Io Vivo Qui - Provincia di Belluno 2021/22

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ANNO SCOLASTICO 2021/2022

DELLE SCUOLE PRIMARIE E SECONDARIE DI 1° DELLA PROVINCIA DI BELLUNO
PROGETTI

ANNO SCOLASTICO 2021/2022

DOLOMITI PATRIMONIO MONDIALE UNESCO
NELLE
IO VIVO QUI PROGETTI DELLE SCUOLE PRIMARIE E SECONDARIE DI 1° DELLA PROVINCIA DI BELLUNO

ritorio di tanti insegnanti che amano la Scuola e il Territorio nella “costruzione” dei futuri cittadini, possa essere visionato da tutti. I miei ringraziamenti vanno quindi ai docenti: Daria Burigo, Mariacristina Carì, Lucia Costantini, Barbara Dall’Agnol, Claudia De Brida, Patrizia Fava, Luciano Genuardi, Anna Spedo, Lina M.A. Zanin, con i dirigenti degli Istituti Comprensivi Bruna Codogno, Antonella Pacieri e Maria Teresa Zambello; al dirigente dell’Istituto scolastico provinciale Massimiliano Salvador, con il referente del progetto Franco Chemello, alla Direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO, Mara Nemela, al Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin e alla referente della Regione Veneto nella Rete della Formazione e della Ricerca della Fondazione Dolomiti UNESCO, Mirella Minto.

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Questa nuova pubblicazione è la dimostrazione della continuità di un progetto particolarmente sentito dall’Ufficio Scolastico di Belluno, in quanto rivolto a stimolare la relazione con un territorio, quello bellunese, stupendo e complicato al tempo stesso.

Come responsabile dell’Ufficio Scolastico di una provincia interamente montana, e inserita nell’areale dolomitico, ringrazio la Fondazione Dolomiti Unesco e la Fondazione Giovanni Angelini per il coinvolgimento duraturo degli studenti e delle scuole nella scoperta del valore del proprio territorio, attraverso l’apporto di un metodo scientifico.

La Fondazione Giovanni Angelini, in particolare, onora la provincia bellunese per l’apporto culturale e la collaborazione con il sistema scolastico ed educativo nella scoperta del territorio, nelle sue peculiarità naturalistiche, antropiche e culturali, patrimonio dell’umanità.

E’ sempre più essenziale che la scuola bellunese si focalizzi sul vivere l’ambiente di montagna, non solo per lo spopolamento che affligge da tempo questa provincia, ma anche per contrastare gli effetti di questo periodo pandemico, che tanto ha negativamente inciso sul benessere dei nostri studenti.

La recente indagine organizzata nel 2021 dalla Consulta Provinciale degli Studenti, rivolta agli studenti delle scuole superiori con il coordinamento dell’Ufficio, e presentata nel corso del corrente anno scolastico, ha infatti posto l’accento sul grave disagio sociale e relazionale che ha colpito i giovani della provincia.

Sono emerse le paure del rientro a scuola e del confronto con i pari, la diffusione dei disturbi alimentari, gli atteggiamenti autolesionistico, le dipendenze e, conseguentemente, la voglia, per chi vive una situazione di disagio, di uscire dal proprio territorio. Da un’analisi attenta dell’indagine, che ha coinvolto ben il 40% degli studenti, appare però che ha sofferto meno questa situazione chi vive nell’ambiente dolomitico, quindi nella parte alta della provincia, a dimostrazione del valore sociale della relazione con il territorio e dell’opportunità data a chi “vive qui”.

Per permettere ai giovani di restare sul territorio bisogna quindi, come racconta l’indagine, implementare il livello di benessere, l’offerta culturale e le “esperienze stimolanti”, oltre all’offerta lavorativa.

Gli studenti, insomma, si sentono in un territorio ristretto da una mentalità troppo provinciale e dalle inadeguate possibilità di crescita professionale.

Per riuscire a favorire il rientro dei giovani, la scuola deve aprire le menti, promuovere una cultura che stimoli ad investire sul territorio la formazione scolastica e quella universitaria, necessariamente acquisita fuori provincia, e promuovere tutte le iniziative

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Massimiliano Salvador dirigente del M.I.U.R. USR Veneto, Uff. IV-Ufficio Scolastico Provinciale di Belluno

che, come la presente, possano sviluppare la consapevolezza delle eccezionali opportunità che può offrire il territorio. L’acquisizione di un approccio scientifico, l’investimento di energie verso un’economia sostenibile di montagna, lo sviluppo di una mentalità più aperta (ben venga lo sviluppo della relazione e della collaborazione con tutte le aree dolomitiche viciniori, e non solo) si auspica possano fermare questa “emorragia” di risrse umane, perché sarà sempre più palese che “si vive meglio qui” piuttosto che in altre realtà, solo in apparenza più allettanti.

Un ringraziamento particolare ai docenti che hanno accompagnato gli studenti alla scoperta dell’importanza di questi temi, e un complimento sentito ai nostri ragazzi che, con orgoglio, il sistema scolastico bellunese accompagna alla scoperta di sé e del proprio posto nel futuro del territorio.

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Mara Nemela Direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO

Presidente della Provincia di Belluno, membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione

L’inserimento della Dolomiti nel Patrimonio naturale mondiale dell’Umanità UNESCO è un obiettivo che questa Amministrazione provinciale ha perseguito con tenacia e determinazione dagli albori fino al riconoscimento del 26 giugno 2009.

La sfida più importante, però, è ora quella di trovare gli strumenti e i canali giusti per far conoscere il valore del territorio dolomitico e del riconoscimento UNESCO alla popolazione. Tra le tante iniziative che la Fondazione Dolomiti Unesco, di cui la Provincia di Belluno è socio fondatore, ha realizzato c’è il progetto didattico ed educativo “IO VIVO QUI”, un progetto di primaria importanza in quanto rivolto a tutti gli studenti bellunesi, fin dalle prime classi, con l’obiettivo di far loro conoscere ed apprezzare il “Bene” UNESCO e renderli consapevoli dell’enorme valore paesaggistico e storico del territorio in cui hanno la fortuna di vivere.

Cultura, dialetti, storia, natura, geologia del territorio sono i concetti che gli studenti devono imparare ad apprezzare fin da piccolo per imparare ad amare il territorio in cui sono nati e cresciuti, obiettivo che “Io vivo qui” ha sempre cercato di raggiungere.

Seguendo il percorso proposto da questo progetto i nostri ragazzi possono, infatti, imparare l’importanza della conservazione e valorizzazione delle Dolomiti e, con la loro freschezza, influenzare anche la comunità di appartenenza.

Auguro a tutti i ragazzi che hanno partecipato o parteciperanno a questo interessante percorso didattico di sfruttare appieno questa occasione per diventare cittadini consapevoli e rispettosi del bene comune e di saperlo trasmettere a quanti verranno dopo di loro.

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DOLOMITI TRA LEGGENDE E REALTÀ

Scuola Primaria

“G. Segato” Chiesurazza (IC Belluno1)

CLASSE TERZA

docente: Lina M. A. Zanin

Noi viviamo tra le DOLOMITI, montagne bellissime, fatte di roccia chiara che, soprattutto al tramonto, si tinge di colori delicati.

Da Belluno vediamo la Schiara, ma conosciamo anche Civetta, Pelmo, Tre Cime di Lavaredo... e molte altre ancora.

Nel 2009 sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità.

Ci siamo chiesti: come sono nate queste montagne?

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LA LEGGENDA DEI MONTI PALLIDI

In un antico regno tutti vivevano felici. Solamente il figlio del re era tormentato da un ardente desiderio: voleva andare sulla Luna. Un giorno, durante una caccia, il principe si smarrì nel bosco. Si distese in un prato coperto di rododendri e sognò una bellissima fanciulla, la figlia del re della Luna. Quando si svegliò sentì un’immensa gioia per questo sogno. Improvvisamente gli parve di sentire da lontano delle voci e vide due uomini molto vecchi in una nuvola: si trattava proprio di due abitanti della Luna i quali esaudirono il suo desiderio. Giunto sulla Luna, incontrò il re, un uomo con una lunga barba bianca, e al suo fianco vi era sua figlia. Il principe riconobbe la bellissima fanciulla del suo sogno e le regalò un mazzo di rododendri. Sulla Luna era tutto bianco. Con il passere del tempo il principe si accorse che l’intensa luce argentea di questo luogo danneggiava la sua vista e decise di ritornare sulla Terra, portando con sè, come sua sposa, la bella principessa. I fiori bianchi che la principessa della Luna portò con sè si diffusero su tutte le Alpi e ancora oggi si possono ammirare sulle vette: le stelle alpine. La principessa amava moltissimo i vivaci colori dei fiori, dei prati, dei laghetti, però era rattristata dal colore scuro delle montagne. Si ammalò gravemente per la forte nostalgia del chiaro paesaggio lunare e dovette tornarvi. Nella sua patria subito guarì, ma la nostalgia per il suo amato sposo era inconsolabile. Anche il principe, rimasto da solo sulla Terra, non trovava pace. Una notte incontrò nel bosco uno gnomo, il re dei Salvans, e si confidò con lui. Il re degli gnomi spiegò al principe che gli gnomi sarebbero stati in grado di dipingere le montagne con il colore della luna, così che la sua sposa sarebbe potuta ritornare sulla Terra; in compenso il principe avrebbe dovuto dare ospitalità al popolo dei Salvans. La prima notte di luna piena gli gnomi iniziarono una strana danza: le loro piccole mani si agitavano nell’aria e cominciarono a filare la luce della luna, fecero un grosso gomitolo e iniziarono a tirare i fili lucenti dalle cime verso il basso, poi attorno alle montagne, così da avvolgerle in una rete di luce. Scomparve il colore scuro e le vette ora brillavano di una bianca luce lunare. Il principe potè così riportare la sua sposa sulla Terra. I Monti Pallidi si possono ammirare ancora oggi e sono chiamati DOLOMITI. Il regno del principe ormai non esiste più, ma i Salvans dimorano tuttora tra le rocce e nei boschi di questa incantevole terra.

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ELEMENTI DI REALTÀ:

Le Dolomiti prendono il nome dal naturalista francese Deodat de Dolomieu (17501801) che per primo studiò il particolare tipo di roccia che le compone, principalmente il minerale carbonato doppio di calcio e magnesio, che dona a queste rocce una particolare lucentezza e capacità di riflettere la luce, così che appare di un particolare candore rispetto alle altre montagne del sistema alpino.

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ELEMENTI DI REALTÀ:

Circa 240 milioni di anni fa dove oggi sorgono le Dolomiti c’era un mare tropicale in cui vivevano numerosi organismi tra cui alghe, piccoli batteri, coralli, molluschi, spugne... Essi ricavavano il nutrimento dall’acqua e costruivano all’esterno scheletri e gusci. I depositi di questo materiale formarono strati di roccia calcarea che reagirono con il magnesio prodotto dai fenomeni vulcanici sottomarini, dando così origine alla DOLOMIA. A partire da 40 miloni di anni fa il fondo del mare cominciò a sollevarsi formando così le catene montuose.

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LA LEGGENDA DI AGORDO

In un tempo lontano tutta la conca dove ora sorge Agordo era occupata dalle acque di un vasto e profondo lago. Le popolazioni, ancora pagane, vivevano sulle montagne dedicandosi in prevalenza alla pastorizia e alla pesca nelle acque di questo lago. Fra quelle genti c’era una famigliola composta da padre, madre e un figlioletto di pochi anni, da poco convertiti al Cristianesimo grazie all’amicizia con un viandante che ogni anno passava da quelle parti. Questo misterioso viandante era solito fare una breve sosta, ospite appunto di questa famiglia: si sedeva sulla panchina di legno, sotto gli abeti, parlava loro di Gesù e, dopo aver mangiato un pesce, se c’era, e sorbito una ciotola di latte, andava a trascorrere la nottata in montagna, poco più a valle. Lassù c’era una grotta dove il forestiero si rifugiava in caso di maltempo: legava il suo cavallo ad un grosso anello di bronzo infisso nella roccia, proprio all’esterno della grotta. In dialetto tale anello viene detto “s-ciara” e da questo avrebbe origine il nome del monte Schiara.

Avvenne che un mattino, mentre la famigliola al completo era in barca sul lago, all’improvviso, si alzò un forte vento che rovesciò la piccola imbarcazione. Padre e madre si salvarono, ma la barca ed il piccolo sprofondarono nel lago. I due genitori, dopo interminabili momenti di disperazione, non persero la Fede: si inginocchiarono e invocarono a voce alta il viandante loro amico. Lui apparve sul punto più alto del monte oggi conosciuto come “Le Pale di San Martino”. Con la sua spada scintillante vibrò un colpo deciso, la roccia si spaccò, l’acqua del lago defluì verso il Piave e in breve tempo il lago si prosciugò. Proprio sul fondo c’era la barca rovesciata, e, sotto di essa, fu ritrovato il piccolo, placidamente addormentato.

Quel bimbo si chiamava “Agordo”. Lo strano viandante che ogni anno veniva a predicare nella diocesi di Belluno, che un giorno lo avrebbe eletto suo patrono, era san Martino.

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ELEMENTI DI REALTÀ:

• Dove ora sorge Agordo intorno al 4000 a. C. esisteva un lago, che durò per circa sei/sette secoli.

• San Martino è nato intorno al 316-317 d.C. in Pannonia ed è morto nel 397 in Francia. Non sono testimonianse storiche del suo passaggio nel territorio bellunese, ma, secondo la tradizione, il suo culto sarebbe stato introdotto a Belluno nel 547 d. C. dal vescovo Felice.

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ELEMENTI DI REALTÀ:

• La strada che da Agordo porta verso Belluno, ai Castei, attraversa una gola chiamata la “tagliata di san Martino”. C’è un documento del 1483 che attesta la presenza, sopra alla casa cantoniera ora abbandonata, di una chiesa dedicata al Santo, inserita in un complesso fortificato chiamato Castello Agordino..

• Il nome Agordo è attestato in un documento del 923. Secondo il glottologo Giovanni Battista Pellegrini deriva dal nome di persona AGIHARD, di origine longobarda.

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ALLE MASIERE

Sabato 30 aprile abbiamo finalmente potuto fare la nostra prima uscita scolastica: ci siamo recati al lago di Vedana e alle Masiere, in comune di Sospirolo, accompagnati dalle maestre e dagli esperti del CAI Daniela, Marino e Mario. Ci è piaciuto camminare tra gli enormi massi che caretterizzano questo luogo, osservare gli alberi del bosco, i fiori e i cespugli del sottobosco, provare ad ascoltare i versi degli animali o a trovarne le tracce. Sulle rive del laghetto c’erano moltissimi girini e abbiamo deciso di prenderne qualcuno, in modo da poter osservare in classe la metamorfosi di questi anfibi.

Ci siamo chiesti come si è formato questo piccolo lago che non ha immissario nè emissario. E soprattutto come e quando si sono formate le “Masiere”.

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LA LEGGENDA DELLE MASIERE

Un tempo, nella zona sotto al monte Peron, all’imbocco della val Cordevole, c’erano due bei paesi: Cornia e Cordova. Un giorno arrivarono due poveretti e cominciarono a bussare di casa in casa, chiedendo un po’ di elemosina, ma tutti gli abitanti chiudevano loro la porta in faccia. I due pellegrini allora se ne andarono e arrivarono fino a un campo di grano. Uno di loro si mise a raccogliere le spighe di frumentoe queste, appena raccolte, subito si seccarono. Fuori dal paese giunsero a una povera capanna, chiesero ospitalità alla donna che vi abitava, lei li fece entrare e nonostante non avesse nulla da mangiare, miracolosamente comparvero una bella pagnotta nel forno e nel fiasco del buon vinello. Finita la cena uno dei due chiese alla donna se il figlio maggiore poteva seguirli sulla montagna con un martello. Così partirono verso la cima del monte Peron, ma prima raccomandarono alla donna di non uscire di casa, quella notte, per nessuna ragione al mondo. Pioveva a dirotto, tuoni e fulmini laceravano il cielo, il vento scuoteva violentemente le cime degli alberi del bosco e rendeva difficoltoso il cammino. Arrivati in cima alla montagna l’uomo ordinò al giovane di battere con tutte le sue forze il martello sulla roccia. Improvvisamente la montagna si spaccò, le rocce cominciarono a franare a valle distruggendo i due paesi di Cornia e Cordova. Tutto rimase sepolto dai massi, tranne la casa della povera donna. Quella notte, però, lei non aveva ascoltato il consiglio dei due misteriosi visitatori e, sentendo il rumore dei sassi che rotolavano nella valle, era uscita a vedere cosa stesse accadendo: una scheggia di pietra l’aveva colpita all’occhio e non riusciva più a vedere nulla. Il mattino seguente il figlio e i due viandanti tornarono. Uno dei due uomini disse: “Tu sei stata generosa con noi. Anche se non hai obbedito al mio comando ti perdono e ti guarisco!”. In quell’istante la donna riebbe la vista e capì finalmente chi erano i due viandanti: uno era il Signore, e l’altro San Pietro!

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ELEMENTI DI REALTÀ:

• il toponimo Cordova si trova su alcuni documenti scritti fra il 1500 e il 1600 e su alcune carte geografiche di poco posteriori; Cornia è presente solo in alcuni documenti.

• dal monte Peron è scesa una grossa frana: sono presenti in modo evidente i segni della parte di montagna mancante. ai piedi del monte Peron, al di là del torrente Cordevole, c’è una località chiamata “Masiere” dove si trovano grossi massi, alcuni usati come palestre di roccia, e cave di ghiaia.

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COME SI SONO FORMATE LE MASIERE?

Lo storico bellunese Giorgio Piloni, vissuto circa 400 anni fa, aveva ipotizzato che la frana del monte Peron fosse stata causata da un forte terremoto accaduto nel 1114. Secondo il geologo bellunese Giovanni Battista Pellegrini, ancora vivente, il vasto accumulo della frana delle Masiere di Vedana è un fenomeno complesso, avvenuto in due fasi. Circa 15 mila anni fa, all’epoca dell’ultima deglaciazione, il materiale franato dal Monte Peron venne portato avanti dal ghiacciaio del Cordevole; successivamente nuove frane in forma di “valanghe di roccia” si accumularono sopra i precedenti depositi: recenti ricerche provano come queste valanghe siano avvenute circa tremila anni fa. Da esse ha avuto origine anche il lago di Vedana le cui acque oggi sono alimentate da sorgenti sotterranee.

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“LEGGENDE MODERNE”

Infine... abbiamo accolto la “sfida” di Daniela Mangiola, cioè inventare una leggenda che spieghi la presenza nel nostro territorio di tre tipi di rocce differenti: magmatiche, sedimentarie e metamorfiche.

In un tempo molto lontano in un villaggio vicino al torrente Cordevole viveva un uomo che di mesitere faceva il decoratore di sassi. Aveva inventato una tecnica particolare: per dipingere i sassi usava la frutta raccolta, essiccata e macinata dalla quale otteneva dei colori che impastati con acqua e latte diventavano molto brillanti: arancione come il colore delle pesche, rosso come le ciliegie, verde come i kiwi e giallo come le susine... Ogni settimana andava al mercato del villaggio e vendeva i suoi sassi. Col passare del tempo diventò ricco sfondato, tanto che non aveva nemmeno più bisogno di vendere i sassi: li decorava nel tempo libero e li conservava in una grande stanza della sua casa. Un brutto giorno scoppiò la guerra, la sua casa fu colpita da una bomba e tutti i suoi sassi finirono sul Cordevole. Ecco perchè ancor oggi, se vai a camminare sul greto di questo torrente, puoi trovare un’infinità di sassi diversi. (Raniero e Marco)

Anni e anni or sono, in un piccolo paese di montagna tutto circondato da un muretto di sassi grigi, era un giorno come tutti gli altri, cioè un giorno di pioggia. Ormai era quasi un mese che pioveva e sembrava di vivere sempre lo stesso giorno, ogni giorno. Ma quel giorno era diverso: il pomeriggio aveva smesso di piovere ed era venuto l’arcobaleno. Era un arcobaleno speciale perchè aveva più di 7 colori, ne aveva tantissimi! Quando, all’improvviso, ci fu un forte tuono l’arcolaleno cadde sul muretto ed ecco, fu così che nacque il muretto dai sassi di mille colori diversi. (Simone e Manfredi)

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C’era una volta, al tempo della quarta glaciazione, vicino al monte Pelmetto un villaggio di uomini, donne e bambini. Un giorno il monte Pelmetto, a forza di stare al freddo, si prese il raffreddore e fece un grande ECCCIÙ! E fece crollare i suoi massi sul villaggio che scomparve sotto a pietre grandi, piccole e di diverse forme, così come, ancora oggi, si possono osservare. (Ludovica, Beatrice, Emma)

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C’era una volta un grande castello tutto circondato da alte mura di massi colorati.All’interno di questa fortezza c’era una città con un re, Elisacopo, il quale aveva un figlio, il principe Jacopei. IElisacopo voleva che il suo paese divenisse sempre più grande e così fece molte guerre. Alcune le vinse, alcune le perse. Un giorno si trovò in guerra con un impero che aveva più di 200 catapulte. Le catapulte furono caricate con massi giganteschi e colpirono le mura della fortezza del re e di suo figlio. La fortezza fu distrutta. Di quello splendido regno rimasero soltanto mucchi di sassi di mille colori diversi.(Jacopo ed Elisei)

In un tempo molto lontano c’era sulla Terra un enorme lago di acqua salata. Era così vasto che da una sponda non riuscivi a vedere l’altra. In questo lago navigavano spesso agguerriti equipaggi di indiani e vascelli di terribili pirati. Ci furono moltissimi scontri. In una di queste battaglie gli indiani ebbero la meglio e i pirati per riuscire a salvarsi dovettero gettare in mare i loro tesori. Passarono gli anni, il clima cambiò e pian piano l’acqua di quel lago cominciò ad evaporare fino a che si prosciugò. Arrivarono alcuni uomini e cominciarono a scavare. Fecero un buco sempre più fondo e in fondo a quel buco un giorno trovarono un’infinità di pietre di vari colori e dimensioni. Da questo ritrovamento ebbe origine la famosa leggenda della battaglia tra indiani e pirati vinta dagli indiani e persa dai pirati. (Elia e Luna)

Una volta, in un paese molto lontano, le montagne erano colorate. Un giorno passò di lì un gigante e si accorse che le montagne attorno a lui cominciavano a crollare. Si disse: “ Queste montagne stanno crollando, devo fare qualcosa!”. Sapendo di non poterle aggiustare decise di distruggerle: mise un recinto altissimo e ci mise anche un cartello con su scritto “STARE LONTANI - PERICOLO DI MORTE!” e cominciò a distruggere le montagne colorate calciando prima con un piede, poi con l’altro, e quando finì vide che per terra c’erano un’infinità di pezzetti colorati di quella che era stata una grande montagna e li sparse un po’ per tutto il mondo. (Lucia e Aurora)

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Trecento anni fa il Vesuvio esplose e mandò fuori dal suo cratere un sacco di sassi neri.

Un costruttore passò da quelle parti, vide quei massi neri, li prese con una carriola, li portò nel suo laboratorio e si mise al lavoro per costruire una casetta tutta di sassi. Dopo un mese la casa era finita. Dopo trent’anni passò da quelle parti un pittore. Il pittore pensò: “Che triste una casa così nera!” : Decise di dipingere alcuni sassi e così fece: alcuni li lasciò neri, altri li dipinse di rosso, di verde e di tantissimi altri colori. Quella stessa notte passò di lì un fantasma e con il suo biancore lasciò su alcuni sassi un velo di bianco. Quindi grazie al costruttore, al pittore e al fantasma i sassi sul muro esterno di quella casa rimasero per sempre di tanti colori: sassi neri, rossi, verdi e sassi bianchi. (Arianna ed Erica)

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Gli opifici ai piedi della Schiara. Lungo l’antica roggia alimentata dal torrente Ardo: alla scoperta della fabbrica di spade.

Scuola Secondaria di primo grado di Castion (IC Belluno3) CLASSE IB

Insegnanti: Anna Spedo, Lucia Costantini, Barbara Dall’Agnol.

Il percorso progettuale previsto ad inizio anno si è svolto in parte ed ha avuto come suo momento centrale la visita della mostra “Acqua ferro fuoco. Arte delle spade nel bellunese”, una mostra documentaria sulla storia della produzione di armi bianche nella città di Belluno e nel territorio, allestita presso il Museo Fulcis.

La visita guidata si è svolta il 21 gennaio 2022 con una modalità molto particolare e coinvolgente: la classe è stata accompagnata in un percorso didattico e ludico da una guida della Associazione Isoipse. La attività prevedeva l’utilizzo di cuffie immersive grazie alle quali i ragazzi venivano radioguidati negli spazi di Palazzo Fulcis alla scoperta della storia appassionante delle spade bellunesi. Punto di forza della attività è stata la modalità ludica, a squadre, che poneva gli alunni in gioco in prima persona e attraverso il fare trasmetteva concetti altrimenti non accessibili a tutti.

Lo strumento principale di questo percorso è stata una riproduzione del territorio bellunese realizzata con stoffe e materiali di recupero: su questa i ragazzi dovevano porre di volta in volta i personaggi coinvolti (minatori, boscaioli, carbonai, zattieri…) e gli altri elementi richiamati dalla narrazione. In tal modo è stata ricostruita la lunga storia della produzione di spade a partire dalle materie prime necessarie e disponibili nel territorio: dalle miniere del Fursil, all’estremo nord della provincia di Belluno, da cui si ricavava la siderite manganesifera, fino ad arrivare al fiume Piave, su cui viaggiavano gli zattieri portando in città il prezioso metallo, passando attraverso il Cansiglio, preziosa fonte di approvigionamento di legna di faggio necessaria per la produzione di carbone, e la val di Zoldo, nota per le sue fornaci. Giunto quindi a Belluno, il ferro veniva lavorato nelle fucine per ricavarne le famose spade.

In questo percorso i ragazzi hanno potuto comprendere come tutto il territorio bellunese, dalle montagne del nord alle valli più a sud, fosse coinvolto in questa produzione: gli elementi naturali (acqua, ferro, boschi) sono risorse locali che gli uomini hanno sempre sfruttato nel corso dei secoli per le loro necessità. Tutte le conoscenze apprese sono state poi rielaborate nelle ore di arte tramite il disegno e la realizzazione di piccoli libriccini in cui gli alunni hanno descritto e illustrato i momenti per loro più significativi del percorso.

Il progetto continuerà con la visita al “Busighel”, la antica officina di spade sita tra il torrente Ardo e Porta Rugo, che sfruttava l’acqua della antica roja proveniente dal torrente Ardo come altre manifatture e opifici presenti lungo il canale.

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Scuola Secondaria di primo grado

I. Nievo (IC2 Tina Merlin) CLASSE 2B

Insegnanti:

Daria Burigo

Francesca Verrastro

Patrizia Fava

LA GUSELA: CUCIRE IL LEGAME TRA PASSATO E PRESENTE

Il progetto intitolato “La gusela: cucire il legame tra passato e presente” ha visto i ragazzi apprendere la storia delle nostre montagne attraverso la molteplicità degli oggetti che hanno accompagnato gli uomini nel loro vivere quotidiano: la forca da letame, il rastrello per il fieno, la zappa per sarchiare, il filatoio a pedale, il telaio a mano, la pentola in rame, la casseruola in alluminio, il porta candele e così via, oggetti che suggeriscono saperi e abilità antiche, che hanno potuto ammirare nel museo Valentino Dal Fabbro di Cavarzano. Nello stesso tempo hanno avuto l’occasione per lavorare con le moderne tecnologie per la produzione di presentazioni multimediale e creazione di una brochure pubblicitaria in un abbraccio del loro mondo attuale con quello passato per non perderlo nè tantomeno dimenticarlo.

La nostra scuola secondaria di primo grado I. Nievo è situata a Belluno, provincia interamente montana, protetta a Nord dal gruppo della Schiara, patrimonio Unesco, con la Gusela del Vescovà, curiosa e affascinante architettura naturale, simbolo della città. In passato l’economia della provincia si basava principalmente sui prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento; la cura del territorio da parte dell’uomo era una condizione necessaria alla sopravvivenza in quanto si viveva di ciò che si autoproduceva. Il paesaggio era così caratterizzato dall’interazione tra gli elementi naturali e le azioni umane. Oggi lo stile di vita è cambiato, l’agricoltura non è più l’attività principale, così come il presidio dell’uomo nell’ambiente naturale è venuto meno. Il paesaggio ora è caratterizzato dalla presenza di vaste aree incolte, con conseguente avanzamento del limite del bosco. Si rischia inoltre di perdere un vasto patrimonio di testimonianze storiche legate all’attività rurale e montana, tipiche di questo territorio. Ecco quindi che il recupero degli strumenti di lavoro, attrezzi e oggetti legati ai mestieri del passato risulta una tappa fondamentale per non dimenticare le nostre radici.

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“Il museo etnografico è uno specchio in cui una comunità può riconoscersi, leggendo la propria origine, la propria identità, il proprio futuro, ed è lo strumento con cui essa può comprendere i problemi del suo avvenire”.

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Il percorso ha seguito le seguenti tappe:

1. Visita al museo sotto la guida del sign. Fioretto Bortot che ha guidato gli alunni nell’osservazione e comprensione degli attrezzi e delle relative professioni. In questa occasione gli alunni hanno scattato molte foto e girato dei video.

2. Sistemazione degli appunti e del materiale fotografico e dei video

3. Creazione di presentazioni multimediali su : artigianato, agricoltura, casa, in cui i ragazzi hanno sintetizzato le loro conoscenze utilizzando le loro foto e le informazioni dei loro video e dei loro appunti

4. Creazione della brochure pubblicitaria con inserimento di un Qr Code ( segnalibro).

Obiettivi del progetto:

• conoscere la vita in montagna, l’ambiente e il lavoro

• prendere appunti, scattre le foto e fare video, tenendo presente lo scopo della visita al museo

• conoscere i nomi dialettali dei vari attrezzi e delle vecchie professioni

• conoscere la vita e i mestieri di montagna attraverso gli attrezzi, gli appunti, i video e le foto

• progettare e realizzare presentazioni multimediali con i materiali a disposizione

• progettare e realizzare una brochure: testi, scritte, foto, Qr Code

• organizzare una visita guidata al museo con le famiglie diventando “guida del museo per un giorno” sapendo esporre le conoscenze apprese ed il percorso svolto

• lavorare in gruppo condividendo materiali e idee.

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CAMBIAMENTO CLIMATICO SULLE DOLOMITI E NEL BELLUNESE

Istituto Comprensivo

Belluno3

CLASSE 3C

Insegnanti:

Mariacristina Carì

Claudia De Brida

Luciano Genuardi

Finalità

Il progetto si propone si analizzare come sia ormai evidente, anche nel nostro territorio, il cambiamento climatico globale. Osservando e studiando le trasformazioni dei ghiacciai presenti sulle Dolomiti e gli effetti della tempesta Vaia, abbiamo potuto vedere quanto sia urgente un intervento concreto. Importante è stato poi il confronto con altre situazioni europee in cui altri sono i fenomeni evidenziati.

Soluzione

Attraverso la collaborazione sulla piattaforma e-Twinning con il progetto “Climate change? Let’s we change too!”, abbiamo preso contatto con altre scuole italiane ed estere per confrontarci con loro su questa tematica. Abbiamo ascoltato le loro preoccupazioni e la descrizione dei fenomeni più evidenti: incendi ricorrenti in Grecia ed eventi climatici estremi, come trombe d’aria e tempeste sulle coste della Sicilia. Incontrando un esperto di clima, invitato dalla Fonadzione G. Angelini, dott. Gianni Marigo del Centro Valanghe di Arabba, abbiamo analizzato tutti gli aspetti ed i dati degli ultimi decenni sul ghiacciaio della Marmolada. Il ghiacciaio fa parte delle Dolomiti e si trova sul confine tra il Veneto e il Trentino Alto Adige; esso è una fonte di grande turismo, anche grazie alle meravigliose piste da sci e al panorama mozzafiato. Ma desta anche preoccupazione oggi per la sua netta diminuzione. Per verificarlo abbiamo effettuato un’uscita in funivia da Malga Ciapela fino all’ultimo troncone della funivia, con vista mozzafiato sulla parete sud e sul ghiacciaio della Marmolada. Abbiamo visitato anche il “Museo della Grande Guerra” con la ricchissima collezione di oggetti e fotografie relativi alla “Città di ghiaccio”, vera e propria roccaforte scavata nel ventre del ghiacciaio dagli austriaci. Poi abbiamo passeggiato lungo la diga del Lago di Fedaia osservando il ghiacciaio e confrontandolo con le fotografie dei primi del ‘900 che ne testimoniano la netta diminuzione.

Ci siamo infine confrontati con i partner di e- Twinning a piccoli gruppi, per prevedere possibili strategie concrete individuali per rallentare questo processo: uso più consapevole dell’energia, uso consapevole dell’acqua durante la vita quotidiana, uso di mezzi di trasporto non inquinanti, riutilizzo degli oggetti, attenzione a tutti i dati scientifici che monitorano la situazione.

Abbiamo così provato a fare la nostra parte, seppur piccola, e ci siamo resi responsabili di un cambiamento possibile.

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Struttura del progetto

1. Riflessione tramite la lettura del libro “Viaggio nell’Italia dell’Antropocene” di Telmo Pievani e Mauro Varotto.

2. Discussione su situazione locale e scelta dei macro-fenomeni da studiare

3. Raccolta dati ed immagini

4. Incontro con esperto: dott. Gianni Marigo dell’ARPAV

5. Osservazione ed analisi scientifica del problema con dati reali.

6. Visita al ghiacciaio della Marmolada e ai boschi distrutti da Vaia.

7. Partecipazione on line in diretta al gioco “Climate detective”.

8. Apertura progetto su piattaforma e-Twinning e confronto con coetanei europei su reale situazione. Lavori di gruppi misti per proporre soluzioni ed indagare problemi (in lingua inglese). Stesura di elaborati di sintesi dei vari gruppi.

9. Incontro on line con le altre scuola per riflessione su strategie possibili

10. Raccolta delle conclusioni attraverso la creazione di una presentazione in due lingue:

versione italiana

https://express.adobe.com/page/2xATSKlDe4I4E/ versione in inglese:

https://express.adobe.com/page/nP7Y0mBSQIaX8/

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Abbiamo descritto la nostra gita in Marmolada, appena tornati in classe:

Prima tappa Siamo arrivati a Malga Ciapela e stiamo per salire sulla funivia, divisa in 3 tronconi. La funivia ha una storia molto interessante. Nel 1963 si inizia la progettazione dei tronconi e delle cabine che permettevano una portata di 400 persone all’ora. Nel 1965 venne completato il lavoro del secondo troncone e nel 1967 ci fu il 1° giorno di apertura. Infine nel 1970, dopo 17 anni di lavoro, venne completato il terzo troncone della funivia verso Punta Rocca.

Possibili collegamenti prima tappa: Tecnologia

Come funziona la funivia? Una o due cabine viaggiano in servizio alternativo tra le stazioni terminali e vengono movimentate da una fune. Possono scorrere su una o due funi portanti e in casi particolari possono essere anche monofuni. Le più grandi cabine per funivie “va e vieni” possono trasportare fino a 200 persone ma la funivia in questione può trasportare fino a 70 persone per cabina.

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Seconda tappa. Eccoci arrivati alla seconda tappa. Siamo all’altezza di 3000 metri. Qui c’è il Museo della Grande Guerra, dove vi sono gli abiti, le armi, gli oggetti ritrovati nel ghiacciaio dopo il suo scioglimento e risalenti alla prima guerra mondiale. Infatti il ghiacciaio è stato utilizzato dai soldati austriaci, come una vera e propria “città di ghiaccio”. Sono stati costruiti dei tunnel e degli edifici che permettessero la vita al suo interno.

Possibili collegamenti seconda tappa: Storia

Il progetto della “città di ghiaccio” è opera del tenente Leo Handl. Verso la fine di maggio del 1916 il tenente si rese conto che il rifornimento delle postazioni più avanzate delle truppe austriache doveva avvenire lungo il ghiacciaio della Marmolada, sotto le intemperie e sotto il fuoco nemico degli italiani. Così decise di costruire delle gallerie all’interno del ghiacciaio. Queste erano profonde anche fino a 50 metri, larghe 2,5 metri e alte 2 metri. All’interno della città c’erano baracche per ospitare 250 uomini, camere per le cucine, magazzini munizioni, posti per conservare la legna, bar per ufficiali posti di osservazione, ventilatori

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Terza tappa. Ed eccoci arrivati in cima all’altezza di 3265 metri, sopra le nuvole e sopra il cielo. Una vista mozzafiato. Siamo sulla terrazza della Marmolada. Prima di arrivarci, però, abbiamo visitato un altro luogo molto importante: la Grotta della Madonna:

Possibili collegamenti terza tappa: Religione

La Grotta della Madonna si trova a Punta Rocca ed è una grotta costruita tra il 1916/1917 per ripararsi dalle intemperie e dal nemico. Essa è un simbolo di pace e ospita la statua della Madonna consacrata da Giovanni Paolo II nel 1979, quando venne a visitare la Marmolada.

Collegamenti con Educazione civica: la Marmolada e i cambiamenti climatici

L’Università di Padova ha mostrato che il ghiacciaio della Marmolada nel giro di 15 anni potrebbe scomparire. Infatti ha già perso l’80% del suo volume in 100 anni; le ultime rilevazioni misurano che il ghiacciaio si è ritirato di 6 metri dall’anno scorso. Tutto questo è causato dal surriscaldamento globale.

Quali saranno le conseguenze dello scioglimento dei ghiacciai?

1. Aumento del livello del mare: alcuni studi hanno confermato che se i ghiacciai continuassero a sciogliersi a tale velocità, nel 2100 si rischierebbe un aumento del livello del mare di 23 cm

2. Perdita di una delle più grandi riserve di acqua dolce

3. Estinzione di alcune specie marine: infatti l’immissione di acqua dolce nell’ambiente marino può causare nel tempo l’alterazione dell’habitat per molte specie marine, portandole così all’estinzione

4. Nuove pandemie: nei ghiacciai, infatti, sono imprigionate specie virali e batteriche antiche e poco note. Lo scioglimento dei ghiacciai, quindi, rappresenta anche un elevato rischio sanitario di nuove pandemie difficili da gestire.

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