GIACOMO MATTEOTTI
L’EROE CHE NON MUORE
Alberto Aghemo – Stefano Caretti – Maurizio Degl’Innocenti – Giuseppe Amari
Federico Caffè – Giampiero Buonomo – Mario Gianfrate – Agnese Pignataro
Rossella Pace – Roberto Morassut – Lucio Villari – Angelo S. Angeloni
Paolo Edoardo Fornaciari – Sergio Venditti – Anna Di Bello
DIRETTO RESPONSABILE
Alberto Aghemo
La Nuova serie della rivista ha ripreso le pubblicazioni dal 1980 per iniziativa e sotto la direzione di ANGELO G. SABATINI †
COMITATO EDITORIALE
Italo Arcuri – Giuseppe Cantarano – Ester Capuzzo
Antonio Casu – Elio d’Auria
Mirko Grasso – Rossella Pace – Giorgio Pacifici
Gaetano Pecora – Vittorio Pavoncello - Sergio Venditti
COMITATO DEI GARANTI
Presidente: Emmanuele Francesco Maria Emanuele
Hans Albert - Alain Besançon - Natalino Irti - Bryan Magee
Hanno fatto parte del Comitato:
Enzo Bettiza - Karl Dietrich Bracher - Francesco Forte
Pedrag Matvejevic - Luciano Pellicani - Giovanni Sartori
REDAZIONE
Giuseppe Amari - Angelo S. Angeloni - Patrizia Arizza
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TEMPO PRESENTE
rivista di cultura fondata da Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone
N. 502-504 ottobre-dicembre 2022
Anno 43° Nuova Serie
GIACOMO MATTEOTTI
L’EROE CHE NON MUORE
ALBERTO AGHEMO
In questo numero… p. 5
STEFANO CARETTI
Matteotti le mal-aimép. 11
MAURIZIO DEGL’INNOCENTI
Filippo Turati e Giacomo Matteotti: per una storia del sindacalismo del pubblico impiego p. 19
GIUSEPPE AMARI
Il destino del riformista: «Critica Sociale», Filippo Turati e Giacomo Matteotti. Con uno scritto di Federico Caffèp. 35
ALBERTO AGHEMO
Istruzione e riscatto sociale: la scuola nel pensiero e nell’azione politica di Giacomo Matteotti p. 49
GIAMPIERO BUONOMO
Quel che non torna nel movente affaristico del delitto Matteotti p. 67
MARIO GIANFRATE
Il Vaticano e il delitto Matteotti p. 84
AGNESE PIGNATARO
Matteotti in Europa: le traduzioni di Un anno di dominazione fascistap. 87
ROSSELLA PACE
La memoria matteottiana e la guerra di Liberazione nazionale p. 99
ROBERTO MORASSUT
Riformismo e intransigenza morale: la modernità di Giacomo Matteotti p. 103
LUCIO VILLARI, intervistato da Angelo S. Angeloni
L’eredità perduta. Giacomo Matteotti e il destino d’Italia p. 107
NARRAZIONI E SUGGESTIONI
PAOLO EDOARDO (PARDO) FORNACIARI
Un livornese e Robespierre p. 113
SERGIO VENDITTI
Pescina città siloniana. Un anno da ricordare p. 121
LETTURE
ANNA DI BELLO
L’antifascismo oltre confine: Matteotti in Gran Bretagna p. 127
ANGELO S. ANGELONI
Letture matteottiane. Ritratti umani e politici di Giacomo Matteotti p. 137
ANGELO S. ANGELONI
Dante: orizzonti dell’esilio P. 148
In copertina: grafica di Antonio Palma
La tavola è tratta dalla graphic novel Matteotti e noi, sceneggiatura di Giuseppe Amari con le illustrazioni di Antonio Palma e di Riccardo Pescosolido, in corso di realizzazione da parte della Fondazione Giacomo Matteotti. La pubblicazione, accompagnata da una videoanimazione e da una versione teatrale, uscirà nel corso del 2023 con il sostegno della Struttura di Missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La figura di Giacomo Matteotti si staglia sullo sfondo di Montecitorio; nel flash, in silhouette, Velia legge ai figli una lettera del padre.
In questo numero:
GIACOMO MATTEOTTI L’EROE CHE NON MUORE
Alberto AghemoMai come in questo momento abbiamo sentito che difendiamo insieme la causa del socialismo, la causa del nostro Paese e quella della civiltà
Giacomo Matteotti alla Camera, 31 gennaio 1921
«Da martedì, Giacomo non è tornato a casa. L’ho aspettato tutta la sera, tutta la notte in piedi. L’ho aspettato fino ad ora. Vengo dalla Camera, dove ho avvisato i suoi compagni deputati. L’onorevole Modigliani mi ha detto di aspettare qui un suo colpo di telefono. Assumeranno informazioni e me le comunicheranno». Con queste parole, disperate ma controllate («La signora sa dominare la propria agitazione»), una sconvolta Velia Matteotti si presenta nello studio romano di Menè a Vera Modigliani, che tutto annota nel suo memoriale Esilio, il cui primo capitolo porta l’emblematico titolo Sotto il segno di Matteotti.
È il 12 giugno del 1924, un giovedì, riporta Vera, «verso le cinque»: sono passate esattamente quarantotto ore da un delitto feroce che, consumato a Roma in un afoso pomeriggio estivo, cambia la storia d’Italia. Poche cose come quel silenzio sulla sorte di Giacomo Matteotti, protratto per ben due giorni, segna la distanza tra il 1924 e un presente nel quale la comunicazione è immediata, priva di mediazioni, pervasiva. Sono due giorni di torturante angoscia per la giovane Velia, che ha già presente che la sua stessa vita è spezzata; due giorni di sordina e di preoccupata reticenza da parte di Mussolini, dei vertici del regime, dei sicari; due giorni di apparente inconsapevolezza anche da parte degli amici e dei compagni di partito intorno a un evento annunciato e, perlomeno dallo stesso Mat-
teotti, atteso. Ma su quest’ultimo punto è lecito esprimere una fondata riserva: le parole di Menè intendono probabilmente rassicurare la moglie di Giacomo, ma l’allarme doveva già serpeggiare tra i compagni, dopo che il segretario del PSU aveva inopinatamente disertato, il giorno precedente, l’Aula della Camera dove era iscritto a parlare e dove l’aspettativa per il suo intervento era assai grande, tra le file sia dell’opposizione che della stessa maggioranza.
È proprio per prendere le misure della distanza che ci separa da quella tragica stagione che, in vista dell’ormai imminente centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, abbiamo deciso di dedicare alla sua vicenda umana e politica una riflessione corale che qui vi proponiamo nel segno di una fedeltà ideale che la Fondazione Giacomo Matteotti e «Tempo Presente» non possono tradire. E lo facciamo grazie anche al prezioso contributo, scientifico non meno che ideale, dei presidenti, rispettivamente, del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della morte di Giacomo Matteotti e dell’Edizione nazionale dei processi Matteotti: Maurizio Degl’Innocenti e Stefano Caretti, i cui autorevoli contributi aprono il fascicolo.
In Matteotti le mail-aimé, Stefano Caretti, con ricchezza e puntualità di riferimenti e con la consueta eleganza espositiva, ci restituisce il senso di una prolungata indifferenza nei confronti di Matteotti, in buona misura dovuta ad una conoscenza superficiale del suo lascito politico, il cui straordinario spessore è stato per decenni “coperto” dal clamore dell’assassinio e dalla retorica del martirio.
A Maurizio Degl’Innocenti si deve l’ampio studio Filippo Turati e Giacomo Matteotti: per una storia del sindacalismo del pubblico impiego che ricostruisce, con efficace visione d’insieme e puntuali riferimenti e fonti e citazioni uniti a una considerevole mole di dati, l’impegno politico e sindacale del socialismo riformista dei primi del Novecento alle prese con l’affermarsi di una nuova figura di lavoratore, occupato nelle amministrazioni centrali e locali e nei servizi. Nascevano allora, con il consolidamento del terziario – conclude Degl’Innocenti le prime istanze di riforma della burocrazia «punto di partenza e di arrivo, allora come oggi, di qualsiasi programma avanzato di riforma della società».
Legato alla mitografia del personaggio «tutto prosa», per richiamare
la fortunata espressione coniata da Carlo Rosselli, Matteotti ha a lungo sofferto del singolare destino per cui in Italia il riformismo, ancorché rigoroso ed audace, ha sempre riscosso assai meno successo del rivoluzionarismo esibito e parolaio. Di questo e dei rapporti con la tradizione socialista riformista di ispirazione turatiana ragiona ampiamente Giuseppe Amari ne Il destino del riformista: «Critica Sociale», Filippo Turati e Giacomo Matteotti. Il saggio riporta in appendice un noto contributo sul tema di Federico Caffè, di cui qui si propone un’amara e quanto mai attuale riflessione, appunto, sul riformismo. A seguire, Alberto Aghemo affronta uno dei temi più amati da Matteotti, nel quale ha speso le sue migliori energie, prima nel Polesine e poi a Roma, come deputato e segretario del Partito Socialista Unitario: la scuola. La sua visione umanistica, solidarista ed illuminista in materia di formazione è illustrata nel breve saggio Istruzione e riscatto sociale: la scuola nel pensiero e nell’azione politica di Giacomo Matteotti.
Se la riflessione sulla scuola ci porta fino alle ultime ore di Matteotti, gli scritti che seguono analizzano, con prospettive e in ambiti temporali e geografici diversi, il tema dell’assassinio di Matteotti e della fortuna post mortem della sua eredità politica ed ideale. Particolare interesse riveste, per l’originalità dell’approccio e della documentazione richiamata, l’analisi di Giampiero Bonomo sulle motivazioni dell’assassinio che muove dalla considerazione che, da qualche tempo, alla tradizionale ragione politica si sono progressivamente sommati e in qualche misura di recente sovrapposti altri presunti moventi dell’assassinio legati a oscuri interessi e ad inconfessabili trame corruttive che avrebbero coinvolto i vertici del regime e la corona. Di ciò ragiona ampiamente il saggio di Bonomo, Quel che non torna nel movente affaristico del delitto Matteotti, che si impone per il rigore della trattazione e per la minuziosa ricostruzione degli eventi immediatamente a ridosso dell’assassinio. Illuminante per una migliore comprensione delle dinamiche politiche e ideali che si avviluppano in quei giorni e nelle successive settimane, decisive per le sorti del Paese, risulta anche l’atteggiamento della Chiesa e della sua gerarchia che Mario Gianfrate efficacemente ricostruisce nell’articolo che segue, Il Vaticano e il delitto Matteotti.
Dobbiamo ad Agnese Pignataro – che firma Matteotti in Europa, le traduzioni di Un anno di dominazione fascista un’accurata ricostruzione della fortuna di Matteotti in Europa, attestata dalle traduzioni inglese, francese e tedesca del documentato e implacabile atto di accusa contro il regime la cui diffusione fu sostanzialmente nulla in Italia, dato il volgere degli eventi, ma trovò buona accoglienza in Europa, anche sull’onda dello sdegno per l’uccisione del deputato socialista. Un altro aspetto della fortuna postuma di Matteotti, che sopravvisse alla damnatio memoriae imposta dal regime e riprese pieno vigore con la stagione resistenziale, è efficacemente sviluppato da Rossella Pace nel saggio successivo, La memoria matteottiana e la guerra di Liberazione nazionale. All’attualità dell’azione politica e della testimonianza civile del segretario del PSU è poi dedicata la riflessione di Roberto Morassut sul tema Riformismo e intransigenza
morale: la modernità di Giacomo Matteotti, che ripropone la sintesi del suo indirizzo di saluto in apertura del convegno matteottiano che, lo scorso 4 ottobre, ha inaugurato alla Camera dei deputati le celebrazioni per il centenario della morte.
La rassegna di contributi su Matteotti si chiude con le considerazioni di un autorevole storico, Lucio Villari, esposte nell’intervista raccolta da Angelo S. Angeloni che porta il significativo titolo L’eredità perduta. Giacomo Matteotti e il destino d’Italia. Rivivono, nelle parole di Villari, tutte le contraddizioni che hanno segnato la vicenda politica e umana di Giacomo Matteotti e dell’intero Novecento, nodi irrisolti nell’accidentato cammino di una democrazia solo parzialmente compiuta e di un’eredità in parte dissipata, in parte disattesa che sollecita ancora, nell’imminenza del centenario dell’assassinio, un pieno riconoscimento ideale e un’adesione civile oltre che politica, in grado di riscattare il destino del Paese.
Di Matteotti si parla ampiamente anche nella sezione finale delle LETTURE: Anna Di Bello con il suo L’antifascismo oltre confine: Matteotti in Gran Bretagna, ci propone un’attenta analisi dell’interessante studio di Anna Rita Gabellone su Sylvia Pankhurst e il Women’s International Matteotti Committee; Angelo S. Angeloni ripropone, sotto il titolo onnicomprensivo Letture matteottiane, un’ampia carrellata delle numerose pubblicazioni in tema, ben otto complessivamente, realizzate nel corso di quest’anno: una testimonianza inconfutabile di un “ritorno”, che l’imminenza del centenario ha certamente contribuito a risvegliare.
Merita, infine, segnalare per la sezione intermedia della rivista, NARRAZIONI E SUGGESTIONI, il ritorno assai gradito di una firma storica quanto prestigiosa di «Tempo Presente»: Paolo Edoardo Fornaciari che, con il suo Un livornese e Robespierre, ci restituisce il vivido ritratto di un’originale figura di musicista rivoluzionario, Giuseppe Maria Cambini, autore poliedrico che, nella Parigi di fine Settecento, si cimentò con buon successo anche nella composizione di inni, odi e canti commissionati, in piena Rivoluzione, dal Comité de Salut Public
Il taglio del nastro da parte del sindaco di Pescina, Mirko Zauri. Da sinistra: il presidente dell’ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta, Alberto Aghemo e il responsabile della redazione abruzzese, Sergio Venditti
La stessa sezione ospita la rassegna di eventi Pescina città Siloniana. Un anno da ricordare. Firmata da Sergio Venditti. La riportiamo per due buoni motivi: il primo è quello di dar conto
di un’attività intellettuale, artistica e formativa particolarmente intensa svolta negli ultimi mesi, nel suo paese natale, nel nome e nella fedeltà al ricordo di Ignazio Silone. La seconda è che si menziona anche l’apertura, ufficializzata nello scorso agosto in occasione della consueta settimana siloniana, della redazione abruzzese di «Tempo Presente», iniziativa alla quale molto teniamo per un doveroso omaggio rivolto, insieme, al fondatore e primo direttore di questa rivista ed alla memoria di Angelo G. Sabatini che della testata ha promosso la rinascita nel 1980 al quale è stata ufficialmente intitolata la redazione che ha sede, proprio a Pescina, presso il Centro Studi
Ignazio Silone.
Un’ultima segnalazione è dovuta alle encomiabili iniziative del Cric - coordinamento delle riviste italiane di cultura, organismo associativo presieduto da Valdo Spini alla cui attività la nostra testata partecipa da tempo attivamente. Ci piace in primo luogo ricordare che con il Cric «Tempo Presente» ha partecipato sia al prestigioso Salon della Revue di Parigi, nello scorso ottobre, sia, più di recente, alla manifestazione Più libri più liberi, tradizionale incontro romano presso la Nuvola dell’Eur, importante vetrina nazionale per la piccola e media editoria.
Ma le iniziative del Coordinamento non si limitano, naturalmente, alle iniziative espositive e promozionali: negli ultimi mesi abbiamo con il Crick partecipato sia al convegno ospitato a Roma, in Campidoglio lo scorso 23 novembre, sul tema «Le riviste di cultura italiane nella storia d’Italia», sia all’incontro «Le riviste di cultura nel panorama italiano» organizzato il 9 dicembre in occasione di Più libri più liberi. Si è dibattuto in quelle sedi – con i principali attori dell’editoria periodica culturale e con autorevoli esponenti delle istituzioni – del ruolo storico delle nostre riviste nel panorama culturale nazionale e delle iniziative da assumere a sostegno di tante storiche e qualificate testate che rappresentano un patrimonio intellettuale e civile prezioso e da non disperdere. Ma questa è un’altra storia e avremo modo di parlarne più diffusamente in un fascicolo di «Tempo Presente» che presto sarà integralmente dedicato al tema.
Post scriptum
Anche in questo numero l’immagine di copertina merita una segnalazione. Si tratta, in continuità con quanto avvenuto nei fascicoli precedenti, di una tavola appositamente realizzata per «Tempo Presente» da Antonio Palma, che trae ispirazione da altre immagini da lui disegnate per la graphic novel Matteotti e noi, in corso di realizzazione sulla sceneggiatura originale di Giuseppe Amari illustrata dallo stesso Palma e da Riccardo Pescosolido, che sarà pubblicata dalla Fondazione Giacomo Matteotti nella nuova collana «Formazione Scuola Cittadinanza attiva». La pubblicazione, accompagnata da una videoanimazione e da una versione teatrale, uscirà nel corso del 2023 con il sostegno della Struttura di Missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri.