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incontri e lontananze

10 febbraio 2023, ore 20.30 | Filarmonica

11 febbraio 2023, ore 18.00 | La Toscanini per Tutti

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Parma | Auditorium Paganini

ENRICO ONOFRI Direttore STEFAN TEMMINGH Flauto dolce FILARMONICA ARTURO TOSCANINI

Vivaldi

Concerto per flauto Il Gardellino Eggert Außer Atem per tre flauti dolci e un solo esecutore Hofmeyr

Concerto per flauto dolce, clavicembalo e archi Beethoven Sinfonia n. 6

25 marzo 2023, ore 20.30 | Salotto Toscanini

Parma | CPM “Arturo Toscanini”

LaT Day

VALERIY SOKOLOV Violino MARIA-DIANA PETRACHE Pianoforte

Enescu

Sonata n. 3 per violino e pianoforte Ravel

Sonata n. 2 per violino e pianoforte Stankovych

Sonata Pastoral of the night forest (dedicata a V. Sokolov) espressione musicale e rappresentazione mimetica che già Beethoven aveva lapidariamente racchiuso nel sottotitolo della Pastorale: «Mehr Ausdruck der Empfindung als Malerei» [«più espressione del sentimento che pittura»]. (Chissà che avrebbe pensato di fronte alla litografia di Franz Hegi che lo ritraeva sdraiato à la Goethe, al bordo di un ruscello, con carta e penna in mano?). E più oltre – bisogna attendere il Novecento – vi sono quei «compositori ecologici», come li chiama Schafer, che vogliono riportare la musica dentro la natura, i visionari come Ives che avrebbe voluto la sua Universe Symphony eseguita da centinaia di esecutori disseminati tra valli e pendii, ma non la terminò mai.

Una compenetrazione ancora maggiore tra far musica e mondo naturale si evidenzia ancor di più al di fuori della musica occidentale. Schafer si lasciò affascinare a tal punto dai «concerti naturali» balinesi descritti dall’etnomusicologo Marius Schneider, da imitarli in diversi suoi brani corali come Miniwanka, un «soundchronicle» in cui le voci imitano i tanti suoni dell’acqua. Non poteva sapere, nel 1977, che di lì a poco l’etnomusicologo Steven Feld avrebbe rivelato a quale profondità concettuale il popolo Kaluli, sull’altopiano di Bosavi in Papua Nuova Guinea, fosse in grado di strutturare i propri canti sulla base di metafore acquatiche. E nell’album Voices of the Rainforest, la voce di Ulahi che canta presso una cascata “insieme” ad un uccello ci prova a che grado di relazione tra specie, elementi e domini si possa giungere in altre culture.

Bollare incontri così potenti come prova di una alterità, peggio ancora come miraggi di una verginità che l’Occidente ha perduto, equivale a una colossale dichiarazione di sordità. Più difficile è ritrovarne le tante microstorie, di questi incontri, che forse ci restituirebbero un quadro ben più complesso. L’aveva intuito Antonio Benussi Moro nel 1924, quando in una notte di mare mosso, a Rovigno, udì sopra il frangersi delle onde il suono di un pianoforte: era lo scienziato Massimo Sella – tra i massimi fotografi italiani del Novecento, se qualcuno lo ricordasse – che appena arrivato in città suonava a finestre spalancate l’Appassionata di Beethoven, «al cospetto del mare in tumulto, da lui percepito come il grandioso applauso raccolto nel teatro totale degli elementi». Un granello di polvere, nella storia della musica. Ma è forse da qui che una storia del rapporto tra (far) musica e natura può avere senso: con Feld, e “per li rami” con Schafer, nel «prestare ascolto a storie d’ascolto».

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