Rassegna stampa Dolomiti UNESCO | Ottobre 2019

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Fondazione Dolomiti Dolomites Dolomiten Dolomitis

RASSEGNA STAMPA OTTOBRE 2019

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PRINCIPALI ARGOMENTI DEL MESE DI OTTOBRE: TONINA ALLA PRESIDENZA DELLA FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO ........................................................................................3 OLTRE LE VETTE PER I 10 ANNI DI DOLOMITI UNESCO ..................................................................................................................7 SERRAI DI SOTTOGUDA.......................................................................................................................................................................8 DOLOMITES UNESCO FORUM ...........................................................................................................................................................12 MUSEI DELLE DOLOMITI ....................................................................................................................................................................13 DOLOMITI ACCESSIBILI .....................................................................................................................................................................15 PROPOSTE FORMATIVE .....................................................................................................................................................................16 LEGGIMONTAGNA PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO..........................................................................................................18 PATROCINI E COLLABORAZIONI ......................................................................................................................................................20 NOTIZIE DAI PARCHI ...........................................................................................................................................................................26 NOTIZIE DAI RIFUGI ............................................................................................................................................................................29 NOTIZIE DAL CAI .................................................................................................................................................................................31 NASCE LA RETE TRA I SITI UNESCO DEL VENETO ........................................................................................................................33

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TONINA ALLA PRESIDENZA DELLA FONDAZIONE DOLOMITI UNESCO L'Adige | 1 Ottobre 2019

p. 19 Tonina a Dolomiti Unesco «Avverto forte la responsabilità e l'orgoglio che mi vedranno alla presidenza della Fondazione Dolomiti Unesco. Cercherò di riservare la necessaria attenzione e sensibilità che la straordinaria bellezza di questo bene naturale richiede. Molto è stato fatto in questi anni e dobbiamo continuare a lavorare per tradurre sempre di più le opportunità del riconoscimento nella vita quotidiana di chi abita le Dolomiti». Il vicepresidente della Provincia e assessore all'ambiente Mario Tonina ha parlato al terzo Forum Dolomiti Unesco, ieri a Sesto Pusteria in Alto Adige, anticipando le linee guida del suo mandato alla guida della Fondazione. Gli obiettivi saranno tre: «la responsabilità di "mantenere integro questo sito per trasmetterlo alle generazioni future, ma anche una governance comune intesa come gioco di squadra che sappia far ritrovare quel senso di condivisione che è alla base del riconoscimento stesso. Terzo obiettivo, la consapevolezza del significato e delle opportunità offerte da tale riconoscimento». Tonina, intervenendo alla tavola rotonda assieme all'assessora provinciale altoatesina all'Urbanistica, tutela del paesaggio e beni culturali Maria Hochgruber Kuenzer, il professor Paolo Gianolla e l'architetto Cesare Micheletti ha poi fatto il punto della situazione. «Vedo indubbiamente segnali positivi, a partire dai 66 gestori dei rifugi all'interno del Bene, che lavorano sempre più insieme, oltre i confini anche grazie all'opera della Fondazione. Mi piacerebbe che le persone si rendessero finalmente conto dell'eccezionalità del Patrimonio che hanno in custodia, e si attivassero per declinare questa eccezionalità a tutti i livelli. Significa, ad esempio, fare in modo che i prodotti di qualità dell'agricoltura dolomitica trovino filiere nelle strutture ricettive. Sono certo che se un ospite incantato dalle Dolomiti assaggia uno dei nostri formaggi di malga, e magari se ne porta a casa un pezzo, porterà con sé la straordinaria bellezza di questo territorio e delle sue genti, dal Brenta al Friuli. Questo significa fare rete, questo significa fare dell'eccezionalità il comune denominatore del nostro agire. Con ricadute economiche non indifferenti, tra l'altro». Trentino | 1 Ottobre 2019 p. 19 Da oggi è Tonina il presidente della Fondazione TRENTO «Avverto forte la responsabilità e l'orgoglio che mi vedranno alla presidenza della Fondazione Dolomiti Unesco, cercando di riservare la necessaria attenzione e sensibilità che la straordinaria bellezza di questo bene naturale richiede. Molto è stato fatto in questi anni e dobbiamo continuare a lavorare per tradurre sempre di più le opportunità del riconoscimento Unesco nella vita

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quotidiana di chi abita le Dolomiti». L'assessore all'ambiente Mario Tonina sceglie il terzo Forum Dolomiti Unesco, ospitato oggi al Centro congressi di Sesto Pusteria, in Alto Adige, per anticipare le linee guida del suo mandato alla guida della Fondazione, un impegno che il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento perseguirà avendo tre obiettivi: la responsabilità, appunto, di «mantenere integro questo sito per trasmetterlo alle generazioni future», ma anche una governance comune intesa come gioco di squadra che sappia fare «ritrovare quel senso di condivisione che è alla base del riconoscimento stesso» e, terzo obiettivo, la «consapevolezza» del significato e delle opportunità offerte da tale riconoscimento. Corriere del Trentino | 1 Ottobre 2019 p. 6 Tonina guida la Fondazione Dolomiti Unesco «Avverto forte la responsabilità e l’orgoglio che mi vedranno alla presidenza della Fondazione Dolomiti Unesco a partire da domani (oggi per chi legge ndr), cercando di riservare la necessaria attenzione e sensibilità che la straordinaria bellezza di questo bene naturale richiede». Lo ha detto l’assessore all’ambiente e vice presiedente della Provincia di Trento, Mario Tonina, al Forum Dolomiti Unesco, ospitato ieri al Centro congressi di Sesto Pusteria, in Alto Adige. Tonina punta a «mantenere integro il sito per trasmetterlo alle generazioni future» e una governance comune. Corriere delle Alpi | 7 Ottobre 2019

p. 15 Il presidente Mario Tonina: «Dobbiamo fare squadra» Enrico De Col LONGARONE Fare squadra, lotta allo spopolamento, maggiore consapevolezza e tutela dell'ambiente sono le parole chiave del nuovo presidente della Fondazione Dolomiti Unesco Mario Tonina. Tonina, vicepresidente della Provincia autonoma di Trento con delega ad ambiente e urbanistica, ha da pochi giorni iniziato il suo mandato triennale e inizia a delineare le sue linee guida che poi condividerà con il cda. «Per prima cosa», spiega, «il mio mandato vuole essere improntato sul "noi" e non sulla singola persona. Da subito voglio fare squadra con tutti i territori delle Dolomiti Unesco per dare uguale spazio e dignità ad ogni zona. Abbiamo bisogno poi di maggiore responsabilità di questo patrimonio che ci è stato riconosciuto 10 anni fa. Per fare questo dobbiamo valorizzare al meglio chi ci vive e fare sì che i residenti possano avere vantaggi economici e occasioni di sviluppo, in particolare i giovani». Uno dei temi importanti per il nostro territorio è lo spopolamento. «È un tema poco sentito nel Trentino Alto Adige ma importante criticità nel Bellunese e Friuli. Dobbiamo reagire puntando sulle opportunità che possono derivare dalla forza del marchio Unesco che in questo decennio ha creato grande interesse in tutto il mondo con concrete ricadute nel turismo. Chi abita nelle nostre zone deve essere soddisfatto di vivere qui e quindi questo riconoscimento mondiale deve creare servizi e possibilità occupazionali per far rimanere la gente sul territorio». Molto è stato fatto in questi anni di Dolomiti Unesco, come intende improntare la sua presidenza? «Mi batterò perché ci

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sia una maggiore consapevolezza del valore aggiunto dato dall'Unesco. Dobbiamo ringraziare il cda e tutti coloro che 10 anni fa (e oltre) si sono adoperati per far raggiungere questo grande risultato. Tanto è stato fatto in questi anni ma tanto c'è ancora da fare e per questo è arrivato il momento di rilanciarci mettendoci al tavolo tutti insieme tra province trentine, Veneto e Friuli per creare azioni concrete che si possano ripercuotere nella nostra quotidianità». In concreto? «Vorrei puntare sui prodotti locali, su una promozione integrata che abbia un unico marchio, senza divisioni tra vallate e regioni ma dando l'idea di qualcosa che sia complessivo che possa imprimere ricordi ed emozioni viste come offerta al visitatore. Questo sarà uno dei miei impegni per un brand unificato delle Dolomiti Unesco». Infine, un passaggio sulle problematiche connesse alle chiusure dei passi e a nuovi impianti in quota. «È necessario un tavolo di lavoro: sono temi di cui già mi occupo nel mio incarico provinciale e quindi che conosco bene. L'ambiente è un tema trasversale che è sentito da tutti ed è una delle priorità di questi anni. Non siamo contro lo sviluppo ma siamo anche consapevoli che la nostra montagna è fragile e quindi ci vogliono delle regole e una giusta sensibilità». – Trentino | 8 Ottobre 2019 p.17 «Montagna fragile, l’ambiente sarà cruciale» «Il riconoscimento che è stato dato 10 anni fa a Siviglia deve essere motivo di or- goglio per il lavoro importante fatto in questi dieci anni ma deve essere anche occasione per rilanciare l'impegno, per completare un lavoro significativo. E, per le Olimpiadi 2026, ci deve essere ancora maggior sensibilità e responsabilità su temi legati all'ambiente, alla sostenibilità e soprattutto a queste straordinarie bellezze che sono fragili». Lo ha detto il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco e vice presidente della Provincia Mario Tonina, intervenuto a Longarone al Dolomiti Show. «La tempesta Vaia dello scorso anno ci ha insegnato che dobbiamo adottare specifiche attenzioni. Chi oggi ha questa responsabilità deve fare azioni conseguenti. Il tema dell'ambiente sarà sempre più importante, garantirà futuro al territorio di montagna: è da evitare, nel modo più assoluto, lo spopolamento». L'Adige | 11 Ottobre 2019 p. 17 Unesco, Tonina eletto nuovo presidente della Fondazione Dolomiti L'assessore provinciale all'ambiente della Provincia di Trento, Mario Tonina, è il nuovo presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. A Cortina, nell'ambito della seduta del consiglio di amministrazione alla quale ha partecipato l'assessora provinciale altoatesina, Maria Hochgruber Kuenzer, è avvenuto il passaggio di consegna dal presidente uscente, Graziano Pizzimenti, della Regione Friuli Venezia Giulia. Parlando delle linee guida del suo mandato alla guida della Fondazione, Mario Tonina ha indicato tre obiettivi: mantenere integro l'ambiente unico delle Dolomiti al fine di trasmetterlo alle generazioni future, una governance comune nella sua gestione e creare consapevolezza del significato e delle opportunità offerte dal riconoscimento quale patrimonio Unesco. Incentivare la consapevolezza della responsabilità nei confronti del patrimonio mondiale Unesco riveste un ruolo di rilievo anche per Kuenzer, che ricorda le attività in atto a livello altoatesino. Nel corso del 2019 si è tenuta la prima formazione sulle Dolomiti patrimonio Unesco dedicata agli addetti degli uffici turistici dell'area altoatesina. «È necessaria molta attività di sensibilizzazione al fine di armonizzare la funzione di tutela con l'utilizzo turistico», sottolinea l'assessora. Corriere del Trentino | 2 Ottobre 2019 p. 2 segue dalla prima «Prodotti trentini nei rifugi» Fondazione Dolomiti Unesco, Tonina lancia la proposta: «In ogni territorio la sua specialità» di Erica Ferro Giovannini «Prodotti trentini nei rifugi». È la proposta dell’assessore Tonina, neo presidente della Fondazione Dolomiti Unesco. Dolomiti, Tonina fissa le regole «Prodotti locali in tutti i rifugi» L’assessore è presidente della Fondazione Unesco «Riconoscimento mondiale che va valorizzato» p. 2 Dolomiti, Tonina fissa le regole

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«Prodotti locali in tutti i rifugi» Marika Giovannini TRENTO Mario Tonina ne è convinto: «Se in uno dei rifugi delle Dolomiti un turista assaggia un prodotto che nulla ha a che fare con quella zona, non si porterà a casa niente della straordinaria bellezza di quel territorio». Per questo, nel suo primo giorno da presidente della Fondazione Dolomiti Unesco (l’incarico è partito ufficialmente ieri), il vicepresidente della Provincia fissa già un punto fermo del suo mandato: «Voglio che in ogni territorio vengano rispettati i prodotti locali di quella zona». Non solo in Trentino: l’obiettivo copre tutto il territorio della Fondazione, dal Brenta al Friuli. Con un occhio di riguardo «verso chi lavora e garantisce quei prodotti locali». Agricoltori, ma anche allevatori. Presidente Tonina, quali saranno dunque i primi passi alla guida della Fondazione Dolomiti Unesco? «Il primo consiglio è fissato per il 10 ottobre. In quell’occasione, con i colleghi, si pianificheranno le linee guida dell’azione dei prossimi anni». E quali sono i cardini del suo mandato? «In primo luogo, voglio che si lavori in squadra: dobbiamo parlare al plurale. Niente “io”, ma solo “noi”. Si tratta di un obiettivo che deve essere portato avanti con forza, per cercare di far capire il valore del marchio Unesco: un riconoscimento mondiale per un patrimonio straordinario da un punto di vista ambientale, storico, ma anche come opportunità per il territorio. In questo senso, è necessario anche far capire che il riconoscimento Unesco non va inteso come un vincolo, ma come un marchio di una eccezionalità unica. Non credo che tutti abbiano chiaro questo aspetto». Ha parlato di patrimonio straordinario da un punto di vista ambientale. «E tra i cardini del mandato c’è anche la responsabilità di mantenere integro questo sito per trasmetterlo alle generazioni future, oltre alla consapevolezza del significato e delle opportunità offerte da questo marchio. Un obiettivo, quest’ultimo, sul quale si dovrà lavorare molto». In che modo? «Voglio capire innanzitutto quanti dei 66 rifugi che si fregiano del marchio Unesco promuovono fino in fondo questo riconoscimento e in che maniera. Penso alla sensibilità ambientale, ma anche alla promozione di prodotti locali: se in un rifugio offri prodotti che arrivano da altri territori, cosa si porterà a casa quel turista? Far conoscere il territorio vuol dire anche proporre, nei rifugi, dei prodotti che rappresentano quella zona. Per quanto mi riguarda, voglio che tutti — persone, categorie economiche, attività — all’interno delle Dolomiti Unesco siano protagonisti fino in fondo. Valorizzando chi lavora, chi garantisce i prodotti locali, chi fa l’alpeggio. Sono loro i custodi e gli attori principali del territorio. Attenzione: non parlo solo del Trentino, ma di tutto il territorio compreso nei confini della Fondazione. E se ci sono dei territori che incontrano difficoltà, mi piacerebbe riuscire a intervenire, mettendo in rete le informazioni. Se riusciremo a portare a termine questi obiettivi, daremo un futuro a questa bellezza, dal Brenta al Friuli. E potremo sviluppare opportunità importanti per i territori. Faccio un esempio: questa mattina (ieri, ndr ) ero al lago di Tovel, un luogo vocato al silenzio, dove i cellulari non prendono. Bene: oggi molti turisti cercano questo. Se promuoviamo ovunque il turismo di massa, la gente alla fine andrà altrove». Lei ha parlato di territori da mantenere integri. All’interno delle Dolomiti Unesco da tempo si parla del destino della Marmolada: da un lato per la sofferenza del ghiacciaio, dall’altro per le prospettive di nuovi impianti di risalita. Cosa ne pensa? «Si tratta di un tema che dovrà assolutamente essere affrontato di comune accordo con il Veneto. Non lo abbiamo ancora fatto, ma è nell’agenda di uno dei prossimi incontri tra i presidenti Maurizio Fugatti e Luca Zaia». Intanto, parlando sempre di aree sciabili, in questi mesi le proteste si sono levate sul Latemar per il nuovo bacino di innevamento e a Campiglio per l’ipotesi di nuovi impianti ai Serodoli. «Sono due partite diverse. I bacini per garantire l’innevamento artificiale non sono una novità. Ne sono già stati realizzati: del resto, se non ci fosse l’innevamento artificiale, il turismo invernale sarebbe morto. Certo, bisogna seguire delle regole, ma una volta pronti possono diventare un’attrattiva anche d’estate. Penso a Montagnoli. Senza contare il fatto che quando la neve artificiale si scioglie alimenta le falde. Va detto poi che da diversi anni gli impianti di risalita lavorano anche in estate. E che le piste, d’estate, vengono sfalciate e pascolate. Se si segue un giusto equilibrio, dunque, tutto si inserisce in un quadro di sostenibilità ambientale». E Serodoli? «Onestamente, quando i vertici delle Funivie Campiglio sono venuti da me non mi hanno chiesto l’estensione degli impianti a Serodoli. Mi hanno chiesto di garantire il completamento del carosello sciistico. E personalmente, se non si intaccano nuove aree, non ci vedo niente di male. Ovviamente sentendo prima i territori coinvolti. Su questo argomento sono molto sereno: di fronte alle richieste che mi arriveranno dalle società impiantistiche, valuterò ogni volta con serietà ed equilibrio. È troppo comodo dire “non si fa più nulla”: responsabilità vuol dire anche valutare, senza per questo favorire degli sfregi ambientali. Sono un assessore all’ambiente, non sono ambientalista, ma ho sensibilità ambientale. E l’ambiente sarà sempre di più l’elemento che distinguerà il territorio di montagna». Dalle marce per il clima alle proteste delle associazioni: l’attivismo ambientale ha rialzato la voce. «L’ho detto anche dopo la manifestazione sul clima: non dobbiamo essere insensibili alle richieste dei giovani e ne terremo conto nella prossima manovra di bilancio».

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OLTRE LE VETTE PER I 10 ANNI DI DOLOMITI UNESCO Gazzettino | 1 Ottobre 2019 p. 14 edizione Belluno La voce del bosco, la prima a un anno dalla tempesta Vaia CINEMA Un film documentario che racconta la montagna agordina del dopo-Vaia attraverso il racconto dei suoi alberi, delle sue tradizioni, dei suoi antichi mestieri, e attraverso le persone che continuano a mantenere vitale la montagna: uscirà il 29 ottobre il film-documentario del regista trevigiano Dimitri Feltrin La voce del Bosco, che vede protagonista l'artigiana musicista Francesca Gallo. Il film sarà proiettato, in prima nazionale, al Teatro Comunale di Belluno nell'ambito di Oltre le Vette, a un anno esatto da Vaia. Per celebrare i 10 anni delle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità, la rassegna gode della partnership con la Fondazione Dolomiti Unesco e con il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Il 6 novembre sarà poi la volta della prima trevigiana, ospitata a Palazzo Bomben da Fondazione Benetton Studi Ricerche, che ha anche collaborato alla produzione del documentario. Il lavoro gode dei patrocini di Provincia di Belluno, Provincia di Treviso, Comune di Belluno, Città di Treviso, Unione Montana Agordina, del sostegno dell'Associazione Culturale Martondea, ed è impreziosito dall'illustrazione di copertina di Dunio Piccolin e dalle musiche interpretate da Claudio Jacomucci, Claudio Bernardi e Donatella Viri. L'aspetto sonoro, che riveste un ruolo fondamentale all'interno del film, è stato curato da Marco Furlanetto. Gazzettino | 3 Ottobre 2019 p. 3 edizione Belluno segue dalla prima Esce il docu-film “La voce del bosco” dove gli alberi agordini “suonano” L'ANNIVERSARIO Dal sodalizio artistico tra Francesca Gallo e Dimitri Feltrin, esce il 29 ottobre La voce del Bosco, il film-documentario che racconta la montagna agordina del dopo-Vaia. Una data non casuale perché cade nel primo anniversario della tempesta.Il film sarà proiettato, in prima nazionale, al Teatro Comunale di Belluno nell'ambito di Oltre le Vette. Per celebrare i 10 anni delle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità, la rassegna gode della partnership con la Fondazione Dolomiti Unesco e con il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.Il 6 novembre sarà poi la volta della prima trevigiana, ospitata a Palazzo Bomben da Fondazione Benetton Studi Ricerche, che ha anche collaborato alla produzione del documentario.Il lavoro gode dei patrocini di Provincia di Belluno, Provincia di Treviso, Comune di Belluno, Città di Treviso, Unione Montana Agordina, del sostegno dell'Associazione Culturale Martondea, ed è impreziosito dall'illustrazione di copertina realizzata ad hoc dal muralista di Falcade Dunio Piccolin e dalle musiche interpretate da Claudio Jacomucci, uno dei fisarmonicisti classici più importanti del panorama mondiale; Claudio Bernardi e Donatella Viri, ricercatori e musicisti del gruppo folk Ladin del Poi; oltre che dalla stessa Francesca Gallo. L'aspetto sonoro, che riveste un ruolo fondamentale all'interno del film, è stato curato da Marco Furlanetto. IL RACCONTO Francesca costruisce fisarmoniche nella sua piccola bottega di Treviso, ereditata da papà Luciano. È rimasta l'ultima artigiana in Italia a realizzare completamente a mano armoniche a mantice, fisarmoniche e organetti, rigorosamente in legno. L'attività di Francesca, infatti, inizia dall'individuazione di quelli che lei stessa definisce gli alberi che suonano, quegli alberi che successivamente trasformerà in strumenti musicali. Francesca li seleziona in Agordino accompagnando lo spettatore in un viaggio alla scoperta delle donne e degli uomini che in quelle terre.Tra essi c'è Attilio, sapiente artigiano del legno; c'è Paolo, giovane e vivace liutaio. E poi ci sono Antonia, che ha riscoperto l'arte della filatura e della tessitura, il Tita, che scava il legno fino a ricavarne gli Olt da Riva, le grottesche maschere in legno da sfoggiare a carnevale. C'è Dunio, il celebre muralista che narra nelle sue opere; c'è Sara, giovane ricercatrice che indaga il rapporto tra letteratura e montagna. E c'è anche Mayra, che ha voluto mantenere il pascolo del nonno.Tanti volti e tante storie dove le generazioni si fondono, tramandando tradizioni e paesaggi. Corriere delle Alpi | 5 Ottobre 2019 p. 31 Apre "Oltre le Vette" una rassegna per riflettere sulla montagna Fabrizio Ruffini BELLUNO

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Si riaccendono i riflettori, per la 23esima volta, su Oltre le vette, una rassegna capace di crescere ed evolversi, superando sempre se stessa per qualità dell'offerta e varietà di appuntamenti. Quella di ieri sera, al museo civico, è stata una presentazione molto partecipata, capace di far dischiudere dal chiostro di palazzo Fulcis, impreziosito dalle opere dello scultore Donato Savin, tutta la forza delle idee e delle immagini che da sempre fanno da fondamento della più importante rassegna culturale cittadina che quest'anno proseguirà fino al 13 ottobre. «Oltre le vette nasce dal lavoro di tante persone», ha spiegato il vicesindaco, Lucia Olivotto, «è un progetto grande e importantissimo, che dimostra ogni anno di più come Belluno sia la città delle Dolomiti». L'unione della manifestazione con la città è resa ancor più palese dall'ampia distribuzione degli appuntamenti. Dal Fulcis, dove sono visitabili, oltre a quella delle steli di Savin, anche la grande mostra su Dino Buzzati e l'esposizione di disegni e parole con i taccuini a cura dell'associazione Matite in viaggio, infatti, l'itinerario si espande verso palazzo Crepadona, che saluterà il suo pubblico con le opere di Manuel Cicchetti, Roberto Cicala, Valentina Giusti, Giacomo De Donà prima della chiusura, il 3 novembre, per l'inizio dei lavori, e villa Buzzati San Pellegrino che raccoglierà diversi eventi ed esposizioni dedicate al grande scrittore e artista bellunese. «Alle tre mostre del Fulcis e alle tre della Crepadona (che si inaugurano oggi alle 11), si aggiunge una mostra diffusa di 72 foto dedicate alle Dolomiti Unesco che saranno esposte nelle vetrine del centro», ricorda Flavio Faoro, coordinatore artistico della rassegna, «ma sono innumerevoli i racconti, le proiezioni e le presentazioni di libri (ben otto), cui si potrà partecipare da qui al 13 ottobre». Punto focale di Oltre le vette è, come da tradizione, l'evidenziazione dei valori, dei principi e delle difficoltà del vivere in montagna. Soprattutto in un momento storico così particolare. «La rassegna ha 23 anni e fra altrettanti potremo avere delle risposte ai nostri dubbi sui cambiamenti climatici e sapremo se saremo riusciti o meno a trovare una soluzione per chi si ostina a voler vivere tra lo splendore delle nostre Dolomiti». Com'è giusto che sia, Vaia sarà uno dei temi principali durante la prossima settimana, con proiezioni di documentari, dibattiti e l'esposizione delle foto del disastro. «Vaia ci ha permesso di riflettere sulla nostra convivenza con la montagna», ha commentato il presidente della Provincia, Padrin che, in qualità di rappresentante della fondazione Dolomiti Unesco ha aggiunto: «L'importanza di questa edizione è sottolineata anche dal decennale del riconoscimento Unesco alle Dolomiti, voglio ricordare con affetto Sergio Reolon, grazie al quale tutto questo è stato possibile». Oggi, alle 21, il teatro Comunale ospiterà uno degli eventi più attesi della rassegna: la prima proiezione nazionale del docufilm "Gabelli - La scuola più bella d'Italia", realizzato da Belluno Ciak in collaborazione con l'associazione Cittadini per il recupero della Gabelli e soprattutto la Filarmonica di Belluno, che a eseguirà dal vivo le musiche composte per l'opera da Davide Donazzolo. -Gazzettino | 15 Ottobre 2019 p. 15 edizione Belluno Oltre le vette, passano i titoli di coda Sette incontri di stampo sportivo, otto presentazioni di autori di libri. E ancora: musiche e tanti film. Oltre le Vette 2019 ha tirato giù il sipario. Una kermesse caratterizzata dalla collaborazione con la Fondazione Unesco per il decennale della sua costituzione. Soddisfazione, quindi, per il direttore artistico, Flavio Faoro, per l'assessore alla cultura, Marco Perale, per la direttrice di Dolomites Unesco, Marcella Morandini (nella foto).Oltre le Vette, in realtà, propone una sorta di coda. Il 29 ottobre un tavolo tecnico: Un anno da Vaia. Buone pratiche e opportunità di sviluppo organizzato dalla Fondazione Giovanni Angelini, dal Dipartimento di Territorio e Sistemi agro forestali dell'Università di Padova e dalla Società italiana di Selvicoltura ed ecologia forestale. Si prosegue, nel pomeriggio, con la presentazione del libro Breve storia delle Alpi tra clima e meteorologia, di Alex Cittadella e si finirà con la proiezione, in anteprima nazionale, del film su Vaia: La voce del bosco di Dimitri Feltrin e Francesca Gallo. Anche Dino Buzzati continuerà a far parlare di sé: sabato va in scena Quando Buzzati arrivò nel Duemila, un reportage di un viaggio immaginario nel futuro costruito per i lettori del Corriere della Sera, con, a vario titolo, Federica d'Angelo, Antonella Morassutti, Valentino Stella, Roberto De Biasi, Leonardo De Francesch (a Palazzo Fulcis alle 17). (DDD)

SERRAI DI SOTTOGUDA Corriere del Trentino | 3 Ottobre 2019 p. 15 A Dolomiti Show la festa per il progetto «Puliamo i Sentieri» Domenica 6 ottobre 2019 (ore 17.10) nella sala conferenze della fiera Dolomiti Show a Longarone, la «Festa della Campagna Puliamo i Sentieri dell’ Associazione Microart». Saranno donati 22 mila euro raccolti da Microart per i boschi e i sentieri devastati dalla tempesta Vaia. I soldi andranno ai beneficiari dell’iniziativa: Cai Veneto, Sat sezione di Primiero, Cai sezione di Cimolais e Fondazione Unesco per SosSerrai. La somma è stata raccolta grazie alle donazioni dei visitatori dei rifugi che hanno ricevuto in

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dono un ciondolo di legno ricavato dal legname degli alberi caduti a causa di Vaia, sul quale sono state stampate micro-fotografie scattate al microscopio a sezione sottile di rocce Dolomitiche. Seguirà lo spettacolo di Dolomiti Unesco con Dario Vergassola e Mario Tozzi. Interverranno durante l’iniziativa i referenti dei rifugi: Mario Fiorentini presidente Associazione gestori rifugi alpini del Veneto, Marika e Ivan Da Rios per i rifugi dell’anello delle Dolomiti Friulane. E poi Renato Frigo, presidente del Cai del Veneto, Roberto Fabris Presidente del Cai di Cimolais, Laura Jaurena presidente dell’Associazione Microart e altri Corriere delle Alpi | 7 Ottobre 2019

p. 15 "Puliamo i sentieri" raccolti 22 mila euro in tutto il Triveneto LONGARONE Pioggia di risorse per la sistemazione dei sentieri danneggiati da Vaia in tutto il Triveneto. Si è conclusa, infatti, la campagna "Puliamo i sentieri" promossa dell'associazione Microart che ha visto coinvolti in un lavoro di squadra una cinquantina di rifugi sparsi tra le Dolomiti di tre regioni. I volontari del sodalizio, guidato da Laura Jaurena, hanno infatti realizzato ben 9.172 ciondoli con gli schianti degli alberi che sono stati venduti nei rifugi aderenti per raccogliere fondi per la sistemazione della sentieristica. In totale quindi la raccolta arriva a circa 22mila euro, frutto della vendita dei manufatti, ma anche dalle donazioni solidali di sezioni Cai o rifugi in zone non colpite da Vaia. Ma anche di tre coppie di sposi appassionati della montagna che hanno voluto contribuire utilizzando i ciondoli al posto delle bomboniere nuziali. Nel dettaglio sono stati dati 4.465 euro alla zona del Primiero, 4.215 euro alla zona del Parco delle Dolomiti Friulane tra Pordenone e Cimolais e 1.961 euro alla campagna "Sos Serai" della Fondazione Dolomiti Unesco che così raggiunge complessivamente 500 mila euro. Le risorse sono stare consegnate ai rifugisti o alle sezioni Cai locali che hanno lavorato. Il Veneto (e soprattutto il Bellunese) invece introita 11.405 euro. «Abbiamo ripristinato il 70% dei sentieri», spiega il presidente del Cai Veneto, Renato Frigo, «ma nel 2020, dopo la neve, riprenderà il lavoro di ripristino del piano di calpestio. Il nostro sito è stato per un anno il punto di riferimento per conoscere gli aggiornamenti sull'agibilità delle vie in montagna. La nostra è la forza del volontariato che va avanti, superate anche le "incomprensioni" iniziali con alcuni corpi statali. Questi fondi si aggiungono ai 76 mila euro già raccolti dal Cai nazionale o altri donatori che abbiamo speso e spenderemo per attrezzature e formazione dei volontari. Abbiamo pure fatto diversi e costosi voli di elicottero, mezzo che non amiamo, necessari per operare nella valle agordina di San Lucano». --E.D.C.

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Corriere delle Alpi | 2 Ottobre 2019

p. 21 Sarà rinviato al prossimo anno l'avvio dell'intervento nei Serrai di Sottoguda ROCCA PIETORE I serrai di Sottoguda sono destinati a diventare il monumento naturale delle Dolomiti. La memoria della distruzione che diventa simbolo della risurrezione: di quest'angolo straordinario della montagna bellunese, ma anche di tutte le Dolomiti. La Regione, infatti, vi investirà 8 milioni e 700 mila euro. In più c'è il contributo popolare della Fondazione Dolomiti Unesco per la progettazione. Ed ecco una prima novità.Il cantiere andrà in appalto il prossimo anno, tale è la delicatezza dell'intervento, e sarà concluso nella seconda parte del 2021, al più tardi nel primo semestre 2022.Nel frattempo, però, le parti rimesse in ordine saranno rese visitabili dai turisti, sempre più numerosi. Anche in questo caso interviene, progettualmente, la "Veneto Acque". L'impegno di spesa, dunque, è notevole: 2 milioni sono finanziati dal Piano del Commissario 2019 e i rimanenti 6.700. 000 faranno parte del Piano del Commissario 2020 e, in parte, verranno coperti da donazioni alla Regione. «L'intervento risulta piuttosto complesso», hanno spiegato ieri a Venezia i dirigenti di "Venbeto Acque", «dato che, prima di entrare nei Serrai, è necessario mettere in sicurezza l'area attraverso interventi di disgaggio per poi effettuare i rilievi e, quindi, predisporre il progetto». In sostanza i Serrai hanno bisogno di essere ricostruiti. L'anno scorso, a fine ottobre, il torrente Pettorina è esondato distruggendo le infrastrutture. L'alluvione ha cancellato i percorsi turistici interni alla gola danneggiando irrimediabilmente la strada con i relativi ponti, argini e opere murarie. Si pensi che

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sono da rifare ben 20 ponti. La furia degli elementi ha compromesso la stabilità delle pareti rocciose della forra, ora a rischio di frane e distacchi. In questi undici mesi la Protezione civile è già intervenuta e il cantiere sta proseguendo, per consentire l'accessibilità al sito. Vi è impegnato un milione e 400 mila euro. La progettazione ha dovuto tener conto anzitutto dell'efficacia delle opere in termini di contenimento degli effetti delle piene e della sommersione da parte di acqua e neve. Scontato? Non proprio, visto cos'è successo nel passato. Altrettanto difficile è stato progettare delle opere che dovranno resistere ai cicli stagionali di gelo-disgelo ed ai cambiamenti climatici. Ma uno degli aspetti più delicati è stata l'integrabilità tra il contesto storico-culturale e la fruizione turisticoricreativa dei luoghi, nonché l'inserimento delle opere nel contesto ambientale e paesaggistico. La Regione come la Fondazione Dolomiti Unesco hanno preteso l'accessibilità ai disabili. E anche questo problema non è stato semplice da affrontare. «Ho sempre detto», ha ribadito ieri Zaia, «che i nuovi Serrai devono diventare ancora più attrattivi». E questo perché - condivide la Fondazione Dolomiti Unesco - sono una delle porte d'accesso principali alle Dolomiti Patrimonio Mondiale.«Attraverso questa incredibile forra scavata nella roccia dall'erosione dei ghiacciai e delle acque del torrente Pettorina si può giungere al cospetto della Regina, la Marmolada. Percorrere la gola è un'esperienza estetica straordinaria, che consente di entrare in contatto con il "sublime" dolomitico. È un luogo dove si esprimono la verticalità e si possono leggere le pagine di roccia del libro della storia della Terra, ma può essere percorsa e goduta facilmente da chiunque: famiglie, anziani, persone con disabilità». Le rocce che compongono i Serrai sono i calcari della Marmolada: si sono formate circa 235 milioni di anni fa e non hanno subito dunque il processo di "dolomitizzazione". Hanno quindi un altissimo valore geologico. Per la comunità di Rocca Pietore, quella colpita più duramente dalla tempesta Vaia, rappresentano dunque un'attrattiva economica imprescindibile. --Francesco Dal Mas BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Corriere delle Alpi | 2 Ottobre 2019 p. 21 «Quando tutto sarà a posto avremo un'attrazione doc» ROCCA PIETORE I Serrai? Sono una delle mete più visitate delle Dolomiti.I numeri li ha snocciolati ieri in Regione (Palazzo Balbi) il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin, manifestando tutta la sua soddisfazione.«Per quanto riguarda i Serrai, prima della tempesta Vaia», ha riferito il primo cittadino, «entravano 150 mila persone l'anno, 70 mila a piedi, 80 mila con il trenino. Tutte a pagamento, ovviamente. Quindi», ricorda ancora il sindaco, «questo significa che avevamo 150 mila visitatori nei soli 3 mesi d'estate. E costoro rappresentavano indubbiamente un importante indotto economico non solo per Sottoguda, ma per l'intera valle».D'estate, in sostanza, permettevano il lavoro di 10 persone, ma consentivano anche di sostenere un ufficio turistico provvisto di due persone.Questa opportunità è venuta a mancare circa un anno fa e i riscontri in negativo si sono registrati quest'estate. Anche la prossima stagione non si potrà vedere granché dei Serrai. Ma dal 2021 sarà tutta un'altra cosa.Il sindaco De Bernardin si è detto convinto, davanti ai vertici della Regione (con il presidente Zaia c'erano anche gli assessori Gianpaolo Bottacin e Federico Caner), che dopo la rinascita i Serrai «potranno dare molto di più» in termini di offerta turistica e culturale.E magari in simbiosi con il lago di Alleghe; oltre, che, naturalmente, con la Marmolada. Il sindaco di Rocca ha ringraziato il soggetto attuatore Dell'Acqua, per la sua costante presenza, nonché tutti i suoi collaboratori.«Sono stati una garanzia per noi ed è bello lavorare insieme», ha sottolineato de Bernardin, estendendo la sua riconoscenza anche alla società "Veneto Acque" . --F.D.M. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Gazzettino | 19 Ottobre 2019 p. 15 edizione Belluno Ripristino dei Serrai di Sottoguda: un progetto per rilanciarli A quasi un anno dalla distruzione provocata dalla tempesta Vaia, Rocca Pietore ha fatto il punto su ciò che è accaduto ma, soprattutto sugli interventi che, grazie ad un esercito di persone, sono stati realizzati. Un lavoro immane che ha riportato mese dopo mese alla normalità il comune e l'intero Agordino, tanto però c'è ancora da fare. In questi giorni si è parlato in maniera importante di ricostruzione e di ripristino delle due più importanti risorse naturali a sfondo turistico che Rocca si è visto drammaticamente quasi cancellare. Parliamo dello svuotamento del lago di Alleghe e della sistemazione e ripristino della famosa forra naturale dei Serrai di Sottoguda. IL LAGO DI ALLEGHE «È stata una giornata importante per noi di Rocca- spiega il sindaco di Rocca Andrea De Bernardin- quella nella quale sono stati presentati prima nella sala consiliare di Alleghe e poi a Rocca, i due grandi progetti per noi basilari e cioè la sistemazione e pulizia del tratto di asta del torrente Cordevole che va da Alleghe e Caprile e della pulizia del lago di Alleghe. Uno studio che ci riguarda da vicino visto che a Rocca appartiene metà del lago ovvero della sponda destra orografica dove sarà posizionato gran parte del materiale tolto dal lago è lo stesso dicasi della sponda orografica del Cordevole nel tratto interessato dall'intervento di regimazione e pulizia». IL PROGETTO DEI SERRAI «Per quanto riguarda il progetto dei Serrai spiega il sindaco De Bernardin- l'intervento si preannuncia più complicato in quanto

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riguarda una gola stretta quindi su un terreno molto più difficile e accidentato anche sotto l'aspetto di organizzazione del lavoro. Noi come amministrazione abbiamo dato ai progettisti le nostre indicazioni su cosa vogliamo fare e su come dovranno diventare i nuovi Serrai. I progettisti hanno fatto mente locale alle nostre richieste e tra due tre settimane ci presenteranno una sorta di studio più approfondito. In questo incontro era presente anche la Fondazione Unesco un partner interlocutorio principale importante per il Comune di Rocca in questo progetto visto che ha dato un contributo importante di 200 mila euro per la progettazione della sistemazione dei Serrai. Poi nelle fasi successive entreranno altri importatori di interesse». Dario Fontanive Corriere delle Alpi | 30 Ottobre 2019 p. 18 edizione Belluno Cicchetti presenta le sue Monocrome Nell'ambito della mostra Nero. Bianco. Monocrome per Vaia e le Dolomiti. Viaggio consapevole dentro un disastro sarà presentato venerdì alle 17.30 in sala Cappella di palazzo Crepadona a Belluno il libro fotografico Monocrome. Camminando tra le Dolomiti d'Ampezzo di Manuel Cicchetti.Saranno presenti, con l'autore Marco Perale (assessore alla Cultura del Comune di Belluno), Francesco Pistollato (fotografo). Il volume raccoglie 85 selezionate fotografie in bianco e nero: un lavoro di documentazione fotografica durato quattro anni e frutto di passeggiate in ogni stagione tra i boschi, gli altopiani, i sentieri delle Dolomiti della Conca d'Ampezzo. Questo appassionato impegno ha prodotto il libro coeditato da Music Company e Touring Club Italiano, a cui sono stati riconosciuti i prestigiosi patrocini della Fondazione Dolomiti Unesco; del Comune di Cortina d'Ampezzo;delle Regole d'Ampezzo e del Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo. La Fondazione Dolomiti Unesco inoltre, in occasione del proprio decennale, ha richiesto la realizzazione di manifesti, riproducenti alcune delle immagini più suggestive, messi in vendita a favore del Progetto Serrai di Sottoguda.

DOLOMITES UNESCO FORUM Alto Adige | 6 Ottobre 2019 p. 33 «Le Dolomiti nelle mani di chi le abita» sesto Una discussione sul patrimonio mondiale a 10 dal riconoscimento Unesco alle Dolomiti era l'obiettivo del Forum Dolomiti Unesco svoltosi a Sesto e tutti gli interventi sono stati accomunati da un messaggio: coinvolgere nelle decisioni e nei progetti sul territorio la popolazione locale. A cominciare dalla promozione di aree e risorse naturali, una promozione che deve superare le finalità del consumo turistico per abbinare turismo e sviluppo sostenibile. "Dobbiamo concentrarci sul marketing territoriale invece che sul marketing turistico. In primo piano deve esserci non la qualità delle esperienze, ma la qualità di vita nelle aree dolomitiche. Il marketing territoriale è sempre il presupposto per uno sviluppo sostenibile, che sia uno sviluppo dell'area o del turismo", ha rilevato Harald Pechlaner, direttore del Centro per studi avanzati di Eurac Research. Minori consumi e marketing, un più forte adeguamento alle caratteristiche e alle tradizioni locali per rafforzare il patrimonio mondiale nell'area ha richiesto Maria Hochgruber Kuenzer, assessora provinciale all'Urbanistica e alla tutela del paesaggio.Il maggiore coinvolgimento di tutti gli attori e soprattutto della popolazione locale in tutti i processi decisionali è stato il nocciolo di tutti gli interventi al Forum. "Sul piano amministrativo possono essere posti degli obiettivi. Osservare se saranno realizzati è una cosa che può fare in primo luogo chi ci vive ed è in contatto quotidiano con le Dolomiti", ha sottolineato il relatore principale della giornata, Takamitsu Jimura, docente di Turismo alla John Moores University di Liverpool.In questo senso, ha ripreso Pechlaner, "è necessario un nuovo senso di responsabilità per il patrimonio mondiale. Gli esempi internazionali presentati al convegno hanno mostrato che i parchi naturali in primo luogo possono giocare un ruolo ancora più importante nel rafforzare l'idea dell'Unesco nella popolazione. Ne sono i mediatori ideali". E Pechlaner ha messo in rilievo l'importanza del lavoro con i giovani e dell'educazione per incoraggiare le persone a trattare il proprio ambiente con rispetto. Kelly Bricker della University of Utah, che si occupa soprattutto dell'uso del parco nazionale di Yellowstone come destinazione ricreativa, ha evidenziato come soltanto con una base significativa di dati e un monitoraggio costante a disposizione si possano attuare delle misure efficaci per gestire le visite. Il ruolo di apripista che l'Alto Adige ha assunto in questo settore è stato sottolineato da Anna Scuttari, senior researcher al Centro per studi avanzati di Eurac Research. Come altre 26 destinazioni internazionali, di cui 5 europee, l'Alto Adige ha istituito un Osservatorio per il turismo sostenibile appartenente alla rete Insto delle Nazioni unite.

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MUSEI DELLE DOLOMITI Corriere delle Alpi| 6 Ottobre 2019

p. 15 I musei delle Dolomiti in rete trenta istituzioni a Seravella Stefano Vietina BELLUNO Prende corpo la rete museale delle Dolomiti. Obiettivo: far conoscere il grande patrimonio di musei (classici, tecnologici, naturalistici) presenti all'interno delle Dolomiti patrimonio dell'umanità dell'Unesco, valorizzarli e metterli in rete così da creare sinergie ed ulteriori sviluppi conoscitivi. Perché il web può cambiare il modo di fare cultura ed ispirare i musei a lavorare in rete. «Per martedì - spiega Stefania Zardini Lacedelli, che coordina il progetto - si sono già iscritte oltre 30 istituzioni museali alla nostra giornata dedicata al coinvolgimento delle comunità nella promozione del patrimonio museale dolomitico. L'appuntamento è al museo etnografico di Seravella a Cesiomaggiore alle 10: si tratta del secondo appuntamento del progetto "Musei delle Dolomiti" della Fondazione Dolomiti Unesco, rivolto agli operatori dei musei dolomitici».Cosa vi proponete? «Portare gli operatori museali a confrontarsi su come il digitale può cambiare il racconto delle Dolomiti Unesco, offrendo nuovi strumenti ai Musei e una nuova visione di un patrimonio corale da promuovere assieme e soprattutto in rete, al di fuori dei propri confini fisici e geografici». In che modo? «Ciascun museo può collegare la propria collezione a quella degli altri, arricchendo la scoperta del patrimonio comune. È questa consapevolezza a rappresentare il nocciolo del progetto Musei delle Dolomiti: mettere in risalto, anche attraverso il web e le piattaforme digitali, ciò che unisce anche i Musei più lontani, rafforzare il loro legame con le comunità e far scoprire la bellezza e l'efficacia di un racconto corale».Tre i filoni tematici: paesaggio geologico, paesaggio vissuto e paesaggio interpretato. Il paesaggio geologico è rappresentato dalla ricchezza che le Dolomiti nascondono sotto la superficie, raccontata nei musei dalle numerose collezioni di fossili, rocce e minerali; il paesaggio vissuto racconta, invece, come le Dolomiti abbiano modellato sulle loro pendenze modi unici di abitare, costruire, lavorare, divertirsi; il paesaggio interpretato è fondato sullo sguardo inedito che artisti, musicisti, fotografi, registi e poeti rivolgono al territorio reinterpretandolo e, così facendo, contribuendo a rigenerarlo. Ad avviare il confronto sulle tre tematiche, nella prima parte della mattinata, saranno Daniela Perco e Cristina Busatta del Museo Etnografico della Provincia di Belluno, Riccardo Tomasoni e Rosa Tapia del Muse (Museo delle Scienze di Trento) e del Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo, e Gianluca D'Incà Levis, ideatore di Dolomiti Contemporanee. Queste tre istituzioni rappresentano, infatti, i tre capofila tematici individuati dal progetto e guideranno la discussione. A questi si aggiunge il museo virtuale del paesaggio Dolom.It (creatura della stessa Stefania

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Zardini Lacedelli e di Giacomo Pompanin), che offrirà un esempio di museo che ha accolto i principi delle piattaforme online partecipazione e co-creazione - all'interno della sua offerta museale. «Siamo molto soddisfatti della risposta dei musei del territorio commenta Marcella Morandini, direttore della Fondazione - perché sono state tante le manifestazioni di interesse da parte di musei, reti museali e centri visite dei Parchi. L'hashtag #DolomitesMuseum, lanciato il 7 giugno, ha già aggregato moltissimi post: un segno che il progetto, realizzato con il contributo del Fondo Comuni confinanti, ha risposto ad una sensibilità già presente nelle istituzioni del territorio, che attraverso il digitale possono estendere la conoscenza del Patrimonio Unesco anche una volta conclusa la visita fisica». Proprio sulle nuove opportunità offerte dagli strumenti e dalle filosofie digitali gli operatori museali saranno chiamati a confrontarsi nei due tavoli che si svolgeranno durante la giornata: in particolare, su come utilizzare il web e i social network per comunicare il proprio patrimonio e su come coinvolgere le comunità in questo racconto. Al termine della giornata, verranno aperte le iscrizioni per i workshop, che porteranno i musei a co-progettare iniziative digitali che verranno lanciate, in collaborazione con le comunità del territorio, nella prossima primavera. Anche come stimolo per il turismo culturale. – Gazzettino | 6 Ottobre 2019 p. 18 edizione Belluno I musei dolomitici si promuovono unendosi in rete LA PROPOSTA Mancano due giorni all'appuntamento di martedì al Museo etnografico di Seravella alle 10 per una giornata dedicata al coinvolgimento delle comunità nella promozione del patrimonio museale dolomitico. Si tratta del secondo appuntamento del progetto Musei delle Dolomiti della Fondazione Dolomiti Unesco rivolto agli operatori dei musei dolomitici. Tre i filoni tematici: paesaggio geologico, paesaggio vissuto e paesaggio interpretato. Il web può cambiare il modo di fare cultura ed ispirare i musei a lavorare in rete. Operatori museali a confronto dunque su come il digitale può cambiare il racconto delle Dolomiti Unesco, offrendo nuovi strumenti ai Musei e una nuova visione di un patrimonio corale da promuovere assieme e in rete. Ciascun museo può collegare la propria collezione a quella degli altri, arricchendo la scoperta del patrimonio comune. È questa consapevolezza a rappresentare il nocciolo del progetto Musei delle Dolomiti: mettere in risalto, anche attraverso il web e le piattaforme digitali, ciò che unisce anche i Musei più lontani, rafforzare il loro legame con le comunità e far scoprire la bellezza e l'efficacia di un racconto corale di un patrimonio unico e comune: le Dolomiti. Il progetto, realizzato con il contributo del Fondo Comuni confinanti nell'ambito del progetto Valorizzazione del territorio attraverso azioni di gestione e comunicazione integrata del Whs Dolomiti Unesco, ha come obiettivo indagare quali pratiche e sinergie i musei del territorio possono attivare per promuovere, in rete, la ricchezza del patrimonio Dolomiti. Il progetto ha preso avvio a febbraio 2019 con un primo appuntamento il 7 giugno con workshop che ha coinvolto gli operatori museali, mentre martedì 8 ottobre si terrà il secondo di un serie di incontri che proseguiranno fino a giugno 2020. Il filo conduttore degli appuntamenti è attivare nuove reti e sinergie tra gli attori culturali del territorio anche utilizzando il digitale come volano per diffondere la ricchezza dei musei al di fuori dei propri confini fisici e geografici.

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DOLOMITI ACCESSIBILI Alto Adige | 30 Ottobre 2019

p. 30 Turismo più accessibile Un piano per le disabilità merano Nuove tecnologie per un turismo inclusivo. In grado di offrire e offrirsi anche alle persone con disabilità. A Merano sono state gettate nuove basi per il progetto "Gate-Granting Accessible Tourism for Everyone". È stato il Kurhaus a ospitare il terzo incontro ufficiale del progetto transfrontaliero Interreg Italia-Austria, organizzato dalla cooperativa meranese independent L., centro di competenza per le tecnologie assistive riconosciuto dalla Provincia, in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco (leader di progetto). «Merano vuole essere una città aperta e inclusiva, anche nel settore del turismo. Siamo molto interessati a questo progetto, poiché fornisce spunti preziosi anche per la nostra città», ha dichiarato il vicesindaco Andrea Rossi.L'incontro.Al Kurhaus si sono ritrovati rappresentanti di Alto Adige, Trentino, Veneto, Tirolo e Salisburgo. Per Merano, oltre a Rossi, c'era il vicepresidente dell'Azienda di soggiorno Enzo Coco. Poi Valentin Schroffenegger, delegato dall'assessora provinciale Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer. L'obiettivo di Gate è sviluppare nuove tecnologie per un turismo accessibile e inclusivo nelle aree naturali. Oltre a indipendent L. e Dolomiti Unesco, diversi altri i partner coinvolti: l'Università di Innsbruck, l'agenzia Tirol Werbung, l'Istituto di Ricerca di Salisburgo, il Comune di Santorso e il Cai di Alpago. Insieme stanno sviluppando le linee guida, le forme di comunicazione e gli standard comuni per un turismo inclusivo per tutti, oltre agli strumenti per la protezione, la promozione e lo sviluppo sostenibile del patrimonio naturale e culturale della regione alpina. «Con le nuove tecnologie (realtà virtuale, Chatbot, App, sensori di parcheggio), Gate realizza un concetto di turismo inclusivo nelle aree del Patrimonio Mondiale Unesco, nelle zone alpine e prealpine, consentendo così esperienze di viaggio intense per tutte le persone, al di là delle barriere fisiche e linguistiche o dalle disabilità», ha detto Enzo Dellantonio, presidente di independent L., Enzo Dellantonio. Concorda Fabiana Polli, coordinatrice di progetto della Fondazione Dolomiti Unesco: «Il patrimonio mondiale delle Dolomiti dovrebbe appartenere a tutti. Per rendere ciò possibile, il turismo inclusivo è essenziale».Gli interventi.Nell'ambito del progetto, attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e i relativi contributi statali, verranno realizzati interventi concreti localizzati nelle regioni partecipanti. Per l'Alto Adige, independent L. ha previsto diverse misure nel sito pilota del Geoparc Bletterbach di Aldino: innovativi strumenti IT e di contenuti multimediali; l'App "Trovaparcheggi" di Alto Adige per tutti verrà arricchita con la funzione"libero/occupato"; il centro visitatori Geoparc Bletterbach verrà dotato di una postazione di realtà virtuale che, grazie a un visore di realtà virtuale 3D, permetterà di vivere, per la prima volta in digitale, la Gola del Bletterbach: il canyon potrà essere esplorato anche dai visitatori con disabilità motorie, anziani o famiglie con passeggini e bambini piccoli.

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Corriere delle Alpi | 6 Ottobre 2019 p. 16 Una provincia a misura di persone disabili LONGARONE Una Provincia a misura di disabili. Lo hanno chiesto, a "Dolomiti Show", sia il presidente Roberto Padrin che l'olimpionico Oscar De Pellegrin. Non si tratta soltanto - è stato spiegato - di abbattere le barriere architettoniche, ma di programmare lo sviluppo, a cominciare da quello urbanistico, a misura di mamme o padri con il passeggino, di nonni con i bambini e, ovviamente, di disabili. Perché parlarne oggi? «Abbiamo non solo le Olimpiadi ma anche le Paralimpiadi - ha risposto Padrin - che costituiscono un'occasione straordinaria, visto che arriveranno sul nostro territorio migliaia di atleti paralimpici». Dunque, secondo Padrin, «possiamo far diventare il Bellunese la Provincia che forma ragazzi e ragazze, albergatori e operatori sul tema della disabilità e dell'inclusione, partendo dalla ricettività». Quindi alberghi, ristoranti, bed and breakfast e appartamenti a misura di disabili. «La verità è - ha affermato De Pellegrin - che tutti, proprio tutti, dovremmo diventare più atleti e sportivi». Le Dolomiti, intese come montagna vera e propria, fanno già la loro parte con i sentieri accessibili, a cura della Fondazione Dolomiti Unesco. Le Paralimpiadi si terranno nel 2026, subito dopo le Olimpiadi. Il Governo italiano, già nei mesi scorsi, aveva fissato un impegno di spesa di 50 milioni di euro ma, come si è detto ieri a "Dolomiti Show", probabilmente non saranno sufficienti. In ogni caso - ha insistito Padrin - sarà saggio imparare da quel "modello" di strutturazione e di organizzazione della comunità per trasformare anche l'accoglienza più in generale della provincia a misura, appunto, di disabile. --F.D.M.

PROPOSTE FORMATIVE Gazzettino | 11 Ottobre 2019 p. 12 edizione Belluno Corso gratuito per addetti all'ospitalità Si chiuderanno a giorni le iscrizioni al corso gratuito organizzato dalla Fondazione Angelini e rivolto agli addetti all'ospitalità che vogliano intraprendere un percorso formativo secondo i valori di Dolomiti Unesco. È possibile dare la propria adesione cliccando nel sito della Fondazione. L'appuntamento per l'Agordino è fissato nella giornata di martedì 12 novembre, dalle 10 alle 17.15, nella sala della Biblioteca Civica di Agordo.R.G. Corriere delle Alpi | 19 Ottobre 2019 p. 41 Corso per creare una rete tra gestori di rifugi, alberghi agriturismi e B&B belluno Creare una rete attiva e propositiva di gestori di rifugi, alberghi, B&B ed agriturismi, stimolandoli a trovare dei valori comuni legati al territorio e al Bene Unesco e fornendo loro nuovi strumenti e conoscenze.A ciò mira il corso di formazione per addetti all'ospitalità nell'area dolomitica bellunese organizzato da Fondazione Angelini e Fondazione Dolomiti Unesco, in collaborazione con la Provincia e il Parco. Esso si terrà nei giorni 5, 12 e 19 novembre, rispettivamente a Belluno (Museo naturalistico del Parco), Agordo (sala Biblioteca) e S. Vito di Cadore (Centro Studi per l'Ambiente Alpino). Il corso avrà una giornata opzionale, quella del 29 ottobre, in concomitanza con il Tavolo Tecnico organizzato nell'ambito della rassegna "Oltre le Vette", per la presentazione di alcuni casi di buone pratiche sul territorio, in occasione del primo anniversario della tempesta Vaia. Saranno analizzati gli aspetti che più caratterizzano l'area bellunese dal punto di vista della geologia-geomorfologia e delle caratteristiche storico-geografichepaesaggistiche, anche in relazione alla loro valenza culturale. Il tutto scandito da tavole rotonde, workshop e attività di gruppo, che coinvolgeranno i partecipanti ed aumenteranno la consapevolezza culturale della lori offerta turistica. Tra i partecipanti Marcella Morandini, Anna Angelini, Ennio Vigne, Danilo Giordano, Anna Scutteri, Emma Taveri, Giambattista Zampieri, Selina Angelini, Iolanda Da Deppo, Giacomo Pompanin, Giuliano Vantaggi e Giulia Gelmi. Iscrizioni www.angelini-fondazione.it. --Walter Musizza

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Gazzettino | 23 Ottobre 2019 p. 2 edizione Belluno Addetti all'ospitalità, nei corsi della Fondazione c'è posto OSPITALITÀ BELLUNO C'è tempo ancora una settimana per iscriversi al Corso di formazione per addetti all'ospitalità nell'area dolomitica bellunese, organizzato dalla Fondazione Giovanni Angelini- centro studi sulla montagna, per conto della Fondazione Dolomiti Unesco. Ci sono già 36 iscrizioni, ma il numero massimo di partecipanti è di 50. «Abbiamo ricevuto adesioni da parte di numerosi b&b e case per ferie spiega Ester Cason Angelini -, ci saranno 5 rifugi, e solo 4 alberghi. L'appello è di invitare gli albergatori a farsi avanti, è un'opportunità da non perdere». Per iscriversi si può telefonare allo 0437 948446 o scrivere a segreteria@angelini-fondazione.it Il corso si snoderà attraverso tre incontri. Si parte il 5 novembre a Belluno (Museo naturalistico Dolomiti Bellunesi) e la giornata sarà divisa in due momenti. Il primo sarà dedicato al concetto di offerta unica e di valore. I partecipanti saranno chiamati a riflettere su quella che è la loro peculiarità in tema di ospitalità, chiedendosi quali siano i valori portanti della propria offerta e quali siano le caratteristiche che li distinguono dagli altri, in modo che l'offerta turistica possa diventare unica e di pregio. Un secondo momento di discussione sarà invece rivolto alla morfologia del territorio, per valutare se questo possa essere percepito, da chi crea un'offerta turistica, come un valore aggiunto e uno stimolo per la propria attività, o se, al contrario, venga sentito come un impedimento, un ostacolo all'attività stessa. Il secondo appuntamento sarà per il 12 novembre ad Agordo (Sala Biblioteca civica). Si presenteranno alcuni esempi di reti virtuose, di iniziative che creano rete e cooperazione tra gestori dell'ospitalità, che uniscono valore del territorio e offerta turistica di pregio. Nel pomeriggio il percorso affronterà gli aspetti legati ai social, in particolare a Instagram e alla creazione di video, che permettano di proporsi in modo competitivo sul web. L'ultimo incontro sarà il 19 novembre a San Vito di Cadore (Centro studi per l'Ambiente alpino). Gli organizzatori propongono di concentrare la riflessione su alcuni aspetti culturali e sociali della tradizione locale. Si tratta di elementi che appartengono esclusivamente al passato o possono essere considerati motore per l'offerta turistica? Si presenterà un caso studio di una delle valli del Bellunese. Nel pomeriggio il corso affronterà gli aspetti legati ai portali di promozione turistica e alle reti di promozione turistica nei loro aspetti pratici. Il corso, che impegnerà, dunque tre martedì di novembre, si svolgerà dalle 10 alle 17.30. Il Corso è rivolto agli addetti all'ospitalità nell'area della provincia dolomitica di Belluno (gestori di rifugi, alberghi, B&B, agriturismi con possibilità di pernottamento) che vogliano intraprendere un percorso formativo di tre giornate secondo i valori di Dolomiti Unesco. L'iniziativa rientra nelle attività della Rete della Formazione e Ricerca scientifica della Fondazione Dolomiti Unesco.Federica Fant Corriere delle Alpi | 28 Ottobre 2019 p. 18 Workshop nello spazio di Casso sui cambiamenti climatici LONGARONE L'agricoltura e la trasformazione del territorio ai tempi del dopo Vaia. Questo il tema di un workshop organizzato venerdì scorso al nuovo spazio di Casso dalla Fondazione Dolomiti Unesco con la collaborazione di Dolomiti Contemporanee e diversi partner come la Regione Friuli ma anche tanti soggetti di categoria bellunesi. «I cambiamenti climatici sono all'attenzione di tutti - spiegano gli organizzatori - alla luce di questa premessa e ricordando che gli operatori del settore agroalimentare sono protagonisti nelle azioni di tutela e sviluppo della biodiversità e del benessere ecosistemico generale, oltre che custodi e produttori del paesaggio dolomitico riconosciuto valore universale dall'Unesco, il workshop mira ad ascoltare la loro voce e, tramite la loro diretta esperienza, tentare di formulare o evidenziare quali strategie e azioni possano essere particolarmente calzanti per l'agricoltura di montagna nel contrasto e nell'adattamento ai fenomeni legati al cambiamento climatico. È necessario mettere l'agricoltura al centro degli interventi sul clima». Tra i presenti Irma Visalli, Francesco Dainese dell'ufficio biodiversità regione Friuli, il presidente Uti, il presidente del Parco Dolomiti Friulane, il sindaco di Erto e Casso Antonio Carrara e diversi rappresentati delle associazioni di categoria agricole di Valcellina e Bellunese. Nel corso della giornata, organizzata nell'ambito dei "Dolomiti Days" i partecipanti sono stati condotti in visita alle due mostre allestite nello spazio di Casso, chiudendo così la stagione espositiva. --Enrico De Col BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

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LEGGIMONTAGNA PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO Gazzettino | 15 Ottobre 2019 p. 13 edizione Udine Monti tra natura e arrampicate NON SOLO ALPINISMO Si svolgeranno sabato 19 ottobre dalle ore 15 a Tolmezzo, alla presenza di autori e editori, le premiazioni del 17° concorso letterario Leggimontagna, suddiviso nelle categorie Saggistica, Narrativa e Inediti.Il tema centrale delle opere è la montagna, letta o mostrata da qualsiasi punto di vista, a scelta dell'autore. Nella Sala conferenze Uti della Carnia (via Carnia Libera 1944, 29), oltre ai premi per ogni categoria sarà consegnato anche il Premio speciale Fondazione Dolomiti Unesco a un'opera di saggistica caratterizzata dalla particolare aderenza alla filosofia e alle finalità della Fondazione. Un riconoscimento speciale sarà attribuito all'Amico Alpinista dell'anno.L'ANTEPRIMATappa di avvicinamento all'evento sarà, giovedì 17 ottobre alle ore 20.30, la proiezione al Nuovo Cinema David, sempre a Tolmezzo, di Free solo, inserito nella rassegna Immagini e storie della società' organizzata dalla Città di Tolmezzo. Il film, prodotto da National Geographic e diretto da Jimmy Chin, fortissimo alpinista, arrampicatore, fotografo, cineasta e da sua moglie Elizabeth Chai Vasarhelyi (Usa, 2018, durata 100 minuti), ha vinto il Premio Oscar 2019 per il miglior documentario.Descrive la straordinaria impresa di Alex Honnold: la salita solitaria in free solo della via Freerider su El Capitan, Yosemite Valley. Il climber statunitense, noto per le ascensioni estreme e l'arrampicata in velocità, il 3 giugno 2017 ha ripetuto, senza l'ausilio di corde, la via liberata da Alexander e Thomas Huber nel 1998, superando quasi 1000 metri di dislivello in 3 ore e 56 minuti. L'ascensione di Alex è stata definita «una delle più grandi imprese atletiche di qualsiasi tipo, di sempre» dal The New York Times e «l'equivalente per l'arrampicata free solo del primo sbarco sulla luna» da Tommy Caldwell, che con Kevin Jorgeson nel 2015 ha aperto la via Dawn Wall su El Capitan.I TITOLI FINALISTIQuest'anno al concorso letterario hanno partecipato 17 opere nella sezione Saggistica, 31 nella sezione Narrativa, 18 racconti nella sezione Inediti. Nella Saggistica come di consueto si spazia dalle opere di storia e di antropologia, alle pubblicazioni più strettamente riguardanti l'ambiente naturale e l'alpinismo. Ecco i titoli che verranno premiati, tenendo per ora il segreto sull'ordine di classifica: Valle della Luce. Alpinismo nelle Valli della Sarca e dei Laghi (ed. Altri Spazi, 2019) di Alessandro Gogna e Marco Furlani, Mario Rigoni Stern. Un uomo tante storie nessun confine (ed. Priuli & Verlucca, 2018), atti del convegno dedicato al grande scrittore a cura di Anna Maria Cavallarin e Annalisa Scapin, oltre alla Breve storia delle Alpi tra clima e meteorologia (ed. Club Alpino Italiano - Franco Angeli, 2019) di Alex Cittadella di Pasian di Prato (Ud) e a Sacri Monti di Guido Gentile (Giulio Einaudi Editore, 2018). La valutazione non è stata semplice per la giuria composta da Gianpaolo Carbonetto (presidente), Gian Paolo Gri, Marcello Manzoni e Andrea Zannini.Nella sezione Narrativa le opere raccontano la montagna con gli occhi di ogni autore, in molteplici e personali interpretazioni. Tra le opere selezionate, Non sono un'alpinista (a cura di Gianbattista Magistris e Luciano Riva, ed. Club Alpino Italiano, 2018) una raccolta di scritti autobiografici di Bianca Di Beaco, scalatrice fortissima negli anni Cinquanta, scomparsa nel 2018; Resto qui di Marco Balzano (Giulio Einaudi Editore, 2018), premio Premio Bagutta 2019 e secondo al Premio Strega per un soffio. E poi ancora, dalla Svizzera Noëmi Lerch con La Contadina (Gabriele Capelli Editore, 2018), tradotto da Anna Allenbach. Hanno avuto l'arduo compito di scegliere i vincitori Luciano Santin (presidente), Fabiana Savorgnan Cergneu di Brazzà, Leila Meroi, Carlo Tolazzi, giurati di questa sezione del premio. I racconti inediti, presentati in forma anonima come da regolamento, saranno una sorpresa, anticipata da titoli e motti identificativi molto interessanti. La giuria di questa sezione è composta da Franco Micelli (presidente), Bruno Contin, Riccarda de Eccher, Luciano Santin. Gli elenchi completi delle opere a concorso sono consultabili sul sito www.leggimontagna.it. Messaggero Veneto | 21 Ottobre 2019 p. 31 edizione Pordenone Balzano nell'Alto Adige inquieto A lui il premio Leggimontagna Luciano Santin Si è conclusa a Tolmezzo la sedicesima edizione di Leggimontagna premio letterario dedicato al mondo dell'Alpe e bandito dall'Associazione delle sezioni Cai di Carnia, Canal del ferro e Valcanale, la più importante manifestazione nazionale del genere dopo il premio Itas del Trento Filmfestival. Leggimontagna 2019 ha visto in lizza una settantina di opere (più gli inediti e i filmati della giovane sezione audiovisivi, ormai autonoma, la cui premiazione avverrà a fine autunno). Per quest'anno la commissione giudicatrice della Narrativa ha premiato, all'unanimità "Resto qui" di Marco Balzano (Einaudi), già vincitore del premio "Bagutta" e secondo per un soffio allo "Strega". «Un bel romanzo, una prosa asciutta ed efficace, che sottende anche una documentazione puntuale e diffusa. Una vicenda verosimile, la sottrazione forzata di una bambina alla sua famiglia, serve a raccontare un fatto storico risalente alla fine del Secondo conflitto mondiale: l'evacuazione di un villaggio in Alto Adige, per far posto a un bacino idroelettrico», recita l'incipit della motivazione. «Questa vicenda si intreccia con le complesse problematiche legate all'irredentismo delle popolazioni altoatesine e con il difficile rapporto che lo Stato italiano ha sempre avuto con queste (ma anche con le altre)

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popolazioni di confine».Il secondo premio è andato a "La contadina" dell'elvetica Noëmi Lerch («libro bello e ispirato, che per armonia e profondità dei contenuti, si rende un autentico inno all'immanenza della Natura») edito da Capelli; il terzo a "Non sono un'alpinista", silloge di scritti di Bianca Di Beaco a cura di Gianni Magistris e edito dal Cai («La prosa, di nitida precisione, evita enfasi e supponenze formali, e trascorre a tratti verso la poesia, con spunti che si potrebbero definire "kugyani"... La prospettiva morale, più ancora dei contenuti, restituisce l'amore per la montagna»).Segnalato "Omini di pietra", di Marco Rolando (Hever).La saggistica ha visto invece prevalere "Sacri monti" di Guido Gentile per i tipi di Einaudi studio su «il pellegrinaggio sostitutivo che innerva la storia della pietà nella prima età moderna», seguito da "Valle della Luce. Alpinismo nelle Valli del Sarca e dei Laghi" di Alessandro Gogna e Marco Furlani («splendido e organico esempio di come dovrebbero evolversi le guide di montagna») e da "Mario Rigoni Stern. Un uomo, tante storie, nessun confine" di Anna Maria Cavallarin e Annalisa Scapin, edito da Priuli & Verlucca («summa agile e interessante su una delle figure di maggiore rilievo nella letteratura sulla montagna e sugli uomini che ci vivono o vi sono mandati a morire»).Il premio Unesco è stato aggiudicato a "Breve storia delle Alpi tra clima e meteorologia" di Alex Cittadella (Franco Angeli).La sezione Racconti inediti, infine, ha visto prevalere "Questa notte sognerò" (Maria Grazia Menegon Paschini) su "La montagna dei figli di Abramo" (Paolo Borsoni) e "L'uomo col bouquet di fiori" (Giuseppe Sandrini).Il "friend d'oro" che premia l'"amico alpinista" è andato, per la sua lunga, straordinaria e schiva attività arrampicatoria, all'accademico Claudio Carratù. -Corriere delle Alpi | 26 Ottobre 2019

p. 39 Premio speciale Dolomiti Unesco al libro sulle Alpi di Cittadella BELLUNO Il Premio Speciale Dolomiti Unesco, che viene consegnato ogni anno a Tolmezzo durante la rassegna "Leggimontagna", è stato assegnato ad Alex Cittadella, autore di "Breve storia delle Alpi tra clima e meteorologia" (edizione Cai - Franco Angeli). La motivazione della giuria sottolinea come il libro offra una sintesi ampia e organica su come sono cambiati gli insediamenti, le abitudini, le società in un territorio che per secoli ha saputo mantenere le proprie peculiarità culturali ponendole come base per ogni costruzione sociale, etica ed estetica.Il libro di Cittadella ha potuto giovarsi dell'ausilio di documenti ed immagini d'epoca della Fondazione Cento Studi sulla Montagna Angelini di Belluno, che ha messo a disposizione alcune stampe e carte geografiche e fotografie dal suo "Nucleo Antico", conservate in biblioteca e in parte inedite. Il terzo premio di "Leggimontagna" è andato invece al libro della collana "Personaggi" del Cai, intitolato "Non sono un'alpinista". Si tratta di una vera autobiografia, quella dell'alpinista triestina Bianca Di Beaco, uscita purtroppo postuma a cura di Gianbattista Magistris e presentata nel maggio scorso all'Assemblea nazionale dei Delegati del Cai a Trieste, con interventi del presidente generale Vincenzo Torti e di Bepi Pellegrinon.La Di Beaco, che iniziò la sua carriera sull'Antelao e poi aprì nuove vie nel gruppo del Civetta (Croda di Pelsa e Torre Sud Alto), fu la prima donna a superare il VI grado da capocordata in Dolomiti, tanto da venir proposta negli anni '60 del secolo scorso per essere ammessa al Club Alpino Accademico d'Italia assieme all'amica e compagna di tante scalate Silvia Metzeltin. Ma l'accesso le fu negato in quanto donna, perché così voleva allora il regolamento del Cai, e quando nel 1978, in tempi cambiati, venne riproposta, fu lei a rifiutare, per legittimo orgoglio. --Walter Musizza

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PATROCINI E COLLABORAZIONI Corriere delle Alpi | 2 Ottobre 2019 p. 32 I due atolli del Setsass nel film di Carraro Gianluca De Rosa AURONZO Il teatro Kursaal di Auronzo ospiterà venerdì sera alle 21 (ingresso libero) il docufilm "Setsass, la montagna dei due atolli" realizzato dal regista, cadorino di nascita, Giovanni Carraro. Fari puntati sulla circumnavigazione del Setsass partendo dal passo Valparola: i camminatori protagonisti del video percorreranno il sentiero 23 fermandosi in due specifiche tappe previste per gli approfondimenti legati alla scienza della terra: la prima riguarderà un "ghiacciaio di roccia", la seconda il Piccolo Setsass dove nell'ottocento il barone Ferdinand von Richthofen per primo ne comprese l'origine come resti di isole tropicali fossilizzate. Il Setsass è posizionato ad ovest del passo Valparola, tra le provincie di Belluno e Bolzano. Fa parte del sistema numero 5 "Dolomiti Settentrionali" che comprende vette famose come le Tre Cime di Lavaredo, le Tofane e l'Antelao. Il Setsass è una cima non altrettanto nota ma capace di offrire uno scenario tra i più belli a livello paesaggistico grazie alla sua particolare conformazione caratterizzata da diritte pareti sul lato meridionale che lasciano il posto ad un immenso pianoro inclinato verso nord. Dalla vetta (metri 2561), raggiungibile senza particolare difficoltà, si gode un panorama a trecentosessanta gradi decisamente spettacolare: «Questo mio ultimo lavoro cinematografico, puntata speciale della rubrica Dolomiti e Prealpi Flash, affronta importanti temi geologici grazie all'intervento degli esperti» spiega il regista Giovanni Carraro, «il Setsass è una montagna importantissima a livello scientifico in quanto mantiene perfettamente conservate le geometrie di due scogliere risalenti a duecentotrenta milioni di anni fa, di cui oggi restano la Cima Setsass principale e il Piccolo Setsass». Due atolli che si sono sovrapposti laddove si sviluppavano scogliere e lagune interne in modo del tutto simile a quanto avviene ora alle Maldive, in Polinesia o nei Caraibi. Temi che verranno sviscerati dai geologi di Dolomiti Project Emiliano Oddone e Gianluca Piccin nei tredici minuti del film promosso dalla Fondazione Dolomiti Unesco in cui ci sarà ampio spazio anche per le immagini aeree realizzato dallo stesso Carraro con l'ausilio di un drone. «Una delle tappe più importanti presenti nel documentario è sicuramente la vetta del Setsass posta a 2561 metri di quota, dove vengono affrontati gli altri temi geologici legati alla presenza del mare milioni di anni fa e all'osservazione delle diverse stratificazioni di rocce delle vette circostanti», racconta Gianluca Piccin, presidente di Dolomiti Project, «giunti nuovamente al rifugio Valparola, faremo una riflessione sul fenomeno dell'erosione che muta in modo continuo ed inesorabile il paesaggio, oltre a soffermarci sulla fragilità del territorio dolomitico oggi più che mai minacciato dai cambiamenti climatici per i quali l'uomo ha una grandissima responsabilità». Soddisfazione per la "prima" del docufilm ad Auronzo è il sindaco Tatiana Pais Becher che ha sottolineato «il proficuo rapporto di collaborazione culminato con la produzione del film Tre Cime di Lavaredo: la Trinità delle Dolomiti» a firma dello stesso Giovanni Carraro. Corriere delle Alpi | 3 Ottobre 2019 p. 14 Ritorna il "Dolomiti Show" la montagna sotto i riflettori Enrico De Col LONGARONE Ricca proposta questo weekend dedicata al binomio turismo e montagna bellunese in tutti i suoi aspetti. In questo fine settimana torna il Dolomiti Show in una formula rinnovata e ampliata che mette insieme anche Expo Dolomiti Horeca ed Expo Dolomiti Outdoor. L'iniziativa nasce dalla sinergia tra Dmo Dolomiti, Longarone Fiere, la Regione e la società I buoni motivi di Mauro Topinelli. Il primo evento, Horeca, è rivolto agli operatori della ristorazione e del ricettivo turistico e alle aziende che riforniscono di beni e servizi questi settori. La parte Oudoot invece è dedicata al turismo e lo sport di montagna, offrendo spazio ai brand che promuovo i prodotti e servizi inerenti le Dolomiti: dalle attrezzature per lo sport agli impianti a fune.Tra le novità il Dolomiti job day, iniziativa sperimentale dedicata alla selezione e al reclutamento di personale per le strutture ricettive e per chi aspira a lavorare nel turismo (in programma sabato alle 9.30).Ricco il programma dei convegni. Dopo l'inaugurazione di sabato alle 11.30, si parte subito con le prospettive per il territorio da mondiali e Olimpiadi a Cortina, poi i progetti con i fondi Gal alle 16 e alle 17.30 la preparazione ai grandi eventi sportivi con la Fondazione Cortina 2021. Domenica alle 10.30 si parlerà di sicurezza in montagna poi alle 12 la premiazioni Vertical Race, nel pomeriggio alle 15,30 la consegna del premio Fair play Fisi e alle 18 finale con Mario Tozzi e Dario Vergassola con uno spettacolo e anche le premiazioni del concorso fotografico Belluno&Dolomiti del Corriere delle Alpi.La proposta sportiva è altrettanto nutrita con una serie di gare e prove in varie zone della provincia, nei dintorni della fiera per esempio c'è la possibilità di arrampicare alla falesia di Erto, la ferrata in val Gallina e la bici Mtb a Soverzene, il parapendio e la babydance. Apertura sabato e domenica dalle 9 alle 19.Lunedì ci sarà anche un giorno aggiuntivo dedicato solo agli operatori turistici.Il premio Fair play della Fisi (Federazione italiana sport invernali) viene assegnato dal 1990 dal comitato regionale a personalità che si sono

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distinte nel mondo degli sport invernali. «Per gli sport invernali regionali, il Fair play, giunto quest'anno alla trentesima edizione, è un momento di grande importanza», sottolinea Roberto Bortoluzzi, presidente di Fisi Veneto, visto che si tratta anche di un'opportunità per fare il punto della situazione in vista della stagione agonistica. Come tradizione, il Fair play sarà pure l'occasione per presentare le squadre agonistiche di Fisi Veneto, gli staff tecnici, gli sponsor e i maggiori eventi della stagione imminente. Inoltre, avranno luogo la premiazione della Coppa Veneto - Energiapura, il circuito regionale dello sci alpino dedicato alla categoria Giovani, e la consegna delle benemerenze Fisi. Saranno premiati nche gli atleti dello sci d'erba e dello skiroll.«Anche in questo 2019 in occasione del Fair play ci sarà la presenza della Fondazione Cortina 2021» dice ancora Bortoluzzi. «I Mondiali, ma anche il percorso di avvicinamento alla rassegna iridata, sono un'occasione di assoluta importanza per lo sviluppo della montagna e per il nostro movimento». – Corriere delle Alpi | 16 Ottobre 2019 p. 20 Molti ospiti invitati a parlare al convegno All'incontro di venerdì alle 17,30 "Dolomiti e Vajont. Il patrimonio tra bellezza e fragilità. La responsabilità della memoria e del futuro" interverranno il sindaco di Longarone e presidente della Fondazione Vajont Roberto Padrin; il segretario generale della commissione italiana Unesco, Enrico Vincenti; Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco; Patrizia Cacciani dell'archivio storico Cinecittà Luce (bene che si trova già nel registro memoriale immateriale Unesco e quindi è un esempio utile per il raffronto); Silvia Miscellaneo dell'archivio di Stato di Belluno che si sta occupando della candidatura del fondo processuale Vajont e Adriana Lotto, presidente dell'associazione Tina Merlin. Gazzettino | 16 Ottobre 2019 p. 8 edizione Belluno Il binomio sarà tema sabato di un convegno: coordinerà Irma Visalli LONGARONE Nell'ambito delle commemorazioni per il 56° anniversario del disastro del Vajont e del decennale del riconoscimento delle Dolomiti come Patrimonio Mondiale dell'Umanità Unesco trova spazio una originale iniziativa che propone una riflessione sulla relazione, solo apparentemente contrapposta, tra due riconoscimenti mondiali: quello delle Dolomiti divenute Patrimonio dell'Umanità per i valori estetico-paesaggistico e geologico-geomorfologico, e quello del disastro del Vajont, che nel 2008 in occasione dell'anno internazionale del pianeta Terra fu definito dalle Nazioni Unite come il peggior disastro ambientale causato dall'uomo. Il confronto verrà rappresentato venerdì prossimo nel corso di un convegno promosso dalla Fondazione Vajont 9 ottobre 1963, su iniziativa della sua presidente del Comitato Scientifico, Irma Visalli, in collaborazione con l'Associazione Tina Merlin e con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco che lo ha inserito nella programmazione del decennale del riconoscimento, del Comune di Longarone e della Provincia di Belluno. Il convegno si svolgerà alle ore 17.30 nella sala consiliare del Municipio di Longarone.IL TITOLODolomiti e Vajont il patrimonio tra bellezza e fragilità: La responsabilità della memoria e del futuro chiarisce immediatamente la correlazione tra i concetti che verranno trattati dal ssegretario generale della Commissione per l'Unesco, Enrico Vicenti, dal direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, Marcella Morandini, da Patrizia Cacciani dell'Istituto storico Cinecittà Luce, da Adriana Lotto, presidente dell'Associazione culturale Tina Merlin, e da Silvia Miscellaneo, archivista dell'Archivio di Stato di Belluno. «Abbiamo voluto sostenere questo evento che ci ha proposto il nostro Comitato Scientifico, perché siamo certi che costituisca un argomento di tendenza a livello mondiale il concetto di qualità e sicurezza da accompagnare ad ogni attività che l'uomo, per istinto, tende ad avviare», sottolinea il presidente della Fondazione Vajont e sindaco di Longarone, Roberto Padrin. Mentre per Irma Visalli, che coordinerà il confronto, «i due riconoscimenti mondiali del Vajont e delle Dolomiti sono alla fine due facce di una stessa medaglia, che ha come materia legante la responsabilità collettiva nei confronti di un bene che è eccezionale quanto fragile». Corriere delle Alpi | 16 Ottobre 2019 p. 30 A "Chies e le sue montagne" alpinismo, transumanze, film CHIES D'ALPAGO «Viviamo tra le montagne più belle del mondo» ha esordito il sindaco di Chies d'Alpago Gianluca Dal Borgo, nel presentare la rassegna "Chies e le sue montagne" «ma il fenomeno che ci preoccupa di più è lo spopolamento della montagna». Una preoccupazione che tuttavia non scoraggia, anzi c'è chi si adopera a far progetti che siano di richiamo e che mettano in evidenza le opportunità di un territorio forse poco conosciuto. Per mantenere vive le comunità montane, invogliando i giovani a restare, i turisti a

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visitare e vivere per lunghi periodi nella bellezza del territorio dell'Alpago «servono anche queste iniziative che vedono come attore principale il volontariato» ha concluso il sindaco.Anna De March, consigliera comunale con delega alla cultura, ha poi illustrato la Rassegna che, giunta alla 18^ edizione, inizia sabato 19 e si conclude il 31 ottobre. Come ogni anno, l'inaugurazione ha scelto una cima di un certo "livello": il monte Venal che si trova a 2212 m dove il vescovo Renato Marangoni celebrerà la messa. Partendo da Irrighe, alle 7, ci si arriva in due ore di cammino, ma per chi non ce la fa, c'è la possibilità di arrivarci e di tornare in elicottero; la prenotazione è obbligatoria al 349 0869293 per una spesa di 50 euro, mentre ogni incontro è a ingresso libero. Domenica 20, alle 10.30, la "Festa della Smontagnada" animerà la vallata quando pecore, agnelli, mucche e cavalli scenderanno dalle malghe con gli allevatori e il gruppo folcloristico "Gnuco Alpen Sgnapa Band". "Tobokel" è un racconto di viaggio, da immaginato a vissuto fino ai 7546 m della cima cinese Muztagh, che avrà come protagonista Sergio Rosolen, a Funes, al Ristorante "Ciotto e Nené", martedì 22."Una nuova vita per le Alpi?" sarà l'argomento affrontato a San Martino nell'omonima locanda, alle 20,45, dall'alpinista Enrico Camanni, il 24. Giornata intensa, sabato 26: un sentiero, Chies - Stracadon - Lamosano, in parte recuperato e in parte ex novo, grazie ai fondi europei, porterà i partecipanti all'inaugurazione a Stracadon, paese del tutto abbandonato, con partenza alle 9 dal campo sportivo di Chies, cui seguirà, alle 10.30 la mostra fotografica su Stracadon a Lamosano e alle 20.45, al teatro di Chies, la presentazione del libro di Massimo Ossini e la consegna del Pelmo d'oro allo stesso scrittore e giornalista.Domenica 27, alle 20.45 nel Teatro di Chies d'Alpago, verrà proiettato il film "Free Solo" che ha vinto l'Oscar come miglior documentario. Lunedì 28 ottobre, alle 20.45, a Lamosano, nell'anniversario della tempesta Vaia, una conferenza riunisce i pareri del meteorologo Thierry Robert Luciani, dell'assessore regionale all'ambiente e protezione civile e del presidente della Provincia di Belluno. L'avventura sopra il Circolo Polare Artico "Scialpinismo in Norvegia", con Francesco Barattin, Mario Dazzi e Andrea Moret, sarà l'argomento della serata del 29, alle 20.45, a Irrighe, all'Olimpo Osteria. Chiuderà il ricco programma la proiezione del film "Donnafugata", alle 20.45, il 31, allo Stalon di Pian Formosa, un film girato sulla Torre Trieste del Civetta dai registi Manrico Dall'Agnola e Marco Recalchi che saranno presenti con gli attori protagonisti e Marco Crivellaro, autore della colonna sonora. --Lina Beltrame Corriere delle Alpi | 13 Ottobre 2019 p. 36 In scena "Vajont Viaggi nell'Oltre" con Susanna Cro al Comunale Dopo le repliche per le scuole secondarie di Belluno e Feltre, e sempre nell'ambito della stagione Comincio Dai 3, un appuntamento serale: sabato 19 ottobre alle 20.30 al Teatro Comunale di Belluno, andrà in scena «Vajont, viaggi nell'oltre» di e con Susanna Cro e Diego De Pasqual, patrocinato da Fondazione Dolomiti Unesco e Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua, nel 56° anniversario della tragedia. Quel che è accaduto il 9 ottobre 1963 è noto ma, ancora oggi, è necessario ricordare, con chi quella tragedia ha vissuto, e raccontare alle nuove generazioni i tragici eventi che distrussero interi paesi e provocarono quasi duemila morti in soli quattro minuti. Nel 2008, l'Onu ha classificato il Vajont come il più grave disastro ambientale evitabile provocato dall'uomo, ed il 9 ottobre, anniversario del disastro del Vajont, dal 2011 è stato istituito dal Parlamento come Giornata nazionale in memoria delle Vittime dei disastri ambientali e industriali con lo scopo di promuovere attività di informazione e sviluppare una maggiore consapevolezza dei rischi connessi ad interventi che alterano gli equilibri del territorio. Lo spettacolo viene visto e vissuto dalla parte dei soccorritori, "che hanno dato senza mai chiedere nulla in cambio", la cui generosità "ha in parte riscattato il male di chi ignorò il valore di tante vite umane, orribilmente perdute, sacrificate per l'interesse del denaro, del successo e del progresso". La drammaturgia si articola in un intreccio di narrazione, musiche originali dal vivo eseguite da Diego De Pasqual, e spaccati d'esistenza ricavati da testimonianze dirette e "finestre" portatrici di riflessione sulla natura umana, sulle sue debolezze ma anche sulle sue potenzialità. In forma di studio lo spettacolo ha ricevuto il primo Premio al Concorso nazionale Actors&Poetry 2014 (Sezione Autori/Performer - drammaturgia e interpretazione), il Fiorino d'Oro - primo posto al premio Firenze Europa 2014 (Sezione Drammaturgia teatrale) ed stato ospite di Radio Rai 3 Suite allo "Speciale Vajont". La replica serale del 19 ottobre, di Vajont - Viaggio nell'Oltre, ha anche finalità di raccolta fondi per il ripristino dell'area parco di Lambioi a Belluno, danneggiata dalla tempesta Vaia. Nel corso della serata, che si aprirà con alcuni interventi istituzionali di rappresentanti dell'Amministrazione Comunale, della Fondazione Vajont e dell'Associazione Tina Merlin, sarà dedicato un ricordo al giudice Mario Fabbri, recentemente scomparso, giudice istruttore del processo del Vajont che indagò sulle responsabilità della tragedia per cercare di dare giustizia alle duemila vittime, rinviando a giudizio 11 tra dirigenti della Sade, progettisti e tecnici. Info e prenotazioni: dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 al numero 0437 950555 - info@tibteatro.it. Sabato in teatro dalle 18.30. – L'Adige | 24 Ottobre 2019 p. 34 Tempesta Vaia e rinascita in 40 pagine Un libro ispirato a fatti realmente accaduti. Quaranta pagine che narrano la notte nera del 29 ottobre dell'anno scorso, quando l'impetuoso passaggio della tempesta Vaia nel Trentino orientale ha lasciato dietro di sé uno scenario apocalittico: case scoperchiate, quasi 20 mila ettari di bosco martoriati, smottamenti, 1.600 chilometri di strade forestali e altrettanti di sentieri

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danneggiati (per metà ripristinati tramite il Servizio occupazione e valorizzazione ambientale della provincia e i volontari satini), 4 milioni di metri cubi di legname a terra e conseguenti criticità sotto il profilo fitosanitario, seppure meno gravi del temuto. Nessuno si aspettava ciò che agli occhi increduli e ai cuori straziati della gente è apparso nei giorni seguenti in tutta la sua agghiacciante drammaticità. «Il vento, quella notte, ha cambiato la forma del paesaggio. Ciò che appare ora è la fine o un nuovo inizio?», recita il sottotitolo del libro «Le Dolomiti dopo la tempesta» curato per i Tipi di Valentina Trentini da Erika Di Marino e Anna Formilan con una gradevole semplicità espositiva, coinvolgente e mai banale. Scopo dell'opera presentata al Trento Film Festival e approdata sugli scaffali delle librerie è quello di spiegare ai più piccoli come in realtà in natura tutto rinasce, mentre la flora e la fauna ritrovano il loro equilibrio. La consueta rassegna culturale "Tutti i colori della pace" ormai in procinto di calata del sipario ricorda Vaia un anno dopo la sua incontenibile furia, in assoluto la più distruttiva mai registrata nelle foreste italiane, dando appuntamento alle 20.30 di martedì 29 ottobre al teatro di Padergnone «in ricordo delle vittime e dei 10 milioni di alberi caduti in una notte». L'autrice Di Marino dialogherà con Mario Broll , responsabile dell'Ispettorato forestale di Silandro. «La potenzialità dell'ecosistema di reagire - sostiene quest'ultimo - si basa sulla biodiversità e sulla sua capacità auto riproduttiva. Dobbiamo avere fiducia nella natura e fare fino in fondo la nostra parte». P.Z. Corriere delle Alpi | 25 Ottobre 2019 p. 37 Una serata con Ossini Pelmo d'oro 2019 Belluno Domani la Provincia consegnerà il Pelmo d'Oro 2019 (premio speciale Dolomiti Unesco) a Massimiliano Ossini. La cerimonia di premiazione sarà inserita all'interno della rassegna "Chies e le sue montagne", con inizio alle 20.45 al Piccolo Teatro del Comune alpagoto. Il premio è stato assegnato al conduttore televisivo dalla Fondazione Dolomiti Unesco ancora la scorsa estate. Tuttavia, Ossini era stato impossibilitato a ritirare il Pelmo d'Oro durante la cerimonia di luglio. Durante la serata sarà presentato il libro "Kalipé", che figura tra le motivazioni che sono valse a Ossini il Pelmo d'Oro 2019 per "la capacità di raccontare le Dolomiti e la montagna al grande pubblico, trasmettendo la passione per questi luoghi meravigliosi". --E.F. Gazzettino | 25 Ottobre 2019 p. 18 edizione Belluno Pelmo d'Oro: domani la consegna a Ossini IL PERSONAGGIO Al conduttore che ama le montagne, il Premio Pelmo d'Oro 2019. Domani dalle 20.45 al Piccolo Teatro del Comune di Chies, la grande cerimonia di consegna del riconoscimento al presentatore e giornalista Massimiliano Ossini. Il premio è stato assegnato al conduttore televisivo dalla Fondazione Dolomiti Unesco ancora la scorsa estate. Tuttavia, Ossini era stato impossibilitato a ritirarlo a luglio e sarà presente in provincia proprio in occasione della presentazione alla comunità bellunese di Kalipé. Lo spirito della montagna. La mia vita, le mie vette e la ricerca della felicità, il libro che segna il suo esordio letterario, esprimendo un approccio diverso alla montagna, un inno al silenzio e alla natura, valori che sono valsi al conduttore il Pelmo d'Oro 2019. A Massimiliano Ossini è stata riconosciuta la capacità di raccontare le Dolomiti e la montagna al grande pubblico, trasmettendo - così si legge nella motivazione - la passione per questi luoghi meravigliosi ed esortando alla riflessione su principi di sostenibilità, rispetto e lentezza nell'approccio con l'ambiente che ci circonda». Lo scopo del Pelmo d'Oro è la valorizzazione della cultura alpina delle Dolomiti bellunesi, l'obiettivo il riconoscimento di particolari meriti acquisiti da persone fisiche, enti pubblici e privati, associazioni e sodalizi nell'ambito dell'alpinismo e della solidarietà alpina, della tutela e della valorizzazione dell'ambiente e delle risorse montane, della promozione della cultura, della storia e delle tradizioni delle comunità montane del Bellunese. IL PROGRAMMA La cerimonia è parte del programma 2019 della rassegna Chies e le sue montagne. La giornata di domani, in particolare, sarà ricca di proposte fin dalle 9 quando al campo sportivo di Chies si partirà per una passeggiata lungo il sentiero verso Stracadon e Lamosano; alle 10.30 l'inaugurazione della mostra fotografica dedicata dal Cai di Mestre al paese abbandonato di Stracadon. Domenica serata relax al teatro di Chies, per la proiezione di Free Solo, il documentario sull'eccezionale salita di Alex Honnold lungo la via Freerider su El Capitan, quasi mille metri di dislivello conquistati senza corda e senza protezioni. Lunedì la rassegna farà tappa a Lamosano, alla sala polivalente: a un anno dalla tempesta Vaia, l'oceanografo Andrea Bergamasco parlerà sul tema Gli alberi, il mare e il cambiamento climatico nelle Alpi; interverranno l'assessore regionale Giampaolo Bottacin, il presidente della Provincia Roberto Padrin e il metereologo che aveva predetto Vaia, Thierry Robert Luciani. Il calendario si concluderà poi giovedì 31 ottobre.Alessia Trentin

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Corriere delle Alpi | 26 Ottobre 2019 p. 8 edizione Belluno “Grazie Ossini” IL PREMIO Il regalo, alla fine, l'ha fatto lui ai bellunesi. Il conduttore televisivo amante delle Dolomiti, insignito sabato del Premio Pelmo d'Oro 2019, ha rivelato qualche novità della prossima stagione televisiva di Linea Bianca: tre puntate saranno dedicate al Veneto e la troupe di mamma Rai tornerà nel Bellunese. Insomma, la liason tra il conduttore del programma, Massimiliano Ossini, e le montagne bellunesi, si rinnoverà con le prossime puntate del format televisivo. La cerimonia di premiazione si è tenuta sabato sera al Teatro di Chies, alla presenza del presidente della Provincia Roberto Padrin. A voler dedicare a Ossini il prestigioso riconoscimento è stata, per prima, la Fondazione Dolomiti Unesco. «Sono felice e orgoglioso di questo premio ha detto il vincitore, emozionato -, per di più ricevuto tra queste montagne favolose». Entusiasta anche Padrin. «Massimiliano Ossini ha saputo raccontare le nostre Dolomiti al grande pubblico, al di fuori della nostra provincia - ha spiegato Padrin, soffermandosi sulla motivazione del conferimento -. E sono convinto che continuerà a farlo anche in futuro. Proprio per il suo impegno, la sua professionalità e soprattutto per la passione che profonde nel suo lavoro di racconto delle montagne, ha saputo valorizzare la cultura alpina delle Dolomiti bellunesi, motivo per cui la giuria del Pelmo d'Oro 2019 gli ha assegnato questo prestigioso riconoscimento». Ossini, dopo aver ritirato il premio, ha presentato il suo libro Kalipé. E ha annunciato che anche nella prossima stagione televisiva Rai la trasmissione Linea Bianca dedicherà tre puntate al Veneto, tra le quali saranno inseriti i racconti e la promozione delle Dolomiti bellunesi. «La montagna è fondamentale, è vita, è ossigeno - ha detto Ossini al pubblico intervenuto a Chies -. Possiamo considerarla una vera e propria terapia psicologica, l'antidoto contro le relazioni asettiche che la società moderna ci impone. Sono particolarmente affezionato alle Dolomiti bellunesi proprio per questo motivo, in particolar modo alle Tre Cime di Lavaredo, che considero tra le montagne più belle del mondo in assoluto».La cerimonia, condotta dalla consigliera comunale di Chies Anna De March, era parte del calendario di Chies e le sue montagne, la felice manifestazione arrivata alla 18. edizione. Il programma della rassegna proseguirà oggi, domani e si concluderà giovedì. Questa sera protagonista sarà la frazione di Lamosano dove, nella sala polivalente (20.45) si ricorderà il primo anniversario da Vaia. Nel convegno dal titolo Gli alberi, il mare ed il cambiamento climatico nelle Alpi l'oceanografo Andrea Bergamasco del Cnr, l'assessore regionale Gianpaolo Bottacin, il presidente della Provincia Padrin e il metereologo Thierry Robert Luciani dialogheranno sul cambiamento climatico e le conseguenze per la Terra. (atr)

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Tutti per Ossini il conduttore tivù premiato con il Pelmo d'oro CHIES D'ALPAGO Com'era prevedibile il teatro di Chies mezz'ora prima della comparsa dell'ospite d'onore era già completo. Circa 150 persone presenti (molte rimaste fuori) per assistere alla consegna del Pelmo d'Oro-premio speciale Dolomiti Unesco- al conduttore televisivo Massimiliano Ossini per l'impegno e la passione che hanno caratterizzato la conduzione di trasmissioni televisive come Linea Bianca e prima di questa Linea Verde, dedicate alle Dolomiti Unesco.Quella che Ossini fa della montagna è sempre una presentazione accorata, mai solo meravigliosa cartolina di guglie e vallate imbiancate, di sci e di arrampicata, ma una presentazione carica di passione che si arricchisce e si completa sempre con la vita dell'uomo, carica di operosità e di forza. Una forza che nasce e si sviluppa dalla necessità di confrontarsi ogni giorno con una realtà complessa come quella montana, dove di pronto e di facile da ottenere non c'è mai stato e non c'è nulla, neppure oggi.L'intervista seguita al momento ufficiale, condotta da Anna De March, ha messo il luce la positività e la generosità di Ossini che ha sempre risposto serenamente e in modo molto esaustivo alle domande. La sua gioventù, le ambizioni, la sua vita, il lavoro, la famiglia (moglie e tre figli) e la svolta che ad un certo punto ha dato un senso a tutto: la consapevolezza che la vita va vissuta momento per momento per quello che è, cercando di cogliere sempre il lato positivo delle situazioni e delle persone. E la soddisfazione che segue quando si riesce a dare qualcosa di se anche agli altri, soprattutto a chi è in difficoltà che non ha paragoni. È una strada difficile da percorrere come quando si cammina in montagna per raggiungere una vetta, ma sempre appagante anche se non si raggiunge la vetta. «Kalipè, per me, è questo, passo lento e corto equivale a gesti piccoli ma concreti ripetuti nella vita di tutti i giorni: solo così, partendo dal quotidiano, ci abitueremo a cambiare il mondo». Un inno al silenzio, alla natura, alla vita, come conclude il suo libro. Il presentatore televisivo è stato insignito del premio su segnalazione della Fondazione Dolomiti Unesco. Ha ricevuto il Pelmo d'Oro dal presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin.«Massimiliano Ossini ha saputo raccontare le nostre Dolomiti al grande pubblico, al di fuori della nostra provincia - ha affermato Padrin -. E sono convinto che continuerà a farlo anche in futuro». --Loredana Stiletto Trentino | 2 Ottobre 2019 p. 38 La mobilità va a braccetto con il Festival del Gusto Tutti a Predazzo questo fine settimana per una 4 giorni ricca di appuntamenti che da qualche anno unisce la tradizione della desmontegada con il Festival del gusto e i temi legati alla mobilità e alla storica ferrovia di Fiemme proposti da Transdolomites. Si inizierà domani alle 16.30 nell’aula magna del municipio di Predazzo dove Trandolomites in collaborazione con il Comune di Predazzo e l’APT Val di Fiemme ha promosso un pomeriggio dedicato al decennale della Fondazione Dolomiti-Unesco, ai 90 anni dell’elettrificazione della storica ferrovia della valle di Fiemme e della Genova-Caselle. Sarà presentato il progetto di museo diffuso della Ora-Predazzo, lo stato dei lavori di recupero della ex stazione e l’attore Alessandro Arici proporrà alcuni racconti sulla vecchia ferrovia. Stand per tutti i gusti Sabato 5 sarà aperto il Festival del gusto in piazza SS Apostoli con stand gastronomici, il mercato agricolo e laboratori didattici per grandi e piccoli: la caserada e “il piccolo casaro” per bambini alle 15, i laboratori col legno per bambini proposti da Silvia Canello e quelli che verranno attivati dal Museo degli Usi e Costumi di San Michele all’Adige, oltre all’esposizione di diorami ferroviari. Alle 16 sono in programma i festeggiamenti per i 25 anni del gemellaggio tra Predazzo e Hallbergmoos, il comune tedesco che dal 1994 è gemellato con Predazzo per l'amicizia sviluppatasi fra i rispettivi corpi volontari dei vigili del fuoco. Alle 17, grazie alla collaborazione del gruppo cuochi di Predazzo e la partecipazione dell’Istituto Professionale di Tesero si terrà in piazza uno show cooking con la possibilità di degustare le pietanze presentate. La consumazione sarà a offerta libera ed il ricavato sarà donato in beneficenza. Nel 2018 sono stati raccolti 500 euro per l’Associazione Sport Abili. Alle 17.30 i ragazzi potranno seguire un laboratorio al museo geologico. Auto d’epoca Dopo il bel esito del primo tour delle auto d’epoca che si è sviluppato tra Ora (BZ) e Predazzo, quest’anno l’esperienza verrà riproposta sabato 5 sempre con partenza da Ora alle ore 10,30 dal piazzale FS e dopo un passaggio di saluto con brindisi sempre a Ora, saranno effettuate una serie di soste dedicate alla riscoperta dei percorsi della ferrovia della Valle di Fiemme il corteo di auto e camion raggiungerà Predazzo a metà pomeriggio. Il clou della manifestazione si avrà domenica 6 alle ore 11 con l’ormai tradizionale “Desmontegada de le vache”, la sfilata per le vie del centro e la conclusione al tendone delle feste col pranzo tipico preparato dall’ANA. Accanto a tutto questo una serie di iniziative di contorno: dalla visita al caseificio di venerdì 4 e al birrificio di Fiemme sabato 5, all’aperitivo in treno di sabato lungo le strade del centro storico, dalla rassegna gastronomica “autunno in tavola” nei ristoranti locali già attivo dal 28 settembre fino a domenica 6. Un connubio di successo fra enogastronomia, storia e tradizione, che offrirà, assieme ad uno sguardo storico, anche un momento di riflessione sulla mobilità di ieri e di oggi.

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Trentino | 4 Ottobre 2019 p. 38 Predazzo, un weekend di festa tra gemellaggi e inaugurazioni Predazzo Questo, per Predazzo, sarà un fine settimana di festa. Non solo la "Desmontegada", l tradizionale appuntamento con il ritorno delle mandrie dall'alpeggio, e il "Festival del Gusto", apprezzato appuntamento che anima il paese con street food, laboratori, show cooking. Il primo weekend di ottobre quest'anno vede in programma altri due importanti appuntamenti: i festeggiamenti per il venticinquesimo anniversario del gemellaggio con Hallbergmoos e l'inaugurazione della nuova caserma dei vigili del fuoco.Era il 1994 quando Predazzo e Hallbergmoos sancirono ufficialmente il vincolo di gemellaggio, il 1° maggio a Predazzo, il 10 settembre nel Comune bavarese. Ben 25 anni sono passati, anche se in realtà le radici dei rapporti di amicizia tra le due comunità vanno ricercate ancora più indietro. Risalgono, infatti, al 1979 i primi contatti spontanei tra i pompieri delle due località. Queste relazioni informali si sono poi trasformate in un gemellaggio ufficiale, che quest'anno raggiunge il quarto di secolo. La prima parte dei festeggiamenti si è tenuta in primavera, il 27 e 28 aprile, nel corso della tradizionale Volksfest di Hallbergmoos, alla presenza di circa 150 predazzani.Questo fine settimana si replica, quindi, a Predazzo, dove nei prossimi giorni arriverà la delegazione bavarese. Sabato alle 16, in piazza, ci sarà il momento ufficiale di celebrazione di questo importante traguardo; verso le 17 i presenti sfileranno fino alla caserma dei pompieri di via Marconi, dove, alle 17.30, ci sarà l'inaugurazione ufficiale; seguirà serata con musica e danze al tendone in località Baldiss. Domenica, dopo la messa concelebrata dai parroci di Predazzo e Hallbergmoos, nelle vie del centro sfilerà il corteo della Desmontegada, appuntamento a cui il Comune gemellato è molto affezionato. Al termine, pranzo al tendone.Due giorni ricchi di appuntamenti ufficiali e non, quindi, anticipati, ieri pomeriggio in municipio, nell'ambito del Festival del Gusto e delle Ferrovie, organizzato da Transdolomites, Comune e Apt - da un incontro dedicato ai 10 anni delle Dolomiti Patrimonio dell'Unesco, ai 90 anni dell'elettrificazione della ferrovia Ora-Predazzo, alla presentazione dell'idea di museo diffuso sulla ferrovia e alla relazione sullo stato dei lavori di restauro della storica stazione di Predazzo.

NOTIZIE DAI PARCHI Corriere delle Alpi | 5 Ottobre 2019 p. 28 Regolamentare i flussi per conservare il Parco Marina Menardi CORTINA Regolamentare i flussi turistici, per evitare l'effetto del lago del Sorapis: dopo 30 anni di gestione del Parco naturale delle Dolomiti d'Ampezzo da parte delle Regole, ieri il direttore Michele Da Pozzo, durante la conferenza organizzata da Cortina Marketing per il ciclo di incontri con il territorio, ha posto l'attenzione su questo fatto, che sta toccando negli ultimi anni anche Cortina: troppi turisti, troppe immagini che girano ad una velocità non controllabile, troppa divulgazione su certi luoghi del territorio che può portare al problema di un elevato afflusso turistico. È il caso emblematico citato dallo stesso Da Pozzo, che quest'estate ha portato il sindaco di Cortina Gianpietro Ghedina a emettere un'ordinanza di divieto di balneazione al lago del Sorapis, meta frequentatissima per la bellezza delle acque del bacino, con conseguenti sanzioni per i trasgressori e controlli da parte di Regole, polizia e carabinieri.«La situazione non era più sostenibile e siamo dovuti correre ai ripari. Ora dobbiamo stare attenti che ciò non succeda in altre zone delle nostre Dolomiti», ha detto Da Pozzo,«in questi trent'anni di gestione del Parco abbiamo lavorato molto sulla manutenzione dei sentieri e sulla segnaletica, perché crediamo sia la forma corretta per un turismo sostenibile tra le nostre Dolomiti. Ora il turismo sta cambiando, è aumentato molto. Volutamente il Parco non comunica molto, in fondo non è tra i nostri scopi, e fortunatamente non abbiamo bisogno di voti e di consenso popolare; evitiamo di condurre facilmente gli escursionisti in certi luoghi che riteniamo particolarmente importanti dal punto di vista naturalistico, evitando di pubblicizzarli. Saranno le persone stesse che andranno a cercare quei luoghi, in ogni caso patrimonio di tutti. La questione degli accessi in alta quota dovrà essere affrontata in un futuro che non sia troppo avanti nel tempo», ha incalzato Da Pozzo, «è giunto il momento di fare un ragionamento su cosa vogliamo a Cortina. Ci troviamo davanti ad una scelta: fare sì che l'accesso sia aperto a tutti, costruendo parcheggi, strade aperte ai mezzi, oppure riservato per pochi, in maniera onerosa, facendo cioè pagare il trasporto nelle strade chiuse attraverso un servizio apposito». Si tratta di un problema di parcheggi, di viabilità, ma anche di servizi di accoglienza in alta quota. «I rifugi sono sempre pieni, spesso bisogna prenotare con anche un anno di anticipo. Ma possiamo costruirne degli altri, o ampliare gli esistenti? Abbiamo abbastanza risorse idriche per questo?».Secondo Da Pozzo la divulgazione è il peggior nemico della tutela. «A volte siamo costretti a tacere per evitare l'effetto del lago di Sorapis», ha ribadito. Altra questione nebulosa per il futuro della gestione del Parco e del territorio montano in generale è quello del cambiamento climatico: «Il clima cambia più velocemente di quanto possiamo prevedere». Spunti

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che Da Pozzo ha voluto ieri lanciare, in vista dei festeggiamenti, l'anno prossimo, dei trent'anni di gestione del Parco da parte delle Regole. -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Corriere delle Alpi | 6 Ottobre 2019 p. 27 Dopo trent'anni il Parco resta un orgoglio per le Regole cortina Il Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo è stato protagonista dell'incontro di venerdì, organizzato da Cortina Marketing, per il ciclo di appuntamenti con gli operatori del territorio avviati lo scorso anno con l'intento di fornire strumenti e competenze utili a chi si occupa di sostenere e far crescere la località. A tenere la conferenza Luigi Alverà, vice sindaco di Cortina, e Michele Da Pozzo, direttore del Parco da trent'anni, ovvero dalla sua istituzione il 22 marzo 1990. Alverà ha ricordato quando faceva parte della commissione per il Parco, istituito dalla Regione Veneto e, unico caso in Italia, dato in gestione ad un ente del territorio, nello specifico alla Comunanza delle Regole d'Ampezzo.«Ero molto giovane - ricorda Alverà - ci fu questo grande riconoscimento nei confronti delle Regole da parte della Regione, che, dopo due anni di lavoro della commissione, portò a dare in gestione il Parco regionale alle Regole stesse. Allora venne fatto un Piano Ambientale che ha tenuto per trent'anni, senza grosse variazioni, segno di un lavoro fatto bene». Michele Da Pozzo ha ricordato la grande anima del Parco, l'allora presidente delle Regole Ugo Pompanin. «È stato Pompanin l'artefice di questa operazione, gli devo molto sotto vari aspetti, anche morali. Con lui è cambiato il rapporto con la politica esterna, ci ha insegnato a non avere un atteggiamento di sudditanza, nemmeno di prepotenza, ma di porsi con il giusto orgoglio, in maniera indipendente e competente. Da allora le relazioni tra le Regole e il mondo politico sono cambiate». Da Pozzo ricorda che furono le Regole a chiedere alla regione l'istituzione del Parco. I motivi? «Dovevamo difendere il nostro territorio da interessi di Stato. All'epoca si parlava di proseguimento dell'autostrada Venezia Monaco, di una centrale dell'Enel a Pian de Loa, e prima ancora c'erano le esercitazioni militari a Sennes e Foses. Il Parco si presentava come un sistema di autodifesa da troppe ingerenze nel nostro territorio. Per noi non è importante ricevere consenso, ma rendere i regolieri consapevoli dell'importanza del nostro patrimonio naturalistico. Un valore da custodire, unico e irripetibile». Da Pozzo ha rimarcato come egli sia un esecutore, e che le scelte siano dettate dall'amministrazione. «A volte ho dovuto mandare giù bocconi amari, ma mai niente di grave. In trent'anni di attività ho visto, tra i vari marighi e presidenti che si sono succeduti, una coscienza comune riguardo la salvaguardia del territorio. Nelle varie decisioni dell'amministrazione il Parco è sempre stato tenuto in considerazione. Forse ne parliamo poco, ma non abbiamo bisogno di proclami. La tutela del paesaggio è la prima cosa». --Marina Menardi Corriere del Trentino | 16 Ottobre 2019 p. 5 segue della prima Masè stoppa i Suoni delle Dolomiti «Evitare i concerti in aree protette» «No» ai concerti nelle zone wild del Trentino. Lo sottolinea il presidente del Parco naturale Adamello Brenta Joseph Masè, che interviene dopo la riflessione del ministro Costa. E sugli orsi dice: «La gestione sia locale». a pagina 5 «Nessun concerto in zone wild, neanche i Suoni delle Dolomiti» Adamello Brenta, il presidente Masè: «Orsi, sulla gestione nazionale Costa sbaglia» TRENTO Ha seguito la riflessione del ministro Sergio Costa sui temi ambientali provinciali e ci si è ritrovato: ha condiviso la posizione sugli eventi in quota («I concerti vanno organizzati in zone appropriate, che sia Moroder o i Suoni delle Dolomiti» conferma), quella sull’estensione delle aree sciabili («Nelle zone protette non si fa marcia indietro»). Ma quando è arrivato all’analisi sulla gestione dei grandi carnivori, Joseph Masè si è fermato. E non ha nascosto un accenno di dissenso. «Quella — ammette il presidente del Parco nazionale Adamello Brenta — è l’unica parte del discorso di Costa che non mi trova d’accordo». Perché presidente? «Ho percepito nelle parole del ministro la preoccupazione per una parcellizzazione della gestione dei grandi carnivori. E lo capisco. Ma Roma è lontana e a volte, sulla gestione dell’orso, scontiamo le mancate risposte da parte del governo». Quindi la gestione deve essere locale? «Parto dallo stato dell’arte: il progetto Life Ursus, al suo esordio, aveva registrato un gradimento da parte del 70% della popolazione. Oggi quella percentuale è scesa al 40%. Un calo dovuto a due fattori». Il primo? «Non c’è stata una campagna di comunicazione efficace alla popolazione. Così come non c’è stata una formazione e una

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comunicazione efficace destinata a chi vive in alpeggio». E il secondo? «Il secondo fattore è legato all’assenza di risposte immediate nel caso di orsi problematici. Una mancanza che chiama in causa il governo: credo che il ministro debba mettersi anche nei panni di chi vive in montagna e non può aspettare la carta bollata da Roma quando ha gli orsi fuori casa. Senza contare che questi ritardi nelle risposte, quando ci sono danneggiamenti legati a orsi problematici, rischiano di far calare ulteriormente il gradimento del progetto. Ora servono messaggi chiari per far capire alla popolazione che non è in pericolo che l’ente pubblico è in grado di intervenire tempestivamente. Quindi sì, credo che la gestione autonoma sarebbe opportuna, con tutte le precauzioni del caso: non credo, del resto, che un presidente della Provincia si affiderebbe a decisioni sull’onda dell’emotività. Ci sono esperti che seguono questo settore». Oggi si rincorre M49. «Quando era in Rendena sembrava provocasse disastri ogni giorno. Ora sembra quasi invisibile. Forse questa è una strada da seguire per gli orsi troppo confidenti in una zona: catturarli e spostarli». Costa interviene anche sugli impianti di risalita: parla di investimenti poco remunerativi. È d’accordo? «Mi guardo bene dall’intervenire sulla redditività degli impianti. Non faccio i conti in tasca agli impiantisti, non mi compete. Ma dico che dove insiste un’area protetta è inutile fare marcia indietro. Penso a Serodoli ma non solo: per me l’area protetta è tutta uguale e va tutelata. Sia chiaro: non ho mai visto gli impiantisti come nemici del parco. Riconosco l’importanza del turismo dello sci per l’economia di una valle. Ma mi aspetto il rispetto del patrimonio collettivo e una sensibilità ambientale. Non si può sacrificare il patrimonio naturale». E sugli eventi in quota è d’accordo con il ministro? «Personalmente, mi preoccupa la volontà di portare eventi di massa in quota. Temo che queste iniziative snaturino il contesto. I concerti vanno organizzati in luoghi appropriati». La giunta sta lavorando a delle linee guida. «Che sono utili, con qualche precisazione. È difficile stabilire delle linee guida che valgano per tutti i luoghi. In generale, gli eventi andrebbero organizzati fuori dalle aree protette. Se coinvolgono aree protette, andrebbero collocati vicino a zone antropizzate. Parlo di concerti come quello di Moroder, ma anche dei Suoni delle Dolomiti quando si parla di eventi di dimensioni considerevoli. Portare, ad esempio, 500-600 persone a Campo Flavona (una zona in alta val di Tovel, inserita nel Parco Adamello Brenta, ndr ) vuol dire creare un disequilibrio, con un impatto sugli animali. Per questo chiedo massima responsabilità agli organizzatori di queste iniziative. Ma non solo: tutti dobbiamo interrogarci. Non possiamo sentirci sempre dominatori della natura: siamo parte di un sistema». Qualcuno storcerà il naso per i «no» del Parco. «A chi storce il naso ricordo che il Parco non è l’ente dei no, ma è un ente che invita alla misura e alla riflessione». Alto Adige | 27 Ottobre 2019 p. 19 Parchi naturali, 95mila visitatori durante l'estate Bilancio positivo per la stagione estiva 2019 nei 7 centri visite dei parchi naturali altoatesini, che hanno fatto registrare circa 95.000 visitatori. Fra le varie iniziative, sono state seguite con particolare interesse le attività di educazione ambientale rivolte ai bambini, quali Junior ranger e le mostre temporanee "Bye Bye Butterfly" nel parco naturale Puez-Odle, quella sul ritiro dei ghiacciai nel parco naturale Vedrette di Ries-Aurina o la mostra "La volpe un predatore silenzioso" nel parco naturale Fanes-Senes-Braies. Molti partecipanti anche alle manifestazioni per il 10 anni delle Dolomiti Unesco. I Centri restano aperti fino al 31 ottobre.

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NOTIZIE DAI RIFUGI Corriere delle Alpi | 8 Ottobre 2019

p. 30 Classificazione dei rifugi meteo e "caso bivacchi" al centro del dibattito CADORE Tempo di primi bilanci per l'Agrav, associazione che accoglie i gestori dei rifugi alpini veneti fondata nel maggio dello scorso anno e che ad oggi conta 40 iscritti, gran parte dei quali cadorini.Con l'estate andata in archivio, spazio a novità e problematiche, affrontate seppur in via informale nel weekend scorso a Longarone durante la fiera "Dolomiti show". Priorità alla nuova classificazione delle strutture ricettive, comprese quelle di montagna, promossa dalla Regione: la documentazione richiesta dovrà essere inviata entro il 21 dicembre.«Ognuno sarà chiamato a rinnovare la propria posizione», spiega il presidente di Agrav, Mario Fiorentini, titolare del rifugio Città di Fiume, «la classificazione è importante soprattutto per chiarire alcuni aspetti dell'ospitalità dei rifugi d'alta quota. Non sono alberghi a cinque stelle ma sono ugualmente in grado di offrire servizi da una a cinque stelle, da rimandare a complessità della posizione e difficoltà che riserva la vita quotidiana».La classificazione ha portato alla luce la particolare situazione registrata alla voce "bivacchi" su cui da qualche tempo sta puntando le attenzioni soprattutto il Cai.«Bisogna tenere sempre a mente che il bivacco non è una struttura ricettiva ma un ricovero, da utilizzare in caso di emergenza, e comunque per non più di una notte come del resto spiega a chiare lettere il regolamento regionale». Durante l'estate sono stati diversi i casi di "affollamento" registrati ad alta quota, nei pressi di bivacchi che stanno assumendo sempre più le vesti di albergo e sempre meno quelli di un luogo spartano come invece le

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origini vorrebbero. Il richiamo del bivacco per una vacanza "a costo zero" è stato un altro degli argomenti affrontati da Cai e Agrav nel corso della fiera di Longarone, anche se il presidente Fiorentini taglia corto.«Anche il bivacco sta cambiando pelle, è il prezzo della modernità. Un tempo erano strutture di lamiera, oggi vengono costruiti in legno con letti comodi. Questo non cambia di una virgola la tipologia di servizio offerto, che nulla ha a che vedere con i rifugi. In tanti, tra coloro che scelgono per le proprie vacanze escursioni, anche impegnative, ad alta quota, preferiscono però i servizi offerti da un rifugio al posto del bivacco nonostante quest'ultimo venga messo a disposizione di tutti gratuitamente».A proposito di bivacchi e della loro fruibilità e realizzazione, se ne parlerà in un convegno che il Cai Veneto sta pensando di organizzare in inverno. Altro tema spinoso emerso in estate è quello delle previsioni meteo.«Il sensazionalismo imperversa senza controllo sul web e questo crea grossi problemi sia a noi rifugisti e sia ai clienti, soprattutto a quelli meno avvezzi con il meteo», conclude Fiorentini, «chi lancia allerte catastrofiche dovrebbe sapere che, soprattutto in Cadore, la paura generata da Vaia è ancora molto forte. Questo induce molto spesso a restare a casa. Abbiamo notato che le presenze in rifugio si concentrano nella mattinata proprio perché molto spesso le previsioni annunciano maltempo nel pomeriggio. Qualcuno ha deciso di aprire la cucina alle 10 al fine di assecondare richieste che si presentano molto diverse rispetto a ciò che avveniva in quota prima di Vaia» . --Gianluca De Rosa BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Corriere delle Alpi | 19 Ottobre 2019

p. 36 Sekou, dal Gambia a fare il pane al Carducci E la promozione in un locale vip di Corvara LA STORIA Gianluca De Rosa Dal Gambia ai 2297 metri d'altezza del rifugio Carducci passando per Lampedusa, ospite di un campo profughi. Sekou Samateh arriva da lontano, e non solo per modo di dire. Oggi appena diciottenne, due anni fa ha salutato la sua terra. Anche lui, giovane e solo, ha scelto il mare come unica via possibile per vivere una vita migliore. Ha scelto di rischiare anche la propria vita in cambio di una semplice prospettiva migliore. Da un piccolo villaggio del Gambia alla Libia, poi il viaggio su un barcone della speranza fino a Lampedusa. Sekou ama il mare, ma alla fine ha scelto la montagna. DALLA SICILIA ALL'ALPAGO PER FINIRE IN CADORE Nel giro di due anni, dalla Sicilia Sekou si è trasferito in Alpago, infine ad Auronzo dove vive da un anno. Sekou Samateh aveva le idee chiare ed una passione: quella del pane. Proprio così, Sekou è un panettiere che ha coronato un sogno: trasformare la sua passione in un lavoro che gli ha permesso di diventare in breve tempo autonomo ed indipendente. «Nel mio villaggio avevo imparato

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a fare il pane all'interno di una piccola panetteria, è una passione che ho sempre avuto», raccontato il protagonista di questa incredibile storia, «sono molto contento di lavorare al rifugio Carducci, ringrazio chi mi ha dato fiducia facendomi sentire subito uno di famiglia». Ringraziamenti doverosamente da rimandare a Giuseppe Monti, storico gestore del rifugio Carducci, da sempre considerato come luogo d'incontro e di amicizia, simbolo del progetto Dolomiti senza confini che avvicina le genti di Cadore, Pusteria e Osttirol. «Sekou aveva già lavorato durante la stagione invernale scorsa al rifugio Auronzo insieme ad Alessio (Parrinello, che condivide con Monti la gestione del Carducci, ndr)», racconta Bepi Monti, «lo abbiamo portato qui con noi perché avevamo bisogno di un lavapiatti e, all'occorrenza, di un aiuto cuoco. La sorpresa del pane è arrivata qualche mese fa: da quel momento, complici anche i social, è stato un crescendo di attenzione da parte dei nostri clienti nei suoi confronti al punto che oggi il prodotto più richiesto, insieme agli storici canederli, è proprio il suo pane». LA "PROMOZIONE" Grazie al nuovo lavoro Sekou Samateh, appena diciottenne, ora ha "salutato" gli amici migranti ospitati ad Auronzo dalla cooperativa Integra divenendo così autonomo ed indipendente. Ma c'è di più, perché tra qualche settimana prenderà servizio in uno dei ristoranti "in" di Corvara in val Badia. «Dal primo novembre Sekou farà il pane al ristorante "La Perla" di Corvara», annuncia Monti, «siamo davvero felicissimi per lui. Dalla prossima stagione estiva poi tornerà a lavorare con noi: lo aspettiamo a braccia aperte, intanto perché è un bravissimo ragazzo ma soprattutto perché è un grande ed instancabile lavoratore, sempre sorridente e positivo in ogni circostanza». Sekou ha raccontato un particolare della sua esperienza lavorativa al rifugio Carducci: «So che qui è difficile solo pensarlo, ma io in vita mia non avevo mai visto la neve; sono arrivato al Carducci ad aprile ed ho trovato un manto bianco di quattro metri. Mi sono divertito come un matto a spalare», dice ancora, «ogni tanto lasciavo la pala per tuffarmi in mezzo alla neve. È stata una cosa molto divertente. Non vedo l'ora di rivedere la neve, è uno spettacolo della natura». - BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

NOTIZIE DAL CAI Corriere delle Alpi | 20 Ottobre 2019

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p. 21 segue dalla prima «L'accoglienza in quota ha dei limiti» Il Cai sprona a tutelare le terre alte Francesco Dal Mas BELLUNO «Prendersi cura della montagna» è la raccomandazione del Club alpino italiano e in particolare della commissione Tam (Tutela ambiente montano) che ha convocato ieri a Vittorio Veneto e oggi in Cansiglio i suoi uomini (e donne) per interrogarsi su come una disgrazia tipo Vaia possa diventare un'opportunità di sviluppo. Tra i tanti relatori ha parlato anche Renato Frigo, presidente regionale del Cai, il quale ha spiegato come, invece, non ci si prende cura delle terre alte. Auspicare, ad esempio, che sulle Dolomiti arrivino "vagonate di turisti", magari in autostrada piuttosto che con il treno elettrico, non fa il bene della montagna, ha detto. Perché? «Perché l'accoglienza ha i suoi limiti. Lo dimostra la frequenza eccessiva, in determinati periodi dell'anno, sia dei passi che di taluni itinerari escursionistici, perfino di determinate ferrate. Ma soprattutto di località come Cortina, con code inquinanti per lunghe ore». Bisogna che nell'approccio si ritrovi l'equilibrio. E questo non è difficile da individuare se - afferma Frigo - i politici, i pubblici amministratori, accettano il confronto dialogico con il Cai, contro il resto dell'associazionismo e del volontariato. «Noi non vogliamo il muro contro muro, che ha dimostrato di non dare esiti positivi. Siamo disposti ad interloquire costruttivamente, ma partendo da talune consapevolezze».Quanto alle infrastrutture, ad esempio, la prosecuzione dell'autostrada Venezia Monaco è davvero improponibile. Non aiuta di sicuro le comunità della Provincia, tanto meno le Dolomiti in quanto tali. È semmai un bypass. Chi teme l'affollamento del Brennero, farà la Venezia Monaco, ma non per fermarsi a Cortina piuttosto che a Belluno. I Mondiali di sci e le Olimpiadi? Il popolo dell'alta montagna non è contrario, anzi. Però, fa capire il presidente del Cai, questi ed altri eventi non devono essere colti nell'accezione del business, soprattutto se mercantile. E così ragionando Frigo finisce per intrattenersi sulle Dolomiti Unesco.È presente anche Cesare Lasen, che fa parte della governance scientifica della Fondazione. E che, nella sua relazione al convegno, ha un pizzico d'ironia nel confrontare le Dolomiti patrimonio dell'Umanità alle Colline del Prosecco, anch'esse tutelate dall'Unesco. Parliamo di due entità ben diverse, si limita a far intendere Lasen.Bene, Frigo va oltre e osserva che la Fondazione, «al di là dei limiti che evidenzia», è troppo soggetta ad attacchi, «sia da destra ma anche da sinistra».Viene presentata come uno strumento vuoto - dice - ma tale rischia di esserlo (e non lo è) solo perché c'è chi vuol tenerla svuotata. Eppure - afferma il presidente del Club alpino veneto - «è l'unico strumento che parla seriamente di montagna» e che potrebbe autorevolmente orientare le politiche per le terre alte. A questo punto è inevitabile alzare il tiro dell'opposizione a tutto e a tutti? «Il Cai ritiene che la mera contrapposizione non sia produttiva. Dire sempre no», insiste Frigo, «non fa il bene della montagna». Bisogna costruire alleanze, e da qui partire.All'ingresso della sala del convegno si vendono borracce per portarsi appresso l'acqua, anziché usare le bottiglie di plastica. Ci sono signore che si fanno perfino il selfie con la borraccia ambientalista.Frigo applaude, ma coglie la circostanza per suggerire, anzi raccomandare che in montagna non si vada solo attrezzati di questo contenitore, ma anche di una scatola per i rifiuti. Rifiuti da portare e smaltire rigorosamente a casa, anziché abbandonarli in qualche cestino dolomitico, semmai ci fosse. Anzi, suggerisce qualcuno dalla sala, togliamo i cestini dai rifugi ed educhiamo almeno i nostri tesserati a riportarsi appresso le loro immondizie.E questo è uno dei passaggi anche del decalogo proposto all'attenzione dei convegnisti da Filippo Di Donato, presidente nazionale della commissione Tam Cai, il quale ha ricordato che le sfide ambientali sono connaturali alla vita dell'alpinista che aderisce ad un movimento come il Club alpino. Non tutti i tesserati, però, ne sono consapevoli. -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Corriere del Trentino | 20 Ottobre 2019 p. 8 Si sciolgono i ghiacciai, in pericolo anche i rifugi Cambiamenti climatici, convegno Cai-Sat: problemi pure per i sentieri Massimo Minniti Trento Lo scioglimento dei ghiacciai e l’abbassamento del permafrost non sono più solo argomenti per addetti ai lavori, ma fenomeni con effetti sempre più concreti per l’ambiente montano della regione. Questo è quanto è emerso dal convegno «Cambiamento Climatico nelle Alpi», un evento promosso ed organizzato ieri a Bolzano Sud dal Cai Alto Adige insieme a Avs e ai trentini della Sat. Relatori provenienti dal mondo accademico e dai principali centri di ricerca italiani hanno portato i loro studi per approfondire il tema del cambiamento climatico. A coordinare i lavori Claudio Sartori, presidente provinciale del Club alpino: «Come Cai non vogliamo influenzare, ma informare gli interessati su quanto sta succedendo — dichiara Sartori —. Siamo in un’epoca in cui ci sono repentini cambiamenti. E il cambiamento climatico sta già causando problemi alla montagna, anche qui da noi». Come riferito da Sartori, è proprio lo scioglimento dei ghiacciai e l’abbassamento del permafrost che stanno mettendo in pericolo la stabilità di alcuni rifugi gestiti dallo stesso Cai. «I rifugi soffrono di aspetti legati alle strutture di fondazione. E proprio l’abbassamento del permafrost crea dei vuoti che possono dare instabilità al rifugio stesso». Un esempio? «A Cima Libera, 3150 metri di quota, sono stati fatti degli interventi per dare stabilità al rifugio». L’instabilità delle costruzioni non è il solo problema, perché anche i sentieri perdono la propria sicurezza a causa dei flussi di detriti (debris flow ): «I debris flow sono aumentati più del previsto per il ritiro dei ghiacciai ed erodono

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tutto quello che hanno davanti abbattendo anche edifici — avverte Volkmar Mair, direttore dell’ufficio Geologia della Provincia —. Negli ultimi 20 anni abbiamo auto 160 interventi l’anno per le varie frane, che colpiscono soprattutto i pendii delle valli principali. I sentieri vengono cancellati». La risposta al problema non è «recintare» la montagna: «Purtroppo, non è possibile proteggere tutti i sentieri — sostiene Mair —. Siamo arrivati al punto in cui bisogna star attenti a dove mettiamo i piedi e a studiare bene l’escursione». Eppure il cambiamento climatico produce anche aspetti positivi: «Con i cambiamenti climatici le frane superficiali saranno sempre più frequenti, ma dove c’erano i ghiacciai, adesso cresce il bosco — ragiona Mair —. E il bosco offre la migliore protezione contro le frane superficiali, perché stabilizza il suolo». E per gli impianti sciistici? Negli ultimi 10 anni la stagione sciistica si è prolungata, ma c’è sempre più bisogno di sparare neve artificiale: «Le nuove tecnologie e i bacini montani — spiega Andy Varallo, vicepresidente di Dolomiti Superski — ci permettono sempre di garantire l’apertura delle piste, ma spesso servono più giorni per prepararle». La situazione è preoccupante se si pensa alla scomparsa delle riserve d’acqua: «Se continua questo caldo i piccoli nevai della Marmolada e del Sorapis si prosciugheranno inevitabilmente — commenta il glaciologo Franco Secchieri —. E le riserve d’acqua si consumeranno

Corriere delle Alpi | 25 Ottobre 2019 p. 34 Il Cai si rimbocca le maniche: i sentieri rimessi tutti a posto Luca De Michiel LORENZAGO Un super lavoro del Cai e, un anno dopo Vaia, Lorenzago ha di nuovo i suoi sentieri. La tempesta di un anno fa ha causato sì danni nel centro abitato, ma meno che altrove. La furia di Vaia si è invece scatenata in particolare sui numerosi metri quadri di bosco che circondano l'abitato lorenzaghese. Ed ecco che, immediatamente nei giorni successivi alla tempesta, la locale sezione del Cai ha fatto una ricognizione sui sentieri di propria competenza. Sentieri importanti per la vita turistica del paese e che ogni anno richiamano numerosi turisti. Il sentiero più colpito è stato il numero 358 del Romotoi. La furia del vento, dell'acqua e dei detriti ha strappato dalla roccia scalette, funi e scalini metallici. Questo proprio nella forra del Romotoi, mentre nel bosco che la circonda i piccoli rii si sono trasformati in torrenti portando a valle centinaia di metri cubi di sassi e ghiaia che hanno alzato il sentiero in alcuni punti anche di un metro. Non solo, anche decine di alberi sono caduti di traverso ostacolando il percorso.«Questo è stato il primo sentiero che ha avuto l'attenzione per il ripristino», sottolinea Emilio Fabbro, presidente del Cai e vicesindaco di Lorenzago, «e infatti, a fine maggio, le guide alpine e i volontari hanno sistemato rispettivamente la parte ferrata e la parte nel bosco. Le guide alpine sono state finanziate con fondi del Cai Lorenzago e Vigo, grazie alla fondamentale collaborazione del Cai centrale che aveva raccolto un bell'importo in ambito nazionale». Un ottimo e fondamentale lavoro di squadra tra le diverse sezioni del Cai che ha permesso di portare a termine un intervento veloce e certosino.«Intermediario fra la sede centrale e le sezioni locali è stato anche il Cai Veneto», prosegue Fabbro, «grazie al lavoro di Alessandro Farinazzo, che si è speso molto anche per coordinare gli scout AGESCI che sono intervenuti in estate sempre sui nostri sentieri». Proprio gli scout a Lorenzago hanno sistemato la strada sterrata adiacente alla statale che porta al Mauria e segnalato con vari ometti il sentiero del Romotoi nella parte boschiva. Il sentiero più famoso di Lorenzago, ovvero il 336, detto "Sentiero del Papa", aveva solamente alcune piante e piccoli smottamenti che ne impedivano la fruzione, mentre il sentiero che da Lorenzago conduce a Domegge è stato ripristinato ad agosto con la costruzione di una nuova passerella. Sempre grazie al Cai, che ha redatto una precisa relazione sullo stato generale dei sentieri, l'amministrazione comunale ha avuto la possibilità di contattare la Protezione Civile, che nell'ambito di una esercitazione a fine giugno ha condotto delle bonifiche nel territorio con la messa in sicurezza di alcune aree. Non molti danni invece ad un altro famoso sentiero lorenzaghese: l'Olivato. Il suo percorso l'ha scampata, in quanto grossi lavori di messa in sicurezza e di resilienza erano stati eseguiti negli anni precedenti. Il Cai si è poi occupato di rimettere in piedi un simbolo del territorio: la croce sul monte Miaron, abbattuta probabilmente dalle forti ed intense raffiche di Vaia. Altro intervento eseguito quello sulla strada che porta a Casera Santigo, fortemente compromessa dall'esondazione del piccolo rio, e sistemata poi a metà giugno grazie all'intervento di una ditta edile. -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

NASCE LA RETE TRA I SITI UNESCO DEL VENETO Corriere delle Alpi | 26 Ottobre 2019 p. 11 Turismo, nasce una rete tra i siti Unesco veneti

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VENEZIA Nuove iniziative per valorizzazione gli attuali otto siti Unesco del Veneto, attraverso un coordinamento tra tutti gli attori del settore per sostenere, valorizzare e promuovere questi inestimabili patrimoni. Ieri, su iniziativa della Regione, sono stati convocati tutti gli attori del sistema, tra cui i responsabili degli otto siti (Orto Botanico di Padova, Città di Verona, Venezia e la sua laguna, Colline del Prosecco, siti palafitticoli dell'Arco Alpino, Dolomiti, Opere di Difesa Veneziane, Città di Vicenza e Ville Palladiane); i Sovrintendenti dei Beni culturali del Veneto; Docenti dello Iuav di Venezia (con cui la Regione ha un Accordo formale per il Supporto al Coordinamento dei Siti Unesco); il Ciset dell'Università Ca' Foscari, dirigenti regionali delle varie Direzioni coinvolte. Tra gli argomenti affrontati, spicca l'organizzazione strutturale di un vero "sistema" per rispondere anche alle richieste di un turismo che cerca servizi, mobilità fruibile e qualità dell'accoglienza. Primo passo: dare vita a una Rete tra i siti Unesco del Veneto. -

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