Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Dicembre 2024

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R A S S E G N A S T A M P A

DICEMBRE 2024

Fondazione Dolomiti Dolomites Dolomiten Dolomitis

COLLEGIO DEI SOSTENITORI DELLA FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO

L’Adige | 16 dicembre 2024

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Dolomiti, il 2024 della fondazione

Il Collegio dei Sostenitori, organo statutario della Fondazione Dolomiti Unesco, si è riunito a Belluno presso il Museo Naturalistico Dolomiti Bellunesi per un bilancio dell'anno che sta terminando. La direttrice Mara Nemela, con l'aiuto dei collaboratori della Fondazione e dei tecnici presenti, ha offerto una panoramica su alcune della attività che hanno caratterizzato il 2024. «Impossibile tracciare un quadro esaustivo - ha premesso la direttrice - quello che mi preme evidenziare è che l'intero modus operandi della Fondazione è basato sulla coralità, sulla collaborazione, sulla condivisione di progetti». Molti eventi, naturalmente, hanno toccato direttamente il Trentino. È stato ricordato, sul tema centrale dell'inclusività, l'impegno per la realizzazione di una brochure dedicata alle persone con disabilità cognitiva e la collaborazione con l'associazione Dolomiti Open per il decennale dell'evento più inclusivo delle Dolomiti, «Brenta Open». Sul tema del diritto di tutti a godere del paesaggio dolomitico è molto impegnato anche il Cai. Ancora: premi speciali a opere che hanno interpretato i valori del Patrimonio Mondiale sono stati assegnati anche quest'anno nell'ambito del Trento Film Festival, del Premio Pelmo d'oro, delle rassegne Pordenonelegge e di Leggimontagna. È stato sottolineato che «un'attenzione particolare è andata, quest'anno, al mondo dell'alpinismo, attraverso la collaborazione con il premio Piolet d'Or, ospitato per la prima volta in area dolomitica dal territorio di Primiero San Martino di Castrozza e attraverso l'avvio di un progetto curato dal documentarista Emanuele Confortin, che porterà alla realizzazione di nove documentari sulla storia dell'alpinismo nel Patrimonio Mondiale». A concludere l'excursus, le parole del membro del Comitato Scientifico Cesare Lasen: «Questo è un collegio di sostenitori, ed è proprio di sostegno che abbiamo bisogno. Quelle che abbiamo visto sono solo alcune delle attività portate avanti e c'è bisogno anche di partecipazione emotiva. Le Dolomiti non sono solo paesaggio e biodiversità, sono anche un luogo dell'anima: questo è un patrimonio di tutti e voi ne siete i protagonisti». Spazio è stato dato anche alla tutela della biodiversità: dalla valorizzazione del lavoro dei produttori di qualità, alle analisi condotte nell'ambito della gestione dei prati da sfalcio e della biodiversità floristica, fino al supporto a importanti ricerche come quella della Fondazione Museo Civico di Rovereto, «Flora di vetta», sull'innalzamento di quota delle specie floristiche dovuta alla crisi climatica. Infine sono state ricordate le molte iniziative nel campo della formazione e rivolte agli amministratori, agli insegnanti, ai gestori di rifugio.

Rai News | 14 dicembre 2024

https://www.rainews.it/tgr/trail/articoli/2024/12/bilanz-per-la-fondazion-dolomites-unesco-dfcc3403-e5e4-444f-83970eb98a8a186c.html

Bilanz per la Fondazion Dolomites UNESCO

A Belun l é vegnù portà dant al Colege di Sostegnidores l bilanz de la ativitèdes del 2024 […]

L’Amico del Popolo | 14 dicembre 2024

https://www.amicodelpopolo.it/2024/12/14/dolomiti-unesco-presenta-al-collegio-dei-sostenitori-il-bilancio-2024-e-le-attivita-future/

Dolomiti Unesco presenta al Collegio dei sostenitori il bilancio 2024 e le attività future

Venerdì 13 dicembre, presso il Museo Naturalistico Dolomiti Bellunesi, si è tenuta l’annuale riunione del Collegio dei Sostenitori della Fondazione Dolomiti UNESCO. […]

GLI EFFETTI DELLA CRISI CLIMATICA SULLE DOLOMITI

Corriere delle Alpi | 3 dicembre 2024

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Un novembre asciutto: 21 giorni senza pioggia

Siamo dunque all'inizio dell'inverno. L'autunno che ci siamo lasciati alle spalle è risultato siccitoso e più soleggiato del normale, con temperature medie nella norma a fondovalle e leggermente superiori nei paesi in quota, come informa una nota dell'Arpav di Belluno. Il mese di novembre in particolare risulta normalmente uno dei più piovosi dell'anno, ma talvolta capita che venga invece caratterizzato da un prevalente bel tempo, grazie a frequenti e durature situazioni di alta pressione. I 21 giorni soleggiati di quest'anno non sono un record, visto che nell'ultimo trentennio abbiamo avuto altri tre casi simili, con 24 giorni nel 2020, 21 nel 2015 e 23 nel 2011. Le temperature medie mensili, come detto, sono risultate complessivamente nella norma a fondovalle, mentre nei paesi più in quota sono state circa 1. 5°C più alte del consueto.

Alto Adige | 4 dicembre 2024

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L’Adige | 12 dicembre 2024

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Il Mandron solo quest'anno ha perso tre metri, il Careser quasi due leonardo pontalti È l'ennesima occasione per lanciare un allarme sua una situazione disastrosa, la giornata internazionale della montagna.Perché è una montagna sempre più brulla, sempre più spoglia, sempre più fragile, senza più le nevi e soprattutto i ghiacci secolari a sovrastarne

le vette.Il report sui ghiacciai di Legambiente traccia un quadro sconfortante, purtroppo ben noto: tra il 2022 e il 2023 il ghiacciaio della Marmolada ha registrato una perdita record di quasi 14 ettari di superficie. Si tratta di un dato assolutamente abnorme, corrispondente a più del doppio del tasso annuo di 6 ettari, già di per sé elevatissimo, su cui si era attestata la contrazione nell'ultimo decennio e 7 volte il dato di 2 ettari per anno dei primi del Novecento.Con 98,7 ettari la sua areai è anche scesa per la prima volta sotto i 100 ettari dalla fine della Piccola Età Glaciale. Tuttavia, le nevicate primaverili del 2024 che hanno interessato quasi tutto l'Arco Alpino sono state generose anche con la "Regina delle Dolomiti" e le immagini satellitari Sentinel-2 mostrano che a fine luglio la copertura del ghiacciaio era ancora molto buona e il ghiaccio incominciava ad affiorare solo in pochi punti in prossimità del margine frontale.Le temperature della seconda metà di agosto sono però state in grado di fondere la maggior parte della neve e di far ripartire la fusione del ghiaccio, con un abbassamento superficiale giornaliero che si aggirava attorno ai 7 centimetri. L'arretramento del margine frontale continua ad essere regolarmente monitorato dagli operatori coordinati da Mauro Varotto, ricercatore dell'Università di Padova e uno degli esperti della Marmolada, in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano.Ed è purtroppo un arretramento che non conosce inversioni di rotta: il destino del ghiacciaio della Marmolada è segnato.«La sua vita residua è stimata tra i 13 e i 22 anni. Entro il 2040, l'ascesa alla cima sarà caratterizzata quasi esclusivamente dalla sola presenza di roccia nuda». A dirlo - senza purtroppo stupire nessuno - sono proprio gli esperti dell'Università di Padova. Con le loro rilevazioni hanno potuto accertare come la riduzione media dell'estensione del ghiacciaio - che nel corso del Novecento è stata di 2,2 ettari all'anno - dal 2000 sia raddoppiata, passando a 4,6 ettari all'anno, con una contrazione record tra 2022 e 2023 di oltre 13 ettari, mai registrata in precedenza, anche a causa della tragica frana-valanga del 3 luglio 2022 che costò la vita a undici persone. Un quadro nel quale, dal 2023, il ghiacciaio è sceso sotto la soglia simbolica dei 100 ettari di estensione, meno di un chilometro quadrato. Una superficie più che dimezzata rispetto a 25 anni fa, quando misurava 205 ettari.Gli altri ghiacciai trentini non se la passano meglio: soltanto in questo 2024 per quello del Mandrone (in Adamello) è stata calcolata una perdita di spessore nel settore frontale di 3 metri ed effetti della fusione fino a 3100 metri di quota, mentre per quello del Careser, nel gruppo dell'Ortles Cevedale sono stati calcolati quasi due metri (190 centimetri) in media di perdita di spessore, a causa di una tendenza climatica estiva, con tutte le sue ondate di calore e i frequenti sforamenti della soglia dei 4000 metri di quota da parte dello zero termico, che si è purtroppo confermata anche in questo anno che si sta per concludere.

L’Adige | 12 dicembre 2024

p. 15

«Neve tecnica non inquina»

In occasione della Giornata Nazionale della Montagna, sulla neve artificiale (o tecnica) e la sua importanza per il turismo invernale e l'economia delle comunità montane, è intervenuta anche Valeria Ghezzi, presidente di Anef, associazione nazionale esercenti funiviari. «La neve non è solo un elemento fondamentale per il turismo invernale, ma un motore economico e sociale per le comunità montane. E proprio in questo momento di inizio stagione è nostro desiderio ribadire e chiarire cosa sia la neve tecnica, come viene prodotta e quale sia il suo impatto ambientale, per sfatare pregiudizi e promuovere una corretta informazione», dice Valeria Ghezzi. «Innanzitutto - spiega - la neve tecnica è composta esclusivamente da acqua e aria, senza l'aggiunta di sostanze chimiche. Grazie a un processo di atomizzazione, gocce d'acqua vengono raffreddate e trasformate in cristalli di neve tramite l'uso di appositi generatori. Questo procedimento permette di replicare un fenomeno naturale, garantendo però maggiore prevedibilità e sicurezza per la stagione sciistica».A chi sostiene che realizzando neve artificialmente si consumi acqua Ghezzi replica: «L'acqua utilizzata per la neve tecnica non viene sprecata né inquinata: viene semplicemente trasformata in neve e restituita all'ambiente con il disgelo primaverile». Quanto alla questione sicurezza «le nuove tecnologie applicate alle procedure di preparazione delle piste, consentono di ottenere la massima uniformità del piano sciabile e garantiscono quindi alti standard di sicurezza per gli sciatori».Ghezzi fa presente inoltre che «gli operatori del settore investono costantemente in tecnologie innovative per minimizzare l'impatto ambientale e migliorare l'efficienza della produzione di neve. Vengono utilizzati generatori di nuova generazione in grado di consumano fino al 30% in meno di energia rispetto ai modelli precedenti e sistemi di gestione avanzata che monitorano in tempo reale le condizioni meteo e i fabbisogni di innevamento, ottimizzando la produzione di neve e riducendo gli sprechi e i mezzi battipista di ultima generazione consentono di gestire la neve prodotta in modo più efficiente, utilizzando solo lo stretto necessario per garantire sicurezza e fruibilità delle piste». La presidente Ghezzi sposta poi l'attenzione dall'aspetto ludico-sportivo a quello economico. «La neve tecnica non è solo uno strumento per garantire la sciabilità delle piste, ma rappresenta un pilastro per l'economia delle vallate alpine e appenniniche. Il comparto funiviario genera un fatturato di 1,3 miliardi di euro l'anno. Con l'indotto, poi, questo importp si moltiplica tra le 5 e le 7 volte, contribuendo a sostenere occupazione e sviluppo delle comunità montane». Anef ribadisce infine il proprio impegno per un approccio sostenibile che bilanci le esigenze economiche con il rispetto dell'ambiente.

Corriere delle Alpi | 12 dicembre 2024

p. 20

Droni per monitorare i ghiacciai Arrivano pluviometri e sensori

Francesco Dal Mas / BELLUNO

Droni di Arpav per monitorare il centinaio di piccoli ghiacciai delle Dolomiti. Ma c'è di più: l'agenzia utilizza questi nuovi strumenti per controllare anche le frane, i dissesti idrogeologici, qualsiasi altro effetto di cambiamenti climatici. Nei mesi scorsi ad Arabba i tecnici Arpav hanno condotto rilievi con droni su alcuni siti per la criosfera, cioè la superficie coperta da neve, ghiacciai e permafrost. «Queste attività di monitoraggio della criosfera rientrano tra le attività di studio degli effetti del cambiamento climatico in ambiente alpino. Le nuove tecnologie», spiega l'assessore regionale all'ambiente, Gianpaolo Bottacin, «consentono un controllo del territorio sempre più rapido e accurato, garantendo la sicurezza degli operatori in ambienti critici». I tecnici Arpav hanno utilizzato il drone in dotazione al Centro di Arabba e un drone equipaggiato con sensore Lidar, che usa impulsi laser per misurare distanze con precisione, creando mappe tridimensionali dell'ambiente. Sono stati "indagati" ghiacciai, colate detritiche, ghiacciai rocciosi e depositi di glacionevato. I siti sono stati scelti considerando il rischio di dissesto e la rilevanza per il monitoraggio climatico; tra gli altri Cherz sopra Arabba, il rifugio Dal Piaz che presenta una situazione di "rock gliacier" (ghiacciaio roccioso), il Verenetta, il Bai de Dones Almhutte, Cancia, Peaio a San Vito di Cadore, il Piz Boè, Taibon Agordino, il rifugio Fonda Savio, Pelmo, e Antelao, che presenta il ghiacciaio più ampio, dopo quello della Marmolada. L'obiettivo dei rilievi è stato duplice: da un lato formare i tecnici del Centro valanghe di Arabba per integrare la mappatura di valanghe con l'ausilio del drone, dall'altro monitorare l'evoluzione di questi siti per valutare l'impatto dei cambiamenti climatici nelle aree montane sensibili.

Come fa sapere lo stesso assessore Bottacin, in questi anni è stata potenziata (con l'investimento di un milione e 550 mila euro) la strumentazione tecnico scientifica per il monitoraggio idro-meteo-nivologico e la misura della portata dei corsi d'acqua. Per acquisire più dati sulle precipitazioni, Arpav ha aggiunto, oltre a quelle già esistenti, dieci stazioni pluviometriche in zona di innesco di colate detritiche e frane e otto disdrometri per l'analisi delle caratteristiche delle precipitazioni stesse, da integrare nella rete a terra. Per la raccolta di dati sulla neve, ecco 22 sensori per la misura della riserva idrica del manto nevoso da integrare nella rete a terra e tre stazioni nivometeorologiche per l'alto bacino del Piave. Gli strumenti integrano le oltre 300 stazioni automatiche e quattro radar meteorologici della rete di monitoraggio idro-meteo-nivologico.

Per migliorare il monitoraggio e la previsione meteo, l'Agenzia ha acquistato due nefoipsometri, strumenti per la rilevazione di parametri utili per la modellistica di dispersione degli inquinanti e il monitoraggio meteo.

Legambiente, presentando ieri il Rapporto sui ghiacciai, ha confermato che il 2024 è stato un anno «difficile e dal segno meno no nostante le nevicate tardive della scorsa primavera».

L'associazione ambientalista torna a ribadire l'urgenza di mettere in campo piani e politiche di adattamento a livello nazionale e regionale, dai comuni montani fino a valle, e presenta un pacchetto di 12 proposte per una road map europea che metta al centro montagne, ghiacciai e biodiversità e da attuare al più presto, già dal 2025, anno internazionale dei ghiacciai.

COLLEGAMENTO CORTINA – CIVETTA: AGGIORNAMENTI

Corriere delle Alpi | 4 dicembre 2024

p. 33

Collegamento con Cortina: Ski Civetta chiama a confronto alleghe

Un confronto sullo sviluppo turistico di Alleghe degli ultimi decenni e sul progetto di collegamento tra l'area del Civetta e quella di Cortina. Alleghe celebrerà con questa iniziativa il 50° anniversario della fondazione di Dolomiti Superski. Un anniversario che, con appuntamenti di vario genere, verrà ricordato da tutti e 12 i comprensori che lo compongono. L'area Ski Civetta ha scelto la strada dell'incontro pubblico, in programma sabato 14 dicembre ad Alleghe, per uno scambio di opinioni sul comparto turistico locale e le opportunità di crescita legate all'ipotesi di collegamento sciistico di Ski Civetta con Cortina Skiworld. La sede del convegno sarà il centro congressi Franceschini allo stadio del ghiaccio di Alleghe, che a partire dalle 10 accoglierà relatori, popolazione e operatori. Due i temi sotto i riflettori a contorno della celebrazione del 50° compleanno di Dolomiti Superski. La prima tavola rotonda sarà intitolata "Economia della montagna, grandi eventi, fattori di sviluppo" e tratterà delle tematiche legate all'economia turistica di montagna con contestualizzazione nell'arco alpino, oltre a toccare l'argomento dell'impatto dei grandi eventi sportivi e dei Giochi olimpici in particolare. Sarà affrontato anche il tema dell'importanza della diversificazione dell'offerta turistica per la destagionalizzazione e il potenziamento dell'offerta estiva.

Fra gli altri, ospiti dal comparto Confindustria porteranno al tavolo le considerazioni delle imprese del settore.

Il momento clou al centro congressi sarà quello della celebrazione dei primi 50 anni di storia di Dolomiti Superski, che vedrà la presentazione al pubblico dell'opera d'arte dal titolo "Enrosadira". L'autore dell'opera è l'artista biellese Daniele Basso. Durante i festeggiamenti saranno inoltre consegnate onorificenze alle persone del territorio che si sono contraddistinte nell'attività cinquantennale di Dolomiti Superski.

La seconda tavola rotonda in programma avrà invece come titolo: "Il collegamento sciistico Ski Civetta – Cortina Skiworld, un progetto strategico e determinante per lo sviluppo dalla montagna veneta". In questo secondo momento di confronto saranno discusse le opportunità legate all'ipotizzato collegamento fra le due realtà sciistiche del Civetta e di Cortina. Opportunità, si sottolinea da Ski

Civetta, che interessano il futuro di entrambe le località e ne riguardano le possibilità di crescita, con uno sguardo rivolto in particolare ai giovani e al loro futuro sul territorio, e che tengono in considerazione tanto la sostenibilità etico-ambientale quanto quella sociale. A moderare il confronto sarà il giornalista feltrino Nicola Maccagnan.

Con l'iniziativa, così, Ski Civetta vuole cogliere l'occasione della ricorrenza del Dolomiti Superski con lo sguardo rivolto ai temi di attualità del turismo dolomitico.

L'area Ski Civetta è la porta di accesso alle Dolomiti ed è quella di più recente introduzione all'interno del carosello sciistico. Offre oltre 70 km di piste adatte a sciatori di tutti i livelli. Si tratta della più grande ar ea sciabile del Veneto che comprende le località di Alleghe, Selva di Cadore e Val di Zoldo.

L'appuntamento per il confronto è dunque fissato per sabato 14 dicembre a partire dalle 10 al centro congressi di Alleghe.

Corriere del Veneto | 15 dicembre 2024

p. 10

Futuro impianto Civetta-Ampezzo «Toglierà il traffico dal Passo Giau»

Dimitri Canello

ALLEGHE Il collegamento Ski Civetta-Cortina Ski World è un progetto strategico e determinante per lo sviluppo della montagna veneta. Se n’è parlato ieri al Palaghiaccio di Alleghe alla presenza di numerosi ospiti e relatori in occasione dei festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario di «Dolomiti Superski», la più grande destinazione sciistica al mondo. La criticità maggiore evidenziata è quella legata al traffico sul Passo Giau, con l’ipotesi di collegamento Civetta-Cortina che in un’ottica attenta alla sostenibilità ambientale migliorerebbe una situazione ora impattante sui flussi, soprattutto estivi, di accesso alla zona.

Il primo a intervenire è stato il presidente di «Alleghe Funivie» Sergio Pra, ripercorrendo il cammino storico dell’evoluzione del progetto di collegamento mentre il presidente di «Cortina Ski World», Marco Zardini, ha invece portato la testimonianza positiva «dell’impatto dei collegamenti già realizzati nell’ambito cortinese che hanno fruttato un’indubbia crescita nei flussi e una conseguente diminuzione del traffico veicolare tanto invernale quanto estivo».

Ieri protagonisti anche i sindaci direttamente coinvolti dall’ipotesi di collegamento, Luca Lorenzini di Selva di Cadore e Paolo Frena di Colle Santa Lucia, i quali hanno posto l’accento «sulle tematiche dello spopolamento, della pluralità dei servizi offerti e delle opportunità legate al settore alberghiero, della ristorazione e dei servizi».

L’avvocato Maurizio Paniz, a tal proposito, ha aggiunto: «Investire e crescere si può e si deve e ampliare l’area sciabile è la soluzione per migliorare realtà geograficamente poco estese come quella del Civetta».

Si è discusso a lungo dell’economia della montagna. Fra gli interventi significativo quello di Marco Grigoletto, presidente dell’Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) Veneto, che ha evidenziato la tendenza positiva alla destagionalizzazione. «In regione abbiamo circa 35 società e nei prossimi anni abbiamo grossi investimenti in programma per migliorare qualità del servizio e sicurezza degli impianti ha precisato Grigoletto Lavoriamo per sviluppare ulteriormente l’offerta e destagionalizzarla. Nel nostro settore vengono utilizzati solo tre milioni di metri cubi d’acqua per produrre la neve contro i 150 impiegati dall’industria veneta».

Corriere del Veneto | 15 dicembre 2024

p. 10

Zardini: la nuova cabinovia ridurrà le auto

Cortina Ski World, il presidente: «Il progetto Apollonio-Socrepes? Avrà l’ok e sarà pronto per i Giochi» È sicuro: «Sarà come col collegamento Tofane-Cinque Torri, con un aumento importante dei passaggi»

Ugo Cennamo

Cortina d’Ampezzo «L a cabinovia Apollonio-Socrepes si farà e sarà ultimata in tempo per le Olimpiadi». Marco Zardini, presidente di «Cortina Skiworld», il consorzio esercenti impianti a fune di Cortina d’Ampezzo, San Vito di Cadore, Auronzo e Misurina che riunisce otto società di impianti di risalita, è convinto che le richieste d’integrazione al progetto originale arrivate dalla Sovrintendenza e, nei giorni scorsi, dall’Autorità regionale di bacino troveranno risposte tali da ottenere il via libera. Considerata dall’amministrazione Lorenzi, oltre che dagli impiantisti, una delle eredità più importanti delle prossime Olimpiadi, il collegamento consentirà dal centro di Cortina di raggiungere gli impianti ai piedi delle Tofane, da qui le seggiovie del Cinque Torri fino al Col Gallina e al Lagazuoi eliminando, o quanto meno limitando la capienza, delle aree parcheggio in zona Socrepes e Pocol, evitando il ricorso all’auto per gli spostamenti. Se poi dovesse essere realizzato, a Giochi conclusi, il collegamento tramite tapis roulant per la funivia del Faloria, il comprensorio sciistico della Regina delle Dolomiti diventerebbe un tutt’uno. «Togliendo auto dalle strade continua Zardini come già accaduto da quando esiste la Cortina Skyline, il collegamento fra Tofane e Cinque Torri. Le tabelle che abbiamo elaborato dimostrano un incremento consistente dei passaggi agli impianti corrispondente a una riduzione delle auto in transito a Pocol dirette al Passo».

Senza contare che la realizzazione della cabinovia comporterebbe anche la contemporanea realizzazione dell’area-parcheggio per i bus provenienti dai parcheggi scambiatori di Longarone e di Dobbiaco durante i due mesi delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi quando l’accesso alla Conca sarà interdetto alla maggior parte dei mezzi privati.

Una versione contestata dagli ambientalisti che ritengono la cabinovia di forte impatto sul paesaggio e sostengono che il piano di navette predisposto per i Mondiali di sci del 2021 sarebbe la soluzione da riproporre, sufficiente a evitare il caos.

Se arrivasse il via libera da Sovrintendenza e Regione si darebbe inizio a un progetto che, grazie all’operazione di partenariato pubblico-privato proposta da «Pool engineering» e da «Quick no problem parking», prevede in zona Apollonio la realizzazione di un edificio su cinque livelli, con la stazione di partenza e area commerciale e di ristoro (6.391 metri quadrati), oltre a un parcheggio pubblico con 747 posti-auto su tre livelli e 114 box privati (altri 28.387 metri quadrati coperti e 8.500 metri a raso).

In attesa della presentazione delle integrazioni e di conoscere il destino della cabinovia, nei prossimi giorni dovrebbe partire la predisposizione dell’area di Fiames per la realizzazione del Villaggio Olimpico temporaneo, quello che, finiti i Giochi, sarà smobilitato, salvo proroga consentita di un anno e ulteriori dodici mesi per lo smontaggio dell’opera. Nella zona dell’eliporto, che sarà trasferito a sud di Cortina vicino il parcheggio scambiatore dell’Acquabona, per ora le ruspe non sono entrate in azione. Secondo il cronoprogramma della «Simico» (Società infrastrutture Milano Cortina), i lavori dureranno dodici mesi e, da marzo prossimo, saranno sistemati i prefabbricati.

Infine procedono i lavori per lo «Sliding Centre» (gare olimpiche di bob, slittino e skeleton) che, come ha ribadito il ministro Matteo Salvini nei giorni scorsi al Senato, sarà ultimato entro il prossimo marzo per ottenere l’omologazione della pista dal Coni. Nei mesi successivi a tale data si procederà poi a completare le aree esterne al tracciato.

Gazzettino | 16 dicembre 2024

p. IX, edizione Belluno

«Carosello Civetta-Cortina, avanti tutta»: la ministra dice sì

La notizia svelata dall'assessore Caner alla festa Superski di Claudio Fontanive ALLEGHE/CORTINA

«Avanti tutta con il carosello sciistico Civetta-Cortina». L'assessore regionale al turismo Federico Caner, intervenuto sabato ad Alleghe al 50° anniversario di Dolomiti Superski, ha spiegato di aver presentato il progetto alla ministra Daniela Santanché. Che davanti alle carte progettuali ha detto due sole parole: «Avanti tutta». Il collegamento sciistico Civetta-Cortina è stato al centro di un convegno che si è tenuto nelal giornata. «Trovo davvero giusto aver abbinato la festa del 50° di Dolomiti Superski al dialogo sul progetto di collegamento fra Ski Civetta e Cortina SkiWorld. Stiamo parlando di un progetto che ritengo di grande valore, un sogno che può essere coltivato per migliorare la qualità di vita di questa località», ha affermato il presidente di Dolomiti Superski, Andy Varallo.

L'APERTURA

Oltre all'avanti tutta della ministra nell'evento al centro congressi Franceschini allo Stadio del Ghiaccio, è arrivata l'apertura anche dei sindaci dei comuni direttamente coinvolti dall'ipotesi di collegamento: Selva di Cadore e Colle Santa Lucia. I primi cittadini Luca Lorenzini e Paolo Frena hanno evidenziato tematiche come lo spopolamento, pluralità dei servizi offerti e le opportunità legate al settore alberghiero, alla ristorazione. Hanno parlato del nodo del traffico sul passo Giau, con l'ipotesi di collegamento Civetta-Cortina che in un'ottica attenta alla sostenibilità ambientale andrebbe incontro al miglioramento di una situazione attualmente impattante sui flussi.

L'ATTENZIONE

L'assessore al turismo di Regione Veneto Federico Caner: «la Regione crede molto nel sistema montagna e lo dimostrano gli stanziamenti fatti negli anni» ha detto l'assessore, aggiungendo che la sostenibilità non si limita solo a quella ambientale, ma va estesa anche a quella sociale ed economica e sono tanti i fattori da considerare quando si pensa agli interventi sul territorio montano. Le cifre dell'ipotesi di progetto del collegamento Civetta-Cortina sono importanti, ma ragionando "come squadra" e in un'ottica di sostenibilità allargata si coglie che gli effetti positivi sono altrettanto importanti. Nell'intenso scambio di prospettive targato Ski Civetta hanno preso la parola anche il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin e il presidente del Comitato di Gestione del Fondo Comuni Confinanti Dario Bond.

LA STORIA

Lo sci sulle Dolomiti ha radici che risalgono alla fine del XIX secolo ma solo nel 1946 venne inaugurata a Corvara la prima seggiovia monoposto d'Italia, esempio seguito nel tempo da altre valli dolomitiche. Il successo dello sci, unito alla bellezza delle Dolomiti hanno fatto volare l'economia della montagna d'inverno. Era la vigilia di Natale del 1979 quando ad Alleghe venne inaugurato il primo impianto di risalita e tre anni dopo venne sancita la nascita il comprensorio Ski Civetta, che oggi, con i suoi 72 chilometri di piste, è la più area sciistica del Veneto. Lo stesso comprensorio nel 1993 venne incluso nel carosello Dolomiti Superski, che riunisce 12 valli dolomitiche in un unico sistema che offre accesso a 1200 chilometri di piste e 450 impianti di risalita, che in questo 2024 festeggia 50 anni. A conclusione della mattinata si contano molteplici e interessanti spunti di riflessione proposti dai relatori e moderati dal giornalista feltrino Nicola Maccagnan, con il comprensorio Ski Civetta che ha celebrato in modo originale il 50° di Dolomiti Superski.

PIOLETS D’OR A SAN MARTINO DI CASTROZZA

L’Adige | 8 dicembre 2024

p. 31

Il Piolets d'Or fa tappa sotto le Pale Imprese alpinistiche da premio

SAN MARTINO DI CASTROZZA

È considerato il più prestigioso premio internazionale dedicato all'alpinismo e per la prima volta verrà consegnato in Trentino e nelle Dolomiti. L'edizione 2024 del Piolets d'Or (tradotto dal francese: "Picozza d'oro") fa tappa da oggi a mercoledì a San Martino. Organizzato dall'Apt, in collaborazione con Trentino Marketing e con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco, è un premio sportivo che viene assegnato dall'associazione Groupe de haute montagne per la migliore impresa alpinistica realizzata nell'anno precedente. Dal 2009 è stato inserito anche il premio alla carriera, in onore dell'alpinista italiano Walter Bonatti.Si parte dunque oggi alle ore 17 alla piazzetta La Crodaroi con l'apertura della manifestazione. La prima giornata è dedicata proprio alle esperte guide locali, alla loro tradizione che tanto ha contribuito a valorizzare le cime delle Pale di San Martino e far sviluppare il turismo nel territorio. In relazione a questo, alle ore 21 alla Sala Congressi Narci Simion, esperta Guida Alpina del gruppo presenta "Breve storia dell'esplorazione alpinistica delle Pale di San Martino". A seguire la proiezione del film "Pionieri" che racconta l'impresa di Peter Moser, che nel 2021 ha raggiunto in un solo giorno sei delle principali cime delle Pale di San Martino seguendo le vie aperte dai primi alpinisti dell'800.Domani, dopo una mattinata in cui gli alpinisti nominati al Piolets d'Or saranno stati condotti alla scoperta delle Pale, l'appuntamento per tutti gli appassionati è al Palazzetto dello Sport (campo base dell'evento) dove a partire dalle alle 15.30 ci sarà la presentazione del progetto "Ice Memory". Dalle ore 17 si darà il via anche alle prove di arrampicata con le guide alpine locali e si svolgerà l'incontro dal titolo "Le Dolomiti come sito patrimonio dell'umanità dell'Unesco e l'alpinismo come patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'Unesco". Alle ore 21 sarà la volta de "Lo spirito dell'alpinismo nelle Dolomiti".Martedì il Piolets d'Or 2024 vivrà la sua giornata più importante. Dalle ore 14 alle ore 16.30 al Palazzetto dello Sport ci sarà la presentazione degli alpinisti nominati e delle relative imprese alpinistiche, premiati dalle ore 20.45 in sala Congressi.Ispirati dalla storia e dall'evoluzione dell'alpinismo, i Piolets d'Or mirano a utilizzare le imprese per promuovere messaggi etici chiari sulle pratiche alpinistiche in tutto il mondo, allineandosi con la classificazione dell'alpinismo da parte dell'Unesco come patrimonio culturale immateriale. A.O.

L’Adige | 12 dicembre 2024

p. 29

San MartinoPremiate tre spedizioni alpinistiche e due carriere speciali

SAN MARTINO DI CASTROZZA

La prima ascesa della "The Secret Line" sulla parete nord del Tirich Mir (7.708 m) nell''Hindu Kush, Pakistan; la prima ascesa della "Round Trip Ticket" (2.700 m) sulla parete nord e cresta nord-ovest del Jannu, in Nepal; la prima salita della "Tomorrow Is Another Day" (1.400 m) sulla parete nord del Flat Top in Kishtwar, Himalaya. Sono queste le tre spedizioni che sono state premiate martedì sera al Piolets d'Or 2024 (in italiano "piccozze d'oro"), prestigioso evento internazionale dedicato all'alpinismo per la prima volta in Trentino, nell'evento organizzato dell'Apt locale.Sono stati premiati poi l'alpinista spagnolo Jordi Corominas che ha ricevuto il premio "Walter Bonatti" alla carriera e l'italiana Nives Meroi, premiata con la menzione speciale per l'alpinismo femminile e le sue salite in puro stile alpino tra cui la famosa apertura della via "Diamonds on the Soles of the Shoes" sulla parete ovest del Kabru Sud (7,318m) nel Kanchenjunga.La cerimonia ufficiale, tenutasi alla presenza di numerosi alpinisti da oltre 15 nazioni, giornalisti e autorità e rappresentanti del mondo della montagna e delle Dolomiti a 360°, è stata la migliore delle conclusioni per l'evento che era cominciato domenica scorsa.«L'iniziativa - spiega l'Apt di Primiero - ha permesso di portare nel cuore delle Dolomiti alcuni dei migliori alpinisti internazionali, che in queste giornate di dicembre hanno potuto godere della calorosa ospitalità del territorio, presentatosi per l'occasione nella sua migliore veste bianca grazie alla neve. Un'ospitalità fatta soprattutto di momenti conviviali che hanno permesso all'intero gruppo del Piolets d'Or di scoprire un luogo magico e ricco di fascino anche per gli alpinisti più esperti come l'Altopiano delle Pale di San Martino».Non sono mancati nei giorni precedenti anche altri eventi legati alla cultura della montagna come il racconto "Breve storia dell'esplorazione alpinistica delle Pale di San Martino", le conferenze, la presentazione del progetto "Ice Memory" e la proiezione del film "Pionieri".«Siamo molto orgogliosi di aver organizzato il Piolets d'Or 2024 a San Martino di Castrozza - ha detto Antonio Stompanato, presidente dell'Apt - La soddisfazione più grande è quella di vedere tante persone condividere con noi l'entusiasmo e la soddisfazione di aver ospitato con successo questo evento che garantisce una visibilità internazionale sul target verticale che fa parte del nostro dna, il mondo della montagna».Il sindaco di Primiero San Martino di Castrozza Daniele Depaoli ha ricordato come «l'alpinismo sulle Dolomiti è di fatto nato quando dalla seconda metà dell'800 le prime guide alpine hanno cominciato ad accompagnare gli alpinisti sulle nostre montagne, le Pale di San Martino». mentre Christian Trommsdorff del Piolet d'Or ha parlato

di «edizione fantastica, in un location che condivide i valori e lo spirito dell'alpinismo che i Piolets d'Or intendono promuovere: lo stile alpino, il rispetto, la leggerezza, lasciare le montagne come le abbiamo trovate, senza le nostre tracce».

UN NUOVO POZZO NELLE DOLOMITI DI BRENTA: LA SCOPERTA

L’Adige | 12 dicembre 2024

p. 14

L'abisso nel cuore del Brenta

fabio peterlongo

Oltre mille metri nelle viscere della montagna, per scoprire un nuovo "pozzo" che porta nel cuore delle Dolomiti di Brenta. La straordinaria scoperta è stata raccontata ieri presso lo Spazio Alpino di Sat dal gruppo di quattro esploratori che si sono cimentati nell'ardimentoso passaggio: si tratta degli alpinisti Maurizio Sassudelli, Silvano Bertamini, Dino Salvaterra e Claudio Montagnoli. A novembre sono saliti fino all'altitudine di 2350 metri in val Noghera sulle Dolomiti di Brenta; da lì si apre l'ingresso verso le profondità carsiche della montagna, attraverso l'abisso del Laresot. L'esplorazione ha portato all'individuazione di un nuovo pozzo che conduce fino a 1.140 metri di profondità, passaggio ribattezzato dagli esploratori con l'appellativo di "Pozzo Sat Arco e Vigolo Vattaro", in onore dei gruppi Sat che hanno reso possibile l'impresa. «Abbiamo realizzato il sogno di ogni speleologo, - ha detto Silvano Bertamini - Il culmine del nostro lavoro trentennale sul Brenta. L'esplorazione speleologica è un fatto tecnico, ma è anche e soprattutto un fatto umano, dove serve grande affinità per affrontare le fatiche, l'umidità, il freddo». E di freddo deve essercene stato non poco, visto che le temperature scendono tra gli uno e i quattro gradi centigradi, aggravati dal costante afflusso di acque attraverso la montagna. «I massicci carsici sono costantemente alimentati dall'acqua che deriva dalle precipitazioni, la stessa acqua che finisce nei nostri acquedotti», ha indicato Silvano. Lo speleologo Maurizio Sassudelli racconta come sono arrivati alla fatidica esplorazione: «L'abbiamo rinviata ripetutamente a causa delle piogge intense, non è il caso di scendere completamente bagnati». La fatica più grande è rappresentata dal trasporto dell'attrezzatura, che va calata a mano attraverso gli angusti pertugi. «Portiamo tutto a mano, dalle tende alle assi di consolidamento, - sottolinea Claudio Montagnoli - Occorre strategia per individuare le soluzioni del caso. D'altronde, la speleologia porta a mettere piede in luoghi mai visti né toccati da altri esseri umani. Affrontare l'ultima frontiera dell'esplorazione umana è un'emozione indescrivibile». Dino Salvaterra riferisce scherzando un particolare da migliorare: «Quando siamo arrivati al fondo della grotta, abbiamo realizzato il bivacco per dormire. In realtà si è dormito molto poco, l'isolamento termico offerto dalla tenda è da migliorare». Il presidente di Sat, Cristian Ferrari, ha indicato nella speleologia l'ultima grande frontiera dell'alpinismo: «Si va alla ricerca di cime inviolate, ma la montagna ha le sue radici "sotto", anche quello è alpinismo. Anzi, gli speleologi mostrano più rispetto verso la montagna dei tanti che vanno a scalare in ciabattine. Il racconto di questi esploratori ricorda "Viaggio al centro della terra", il romanzo di Jules Verne. E non dimentichiamo il fondamentale apporto idrico che arriva dalle grotte carsiche, la cui integrità è spesso messa in discussione da opere impattanti, come avviene sulla Vigolana». Oltre alla valenza "avventurosa" della spedizione, sono stati raggiunti anche obiettivi scientifici: è stata infatti appurata la possibilità che esistano grotte profonde all'interno della dolomia, cosa su cui c'erano dubbi vista la durezza della roccia. Gli esploratori hanno citato e ringraziato Federico Mattedi che ha contribuito alla preparazione della spedizione e gli speleologi Paolo Bombardelli, Sara Quercetti e Sebastiano Morandi, che sono scesi fino a ottocento, mille metri di profondità per poi contribuire all'allestimento del campo interno e nei vari lavori necessari al successo della spedizione.

Corriere del Trentino | 12 dicembre 2024

p. 3

Sat: «Energia e acqua da tutelare. Basta farsi male in montagna» Il gruppo scopre una grotta profonda 1.140 metri

Mario Parolari

TRENTO

«Per noi è la Giornata della montagna tutto l’anno», spiega Cristian Ferrari, presidente della Società alpinisti tridentini (Sat). Proprio ieri è stata individuata una nuova verticale nell’abisso del Laresot, il cui ingresso si apre a 2.360 metri in Val Noghera nelle Dolomiti di Brenta. La conquista arriva dal gruppo speleologico Sat di Arco e dai gruppi grotte di Vigolo Vattaro e Brenta. La spedizione, a 1.140 metri di profondità, ha battezzato la nuova scoperta «Pozzo Sat Arco e Vigolo Vattaro». «Così è forte la determinazione di un alpinista che si muove verso una vetta, affrontando freddo, vertigini e fatica, allo stesso modo lo speleologo si immerge nella terra, affrontando l’ignoto spiega Ferrari (nella foto) . La nuova scoperta potrebbe diventare una delle grotte più profonde d’Italia. La Giornata internazionale della montagna è un’occasione in cui onoriamo le grandi vette del nostro pianeta e il rapporto speciale che l’umanità ha con esse».

Acqua

«L’abisso calcareo scoperto si trova nelle Dolomiti di Brenta, una delle più grandi riserve d’acqua del Trentino spiega Ferrari . L’esplorazione ci consente di studiare una risorsa importante. L’acqua non serve solo per le piscine, ma da questi ecosistemi può essere restituita al territorio nei momenti di siccità. Questa scoperta è una forma di conoscenza e tutela». Una risorsa che ad alta quota scarseggia anche nei presidi montani: «Passiamo dallo stoccare tanta acqua in momenti in cui non ci serve a doverci inventare come raccoglierla. Si tratta di un bene pubblico da tutelare».

Energia

«Dove possibile sui rifugi cerchiamo di integrare con il fotovoltaico e l’idroelettrico ai collegamenti alla rete elettrica spiega Ferrari . C’è sempre maggior richesta da parte dei gestori (e dei turisti che chiedono di ricaricare il cellulare). Dobbiamo capire il senso del limite, non possiamo rifornire i rifugi, che sono energivori, all’infinito».

Sicurezza

«I cambiamenti climatici hanno portato in montagna nuove vulnerabilità. Sono aumentati crolli e frane dovuti al permafrost, alcuni sentieri sono inagibili. Dobbiamo tutelare le montagne e le persone che ci vanno. Con le prime nevi inizia il periodo delle valanghe». Come spiega Ferrari, in montagna è più corretto parlare di «prudenza»: «Spero che nel 2025 si possa continuare a godere della montagna in maniera consapevole e senza farsi male. Sembra che ogni anno aumentino i numeri dei soccorsi. Ci sono sempre più persone che frequentano i nostri sentieri, ma molti la prendono sottogamba. La montagna non è a rischio zero».

Economia

Un altro modo per sostenere le comunità montane è vivere i monti tutto l’anno: «Valorizziamo l’ambiente montano anche nelle mezze stagioni, quando ci sono meno turisti, non solo a Ferragosto spiega Ferrari . Così allunghiamo le stagioni, riduciamo l’overtourism e diamo sostegno continuo alle nostre strutture. Su questo dobbiamo sensibilizzare anche i turisti».

NOTIZIE DAL SOCCORSO ALPINO

Corriere delle Alpi | 13 dicembre 2024

p. 23

Soccorsi, impennata degli interventi «Spieghiamo la sicurezza nelle scuole»

Alessia Forzin / belluno

Decenni di impegno al servizio della sicurezza dei frequentatori della montagna. Settant'anni fa, era il 12 dicembre 1954, nasceva il Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico. Nel primo anno di attività i volontari completarono 139 interventi, aiutando 153 persone e recuperando 57 salme. Nel 2023 sono stati 12.349. In settant'anni il bilancio complessivo delle operazioni ha raggiunto quota 232.551 interventi. E negli ultimi dieci anni il numero degli interventi ha eguagliato i volumi registrati nei sessant'anni precedenti. Bastano questi numeri per raccontare il boom della montagna degli ultimi anni, spinto dai cambiamenti climatici (che portano sempre più persone a fuggire da caldo soffocante delle pianure) ma anche dai social, che hanno fatto conoscere luoghi di inenarrabile bellezza. Ma la montagna va affrontata con consapevolezza. Dei propri limiti, delle proprie capacità. Con l'allenamento, l'attrezzatura adeguata. Con testa. L'elicottero non è un taxi e il Soccorso alpino è fatto di uomini e donne che mettono a rischio la loro stessa vita per andare ad aiutare chi si trova in difficoltà in montagna.

«La montagna è stata resa conosciuta e accessibile, e questo in sè non è un male», premette Fabio Rufus Bristot, anima del Soccorso alpino bellunese e oggi consigliere nazionale del Cnsas. «Ma parimenti non è stato veicolato il messaggio che per affrontare la montagna servono le giuste componenti di sicurezza».

LA SFIDA DELL'INFORMAZIONE

Le cronache raccontano con una frequenza allarmante di escursionisti costretti a chiamare i soccorsi perché sfiniti, in un percorso non alla loro portata; con scarpe da ginnastica in un territorio che richiede ben altre calzature; mal equipaggiati in caso di meteo non favorevole o buio. E quanti rischiano di cadere per farsi un selfie in un punto particolarmente panoramico? «La vera battaglia del prossimo decennio sarà arrivare a stringere un patto fra gli operatori della montagna (Soccorso alpino, Guide alpine, Cai) e le istituzioni (Stato, Regioni, Province) per fare un'informazione capillare tesa ad abbattere gli incidenti in montagna, che rappresentano anche un costo sociale», continua Bristot. Contrario da sempre a un sistema sanzionatorio, «perché servirebbero migliaia di agenti, è impensabile». L'educazione deve partire dai più giovani, entrando nelle scuole: «Se in classe si parla di Protezione civile, di primo soccorso, perché non parlare anche di montagna?», prosegue Bristot. «Bisogna rendere consapevoli i bambini per primi, che sono gli adulti di domani, di cosa sia la montagna e di come vada affrontata». Una sfida tesa a un escursionismo e un alpinismo consapevoli: «Un'educazione civica legata alla montagna», chiude Bristot.

IL COMPLEANNO DEL CNSAS

Ieri, intanto il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico ha celebrato ufficialmente i suoi primi 70 anni. Anni nei quali sono state soccorse complessivamente 248.096 persone, suddivise in 81.184 illesi, 145.881 feriti di diversa gravità e 18.483 deceduti recuperati. Nonostante l'impegno incessante degli operatori, 2.538 persone risultano disperse o scomparse, dopo innumerevoli giornate di ricerca che testimoniano la dedizione del Cnsas.

Una giornata speciale per gli uomini e le donne del Soccorso Alpino, che in Prefettura a Milano sono stati insigniti della Medaglia d'Oro al Merito Civile della Repubblica Italiana, un prestigioso riconoscimento che premia il valore, il sacrificio e l'impegno dimostrato dal Corpo al servizio della collettività.

Un messaggio di auguri è giunto anche da Papa Francesco, inviato tramite il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, sottolineando la stima e il rispetto che il Cnsas ha saputo guadagnare nel corso degli anni.

Un anniversario che non rappresenta solo un momento di celebrazione, ma anche un rinnovato impegno da parte del Cnsas a proseguire il proprio lavoro con la stessa dedizione, guardando al futuro con fiducia e determinazione, migliorando costantemente le proprie competenze per affrontare le sfide che la montagna e i contesti impervi pongono ogni giorno al Paese.

Corriere delle Alpi | 17 dicembre 2024

p. 18

L'eredità di Barattin: «Avanti con i progetti sulla sicurezza»

l'intervista

Nove anni di impegno per gli abitanti e i frequentatori della montagna. Alex Barattin lascia al suo successore un Soccorso alpino in salute, con volontari sempre più formati e professionali, e con tanti progetti da portare avanti per rendere la frequentazione della montagna consapevole. «Il numero degli interventi di soccorso non accenna a diminuire, anzi», premette il delegato provinciale del Cnsas uscente. «Abbiamo fatto molto in questi anni sul tema della prevenzione, entrando nelle scuole, portando avanti progetti con l'Ufficio scolastico, la Dmo, la Fondazione Unesco, tutti tesi a fare informazione e sensibilizzazione. Dovremo continuarli, è questa la sfida dei prossimi anni».

Nove, si diceva, quelli che Barattin ha trascorso a guidare il Soccorso alpino bellunese. Ha iniziato come capostazione in Alpago, ha fatto due mandati da vicedelegato provinciale, poi tre da delegato. «Avevo sempre detto che non ne avrei fatti di più», continua. «Il primo mandato ti serve per capire, il secondo per programmare, il terzo per attuare i progetti. Ho lo stesso entusiasmo che avevo il primo giorno, ma è giusto passare il testimone: c'è bisogno di nuovi stimoli, anche di un nuovo modo di vedere le cose». Immutato sarà la scopo del Soccorso alpino: mettersi al servizio degli altri. Con competenza, professionalità, mettendo a disposizione il proprio tempo libero.

«I nove anni trascorsi sono stati molto impegnativi», riflette Barattin. «È stato un periodo molto intenso, con emergenze anche di Protezione civile che hanno richiesto il nostro impegno. Penso alla tempesta Vaia, alle emergenze al di fuori della nostra provincia nelle quali abbiamo prestato servizio. Nel bel mezzo si è infilato il Covid, che ha costretto a cambiare le procedure operative». E non sono mancati i momenti belli. Individuarne solo uno non è affatto semplice. «Diciamo che quando vedi un sorriso, in stazione, dopo aver soccorso una persona, ti si scalda il cuore. Oppure quando si riceve un messaggio di ringraziamento, anche a distanza di giorni. Spesso diamo il "grazie" per scontato, ma è sempre bello sentirselo dire». E poi la cittadinanza onoraria conferita dal Comune di Belluno qualche giorno fa: «Fa percepire la vicinanza delle istituzioni, e anche questa non è scontata. Ti fa sentire parte di un sistema, quello del soccorso, che in Veneto funziona molto bene e di cui il Soccorso alpino è parte». Il pensiero corre subito ai volontari, quella squadra di uomini e donne che sono l'anima del Cnsas: «Abbiamo un buon ricambio generazionale, anche se nella parte alta della provincia, complice la denatalità, si fa un po' più fatica a trovare giovani che si avvicinano al nostro mondo perché già impegnati in altre associazioni. Ma rilevo che l'appeal del Soccorso alpino è sempre importante: tanti ragazzi credono nella nostra attività. Entrare nel Cnsas è un impegno, servono competenze variegate e spendibili in ogni stagione. Li ringrazio tutti, uno per uno, i nostri volontari e i giovani che si stanno formando».

Dire che sono preziosi sarebbe riduttivo. Il numero d egli interventi di soccorso in montagna non accenna a diminuire, e per questo, bisognerà proseguire sulla linea dei progetti avviati in questi anni: «Anche solo togliere un intervento di soccorso è importante, perché significa non solo che non c'è una persona ferita o in difficoltà da aiutare, ma anche eliminare il rischio per le squadre che sarebbero impegnate nell'intervento». Fondamentale sarà continuare a lavorare con le scuole, perché i bambini di oggi sono gli adulti (escursionisti, alpinisti) di domani. «Un lavoro dispendioso, in termini di tempo ed energie, ma strategico». E Alex Barattin cosa farà dal 1° gennaio? «Dedicherò più tempo alla famiglia e al lavoro», conclude con un sorriso. «Ma metterò a disposizione il mio tempo libero e le mie specializzazioni per la stazione dell'Alpago». Perché quando si indossa quella divisa rossa, spogliarsene è veramente impossibile. a.f.

Corriere delle Alpi | 17 dicembre 2024

p. 18

Dolomiti Bellunesi, capo è Michele Titton

Alessia Forzin / belluno

La sfida, nei prossimi tre anni, sarà tentare di ridurre il numero degli interventi di soccorso. Come? Facendo formazione e informazione, a partire dalle scuole. Perché la montagna è bellissima, ma va affrontata con consapevolezza: delle proprie capacità, dei propri limiti, di ciò che comporta percorrere un sentiero piuttosto che un altro. È l'impegno che avrà Michele Titton, che dal 1° gennaio sarà il capo del Soccorso alpino II Delegazione Dolomiti Bellunesi. Succede ad Alex Barattin, che ha guidato il Cnsas per tre mandati e complessivi nove anni. Titton, 44 anni, fa parte del Soccorso alpino di Cortina ed è volontario dal 2001. È istruttore regionale da 15 anni e tecnico di elisoccorso da 14, è stato il primo capo stazione delle Prealpi Trevigiane, fondandola nel 2004, ed è coordinatore dei tecnici di elisoccorso. È entrato nel Soccorso alpino giovanissimo, poco più che ventenne, e dal 1° gennaio ne sarà il faro.

Avrà come suo vice Giorgio Farenzena (Cnsas Agordo) e come vicario Dimitri De Gol (Cnsas Feltre). Farenzena, 62 anni, è volontario del Soccorso Alpino dal 1982. Uomo di notevole esperienza, è stato capo della Stazione di Agordo per 13 anni, dal 2001 al 2014, oltre che tecnico di elisoccorso dal 1993 al 1997.

Dimitri De Gol invece di anni ne ha 43 anni, ed è volontario del Soccorso alpino dal 2003. Da 15 anni è istruttore regionale e da 14 è tecnico di elisoccorso. Pilota di droni, in passato è stato direttore della scuola regionale per 9 anni e tecnico di centrale a Pieve di Cadore.

NOTIZIE DAI RIFUGI

Lo Scarpone | 2 dicembre 2024

https://www.loscarpone.cai.it/dettaglio/frequentazione-sostenibile-delle-dolomiti-i-rifugisti-disegnano-la-loro-mappa/

Frequentazione sostenibile delle Dolomiti: i rifugisti disegnano la loro mappa

di Gian Luca Gasca

Il 21 e 22 novembre si è svolto nelle Dolomiti Friulane, tra i comuni di Erto e Casso, Cimolais e Claut, l’ottavo incontro annuale dei Gestori di Rifugio dell’area core delle Dolomiti Patrimonio Mondiale […https://www.loscarpone.cai.it/dettaglio/frequentazionesostenibile-delle-dolomiti-i-rifugisti-disegnano-la-loro-mappa/]

FREDAROLA: IL CASO

Il T | 3 dicembre 2024

p. 33

«Al Fredarola anche ostriche e champagne»

Silvano Parmesani il 5 dicembre riapre il rifugio con spa e piscina

Canazei

L'ha chiamato Fredarola Harbor (porto), perché (oltre al ricordo dell'antico mar della Tetide) lassù, a 2370 metri nella skiarea Belvedere di Canazei sulle piste del Sellaronda (e d'estate sul sentiero Viel del pan), approdano persone provenienti da tutto il mondo. E lo ha rinnovato e ampliato a immagine e somiglianza della sua personalità schietta, tra il rock e lo scanzonato, che si esprime tra arredi di lusso, grandi vetrate vista Marmolada e il murales di un pirata che accoglie gli ospiti. Silvano Parmesani, 54 anni, rifugista, maestro di sci ed ex sindaco di Canazei, il 5 dicembre è pronto a riaprire il rifugio, dal look rivisitato, che è tra le principali novità della stagione invernale fassana.

Otre due anni di lavori ad alta quota, è soddisfatto?

«Dopo tanta fatica siamo riusciti a portare a casa il risultato che speravamo, grazie ai progettisti, alle ditte e agli artigiani, quasi tutti della valle, con cui abbiamo collaborato. Tra i tanti, mi fa piacere citare Enrico Marchetti, il capo cantiere che ha seguito con attenzione i lavori».

Dunque il Fredarola, dopo più di 50 anni di attività, si è rifatto completamente il look?

«Sì, lo ha costruito nel 1972, mio papà Enrico con l'aiuto del maestro di sci Aldo Guerra. Ma la nostra famiglia è sempre stata intraprendente. Il mio bisnonno era un ingegnere, nato nell'Ottocento, che aveva messo in piedi un sistema per dare corrente alle poche case di Penia, mio nonno invece ha costruito il Pian dei Fiacconi e altri rifugi in Fassa e dintorni. Ora è la mia volta, con la collaborazione della mia compagna Sabrina, e dei miei nipoti Giulia e Patrick».

Quando ha iniziato a gestire il Fredarola?

«Dopo la morte di mio padre il 4 dicembre 2011. Quello per me è stato un colpo durissimo, tanto che non ne volevo sapere del rifugio. Ma, poi, sapendo quanto ci tenesse mio padre, ci ho ripensato e ho riaperto il 14 gennaio 2012».

Ricorda il primo giorno?

«Molto bene. Me la sono cavata, ma l'organizzazione del servizio e del personale era piuttosto improvvisata. Mi sentivo, comunque, soddisfatto e quando uno degli ultimi clienti tedeschi è uscito dal rifugio l'ho salutato con un caloroso “Auf Wiedersehen!”. Peccato che lui mi abbia risposto “Ja, Ja, Auf Wiedersehen”, intendendo “a mai più”. Così, ho capito che mi dovevo dar da fare. Un passo alla volta, sono riuscito a ingranare e adesso mi sto togliendo delle belle soddisfazioni».

I punti forti del Fredarola, oggi, quali sono?

«La cucina, che considero il motore dell'intera struttura. È stata la prima su cui siamo intervenuti: ora è uno spazio di 100 metri quadri ed è affidata allo chef Antonino Sanna che ha lavorato per doversi anni all'Hotel Excelsior del Lido di Venezia e la dirige perfettamente. Oltre alla cucina tradizionale ladina, il nostro must sono i tagli pregiati di carne alla brace, la pizza cotta nel forno a legna e, per chi lo desidera, anche ostriche e champagne. Poi abbiamo realizzato anche la Harbor Haven Spa con due saune, bagno turco, doccia emozionale, piscina di 50 metri quadri con cinque tipi di idromassaggio».

C'è chi dice sui social, ma non solo, che con quest'offerta non si tratti più di rifugio. «Rispetto l'opinione di tutti, anche se non condivido gli attacchi gratuiti e le polemiche sui social. Secondo me, mangiare bene in montagna non è un'offesa. Non si può rimanere fermi al minestrone, alla polenta con la salsiccia e ai letti a castello quando il mondo va tutta velocità e i clienti sono sempre più esigenti. Vorrei invitare chi scrive sui social che “questo non è un rifugio” quando c'è da spalare la strada per centinaia di metri per arrivare alla porta d'entrata (cosa capitata anche lo scorso settembre, ndr) oppure a darmi una mano quando le motoslitte, per la neve, non riescono a tirare il carrello carico di provviste e bisogna fare diversi viaggi, o ancora, quando si rompe qualcosa o un ospite non si sente bene: siamo a 2370 metri, non siamo in paese».

A proposito di social: i vostri video sono amatissimi.

«È Patrick l'ideatore di questi video simpatici che hanno ottenuto milioni di visualizzazioni su TikTok e Instagram. Io, che non ho paura di parlare di cose serie di fronte a tante persone, non mi tiro indietro se c'è da divertirsi e partecipo volentieri. Rappresentiamo, così, lo spirito allegro della montagna che vogliamo comunicare, assieme alla qualità del cibo e della nostra accoglienza».

Tra gli ospiti del Fredarola ci sono anche vip.

«Ci è capitato di ospitare Max Biaggi, Massimiliano Allegri, Marco Materazzi e anche Cesare Cremonini, una persona gentilissima». Nella vita ha avuto diverse esperienze professionali, quale ricorda con nostalgia?

«Ho fatto il maestro di sci per 18 anni, ma sono stato vigile urbano e arredatore, ho aperto un pub a Bolzano e, naturalmente, mi sono occupato dell'hotel di famiglia ad Alba. Ma l'esperienza più bella della mia vita è stata dal 2015 al 2020 quando ho fatto il sindaco di Canazei. Ho un grande amore per il mio paese e nostalgia per quegli anni. Nel 2020 non mi sono ricandidato perché, dovendo seguire i lavori al rifugio, non mi sembrava responsabile prendere un impegno così importante».

Tra pochi mesi ci sarà un'altra occasione, ci sta pensando?

«Per prima cosa, avrei bisogno di una buona squadra per occuparmi al meglio di Canazei e, poi, bisognerebbe capire se la popolazione avrebbe piacere di avermi di nuovo come sindaco. Chissà».

Corriere del Trentino | 11 dicembre 2024

p. 6, segue dalla prima

Ostriche con champagne nel rifugio «Da cafoni». «Qui anche clienti Vip»

Il Fredarola di Canazei ristrutturato: suite e idromassaggi. Il gestore: «Da noi Allegri e Cremonini»

Stefano Pancini

TRENTO

Ostriche, champagne, spa e suite: tutto a 2.370 metri di altitudine, in un rifugio circondato dalle Dolomiti. C’è chi, anche in alta quota, ha scelto di investire proponendo ad alpinisti e sciatori comfort e benessere. È il 54enne Silvano Parmesani, maestro di sci, rifugista ed ex sindaco di Canazei, che ha recentemente completato i lavori di ristrutturazione dello storico rifugio Fredarola. Situato a 2370 metri tra le Dolomiti della Val di Fassa, il rifugio si affaccia sul massiccio della Marmolada e oggi porta anche il nome Harbor, un richiamo al concetto di porto, simbolo di riparo e accoglienza.

Non tutti, però, apprezzano la nuova proposta: troppo chic per un rifugio, luogo rustico per eccellenza. E infatti sui social tanti hanno criticato la proposta del Fredarola. «Chi ama la montagna inorridisce» e ancora: «Champagne e ostriche in un rifugio è un inno alla cafonaggine». Commenti di questo tipo si sprecano. «La mia famiglia è alla quarta generazione di rifugisti. È vero, oggi puntiamo molto sul comfort, ma rimaniamo un rifugio a tutti gli effetti», replica però Parmesani Parmesani, quindi a oltre duemila metri è possibile ordinare anche ostriche e champagne?

«Si ma non prevale solo il lusso. Da noi è possibile gustare i piatti tipici della cucina trentina, come formaggi, speck, canederli, polenta e funghi, oltre alla carne alla griglia e pizza nel forno a legna. In cucina abbiamo lo chef Antonino Sanna, che in passato ha lavorato all’Hotel Excelsior di Venezia. Certo, offriamo anche pesce fresco, ostriche e champagne, ma la nostra carta dei vini è composta principalmente da etichette locali, come Trento Doc e Moser, con cui collaboriamo strettamente. Siamo contenti di proporre un’offerta diversificata, apprezzata sia dai nuovi visitatori che dai nostri clienti più affezionati».

Quali interventi sono stati fatti durante la ristrutturazione?

«Abbiamo rinnovato la cucina e le dieci camere del rifugio, di cui due sono suite con sauna privata. Inoltre, abbiamo realizzato una piscina di cinquanta metri quadri, un centro benessere con bagno turco, idromassaggio, sauna finlandese e doccia emozionale

Nonostante queste novità, non ci rivolgiamo esclusivamente a un pubblico d’élite: vogliamo offrire un’esperienza alternativa, rispondendo alle esigenze di una clientela diversificata. Accogliamo con piacere anche gli escursionisti e gli sciatori tradizionali, quelli che vengono in quota per gustare una polenta dopo una giornata sulla neve o dopo un’escursione. È importante abbracciare le diverse richieste del turismo di montagna, mantenendo viva la tradizione».

Tra i vostri ospiti, c’è stato qualche personaggio famoso?

«Sì, abbiamo avuto il piacere di ospitare anche dei vip come l’ex campione motociclista Max Biaggi, gli allenatori Massimiliano Allegri, l’ex calciatore Marco Materazzi, e anche il cantante Cesare Cremonini».

Uno dei primi elementi che cattura l’attenzione all’arrivo al Fredarola è un grande murales raffigurante un teschio con una bandana rossa e occhiali da sole, circondato da rose rosse e con in bocca due stelle alpine. Qual è il suo significato?

«È una sorta di autoritratto ispirato a Capitan Harlock e al teschio messicano. Sono un appassionato di Harley-Davidson e l’immagine del teschio è ricorrente nel mondo dei bikers. Mi piace il motto di Harlock: “Il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà”. Ho unito questo simbolo alla tradizione messicana, dove il teschio rappresenta la morte ma, accostato ai fiori, diventa un emblema di vita, bellezza ed equilibrio. Le stelle alpine sono un richiamo alla montagna, nel suo complesso è un messaggio di gioia e libertà: fare ciò che amiamo purché vengano rispettate le regole la convivenza civile». Il «lusso del rifugio» vi è costato feroci critiche sui social: moti dicono che il Fredarola non è più un rifugio tradizionale. . «Il rifugio è stato costruito da mio nonno Romano nel 1972, insieme all’amico e maestro di sci Aldo Guerra. Dopo mio padre Enrico, scomparso nel 2011, ho preso in mano la gestione con la mia compagna Sabrina, affiancato ora dai miei nipoti Giulia e Patrick È vero, oggi puntiamo molto sul comfort, ma rimaniamo un rifugio a tutti gli effetti. Al Fredarola ho aggiunto la parola “Harbor” proprio per sottolineare che, in caso di necessità, gli escursionisti possono sempre contare su di noi come presidio montano, per ripararsi, rifocillarsi o ricevere aiuto in situazioni di emergenza. Tradizione e innovazione possono convivere».

RIFUGIO COMICI: IL CASO

Alto Adige | 17 dicembre 2024

p. 30, segue dalla prima

Corriere delle Alpi | 17 dicembre 2024

p. 28

Alto Adige | 18 dicembre 2024

p. 30

Lamborghini al rifugio, il Cai: uso scandaloso della montagna

ezio danieli val gardena

Dopo le proteste dell'Alpenverein, si allarga nel mondo alpinistico la polemica per le due Lamborghini fotografate l'altro ieri all'esterno del rifugio i Comici, sopra Selva Gardena, a quota 2.154. Il primo confronto tra l'Alpenverein Südtirol - Avs e il titolare del rifugio Igor Marzola è stato arricchito ieri da altri interventi, quelli del presidente del Cai Alto Adige Carlo Zanella e di Mountain Wilderness. Il presidente dell'Avs Georg Simeoni, ha subto parlato di "provocazione contro la montagna". Igor Marzola, titolare del rifugio, ha provato ieri ad attenuare i toni: "Non c'è nulla su cui polemizzare. Si è trattato di un evento privato organizzato da Lamborghini per un centinaio di clienti. Per l'occasione sono stati presentati due nuovi modelli della Temerario, trasportati in quota su un carrello agganciato ad un gatto delle nevi in orari in cui le piste erano chiuse".I due bolidi erano destinati alla presentazione riservata, che è avvenuta sotto una tensostruttura montata ad hoc. Le due auto, una verde e l'altra blu, sono appena uscite sul mercato e sono arrivate in Val Gardena a bordo di un Tir. La Lamborghini, anni fa, era già salita in quota, quella volta a Livigno, per presentare anche lì una propria auto.Il Consorzio turistico della Gardena si chiama fuori dal pandemonio che, a dispetto di un evento che voleva magari essere riservato, è comunque scoppiato: "È stata un'iniziativa privata, frutto di un accordo fra le casa automobilistica ed il titolare del rifugio". La rassicurazioni non convincono peraltro il presidente del Cai Alto Adige Carlo Zanella, che in un comunicato spiega che "Non vogliamo di certo un turismo da tamarri". Per poi precisare che, "lasciando perdere la tamarrata, troviamo scandaloso l'uso che viene fatto dell'alta montagna, e l'inquinamento che provocano (le auto, ndr) sia che siano state trasportate in elicottero, sia che ci siano arrivate con i propri mezzi". «Inoltre - aggiunge Zanella - su tutte le strade forestali e sentieri è proibito il traffico motorizzato a meno che non siano mezzi di soccorso, di personale dei rifugi o delle malghe e non credo, sempre che ci siano arrivate con mezzi propri, che sia questo il caso». Il presidente Cai amplia il discorso alle strutture che costellano la montagna ("È ora di smetterla di definire certi locali un rifugio") e al futuro della montagna stessa: "Ormai l'alta montagna sta diventando un autentico luna park, con elicotteri che scorrazzano per i cieli trasportando turisti, pseudo rifugi che offrono notti a 400 euro e cene gourmet a base di pesce, cabinovie che offrono aperitivi e cene serali, piste aperte anche di notte, malghe con musica a tutto volume e adesso esposizione di automobili che di certo non sono accessibili alle tasche di tutti".Fino al ricordo di un precedente ("Non è la prima volta che davanti al Comici vengono esposte per pubblicità automobili. Anni fa poi volevano esporre un' auto di una famosa marca tedesca trasportata in elicottero al rifugio Pisciadù e il Cai si è opposto ed è riuscito a far desiste dall'operazione") e all'appello: "Ci attendiamo una forte presa di posizione delle autorità pubbliche e politiche".

Alto Adige | 18 dicembre 2024

p. 30

Corriere dell’Alto Adige | 18 dicembre 2024

p. 7

Zanella: «Alta montagna come un luna park»

«L’alta montagna sta diventando un autentico luna park, con elicotteri che scorrazzano per i cieli trasportando turisti, pseudo rifugi che offrono notti a 400 euro e cene gourmet a base di pesce, cabinovie che offrono aperitivi e cene serali, piste aperte anche di notte, malghe con musica a tutto volume e adesso esposizione di automobili che di certo non sono accessibili alle tasche di tutti». Lo afferma il presidente del Cai Alto Adige, Carlo Zanella, in una presa di posizione sul caso di due Lamborghini (nella foto ) esposte davanti al rifugio Comici. «Troviamo scandaloso l’uso che viene fatto dell’alta montagna. Ci attendiamo una presa di posizione delle autorità».

Alto Adige | 19 dicembre 2024

p. 30

NOTIZIE DALLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE

Corriere dell’Alto Adige | 12 dicembre 2024

p. 2

«La giunta mette a rischio il paesaggio»

Lettera aperta delle associazioni ambientaliste: «Favoriti i progetti dei privati a danno della natura»

Se ne riparlerà a febbraio con la legge Omnibus. Kompatscher: «Basta con il processo alle intenzioni»

Francesco Mariucci

BOLZANO

Il discusso emendamento sul funzionamento della Conferenza dei servizi slitta: non sarà compreso nella legge di bilancio, in discussione in questi giorni in Consiglio provinciale, ma slitterà a febbraio quando dovrebbe arrivare in aula la legge Omnibus. A confermarlo è il presidente Arno Kompatscher, al termine di una giornata che si era aperta con una netta presa di posizione da parte delle associazioni ambientaliste: «Con il nuovo articolo la tutela della natura e del paesaggio viene chiaramente depotenziata a favore degli interessi individuali. Attualmente si prevede che i progetti possano essere approvati solamente con il parere unanime della Conferenza dei Servizi e la Giunta provinciale possa comunque scavalcarlo in casi motivati. Ora, questa proposta di modifica abolisce l’unanimità, a chiaro discapito della tutela della natura, che in futuro avrà poco, se non nessun valore nel processo decisionale» attaccano. La lettera aperta è firmata dai cinque presidenti: Josef Oberhofer (Dachverband), Georg Simeoni (Alpenverein), Claudia Plaikner (Heimatpflegeverband), Luigi Casanova (Mountain Wilderness) e Carlo Alberto Zanella (Cai). In sostanza, secondo le associazioni, «l’emendamento del presidente Kompatscher alla legge di bilancio riduce all’assurdo la semplificata procedura amministrativa della Conferenza dei servizi. Si tratta di uno strumento continuano gli ambientalisti introdotto anni fa per facilitare il passaggio dei richiedenti di un progetto attraverso gli uffici provinciali; ora la procedura viene gonfiata burocraticamente e allo stesso tempo indebolita con lo scopo di far passare progetti edilizi favoriti politicamente». Sul tema, già da tempo le opposizioni avevano annunciato battaglia. In prima fila i Verdi e il Team K: i primi avevano già ammonito sul rischio ; i secondi hanno presentato due emendamenti, uno abrogativo e uno modificativo. Non ce ne sarà bisogno, almeno in questa seduta, visto che la giunta ha deciso di prendere altro tempo. Ma il capogruppo Paul Köllensperger non rinuncia a una stoccata: «È l’ultimo passo dell’involuzione di Kompatscher. Ha predicato per anni la sostenibilità, ma questo emendamento è l’esatto contrario». Il rischio, dicono i consiglieri di minoranza, è che si aprano le porte a nuovi casi come quello del rifugio di passo Santner, poi finito nel mirino della Corte dei conti per un presunto danno erariale da seicentomila euro. Quanto alla giunta, pochi dubbi sul fatto che le modalità di lavoro della Conferenza dei servizi vadano aggiornate: «L’emendamento non è pronto e sarà ritirato. Ma bisogna intervenire, perché l’attuale regolamentazione non è in linea con la normativa europea e nazionale» spiega Kompatscher. E, in merito alla polemica sollevata dagli ambientalisti, aggiunge: «Prima della presentazione in aula, l’emendamento sarà condiviso e discusso con i portatori di interesse. Mi dispiace che ci sia sempre un processo alle intenzioni, io sono dispostissimo a discutere con loro e ascoltare la loro opinione. Di sicuro però, abbiamo bisogno di una procedura che funzioni». Sulla stessa linea anche gli assessori provinciali Christian Bianchi (opere pubbliche) e Peter Brunner (ambiente, natura e clima), tra l’altro entrambi ex sindaci. Per Bianchi, la volontà della giunta è quella di «semplificare e razionalizzare i lavori: c’è la possibilità di mettere tutti insieme, fare una valutazione complessiva del progetto, e in una riunione arrivare ad una conclusione che permette a tutti di sapere tutto». Dal canto suo, Brunner fa sapere che ci sarebbero ancora alcuni aspetti da approfondire sull’applicazione normativa. Da qui la volontà di prendersi ulteriore tempo.

DOLOMITI IN TV

Corriere delle Alpi | 10 dicembre 2024

p. 29

Bentornato cinepanettone Il 23 esce Cortina Express cinema

Gianluca De Rosa Dicembre, mese di cinepanettoni. Le festività natalizie riportano il grande pubblico nei cinema di tutta Italia, con un comune denominatore sullo sfondo: Cortina. La conca è infatti protagonista nel "cinepanettone moderno", rappresentato dall'ultimo film di Christian De Sica: Cortina Express, prodotto da Medusa ed annunciato nei cinema di tutta Italia a partire da lunedì 23 dicembre. Una commedia italiana diretta da Eros Puglielli, che grazie alla presenza sul set di Christian De Sica riporta la mente ai fasti di Vacanze di Natale '83, il cinepanettone per eccellenza. Al fianco di De Sica, in Cortina Express, recitano tra gli altri Lillo Petrolo, Isabella Ferrari e

Paolo Calabresi. Sullo sfondo Cortina con i suoi locali, lo struscio in centro e le immancabili piste. La trama ruota attorno alle figure di Lucio De Roberti (De Sica), viveur che tenta di salvare il nipote da un matrimonio disastroso, Dino Doni (Lillo), ex stella musicale in declino alla ricerca di riscatto, e Patrizia Giordano (Isabella Ferrari), discografica alle prese con lo spettro del fallimento. Un ritorno in grande stile per De Sica, quarant'anni (più uno) dopo il successo di Vacanze di Natale '83 che, per sua stessa ammissione, gli ha cambiato completamente la vita. Da Christian De Sica a Massimo Boldi il passo è breve. Sempre con Cortina e Corso Italia sullo sfondo. Boldi, insieme a Neri Parenti e allo showman Umberto Smaila, sarà a Cortina venerdì pomeriggio dove, dai locali del centralissimo hotel De La Poste, lancerà il trailer del suo ultimo film di Natale "A capodanno tutti da me". Non un vero e proprio cinepanettone, ma comunque un film ambientato nel periodo natalizio anche se al momento non è ancora stata ufficializzata la data di uscita, che vedrà recitare al fianco di Massimo Boldi altri volti noti del piccolo e grande schermo made in Italy come Francesca Manzini, Nancy Brilli, Paolo Conticini, Massimo Ceccherini, Simone Montedoro, Alessandro Greco, Giucas Casella e Raffaella Fico per la regia di Gianluca Pirazzoli. Il capitolo cinepanettone si arricchisce quest'anno di una pellicola, la prima, capace di esportare il tipico clima natalizio italiano, oltreoceano. "Ops! È già Natale" è il film che non ti aspetti, ambientato a San Vito con quartier generale fissato nei locali del Park Hotel Des Dolomites di Borca alla presenza di un mostro sacro della cinematografia internazionale: Danny De Vito. Il film, diretto da Peter Chelsom, vede recitare al fianco di De Vito altri attori molto conosciuti come Andie MacDowell e la giovanissima Antonella Rose. A differenza degli altri cinepanettoni è già disponibile (dal 5 dicembre) nelle sale, anticipato dall'anteprima al festival del cinema di Roma. Il film, prodotto da Notorious, è ispirato ad un altro film natalizio girato sempre a San Vito, con quartier generale questa volta concentrato sulle rive del lago di Mosigo: Improvvisamente Natale di Diego Abatantuono, uscito nel 2022 e seguito, un anno dopo (2023) dal sequel "Improvvisamente a Natale mi sposo", diretto da Francesco Patierno ancora con Abatantuono protagonista.

Gazzettino | 18 dicembre 2024

p. 8, edizione Belluno

Corriere del Veneto | 20 dicembre 2024

p. 22, edizione Treviso – Belluno

Cinepanettoni, l’erede è Cortina Express

Dolomiti in sala: presentato il film con Lillo, De Sica e la Ferrari

L’eterno ritorno della neve artificiale porta con sé un altro appuntamento fisso: quello del Cinepanettone a Cortina, che quest’anno vale addirittura doppio. Perché accanto a Ops! È già Natale diretto da Peter Chelsom, con Danny De Vito nei panni del padrone di casa dell’Hotel des Dolomites e Andie McDowell in quelli della consuocera, ieri a Roma è stato presentato Cortina Express di Eros Puglielli con Isabella Ferrari, Christian De Sica e Lillo. Il film, in uscita il 23 dicembre giusto giusto per le feste, è l’erede dichiarato del Cinepanettone che ormai nessuno teme più di definire un classico, Vacanze di Natale (1983) di Carlo Vanzina, anche se, come dimostra da quarant’anni il box office, quel primo Vacanze di Natale è un’astronave di trovate e nostalgia scagliata nel cosmo dell’immaginario a una velocità tale che la rende, da sempre, imprendibile. Ma la doppia uscita e altri progetti in arrivo, come il seguito di Cliffhanger (che nelle montagne cortinesi fu girato nel 1993) , dimostra l’inequivocabile vitalità senza tempo di un simbolo cinematografico fortissimo: quello della Regina delle Dolomiti. Danny De Vito ha definito le Dolomiti «una vera boccata d’aria fresca» e un’incursione in un’Italia diversa da quella che lui e la sua famiglia (nel film con lui recita anche la figlia Lucy) frequentano abitualmente quando visitano il nostro Paese: il Lago di Misurina, le Cinque Torri, San Vito e ovviamente Cortina. In Ops! È già Natale - remake di Improvvisamente Natale , girato a San Vito di Cadore nel 2022 con Lodo Guenzi e Violante Placido nei panni dei due genitori sul punto di separarsi ai quali la figlia chiede, ad agosto, un Natale fuori stagione - il comico americano è un bonario albergatore italoamericano che si vede arrivare in pieno agosto la figlia (Lucy De Vito) e il genero con lo stesso problema: vogliono separarsi ma non trovano il coraggio di dirlo alla figlia. Sarà lei a chiedere loro un Natale fuori stagione in un paesaggio decisamente estivo dove la neve arriva sotto forma di sapone e aria nell’ultima scena, grazie alla trovata di un bambino. Lo stesso stratagemma che adottò Vanzina 41 anni fa, visto che il suo cult fu girato a ottobre e di fiocchi di neve non c’era nemmeno l’ombra.

Cortina spolverata di neve finta è anche la quinta di Cortina Express , girato lo scorso aprile con il supporto locale di Cortina IN a Passo Falzarego/Col Gallina, in un’abitazione privata in località Crignes, nell’inconfondibile Corso Italia, nell’Hotel Cortina e in diversi luoghi riconoscibili dello «struscio» cortinese: dalla boutique Bredo, al Caffè Royal, dal Bar Sport all’Ampezzan Fiori. Prodotto da Be Water Film in associazione con Medusa Film, Prime Video e con il sostegno di Veneto Film Commission, il film è decisamente un Cinepanettone, anche se rispetto a un tempo l’aspetto pecoreccio e volgare lascia il posto a una farsa innocua. Lillo Petrolo veste i panni di Dino Doni, un cantante famoso solo in Russia (allusioni?) praticamente fallito, che sta per mettersi in guai ancora più grossi perché la sua ex discografica, una fascinosa e machiavellica Isabella Ferrari, vuole accollargli tutti i debiti della sua etichetta discografica per non finire in bancarotta. In mezzo a questa trama si inserisce Lucio De Roberti (Christian De Sica, il trait d’union col passato), giocatore incallito sommerso dai debiti e zio spiantato di un rampollo che vorrebbe sposare la figlia della Ferrari, ovviamente fedifraga come la madre.

In entrambi i film Cortina e dintorni sono ciò che, cinematograficamente, sono fin dai tempi del mitico Il conte Max di Giorgio Bianchi, film del ‘57 con Alberto Sordi e Vittorio De Sica: la meta di vacanze, irraggiungibile per i più, dove fingere di avere - e di essere - ciò che non si ha. Sordi da giornalaio romano veniva scambiato per un nobile - il Conte Max, appunto - ma scopriva che dietro la facciata dorata il belmondo nasconde meschinità e soprusi, Lillo fa uno scoperto in banca per potersi presentare a Cortina nei panni del cafone arricchito col rotolo di soldi. Ma la sua ascesa al mondo dei parvenu durerà lo spazio di una lettura dei prezi al minibar dell’hotel. A cinque stelle.

LE DOLOMITI VISTE DA ‘FUORI’

Corriere delle Alpi | 10 dicembre 2024

p. 5, edizione Treviso – Belluno

Dolomiti e Wall Street Journal

«Nel 2026, questo fascinoso villaggio alpino sarà incredibilmente affollato. Andateci ora». A poco più di un anno dalle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 lo scrive, anzi lo raccomanda a tutta pagina, il quotidiano a maggiore diffusione negli Usa, il Wall Street Journal, in un articolo a firma di Brigid Mander. Intendiamoci, non è che tutto quello che dice un quotidiano (benché si tratti di uno dei più autorevoli dell’Occidente) sia automaticamente la verità. Però ha un senso leggere questo reportage dalle Dolomiti, sia per sprovincializzare lo sguardo - come avrebbe detto Arbasino, farsi la famosa gita a Chiasso - sia, soprattutto, perché può accadere che con gli occhi più vicini, quelli di abitanti delle montagne, non si colgano paradossalmente alcune cose che uno sguardo fresco, lontano, a volte anche non esatto, nota subito. «Gli sciatori esperti considerano Cortina, futura sede degli eventi di sci alpino femminile delle Olimpiadi del 2026, tra le migliori località delle Alpi. Non c’è mai stato un momento migliore per scoprire i suoi tanti incanti», scrive il WSJ. Leggiamoli, allora: innanzitutto le leggi «vecchie secoli» che tutelano il paesaggio e l’ambiente delle Dolomiti. Il riferimento è alle

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Regole d’Ampezzo, ovviamente, anche se l’articolo non fa lo sforzo di nominarle; cioè il lavoro di generazioni per tutelare natura e paesaggio. E poi: il Dolomiti Superski, cioè l’essere parte di un incredibile carosello sciistico, «uno dei più grandi al mondo, 12 aree e 450 impianti di risalita». C’è perfino Ted Ligety che dice, «Cortina non è mai troppo affollata», giudizio piuttosto audace se si pensa a certi capodanni, ma come dire, ci teniamo il complimento. Ancora, secondo il Journal: il fatto che Cortina sia così «totalmente e deliziosamente italiana». Prima di indispettirsi per l’evidente semplificazione (Ampezzo è stata per 400 anni asburgica e i locali parlano prevalentemente una lingua non italiana, l’ampezzano ladino), ricordiamo che ci si riferisce al turismo e all’atmosfera generale che si respira lungo il Corso, nei ritrovi, nello spettacolo della borghesia vacanziera. Last but not least: le Olimpiadi. Chiunque si sia fatto un giro per Cortina in questi mesi sa che ad oggi esse costituiscono materia più di preoccupazione, di ansia per le scadenze e i cantieri aperti, che di soddisfazione. Eppure stanno già producendo un ritorno di immagine e di benessere della portata registrata dal giornale. È il difetto (o la qualità?) dello sguardo di cui parlavamo. Temiamo di essere miopi, a volte, invece, fa comodo indossare le lenti da presbiti.

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