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L’INCANTESIMO TERAPEUTICO DELLA MUSICA

La visione del neurochirurgo Antonio Montinaro, tra antichi miti ed evidenze scientifiche

Non si dice mai abbastanza dell’infinito potere della musica, capace di attirare a sé i corpi umani come le voci delle sirene nel racconto di Omero quando Ulisse, legato all’albero della sua nave, è assalito dalla melodia che lo attrae. Tra i miti e i fatti leggendari non si può non citare Orfeo che trascina le rocce, le piante e gli animali feroci con il suo canto; e poi Anfione, che edifica le mura di Tebe al suono della sua lira, mentre Arione condannato a morte dai pirati viene salvato dai delfini evocati dal suo canto. L’arte dei suoni muove magicamente la materia nel senso che “i ritmi musicali seducono i ritmi corporei. E di fronte alla musica l’orecchio non può proteggersi” (Pascal Quignard).

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Abbiamo parlato di questa miracolosa forza di cui è dotata l’arte dei suoni con il neurochirurgo Antonio Montinaro, già Direttore dell’Unità Operativa di Neurochirurgia dell’Ospedale “V. Fazzi” di Lecce e appassionato studioso del rapporto tra musica e neuroscienze. «Quando parlo di musica mi piace sempre citare i versi di Pontus de Tyard, un filosofo del ‘500: La musica è la signora che placa il dolore, mitiga l’ira, frena l’imprudenza, attenua il desiderio, guarisce il dispiacere, allevia la miseria della povertà, disperde la debolezza e lenisce le pene d’amore. Riprendendo il mito di Orfeo la musica è una potenza magica e oscura che sovverte le leggi naturali, in grado di riconciliare in un’unità i principi opposti su cui sembra reggersi la natura: vita e morte, male e bene, bello e brutto. Da qui nasce la concezione dell’efficacia terapeutica fondata sulla convinzione che la musica possa influire magicamente sulle malattie e sulla guarigione e svariati sono gli studi sull’argomento che comprendono l’utilizzo del suono come energia positiva capace di alleviare le sofferenze del corpo e dell’animo e di sconfiggere le malattie, affonda le sue radici nella notte dei tempi».

Tra le testimonianze più suggestive, Jules Combarieu così conclude La Musica e la Magia (1909) che Montinaro cita nel suo libro Musica e Cervello - Mito e scienza (Zecchini, 2017). «Dalle brume del più remoto passato preistorico balugina questa idea: la musica è, per eccellenza, una potenza di seduzione e di incantesimo. Dopo essere stata al servizio dei bisogni più prestanti e immediati dell’esistenza - la fame, la sete, la pace e la guerra, l’a- more e l’odio - questa idea trasmigra al dominio religioso dove ispira e regge la poesia lirica; di lì fa scaturire, in una evoluzione senza fine, tutta l’arte profana, i suoi generi, la sua tecnica, le idee associate ai suoi metodi espressivi, il suo ruolo in ogni circostanza della vita politica. Il diffondersi e l’irraggiare della sua azione è riconducibile fino ai giorni nostri nei quali la parola incantesimo non s’applica ormai più a miracoli effettuati nel Cosmo, oggettivamente, ma a quegli altri miracoli di trasformazione spirituale dei quali è teatro l’animo di chi ascolta la musica».

Da una concezione dell’efficacia terapeutica di tipo “magico”, fondata sulla convinzione che la musica potesse influire sulle malattie e sulla guarigione, si arriva in tempi piuttosto recenti alla definizione di “musicoterapia”, grazie all’acquisizione di maggiori conoscenze sul funzionamento del cervello. «Conoscenze rese possibili dalla strumentazione sofisticata che oggi abbiamo a disposizione, prima fra tutte la risonanza magnetica funzionale. Una lesione cerebrale di qualsiasi natura si traduce sempre in una alterazione dei sistemi ritmici che tengono sincronizzato il cervello, dove le cellule nervose possono attivarsi al momento sbagliato o instaurare connessioni errate o non attivarsi affatto». Il riferimento va al fatto che la musica, diffondendo fin negli angoli più remoti del cervello e del corpo, come nessun altro stimolo afferente riesce a fare, secondo Montinaro può essere di valido aiuto per riportare “in tono” la musica neurologica. «L’arte dei suoni rappresenta da sempre un canale privilegiato di comunicazione e infatti, grazie alla sua capacità di aggregare emotivamente gli individui e di sviluppare le capacità cognitive, funziona nel trattamento di una grande quantità di affezioni; dall’ipertensione arteriosa al Morbo di Parkinson, all’Alzheimer, all’Autismo e ai nati prematuri, per i quali la musica di Mozart è riuscita a ridurre il tempo di permanenza nell’incubatrice. La musica realizza un vero e proprio bagno cerebrale coinvolgendo anche l’area motoria, responsabile di tutti i nostri movimenti. Nel Parkinson, per esempio, l’aspetto ritmico collabora con la terapia medica a sciogliere la rigidità tipica di questa malattia. Idem dicasi per la danza, che migliora la qualità della vita.

Musica e Società

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