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Il desiderio di ritornare a comporre
di Francesco Cristiani
In un pomeriggio del 1897 Lev Tolstòj sta giocando a scacchi con il compositore Aleksandr Gol’denvejzer, consapevole che un appuntamento interromperà a breve il clangore di quella battaglia in miniatura. Un talentuoso ragazzo di ventiquattro anni ha infatti ottenuto udienza presso di lui e, mentre la partita è ancora in corso, eccolo affacciarsi timido alla porta. Si presenta con le ginocchia tremanti e confida al Maestro di non essere più in grado di trovare né il coraggio né l’ispirazione per continuare a dedicarsi alla sua arte. Quando chiede a Tolstòj un consiglio o una parola di conforto, questi lo fa sedere a fianco a sé e gli dice severo: «Devi lavorare. Credi che io sia soddisfatto di me stesso? Lavora. Io lavoro ogni giorno».
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Da quell’incontro con il grande scrittore russo, Rachmaninov si congeda in preda alla frustrazione, avvinto dalle spire di uno dei periodi più irrequieti della sua vita. Alle soglie del Novecento, è «un primo della classe che sta fallendo nella professione», un talento precoce ma irrisolto che «lavoricchia con le lezioni, consolandosi con la vodka». La carriera come pianista, direttore o compositore non sta decollando e l’insuccesso della sua Prima Sinfonia nel marzo del 1897 ha definitivamente inaugurato una stagione di sofferenza e depressione.
Una dolorosa parentesi ancora aperta nel 1899, quando il compositore si reca in Inghilterra per cercare di affermare la propria personalità artistica. A Londra, dove è noto come “L’uomo del Preludio” - per via del grande successo riscosso dal suo Preludio in do diesis minore - coglie l’occasione per proporre alla Royal Philarmonic la scrittura di un nuovo Concerto per pianoforte che eguagli e superi il Primo, pubblicato nell’ormai lontano 1891. Nonostante la promessa fatta, ancora nel 1900 questa composizione esita a uscire da una penna incrostata da terribili insicurezze e spietate autocritiche: il nome di chi ne avrebbe ravvivato l’inchiostro si trova nella dedica «à Monsieur N.
Dal’» stampata sulla copertina del Concerto n. 2 per pianoforte.
Là dove lo sterile consiglio di Tolstòj non sortisce alcun effetto, si rivela infatti risolutrice la professionalità di un medico internista specializzato in ipnosi, Nikolaj Dal’, che segue gratuitamente Rachmaninov al fine di fargli «riguadagnare l’appetito e il desiderio di comporre». I suoi metodi risultano straordinariamente efficaci e il Secondo Concerto - ritenuto da alcuni addirittura una «composizione psichica» - inizia a prendere forma nell’autunno del 1900 per poi incontrare nell’inverno di quello stesso anno la sua prima esecuzione.
Nonostante siano stati scritti in ordine inverso, i tre movimenti del Concerto mettono in scena questo irrequieto viaggio verso la libertà, adottando come protagoniste melodie talmente suggestive da ispirare, a posteriori, persino la musica pop. Il cantautore statunitense Eric Carmen scriverà così All by Myself (1975) tenendo bene a mente il tema principale dell’Adagio sostenuto; lo stesso faranno Buddy Kaye e Ted Mossman che, ispirandosi al secondo tema del terzo movimento, firmeranno nel 1945 Full Moon and Empty Arms (registrata, fra gli altri, da Frank Sinatra e Mina). Curioso notare come, in un’immaginaria catena di ‘plagi’, la provenienza di quest’ultimo tema sia attribuita da alcuni studiosi non alla fantasia di Rachmaninov, ma a quella del suo amico e collega Nikita Morozov.
Se il contributo di Morozov è solo presunto, quello del Dottor Dal’ è indubbio e sarà destinato a ricevere un ultimo, commosso omaggio. Fuggito in Libano dopo la Rivoluzione, il medico entrerà come violinista amatore nell’Orchestra dell’Università Americana di Beirut e con questa suonerà nel 1928 il Secondo Concerto Al termine dell’esecuzione il pubblico, informato della sua presenza fra le file dell’Orchestra, lo applaudirà al pari di un solista, ringraziandolo per aver restituito Rachmaninov al suo luminoso destino.
17 febbraio 2023, ore 20.30 | Stagione Filarmonica Parma | Auditorium Paganini
WILSON Direttore IVO POGORELICH Pianoforte FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
Sadikova
Angelo di fuoco, nuova commissione La Toscanini Rachmaninov
Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra Prokof’ev Sinfonia n. 5
Guida all’ascolto (s)ragionata e (in)consapevole
Sono d’accordo: chi lo fissa troppo è perduto! Perché Rachmaninov è irresistibile! Non c’è niente da fare… i soggetti che spariscono di colpo (le sue belle melodie s’interrompono troppo presto) e sgusciano dalla loro responsabilità - facendo finta di non rendersi conto del grado di difficoltà della parte affidata al pianoforte (per lui non è mai abbastanza) - esercitano un fascino smisurato. Egli incarna la figura del concertista - compositore d’epoca romantica dal temperamento solitario, introverso, incurante, quasi sprezzante, e dalla natura individualista. La sua musica - ascoltiamo il Concerto n. 2 per credere – può provocare perfino delle allucinazioni ipnotiche! Eppure, continuiamo imperterriti a non trovargli il minimo difetto! Non notiamo la sua dinamica instabile, umorale a partire dal primo movimento (per non parlare del terzo)… È evidente che accettiamo tutto senza protestare! E Rachmaninov continua a stregarci!