

TEMPO PRESENTE
Rivista mensile di cultura N. 475-477 luglio-settembre 2020
In questo numero... p.3
Emmanuele Francesco Maria Emanuele
Il ruolo delle Fondazioni nell’emergenza sanitaria p.7
Eugenio Gaudio
L’università e il Covid-19: come sta cambiando l’offerta formativa p.11
Antonello Folco Biagini
La pandemia in una prospettiva geopolitica globale p.15
Giovanna Motta
Il lungo cammino della medicina. Antiche paure e nuove sfide p.27
Andrea Carteny
La spedizione sabauda alla guerra di Crimea e il nemico epidemico: il colera p.33
Rossella Pace
Il movimento igienista nell’Ottocento. Il contrasto al tifo e alla febbre gialla p.43
Alberto Aghemo
Senza respiro. Breve storia della guerra alla difterite p.47
Giuseppe Leone
Chiesa senza cristiani e cristiani senza Chiesa p.55
Giuseppe Amari
Dalla pandemia a un “Nuovo Umanesimo” p.65
Fabio Vander
La sinistra dopo la pandemia p.75
Ernesto Galli della Loggia
Salvemini: un democratico scomodo p.85
Antonio Casu
Alberto Olivetti. L’orizzonte e il suo oltre p.95
Collana Testimonianze e ricerche (4) A cura di Angelo G. Sabatini e Alberto Aghemo
Saggi di: Alberto Aghemo, Patrizia Arizza, Antonello Battaglia, Antonello Folco Biagini, Martina Bitunjac, Cornelia Bujin, Andrea Carteny, Marco Cilento, Diego Cimino, Lucio d’Alessandro, Ferruccio de Bortoli, Maria Pia Di Nonno, Elena Dumitru, Emmanuele Francesco Maria Emanuele, Eugenio Gaudio, Fabiana Giacomotti, Fabio L. Grassi, Giorgio Leali, Gaetano Lettieri, Donato A. Limone, Vincenzo Mongillo, Mario Morcellini, Valentina Motta, Gabriele Natalizia, Rossella Pace, Giovanni Parapini, Roberto Pasca di Magliano, Nadan Petrović, Beatrice Romiti, Marco Ruggeri, Roberto Ruggeri, Carmelo Russo, Francesca Russo, Alessandro Saggioro, Ana Sbutega, Ciriaco Scoppetta, Donatella Strangio, Lorenzo Termine, Elena Tosti Di Stefano, Alessandro Vagnini, Giuliana Vinci, Shirin Zakeri
Il volume nasce dalla consolidata collaborazione tra la Fondazione Giacomo Matteotti e la Fondazione Sapienza che ha già dato vita, nel 2019, alla vasta ricerca sul tema Mediterraneo: tradizione, patrimonio, prospettive. Una proposta per l’innovazione e lo sviluppo, pubblicato nella medesima collana “Testimonianze e ricerche” insieme a un DVD con documenti audiovisivi originali. L’iniziativa trae origine dal progetto di Giovanna Motta di indagare, con un approccio multidisciplinare, le risposte della società contemporanea alla sfida della pandemia da Covid-19 in un ampio contesto storico, culturale e sociale.
Stampato in Italia nel mese di settembre 2020 da F.lli Pittini snc ISBN 978-88-940861-4-0

In questo numero…
«Tempo Presente» coltiva da sempre un proposito ambizioso: essere testimonianza vigile dell’oggi, memoria critica del passato, visionaria premonizione del futuro. Movendo da tale premessa non poteva evitare di confrontarsi – già prospetticamente e criticamente – con il fenomeno che più di ogni altro sta cambiando le nostre vite, la nostra storia, il nostro modo di rapportarci al reale: la pandemia.

Lo fa in primo luogo offrendo ai suoi Lettori una selezione di contributi, interviste e saggi appena pubblicati dalla Fondazione Giacomo Matteotti in un ampio progetto editoriale e di ricerca, curato e coordinato da Giovanna Motta, dal titolo Pandemie. Nell’immaginario e nella realtà, fra suggestioni, storie, significati simbolici (collana “Testimonianze e ricerche”, pp. 512). Dal volume abbiamo mutuato anche l’efficace e inquietante immagine di copertina (Wowzers, olio su tela di Tomasz Alen Kopera, del 2018), che ci sembra dare compiuta espressione, con la possente incisività propria dell’arte migliore, a tutte le angosce e gli interrogativi di questo tempo della pandemia.
Dal volume, realizzato in stretta collaborazione con Fondazione Roma Sapienza, si propongono su queste colonne in primo luogo tre conversazioni che colgono, con l’immediatezza e l’efficacia proprie dell’intervista, il sentiment di autorevoli testimoni del nostro tempo: Emmanuele Francesco Maria Emanuele affronta il tema del ruolo delle fondazioni – e, insieme, del mondo della solidarietà e della cultura –nell’emergenza sanitaria e sociale; Eugenio Gaudio illustra come abbia reagito l’Università all’offensiva del Covid-19 e come stia cambiando l’offerta formativa in Sapienza e negli atenei italiani; Antonello Folco Biagini ci offre una riflessione originale e di vasto respiro sulla pandemia in una prospettiva geopolitica globale. Una potente narrazione, coniugata con rigore scientifico e rara eleganza di scrittura, è la cifra del brillante saggio di Giovanna Motta Il lungo cammino della scienza medica. Antiche paure e nuove sfide che costituisce l’Introduzione al volume Pandemie e del quale qui si propone un’ampia sintesi.
Angelo G. Sabatini
Dalla medesima pubblicazione collettanea sono tratti i tre articoli che seguono, nell’intento di offrire un quadro significativo, per quanto rapsodico e non esaustivo, di casi ed eventi pandemici che hanno scandito la storia dell’uomo nell’età moderna e contemporanea. Di Andrea Carteny si pubblica lo studio La spedizione sabauda alla guerra di Crimea e il nemico epidemico: il colera; seguono ampie sintesi dei saggi firmati da Rossella Pace, Il movimento igienista nell’Ottocento. Il contrasto al tifo e alla febbre gialla, e da Alberto Aghemo, Senza respiro. Breve storia della guerra alla difterite.
Lasciamo il volume Pandemie: la vita ai tempi del Covid-19 è al centro di altri tre contributi che completano la sezione monografica di questo fascicolo di «Tempo Presente»: Chiesa senza cristiani e cristiani senza Chiesa di Giuseppe Leone che propone un’originale riflessione sulla fede ai tempi della pandemia evocando la parabola siloniana del “cristiano senza Chiesa”; Dalla pandemia a un “Nuovo Umanesimo” di Giuseppe Amari, una riflessione di spessore sulle prospettive valoriali e culturali della società che fronteggia la crisi; La sinistra dopo la pandemia di Fabio Vander, tempestiva lettura di saggi e di orientamenti sugli scenari ideali a venire.
La seconda sezione di questo numero si apre con uno spazio dedicato a un grande testimone del Novecento, Gaetano Salvemini: nell’approssimarsi del 150° anniversario della nascita, che cadrà nel 2023, intendiamo proporvi un originale itinerario salveminiano, costruito su interviste e testimonianze inedite, che proseguirà nei prossimi fascicoli.
Grazie all’appassionata ricerca di Mirko Grasso potrete leggere riflessioni, confessioni e memorie su uno dei più rigorosi e scomodi intellettuali del nostro tempo a noi particolarmente caro anche in virtù del legame con Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, fondatori di questa rivista, vale ricordarlo, nel lontano 1956. Il viaggio nella memoria salveminiana inizia con una brillante intervista a Ernesto Galli della Loggia, dal titolo Salvemini: un democratico scomodo, che del Nostro ci rimanda un’immagine viva non meno che problematica.
All’arte e ai suoi sconfinati orizzonti il compito di chiudere il fascicolo. Alberto Olivetti. L’orizzonte e il suo oltre è il titolo del saggio di Antonio Casu, che evoca con elegante argomentazione “la domanda stupita e incessante sulla natura e sui confini del reale” sulla quale si fondano la poetica e la ricerca di un raffinato intellettuale pittore che ci invita a cogliere gli aspetti sospesi delle cose e dell’anima.
E nel prossimo numero: Donne contro! AGS e AA
Il ruolo delle fondazioni nell’emergenza sanitaria * Emmanuele Francesco Maria Emanuele
Presidente Emanuele, oltre ai progetti già attuati in questi mesi nel campo sociale, le Fondazioni da Lei guidate prevedono altri programmi e iniziative di intervento solidale sull’emergenza?
La Fondazione Roma e la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale non hanno mai cessato di operare durante il periodo dell’emergenza sanitaria tuttora in atto, perché con la nostra azione miriamo da sempre a dare risposte concrete e rapide ai bisogni della gente, e naturalmente dopo il periodo di lockdown tali bisogni si sono manifestati con maggiore intensità e con una diffusione ancora più ampia. Le necessità primarie hanno riguardato, com’era prevedibile, l’ambito della sopravvivenza quotidiana delle famiglie, private in molti casi del lavoro e pertanto dei soli introiti di cui potevano in precedenza disporre. Noi abbiamo fronteggiato questa esigenza, tanto impellente quanto drammatica, attraverso la donazione di 1.000.000 di euro alla città di Roma tramite la Fondazione Roma, distribuita attraverso la Caritas alle parrocchie. Inoltre, da uomo mediterraneo quale sono e resto, ho proposto al Consiglio
della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, che ha approvato all’unanimità, di erogare 700.000 euro in buoni pasto per i meno fortunati nel Meridione d’Italia nelle città di Napoli, Cosenza, Reggio Calabria, Trapani, Palermo, Enna, Agrigento, cui si sono aggiunti altri 100.000 euro destinati ai cittadini di Malta, per consentire anche a quelle popolazioni di poter beneficiare di una risposta al bisogno elementare della sopravvivenza. Infine, abbiamo ritenuto fondamentale donare, per il tramite della Fondazione Roma, 500.000 euro all’Ospedale Spallanzani di Roma per la ricerca su questo virus Covid-19 che, in quanto mutevole, non è escluso riappaia sotto nuove forme, pronto a continuare in autunno la strage degli innocenti. A livello europeo, oltre alla citata inizia-
* L’intervista è stata rilasciata nello scorso mese di luglio dal Prof. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale e presidente onorario della Fondazione Roma e della Fondazione Giacomo Matteotti. È di recente apparsa in apertura del volume curato da Giovanna Motta Pandemie. Nell’immaginario e nella realtà, fra suggestioni, storie, significati simbolici, edito dalla Fondazione Giacomo Matteotti nella collana “Testimonianze e ricerche”, Roma 2020, pp. 15-17.

tiva a Malta, con la Fondazione Terzo Pilastro stiamo realizzando in Spagna, in Aragona, l’ampliamento ed adattamento di un immobile già adibito a centro ambulatoriale, per l’assistenza di persone affette da disabilità intellettive, mentre a Madrid e a Saragozza portiamo avanti, in collaborazione con la Fundacion Porque Viven, attività di musicoterapia e fisioterapia presso le abitazioni dei pazienti in età infantile che necessitano di cure palliative: ciò, perché non esiste soltanto il Coronavirus, e l’emergenza sanitaria attuale non deve in alcun modo far dimenticare o trascurare le necessità pratiche opsicologiche dei malati affetti da altre gravi patologie. Infine, sempre in Spagna, interverrò tramite l’Università Francisco de Vitoria di Madrid a favore delle famiglie degli studenti in difficoltà a causa del Covid-19, con importanti aiuti economici per far fronte al costo delle rette universitarie, nonché a sostegno dell’Hospital de Santiago nella città di Cuenca, nel sud est della Spagna, attivo dal 1182 e divenuto attualmente un centro per il ricovero e cura dei pazienti affetti da Alzheimer.
Discostandoci infine dall’ambito della sanità e della ricerca per approdare a quello della cultura e dell’arte, che sono le attività che mi hanno consentito di mantenere in equilibrio il mio impegno esistenziale, abbiamo in programma una mostra su Valdés e successivamente una, a cui tengo particolarmente, che raccolga le opere di artisti italiani e internazionali i quali sono stati reclusi nelle loro case durante il periodo del lockdown e hanno quindi sfogato la loro impotenza e frustrazione in maniera artistica: un progetto che mi piacerebbe molto, e il
cui titolo sarebbe “L’arte non si ferma neanche di fronte alla pandemia”.
Professore, cosa sarebbe giusto fare, secondo Lei, per bilanciare le iniziative in campo solidale e gli interventi economici?
Nell’attuale momento storico la situazione del bilancio statale è a dir poco disastrosa: il livello del debito pubblico si attesta al 157,6% del PIL. Non mi sembra, purtroppo, che fino ad ora siano stati messi in campo grandi aiuti. Gli italiani stanno pagando in queste settimane le imposte, che erano state sospese per il Covid e che avrebbero dovuto essere rinviate al prossimo autunno; i vari bonus per le famiglie, incluso quello dei famosi 600 euro, sono stati erogati in maniera tardiva, mentre altri – penso al discusso “bonus vacanze” – prevedono procedure talmente complesse e macchinose da scoraggiare chiunque intenda avvalersene; la fruizione dei prestiti garantiti da 25.000 euro da parte delle piccole e medie imprese si è scontrata con i mille problemi sollevati dagli istituti bancari per la concessione degli stessi; l’occupazione è ai minimi storici a causa anche del fatto che molte imprese private, ad esempio quelle del settore dell’accoglienza e della ristorazione, hanno ritenuto di non poter riaprire dopo il lockdown. Il Recovery Fund, approvato recentemente dal Consiglio Europeo, prevede oneri notevoli e non sarà disponibile almeno fino alla primavera del 2021, mentre appare inspiegabile che proprio nel momento in cui si approva in Parlamento la proroga dello stato di emergenza sanitaria, si discuta di non avvalersi del MES, che proprio alle riforme in materia di sanità
Il ruolo delle fondazioni nell’emergenza sanitaria
sarebbe destinato. Ciò che, a mio parere, sarebbe stato e sarebbe tuttora giusto fare, è intervenire concretamente a supporto delle piccole e medie imprese – che rappresentano il tessuto produttivo del nostro Paese – per favorire l’occupazione e far crescere i consumi, in maniera da dare una decisa spinta all’economia in affanno.
Dall’analisi delle relazioni sociali quanto hanno inciso, a Suo avviso, la pandemia e la sua gestione sui comportamenti individuali e collettivi?
Molte persone sono convinte che quando la pandemia finirà il mondo sarà migliore e tutti noi saremo migliori. Io non la penso così. Stiamo vivendo una crisi planetaria assimilabile alle guerre mondiali, e la Storia ci insegna
che dopo la “grande guerra” sono nati i totalitarismi, di cui ancora oggi vediamo preoccupanti recrudescenze, mentre dopo il secondo conflitto mondiale il nostro pianeta è stato dominato dalla “guerra fredda” e dalla cosiddetta “politica del terrore”.
Perciò io penso che, purtroppo, a parte qualche raro slancio isolato di singoli individui o istituzioni, il mondo post-Covid sarà com’è stato fino ad oggi: un mondo di conflitti, di contrapposizioni, dove la globalizzazione ha avuto una parte gigantesca nella devastazione delle identità nazionali e dove i risultati non si sono manifestati positivi come tutti, tra cui il sottoscritto, auspicavano. Che noi ci si ritrovi più buoni, più empatici, più solidali, sono profondamente convinto che non accadrà.
La Nuova Serie di «Tempo Presente» compie quarant’anni: un traguardo ambito per una rivista di cultura, ancor più se “indipendente”, autonoma nella compagine redazionale non meno che nello spirito che la anima, lo stesso che guidò i suoi padri, Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, che fondarono il periodico, pubblicato dal 1956 al 1968, e poi Angelo G. Sabatini che nella scia della loro eredità ideale rilevò la testata e le diede nuova vita nel lontano febbraio del 1980, da allora dirigendo la “Nuova Serie”.
Il logo chequi riproponiamo evidenzia questo evento, cheintendiamo ricordare con iniziativediverse: convegnistiche, editoriali, culturali ecivili. Superata l’emergenza sanitaria globale, offriremo agli amici di «Tempo Presente» nuovepropostedi riflessioneenon inutili provocazioni, nuovi spunti di dibattito civile, rinnovateoccasioni di confronto idealelungo la stretta via, sinora percorsa per un fin troppo brevetratto, cheporta a una società aperta
