Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Settembre 2019

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RASSEGNA STAMPA SETTEMBRE 2019


PRINCIPALI ARGOMENTI DEL MESE DI SETTEMBRE: BALCONI PANORAMICI: INAUGURAZIONE DEL MONTE RITE ......................................................................................................3 ESTATE 2019: UN PRIMO BILANCIO SULLE PRESENZE TURISTICHE ........................................................................................6 OLTRE LE VETTE 2019 ........................................................................................................................................................................8 RETE DEGLI EVENTI PER I 10 ANNI DI DOLOMITI UNESCO .........................................................................................................9 PROPOSTE FORMATIVE ...................................................................................................................................................................14 RETE DEI PRODOTTI DI QUALITA’ DELLE DOLOMITI UNESCO ..................................................................................................14 #SOSERRAI: 1 MILIONE PER I SERRAI ...........................................................................................................................................16 PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO A MATTEO RIGHETTO .................................................................................................16 NOTIZIE DAI RIFUGI ...........................................................................................................................................................................18 NOTIZIE DAI PARCHI ..........................................................................................................................................................................19 PATROCINI ...........................................................................................................................................................................................20 SCOPERTE SCIENTIFICHE ...............................................................................................................................................................23


BALCONI PANORAMICI: INAUGURAZIONE DEL MONTE RITE Corriere delle Alpi | 10 settembre 2019 p. 28 Il sesto punto di osservazione sarà inaugurato sabato 21 Morandini: «In primo piano la bellezza di questi luoghi» Il "balcone Unesco" del monte Rite racconta le Dolomiti di Francesco Dal Mas CIBIANA Eccolo, il balcone Unesco sul monte Rite. È stato realizzato dalla Fondazione e verrà inaugurato, il 21 settembre, dall'assessore regionale Federico Caner e dal presidente della Provincia, Roberto Padrin, con la partecipazione di Marcella Morandini, la direttrice delle Dolomiti Unesco. Sorge a quota 2180 metri e l'osservatore ha modo di ammirare alcune tra le più belle cime dolomitiche ma anche di decifrarle. Il semicerchio metallico posto in orizzontale racconta le montagne intorno, riproponendo in bassorilievo il paesaggio e indicando i nomi delle creste che stanno davanti, quindi dal Sassolungo di Cibiana agli Spalti di Toro, al Tudaio, all'Antelao e, dall'altra parte, al Civetta, al Pelmo, alle Tofane e al Sorapis. Che si può volere di più? Reinhold Messner ha definito il Rite il più bel balcone naturale sulle Dolomiti. Sono numerosi gli appassionati che, salendo sul tetto del forte che ospita il "Museo fra le nuvole", ammirano questo paradiso. Si tratta della sesta struttura panoramica realizzata sui "monti pallidi" dalla Fondazione Unesco, che proprio quest'estate compie 10 anni dalla fondazione. È una tappa - come spiega Morandini - di un progetto più ampio di balconi nelle aree dolomitiche delle province di Bolzano, Trento, Belluno, Pordenone e Udine con l'obiettivo di far crescere tra i turisti la conoscenza di queste montagne attraverso la bellezza paesaggistica e informazioni geologiche e geomorfologiche del territorio. Altri presidi panoramici sono in realizzazione sul monte Agudom nel comune di Auronzo, e a Faverghera (Nevegal) m nel circondario di Belluno. «Queste terrazze panoramiche sono collocate in posti diversi e con diverse storie da raccontare, dalla geologia al paesaggio. Ma accomunate dall'essere parte di quell'unico patrimonio mondiale dell'Unesco che sono le Dolomiti», puntualizza Morandini. «Si tratta di un progetto unico che crea una rete di punti d'osservazione privilegiati che consentono al visitatore di rendersi conto dell'unicità di questi luoghi al di là dei confini provinciali e regionali».A fare gli onori di casa sarà il 21 settembre il sindaco di Cibiana, Mattia Gosetti, con i suoi collaboratori. Un sindaco - Gosetti - che in questi giorni è soddisfatto perché il mese di agosto e questi primi giorni di settembre hanno consentito di recuperare le presenze turistiche di giugno e luglio. Ma anche perché, anticipa, a giorni Veneto Strade dovrebbe partire con il cantiere della messa in sicurezza della strada di accesso a Cibiana, colpita da una frana. Il Monte Rite ha registrato un progressivo incremento di visitatori dopo che Messner ha presentato il film sui musei che ha organizzato, precisando che quello di Cibiana è appunto il più panoramico. Numerosi i tedeschi arrivati per "curiosare". Corriere delle Alpi | 20 Settembre 2019 p. 29 Taglio del nastro per il "balcone" panoramico del Monte Rite CIBIANA Ecco l'Antelao in tutta la sua imponenza. Ti giri a destra e puoi osservare le Marmarole, ti giri a sinistra e laggiù, in fondo alla valle, si estende Cortina, dominata dalle Tofane. Ancora a sinistra e impatti sul Pelmo, subito più in là il Civetta. E alle spalle il Sassolungo di Cibiana. Una visione d'incanto quella che permette il "balcone panoramico Monte Rite" che la Provincia inaugurerà domani alle 11. È il primo dei tre; gli altri due sono sul Monte Agudo, sopra Auronzo, e sul Nevegal. Dall'Agudo, hai davanti le Tre Cime di Lavaredo, dal Nevegal lo Schiara. «Sono tre "balconi"», spiega il presidente della Provincia, Roberto Padrin, «dai quali si può ammirare la maestosità delle nostre montagne che meriterebbero tutte di essere considerate quel patrimonio dell'umanità che l'Unesco ha riconosciuto alle cime dolomitiche. Anzi, possiamo dire che da questi balconi meritiamo davvero la specificità che da due anni rivendichiamo».L'iniziativa è stata concepita dalla Fondazione Dolomiti Unesco che ha appena compiuto 10 anni. Alle 11, la cerimonia ai 2180 metri del Monte Rite, con Federico Caner, assessore regionale al Turismo; il presidente Roberto Padrin; Cesare Lasen del Comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco; i sindaci di Cibiana, Mattia Gosetti, e di Valle, Marianna Hofer.Dopo la benedizione del "balcone", l'intrattenimento musicale con il coro Cai di Belluno, diretto dal maestro Piervito Malusà. Alle 12.15 verranno consegnati ai sindaci dei murales degli stemmi comunali realizzati da Marcos Anduchak durante la Biennale Arte 2018. Nel pomeriggio, alle 15, visita ai murales di Cibiana e al "campo base", la nuova esposizione alpinistica di Reinhold Messner al Taulà dei Bos. Il "balcone" si trova proprio sulla vetta del Rite, a pochi passi dal tetto del "Museo tra le nuvole", struttura realizzata dalla Regione sulle macerie di un vecchio forte della prima guerra mondiale. Non ci sarà Messner, che del museo è il fondatore, perché impegnato nella "prima" del suo nuovo film dedicato appunto ai musei di cui promuoverà le immagini in mezza Europa. Con un'attenzione particolare all'area tedesca. Sta di fatto, però, che proprio sul Rite, come in altre aree delle Dolomiti, quest'estate gli americani hanno superato in presenza gli stessi tedeschi. La stagione turistica a Cibiana ha tenuto e, secondo il sindaco Gosetti,


questo è già un buon risultato.Nelle ultime settimane hanno recuperato visite anche il museo di Messner e il rifugio Dolomites, che si trova a pochi metri. «Ci onoriamo di avere nel nostro territorio, e in particolare in un paese caratteristico come Cibiana», sottolinea il presidente Padrin, «una duplice presenza del "re degli otto mila". Con i due musei, infatti, si riassume la storia e la filosofia delle conquiste alpinistiche. Il nostro "balcone" panoramico dà modo, in sostanza, di capire il senso di questa storia che è la contemplazione della bellezza che ci sta intorno». -Francesco Dal Mas BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Corriere delle Alpi | 22 Settembre 2019

p. 33 segue dalla prima Uno sguardo spettacolare sulle Dolomiti Inaugurata la terrazza del Monte Rite Enrico De Col CIBIANA Una nuova terrazza dolomitica con il balcone panoramico sul monte Rite. Inaugurato infatti quello che è il primo tassello di un ampio progetto di valorizzazione turistica e paesaggistica promosso dalla Provincia in sinergia con Regione e Fondazione Dolomiti Unesco. L'opera permetterà a tutti i visitatori di vedere le indicazioni delle varie montagne con relative informazioni a 360° con vista su Pelmo, Tofane e molte altre cime, tutto a pochi passi dal "Museo tra nuvole" di Reinhold Messner. «Siamo in uno dei posti più suggestivi delle Dolomiti», spiega il sindaco di Cibiana Mattia Gosetti, «dove ad ogni angolo possiamo ammirare i monti con più carattere. Non è solo un posto bello ma anche un vero e proprio monumento alla pace e alla vita». Parole condivise anche dal collega Gabriele Soravia, vicesindaco di Valle di Cadore e da Cesare Lasen della commistione scientifica della Fondazione Dolomiti Unesco.«Dopo vari anni di iter i nostri sforzi sono stati ripagati», afferma il presidente della Provincia Roberto Padrin. «Questo è solo il primo balcone dei tre previsti che saranno poi inaugurati tra qualche mese. Il panorama parla da sé ed è un importante tassello in questo decennale del riconoscimento Unesco per cui è stato fatto tanto, ma c'è ancora molto da lavorare per sfruttare sempre di più il nostro patrimonio ambientale. Un grazie agli uffici della Provincia con il dirigente Luigino Tonus e il coordinatore di progetto Fiorenzo De Col, alle imprese, in gran parte bellunesi, che ci hanno messo tanta passione oltre che professionalità, e tutti coloro che hanno collaborato».«Questo contesto ci fa riflettere sempre di più sulla sostenibilità», aggiunge l'assessore regionale al turismo Federico Caner, «dobbiamo sforzarci per delle politiche turistiche montane che siano rispettose di questi spettacoli naturali, puntando sulla qualità e non agli arrivi di massa che possono danneggiare certi paesaggi. Per questo chiedo a tutti i sindaci di mettere il logo Dolomiti Unesco nei loro municipi: dobbiamo far acquisire a tutti i cittadini maggior consapevolezza del nostro stesso


patrimonio per poi trasmettere ai turisti la passione. Sono venuto fin quassù a cavallo con gli amministratori locali e sono nati alcuni ragionamenti sulla strada di accesso. Dobbiamo valorizzarla permettendo l'accesso solo ai mezzi sostenibili come bici, cavalli e a piedi, lasciando libera circolazioni solo ai mezzi elettrici magari con un trenino che possa portare anziani, persone con difficoltà motoria e disabili, senza quindi tralasciare l'aspetto dell'inclusività».Dopo la benedizione del parroco don Vito De Vido e le note del Coro Cai di Belluno è seguita la donazione di un murales da parte dell'arista brasiliano Marcos Anduchak, grazie alla locale associazione Biennale Arte Dolomiti, opera che rappresenta la storia degli stemmi di Cibiana e Valle che sarà collocata ben visibile in paese. -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Gazzettino | 22 Settembre 2019 p. 12 edizione Belluno Un balcone sulle Dolomiti Inaugurato ieri sul Monte Rite il primo di tre terrazzi panoramici CIBIANA Una meravigliosa giornata di sole ha baciato ieri sul Monte Rite l'inaugurazione del primo dei tre balconi panoramici, realizzati dalla Provincia di Belluno, in quota parte finanziati anche dalla Regione Veneto. Una terrazza naturale collocata a 2.180 metri di quota sul Monte Rite attraverso la quale mostrare e raccontare le montagne tutt'intorno. Si tratta di un semicerchio metallico dal quale il visitatore potrà osservare il panorama e contemporaneamente leggere i nomi delle creste che lo circondano, riproposti in bassorilievo sul metallo. IL SALUTO DEL CORO CAI L'appuntamento, che ha richiamato molte persone, è stato salutato dai canti del coro Cai di Belluno. A fare gli onori di casa è stato il sindaco di Cibiana, Mattia Gosetti, il quale, insieme al vicesindaco di Valle di Cadore, Gabriele Soravia e all'assessore regionale al turismo, Federico Caner, si è fatto la salita in sella ad un cavallo. «Per noi oggi è una giornata di festa - ha detto il sindaco -. Questo balcone è il simbolo della pace e della vita che pervade le nostre montagne. Qui c'è una storia fatta di guerra, ma oggi viviamo un momento in cui tutte le nostre comunità guardano al futuro respirando un'aria d pace». IL PRESIDENTE PADRIN E' stato poi il presidente della Provincia, Roberto Padrin a illustrare l'iter che portato alla realizzazione del balcone, il primo di tre. «Oggi non servono le parole. Basta guardarci attorno per ammirare la bellezza delle nostre Dolomiti, patrimonio dell'umanità, in tutto il loro splendore. Abbiamo il dovere anche attraverso iniziative del genere di valorizzare il più possibile questa parte del nostro territorio che deve essere esaltata e non esasperata nei vincoli. Ringrazio tutti coloro che hanno permesso tutto questo salutando anche l'amico Guido De Zordo cui va grande meriti per lo sviluppo del Monte Rite. Da qui tutto il mondo sembra diverso e noi dobbiamo contribuire a preservarlo». FONDAZIONE UNESCO La cerimonia, presenti per la Fondazione Dolomiti Unesco, Cesare Lasen, per il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, il presidente Ennio Vigne, insieme a sindaci e diverse autorità, si è chiusa con l'intervento dell'assessore Caner. «Le Dolomiti sono un patrimonio inestimabile che dobbiamo rendere sempre più sostenibili guardando ad un turismo sempre più di qualità. Oggi viviamo una giornata fantastica dove poter ammirare le nostre montagne diventate sempre più meta turistica in una regione come la nostra che la più visitata del nostro Paese. Dobbiamo continuare a lavorare insieme su questa strada».

Corriere del Veneto | 22 Settembre 2019 p. 15 Belvedere sul Monte Rite:u na terrazza ad alta quota È la prima delle tre previste da Dolomiti Unesco. Padrin: «Finestra sulla bellezza» Davide Piol Belluno Tre finestre panoramiche affacciate sullo spettacolo delle Dolomiti Unesco. La Provincia di Belluno investe sul turismo e lo fa realizzando dei punti strategici ad alta quota. La sensazione del turista sarà quella di ergersi in cima al mondo, respirando aria buona, camminando tra la natura e godendo della vista di alcune tra le montagne più belle che esistano. Ieri mattina è stata inaugurata la prima terrazza panoramica, collocata a 2.180 metri sul Monte Rite, che fa parte di un progetto più ampio del costo complessivo di 185.000 euro, di cui 125.000 finanziati dalla Regione e 60.000 da Palazzo Piloni. «È stata una giornata meravigliosa – ha commentato il presidente della Provincia Roberto Padrin presente ieri al taglio del nastro – Qualsiasi parola di fronte al panorama che si è presentato davanti ai nostri occhi è superflua. Queste finestre permetteranno di valorizzare ancora di più le nostre montagne perché daranno una visione unica nel suo genere. Oggi (ieri per chi legge, ndr ) abbiamo inaugurato la prima, forse la più suggestiva». L’iniziativa rientra nel piano «Esposizione Universale Expo 2015. Implementazione


della prima parte del progetto ‘Siti Unesco, Dolomiti Unesco, Laguna di Venezia, Parchi Regionali’. Programmazione delle azioni a regia regionale relative alla valorizzazione del sito Dolomiti Unesco» che prevede iniziative per la valorizzazione e la promozione dei principali siti naturalistici regionali. Il balcone panoramico del Monte Rite è stato realizzato in lamiera di acciaio corten e struttura in calcestruzzo armato. È provvisto di bussola panoramica di 360 gradi, con intagliati al laser su tre livelli i profili delle montagne circostanti. Il visitatore può osservare il panorama e contemporaneamente leggere i nomi delle creste che vede. Sono stati realizzati inoltre i percorsi di accesso, completati con parapetti di protezione in acciaio corten e pavimentazione in stabilizzato. La Provincia di Belluno, settore Patrimonio e Viabilità, si è occupata della gestione del progetto, che ha individuato come siti idonei per i tre balconi panoramici il Monte Rite (nei comuni di Cibiana e Valle di Cadore), il Monte Agudo (Auronzo) e la località Faverghera-Nevegal (Belluno). Per le caratteristiche costitutive e concettuali dell’opera, si è fatto riferimento ai contenuti del documento «Implementazione delle linee prioritarie della programmazione strategica generale di gestione del sito Dolomiti Unesco attraverso la realizzazione di punti informativi WHS Unesco in aree Hot Spot per la diffusione della conoscenza del territorio e la sua valorizzazione» elaborato dalla Fondazione Dolomiti Unesco. La progettazione è stata affidata al raggruppamento temporaneo di professionisti rappresentato dall’architetto Tommaso Del Zenero. «Desidero ringraziare – ha concluso il presidente di Palazzo Piloni Roberto Padrin – tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questa terrazza panoramica. E ci tengo a sottolineare che la nostra montagna non ha bisogno di vincoli ma solo di essere valorizzata al meglio».

ESTATE 2019: UN PRIMO BILANCIO SULLE PRESENZE TURISTICHE Corriere delle Alpi | 20 Settembre 2019 p. 19 Rifugi in chiusura «Stagione positiva» Francesco Dal Mas BELLUNO Il calendario del Club Alpino italiano mette in conto la chiusura dei suoi rifugi domenica, ma tanti protraggono sino a fine mese e alcuni addirittura al 1° novembre. Il Dal Piaz, sulle Vette Feltrine, tra i più frequentati, terminerà la stagione dopodomani, ma - come informa Erika De Bortoli, la gestrice - riaprirà ogni fine settimana, quindi il sabato e la domenica, «fino all'arrivo della neve». La stagione? «All'inizio abbiamo arrancato, ma poi è scivolata via bene», dice la signora, soddisfatta.Il rifugio Locatelli, dall'altra parte delle Dolomiti, davanti alle Tre Cime, approfitta della lunga frequentazione escursionista per terminare l'ultima domenica del mese. Il Rifugio Auronzo, che sta dall'altra parte delle Tre Cime, non va in letargo se non alla fine di ottobre, quando abbasserà le sbarre anche la strada delle Tre Cime. Bepi Monti, che conduce con vivacità quel "nido d'aquila" che è il rifugio Carducci, sopra Auronzo, ha fissato per il 13 ottobre la "Festa di ristrutturazione" e di fine stagione. Parteciperanno i gruppi folkloristici del Comelico, Legher e Narli con la loro musica popolare. Servizio di elicottero, dai prati di Giralba, per le persone che non sono in grado di raggiungere il rifugio a piedi. Il Rifugio Padova, ai piedi della catena dei Monfalconi e Spalti di Toro, ha organizzato un simposio di scultura per il primo week end di ottobre. «Come da tradizione - anticipa Paolo de Lorenzo - puntiamo a rimanere aperti per tutto il mese di ottobre. La stagione? È andata in crescendo dopo un primo periodo che ci ha fatto temere il peggio».Il Berti, nel gruppo del Popera, chiude invece domenica, mentre il Lunelli, che vigila ai piedi della Salita, resterà aperto finché non nevica. Mauro Marchetto, che conduce il rifugio Antelao, non smetterà che a metà ottobre. «Il futuro del Rifugio Antelao e della nostra gestione - si è però sfogato nei giorni scorsi - sono appesi ad un filo, tutto dipenderà dalle decisioni che la sezione Cai proprietaria prenderà riguardo ai lavori necessari per superare il problema dell'approvvigionamento dell'acqua».Apertura protratta per i rifugio al Pian dei Buoi. Il Rifugio San Marco concluderà l'estate il 29 settembre, con una manifestazione di yoga. Il rifugio Venezia, sotto il Pelmo, dà un giro di chiave a fine mese, il Palmieri, alla Croda da Lago sopra Cortina sfida tutti e terrà aperto fino a novembre. Al Civetta, invece, bisognerà accontentarsi dell'ultima settimana di settembre solo salendo ai 3 mila metri del rifugio Torrani. «C'è ancora qualcuno che sale», motiva Venturino De Bona, il gestore. Ma lassù si arriva solo se si è un po' alpinisti. A valle chiudono domenica il Vazzoler, il Tissi ed il Coldai. «Se arriva improvvisamente la neve, che facciamo?», si chiede il gestore Valter Bellenzier. «Rischiamo di essere bloccati, non tanto per scendere, ma per mettere in sicurezza la rete idrica e gli altri servizi. E poi non sta salendo quasi più nessuno». Il bilancio della stagione? «Non ci lamentiamo. Ha registrato lo stesso trend dell'anno scorso. Il che è positivo».Carlo Budel, dall'alto dei 3300 metri della Marmolada (Punta Penia) ha cominciato le pulizie della sua Capanna. Nel tempo che gli rimane libero confeziona le ultime torte per chi azzarda una salita fin lassù. Domenica scenderà anche lui. «Ho dato l'arrivederci alla prossima estate, per altri 100 giorni», assicura. -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Corriere delle Alpi | 20 Settembre 2019 p. 19


«Tanti americani fra gli escursionisti . L'Unesco li attira» intervista«Se fosse per me, il rifugio lo terrei aperto tutto l'anno. Sì, anche d'inverno». Omar Canzan conduce con Barbara Zanvettor il rifugio Chiggiato, in comune di Calalzo. Omar è anche coordinatore dei rifugisti che aderiscono all'associazione Agrav. Domenica festeggeranno con numerosi amici il 10° anniversario di permanenza.Quando concludete la stagione?«Non prima delle festività dei santi e dei morti. Poi continueremo nei fine settimana, fino a quando la neve non ci impedirà di salire».Ma gli escursionisti arrivano anche fuori stagione?«Certo, se trovano un'accoglienza calda, affettuosa. Magari anche una buona cucina».Quassù non arrivano in auto.«No, possono salire solo a piedi e per un sentiero anche ripido, quello della Val d'Oten. Abbiamo una pista forestale, che ci serviva per i rifornimenti, ma è rimasta chiusa dopo la tempest Vaia e non è ancora stata sistemata».L'estate, quindi, non è stata quella che avreste desiderato. «In verità non ci lamentiamo. Gli escursionisti ci hanno raggiunto numerosi».Anche stranieri?«Sì. E gli americani hanno superato, quest'estate, perfino i tedeschi. Il grande richiamo è stato quello delle Dolomiti Unesco, che ha cominciato ad attirare anche sudcoreani, australiani, cinesi. È un incanto vedere gli statunitensi che s'incantano di fronte alle Marmarole».Eppure qui non siamo precisamente in terra di Dolomiti Unesco. «Il Chiggiato è in buffer zone. La core zone è a 800 metri più in là. Ma non c'è distinzione tra le due aree. L'importante è mantenere i contesti ambientali superprotetti, lontani dagli abusi».La massificazione portata da certi impianti sarebbe controproducente?«Senza dubbio. Dobbiamo garantire l'infrastrutturazione necessaria per vivere e lavorare, ma non di più. Il turista Unesco è molto esigente. Pretende che l'ambiente e lo stesso rifugio che visita sia di qualità Unesco, da Patrimonio mondiale dell'Umanità. L'escursionista rivendica natura e bellezza. E magari anche un'accoglienza, culinaria in particolare, anch'essa di qualità».Senza strada come fa con i rifornimenti?«Con la teleferica. Per la pista forestale gli escursionisti riescono a passare, i fuoristrada no».Lei coordina i rifugi dell'associazione Agrav. Quanti siete? «24 in quest'area delle Dolomiti, un'ottantina in provincia. Nel Veneto sono 80 su 120 rifugi».Poche le adesioni. «Noi bellunesi non riusciamo a fare squadra. È un problema culturale».I nodi da sciogliere?«Sono tanti. Il primo è senz'altro quello della riclassificazione dei rifugi proposta dalla Regione. Noi siamo considerati alla pari dei rifugi che possono essere raggiunti comodamente con l'auto. E invece siamo tutt'altra cosa. Abbiamo diritto ad una considerazione maggiore. Siamo o no le sentinelle delle terre più alte? I presidi di un territorio altrimenti inaccessibile». –Fdm

INCONTRI D’ALT(R)A QUOTA 2019 Corriere delle Alpi | 3 Settembre 2019

p. 26 Trekking con la Fondazione per fotografare le Dolomiti val di zoldo – longarone Si è concluso domenica il trekking di due giorni organizzato dalla Fondazione Dolomiti Unesco nell'ambito della rassegna "Incontri d'alt (r)a quota". Dieci appassionati di fotografia, provenienti da tutto il territorio dolomitico e non solo, hanno potuto mettere in pratica sul campo i consigli che Moreno Geremetta, fotografo agordino e sostenitore della Fondazione, ha fornito durante il lungo cammino che li ha condotti da Malga Pramper (Val di Zoldo) fino al rifugio Pian de Fontana (Longarone), attraverso i sorprendenti paesaggi del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Un modo per promuovere un'immagine originale delle Dolomiti, lontana dai "cliché" estetici che spesso dominano i social network. «Frequentare luoghi meno conosciuti offre l'occasione di dare sfogo alla propria creatività», commenta Moreno Geremetta. Dopo la colazione a km0 preparata dalla famiglia Dai Prà che da 13 anni gestisce Malga Pramper, il gruppo, accompagnato per un tratto anche dai Carabinieri del Nucleo Forestale - reparto Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, ha seguito l'accompagnatrice di media montagna Chiara De Rocco fino al rifugio Pramperet, per poi attraversare i Van de Zità e


scendere fino al rifugio Pian de Fontana.«Dobbiamo fare in modo che le eccellenze del territorio, come la Fondazione Dolomiti Unesco e il Parco, possano collaborare in modo sempre più stretto», commenta il presidente del Parco Ennio Vigne, «naturalmente bisogna avere approcci diversi tra i vari territori, a seconda delle loro caratteristiche». «Abbiamo voluto raccontare ai partecipanti uno dei motivi per cui le Dolomiti sono state inserite nella lista del Patrimonio Mondiale, assaporando a passo lento l'estetica del sublime che rende le Dolomiti un Patrimonio unico al mondo», aggiunge il direttore della Fondazione, Marcella Morandini, «La direzione che abbiamo preso tutti insieme è quella giusta», nota il sindaco di Val di Zoldo Camillo De Pellegrin, che lancia un appello: "La comunicazione passa in gran parte sui social, dobbiamo utilizzare questi strumenti non solo per trasmettere i valori estetici del territorio, ma anche la cultura del rispetto dell'ambiente». – Trentino | 15 Settembre 2019 p. 54 Incontri d'alt(r)a quota Quest'anno la Rassegna Incontri d'Alt(r)a Quota è interamente dedicata ai 10 anni di Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO e il prossimo appuntamento è previsto sabato 21 settembre al rifugio Pradidali nelle Pale di San Martino. In programma una camminata letterario-musicale con lo scrittore Matteo Melchiorre e il musicista Nelso Salton. Ad accompagnare l'escursione dal rifugio Rosetta al Rifugio Pradidali le Guide Alpine di San Martino di Castrozza e Primiero e il personale del Parco Paneveggio Pale di San Martino. All'arrivo al rifugio Pradidali si potrà assistere alla lettura scenica di Matteo Melchiorre accompagnato da Nelso Salton al contrabbasso. Iscrizione gratuita da effettuare entro mercoledì 18 settembre scrivendo a press@dolomitiunesco.info Trentino | 17 Settembre 2019 p. 38 Parole e suoni nei rifugi con Melchiorre e Salton PRIMIERO C'è tempo fino a domani per le iscrizioni gratuite alla camminata letterario musicale con lo scrittore Matteo Melchiorre e il musicista Nelso Salton, dal Rifugio Rosetta al Rifugio Padidali. L'escursione si tiene sabato prossimo e sarà accompagnata dalle guide alpine di San Martino di Castrozza e Primiero e da personale del Parco di Paneveggio Pale di San Martino. Matteo Melchiorre è un giovane scrittore di Feltre ma primierotto di adozione avendo frequentato l'Istituto di istruzione superiore di Primiero, restando poi legato alla valle. Matteo, dopo aver svolto attività di ricerca presso l'Università Ca' Foscari di Venezia e l'Università degli Studi di Udine, è diventato ricercatore assegnista dell'Università Iuav di Venezia. Iscrizioni gratuite: press@dolomitiunesco.info

OLTRE LE VETTE 2019 Corriere delle Alpi | 3 Settembre 2019 p. 40 Dino Buzzati protagonista a "Oltre le Vette" con una mostra BELLUNO "Oltre le Vette" si preannuncia quest'anno attraverso un nuovo manifesto: un'immagine che riporta un'opera di Dino Buzzati, perché il grande bellunese ritorna ad essere il protagonista della 23esima edizione.Ricordiamo, infatti, che nel 2002 la sua immagine, nel centenario della nascita, rappresentò la sesta edizione della manifestazione dedicata alla montagna. Con l'imminente edizione, invece, si apre il primo capitolo della triennale programmazione che si concluderà con quello dedicato al cinquantenario della morte. L'immagine scelta, sarà al centro della mostra "Le stagioni di Buzzati" che occuperà l'ultimo piano di Palazzo Fulcis e si potrà visitare dal 4 ottobre al 6 gennaio del prossimo anno.In essa, assieme ai quadri, ai disegni più conosciuti, agli appunti e scritti, a diversi oggetti personali, sarà esposto anche un buon numero di opere inedite. Flavio Faoro da sempre coordinatore artistico ed anima entusiasta della manifestazione, gli assessori al turismo Yuki d'Emilia e alla cultura Marco Perale, Renzo Poloni della Fondazione Teatri Dolomiti, e Valeria Benni, direttrice amministrativa, hanno spiegato il perché di questa scelta: nel quadro che appartiene ad una collezione privata, appare lo stretto rapporto che intreccia i destini umani a quelli delle montagne. Vi si possono individuare o interpretare le montagne che Buzzati ha conosciuto, amato, sognato e scalato più e più volte. «A soli 14 anni - ha ricordato Faoro aveva già compiuto considerevoli imprese». Inoltre il colore arancione rievoca il logo della Fondazione Dolomiti Unesco, partner


della rassegna. Il programma non è ancora ufficiale, ma non sono mancate delle anticipazioni: ci saranno sei mostre a tema, la proiezione in prima assoluta nazionale di due film, "Gabelli, la scuola più bella d'Italia" diretto da Franco Fontana, accompagnato dalla Filarmonica di Belluno e, il 29 ottobre, un film documento di Francesca Gallo, in cui lo spettatore rivivrà la tempesta Vaia ad un anno esatto dall'evento. Anche quest'ultimo avrà l'accompagnamento della musica dal vivo. Diversi i luoghi interessati alla rassegna: il Teatro Comunale, il Palazzo Fulcis, la Crepadona, Villa Buzzati. "Oltre e Vette" che si svilupperà dal 4 al 13 ottobre, è l'evento autunnale che traghetta l'estate verso le manifestazioni di San Martino, un ponte che intende valorizzare e ravvivare l'interesse culturale e turistico nella nostra Città. --Lina Beltrame Corriere delle Alpi | 26 Settembre 2019 p. 18 edizione Belluno Torna dal 4 al 13 ottobre Oltre le Vette L'APPUNTAMENTO Torna dal 4 al 13 ottobre Oltre le Vette Metafore, uomini, luoghi della montagna, la rassegna del Comune di Belluno che da 23 anni colora l'autunno bellunese e che ha un respiro al di là dei confini della provincia. IL TAGLIO DEL NASTRO L'inaugurazione venerdì 4 ottobre alle 17.30 a palazzo Fulcis. Saranno 35 gli eventi proposti quest'anno dal direttore artistico Flavio Faoro, e quello organizzativo, Valeria Benni, che proporranno temi con dei richiami specifici: il decennale dalla proclamazione delle Dolomiti, patrimonio dell'umanità, un anno da Vaia, che ha lasciato segno evidente nella montagna bellunese e la riscoperta di Dino Buzzati, attraverso una mostra (a cura di Marco Perale) con 54 oggetti esposti, di cui 11 inediti, che segnerà un percorso per i prossimi tre anni, quando si ricorderanno i 50 anni dalla scomparsa dello scrittore, pittore, giornalista di Villa San Pellegrino. La rassegna: saranno sei le mostre tra palazzo Fulcis, sede del museo della città (Le Stagioni di Dino Buzzati, Stele Donato Savin, Disegni e parole con i taccuini), e palazzo Crepadona (Mostra fotografica di Manuel Cicchetti. Nero. Bianco. Monocrome per Vaia e le Dolomiti, Il romanzo di una valle - Sebastiano Vassalli, rassegna fotografica, Sguardi sul Parco) che si congederà come spazio espositivo poiché a ottobre apriranno i cantieri e lì verrà realizzata la Mediateca delle Dolomiti. Novità di quest'anno, in collaborazione con Confcommercio e il Consorzio Centro Storico, sarà una mostra fotografica diffusa con 72 immagini sui Dieci anni di Dolomiti Unesco. Il cinema tornerà con cinque serate, due film arriveranno dal Trento Film Festival, due saranno prime nazionali a cui si aggiungerà una avant-première de La famosa invasione degli orsi in Sicilia. Ci saranno due occasioni per vedere il docufilm Gabelli, la scuola più bella regia di Franco Fontana, prodotto da Belluno Ciak. Quattro le serate con gli alpinisti: si potrà dialogare con Maurizio Zanolla Manolo, Franz Nicolini, Simone Salvagnin e Anna Torretta a cui si aggiunferà una serata con Fausto De Poi. LA LETTERATURA Non può mancare la letteratura di montagna, con la presentazione di 9 libri a cui si aggiungono altre serate in cui si parlerà del clima, dei paesaggi d'acqua, di quando le fragranze raccontano una storia.Ogni dettaglio si trova nei social o nel sito oltrelevette.it, da quest'anno è possibile anche iscriversi alla news letter, curata da Cristina Da Rold, direttamente entrando nel sito. Valeria Benni, direttore organizzativo della rassegna, ha ricordato che anche quest'anno sarà possibile sostenere economicamente la manifestazione attraverso il format Oltre le vette Spirit. Federica Fant

RETE DEGLI EVENTI PER I 10 ANNI DI DOLOMITI UNESCO L'Adige | 1 Settembre 2019 p. 32 Lo sviluppo turistico partecipato Nell'ultima giornata del Mountain Future Festival, il presidente dell'Apt della Paganella, Michele Viola , ha presentato al parco del Centro sportivo un progetto innovativo, primo e unico in Italia: «Dolomiti Paganella Future Lab». È un progetto, come ha spiegato egli stesso, che nasce per ragionare, assieme a residenti e operatori economici, sulle prospettive future, considerando i grandi scenari di cambiamento in atto: dal riscaldamento globale alla digitalizzazione, dall'invecchiamento della popolazione del territorio, fino ai grandi fenomeni migratori. Il comitato scientifico del Future Lab è composto dall'Apt, che fungerà da cabina di regia, dalla Trentino School of Management, dalla società danese di consulenza Frame&Work (protagonista del piano di sviluppo della città di Copenaghen, considerata oggi una delle destinazioni europee più innovative e di successo), dall'Università di San Gallo (Svizzera) che ha applicato in maniera pionieristica proprio in Paganella il «St. Gallen Method for Destination Management» e dall'Università di Napoli, interessata a un'applicazione di carattere accademico proprio sui temi del progetto. Partner istituzionali del Future Lab saranno la Provincia, Trentino Marketing, il Muse e la Fondazione del museo storico di


Trento. Quali obiettivi si vogliono raggiungere con questo progetto? «L'ambizione di questo progetto, fortemente voluto e sostenuto dall'Apt e supportato dai cinque comuni dell'altopiano - risponde Viola - è quella di contribuire a creare una visione strategica condivisa a lungo termine della destinazione, facendo di questo piccolo territorio un grande caso di studio a livello nazionale e nel mondo delle Alpi». Da un punto di vista operativo, in cosa consiste? «Partiremo il 29 ottobre prossimo - annuncia il direttore dell'Apt, Luca d'Angelo - con un'assemblea aperta a tutti: abitanti dei cinque comuni, operatori turistici ed economici, rappresentanti di tutte le categorie e associazioni. Avvieremo dei workshop per analizzare e individuare le strategie per i prossimi vent'anni sui temi legati allo sviluppo del territorio: la sua identità, i cambiamenti climatici, prospettive per il turismo, ruolo delle nuove generazioni, mobilità, aspetti sociali, e così via. Entro la fine del 2020 presenteremo i risultati di questo lavoro». Come mai vi siete rivolti allo studio danese Frame&Work? «Perché hanno tracciato le linee strategiche della loro capitale, individuando il ruolo di un turismo moderno e ottenendo un reale successo. E' un concetto sul quale tutte le nazioni del Nord Europa stanno iniziando a lavorare. Come di diceva durante il Mountain Future Festival, non dobbiamo più accettare un turismo florido con le comunità residenti che lo subiscono; dobbiamo, invece, educare il turista, con una ricerca mirata su quanto offre il nostro territorio e le nostre località». Come diceva nell'ultima giornata del Mountain Future Festival lo storico ambientalista della val Badia, Michil Costa, a proposito dei concerti di massa in quota come quello recente di Jovanotti a Plan de Corones, non ha più senso essere servili verso il turista e soddisfare ogni sua esigenza, se non vogliamo ritrovarci con discoteche, McDonald's e chiassosi locali di divertimento sulle cime delle Dolomiti. Il turista deve imparare a rispettare l'ambiente e con esso anche il silenzio della montagna. Ma quanto costa questo ambizioso progetto? Il presidente Viola non si sbottona, lasciando però intendere che il prezzo inciderà notevolmente sul bilancio dell'Apt: «Per noi il costo non ha importanza, perché si tratta di un forte investimento a favore dell'intera comunità e che otterrà riscontri positivi in futuro». Alto Adige | 10 settembre 2019 p.33 Dolomiti magiche nelle foto di Tappeiner CASTELROTTO Per settimane, di giorno e durante le notti di luna piena, Georg Tappeiner, in compagnia della sua fedele Hasselblad, ha esplorato quelle particolari meraviglie naturali che tanto lo affascinavano: le Dolomiti. C’è una mostra, aperta fino al 29 settembre dalle 14.30 alle 17.30, che offre un viaggio tra immagini aeree. È allestita a Castelrotto, al centro visite del parco. Tra pareti in penombra e nuvole veloci le fotografie di Tappeiner sprigionano la forza arcaica di queste montagne, riuscendo anche a riprendere il fugace precipitare delle meteore che con il loro lampo di luce rischiarano queste cattedrali naturali. Le fotografie di Georg Tappeiner sono note a livello internazionale. Nell’autunno del 2017, grazie alla mostra “Dolomiti. Il cuore di pietra del mondo”, erano in mostra a Palzzo Fulcis a Belluno. Nel maggio del 2017 – grazie alla collaborazione fra Fondazione Dolomiti Unesco e National Geographic Cechia – la stessa esposizione è stata ospitata a Praga. Nel giugno 2016 le fotografie di Tappeiner sono state esposte al Museo di Archeologia di Zagabria e la scorsa estate sono state in vetrina al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Georg Tappeiner è nato a Merano nel 1964. Ha trascorso dieci anni a Londra lavorando come fotografo pubblicitario, stabilendosi poi a Milano. Dal 2005 esplora le Dolomiti per catturare la magia dello spettacolo naturale. Le sue foto sono state pubblicate su molte riviste tra cui l’edizione italiana di “Geo” e quella tedesca di “National Geographic”. Da anni è Sostenitore della Fondazione Dolomiti Unesco. Trentino | 10 settembre 2019 p.39 Il parco d'arte "RespirArt" lascia senza respiro i visitatori PAMPEAGO Amano la natura tanto da cercare di eguagliarne la bellezza. Amano la natura così intensamente da lasciare che sia lei a decidere la durata di ciò che creano. Sono gli artisti di fama internazionale e gli studenti delle accademie d'arte europee che anche quest'estate hanno lasciato il segno del loro passaggio nel Parco d'arte RespirArt di Pampeago, in Val di Fiemme, partecipando alla manifestazione internazionale d'arte ambientale RespirArt curata da Beatrice Calamari e Marco Nones e sostenuta da Itap Pampeago, Provinciao, ApT Val di Fiemme, Magnifica Comunità di Fiemme, Trentino Marketing, Fondazione Dolomiti Unesco. Straordinario successo ha avuto quest'anno la festa itinerante RespirArt Day rivela 5 nuove installazioni d'arte che si aggiungono alle 22 già presenti. I visitatori camminano al suo fianco, in compagnia degli artisti, al cospetto del gruppo dolomitico del Latemar, lungo il sentiero artistico ad anello di 3 km fra le quote 2.000 e 2.200 metri. A narrare le bellezze naturalistiche circostanti ci ha pensato quest'anno Giuseppe Zorzi, sindaco di Panchià. Il RespirArt Day 2019 ospita la celebre artista svedese Hannah Streefkerk, apprezzata dalla critica per i suoi ricami di licheni adagiati su alberi e sassi, e l'artista pluripremiato Stanislaw Brach, noto per le sue opere di ceramica dedicate alle api, che lavora al fianco dei suoi allievi dell'Accademia d'Arte di Varsavia Jan Jaworski Brach e Filip Musial. L'installazione formata da 18 betulle della studentessa dell'Accademia di Belle Arti di Venezia Martina Pomari invita l'uomo a


guardare il mondo con gli occhi dell'albero. Nel cuore del parco più alto del mondo, di fronte allo Chalet Caserina, è esposto fino al 12 settembre un bronzo dell'artista architetto Carlo Ramous (1926-2003). L'opera "Dilatazione", creata nel 1961, è stata prestata dal collezionista Walter Patscheider. L.CH. Trentino | 22 Settembre 2019

p. 54 Omaggio a Christomannos, pionere del turismo nelle Dolomiti Quest’estate in concomitanza con il decennale della Fondazione Dolomiti UNESCO, il Rifugio SAT Roda di Vael nel Gruppo del Catinaccio ha stilato un calendario di appuntamenti per celebrare la figura e la visione di Theodor Christomannos (Vienna 1854 – Merano 1911), autentico pioniere del turismo alpino nelle Dolomiti. Nel 2019 cadono infatti i 110 anni dell’inaugurazione della celebre “Strada delle Dolomiti”, che venne aperta nella sua completezza nel 1909, rendendo così possibile il viaggio da Bolzano a Dobbiaco anche alle automobili attraverso la Val d'Ega e i passi Costalunga, Pordoi, Falzarego. Quella strada che avrebbe collegato le due linee ferroviarie più a sud dell'impe- ro asburgico (quella del Bren- nero da Innsbruck a Verona e la Dobbiaco Lienz Vienna) era infatti il suo grande sogno. La realizzazione di questa arteria di comunicazione viaria, aprì le porte al turismo delle Dolomiti. Sabato 28 settembre ad ore 11, proprio nel luogo dove è stata collocata la grande aquila in bronzo che ricorda Christomannos lungo il sentiero che dal rifugio Paolina sale al rifugio Roda di Vaèl, la giornalista Virna Pierobon, prendendo spunto dal libro scritto da Silvano Faggioni, “Theodor Christomannos. Geniale pioniere del turismo nel turismo nelle Dolomiti”, racconterà la storia di questo grande e visionario pioniere del turismo dolomitico. Oltre all'idea della grande Strada delle Dolomiti, Christomannos infatti creò l'Associazione Alberghi Alpini del Tirolo che costruì, tra gli altri, il Grand Hotel Carezza. Inaugurato nel 1896, si guada- gnò presto una reputazione di prim'ordine grazie anche alla collocazione ideale ai piedi del- la Roda di Vaèl e del Catonaccio E la costruzione stessa del rifugio Roda di Vaèl (all'epoca Ostertag Hütte) e degli altri rifugi nel Gruppo del Catinaccio fu incoraggiata e sostenuta da Christomannos, per creare una rete di strutture in quota che divennero la meta preferita dei facoltosi clienti del Grand Hotel Carezza. Corriere delle Alpi | 27 Settembre 2019 p. 19 Dolomiti show a Longarone operatori da tutto il mondo Francesco Dal Mas BELLUNO Le Dolomiti Patrimonio Unesco fanno breccia sul mercato turistico internazionale. L'hanno dimostrato gli arrivi e le partenze di quest'anno. Ma lo testimonierà anche la terza edizione di "Dolomiti Show", a Longarone Fiere il 5 e 6 ottobre prossimi. Gli oltre 100 operatori della montagna veneta presenti che parteciperanno all'evento, potranno infatti illustrare la propria offerta a ben 40 buyer provenienti da tutto il mondo. L'anno scorso, alla seconda edizione, erano intervenuti in 26. La differenza testimonia il richiamo delle terre alte dolomitiche. I 40 sono stati selezionati tra i 200 che parteciperanno al "Buy Veneto", in programma a Mestre il 7 ottobre. All'interno del Salone, diretto da Mauro Topinelli, Longarone Fiere ha infatti preparato, in collaborazione con Dmo Dolomiti, il "Buy Veneto speciale montagna", che come è stato evidenziato nella presentazione di ieri da parte della Regione, in riva al Canal Grande, è la più importante iniziativa di commercializzazione specifica del prodotto turistico della montagna veneta. Montagna, si badi, non da vivere un mese e mezzo d'estate e tre mesi d'inverno, ma - ecco la filosofia di "Dolomiti Show" - tutto l'anno, valorizzando le peculiarità naturalistiche, paesaggistiche, sportive ed enogastronomiche del territorio. Il successo di "Dolomiti Show" è dato per scontato, perché - come si è spiegato ieri - è trainato non solo dai Mondiali di Sci del 2021 ma anche dalle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026. «È bastato il richiamo di questi due eventi - testimonia infatti l'assessore regionale Federico Caner - per far schizzare in


alto le quotazioni delle Dolomiti. E, d'altra parte, il richiamo Unesco ha testimoniato, anche quest'estate, che ormai arrivano turisti da ogni parte del mondo; la stagione, infatti, è andata molto bene. In particolare, arrivano escursionisti ed appassionati di alta montagna dalla Cina, dalla Corea e dagli Stati Uniti, come mai si era visto nel passato». Il merito è anche della Dmo Dolomiti che nell'ultimo anno - come ha riferito Alessandra Magagnin, amministratore unico della società - è stata presente in tutte le fiere che parlavano di turismo. «La crescita c'è. A Feltre, per esempio, si è registrato un aumento addirittura del 40% di turisti stranieri - sottolinea Magagnin -. La Regione sta dando un grande aiuto, con bandi a tutti i livelli. Il territorio bellunese è in mezzo a quattro siti Unesco: Dolomiti, Venezia, ville venete, colli del Prosecco. Il mio sogno è di andare in overbooking 12 mesi all'anno». Tira un sospiro di sollievo il presidente della Provincia Roberto Padrin. «Dopo Vaia, non è semplice rimettersi in piedi per proporre un'offerta turistica adeguata, ma ce l'abbiamo fatta grazie a tutti coloro che hanno lavorato affinché il territorio potesse rialzarsi e impegnarsi ad offrire il meglio». Da quest'anno, "Dolomiti Show" si arricchisce anche di due eventi fieristici specializzati: "Expo Dolomiti Horeca" ed "Expo Dolomiti Outdoor". Il primo evento - ha spiegato Gian Angelo Bellati, presidente di Longarone Fiere - è rivolto agli operatori della ristorazione e del ricettivo turistico e alle aziende che riforniscono di beni e servizi questi importanti settori. Il secondo riguarda invece il turismo e lo sport di montagna, offrendo spazio ai brand che promuovo i prodotti e servizi inerenti le Dolomiti: dalle attrezzature per lo sport agli impianti a fune. Ma ecco un'altra importante novità: "Dolomiti Job Day", iniziativa sperimentale dedicata alla selezione e al reclutamento di personale per le strutture ricettive e per chi aspira a lavorare nel turismo. Quest'estate, come si sa, c'è stata una carenza di personale, sia in montagna che al mare, carenza che già allarma albergatori e ristoratori per la prossima stagione invernale. «Siccome i nostri seller sono alla continua ricerca di personale - fa notare Topinelli -, abbiamo proposto il "Job Day" per incontrare i candidati e offrire così posti di lavoro stagionali o a tempo indeterminato». -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Corriere delle Alpi | 27 Settembre 2019 p. 19 Domenica 6 premiazioni del concorso del Corriere belluno «Dolomiti show» apre sabato 5 ottobre, nei padiglioni di Dolomiti Fiere a Longarone, con "Dolomiti Job Day", dalle 9.30 alle 13, mentre alle 11.30 ci sarà l'inaugurazione ufficiale. La manifestazione si concluderà domenica 6 ottobre, alle 18, con un evento spettacolo di Dolomiti Unesco dal titolo "Il futuro sarà un problema ma anche il presente non scherza", presenti Dario Vergassola e Mario Tozzi. Seguiranno le premiazioni del concorso fotografico "Belluno & Dolomiti", promosso dal Corriere delle Alpi, in collaborazione con Dmo Dolomiti. All'interno delle due giornate si parlerà delle prospettive e dello sviluppo del territorio, grazie ad eventi quali i Mondiali 2021 e le Olimpiadi 2026 (ore 12 del 5 ottobre). Lo "Speciale Montagna buy Veneto" inizierà, sempre il 5 ottobre, alle 13.30, per concludersi alle 18.30. Confcommercio e Federalberghi terranno invece un convegno alle 13.45 sulla tutela del consumatore e la concorrenza sleale. Alle 16, altro momento di riflessione, a cura del Gal Prealpi Dolomiti e del Gal Alto Bellunese, con riferimento a quanto realizzato sino ad oggi e alla programmazione europea 2021-2027. La Fondazione "Cortina 2021" concluderà la giornata con un convegno sui grandi eventi sportivi (ore 17.30) e la presentazione del "Progetto incoming per Hotel e To". Domenica il Cnsas aprirà alle 10.30 con una conferenza sulla sicurezza in montagna, mentre alle 12.30 ci saranno le premiazioni di "Dolomiti show vertical race". Alle 15, Fair Play Fisi Veneto. Alle 17.10 l'evento conclusivo della campagna di raccolta fondi per il ripristino dei sentieri dolomitici a cura di MicroArt. --F.D.M. Gazzettino | 27 Settembre 2019 p. 3 edizione Belluno Dal decennale Unesco alla Confartigianato Qualche accenno, infine, al programma. Domenica 6 ottobre la Fondazione Unesco festeggerà i suoi primi 10 anni con una festa aperta a tutti, a partire dalle ore 18; è previsto uno spettacolo di Dario Vergassola e Mario Tozzi sul tema ambientale. Sempre domenica, nel pomeriggio nella sala congressi, si terranno Dolomiti Show Games, sfide tra sci club per creare rete e sinergie. Ampio spazio nella due giorni agli eventi di Confartigianato Belluno. Dolomiti: in uno show il meglio del turismo LA PRESENTAZIONE BELLUNO Ottobre si apre con una grande fiera dedicata alle Dolomiti. Il 5 e 6 ottobre va in scena a Longarone Fiere Dolomiti Show e Buy Veneto Speciale Montagna, la più importante iniziativa di commercializzazione specifica del prodotto turistico dell'area montana veneta. E' la terza edizione per l'appuntamento dedicato alle montagne Unesco, la prima dopo la tempesta Vaia. L'evento prevede diverse novità, a sottolineare quest'anno la rinascita del territorio e la sua tenacia. L'ha spiegato bene ieri l'assessore al turismo della Regione Veneto Federico Caner, in occasione della presentazione ufficiale del programma. «Abbiamo scelto nuovamente Dolomiti


Show come contenitore in cui organizzare Buy Veneto Speciale Montagna perché è una Fiera che parla di montagna a 360 gradi spiega -. Realizzare un incontro dedicato alla montagna e offrire ai compratori qualcosa di specifico è una scelta che funziona, proprio per questo abbiamo raddoppiato i numeri: dai 26 buyer internazionali dello scorso anno, siamo passati a 40. Sabato 6 ottobre sarà organizzato un business meeting con 40 buyer internazionali che verranno esclusivamente a Dolomiti Show per discutere di montagna e per ascoltare le proposte dei nostri sellers». LE NOVITA' L'edizione 2019 si arricchisce di due eventi fieristici specializzati: Expo Dolomiti Horeca ed Expo Dolomiti Outodoor. Il primo rivolto in particolare agli operatori della ristorazione, del ricettivo turistico e alle aziende che riforniscono di beni e servizi, il secondo relativo invece al turismo e allo sport con brand che promuoveranno i prodotti e i servizi inerenti le Dolomiti: dalle attrezzature per le attività all'aperto agli impianti a fune. «Nel 2026 avremo le Olimpiadi - le parole del presidente di Longarone Fiere, Gian Angelo Bellati -. Il turismo è un settore resistente alla crisi e che può dare sviluppo economico al territorio. Abbiamo creato due eventi a fianco di Dolomiti Show, cuore dell'evento: Dolomiti Outdoor che riguarda gli sport di montagna e le aziende che promuovono prodotti o servizi e un appuntamento dedicato a offrire attrezzature e servizi per hotel, ristorazione e catering, con grandi aziende come Unicomm e molte imprese da almeno una decina di Paesi esteri». Ci sarà spazio anche per chi, nel turismo, ci vuole lavorare. La fiera, infatti, si propone anche come punto di incontro tra domanda e offerta. Anche questa è una novità. Si chiama Dolomiti Job Day ed è un'iniziativa sperimentale dedicata alla selezione e al reclutamento di personale per le strutture ricettive. DOLOMITI SHOW Insomma, mai come quest'anno l'appuntamento si propone di dare una spinta e una nuova organizzazione al settore del turismo in quota, di mettere in rete i protagonisti e abbracciare l'innovazione. Ne parla il direttore di Dolomiti Show, Mauro Topinelli. «Quest'anno c'è un cambio di passo spiega -, le strutture ricettive che nel 2018 hanno partecipato al Buy Veneto Speciale Montagna sono soddisfatte e saranno presenti oltre 100 albergatori che vogliono cogliere l'opportunità di negoziare l'offerta turistica direttamente con i buyer. Dolomiti Show ha raggiunto l'obiettivo di creare sinergie positive e fruttuose con Regione Veneto, Dmo Dolomiti, Longarone Fiere, Fondazione Unesco, Fondazione Cortina 2021». «Dopo Vaia non è stato semplice rimettersi in piedi per proporre un'offerta turistica adeguata, ma ce l'abbiamo fatta le parole del presidente della Provincia, Roberto Padrin -. Quest'anno è partito molto bene il grande lavoro della Dmo Dolomiti attraverso un piano di marketing territoriale che sta dando tanti frutti». Alessia Trentin Alto Adige | 28 Settembre 2019 p. 34 Futuro delle Dolomiti nel segno dell'UNESCO Le Dolomiti sono da dieci anni patrimonio mondiale Unesco. Nuove sfide e possibili scenari futuri sono al centro del Dolomites Unesco Forum III, che si terrà a Sesto lunedì dalle 11. Cosa rappresenta il patrimonio mondiale delle Dolomiti Unesco? Come viene vissuto da chi ci abita? Che cosa apprezzano gli abitanti della loro vita in mezzo alle Dolomiti, quali sono invece i punti critici e che cosa vorrebbero evitare? E soprattutto: in che misura è auspicabile lo sviluppo del turismo? A queste e altre domande sarà data risposta durante il Forum. All'evento organizzato da Associazione Turistica di Sesto, Eurac, Idm Alto Adige, Fondazione Unesco e Ufficio Parchi naturali hanno aderito degli illustri esperti. Tra i partecipanti ci saranno Takamitsu Kimura (direttore della Laurea magistrale in International Tourism Management e Senior Lecturer all'Università John Moores di Liverpool), Kelly Bricker (docente e direttrice del dipartimento Parchi, ricreazione e turismo all'Università dello Utah), Harald Pechlaner (direttore del Center for Advanced Studies di Eurac Research a Bolzano e titolare della cattedra in Turismo all'Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt), Anna Scuttari (collaboratrice scientifica del Center for Advanced Studies di Eurac Research), Roberto Cerrato (direttore dell'Associazione per il Patrimonio dei paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato Unesco), Maria Carmela Giarratano (direzione per la Protezione della natura e del mare, ministero dell'ambiente) e Sascha Klöpper (Common Wadden Sea Secretariat). E.D. L'Adige | 29 Settembre 2019 p. 35 Festival del gusto e delle ferrovie PREDAZZO All'inizio di ottobre, esattamente sabato 5 e domenica 6, ritorna a Predazzo il Festival del gusto e delle ferrovie, promosso come in passato dall'associazione Transdolomites del presidente Massimo Girardi , in collaborazione con il Comune (assessore Giuseppe Facchini) e con l'Apt di Fiemme. La due giorni sarà preceduta giovedì 3 ottobre da un incontro in programma alle 16.30 nell'aula magna del municipio, dedicato al'anniversario dei dieci anni del riconoscimento delle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità, ai 90 anni dall'elettrificazione della ferrovia Ora-Predazzo, alla illustrazione dell'idea di progetto per un museo diffuso, dedicato alla stessa ex ferrovia, ed alla presentazione dello stato dei lavori di restauro della storica stazione di arrivo del vecchio trenino di Fiemme.Nel corso della riunione Alessandro Arici presenterà alcuni racconti relativi alla vecchia ferrovia e saranno anche ricordati i 90 anni della


ferrovia Genova-Caselle, alla quale venne destinato il materiale rotabile dopo la soppressione (nel gennaio del 1963) della OraPredazzo. Per l'occasione, interverranno anche i rappresentanti del Muse di Trento e del Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo, oltre alla Fondazione Dolomiti Unesco, al Comune ed a Transdolomites. Nel fine settimana saranno allestiti i caratteristici stand di prodotti della gastronomia e dell'artigianato, con i laboratori didattici per grandi e bambini (tra essi «La Caseràda», quelli col legno proposti da Silvia Canello e quelli attivati dal Museo degli Usi e Costumi di San Michele all'Adige) e l'esposizione di diorami ferroviari. In collaborazione con i cuochi di Predazzo e con l'Istituto Professionale Alberghiero di Tesero ci sarà inoltre il tradizionale show cooking di sabato pomeriggio, con il ricavato come sempre donato in beneficienza. Sempre sabato 5, al mattino, verrà anche riproposto il tour delle auto d'epoca da Ora a Predazzo, con una serie di soste sul percorso per riscoprire i percorsi della vecchia ferrovia di Fiemme ed arrivo a Predazzo nel pomeriggio. Sarà accompagnato da Paolo Corrà , appassionato della storia del vecchio trenino. Inoltre, alle 10.30 sarà in funzione il «Treno del Gusto», con corse per le vie del centro storico e alle 17.30, presso il Museo Geologico, è previsto un altro laboratorio specifico. Ricordiamo inoltre che ancora sabato 5, alle 16, in piazza, ci sarà il momento ufficiale di celebrazione del 25° anniversario del gemellaggio tra il Comune di Predazzo e quello bavarese di Hallbergmoos, con successiva sfilata fino alla caserma dei vigili del fuoco, completamente ristrutturata ed ampliata nell'ultimo anno e che sarà ufficialmente inaugurata. Poi, alle 19.30, una serata in amicizia presso il tendone delle feste in località «Baldìss». Domenica 6, seguirà la classica Desmontegada delle mucche, dopo la messa delle 10, concelebrata nella chiesa arcipretale dai parroci di Predazzo e di Hallbegmoos. Ricordiamo infine che, dal 28 settembre al 6 ottobre, sette ristorante di Fiemme (Miola, Sas Maor e Primoteca di Predazzo, Passo Valles, Malga Salanzada di Cavalese, Hotel Zaluna di Bellamonte e Cantinetta di Varena) proporranno una serie di piatti ispirati ai sapori d'autunno.

PROPOSTE FORMATIVE Messaggero Veneto | 2 Settembre 2019 p. 18 Nazionale Gestione del paesaggio montano tre giorni di eventi per la formazione FORNI DI SOPRA Diffondere la cultura del paesaggio e una riflessione sui metodi e gli strumenti di governance. Con questo obiettivo la Regione organizza tre giornate di formazione specialistica sui temi più rilevanti della gestione del paesaggio. Il percorso è rivolto a amministratori, tecnici, liberi professionisti, rappresentanti di Aziende di Promozione Turistica, associazioni e operatori economici dei territori delle Dolomiti Unesco. Il percorso mira a sostenere l'apprendimento di conoscenze nel comprendere il senso del concetto di paesaggio, nel ragionare sulla governance di territori complessi come quelli del Bene Dolomiti Unesco. Gli incontri inizieranno mercoledì 18 settembre nella Ciasa dai Fornes e proseguiranno sino a venerdì 20. La giornata iniziale vedrà, con inizio alle 9, gli interventi di Cesare Benedetti, pianificatore del territorio, Gianpaolo Carbonetto, giornalista e studioso di culture della montagna, Marcello Riuscetti, geologo, sismologo, già direttore dell'Istituto di Scienze della Terra all'Università degli Studi di Udine, progettista della rete sismica nazionale, Federico Cazorzi, docente in Idraulica agraria e sistemazioni idraulico-forestali. --G.G.

RETE DEI PRODOTTI DI QUALITA’ DELLE DOLOMITI UNESCO Trentino | 4 Settembre 2019 p. 19 «Un marchio per i prodotti Dolomiti Unesco» Un marchio "Dolomiti Unesco" per valorizzare i prodotti enogastronomici e dell'artigianato dei territori interessati dal prestigioso riconoscimento che quest'anno festeggia il decennale. L'idea è stata lanciata dal vicepresidente della Provincia Mario Tonina, assessore all'urbanistica, ambiente e cooperazione, che a partire da quest'autunno ricoprirà l'incarico di presidente della Fondazione. L'occasione è stata la serata "Dolomiti e patrimonio alpinistico ladino", promossa nella sala consiliare di Sèn Jan dal Comitato Enjoy Pozza. "Per la prima volta, il prossimo ottobre il Trentino assumerà la presidenza della Fondazione Dolomiti Unesco. Per l'amministrazione provinciale sarà questo motivo di sano orgoglio, a 10 anni dal riconoscimento" sono state le parole di Tonina, che ha evidenziato la necessità di promuovere ulteriori momenti di promozione e di conoscenza della Fondazione sul territorio delle province autonome e delle regioni interessate: "Siamo consapevoli che ci sia ancora molto da fare, promuovendo azioni concrete


per il rilanciare in maniera sempre più decisa le Dolomiti come patrimonio mondiale".La direttrice della Fondazione Marcella Morandini ha messo in luce le ricadute positive sul territorio date dal riconoscimento Unesco: dai primi dati del monitoraggio 2019 sui flussi turistici, emerge una crescita del 10% della frequentazione dei siti d'alta quota: "Si tratta di una sorta di rinascita del turismo sulle Dolomiti, segnata dall'arrivo di ospiti provenienti anche da Israele, Nuova Zelanda e Cile, la cui attenzione è stata attratta proprio dal riconoscimento Unesco. I rifugisti stanno esprimendo la loro viva soddisfazione". La direttrice ha parlato inoltre dello studio sui big data condotto in sinergia da Eurac e Università Ca' Foscari di Venezia: "Una ricerca che parte dai dati forniti in forma anonima e aggregata dagli operatori telefonici, per ricostruire aree di provenienza e spostamenti degli ospiti nelle aree di visita". Tonina - al quale ha poi fatto eco il direttore dell'Apt Val di Fassa Andrea Weiss - ha evidenziato l'importanza di continuare a promuovere il patrimonio Unesco, ma non solo: "E' fondamentale ora valorizzare in maniera più puntuale i prodotti tipici dei territori, magari lanciando un marchio unitario. Il gioco di squadra favorirà lo sviluppo economico e sociale di tutte le aree interessate. In vista delle Olimpiadi invernali 2026 la Fondazione dovrà lavorare in sinergia con il Comitato organizzatore per consentire a Province e Regioni di costruire le basi per un futuro ancora più roseo. Quelle che andranno in scena dovranno essere le Olimpiadi della sostenibilità, anche alla luce dei risultati del percorso promosso con gli Stati Generali della Montagna: il benessere delle valli sarà garantito solo salvaguardando ambiente e paesaggio". L'Adige | 4 Settembre 2019 p. 20 Un marchio Dolomiti UNESCO Un marchio "Dolomiti Unesco" per valorizzare i prodotti enogastronomici e dell'artigianato dei territori interessati dal prestigioso riconoscimento che quest'anno festeggia il decennale. L'idea è stata lanciata dal vicepresidente della Provincia di Trento Mario Tonina, assessore all'urbanistica, ambiente e cooperazione, che a partire da quest'autunno ricoprirà l'incarico di presidente della Fondazione. L'occasione è stata la serata "Dolomiti e patrimonio alpinistico ladino", promossa nella sala consiliare di Sèn Jan dal Comitato Enjoy Pozza. «Per la prima volta, il prossimo ottobre il Trentino assumerà la presidenza della Fondazione Dolomiti Unesco. Per l'amministrazione provinciale sarà questo motivo di sano orgoglio, a 10 anni dal riconoscimento», sono state le parole di Tonina, che ha evidenziato la necessità di ulteriori momenti di promozione e di conoscenza della Fondazione sul territorio. La direttrice della Fondazione Marcella Morandini ha messo in luce le ricadute positive sul territorio date dal riconoscimento Unesco: dai primi dati del monitoraggio 2019 sui flussi turistici, emerge una crescita del 10% della frequentazione dei siti d'alta quota: «Si tratta di una sorta di rinascita del turismo sulle Dolomiti, segnata dall'arrivo di ospiti provenienti anche da Israele, Nuova Zelanda e Cile, la cui attenzione è stata attratta proprio dal riconoscimento Unesco. I rifugisti stanno esprimendo la loro viva soddisfazione». La direttrice ha parlato inoltre dello studio sui big data condotto in sinergia da Eurac e Università Ca' Foscari di Venezia: «Una ricerca che parte dai dati forniti in forma anonima e aggregata dagli operatori telefonici, per ricostruire aree di provenienza e spostamenti degli ospiti nelle aree di visita». Tonina - al quale ha poi fatto eco il direttore dell'Apt Val di Fassa Andrea Weiss - ha evidenziato l'importanza di continuare a promuovere il patrimonio Unesco, ma non solo: «È fondamentale ora valorizzare in maniera più puntuale i prodotti tipici dei territori, magari lanciando un marchio unitario. Il gioco di squadra favorirà lo sviluppo economico e sociale di tutte le aree interessate. In vista delle Olimpiadi invernali 2026 (che andranno a toccare un'area in gran parte interessata dal riconoscimento Dolomiti Unesco), la Fondazione dovrà lavorare in sinergia con il Comitato organizzatore dei Giochi per consentire a Province e Regioni di costruire le basi per un futuro ancora più roseo». Corriere del Trentino | 4 Settembre 2019 p. 6 Dolomiti Unesco, marchio per i prodotti Il turismo sale del 10% Un marchio «Dolomiti Unesco» per valorizzare i prodotti enogastronomici e dell’artigianato dei territori interessati dal prestigioso riconoscimento che quest’anno festeggia il decennale. L’idea è stata lanciata dal vicepresidente della Provincia autonoma di Trento Mario Tonina, assessore all’ambiente che a partire da quest’autunno ricoprirà l’incarico di presidente della Fondazione. L’occasione è stata la serata «Dolomiti e patrimonio alpinistico ladino», promossa nella sala consiliare di Sèn Jan dal Comitato Enjoy Pozza. «Per la prima volta, il prossimo ottobre il Trentino assumerà la presidenza della Fondazione Dolomiti Unesco. Per l’amministrazione provinciale sarà questo motivo di sano orgoglio, a 10 anni dal riconoscimento» sono state le parole di Tonina che poi ha aggiunto: «Siamo consapevoli che ci sia ancora molto da fare». La direttrice della Fondazione Marcella Morandini ha messo in luce le ricadute positive: dai primi dati del monitoraggio 2019 sui flussi turistici, emerge una crescita del 10% della frequentazione dei siti d’alta quota: «Si tratta di una sorta di rinascita del turismo sulle Dolomiti, segnata dall’arrivo di ospiti provenienti anche da Israele, Nuova Zelanda e Cile, la cui attenzione è stata attratta proprio dal riconoscimento Unesco».


#SOSERRAI: 1 MILIONE PER I SERRAI Gazzettino | 4 Settembre 2019

p. 40 edizione Belluno Vanno a nozze, niente bomboniere: gli sposi devolvono i soldi per i Serrai Si sposano a Padova, ma donano i soldi per i Serrai di Sottoguda. Valentina e Tommaso nel giorno del loro matrimonio hanno pensato alla rinascita del Bellunese dopo Vaia. Non è noto a quanto ammonti la cifra che la coppia ha deciso di investire nella donazione, si sa però che corrisponde al costo inizialmente previsto per le bomboniere da donare agli invitati. In quanto agli ospiti, fino all'ultimo sono stati all'oscuro della scelta degli sposi, rivelata proprio ieri durante il pranzo di nozze. LA STORIA Valentina e Tommaso, affezionati alle Dolomiti e alla provincia di Belluno in particolare dove hanno parenti, erano rimasti molto colpiti dalla tragedia di Vaia. Nei giorni terribili seguiti al 29 ottobre 2018 avevano visto alla televisioni immagini di boschi devastati e ne erano rimasti particolarmente impressionati. Così quando hanno deciso di convolare a nozze il primo pensiero è andato ai parenti di Belluno, ai quali hanno chiesto un consiglio sulla realtà o associazione da aiutare. «Volevano destinare i soldi delle bomboniere a gruppi o onlus spiega Anna, la parente bellunese e ci hanno chiesto a chi rivolgersi. Volevano dare un loro piccolo contributo al territorio, io e mio marito abbiamo subito pensato ai Serrai di Sottoguda. Frequentano molto le nostre zone ma ai Serrai, in particolare, non erano mai stati. Si sono informati, hanno visto foto e video e sono rimasti colpiti dalla bellezza e allo stesso tempo dalla distruzione causata da Vaia». LA FONDAZIONE La donazione è stata fatta alla raccolta fondi avviata da Dolomiti Unesco mesi fa. Un progetto ambizioso che si prefigge di raccogliere un milione di euro entro la fine dell'anno per finanziare la ricostruzione della zona. «Siamo circa a metà strada spiega Marcella Morandini, direttrice di Dolomiti Unesco -, da aprile a oggi abbiamo raccolto 450 mila euro». Tanti, sì, ma meno di quanto la Fondazione si sarebbe aspettata considerando come 200 mila li abbia messi sul banco proprio il gruppo della Morandini. «Mi attendevo maggior partecipazione da parte non tanto dei singoli quanto delle aziende prosegue -. A settembre lavoreremo in questa direzione, per far conoscere il progetto e presentarlo alle realtà economiche del territorio». In questi mesi si sono susseguite serate e manifestazioni dove una parte del ricavato era riservata proprio ai Serrai, ma non sempre i risultati sono stati soddisfacenti. «Sono stati organizzati incontri con ospiti importanti, l'ingresso era gratuito e veniva richiesta solo un'offerta spiega -, a fine serata una volta fatti i conti è risultato che le persone avevano versato meno di 1 euro a testa». Nel frattempo nel sito turistico naturale di Rocca Pietore sono iniziati i lavori per la messa in sicurezza. «Una volta terminata questa fase conclude Morandini inizieremo a confrontarci con l'amministrazione per capire come procedere per la progettazione». Alessia Trentin

PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO A MATTEO RIGHETTO Corriere delle Alpi | 21 Settembre 2019 p. 38


Da Alba a Zuppa la montagna nel sillabario alpino di Corona e Righetto Niccolò Menniti-Ippolito Su una cosa soprattutto sono d'accordo. «Non esistono scrittori di montagna», dice Matteo Righetto, «esistono semplicemente gli scrittori. Chi definirebbe Jack London o Mario Rigoni Stern degli scrittori di montagna. La montagna è semplicemente il paesaggio, ma il paesaggio è una cosa importante, in cui vengono ambientate alcune storie». E Mauro Corona di rincalzo «Nella mia povera opera letteraria, come diceva Parise, ho scritto della vita, delle persone, poi certo ho parlato di montagna perché ognuno parla di quello che sa e io non potevo certo parlare di golf». Non lo dicono per negare la centralità della montagna nelle loro opere, ma per dire che sempre la letteratura va aldilà dei temi che, anche in un caso come questo, trattano.Il 24 settembre uscirà "Il passo del vento. Sillabario alpino" (Mondadori, p. 228, 18 euro), libro a quattro mani («meglio dire due teste», dice sorridendo Mauro Corona) scritto dal padovano Matteo Righetto e dal friulano Mauro Corona, da tempo amici in questo caso soprattutto complici. L'idea è quella di proporre una serie di voci che hanno a che fare col mondo alpino, direttamente o indirettamente, a comporre una sorta di dizionario che comincia con Alba e finisce con Zuppa. Alcune voci le ha scritte Corona, altre le ha scritte Righetto, altre ancora le hanno scritte, in modo diverso, tutti e due. Per esempio Albero: «Il libro cui sono più affezionato», dice Mauro Corona, «è "Il canto delle manere", dove ho raccontato la storia di un fratello di mio nonno, che faceva il boscaiolo ed è morto perché un albero gli è caduto addosso. La storia l'ho inventata perché ne avevo solo sentito parlare, ma racconta bene il rapporto degli uomini con gli alberi». Matteo Righetto, quanto agli alberi, ha scelto di parlarne a partire dalla strage dell'autunno scorso: «Sono 16 milioni di alberi», dice lo scrittore, «e mi è venuto spontaneo paragonarli ai sedici milioni di morti della prima guerra mondiale. La morte di un albero riguarda sempre anche noi. Senza alberi muoiono anche gli uomini». E per questo il "sillabario alpino" è anche il modo di parlare di un mondo che rischia di sparire. «Si scrive per tanti motivi», dice Corona, «ma si scrive anche per salvare il ricordo di qualcosa che rischia di sparire. Matteo non è nato in montagna, ma come me sta svolgendo questa funzione. Per questo romanzi come "La pelle dell'orso" o "La trilogia della patria" sono importanti». Perché Matteo Righetto e Mauro Corona sono molto diversi tra loro, anche nella scrittura, ma sono accomunati dalla ricerca della autenticità. «Mauro», dice Righetto, «da questo punto di vista è stato un punto di riferimento per tutti e di questo va ringraziato». Le voci del sillabario che hanno scritto hanno quindi impostazioni diverse, ma si muovono in una stessa direzione. Mauro Corona segue spesso i suoi ricordi personali, come quando racconta delle sue avventure di scultore o la ricerca un tempo spasmodica della vetta. «Ero giovane », dice, «mi sembrava di dover scalare tutto, adesso che ho quasi settant'anni preferisco fermarmi un attimo prima di arrivare». Matteo Righetto invece alterna brevi racconti, anche personali, a riflessioni, cercando di cogliere per ogni voce un singolo aspetto, capace però di trasmettere una emozione e un senso. «Facciamola finita con l'estetica», conferma Corona, «cerchiamo di parlare di etica». -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Corriere delle Alpi | 21 Settembre 2019 p. 38 L'anteprima a Pordenonelegge Premio per Matteo Matteo Righetto e Mauro Corona presenteranno "Il passo del vento. Sillabario alpino" in anteprima domani alle 19 a Pordenonelegge. La presentazione sarà anche l'occasione per consegnare a Matteo Righetto il premio speciale "Dolomiti Unesco" che ogni anno viene assegnato a persone, associazioni, enti pubblici e privati, che con la loro opera contribuiscono a promuovere i valori geologici, paesaggistici, naturalistici e culturali della montagna, non solo in ambito dolomitico. Prima dello scrittore padovano erano stati premiati lo scorso anno Marco Balzano e l'anno precedente Vandana Shiva. Corriere del Trentino | 22 Settembre 2019 p. 29 Sillabario delle Dolomiti Righetto e Corona: «Il passo del vento», insieme per raccontare la montagna «Il cirmolo è il mio albero preferito. E sono felice che tra il rifugio Cinque Torri e il rifugio Scoiattoli ve ne sia uno intitolato a un mio romanzo - scrive Matteo Righetto - …osservo ogni estate un piccolo rito. Carico lo zaino di borracce e partendo dal passo Giau porto un po’ d’acqua al mio piccolo cirmolo. Lo faccio quasi sempre da solo, perché mi piace così». E Mauro Corona: «Sono stato povero nell’infanzia e in gioventù. Detesto il lusso e i regali di valore. Però se mi chiedessero cosa scegliere tra una Ferrari, un Rolex da cinquantamila euro o uno di quei cirmoli, non avrei il minimo dubbio. Ne caverei migliaia di figure. Da quelli escono folletti, gnomi, gufi e civette. E bastoni per i vecchi». «C» come cirmolo. Ma anche «camoscio», «cordata», «corteccia», «crocevia». E molto altro. Si parte dalla «A» di abete e si chiude con «Z» di «zuppa»: perché «un buon discorso dev’essere come la zuppa di montagna, fatto con ingredienti semplici, gustoso, genuino. Avere lo scopo di fare bene». In mezzo, «baita», «barba», «disboscamento», «kodar», «mugo», «orizzonte», «volo» e tantissime parole, nel romanzo a due voci


degli scrittori Matteo Righetto (padovano) e Mauro Corona (trentino di nascita) Il passo del vento (Mondadori). Gli autori lo presentano in anteprima domani a Pordenonelegge al Parco Galvani Spazio Ascotrade (ore 19). E Righetto riceverà domani anche il Premio Dolomiti Unesco per la promozione dei valori naturalistici e paesaggistici dei monti. Il libro è un sillabario della montagna, nato per caso durante una serata in un’osteria sulle Dolomiti, da una chiacchierata tra amici davanti a un bicchiere di vino, in cui Righetto e Corona si confrontavano su natura, letteratura, scrittori. Parlavano di Goffredo Parise e Dino Buzzati. Proprio pensando ai Sillabari di Parise si è accesa una scintilla, è partito un confronto sulle parole. Che mesi dopo è continuato, a due voci, nel romanzo. Un viaggio tra le Dolomiti, in Il passo del vento , attingendo alle esperienze dei due autori che sono anche profondi conoscitori della montagna e impegnati da sempre nella salvaguardia del territorio e dell’ecosistema. Epigrammi fulminanti, brevi racconti lirici, ognuno con la sua voce e il suo stile, ognuno con la sigla dell’autore. Ma le due voci si fanno sentire chiare e differenti, impossibile confonderle. Dalla definizione delle parole e degli eventi, alla riflessione sul loro significato, sulla contemporaneità, su quanto incidono o possono tramandare alla società di oggi. Un sillabario per capire la natura, ma anche per riflettere sul paesaggio, su sostenibilità e ecosistema, su padri e antenati, sulle tradizioni e sull’immenso patrimonio che boschi e montagne conservano. Una citazione di Walt Whitman in prima pagina, chiarisce: «Ora lo vedo il segreto: per fare persone eccellenti bisogna crescere all’aria aperta e mangiare e dormire con la terra». La fatica e il sacrificio della salita, dell’arrampicata, sono potenti metafore della vita. Così attraverso le parole della montagna, si può trovare una risposta a qualsiasi dubbio o interrogativo, riflettere e comprendere che in natura è già tutto scritto. Anche per questo gli autori fanno notare che questo è un libro che si può anche aprire scegliendo una pagina a caso, come un oracolo. Da quella pagina a caso, leggendo e riflettendo, arriverà sempre un piccolo insegnamento che punta dritto al cuore. Alla parola «Albero», Matteo Righetto scrive: «Che cosa si potrebbe fare con 16 milioni? Sedici milioni di alberi, tanti ne ha colpiti il ciclone che si è abbattuto sulle Dolomiti nell’ottobre del 2018… Più o meno quanti i morti del primo conflitto mondiale, esattamente cento anni prima. Immaginiamoci per ogni albero caduto un caduto della Grande Guerra. Le campagne militari allora, il riscaldamento globale oggi. Abeti come persone, foreste come intere comunità…Sapete cosa abbiamo perso? Abbiamo perso l’ossigeno che due milioni di persone respirano in una vita intera. Ecco cosa succede se vengono divelti 16 milioni di abeti». Mauro Corona spiega così il senso e il motore di questa fatica letteraria: «Aprii le pagine del libro in vetta, ingiallite ed erose dal vento, presi la mia matita e scrissi che avrei desiderato rimanere lassù per sempre. E lo riscriverei ancora. Perché se intorno a noi tutto cambia, le montagne no. Le montagne non tradiscono».

NOTIZIE DAI RIFUGI L'Adige | 1 Settembre 2019

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“In quota per fare selfie e bere spritz” «Ci sono escursionisti che arrivano in rifugio a oltre duemila metri e chiedono un cocktail o uno spritz. E si sorprendono che non siamo attrezzati per accontentarli?». Lo racconta Alberto Bighellini , da due anni gestore del rifugio Sat Marchetti allo Stivo. Franco Nicolini , guida alpina dal 1985 e da nove anni gestore del rifugio Tosa Pedrotti sulle Dolomiti di Brenta, ne ha da raccontare di episodi bizzarri con protagonisti i nuovi frequentatori della montagna, «figli dei social» e «schiavi della comodità». «Proprio l'altro giorno - riferisce ancora contrariato - un escursionista mi ha fatto vedere il tutorial che ha realizzato per mostrare il primo tiro di corda al Campanil Basso. Macché tutorial, servono dita delle mani, punte dei piedi e cervello! Per non dire di tutti quelli che arrivati al nostro rifugio si fanno il selfie per dire che ci sono stati e non si accorgono nemmeno del panorama mozzafiato che hanno davanti agli occhi?». Giusto approccio alla montagna, cultura del rifugio da non dare per scontata, rispetto dei luoghi, sicurezza, pratiche ambientali: se i frequentatori della montagna estiva ne difettano, bisogna correre ai ripari. È quanto sta facendo il Cai nazionale, che tra questo mese e ottobre apporrà nei rifugi di sua proprietà un tabellone con una sorta di decalogo del corretto rapporto con la montagna e i rifugi, che coinvolge ambiente, utenti e gestore. A chi la montagna la frequenta con umiltà e rispetto, possono sembrare consigli banali: non sprecare energia, acqua, suolo; ridurre i rifiuti ed evitare rumori molesti; non chiedere lussi in quota; non pretendere di camminare con gli scarponi nelle camere e di portarci le attrezzature destinate agli appositi depositi; apprezzare il bello; instaurare un proficuo rapporto con i gestori, conoscitori del luogo e professionisti dell'accoglienza; comunicare i propri itinerari e non sfidare il maltempo. «Ci sembrano indicazioni semplici, ragionevoli e utili - osserva Roberto Bertoldi , vicepresidente della Sat - e potremmo aggiungerle ai cartelli in quattro lingue già installati da noi anni fa per richiamare a un uso responsabile delle risorse, soprattutto idriche, nei rifugi. Purtroppo ormai in quota si vede di tutto. Molti mancano di cultura della montagna». Qualche esempio? Ancora Alberto Bighellini dallo Stivo: «Da chi resta interdetto perché non abbiamo il gelato o le patatine, a chi sentendosi dire che deve portare i rifiuti a valle ce li infila sotto i tavoli o persino nel bagno? Da chi arriva senza felpa nello zaino a chi si meraviglia perché non c'è il wi-fi o pretende di riscappare a valle appena sente un tuono? Ma ci chiamiamo "rifugio" apposta!». «C'è un positivo ritorno alla montagna ? aggiunge Franco Nicolini del Tosa Pedrotti ? ma spesso poco intelligente. Serve un passo indietro. È una questione di vivibilità e di sicurezza. Staccarsi dallo smartphone, parlare, stare in silenzio, apprezzare e non storcere il naso se si condivide il tavolo con qualcuno, magari straniero. In fondovalle la vita è viziata e la si pretende anche quassù. In cucina proponiamo tre primi e tre secondi al giorno. Nei rifugi svizzeri, per dire, c'è solo un piatto: minestrone con wurstel. "Rifugio" deve essere solo quello che raggiungi a piedi. Molti locali chiamati impropriamente rifugio sono diventati quasi dei resort?». Intanto proprio sul fronte sicurezza sembrano funzionare i 180 cartelli disposti dalla Sat nei parcheggi e alle partenze delle cabinovie e funivie per allertare i turisti sugli effetti della tempesta Vaia del 2018 sui sentieri. «I più frequentati li abbiamo sistemati», ricorda Bertoldi della Sat. Sono in arrivo, poi, nuovi cartelli più grandi su pali autonomi, sistemati a pochi metri dall'inizio dei sentieri vietati a bici e e-bike. Ma poi servono i controlli». Per quanto riguarda le presenze nei rifugi, molto bene agosto, sottotono giugno, stabile luglio.

NOTIZIE DAI PARCHI L’Adige | 10 settembre 2019 p.36 Operai del Parco e volontari Sat riaprono importanti sentieri Primiero Piani di Cavallazza e altri percorsi agibili PRIMIERO Buone notizie per gli escursionisti, sia pure di fine estate: un sentiero classico, quello che da Malga Ces porta ai Piani della Cavallazza, è ora agibile, dopo l'intervento delle squadre operai del Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino. Era stato particolarmente danneggiato dalla tempesta Vaia di fine ottobre: «La riapertura di questo sentiero - ha evidenziato il presidente del Parco, Silvio Grisotto - è un ulteriore importante intervento che si colloca all'interno di quell'ampio impegno che il Parco, da diversi mesi, ha assunto per rendere agibile la rete sentieristica nel dopo Vaia. Un impegno prioritario nell'azione del Parco per l'importanza che la percorribilità dei sentieri rappresenta per l'intero comparto turistico». È indubbiamente un intervento di particolare rilievo, perché la gita ai Piani della Cavallazza è tra quelle più gettonate dai turisti: non è particolarmente impegnativa, sale tra boschi e pietraie, offre un belvedere unico sulla lunga catena delle Pale di San Martino, dalla Vezzana al Sass Maor, con una visuale su tutta la valle che da Passo Rolle si estende a Primiero. Il lavoro per le squadre operai del Parco continua ora su altri tratti, in particolare quello lungo il "Sentiero Etnografico del Vanoi", tra la Tognola e la Valzanca. Pure la sezione Sat Primiero si è data da fare con le proprie squadre di volontari: tra gli interventi da rimarcare, ha ripristinato il sentiero 748 del Col de San Piero che dal Rifugio Fonteghi attraverso Scaorin porta al Sass de Mura e al Rifugio Boz; il sentiero "Piero Agostini", che da Passo Cereda va verso la località Acque Nere; la comoda escursione che dal Passo della Gobbera conduce al Monte Totoga; un tratto di sentiero verso Malga Fossetta e un piccolo intervento sull'Alta Via 2 delle Dolomiti, la cosiddetta Alta Via


delle Leggende. Costituiscono tutti mete di valore ambientale e turistico. Inoltre, durante la primavera e per tutta l'estate, i satini primierotti si sono dedicati a varie attività tra il Vanoi e a San Martino di Castrozza con i bambini frequentanti le scuole e i centri estivi: momenti di sensibilizzazione, ma anche attività pratiche, quali il ripristino della segnaletica orizzontale. La Sat locale ha pure realizzato delle magliette che sono andate a ruba, disegnate dall'artista primierotto Narci Simion e vendute per sostenere le spese del ripristino dei sentieri. M.C. Corriere delle Alpi | 15 Settembre 2019 p. 23 Turismo sostenibile Il Parco avvia la candidatura alla Carta europea FELTRE Il Parco delle Dolomiti Bellunesi vuole mantenere la Carta europea del turismo sostenibile (Cets) che raccoglie tutte le parti pubbliche e private - che programmano e realizzano una serie di azioni concrete per promuovere il turismo sostenibile coniugando le esigenze di tutela della natura con quelle della fruizione turistica. Il Parco Dolomiti Bellunesi ha ottenuto questo prestigioso riconoscimento nel 2015, grazie al coinvolgimento diretto e alla costruttiva collaborazione di numerosi soggetti pubblici e privati. Ora è tempo di rinnovo e l'ente ha intenzione di non farsi trovare impreparato.La Cets è uno strumento di certificazione e la procedura di conferimento della Carta alle aree protette e gestita e coordinata da Europarc Federation, associazione che raggruppa oltre cento parchi in tutta Europa. Nel dettaglio le aree protette sono distribuite in sedici diversi Paesi europei, dalla Finlandia alla Grecia, dal Regno Unito alla Spagna, dal Portogallo alla Lituania: tutti questi parchi utilizzano la Cets come ottimo strumento di visibilità a promozione a livello nazionale e internazionale.L'Ente Parco ha deciso di rinnovare la certificazione Cets anche per il periodo 20202024 e di avviare il percorso per presentare, all'inizio del 2020, la propria candidatura ad Europarc. La prima tappa del cammino per riottenere la Carta è un incontro pubblico con tutti gli operatori privati, le amministrazioni, le associazioni, i consorzi e gli enti interessati ad avviare progetti di turismo sostenibile legati al Parco. L'incontro, aperto a tutti i soggetti interessati, è fissato per giovedì 19 alle 18 al Museo Etnografico di Seravella a Cesiomaggiore. Obiettivi di questo primo incontro sono: la presentazione delle azioni e dei progetti realizzati nel primpo quinquennio del Cets (2015-2019); il censimento dei soggetti pubblici e privati interessati a condividere una strategia di sviluppo sostenibile in campo turistico; la definizione del calendario di lavoro che porterà alla redazione del dossier di candidatura per il rinnovo della Carta.«La certificazione Cets ottenuta nel 2015», ha dichiarato il presidente Ennio Vigne, «ha dato al Parco maggiore visibilità sui mercati internazionali e soprattutto ha permesso la creazione di una rete di collaborazioni tra il Parco e numerosi enti pubblici, associazioni, imprenditori privati, che hanno lavorato fianco a fianco per promuovere forme di turismo rispettose dell'ambiente. Il rinnovo del Cets costituisce un'occasione di crescita per tutto il territorio. Per questo auspico che la rete delle sinergie esistenti possa ulteriormente svilupparsi, a beneficio dei nostri terroitori, interni ed esterni al Parco». --L.M.

PATROCINI Corriere delle Alpi | 11 settembre 2019 p. 21 Sarà anche possibile conoscere gli artisti e le opere che stanno prendendo forma Ri-ambientiamoci oggi pomeriggio a Valgrande aperitivo e musica COMELICO Un pomeriggio in musica e gusto lì dove la natura rinasce dall'arte. Vizart, l'iniziativa 2019 del progetto biennale "Ri-ambientiamoci", dà appuntamento per oggi alle 17.30 nell'anfiteatro naturale del bosco di Valgrande, dove sarà possibile conoscere gli artisti all'opera durante un aperitivo e vedere da vicino le opere che stanno prendendo forma, dopo l'inaugurazione ufficiale della manifestazione di sabato scorso, aperta dall'esibizione della violinista Corinna Canzian. "Ri-Ambientiamoci" è nato dalla collaborazione tra Lassù, il Caaf Cgil Nordest, la Flai Cgil, la Regola di Dosoledo, la Regola di Casada e il gruppo di ricerche culturali Algudnei e gode anche del patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco e dell'Unione montana Comelico. Intanto, oltre un centinaio di persone hanno seguito la performance, ospitata causa maltempo al museo Algudnei di Dosoledo, dell'artista trevigiana, introdotta dalla presentazione della coordinatrice del progetto Ri-ambientiamoci, Daniela Zambelli, presidente della società cooperativa Lassù e ideatrice del progetto, di Sebastiano Grosselle, segretario provinciale della Flai Cgil Belluno, e di Claudio Zaccarin, di Caaf Cgil Nordest, finanziatore dell'intero progetto. La musica sarà protagonista anche dell'aperitivo di oggi: in Valgrande si esibiranno due dei migliori allievi del workshop di violino 2019 tenuto nei mesi scorsi dalla stessa Canzian e, anche in questo caso come in tutte le scelte artistiche della rassegna, si tratterà di un musicista locale e di un'artista esterna, ovvero Sebastiano Menardi, 17 anni, di Calalzo e di Sara


Audenino, 21enne di Torino. Per loro, oltre all'emozione di un concerto in uno scenario insolito e particolare come il bosco di Valgrande, anche la soddisfazione di una borsa di studio del valore di 150 euro ciascuno donata dal gruppo di ricerche culturali Algudnei. Per gustare al meglio i salumi, formaggi e gli altri prodotti tipici locali che caratterizzeranno l'aperitivo con gli artisti, l'anfiteatro naturale si presenterà agli ospiti sotto una nuova veste: in questi giorni, grazie al lavoro dei ragazzi della terza liceo linguistico dell'istituto "Primo Levi" di Badia Polesine, a Rovigo, della ditta di trasporti Doriguzzi Mario e de La segheria mobile del Ticino - Boratt Petrolo, sono state realizzate sedute e panche dove potersi accomodare per vivere al meglio l'esperienza culturale, gastronomica e naturalistica.

Gazzettino | 17 Settembre 2019 p. 16 edizione Belluno Ecco il Setsass Due atolli tra le Dolomiti LA STORIA Le nostre orme restano impresse sulla sabbia bianchissima dell'isolotto, le onde si infrangono dolcemente sul bagnasciuga lasciando qua e là qualche pezzo di corallo, nella terraferma le fronde delle palme sventolano sotto un cielo blu cobalto. Maldive o Caraibi? Niente affatto, siamo al passo Valparola, ad un tiro di schioppo da Cortina e San Cassiano in Badia. Non oggi, bensì duecentotrenta milioni di anni fa. Si, perché quel paesaggio unico al mondo che nel 2009 ha ricevuto a pieno titolo il riconoscimento di Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, non era come lo vediamo oggi. Tutt'altro. Appariva come un arcipelago di isole coralline capaci di elevarsi dalla profondità del mare della Tetide fino al pelo dell'acqua grazie a poderose scarpate, le stesse che oggi compongono molte delle montagne che rendono unico questo paesaggio Dolomitico. Tra le vette più spettacolari, il Setsass, una montagna che, come rivela il nome stesso, guardandola da Andraz ci regala una visione di sublime bellezza grazie a sette picchi che si concatenano l'un l'altro da ovest ad est. Un comprensorio che presenta una particolarità inusuale: è composto da ben due antichi atolli sovrapposti, il Setsass e il Piccolo Setsass. LA GEOLOGIA DEL SETSASS Il Setsass è una montagna importantissima a livello geologico, in quanto mantiene perfettamente conservate le geometrie di due scogliere risalenti al periodo Triassico (circa duecentotrenta milioni di anni fa) con le loro rampe sottomarine fossili e il raccordo con i depositi del mare profondo che le circondava, la cosiddetta Formazione di San Cassiano. «Due atolli che si sono in qualche modo sovrapposti», racconta il geologo Emiliano Oddone, socio di Dolomiti Project. «Qui si sviluppavano le scogliere e le lagune interne in modo del tutto simile a quanto avviene ora alle Maldive, in Polinesia o nei Caraibi, ma in realtà questo accadeva in un'area ben diversa della terra rispetto all'attuale posizione. All'epoca si trovavano a latitudini tropicali e solo grazie alla cosiddetta tettonica delle placche si sono spostate dove oggi le vediamo». IL BARONE AUSTRIACO Sulla scia di grandi esploratori che si fecero rapire dalle bellezze delle Dolomiti fin dalla seconda metà del Settecento, anche il Setsass fu teatro di grandi scoperte scientifiche. È il caso del barone Ferdinand Von Richtofen che per primo giunse alla conclusione che il Setsass non è altro che una porzione di scogliera costituita da organismi attivi fin dal lontano Triassico. «Le ricerche del barone Von Richthofen ebbero importanza fondamentale in quanto permisero di dare corpo alla già citata teoria della tettonica delle placche secondo la quale le porzioni di crosta rocciosa che ricoprono il pianeta possono spostarsi nelle ere geologiche anche di migliaia di chilometri dal luogo in cui si sono formate», continua Emiliano Oddone. «Ecco perché questo pezzo di scogliera oggi si trova fra le Dolomiti a queste latitudini. Una scoperta di enorme importanza tanto che oggi il Piccolo Setsass viene chiamato dai geologi di tutto il mondo Richtofen Riff, in onore dello scienziato tedesco». GIOIELLO DELL'UNESCO Esattamente dieci anni fa l'Unesco ha iscritto le Dolomiti tra i patrimoni naturali dell'umanità. Si tratta di un bene composto da nove sistemi, esteso in cinque province e tre regioni. Il Setsass fa parte del sistema 5 Dolomiti Settentrionali che comprende vette famosissime come le Tre Cime di Lavaredo, le Tofane e l'Antelao. Il Setsass in verità non è altrettanto noto, tuttavia è capace di offrire uno scenario tra i più belli a livello paesaggistico grazie alla sua particolare conformazione caratterizzata da diritte pareti sul lato meridionale che lasciano il posto ad un immenso pianoro inclinato verso nord. Dalla vetta, raggiungibile senza particolare difficoltà, si gode un panorama a 360 gradi spettacolare. L'ITINERARIO Godiamoci l'emozione di camminare tra questi antichi atolli tropicali grazie ad un itinerario ad anello che inizia al Passo Valparola, precisamente nei pressi dell'omonimo rifugio. Si segue il segnavia numero 23 che ci porterà in un pianoro erboso di origine glaciale, entro il quale si apre un bellissimo laghetto. Si cammina attraversando Le Laste e poco dopo si supera un breve salto roccioso agevolato da cordino metallico, quindi si cammina verso sudovest sfiorando le pareti meridionali del Setsass, per poi arrivare al Piccolo Setsass che si stacca, isolato, dal Setsass principale. IL FILM Il Setsass entra anche nel grande schermo, grazie ad un docufilm che debutterà in anteprima assoluta il 4 ottobre al Teatro Kursaal di Auronzo di Cadore. «La pellicola, puntata speciale della rassegna Dolomiti e Prealpi Flash, è l'occasione per vedere con i propri occhi le straordinarie peculiarità geologiche del Setsass», spiega il geologo Gianluca Piccin, presidente di Dolomiti Project e uno dei protagonisti del film. «Dopo il successo dei film sul Col Quaternà, Col dei Boss e Tre Cime di Lavaredo, passeggeremo lungo l'anello che circumnaviga questa incredibile montagna passando a fianco di un singolare ghiacciaio di roccia formatosi qualche migliaio di


anni fa dopo il ritiro del grande ghiacciaio wurmiano che aveva completamente riempito le valli dolomitiche e saliremo alla vetta dove commenteremo le origini delle più belle cime circostanti con spettacolari immagini da drone, partendo dagli atolli, passando per l'era dei dinosauri fino ad arrivare ai giorni nostri». Il film è sostenuto dalla Fondazione Unesco per festeggiare i dieci anni dall'intitolazione delle Dolomiti a patrimonio dell'umanità.Giovanni Carraro Corriere delle Alpi | 22 Settembre 2019

p. 33 La tempesta del 29 ottobre nelle foto di Manuel Cicchetti Gianluca Da Poian BELLUNO Due colori opposti. Il nero ed il bianco, luci ed ombre di un territorio che vive nella maestosa bellezza e soffre nel rischio del disastro ambientale. Prosegue il viaggio di Manuel Cicchetti nelle città d'Italia con l'intento di portare, nel linguaggio essenziale e puro delle immagini fotografiche, un deciso monito alla mano dell'uomo. Perché protegga e, dove può, ripari. Una più ampia presa di coscienza sul valore del territorio parte anche dal messaggio artistico. Le fotografie di Cicchetti sono una lettera d'amore per il pianeta, ricca di speranza. Dal 5 ottobre al 3 novembre il Festival "Oltre le Vette" di Belluno ospita a Palazzo Crepadona la mostra fotografica "Nero. Bianco. Monocrome per Vaia e le Dolomiti". A quasi un anno dal disastro che ha cambiato i connotati del nostro territorio e in parte la vita di tutti noi bellunesi, il visitatore si troverà di nuovo immerso nella tempesta. Una vicenda buia per il pianeta, rappresentata - a testimonianza dell'enorme danno - nello spazio di un altissimo cubo color antracite, con immagini di grande formato in bianco e nero, cifra stilistica dell'artista. Ma, una volta superato il disastro, spazio al gesto umano della ripresa, della riparazione. Le grandi fotografie, che superano le dimensioni di un uomo, rendono il visitatore partecipe e protagonista. Subito dopo, un cubo più piccolo all'interno del primo accoglierà i visitatori con le immagini delle Dolomiti della Conca d'Ampezzo più vive, in tutta la loro magica bellezza. Ad accompagnare le fotografie, i suoni del bosco e un suggestivo brano di Arvo Pärt. Ecco il segno di speranza, il monito, la spinta alla protezione del territorio. La risposta agli alberi che, ancora in piedi, stanno gridando all'uomo "Resta con me".Il libro fotografico edito da Touring Italia sarà in vendita con l'occasione, e parte del ricavato andrà a favore dei lavori di ricostruzione dei Serrai di Sottoguda. Perché la Cortina di Manuel Cicchetti, il luogo dove ha imparato a camminare e la sua Milano, dove è nato, non dimentichino, mentre si preparano all'Olimpiade, di restituire al territorio quanto ci dona. Il volume, con testi in italiano e inglese (di Francesco Vidotto, Denis Curti e Cicchetti) gode dei patrocini di Dolomiti Unesco, Comune di Cortina e Regole d'Ampezzo. «Riusciamo a contemplare la natura e a distruggerla nello stesso tempo», scrive Angelo Miotto, autore dei testi per la mostra. «Siamo innaturali in quanto non sappiamo più ascoltare la voce di alberi, montagne, mari. Perché far strage di storie secolari pare quasi non riguardarci. La speranza è negli sguardi e nelle azioni che per amore contemplano e attraversano la natura. Sentendosi parte di essa e quindi riconoscendola e chiamandola per nome».La mostra sarà visitabile dal martedì al venerdì 10-12.30 e 15.3018, il sabato (10-12.30 e 15.30-19) e la domenica 10-18. -


SCOPERTE SCIENTIFICHE Corriere del Trentino | 17 Settembre 2019 p. 13 Kustatscher scopre Brinkia, nuovo fossile Nell’ambito del 90° Convegno della Società paleontologica tedesca fino a domani a Monaco di Baviera, la paleontologa del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige Evelyn Kustatscher ha presentato la scoperta di una pianta fossile finora sconosciuta. La pianta, cui è stato dato il nome di Brinkia kerpiana, proviene dalla Gola del Bletterbach, nelle Dolomiti Patrimonio mondiale Uesco. «E’una pianta finora ignota alla ricerca, quindi un genere e una specie del tutto nuovi - spiega Kustatscher - e appartiene a un gruppo di piante che si presumeva fosse comparso solo 50 milioni di anni più tardi di quanto finora supposto, quindi prima della grande estinzione di massa nel periodo di transizione tra l’età antica della Terra, per così dire, e il suo medioevo»


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