Fondazione Dolomiti UNESCO | Newsletter - APRILE 2022

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I rifugisti «sentinelle» al Trento Film Festival Giovedì 5 maggio alle 17.30 a palazzo Roccabruna di Trento i gestori di rifugio delle Dolomiti Patrimonio Mondiale saranno protagonisti di un evento organizzato dalla Fondazione Dolomiti UNESCO nell’ambito del Trento Film Festival, con cui continua da anni una proficua collaborazione. Sarà l’occasione per presentare l’iniziativa #vivereinrifugio, nata proprio dalla Rete dei Gestori di Rifugio delle Dolomiti UNESCO per raccontare in prima persona la loro attività quotidiana, al fine di accrescere la consapevolezza dei frequentatori, in funzione di una sempre maggiore sostenibilità.

#vivereinrifugio: i gestori ci mettono la faccia Da diversi anni la Fondazione Dolomiti UNESCO accompagna i 66 gestori di rifugio che rientrano nell’area «core» del Patrimonio Mondiale in un percorso di formazione, ascolto e collaborazione. Le trasformazioni che la frequentazione della montagna ha subito in questi ultimi anni hanno indotto gli stessi gestori a riflettere sulla necessità di trasmettere ai frequentatori il senso del loro lavoro, i confini di un’attività che è prima di tutto un presidio montano, le difficoltà quotidiane sulle quali vanno calibrate le richieste (e talvolta le pretese) dell’utenza, in particolare rispetto al consumo idrico che anche questa estate, dopo un inverno pressoché privo di precipitazioni, sarà il vero banco di prova di una responsabilità condivisa. Di qui l’idea, emersa nel novembre scorso durante l’annuale incontro organizzato dalla Fondazione e svoltosi a Primiero-San Martino di Castrozza, di mettersi in gioco per comunicare direttamente con il pubblico, un po’ come si fa durante le lunghe giornate in rifugio o, ancora più spesso, la sera. Le molte testimonianze raccolte durante i primi quattro anni della trasmissione televisiva «Noi Dolomiti UNESCO», realizzata dal giornalista Giambattista Zampieri, saranno la base per una serie di pillole video che verranno però anche autoprodotte dagli stessi gestori durante la stagione, per informare gli utenti sulle piccole e grandi sfide quotidiane di un’attività unica, che riveste un forte significato di presidio ambientale, culturale e di sicurezza.

Il programma I gestori di rifugio devono sapersela cavare nelle più disparate circostanze, hanno competenze precise e al tempo stesso la necessità di adattarle a un contesto che cambia in continuazione; ma sono soprattutto le sentinelle del Patrimonio Mondiale, vedono prima di chiunque altro le trasformazioni dell’ambiente e i cambiamenti nel modo di frequentarlo. Per questo, all’evento di Trento, si parlerà non solo dell’iniziativa #vivereinrifugio, ma anche del ruolo dei gestori, a 360°. Saranno presenti Mara Nemela - direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO, Roberta Silva - presidente dell'Associazione Rifugi del Trentino e gestore del Rifugio Roda di Vael (TN), Marika Freschi - gestore del Rifugio Pordenone (PN), Raffale Alimonta - Rifugio Alimonta (TN) e Mario Fiorentini - presidente di AGRAV Associazione Gestori Rifugi Alpini del Veneto e gestore del Rifugio Città di Fiume (BL).


A confronto per progettare rifugi e bivacchi «Da come progettiamo un rifugio o un suo ampliamento, si capisce dove vogliamo andare, quale futuro immaginiamo per il turismo montano e per la frequentazione dell’alta quota, tanto più se le aree interessate sono state riconosciute Patrimonio Mondiale». Così il presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO Mario Tonina ha commentato il percorso «Progettare in alta quota – L’architettura di rifugi e bivacchi», organizzato dall’Ordine degli Architetti della Provincia Autonoma di Trento, insieme al Circolo Trentino per l’Architettura Contemporanea e grazie alla collaborazione di Fondazione Dolomiti UNESCO, Trentino Marketing e Associazione Rifugi Trentini. Il programma si svolge tra il 29 aprile, il 13 e il 20 maggio nella sede SAT a Trento, con l’appendice di un laboratorio in alta quota il 4 e 5 giugno in località Gardeccia (Val di Fassa). Foto del Bivacco Pradidali, Riccardo Masut

Un dibattito che coinvolge l’opinione pubblica Come si progettano un rifugio o un bivacco? Come si integrano con il fragile ambiente circostante? Come si uniscono esigenze funzionali e attenzione alla sostenibilità? Sono solo alcune delle domande che in questi anni sono uscite dal dibattito specialistico per entrare in quello più ampio dell’opinione pubblica. In gioco ci sono infatti molti aspetti: dalla cultura montana fino ai modelli di fruizione del territorio e alla necessità di una conservazione attiva del paesaggio d’alta quota. «Il rifugio per le nostre montagne ha un grande valore», afferma il presidente dell’Ordine degli Architetti di Trento, Marco Giovanazzi, «progettarlo significa tenere insieme il suo valore simbolico, la gestione quotidiana e le questioni ambientali, ormai inderogabili».

L’esigenza di un confronto «I gestori stessi, con cui collaboriamo da anni, non smettono di interrogarsi su come conciliare le esigenze funzionali al senso del limite», aggiunge il presidente della Fondazione Dolomiti UNESCO Mario Tonina. «Per noi gestori si tratta di un’occasione straordinaria», conferma la presidente dell’Associazione Rifugi del Trentino Roberta Silva, che rileva: «Serve maggiore sinergia tra progettisti, costruttori, proprietari, gestori e istituzioni». Un’idea condivisa anche da Anna Facchini, presidente della SAT che cita due esempi concreti: «È con questa consapevolezza sull’opportunità di una nuova modalità di interazione che dal 2021 abbiamo deliberato di ricorrere a concorsi di progettazione per specifici casi di risanamento o ristrutturazione dei rifugi. I primi due casi sono il rifugio Pedrotti-Tosa in Brenta e il rifugio Ciampedié in Catinaccio per i quali è in corso la predisposizione dei bandi di concorsi di progettazione».


Online il patrimonio museale delle Dolomiti Dopo tre anni di lavoro, il coinvolgimento di cinquanta istituzioni e di decine di operatori culturali, il progetto Musei delle Dolomiti, sostenuto dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, ha raggiunto il suo coronamento ed è pronto per essere esplorato da studenti e operatori turistici.

12 nuove gallerie tematiche in cui perdersi Sulla piattaforma MuseoDolom.it sono disponibili in italiano, inglese e tedesco dodici nuove gallerie tematiche che guidano il visitatore virtuale attraverso la natura, la cultura e l’eredità storica delle Dolomiti Patrimonio Mondiale. Un viaggio attraverso la geologia, la cultura dolomitica, le tradizioni sportive, l’architettura, il ruolo delle donne lungo i secoli; tutte tappe di un percorso molto più lungo durante il quale, grazie all’equipe coordinata dai fondatori di MuseoDolom.it Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin, appassionati e operatori museali hanno dialogato e costruito insieme uno spazio digitale formato da ben 2000 contenuti che sono stati prodotti, raccolti, curati e ordinati. Condividerli ha consentito di scoprire connessioni, trovare punti di incontro, arricchire il proprio «zaino» culturale e valorizzare la propria specifica identità culturale, in relazione con tutte le altre che compongono il caleidoscopio etno-antropologico delle Dolomiti.

«Più forti e creativi» Se uno degli obiettivi della Fondazione Dolomiti UNESCO è quello rafforzare il dialogo tra le vallate e tra le genti che le abitano, il progetto «Musei delle Dolomiti» lo ha sicuramente implementato, e ora è pronto per diventare un lievito culturale per le scuole e gli operatori turistici che vogliano dare profondità culturale alla loro offerta. «Il progetto ha avuto il merito di unire le energie di più di 50 musei e istituzioni culturali. Grazie ad attività di formazione mirate, curatela digitale, e campagne online abilmente coordinate, questi musei hanno colto l’opportunità che il digitale offre ai territori per raccontare, riscoprire e promuovere il loro territorio», sottolinea Mara Nemela, Direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO. «Il digitale ha fatto di tante piccole collezioni una grande collezione condivisa, in cui ogni parte diventava più bella per la presenza delle altre», evidenziano i coordinatori Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin, che raccontando la loro esperienza spiegano anche come si sia rafforzato il legame tra i musei e ogni singolo territorio: grazie alle Officine di storie, infatti, molti appassionati hanno trovato lo spunto per condividere memorie di famiglia, ricordi e proporre nuove interpretazioni. Insomma, anche grazie a questi tre anni di lavoro, si può dire che i musei del territorio dolomitico sono oggi più forti e creativi.


Premio Speciale Dolomiti UNESCO al film sul destino degli inuit Si è chiuso il 10 aprile scorso il Bolzano Film Festival Bozen, come sempre occasione per immergersi nel cinema d’essai e per incrociare l’opera di registi emergenti e locali. La Fondazione Dolomiti UNESCO assegna ogni anno un premio speciale all’opera che meglio rappresenta i valori sulla base dei quali l’UNESCO consente l’iscrizione di un sito nella lista del Patrimonio Mondiale. Quest’anno il premio è andato a The red house (DE/IT 2020), di Peter Bardehle e Francesco Catarinolo, che documenta l’opera dell’atleta estremo altoatesino Robert Peroni tra gli Inuit della Groenlandia orientale.

Un ponte tra passato e futuro La giuria, composta da Ingrid Beikircher (Vicepresidente AVS), Roland Dellagiacoma (Comitato scientifico Fondazione Dolomiti UNESCO) e Carlo Zanella (Presidente CAI Alto Adige) ha scelto all’unanimità il film The red house, opera potente, che descrive il drammatico rapporto tra uomo e ambiente, tra sostentamento e sostenibilità. «Da quando è stato vietato il commercio della pelle di foca», riassume la giuria nella motivazione, «gli abitanti dell’estremo nord hanno perso la loro fonte di sostentamento. Il film getta un ponte fra l’epoca passata, in cui la popolazione locale, attenta alle tradizioni, si assicurava la sopravvivenza in un mondo inospitale con la caccia sostenibile – cacciando soltanto lo stretto necessario per sopravvivere - e quella moderna, che porta con sé la perdita delle tradizioni e dell’identità dei popoli. Peroni, mediante l’attività del suo rifugio The red house dà un segnale molto forte e se ne assume la responsabilità. The red house colpisce anche per le sue riprese naturalistiche travolgenti e porta lo spettatore in un viaggio attraverso un paesaggio in gran parte incontaminato».

Un rifugio per gli inuit (e per la loro identità) Robert Peroni, scrittore, alpinista ed esploratore italiano, trasferitosi nel 1980 in Groenlandia orientale, vive immerso nella cultura degli Inuit, popolazione nella quale i cambiamenti economici degli ultimi decenni hanno causato un aumento esponenziale di alcolismo, depressione e suicidi. Per questo ha fondato La Casa Rossa, un rifugio che offre lavoro e ascolto ai giovani che decidono di restare.


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