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Musica e Teatro per I Concerti con la Gazzetta

Musica intervallata da incursioni teatrali, improvvisazioni tipiche della commedia dell’arte. In questo modo, I Concerti con la Gazzetta del 2023 esaltano la dimensione conviviale dell’arte dei suoni la sua funzione di intrattenimento. Quattro appuntamenti - dal 12 febbraio al 14 maggio - che si tengono la domenica mattina alle 11 presso il Ridotto del Teatro Regio di Parma con i gruppi da camera della Toscanini e programmi costruiti intorno a un tema sul quale gli attori del Centocani Branco Teatrale guidati da Davide Falbo creano delle situazioni all’insegna dell’umorismo. In sostanza, si vuole far divertire e la chiave sta in ciascun titolo legato al senso dei contenuti musicali che sarà teatralizzato all’insegna dell’effetto sorpresa.

Il primo concerto del 12 febbraio con il Trio d’Ance (Massimo Parcianello oboe, Miriam Caldarini clarinetto, Fabio Alasia fagotto) che interpreta musiche di Gershwin, Mozart, Bach, Françaix, Schulhoff, allude alle parole di uso comune che sono anche termini musicali: da qui una pièce basata sull’equivoco

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Equivoco, sfida, meraviglia e follia, le quattro parole-chiave de I Concerti con la Gazzetta 2023, interpretate da Kaiming Liu, Visual Artist per la Stagione 2022/2023 de La Toscanini: in un mondo fantastico fatto di pasta, un gruppo di cuochi e altri personaggi esplora foreste e onde ritmiche, tra suggestioni artistiche e mondo food

I tre quartetti del secondo appuntamento del 19 marzo con il Quartetto d’Archi (Caterina Demetz e Sara Colombi violini, Carmen Condur viola, Vincenzo Fossanova violoncello), sono composti da donne (Emilie Mayer, Florence Price e Fanny Mendelssohn) che hanno affrontato ogni sorta di difficoltà per affermarsi, quindi, al centro, sta il tema della sfida. L’appuntamento del 16 aprile con il Quintetto d’Archi (Viktoria Borissova ed Elia Torreggiani violini, Ilaria Negrotti viola, Fabio Gaddoni violoncello, Claudio Saguatti contrabbasso) cui si aggiunge il mezzosoprano Aloisa Aisemberg, è dedicato al senso di meraviglia: perché la musica - pensiamo a Piazzolla, Gardel, Villa-Lobos - riesce ad immedesimarsi a tal punto, da riflettere gli umori di una terra o di paesaggio naturale e umano. A compimento del percorso, l’argomento dell’ultimo concerto del 14 maggio - con il Duo d’Archi (Mihaela Costea violino e Antonio Mercurio contrabbasso) - si lega al divertimento attraverso il significato di folìa: l’antico tema iberico sul quale molti compositori hanno costruito delle variazioni. Se da una parte il programma musicale con la Sonata di Corelli e la Sarabanda di Halvorsen desunta da Händel allude musicalmente alla follia, gli attori con un tema tale avranno di che sbizzarrirsi. In questo concerto - completato da musiche di Gabrielli, Bartók, Ysaÿe e Vivaldi - si svela chiaramente il gioco unificatore dei quattro momenti della rassegna ognuno dei quali presenta un tema con variazioni. Se nei primi tre il tema è dato dai musicisti, mentre gli attori realizzano le loro “variazioni”, nell’ultimo tutti fanno tutto. Deve essere così: altrimenti che follia sarebbe? In ogni concerto il pubblico sarà omaggiato di una copia della Gazzetta di Parma e di una tazzina di caffè Artcafé

Oscar Wilde visita una miniera d’argento in Colorado e parla di Benvenuto Cellini ai minatori americani. Una melodia di sapore gaelico al violino, irrobustita da un copioso arrangiamento sinfonico, diventa una colonna sonora da epico Far West. L’ironico spaesamento prodotto dalla scena iniziale del biopic di Brian Gilbert sul poeta irlandese coglie efficacemente il rapporto complesso che, tra fine Otto e primo Novecento, lega i paesaggi sonori di vecchio e nuovo mondo. Nel 1892, dieci anni dopo il viaggio di Wilde, Dvořák diventava direttore del National Conservatory of Music di New York. La sua Sinfonia Dal nuovo mondo è solo il più famoso dei brani musicali che testimoniano il fascino esercitato dal continente americano sui compositori della vecchia Europa. Ma non tutti avrebbero viaggiato tra costa dell’est e praterie dell’ovest con lo spirito di scoperta e la passione per i treni che animavano il compositore boemo. Altri, come Mahler, che diresse la New York Symphony Orchestra negli ultimi anni di vita, videro negli Stati Uniti non solo opportunità professionali, ma anche un riscatto dai dolori familiari. L’evolversi della politica europea tra le due guerre avrebbe poi spinto molti altri verso la “terra dei liberi”, da Rachmaninoff in fuga dalla Russia rivoluzionaria a Toscanini in rotta col fascismo; da Bartók e Korngold, che lasciano l’Ungheria e la Germania nazista, al pacifista Britten preoccupato dall’interventismo inglese. Esperienze diverse che trovano al di là dell’Atlantico spazi espressivi in cui il miraggio del nuovo si unisce indissolubilmente alla nostalgia per il vecchio.

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