to found WineNews in 2000. This style of communication, that sees thoughts, ideas and content combined with rapidity of action and easy interaction with the media, has proved fundamental to the

Castello Banfi, creato da Ezio Rivella con John Mariani negli anni ’70, ha rivoluzionato la Toscana del vino, creando il fenomeno mondiale ‘Brunello di Montalcino’ Castello Banfi was created by Ezio Rivella and John Mariani in the 1970s; it revolutionized Tuscan wine, creating the worldwide success that is ‘Brunello di Montalcino’

RICORDA EZIO RIVELLA

La Fondazione Masi ricorda con commozione il Cavaliere del Lavoro Ezio Rivella, scomparso ieri, e ne condivide il dolore con la famiglia. Ezio Rivella è stato uno dei primi insigniti del premio dedicato alla Civiltà del Vino nel 1998 e da allora è sempre stato partecipe e sostenitore delle iniziative di Fondazione, oltre ad essere stato il relatore della Giuria appositamente istituita per individuare e onorare le più significative personalità internazionali nel mondo del vino.

Sandro Boscaini, Vicepresidente della Fondazione, portando le condoglianze della Presidente Isabella Bossi Fedrigotti, di tutto il Consiglio di Fondazione, dei membri di Giuria e dei collaboratori tutti di Masi Agricola, ricorda l’amico Ezio “uno dei pochi uomini del vino che lo hanno onorato con alta perizia tecnica, promosso nel mondo come imprenditore avveduto e di successo e codificato e tutelato nelle più prestigiose sedi istituzionali nazionali e internazionali. Il mondo del vino tanto gli deve e mancherà, assieme alla sua lunga esperienza, il suo tratto signorile, la sua schiettezza e la generosità nei confronti dei tanti colleghi e amici. Ha contribuito, con pochi altri, al rinascimento del vino italiano negli anni ’70 e a lui si deve il rilancio internazionale del Brunello di Montalcino”.

Gargagnago di Valpolicella, 17 gennaio 2024

THE MASI FOUNDATION COMMEMORATES EZIO RIVELLA

The Masi Foundation commemorates recently deceased Cavaliere del Lavoro Ezio Rivella and shares its grief with his family. Ezio Rivella was one of the first recipients of the prize dedicated to the Civiltà del Vino (Culture of Wine) in 1998 and supported and participated in the Foundation’s activities ever afterwards, as well as being the spokesperson for the Jury specially set up to identify and honour the most important international personalities in the world of wine.

Sandro Boscaini, Vice-President of the Foundation, shared his condolences on behalf of President Isabella Bossi Fedrigotti, the entire Foundation Board, the members of the Jury and all the staff of Masi Agricola. He remembered his friend Ezio as “one of the few men of the wine world who graced it with high technical expertise, adorned it as a shrewd and successful entrepreneur and occupied the most prestigious national and international positions in its hierarchy. The wine world owes him much and will miss him, along with his long experience, his gentlemanly manner, and his candour and generosity towards his many friends and colleagues. He was one of the creators of the Renaissance of Italian wine in the 1970s and the credit for the international re-launch of Brunello di Montalcino is his.”

Gargagnago di Valpolicella, 17 January 2024

LA FONDAZIONE
MASI

il suo grande lavoro, difficile da sintetizzare negli aspetti tecnici e imprenditoriali, ma che mi ha fatto vivere in prima persona stando accanto a lui. È stata una crescita che a maggior ragione vale per il territorio dove ha portato progettualità, innovazione, tecnologia, professionalità, sviluppo, fantasia, occupazione, trasformando l’utopia e il sogno dell’‘azienda ideale’, in realtà.

La spiega di suo pugno e sin nei minimi dettagli, in una memoria inedita affidata a WineNews, in cui racconta che cosa significhi essere un ‘enologo a tutto tondo’, ripercorrendo un’epoca fondamentale per il vino italiano, segnata dal suo ‘rinascimento’ qualitativo e dall’arrivo nelle tavole del mondo, tra gli anni Settanta e Novanta del secolo passato.

Furono anni segnati dalla presenza di uno dei protagonisti più rappresentativi della nostra enologia, tra i personaggi più in vista sul mercato vitivinicolo italiano e internazionale, dopo il quale nulla è stato più come prima; come diceva lo stesso Rivella, era nato il ‘nuovo’ mondo del vino.

Alessandro Regoli, giornalista pubblicista, dal 2000 è fondatore e direttore di www.winenews.it, agenzia quotidiana ed ecosistema digitale che nel 2023 ha connesso i protagonisti del vino e del cibo italiano con 2,5 milioni di utenti nel mondo. Oggi è anche web tv e mondo social (YouTube, Twitter, Facebook, Instagram, LinkedIn).

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Rivella e la Fondazione Masi: egli ha contribuito alla scelta dei più prestigiosi nomi del settore vitivinicolo, assegnando il ‘Civiltà del Vin0’o’

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Rivella and the Masi Foundation: he helped ensure the Civiltà del Vino Prize went to the most prestigious names in the wine industry

A lato. Consegna del Premio al presidente dell’OIV

Luigi Moio

This page. Awarding the Prize to OIV President Luigi Moio

growth of the image of Italian wine internationally, and goes hand in hand with the principal focus of his work, which is difficult to summarise in its technical and entrepreneurial aspects, but which he shared with me in person. This growth applied even more to the wine region he worked in himself, where he brought planning, innovation, technology, professionalism, development, imagination and employment, to make the dream of ‘an ideal business enterprise’ come true.

An unpublished memoir entrusted to WineNews by Rivella describes what it means to be an ‘all-round winemaker’, taking us through the important time for Italian wine between the 1970s and 1990s when it had its qualitative ‘renaissance’ and arrived on the world’s tables. These are years marked by the presence of one of our most important winemakers, and one of the giants on the Italian and international wine scene; after whom nothing was the same, and, as Rivella himself said, the ‘new’ world of wine was born.

Alessandro Regoli, publicist and journalist, founder and director since 2000 of www.winenews.it, a daily news platform and digital ecosystem that in 2023 connected the protagonists of Italian wine and food with 2.5 million users worldwide. Now also on web tv and social media (YouTube, Twitter, Facebook, Instagram, LinkedIn).

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ANTONIA ARSLAN E I VENT’ANNI DE LA MASSERIA DELLE ALLODOLE ANTONIA ARSLAN AND TWENTY YEARS OF SKYLARK FARM

La scrittrice, Premio Civiltà Veneta, a Verona per il romanzo sul genocidio armeno In Verona, the author who won Civiltà Veneta for her novel on the Armenian genocide

Oggi tra le più amate scrittrici italiane, Antonia Arslan il 7 febbraio è stata protagonista di un intenso pomeriggio alla Società Letteraria di Verona, per celebrare il ventennale del suo romanzo capolavoro La masseria delle allodole, ambientato ai tempi del genocidio del popolo armeno del 1915, giunto alla 44ma edizione e alla traduzione in oltre 20 lingue. L’autrice, la cui famiglia è di origini armene, non ha voluto mancare all’appuntamento veronese nonostante un infortunio occorsole poche ore prima, accolta al suo arrivo da una standing ovation. L’incontro è stato aperto dal Coro Lorenzo Perosi, diretto dal M° Paolo De Zen, con la cantata Antasdan di Francesco Bellomi, su testo del poeta armeno Daniel Varujan. A presentare la scrittrice la presidente della Società Letteraria, Daniela Brunelli, ed Ernesto Guidorizzi, che ne ha rievocato la carriera universitaria di docente di Letteratura italiana a Padova. Raffaele Boscaini, presidente di Confindustria Verona e marketing manager di Masi Agricola, ha ricordato invece il Premio Masi Civiltà Veneta, attribuitole nel 2007. Carlo Bortolozzo, presidente del Centro di Cultura Europea Sant’Adalberto, promotore dell’incontro, e Mario

Now one of Italy’s best-loved authors, Antonia Arslan was the subject of a packed conference held at the Società Letteraria di Verona on 7 February to celebrate the 20th anniversary of her masterpiece Skylark Farm. The novel, set at the time of the Armenian genocide in 1915, is now in its 44th edition and has been translated into more than 20 languages. The author, whose family is of Armenian origin, was determined to come to Verona despite injury in an accident a few hours earlier, and had a standing ovation on her arrival.

Dal best seller del 2004

i fratelli Taviani hanno tratto il soggetto di un film

The Taviani brothers have made a film out of her 2004 bestseller

The meeting was opened by the Lorenzo Perosi Choir, conducted by Maestro Paolo De Zen, singing Antasdan by Francesco Bellomi, with words by Armenian poet Daniel Varujan. Arslan was introduced by the president of the Società Letteraria, Daniela Brunelli, and Ernesto Guidorizzi, who talked about her career as a Professor of Italian Literature in Padua. Raffaele Boscaini, president of Confindustria Verona and marketing manager of Masi Agricola, reminded us of the Masi Civiltà Veneta Prize, awarded to her in 2007. Carlo Bortolozzo, president of the Centro di Cultura Europea Sant’Adalber-

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DALLA FONDAZIONE MASI APPROFONDIMENTI FROM THE MASI FOUNDATION INSIGHTS
cura della Redazione

Guidorizzi, storico del cinema, hanno poi dialogato con Antonia Arslan, che ha ricostruito la genesi del libro e come esso abbia rappresentato una svolta nella sua vita permettendole di riacquistare in profondità le radici armene. Durante il colloquio sono state proposte scene del film che i fratelli Taviani trassero dal romanzo nel 2007, mentre Elisabetta Zampini ne ha letto alcuni significativi brani. Un brindisi offerto da Masi Agricola ha infine suggellato l’evento.

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La scrittrice Antonia Arslan

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The writer Antonia Arslan

A lato. I fratelli Taviani sul set de La Masseria delle allodole (2007)

This page. The Taviani brothers on the set of Skylark Farm (2007)

to, the organisers of the conference, and Mario Guidorizzi, the film historian, then interviewed Antonia Arslan, who talked about the book’s genesis and how it was a turning point in her life, enabling her to rediscover her Armenian roots. During the talk, scenes were screened from the 2007 film of the book by the Taviani brothers, while Elisabetta Zampini read chosen extracts. Drinks supplied by Masi Agricola were used to round off the event at its conclusion.

Civili armeni scortati al campo di prigionia dalle forze armate ottomane (1915) Foto: Armin T. Wenger Armenian civilians escorted to prison camps by Ottoman forces (1915) Photo: Armin T. Wenger

UN FESTIVAL DELLA FANTASIA E DELL’ARTE DEI RAGAZZI A FESTIVAL OF FANTASY AND THE ART OF CHILDREN

a cura della Redazione

A Monteforte oltre 2.400 disegni in concorso nel ricordo di mons. Marini

Over 2,400 entries in the art competition held in memory of Mons. Marini

È ormai diventato un tradizionale appuntamento della festa della creatività infantile e giovanile che dal 2002 affianca come manifestazione collaterale il classico evento della Montefortiana, la tre-giorni di marce non competitive organizzata dagli anni Settanta a Monteforte d’Alpone, in provincia di Verona. Si tratta del concorso ‘Arte e Fantasia Ragazzi’ che nel fine settimana del 21 gennaio scorso ha celebrato la sua 23ma edizione. Il concorso – sostenuto dal pluriennale apporto di Masi Agricola – si rivolge alle scuole primarie e secondarie di 1° grado della provincia di Verona, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico territoriale. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Amici di don Angelo Marini, il sodalizio che dal 1983 vuol dare continuità all’insegnamento, alle opere e allo spirito che hanno animato mons. Angelo Marini (1903-1983), eminente sacerdote della Chiesa scaligera che dedicò la vita all’educazione dei giovani e in opere caritative. Valido e apprezzato critico d’arte nel campo della pittura e della scultura, da direttore del Collegio vescovile mons. Marini sostenne anche giovani artisti promuovendone l’affermazione. Quest’anno, al concorso sono stati presentati 2426

The three-day non-competitive walk organised in Monteforte d’Alpone (Verona) since the 1970s includes a traditional festival of children’s art that has flanked this classic event in the Montefortiana celebrations since 2002. The Arte e Fantasia Ragazzi (‘Children’s Festival of Art and Fantasy’) competition, celebrated its 23rd edition on the weekend of 21 January.

With long-standing sponsorship from Masi Agricola, the competition involves primary and secondary schools in the province of Verona, in collaboration with the local Ufficio Scolastico. Organisation is by the Associazione Amici di don Angelo Marini (Friends of Don Angelo Marini), the association that, since 1983, has continued the work of Mons. Angelo Marini (1903-1983), an eminent priest in the diocese of Verona who dedicated his life to the education of young people and to charitable works.

Masi Agricola da anni sostiene l’iniziativa per ‘artisti in erba’

Masi Agricola has supported this event for ‘budding artists’ for years

As director of the Episcopal College, Mons. Marini, who was a leading art critic in the fields of sculpture and painting in his own right, also gave his support and encouragement to young artists in these fields. This year, 2,426 entries came from 36 schools in

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DALLA FONDAZIONE MASI APPROFONDIMENTI FROM THE MASI FOUNDATION INSIGHTS

elaborati, provenienti da 36 scuole del Veronese. I migliori disegni confluiranno ora in un catalogo stampato in 2000 copie, distribuito anzitutto alle venti scuole premiate e ai cinquanta autori degli eleborati segnalati. Tutti i disegni, tra marzo e maggio, saranno poi esposti presso le Direzioni didattiche che ne faranno richiesta (nel 2023 sono state quattro).

the Verona district. The best works of art will feature in a catalogue with a print-run of 2000 copies, distributed firstly to the 20 award-winning schools and the 50 winning artists.

All entries will then be exhibited at the Direzioni didattiche that ask for them (in 2023 there were four) from March until May.

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LE CHIACCHIERE NON FANNO CANTINA CHATTER DOESN’T MAKE WINERIES

È tempo di meno degustazioni e più innovazioni, di meno recensioni e più conti

It’s time for fewer tastings and more innovation, for fewer reviews and more stock-taking

Esco da un confronto social sulla crisi (alleluia!) dei vini naturali – mai capito cosa siano – e mi convinco che le chiacchiere non fanno cantina. Obietto; il vino si divide in due categorie: o è buono o non è buono e che se puzza ancorché naturalissimo non è buono. Mi rispondono: “Agli esperti piace discutere se si tratta di difetto o di caratteristica”. A questi signori, molto corteggiati dalle cantine che ancora non si sono riprese dall’effetto Ferragni, sfugge un dato: con gli esperti non si tengono in piedi le aziende. I maîtres à penser del vino raramente hanno letto un bilancio: discettano del sesso degli acini. In epoca di trattori rombanti, anche se il vino si vergogna di essere agricolo, è tempo di ricordarsi con W.S. Jevons che “la crescita economica di un paese è trainata dalla disponibilità di beni alimentari per cui il settore agricolo ha ruolo primario”. Leggendo i numeri non lusinghieri di export e consumo interno qualche profeta di Bacco capirà che la bolla ‘ricchi premi e cotillons’ è scoppiata? È tempo di meno recensioni e più revisioni contabili, meno degustazioni e più innovazioni, meno classifiche e più rating. L’azienda vitivinicola è una e trina: agricola, industriale

L’azienda vitivinicola

è una e trina: agricola, industriale e commerciale

The wine business has three parts: agriculture, manufacture and commerce

I’ve just left a social media argument about the crisis (hurrah!) that’s affecting natural wines – I have never understood what they are, and chatter does not make wineries. My point was that wine is divided into two categories: good or not good, and if it stinks, even if it is natural, it is not good. The reply was: “Experts like to debate whether this is a defect or an intrinsic characteristic.” These people, who are much courted by wineries, have missed one fact: experts do not keep companies solvent. The maîtres à penser of wine rarely read a balance sheet; they discuss the sex of grapes. In an age of roaring tractors, even if the ‘agricultural product’ label is not much loved by wine producers, it is time to remind ourselves with W.S. Jevons that “economic growth is driven by the availability” of foodstuffs, in which the agricultural sector plays a primary role.” Reading the current disappointing consumption figures will the prophets of Bacchus now admit that the ‘baubles and prizes’ bubble has burst? It is time for fewer reviews and more financial audits, fewer tastings and more innovation, fewer reviews and more stock-taking. The wine business has three

48 LETTERA AL DIRETTORE LETTER TO THE EDITOR
di Carlo Cambi

e commerciale. Le tre competenze hanno pari valore, ma si è privilegiato solo la terza. Così oggi c’è chi insegue i consumatori e pensa ai vini dealcolati. Se si vogliono fare succhi di frutta si cambia mestiere! Ma perché accade? Perché le aziende non sono abituate a ragionare di economia. Il vino in costanza di contrazione di consumi deve costruirsi un suo mercato imperfetto dove si vende a valore e non a prezzo e dove è l’offerta a determinare le scelte. Da-

equal-value components: agriculture, manufacture, and commerce, but only the third currently gets any attention. So today there are those who chase consumers with de-alcoholised wines. But if you want to make fruit juice you have to change your profession! Why is this happening? Because wine producers are not used to thinking in terms of economics. With a persistent decline in consumption, wine has to sell itself by value and not by price, and supply must de-

I vini iconici si radicano in un territorio, che va difeso, valorizzato e comunicato

Iconic wines are rooted in a locality, which must be protected, promoted and communicated

Pagina precedente. Il giornalista Carlo Cambi alla verticale di Amarone proposta alla stampa in occasione dei 250 anni di Masi Preceding page. Journalist Carlo Cambi at the vertical tasting of Amarone held for the press on Masi’s 250th anniversary

In crescita tra i giovani il valore esperienziale del vino

Wine experiences are increasingly popular with young people

vid Ricardo (il padre dell’economia classica) sostiene: “i profitti dipendono dal prezzo, o piuttosto dal valore dei viveri”. Ma il valore di un vino è dato prima di tutto dalla sua capacità di diventare icona, di sfidare il tempo. Nessuno sarebbe disposto a spendere per un succo di frutta! Serve più tecnologia in produzione per abbassare i costi; in vigna è necessario esplorare nuovi vitigni resistenti, nuove altimetrie di coltivazione; è indispensabile più solida struttura di capitale (quotare le commerciali, aprire un mercato finanziario specializzato capace di ammortizzare i costi di affinamento). Quanto a chi insegue le mode – spumanti, bianchi, anzi rosati – pare che si dimentichi che per portare una vigna in produzione servono 5 anni e in un lustro hai voglia a inseguire il gusto. Serve invece programmazione. Gli champagnisti sanno che nel sud dell’Inghilterra si può ora fare vigna e siccome i britannici stravedono per gli sparkling i francesi sono andati a casa loro a fare le bollicine. Ma è gente che ai baracconi delle anteprime preferisce la vendita en primeur sapendo che se incassi subito è meglio. Questa è la capacità dell’imprenditore. Alla fine il mercato farà pulizia degli improvvisati, magari gonfi di quattrini, ma poco cerebrati.

Carlo Cambi, inviato e caporedattore di ‘Repubblica’. Nel ’97 ha fondato i ‘Viaggi di Repubblica’ che ha diretto fino al 2005. È socio corrispondente dell’Accademia dei Georgofili, membro del comitato scientifico di Symbola e Unioncamere. È giornalista (QN, Libero, Bibenda), ricercatore e autore.

termine choice. David Ricardo (the father of classical economics) argues: “profits depend on price, or rather on the value of food.” But the value of a wine is first and foremost its ability to become iconic, and to defy ageing. Nobody is going to spend anything on a fruit juice! More technology is needed to lower costs in production; in the vineyards we need to find sturdier vines and higher altitudes for cultivation; sounder capital structures are also indispensable (specialised financial markets need creating to finance the maturation process). As for those who chase fashion: sparkling wines, whites, or rather rosé wines – they seem to forget that it takes five years to bring a vineyard into production, and in a five-year period you can only chase fashion. What is needed instead is planning. The champagne-makers know that wines can now be made in the south of England, and the British are crazy about sparkling, so the French have crossed the Channel to make bubbles. These are people who prefer selling en primeur to taking stands at fairs, knowing that cash up-front is best. This is what entrepreneurs do. In the end, the market will cleanse itself of the clueless; even if they’re stuffed with money they’re not very clever.

Carlo Cambi, editor and correspondent for ‘Repubblica’. Founded ‘Viaggi di Repubblica’ in 1997 and managed it until 2005. Member-correspondent of the Accademia dei Georgofili, member of the Symbola scientific committee and of the Unioncamere. Journalist (QN, Libero, Bibenda), researcher and author.

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UN SAGGIO DI MARZIO BREDA SU GIACOMO MATTEOTTI

A 100 anni dal suo assassinio da parte di sicari fascisti, la figura di Giacomo Matteotti viene rivisitata da Stefano Caretti e da Marzio Breda, membro della Fondazione Masi e della Giuria del Premio Masi, nel saggio ‘Il nemico di Mussolini. Giacomo Matteotti, storia di un eroe dimenticato’, edito da Solferino.

ESSAY ON GIACOMO MATTEOTTI BY MARZIO BREDA

100 years after his assassination by Fascists, the figure of Giacomo Matteotti is revisited by Stefano Caretti and Marzio Breda, a member of the Masi Foundation and the Masi Award Jury, in the essay ‘The Enemy of Mussolini. Giacomo Matteotti, history of a forgotten hero’, published by Solferino.

‘INTIMATE’: UNA RACCOLTA NATALIZIA DEI SUCCESSI DI ELISA

‘Intimate’ è la raccolta della cantautrice italiana Elisa, Premio Civiltà Veneta 2015, che presenta il riarrangiamento di suoi successi, oltre ad una cover di ‘Stille Nacht’ e due inediti canzoni natalizie. Il progetto è nato da ‘An Intimate Christmas’, uno spettacolo presso il Mediolanum Forum per il Natale 2023.

‘INTIMATE’: A CHRISTMAS ALBUM OF HITS BY ELISA

‘Intimate’ is an album by Italian singer-songwriter Elisa (Civiltà Veneta Prize 2015), featuring arrangements of some of her previous hits, as well as a version of ‘Stille Nacht’ and two previously unreleased tracks. The project was inspired by ‘An Intimate Christmas’, a show held at the Mediolanum Forum during Christmas 2023.

IL PREMIO ‘OTTORINO ROSSI’ AL PROFESSOR RIZZOLATTI

La Fondazione Mondino ha assegnato il premio ‘Ottorino Rossi Award’ al prof. Giacomo Rizzolatti (Premio Civiltà Veneta 2013), assegnato annualmente a scienziati che con le loro ricerche hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo delle neuroscienze pre-cliniche e cliniche. Alla cerimonia ha fatto seguito una lectio magistralis sui ‘Neuroni a specchio’.

THE ‘OTTORINO ROSSI’ PRIZE GOES TO PROFESSOR RIZZOLATTI

The Mondino Foundation has awarded the ‘Ottorino Rossi Prize’ to Prof. Giacomo Rizzolatti (Civiltà Veneta Prize 2013). The annual award is given to scientists whose research has significantly contributed to the development of pre-clinical and clinical neuroscience. The awards ceremony was followed by applause for Rizzolatti’s lectio magistralis on ‘Mirror Neurons’.

IN LIBRERIA ‘DONNA, VITA E LIBERTÀ’ DI MARJANE SATRAPI

La regista iraniana Marjane Satrapi (Grosso d’Oro 2013) ha pubblicato per Rizzoli ‘Donna, vita, libertà’. Con l’aiuto di alcuni grandi talenti del fumetto ha raccontato la tragica vicenda di Mahsa Amini, morta il 16 settembre 2022 in seguito al pestaggio subito dalla polizia morale. Una morte che ha scatenato in Iran un’ondata di protesta senza precedenti.

IN THE BOOKSHOPS ‘WOMAN, LIFE AND LIBERTY’ BY M. SATRAPI

Iranian filmmaker Marjane Satrapi (Grosso d’Oro 2013) has published ‘Woman, Life, Freedom’ (Seven Stories Press). She brings together some of the greatest talents in the world of graphic novels to tell the tragic story of Mahsa Amini, who died on the 16 September 2022 after being beaten by the morality police. Her death triggered a wave of unprecedented protests in Iran.

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‘SE VENEZIA VIVE’ DI ISNENGHI PER DIRE NO AL DECLINO

Mario Isnenghi, Premio Civiltà Veneta 2014, ha pubblicato per Feltrinelli ‘Se Venezia vive’, un originale itinerario attraverso riscoperte di luoghi, figure e avvenimenti più o meno noti, che sfatano la narrazione declinante di Venezia, portando alla luce una ‘scorribanda’ di celebri personaggi veneziani e ricordando imprese e storie semidimenticate.

‘IF VENICE LIVES’ BY ISNENGHI TO SAY NO TO DECLINE

Mario Isnenghi (Civiltà Veneta Prize 2014) has published ‘Se Venezia vive’ (Feltrinelli), a unique journey rediscovering places, figures and events, well-known and not, which debunks the idea of Venice in decline and picks out a ‘riot’ of famous Venetians, telling us about a whole series of half-forgotten exploits and stories.

‘LA DEMOCRAZIA MILITARIZZATA’ SECONDO SERGIO ROMANO

Nel saggio ‘La democrazia militarizzata’ (Longanesi), lo storico Sergio Romano (Premio Masi 2013) afferma che, a causa dei reduci che non riuscirono a ritrovare il proprio posto nella società, la Prima guerra mondiale proseguì nelle forme di una politica militarizzata: da Fiume alla Marcia su Roma, diffondendosi anche in Spagna, Portogallo, Germania, Russia e Balcani.

‘THE MILITARIZATION OF DEMOCRACY’ BY SERGIO ROMANO

In his book ‘La democrazia militarizzata’ (Longanesi), the historian Sergio Romano (Masi Prize 2013) says that because veterans of the conflict were unable to integrate into society, the First World War continued in the form of militarized politics: from the conquest of Fiume to the March on Rome, then spreading to Spain, Portugal, Germany, Russia and the Balkans.

‘VARCARE I CONFINI’: L’EMIGRAZIONE NEL LIBRO DI FRANZINA

‘Varcare i confini. Lettere e letture, scritture e canti dell’antica emigrazione italiana’ è il più recente libro dello storico Emilio Franzina (Premio Masi 2017) per Il Mulino. Uno studio che parte dalle emozioni, esperienze, percorsi di vita emerse da fonti epistolari, autobiografiche e diaristiche di chi è espatriato, offre una rappresentazione fedele del nostro passato migratorio.

‘CROSSING BORDERS’: EMIGRATION IN FRANZINA'S BOOK

‘Varcare i confini. Lettere e letture, scritture e canti dell’antica emigrazione italiana’, by Emilio Franzina (Masi Prize 2017) has been published by Il Mulino, 2023. It’s a study of emigration that starts from the emotions, experiences, and life paths of those who found themselves leaving Italy, with material drawn from letters, autobiographies and diaries, and provides a faithful and complete representation of our migratory past.

LA ‘STORIA DEL CRISTIANESIMO’ DI GIOVANNI MARIA VIAN

È uscito da Carocci il quarto volume di ‘Storia del Cristianesimo. Dal XVIII secolo ad oggi’. Curato da Giovanni Maria Vian, già direttore del ‘L’Osservatore Romano’ e membro della giuria del Premio Masi, il volume affronta l’interazione del cristianesimo con i vari ambiti culturali (arti, economia, scienze e filosofia) nel passaggio dall’‘ancien regime’ eurocentrico all’attuale Global Christianity.

CHRISTIANITY FROM THE XVIII CENTURY TO GLOBALISATION

The fourth volume of Vian’s ‘History of Christianity’ (ed. Carocci 2023) from the 18th century to the present day has been published. The interaction of Christianity with different cultural spheres such as the arts, economics, science and philosophy is of particular interest and the book traces the transition from the Eurocentric ancien regime to today’s Global Christianity.

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ALBO D’ONORE DEL PREMIO MASI

MASI PRIZE ROLL OF HONOUR

CIVILTÀ VENETA

1981

Elio Bartolini

Biagio Marin

Giulio Nascimbeni

Alvise Zorzi

1982 I Solisti veneti

Uto Ughi

1983 Casa Marzotto

Bruno Visentini

1984 Antonio Cibotto

Gianfranco De Bosio

Anna Proclemer

1986 Casa Benetton

Ottavio Missoni

Luciano Vistosi

1988 Gaetano Cozzi

Giancarlo Ligabue

Pilade Riello

Fulvio Tomizza

1990 Claudio Magris

Zoran Musić

Hugo Pratt

1992 Fernando Bandini

Giuseppe Gozzetti

Demetrio Volcić

1994 Pier Giuseppe Cevese

Renato Olivieri

Ermanno Olmi

Apollinare Veronesi

1995 Isabella Bossi Fedrigotti

Cecilia Danieli

Paul Girolami

Lucia Valentini Terrani

Giuseppe Zigaina

1996

Ivano Beggio

Don Antonio Mazzi

Pierre Rosenberg

Enzo Bettiza

1997

Pierre Cardin

Federico Faggin

1998

Carlo Guarienti

Paola Malanotte

Luigi Meneghello

1999 Tullio Kezich

Cleto Munari

Giorgio Zanotto

2000 Fondazione Giorgio Cini

Tommaso Padoa-Schioppa

Marco Paolini

Giuseppe Sinopoli

2001

Mario Rigoni Stern

Renzo Rossetti

Wolfgang Wolters

Andrea Zanzotto

Silvio Bertoldi

2002

Ilvo Diamanti

Fulvio Roiter

Susanna Tamaro

Gabriella Belli

2004

Ferruccio De Bortoli

Nadia Santini

Ettore Sottsass

Guido Bertolaso

2005

Gillo Dorfles

Francesco Macedonio

Alessandro Mazzucco

2006

Pino Castagna

Fondazione Cariverona

Marsilio Editori

Antonia Arslan

2007

Gianni Berengo Gardin

Milo Manara

2008

Bepi De Marzi

Lionello Puppi

Giovanni Maria Vian

Lino Dainese

2009

Carlo Mazzacurati

Paolo Rumiz

Diana Bracco De Silva

2010

Mario Brunello

Francesco Tullio-Altan

2011

Giuseppe Battiston

Arrigo Cipriani

Massimo Marchiori

Andrea Battistoni

2012

Giovanni Radossi

Gian Antonio Stella

Giovanni Bonotto

2013

2014

Giacomo Rizzolatti

Sergio Romano

Umberto Contarello

Mario Isnenghi

Alberto Passi per

Associazione Ville Venete

2015

2016

Massimiliano Alajmo

Carlo Rovelli

Elisa Toffoli

Natalino Balasso

Giosetta Fioroni

Lorenzo Mattotti

Emilio Franzina

2017

Paola Marini

Elena Zambon

2018

Ferdinando Camon

Christian Greco

Carlo Nordio

Roberto Citran

2019

Pietro Luxardo

Nando Pagnoncelli

2020

Ilaria Capua

Reinhold Messner

Andrea Rigoni

Roberto Battiston

CIVILTÀ DEL VINO

1987 Angelo Betti

1989 Emile Peynaud

1991 Zelma Long

1993 Hugh Johnson

1995 Noris Siliprandi

1996 Philippine de Rothschild

1998 Ezio Rivella

1999 Mondavi & Frescobaldi [Luce Joint Venture]

2000 Sirio Maccioni

2001 Fratelli Torres

2002 Famiglia Krug

2003 Nicolò Incisa della Rocchetta

2004 Andrea Muccioli [Comunità di S. Patrignano]

2005 Federico Castellucci

2006 Antonio Carluccio

2007 Peter Hayes

2008 Donald Ziraldo

2009 George Sandeman [Wine in moderation]

2010 Metropolita Sergi di Nekresi

2011 Jacques Orhon

2012 Lynne Sherriff [Masters of Wine Institute]

2013 Progetto Le Vigne di Venezia

2014 Andrea Bocelli

2015 Giuseppe Martelli

2016 Roger Scruton

2017 Luigi Moio

2018 Gerard Basset

2019 Jeannie Cho Lee

2020 Gruppo Riedel Glass

2021 Attilio Scienza

2023 Yuko e Shin Kibayashi

GROSSO D’ORO VENEZIANO

2003 Milan Kucan

2005 Vartan Oskanian

2006 Alvise Zorzi

2007 Hans-Dietrich Genscher

2008 Sanjit Bunker Roy

2009 Luigi Luca Cavalli-Sforza

2010 Péter Esterházy

2011 Mons. Luigi Mazzucato

2012 Kuki Gallmann

2013 Marjane Satrapi

2014 Svetlana Aleksievič

2015 Marina Militare Italiana

2016 Ágnes Heller

2017 Yolande Mukagasana

2018 Cardinale Mario Zenari

DELLA FONDAZIONE MASI

MASI FOUNDATION

BOARD

Presidente / President

Isabella Bossi Fedrigotti

Vicepresidente / Vice-President

Sandro Boscaini

Segretario / Secretary

Marco Vigevani

Consiglieri / Board Members

Michele Bauli

Francesco Benedetti

Bruno Boscaini

Marzio Breda

Franca Coin

Massimilla di Serego Alighieri

Federico Girotto

Maurizio Marino

Revisore / Auditor

Giovanni Aspes

COMMISSIONE DEL ‘PREMIO MASI

PER LA CIVILTÀ VENETA’

‘MASI CIVILTÀ VENETA PRIZE’

COMMISSION

Sandro Boscaini

Isabella Bossi Fedrigotti

Marzio Breda

Franca Coin

Gabriele Colleoni

Ilvo Diamanti

Massimilla di Serego Alighieri

Massimo Ferro

Francesco Giavazzi

Stefano Lorenzetto

Piergaetano Marchetti

Paola Marini

Pilade Riello

Paolo Possamai

Giovanni Maria Vian

Marco Vigevani

Stefano Zecchi

Filiberto Zovico

COMMISSIONE DEL ‘PREMIO INTERNAZIONALE MASI

PER LA CIVILTÀ DEL VINO’

‘INTERNATIONAL MASI

CIVILTÀ DEL VINO PRIZE’

COMMISSION

Relatore / Speaker

Federico Castellucci

Piero Antinori

Sandro Boscaini

Luciano Ferraro

Angelo Gaja

Jens Priewe

Alessandro Torcoli

dati al 1.3.2024

2021

Jane da Mosto

Paolo Fazioli

Mario Cannella

2023

Andrea Rinaldo

2003

Novello Finotti

Cesare Montecucco

Gruppo Stevanato

2019 Alain Finkielkraut

2020 Filippo Grandi

2021 Elena Cattaneo

2022 Procuratoria di San Marco

2022 Great Wine Capitals

2023 Rakhshan Banietemad fondazionemasi.com

CONSIGLIO
Villa Serego Alighieri in Valpolicella 37015 Gargagnago - Verona - Telefono +39 045 6832511 www.fondazionemasi.com · www.masi.it

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