Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Luglio 2019

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RASSEGNA STAMPA LUGLIO 2019

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PRINCIPALI ARGOMENTI DEL MESE DI LUGLIO: EVENTI DELLA RETE 10 ANNI DOLOMITI UNESCO .............................................................................. 1 PELMO D’ORO: IL PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO A MASSIMILIANO OSSINI ........................ 9 #SOSERRAI: 1 MILIONE PER I SERRAI DI SOTTOGUDA .................................................................... 10 INCONTRI D’ALT(R)A QUOTA ............................................................................................................. 12 DOLOMITI ACCESSIBILI ..................................................................................................................... 12 26 GIUGNO 2019: 10 ANNI DI DOLOMITI UNESCO ............................................................................. 14 CARTELLO STRADALE DOLOMITI UNESCO: AD ALDINO POSIZIONATO IL CARTELLO .................... 15 MOBILITA’ SOSTENIBILE AL LAGO DI BRAIES .................................................................................... 16 NOTIZIE DAI RIFUGI ........................................................................................................................... 19 NOTIZIE DAL CNSAS .......................................................................................................................... 20 NOTIZIE DAL CAI ................................................................................................................................ 21 PROGETTI FORMATIVI ....................................................................................................................... 24 MUSEI IN RETE ................................................................................................................................... 24 PATROCINI.......................................................................................................................................... 25

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EVENTI DELLA RETE PER I 10 ANNI DI DOLOMITI UNESCO Corriere delle Alpi | 1 Luglio 2019 p. 20 Torna la musica degli organi storici delle Dolomiti: il via a Domegge Mario Agostini CADORE Tornano i concerti sugli organi storici del Cadore e, come 26 anni fa, la partenza è prevista dalla chiesa di San Giorgio a Domegge. «Quest'anno saranno 26 i concerti, oltre a quattro momenti speciali», dicono gli organizzatori. «Come è facile immaginare non è facile programmare un calendario così denso, ma se riusciamo a farlo dopo quasi 30 anni è grazie alla collaborazione di enti, parrocchie e associazioni che si mettono insieme per riuscire a offrire ai turisti e ai locali una rassegna di alto livello».Anche quest'anno, come detto, la rassegna si apre a Domegge e si chiude a ottobre a Zoppè con la presentazione del 5° Quaderno di storia organaria in Cadore che riguarda gli organi di Zoppè e i canti patriarchini. Si tratta dell'ultimo volume della Collana edita dall'associazione che l'anno scorso non era stata completata.Anche l'edizione 2019 mette insieme maestri affermati a livello internazionale a giovani organisti che si stanno facendo largo. Ad esempio, il 21 luglio a Caprile ci sarà Edoardo Bellotti, il 10 agosto a Candide Sergio Vartolo, il 12 agosto a Santo Stefano Giancarlo Parodi e alcuni giovani concertisti, saliti alla ribalta come Ilaria Centorrino (il 4 agosto a Vigo di Cadore), che ha vinto il premio Franz Zanin in Friuli. Fra le attività culturali, da segnalare la presentazione di un cd registrato con l'organo Nachini Dacci il 14 luglio e la presentazione di un volume il 24 agosto che raccoglie le composizioni per organo dedicato al maestro Parodi. Verrà riproposto la "passeggiata organistica" per visitare l'organo costruito dai figli di Callido nel 1819 nella chiesa di Tai: sarà l'occasione per presentare la figura di Candido Coletti l'imprenditore ottocentesco che donò lo strumento.Non poteva mancare un evento collegato ai 10 anni delle Dolomiti Unesco e, quindi, il 20 luglio al Rifugio Fiume sarà svolto un concerto di organo e fiati ai piedi del Pelmo.Venendo al programma, ecco gli otto concerti previsti a luglio. Si inizia 13 nella chiesa di S. Giorgio con il soprano Borin e l'organista Manuel Canale con il tema "Lo stile teatrale nellamusica da chiesa". Mercoledì 17, nella parrocchiale di S. Candido a Tai "Omaggio a Pietro Nachini nel 250° anniversario della scomparsa" con Lorenzo Marzona all'organo Callido, Stefano Casaccia al flauto dolce e Claudio Gasparoni lal viola da gamba. Venerdì 19 concerto alla Pieve di Santa Giustina ad Auronzo con l'organista Irene De Ruvo che si esibirà all'organo Callido, accompagnato dalla tromba e il filicorno di Michele Santi. Sabato 20 alle 11 concerto al rifugio Fiume per i dieci anni delle Dolomiti Unesco con l'Ensemble Triottocento. Domenica 21 si scende a Caprile, nella chiesa di San Bartolomeo per ascoltare l'organista Edoardo Bellotti sull'organo anonimo 1660 con il tema "Echi della Serenissima". Giovedì 25 luglio, nella chiesa di Sant'Anna di zoppè. concerto dell'organista Francesco Fabris al violno e Daniele Parussini agli organi "Gasparrini" e "Zanfretta - Rizzardini. Domenica 28, nella Chiesa della Madonna della Difesa di Lorenzago, l'organista Renzo Bortolot si esibirà sull'organo "Moscatelli" e Marianna Piazza soprano con "Sacre melodie e meccaniche armonie". Venerdì 30 nella parrocchiale di San Marco a Valle, l'organista Paola La Rosa darà vita al "Duello organistico: Morandi vs Petrali e la musica intorno". L'Adige | 3 Luglio 2019 p. 37 Arriva il “Circo delle Dolomiti” VAL DI FASSA Si chiama «Circen Dolomites Festival» e sarà la novità dell'estate. Il gruppo di giocolieri fassani di Circensema, in collaborazione con la Cooperativa Sociale INOUT, propone una tre-giorni di spettacoli ed eventi. Una novità assoluta nel panorama dell'offerta turistica di Fassa, che colora l'estate di allegria e di proposte per grandi e piccoli. La prima edizione del Circen Dolomites Festival animerà le montagne e le piazze del paese di San Giovanni/Sèn Jan da venerdì 9 a domenica 11 agosto, grazie alle performance di strabilianti artisti di strada provenienti da tutta Italia: il Duo Zenzero e Cannella, Carpa Diem, Juriy Longhi e la Scuola di Circo Bolla di Sapone di Trento sono solo alcuni dei grandi nomi che arricchiranno con i loro spettacoli il nutrito programma di eventi, già consultabile sul sito www.circendolomitesfestival.com Il Festival si aprirà in anteprima domenica 4 agosto con lo spettacolo della compagnia i 3-Chefs nel corso della celebre Festa ta mont in Val San Nicolò. Di particolare interesse nel corso del weekend del festival (9-11 agosto) saranno la serata di spettacoli di strada CircenPoza, l'alba circense in montagna in località Rifugio Roda di Vael dedicata alla celebre leggenda di Re Laurino e del suo Rosengarten rielaborata in stile circense e la CircenCena giocolosa nella meravigliosa frazione di Tamion, premiata come uno tra i Borghi più belli d'Italia. Studiato secondo i tre temi cardine dell'altezza, della meraviglia e dell'ambiente, che caratterizzano sia il circo, sia le proiezioni verticali e la magnificenza delle montagne di Fassa, il Festival proporrà anche spettacoli e laboratori circensi in alta quota, in località Baita alla Cascate in Val San Nicolò, sulla panoramica piana del Ciampedie e nella conca del Gardeccia ai piedi del massiccio del Catinaccio. Il Festival rientra infatti nella rete degli eventi promossi dalla Fondazione Dolomites Unesco per il decimo

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anniversario della proclamazione delle Dolomiti patrimonio dell'Unesco. Inoltre, tutti gli eventi in programma presentano il marchio Eco-eventi Trentino, che ne garantisce la sostenibilità dal punto di vista ambientale. Con lo spettacolo CircEnsomech proposto al Gardeccia nel pomeriggio di domenica 11 agosto dal gruppo di giovani giocolieri di Circensema e con la regia di Michela Marangoni, si chiuderà un Festival che si propone di valorizzare la ricchezza e la varietà del patrimonio culturale e ambientale di Fassa. Fra gli sponsor tecnici figurano La Sportiva e Play Juggling. Fra i sostenitori dell'iniziativa ci sono i comitati manifestazione di Vigo e Pozza di Fassa, l'Apt di Fassa, la Regione Trentino Alto Adige, il Consorzio Elettrico di Pozza, il Bim Adige, la Cassa Rurale Dolomiti, FassaCoop e la società Impianti a fune Catinaccio e numerose aziende e associazioni del territorio. Per info e aggiornamenti, è possibile consultare il sito internet www.circendolomitesfestival.com o i social sulle pagine ufficiali del Circen Dolomites Festival. Corriere del Trentino | 3 Luglio 2019 p. 14 Escursione fra rocce e fossili con guide d’eccezione Un’escursione tra rocce e fossili di milioni di anni. Domenica escursione geologica alla gola del Bletterbach, nel comune di Aldino, Bolzano (per info e iscrizioni 0471/886946). Scavata dal torrente durante l’era glaciale, circa 15mila anni fa, la gola del Bletterbach fa parte, dal 2009, delle Dolomiti Patrimonio mondiale dell’umanità. Da questa gola sono emersi fossili di centinaia di milioni di anni, studiati da ricercatori di tutto il mondo, tra cui Evelyn Kustatscher che sarà la speciale guida dell’escursione. Durante la visita organizzata dal Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, la paleontologa racconterà tutto su rocce e reperti del Bletterbach, parlando anche del suo lavoro di ricerca, dei progetti e delle ultime scoperte. Il punto di ritrovo è fissato domenica alle 10 nel centro visitatori Geoparc Bletterbach di Aldino. L’escursione guidata si svolgerà in tedesco, mentre il 4 agosto c’è l’appuntamento gemello in lingua italiana. (f.ver) Alto Adige | 5 luglio 2019 p. 8 A Bolzano arriva "G4-58" Di Fabio Zamboni BOLZANO Da una grande, indimenticabile impresa alpinistica, una mostra che a Bolzano sarà uno degli eventi culturali più importanti dell'autunnoinverno: sessantuno anni fa, il 6 agosto del 1958, Walter Bonatti e Carlo Mauri concludevano la scalata del Gasherbrum IV, la Montagna di Luce del Karakorum, una delle più maestose e impervie cime del pianeta. Fu un'impresa piena di rischi e incertezze. Un'indimenticabile pagina di alpinismo e di umanità. Tra i componenti della spedizione c'era Fosco Maraini, orientalista, scrittore, regista, fotografo e colto osservatore. Begli anni scorsi dagli archivi della Cineteca Centrale del Cai, sono riemerse centinaia di sue fotografie - alcune inedite - e le appassionanti scene da lui girate per il film ufficiale della missione. Su quelle immagini il Cai di Sondrio ha costruito una preziosa mostra fotografica che dal 21 settembre al 6 gennaio approderà nelle sale del Centro Trevi, a Bolzano, per iniziativa della sezione bolzanina del Cai e con un fitto e prezioso contorno di altre iniziative legate alla montagna. L'idea è venuta al vicepresidente del Cai bolzanino, Maurizio Veronese, che dopo aver visitato la mostra a Sondrio si è subito messo al lavoro per "importarla" in Alto Adige: «Vivendo in un ambiente particolare, tra le più belle montagne del mondo come le Dolomiti - spiega Veronese -, ci è sembrato quasi doveroso proporre una mostra che racconti le avventure di personaggi che si sono cimentati anche sulle nostre montagne e che in alcuni casi sono anche originari di questi luoghi. Senza dimenticare il livello tecnico di queste splendide fotografie, che verranno proposte in un raffinato allestimento che si avvale della retroilluminazione». La mostra verte sulla scalata del Gasherbrum IV nel 1958 da parte di Walter Bonatti, Carlo Mauri, Riccardo Cassin, Toni Gobbi, Donato Zeni, Giuseppe De Francesch, Giuseppe Oberto e Fosco Maraini. Le immagini testimoniano la complessità dell'organizzazione, che richiese ingenti risorse, a partire dal trasporto di 11 tonnellate di materiale tramite la nave "Vittoria", che salpa il 30 aprile del 1958; il materiale verrà suddiviso in 280 casse di circa 30 km ciascuna, che i portatori trasporteranno sulle spalle dai 2300 metri di Skardu per 230 chilometri. Siamo nel 1958e un selezionato gruppo di alpinisti guidato da Riccardo Cassin sale spedito tra le grandi montagne del Pakistan. Passano le Torri di Trango e quella di Muztagh puntando diretti al loro obiettivo che ormai, una volta messo piede sul ghiacciaio del Baltoro, inizia a profilarsi all'orizzonte. Appare come una piramide dalla punta mozzata, elegante e verticale, il Gasherbrum IV che accompagna da lontano gli alpinisti che vogliono cimentarsi in quest'impresa. Dall'impresa, la mostra. Che a Bolzano verrà valorizzata anche grazie al suo inserimento nel contesto di Montagnalibri, evento a cura del Trento Film Festival, del Comune di Bolzano, della Camera di Commercio di Bolzano e con la collaborazione del CAI sezione di Bolzano. Il Trento Filmfestival sarà partner attivo nell'organizzazione della mostra "G4-58", insieme alla Provincia ed al Comune di Bolzano e alla Fondazione Dolomiti Unesco e una serie di altre associazioni. Abbinato alle fotografie, un libro fotografico di Alessandro Giorgetta e Anna Girardi sul Gasherbrum IV edito dal Cai, libro che verrà presentato a Bolzano dagli autori, alla presenza della vedova di Fosco Maraini, Mieko. Il libro diventerà una sorta di catalogo della mostra stessa. Nel fitto calendario di eventi a corollario della mostra su Bonatti, verranno presentati altri libri: "Walter Bonatti- Scalare il mondo" a cura

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di Angelo Ponta, "K2. La storia della montagna impossibile" di Alessandro Boscarino e "Alimentazione in alta quota" di Donatella Polvara. E poi il Centro Audiovisivi del Trevi sta mettendo a punto una rassegna tematica dal titolo: "Il mito della Montagna sullo schermo" attraverso la stampa di una brochure che verrà messa a disposizione degli utenti della Mediateca stessa con una proposta di documentari che possono essere presi in prestito e quattro successive serate da ottobre a dicembre con film dedicati alla montagna. Parteciperà inoltre il Centro Multilingue, presentando "Una montagna di lingue", alla scoperta della montagna raccontata in varie lingue: narrativa, film, letteratura di viaggio, miti e saghe, libri per bambini. E non è finita: alla mostra fotografica saranno abbinate altre due esposizioni pittoriche sul tema della montagna: dall'8 dicembre al 31 gennaio 2020 il Centro Trevi ospiterà accanto alla mostra su Bonatti quella di Riccarda de Eccher "Dolomiti Acquerelli" e alla Galleria Civica "Paesaggi dolomitici", dipinti di Sonia Grineva. La prima darà modo a una pittrice di origini bolzanine di esordire nella sua città dopo numerose mostre e riconoscimenti a livello internazionale, con un'esposizione patrocinata Fondazione Dolomiti UNESCO e inserita tra gli Eventi per i dieci anni dell'attribuzione alle Dolomiti di Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. La mostra alla Civica sarà invece curata dalla Società Dante Alighieri: l'artista russo-americana Sonia Grineva nei suoi lunghi soggiorni in Alto Adige ha illustrato artisticamente le più significative località della nostra provincia, sullo sfondo delle Dolomiti. La mostra verrà inaugurata il 1° ottobre e resterà aperta fino al 24 novembre. In occasione di questo variegato evento, il Cai Bolzano ha deciso di inserire nel programma ufficiale della mostra anche una serie di altre iniziative già programmate, che verranno annunciate a settembre in occasione della presentazione ufficiale della grande mostra sulla spedizione di Bonatti. Alto Adige | 7 luglio 2019 p. 27 Bletterbach come Marte: lo racconta un astronauta ALDINO L'Agenzia Spaziale Europea Esa sta formando i suoi astronauti (nella foto) anche nell'ambito della geologia per prepararli a futuri missioni sul pianeta Marte. Visto che i sedimenti del Dolomiti Patrimonio Unesco Bletterbach sono inconfondibilmente simili agli strati di arenaria sulla superficie del Marte, i ricercatori ritornano regolarmente nel Geoparc Bletterbach. In occasione del decimo anniversario del Dolomiti Patrimonio Unesco il Geoparc Bletterbach in stretta collaborazione con L'Agenzia Spaziale Europea ESA sta pertanto organizzando una mostra fotografica e una conferenza sul tema per venerdì, 12 luglio alle ore 11 nel cortile del Messner Mountain Muaseum di Firmian a Castel Firmiano. In quest'occasione l'astronauta Esa Thomas Reiter presenterà gli eventi salirneti del passato e gli sviluppi del futuro nell'esplorazione dello spazio, il ruolo del Geoparc Bletterbach per la formazione degli astronauti e l'auspicato riconoscimento della gola come "Mars Sedimentation Analoge". Il presidente del Geoparc Bletterbach Peter Daldos invece parlerà delle varie iniziative in occasione del decimo anniversario del Dolomiti Patrimonio Unesco. L’Adige | 8 luglio 2019 p.8 Le Dolomiti di carta Una mostra di libri, laboratori, musica e conferenze sono le iniziative che la Sat, attraverso la sua Commissione storico-culturale e biblioteca, organizza per il decennale dall'inserimento delle Dolomiti nella lista Unesco dei siti Patrimonio mondiale dell'umanità: Dolomiti di carta : nello Spazio Alpino, al pianterreno della Casa della Sat (in via Manci 57 a Trento) sarà visitabile in luglio e agosto (ore 14-18) una sezione staccata della Biblioteca della Montagna-Sat, interamente dedicata alle Dolomiti, costituita dai volumi della collezione Fondo Dolomiti bene Unesco. Parlano le Dolomiti : ad accompagnare il visitatore ci sarà un catalogo-guida con poco meno di cento citazioni tratte da altrettanti libri di argomento dolomitico. Il visitatore potrà poi salire due piani di scale e visitare anche la grande Biblioteca della Montagna-Sat con le sue collezioni di libri, carte topografiche, film, attrezzatura alpinistica, fotografie ecc. Dolomiti da conoscere : due laboratori per bambini e famiglie, con lettura di leggende delle Dolomiti e intermezzi musicali a cura del gruppo 3D Family Project, che reinterpreta in chiave jazz le musiche tradizionali ladine. A cura di Alberta Rossi, presso lo Spazio Alpino SAT il 24 luglio e il 21 agosto. Attività gratuita per la quale è però necessaria la prenotazione: Info@albertarossi.com La sostenibilità come forma mentis : conferenze del professor Annibale Salsa, in collaborazione con Paola Carini (socio sostenitore Fondazione Dolomiti Unesco) sono in programma a Madonna di Campiglio il 16 agosto (alle ore 17.30) e a Trento, allo Spazio Alpino Sat, il 10 ottobre (ore 17.30). Tutte le attività sono ad accesso gratuito. All'interno della Sat è nata poi una nuova realtà, la Commissione Medica , che si prefigge l'obiettivo di creare cultura della salute in montagna e di essere un supporto alle problematiche che riguardano la salute e la frequentazione della montagna per soci escursionisti, alpinisti ma anche lavoratori di montagna. Presidente è Antonella Bergamo, segretario Edoardo Geat e consiglieri Andrea Busetti e Paolo Acler.

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Corriere delle Alpi | 9 Luglio 2019 p. 31 La bellezza minacciata delle Dolomiti in mostra alla Magnifica Di Vittore Doro PIEVE DI CADORE «Per molti», ha affermato Matteo Da Deppo, aprendo la mostra "Le Dolomiti: La bellezza minacciata", «celebrare il decennale dell'Unesco vuol dire brindisi e festeggiamenti: per la Magnifica non è così, perché intende portare i cittadini a farsi delle domande sul loro futuro». I dipinti di Mario Testa, Nanni De Biasi e Maurizio De Lotto, esposti nel palazzo della Magnifica, sono stati visitati in anteprima da un ospite illustre: il famoso alpinista e politico francese Pierre Mazzeaud, giudice titolare dell'Alta Corte di Giustizia di Francia. L'ospite è un grande amico delle montagne cadorine, e ha molto apprezzato l'iniziativa. L'apertura della mostra è stata molto sobria, anche per rispettare lo spirito degli artisti che l'hanno ispirata. Lo ha spiegato con poche parole Matteo Da Deppo, direttore della rete museale della Magnifica Comunità: «È da oltre un anno che stiamo lavorando per celebrare degnamente il decennale delle Dolomiti Unesco, coinvolgendo la Coopertiva Sociale Cadore e molti comuni del territorio proponendo loro il progetto "Le Dolomiti in mostra"». «È una specie di catena formata da opere di artisti viventi e non, che culminerà con le mostre di artisti del '900 cadorino che si terranno a San Vito, ad Auronzo e a Pieve», prosegue Da Deppo. «Con questo percorso vogliamo dimostrare ai detrattori che l'arte non è una perdita di tempo: con questa mostra invitiamo a ragionare sulla situazione delle nostre montagne. Per molti», ha poi aggiunto, «il decennale dell'Unesco è sinonimo di brindisi e festeggiamenti. Per la Magnifica non è così: noi vogliamo portare tutti a farsi delle domande sul loro futuro». Dopo aver presentato con brevi parole i tre artisti protagonisti dell'esposizione, Da Deppo ha quindi invitato gli ospiti a trasferirsi al terzo piano dov'è collocata la mostra. Una esposizione che ha stupito gli ospiti per i tre temi proposti: la bellezza e la semplicità di Nanni De Biasi; la fantasia ironica e dirompente ma gioiosa di Maurizio De Lotto e la preoccupazione sempre presente nelle opere di Mario Testa. La mostra sarà aperta tutti i giorni dal 6 al 28 luglio la mattina dalle ore 10 alle 12: 30 e il pomeriggio dalle 15 alle 17, 30. Alto Adige | 10 luglio 2019 p.12 Mostra a Trento La Sat grazie al lavoro svolto della propria Commissione Storico Culturale e Biblioteca, partecipa in maniera concreta e "ben visibile", al decennale dell'ingresso delle Dolomiti nei siti Unesco, patrimonio mondiale dell'umanità, con un bouquet ricco di iniziative che comprende una esposizione di libri sulle Dolomiti corredata da un catalogo guida, due laboratori per bambini e due conferenze dedicate al nono gruppo dolomitico inserito in Dolomiti Unesco, le Dolomiti di Brenta; l'esposizione, dall'intrigante ed evocativo titolo che pare un gioco di parole "Dolomiti di carta", trova collocazione nello Spazio Alpino, al pianterreno della Casa della Sat, in via Manci 57 a Trento ed è visitabile tutti i giorni, festivi esclusi, dalle 14 alle 18 nei due mesi di luglio ed agosto. Trentino | 10 luglio 2019 p.10 Decennale Unesco, una mostra a Trento Di Claudio Libera TRENTO La Sat grazie al lavoro svolto della propria Commissione Storico Culturale e Biblioteca, partecipa in maniera concreta e "ben visibile", al decennale dell'ingresso delle Dolomiti nei siti Unesco, patrimonio mondiale dell'umanità, con un bouquet ricco di iniziative che comprende una esposizione di libri sulle Dolomiti corredata da un catalogo guida, due laboratori per bambini e due conferenze dedicate al nono gruppo dolomitico inserito in Dolomiti Unesco, le Dolomiti di Brenta; l'esposizione, dall'intrigante ed evocativo titolo che pare un gioco di parole "Dolomiti di carta", trova collocazione nello Spazio Alpino, al pianterreno della Casa della Sat, in via Manci 57 ed è visitabile tutti i giorni, festivi esclusi, dalle 14 alle 18 nei due mesi di luglio ed agosto. Si tratta di una sezione staccata della Biblioteca della Montagna-Sat, interamente dedicata alle Dolomiti. La mostra, composta dai volumi della collezione Fondo Dolomiti Bene Unesco, è corredata da un catalogo guida, all'interno del quale parlano le Dolomiti stesse, attraverso una sequenza di circa cento citazioni, tratte da altrettanti volumi, nei quali vengono si citano argomenti, fatti, luoghi, sensazioni ed esperienze in ambito dolomitico. Il visitatore potrà inoltre salire al secondo piano della Casa della Sat e visitare la grande Biblioteca della Montagna-Sat con le collezioni di libri, le carte topografiche, i film, l'attrezzatura alpinistica e le numerosissime fotografie. Sono intitolati "Dolomiti da conoscere" e sono a cura della scrittrice Alberta Rossi, i due laboratori per bambini e famiglie, ideati e costruiti attraverso la lettura di alcune famose leggende

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delle Dolomiti, intervallate da brani musicali a cura di 3D Family Project, un gruppo che reinterpreta in chiave jazz le musiche tradizionali ladine. Gli eventi si terranno il 24 luglio ed il 21 agosto dalle 10-12 nello Spazio Alpino Sat. L'attività proposta è gratuita ma è necessaria la prenotazione a info@albertarossi.com "La sostenibilità come forma mentis" è una disquisizione antropologica che adotta il format della conferenza, curata dal professor Annibale Salsa, antropologo, docente universitario ed Accademico del Cai, con Paola Carini, socio sostenitore Fondazione Dolomiti Unesco. Il primo incontro è a Madonna di Campiglio il 16 agosto, alle 17.30, nella sala della Cultura del Centro Rainalter ed in replica allo Spazio Alpino Sat, il 10 ottobre, sempre alle 17.30. Corriere delle Alpi | 11 Luglio 2019 p. 28 Emigrati a Venezia come garzoni, divennero i migliori squerarioli della laguna Una mostra celebra il loro successo: sarà esposto un modello degli anni Trenta I Casal, sono della Val di Zoldo i padri della gondola moderna Di Fabrizio Ruffini VAL DI ZOLDO La riscoperta delle menti e delle mani che fecero grande Venezia in una mostra che rinsalda il legame storico e strategico tra la città lagunare e le Dolomiti. "Le barche dei Casal" è il titolo dell'esposizione che, da sabato al 27 ottobre nella sala polifunzionale "Rizzardini" in piazza Angelini a Fusine, permetterà di scoprire alcuni aspetti sorprendenti della dinastia di squerarioli zoldani che, emigrati a Venezia come garzoni, divennero tra i più quotati artigiani realizzatori delle imbarcazioni della Serenissima. «Venezia è nata grazie a grandi uomini emigrati da altre zone come le Dolomiti e oggi deve restituire parte del suo prestigio e del suo successo», spiega Mariacristina Gribaudi, presidente della fondazione musei civici di Venezia «Zoldo e tutto il Bellunese sono territori da valorizzare e Venezia deve essere il volano capace di ridistribuire verso gli altri siti d'interesse della regione gli enormi flussi turistici che ogni anno la attraversano». Un legame tra siti Unesco che, inevitabilmente, potrebbe portare enormi benefici al nostro territorio in termini di visibilità e di presenze turistiche: «La Provincia, tramite la Dmo, sta lavorando molto in questo senso», ha spiegato la consigliera provinciale, Francesca De Biasi, assieme al presidente Padrin, «questo importante evento servirà a sottolineare la profonda storia di lavoro e di emigrazione che lega Venezia alle Dolomiti, unendone le bellezze e portando avanti il progetto legato la marchio Dolomiti: the mountains of Venice». Regina dell'esposizione sarà sicuramente la gondola originale degli anni Trenta, arrivata in Val di Zoldo circa un mese fa, ma a Fusine saranno esposti anche undici magnifici modelli d'imbarcazioni, opera di Antonio e Giuseppe Casal, provenienti dal museo Correr di Venezia come il modello di zattera, gli antichi ferri da gondola, anch'essi realizzati da artigiani zoldani, famosi anche per la bravura nel lavorare i metalli, e due opere di Valentino Besarel: un busto "ideale" di Andrea Brustolon in legno e un'inedita cornice dedicata al lavoro degli squerarioli, che verrà affiancata a quella del ritratto di Sante Colussi proveniente dal Comune di Val di Zoldo. «Questo nostro piccolo tesoro parla zoldano e bellunese», spiega Andrea Bellieni, direttore del museo Correr, «i Casal si sono imposti per tre generazioni come i migliori squerarioli e i modelli esposti a Fusine ne sono la prova. Modelli che sono già stati mostrati in Cina e in Giappone dove hanno riscosso grande successo». Al piano superiore della mostra, si snoda un itinerario sentimentale, nel quale si ritroveranno acquerelli di Ninetta Casal Besarel che furono soggetto, assieme ai modelli di barche, della prima e unica mostra nel lontano 1947 alla galleria Sandi di Venezia. Si potranno infine ammirare le riproduzioni al vero degli affreschi ancora presenti nella casa veneziana dei Casal, testimonianze di aspetti di vita in Zoldo nell'Ottocento. Un legame, quello tra lo Zoldano e le imbarcazioni veneziane, che anche gli studi più recenti hanno dimostrato essere stato ben più forte di quanto si pensasse. Oltre il 60% degli squerarioli e tutti gli squeri più importanti della città, infatti, erano gestiti da zoldani e proprio ai Casal va attribuita l'invenzione della gondola asimmetrica, lo stesso tipo che ancora oggi è visibile tra i canali della città lagunare, che grazie alla sua forma le permette di essere portata da un solo gondoliere anziché due. L'Adige | 23 Luglio 2019 p. 36 DolomitIncontri, si parte Primiero Domani ospite il giornalista e critico Piero Dorfles PRIMIERO Sarà Piero Dorfles , noto giornalista e critico letterario, ad aprire la 33ª edizione di DolomitIncontri, la rassegna letteraria delle Pale di San Martino. Nel 2019 si celebra il primo decennale dell'inserimento delle Dolomiti nel Patrimonio Mondiale Unesco e DolomitIncontri scrive un'ulteriore importante pagina della sua storia, indissolubilmente legata alle Pale di San Martino e a tutti gli illustri ospiti che negli anni hanno frequentato con affetto il «salotto culturale più in quota delle Dolomiti». Come ogni estate la rassegna avrà il piacere di accompagnare il pubblico di Primiero e San Martino di Castrozza in un ideale viaggio tra intellettuali e autori di spicco, ma anche personaggi fuori dagli schemi, attraverso i quali aprire lo sguardo verso la contemporaneità e le nuove sfide che il domani ci riserva. Si alterneranno sul palco autori di fama consolidata come Piero Dorfles, che aprirà la rassegna

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domani, Mauro Corona, Elisabetta Rasy, Matteo Righetto nonché giornalisti e personaggi molto amati dal grande pubblico come Stefano Zurlo e Massimiliano Ossini . Tra le fresche novità dell'estate e grande atteso della kermesse, il giovane videomaker e famoso youtuber Nicolò Balini alias Human Safari. A celebrare il decennale delle Dolomiti Patrimonio Unesco non mancheranno, inoltre, due speciali appuntamenti ad esse dedicate: il primo a cura delle Guide Alpine del gruppo Aquile di San Martino e Primiero e il secondo che vedrà Giulia Castelli Gattinara presentare la splendida guida «111 luoghi delle Dolomiti che devi proprio visitare». DolomitIncontri vuole essere uno spazio accogliente nel quale passato, presente e futuro si incontrano e si confrontano lasciando sempre aperte le porte al dialogo e alla gioia della scoperta. Tutti gli appuntamenti della rassegna si svolgeranno presso la sala congressi del Palazzo Sass Maor di San Martino di Castrozza, alle 18. DolomitIncontri è un progetto realizzato da ApT San Martino di Castrozza, Primiero e Vanoi grazie alla collaborazione con il Comune Primiero San Martino di Castrozza. L'Adige | 26 Luglio 2019 p. 37 Cinque nuove installazioni spiegate domani a RespirArt PAMPEAGO Artisti di fama internazionale e studenti delle accademie d'arte europee ogni estate lasciano il segno del loro passaggio nel Parco d'arte RespirArt di Pampeago, manifestazione d'arte ambientale curata da Beatrice Calamari e Marco Nones. Domani alle 9 la festa itinerante RespirArt Day, inserita nel calendario degli eventi che festeggiano i 10 anni di Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco, rivela 5 nuove installazioni d'arte che si aggiungono alle 22 già presenti. A presentarle sarà Maria Concetta Mattei. I visitatori cammineranno al suo fianco, in compagnia degli artisti lungo il sentiero artistico ad anello di 3 km fra le quote 2.200 m. e 2.000 m. Narra le bellezze naturalistiche circostanti Giuseppe Zorzi, sindaco di Panchià. Per partecipare occorre prenotarsi inviando un messaggio alla email respirartgallery@gmail.com o al numero 3351001938. Il RespirArt Day 2019 ospita la celebre artista svedese Hannah Streefkerk , apprezzata dalla critica per i suoi ricami di licheni adagiati su alberi e sassi, e l'artista pluripremiato Stanislaw Brach (nella foto), noto per le sue opere di ceramica dedicate alle api, che lavora al fianco dei suoi allievi dell'Accademia d'Arte di Varsavia Jan Jaworski Brach e Filip Musial. Il gruppo Terrae, formato dagli artisti trentini Giuseppe Dondi, Alberto Larcher, Roberto Rossi e Fabio Seppi, propone l'installazione «29 ottobre 2018» per ricordare la tempesta Vaia che ha abbattuto milioni di alberi nel Triveneto. L'artista di Riva del Garda Giovanni Bailoni dedica un'opera al geologo e mineralista Déodat de Dolomieu. L'installazione formata da 18 betulle della studentessa dell'Accademia di Belle Arti di Venezia Martina Pomari invita l'uomo a guardare il mondo con gli occhi dell'albero. Trentino | 27 Luglio 2019 p. 32 DolomitiIncontri inizia con Elisabetta Rasy Alle 18 di questa sera, nella sala congressi del Palazzo Sass Maor di San Martino di Castrozza, la scrittrice Elisabetta Rasy sarà la protagonista della trentatreesima edizione di “DolomitIncontri”, la rassegna letteraria delle Pale di San Martino, con il suo nuovo saggio edito da Mondadori, “Le disobbedienti”. Storie di sei donne che hanno cambiato l’arte. Il calendario di “DolomitIncontri” come sempre è ampio e variegato e, in occasione del primo decennale dell’inserimento delle Dolomiti nel Patrimonio Mondiale Unesco, la rassegna di San Martino di Castrozza non poteva che festeggiare l’evento con un appuntamento speciale in onore delle cime tra le più belle a mondo, ovvero l’incontro a cura dei migliori professionisti della montagna, le guide alpine del gruppo Aquile di San Martino e Primiero, che domani (sempre con inizio alle 18, nella sala congressi) presenteranno l’opera di Theodor Von Wundt (1858-1929), celebre alpinista e scrittore tedesco, nonché pioniere tra i fotografi delle Dolomiti. R.B. Trentino | 28 Luglio 2019 p. 34 Tremila immagini delle Dolomiti al Rainalter MADONNA DI CAMPIGLIO La sala della cultura del Centro Rainalter da oggi al 31 agosto ospita la rassegna di immagini fineart “Mutare dell’Eternità” di Luca Chistè e Terri Maffei Gueret patrocinata da Fondazione Dolomiti Unesco, Trento Film Festival e Trentino Marketing. Oggi alle 18.30 si

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tiene l’inaugurazione di questa mostra suggestiva e insolita. Su una terrazza a Campiglio, prospiciente il magnifico scorcio delle Dolomiti, da gennaio 2018 a febbraio 2019 è stata posta una fotocamera che ha ripreso, almeno una volta al giorno, il prodigioso mutare della natura. Sono state raccolte più di 3.000 immagini utilizzando il medesimo obiettivo, con costanti angolo e profondità di campo, in diverse ore del giorno e della notte e nel corso di tutte le stagioni. W.F.

PELMO D’ORO: IL PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO A MASSIMILIANO OSSINI Corriere delle Alpi | 24 Luglio 2019 p. 21 Al Pelmo d'Oro premiazioni e visite guidate CHIES D'ALPAGO Ultimi preparativi a Chies d'Alpago per l'appuntamento, sabato 27 luglio alla struttura polifunzionale a San Martino, con la ventiduesima edizione del Pelmo d'Oro, il premio che ha lo scopo di valorizzare la cultura alpina delle Dolomiti Bellunesi. Il premio verrà consegnato a Stefano Santomaso (Pelmo d'oro 2019 per l'alpinismo in attività), Lorenzo Lorenzi (Pelmo d'oro 2019 per la carriera alpinistica), Armando Scandellari (Pelmo d'oro 2019 per la cultura alpina), Maudi De March - in memoria (Premio speciale Giuliano De Marchi 2019), Archivio Storico di Belluno, Feltre e Cadore (Menzione 2019), Belluno Alza la Voce (Premio speciale Pelmo d'oro 2019), Massimiliano Ossini (Premio speciale Dolomiti Unesco 2019). A fare da cornice a questo importante evento tutta una serie di manifestazioni tra le quali spiccano il concerto dei Cori "Monte Dolada" e "I Borghi" di San Vendemiano del 26 luglio 2019 alle 21 nella chiesa parrocchiale di Chies d'Alpago, la visita guidata alla frana del Tèssina, alla galleria drenante del Monte Teverone, alle centraline e al borgo abbandonato di Stracadon (in programma sabato alle 15) e la visita guidata ai Tesori d'Arte nelle Chiese di Chies d'Alpago domenica 28 luglio dalle 10, a cura dell'esperta di storia locale e storica dell'arte Caterina De March. Le tappe: Chiesa di San Lorenzo di Lamosano, Chiesa di San Giuseppe di Chies e Chiesa di S. Giovanni Battista - Santuario della Madonna della Salute di Irrighe. Per le visite guidate è prevista la possibilità di prenotare e richiedere informazioni dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 allo 0437 470072 (ufficio segreteria comunale). --Ezio Franceschini Corriere delle Alpi | 28 Luglio 2019 p. 16 Dalle Dolomiti un messaggio contro l'odio e l'esclusione Francesco Dal Mas CHIES D'ALPAGO Le Dolomiti, tanto più da quando sono "patrimonio dell'umanità", non escludono ma includono. I Bellunesi ne sono tutti convinti, almeno considerando la reazione del Centro polifunzionale di Lamosano, che ieri, gremito in ogni ordine di posti, ha accolto la 22esima edizione del premio "Pelmo d'oro". «L'odio genera solo odio» ha detto, una volta chiamato ai microfoni, Gianpaolo Rossi, testimonial della singolare esperienza "Belluno Alza la Voce", un brano musicale trasformatosi in un cantiere di solidarietà dopo la tempesta Vaia. Bene, la sua affermazione ha raccolto un uragano - per restare in tema - di applausi. Rossi non ha fatto nomi, neppure cognomi, ma in sala tutti hanno capito a chi si riferiva. Da chi poteva essere raccolto immediatamente, senza infingimenti, quindi con naturalezza schiettezza, il suo invito? Dalla signora Dina, l'anziana madre di Maudi De March, premio speciale alla memoria. «Nella sua breve vita, Maudi, grande alpinista, è stato autentico testimone di amore, vissuto e trasmesso, per la sua terra e la montagna. La sua eccezionale figura umana inondava di bene chi lo conosceva» si legge nella motivazione del riconoscimento. Maudi è morto nel 2012 sul Crigola. Mamma Dina ha centellinato le parole per dire grazie (prima di lei aveva testimoniata la figlia Anna), ma ricordando la grande "disponibilità" di Maudi ha rivolto un appello, tanto semplice quanto intenso: «Sull'esempio di mio figlio, cerchiamo di accogliere tutti gli uomini, proprio tutti, nessuno escluso».E perché? Per la semplice ragione - ha fatto intendere mamma Dina - che siamo tutti uomini. È questa la grande lezione che ieri è stata data dal soleggiato balcone di San Martino, alle genti della montagna perché sono le più capaci di trattenerla. Il premio "Pelmo d'oro" porta la firma della Provincia di Belluno, del Cai, del Corpo di Soccorso Alpino, delle Guide Alpine, del Bim e del Comune di Chies d'Alpago. Ed è stato proprio uno scultore locale, Raul Barattin, a realizzare due opere per la circostanza, oltre alla consueta scultura del Monte Pelmo, firmata dal maestro Gianni Pezzei.La manifestazione gode anche della collaborazione della Fondazione Dolomiti Unesco, della Regione Veneto, dell'Unione Montana e di numerose associazioni e volontari. A rendere autorevole il parterre sono stati ieri il vescovo emerito Giuseppe Andrich, i parlamentari Federico D'Incà, Paolo Saviane e Roger De Menech e Mirko Badole. Numerosi i sindaci. Per il Cai Veneto è intervenuto il presidente regionale Renato Frigo, mentre il Soccorso alpino era rappresentato dal presidente nazionale Maurizio Dellantonio.È stato il sindaco di Chies Gianluca Dal Borgo a fare gli onori di casa, anzitutto ringraziando i numerosi volontari del paese sempre presenti, ma evidenziando anche i temi cruciali di chi sulle terre alte vuole continuare a vivere e a lavorare. Il sindaco ha posto il problema della manutenzione continua che la montagna

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esige e che, se garantita - ha specificato - , porterà beneficio anche al fondo valle. Ne è un esempio la frana del Tessina che da quando è puntualmente governata non dà problemi. Ci sono delle sfide notevoli da affrontare - ha ammesso Renato Frigo, presidente del Cai Veneto -. Le conosciamo tutte ma non siamo ancora del tutto consapevoli che esigono "scelte coerenti". Sia Dal Borgo che Frigo hanno sottolineato l'importanza dell'intervento pubblico ma - hanno specificato - non devono mancare gli impegni personali. Non c'erano rappresentanti della Regione alle premiazioni di ieri ma il presidente Zaia ha inviato un messaggio affermando che il "Pelmo d'oro" si colloca nella scia delle iniziative volte a tutelare la montagna, esigenza tanto più urgente dopo la tempesta Vaia. Il messaggio è stato letto dal presidente della Provincia Roberto Padrin che, soffermandosi appunto sul dopo-Vaia, ha evidenziato la straordinaria reazione di solidarietà dei bellunesi e dei veneti. «Mai ci siamo sentiti così uniti e così forti come questa volta» ha affermato, ricordando la particolare iniziativa, unica in Italia, del "welfare di comunità" che, come ha poi spiegato la coordinatrice Francesca De Biasi, ha permesso di raccogliere finora 551mila euro, distribuiti alle famiglie in condizioni di necessità. Più di 10mila i donatori, quindi "una partecipazione straordinaria" che dimostra quanto profonda sia la cultura della gratuità e dell'impegno per gli altri ai piedi delle Dolomiti. -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Corriere delle Alpi | 28 Luglio 2019 p. 16 Santomaso: «L'alpinismo è una sfida e richiede lealtà» CHIES D'ALPAGO Stefano Santomaso, alpinista agordino tra i più rappresentativi degli ultimi 30 anni, accademico del Cai, ha ricevuto il premio Pelmo d'oro 2019 per l'alpinismo in attività. L'ampezzano Lorenzo Lorenzi, rocciatore di punta, esploratore ed alpinista, dirigente del Soccorso Alpino e rifugista per ben 50 anni, si è visto assegnare il Pelmo d'oro per la carriera alpinistica. Quello per la cultura alpina è stato consegnato ad Armando Scandellari (erano presenti moglie e figlio) «per l'instancabile e meticolosa opera di divulgazione scientifica e culturale delle Dolomiti bellunesi». L'Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore ha ricevuto la "Menzione speciale". Il premio speciale "Giuliano De Marchi" è stato assegnato alla memoria dell'alpinista Maudi De March, mentre Massimiliano Ossini ha ricevuto il premio speciale "Dolomiti Unesco 2019". La Provincia ha assegnato il premio speciale "Pelmo d'oro" al progetto "Belluno alza la voce". La cerimonia di assegnazione ha attraversato momenti di autentica commozione, come quando sul palco si è presentato il gruppo di artisti che ha cantato la «resurrezione delle comunità colpite dalla tempesta Vaja». Giampaolo Rossi, il portavoce, ha ammesso che lui e gli amici hanno fatto una cosa molto semplice e che non si aspettavano tanta e tale reazione, il che significa - ha detto - che c'è ancora davvero molta voglia di vivere. Poche parole dall'alpinista Stefano Santomaso di Agordo, ma con le immagini che le hanno accompagnate si è creata nella struttura polifunzionale di San Martino un'atmosfera di piena consapevolezza delle capacità che i bellunesi hanno ai vari livelli. Santomaso ha ringraziato perché è stato scelto come esempio di un alpinismo che continua per la tradizione classica. «Vagabondando da una parte all'altra ho capito che questa passione non può essere coltivata come uno sport, simile a tanti altri, ma che è un sentimento, semplice e schietto, ma che ti sfida in profondità, per cui ti è richiesto il massimo di lealtà». Secondo Santomaso l'alpinismo così inteso non è affatto lontano dalla concezione che possono coltivare i giovani. «La montagna è il presente» ha fatto sintesi nelle sue ben note riflessioni il giornalista Ossini (assente per motivi di lavoro), ben conosciuto sulle Dolomiti per le sue trasmissioni. Cesare Lasen, la voce della Fondazione Dolomiti Unesco, che lo ha proposto al "Pelmo d'oro", ha messo in rilievo la comunicazione efficace di Ossini per una montagna sempre più sostenibile. Alla consegna della menzione speciale alla rivista "Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore" che da 90 anni salvaguarda e diffonde la memoria degli eventi e delle attività che hanno contrassegnato la storia di queste montagne, è stato annunciato il cambio di guardia. Diventerà direttore Loris Santomaso. Momenti di autentica passione quando il premio speciale "Giuliano De Marchi" è stato annunciato alla memoria di Maudi De March. Lo hanno ritirato la mamma Dina e la sorella Anna. C'era sul palco la moglie di De Marchi. «Ho provato ad immaginare la reazione di Maudi - ha detto la sorella - quando, lassù, ha saputo di questo premio. Ne sarebbe rimasto sorpreso e poi sarebbe scoppiato a ridere, perché lui non ha mai voluto stare sotto i riflettori. Era una persona molto semplice e talvolta gli capitava anche di provare vergogna». È un riconoscimento - ha ammesso la madre Dina - che contribuisce a lenire il dolore per una perdita di cui ancora soffriamo. La cerimonia del "Pelmo d'oro" ha avuto una simpatica cornice musicale e, alla conclusione, i ragazzi di Chies hanno distribuito dei ricordi da loro stessi realizzati con legno della tempesta Vaja. --F.D.M.

#SOSERRAI: 1 MILIONE PER I SERRAI DI SOTTOGUDA Corriere del Trentino | 3 Luglio 2019 p. 13 Laura dei boschi Una designer «salva» i sentieri distrutti dalla tempesta: mostra sulle Dolomiti e gadget di legno nei rifugi per ripristinare gli alberi

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Le rocce delle Dolomiti come mai sono state viste: sezionate e fotografate al microscopio. E’ DolomitiArtRock la mostra a Palazzo Miniere di Fiera di Primiero fino a settembre. Racconta le montagne da un’altra prospettiva, grazie alle foto di Bernardo Cesare, docente di Petrografia a Geoscienze all’Università di Padova, che da anni fotografa rocce e le espone nei musei di tutto il mondo. La mostra fa parte del progetto Clean up the trail per salvare i boschi distrutti dalla tempesta Vaia e restituire intatti i mille chilometri di sentieri sulle Dolomiti. Ideatrice è una designer e mamma di tre figli, di Padova, con l’associazione Microart, Laura Jaurena. A camminare in montagna Laura ci va da sempre. Zaino in spalla e tanti chilometri tra foreste, vallate, cime. Le Dolomiti sono la sua casa, tanto che questa passione per alberi, rocce e boschi, l’ha trasformata in battaglia per salvare l’ambiente devastato dalla tempesta Vaia dell’ottobre scorso. Otto milioni di alberi abbattuti, mille chilometri di sentieri diventati impraticabili, tre regioni colpite, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia. «Sentivo il dovere di impegnarmi in prima persona - spiega Laura Jaurena -, così ho fondato con un gruppo di amici l’associazione Microart e creato il progetto Clean up the trail: puliamo i sentieri, aiutiamo la montagna. Abbiamo coinvolto oltre 40 rifugi di Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli, attraverso cui finanziamo una campagna di raccolta fondi che sostiene il Cai per riportare a vivere i sentieri. E ha il patrocinio dell’Unesco». Laura, scout per molti anni, è in prima linea per la montagna. Con Microart ha raccolto il legno degli alberi abbattuti e realizzato ciondoli artistici con sopra la stampa di micro fotografie delle rocce Dolomitiche e la scritta «Clean up the trail». Fettine di legno ricavate dagli alberi schiantati. Diventate ciondoli, hanno ancora il profumo del legno e sono piccole opere d’arte, disponibili in ognuno dei 40 rifugi delle tre regioni, grazie alla collaborazione dell’Associazione Gestori Rifugi Alpini del Veneto, del Palaronda, dei Rifugi delle Dolomiti Friulane. Si prende il ciondolo in cambio di una piccola donazione di 3 euro. Così si aiuta la montagna. Il ricavato andrà a formare nuovi volontari e acquistare motoseghe per ripulire i sentieri. «La montagna è un bene comune - sottolinea Laura - tutti quelli che la amano possono fare la loro parte, donando, ricevendo il ciondolo ed entrando così nella grande comunità “Clean up the trail”. In questo modo facciamo conoscere anche il micro mondo delle rocce, con le fotografie stampate sui ciondoli. La montagna è un luogo di grande bellezza, i sentieri ci permettono di scoprirla e farne esperienza». Le foto delle rocce dolomitiche che abbelliscono i ciondoli, sono state scattate da Bernardo Cesare. La stampa delle foto sui ciondoli è a cura di uno studio grafico di Verona, Mase Press. «I rifugi sono il cuore di quest’iniziativa - sottolinea Laura Jaurena - . Sono i più autorevoli custodi della montagna. E Microart l’associazione che ho creato, vuole raccontare il territorio delle Dolomiti anche attraverso le immagini scattate a sezioni di rocce. Il progetto si concluderà il 31 agosto. I soldi raccolti andranno a Cai Veneto, Sat di Primiero, Cai di Cimolais. Le Dolomiti sono un libro di rocce che racconta una storia lunghissima, parlano di antichi mari ricchi di vita e di paleoambienti oggi scomparsi, tutti dovrebbero prendersene cura». Laura ha scarpinato attraverso tre regioni per portare personalmente i ciondoli in quota, nei vari rifugi, anche in elicottero per raggiungere quelli più in vetta. E c’è chi per sostenere il progetto, ha voluto i ciondoli creati con gli alberi schiantati come bomboniere di nozze, due sposini di Treviso. L’associazione Microart ha realizzato la mostra DolomitiArtRock con DolomitiProject che l’ha curata. Tutte le informazioni sul progetto, i rifugi che aderiscono e la mostra fotografica, sul sito www.microartrock.com Gazzettino | 26 Luglio 2019 p. 12 edizione Belluno Montagna accessibile, donato il 10 per cento dell'incasso di giornata ROCCA PIETORE Anche la società Marmolada funivie parteciperà alla ricostruzione dei Serrai di Sottoguda. Infatti in occasione della giornata Datemi un punto d'appoggio e ti scalerò una montagna dedicata all'accessibilità della montagna anche per i diversamente abili la società Marmolada ha inteso devolvere il dieci per cento dell'incasso della giornata alla ricostruzione della magnifica forra selvaggia, devastata da Vaia nell'ottobre, novembre scorso. SOS SERRAI L'incasso sarà devoluto sul fondo Sos Serraipromosso da Dolomiti Unesco. Una società Funivie Marmolada che ormai dal 2002 lavora e investe per cercare di promuovere un importante progetto per poter rendere la montagna e d in particolare la Regina delle Dolomiti fruibile ai diversamente abili. Tanto che oggi anche per queste persone è possibile partire dai 1450 metri di Malga Ciepela, dove ha sede la stazione di partenza della funivia, e salire senza incontrare barriere architettoniche ai 3226 metri della stazione terminale di Punta Rocca.Un esempio che sta facendo scuola in questo settore dove la società Funivie Marmolada sta facendo scuola. RISPETTO PER L'AMBIENTE Ma quest'anno proprio per poter dare un ulteriore segnale sulla volontà di offrire una montagna sempre più pulita i bar e il self service della stazione intermedia della funivia al Serauta hanno deciso di eliminare in maniera drastica l'utilizzo della plastica. PLASTIC FREE Così al posto dei bicchieri di plastica e delle tazzine da caffè sempre di plastica nei quali venivano offerte le varie bevande sono ritornati a comparire sugli scaffali i bicchieri di vetro e le tazze di ceramica.Un segnale molto importante: la scelta di optare per materiali non usa e getta implica un maggiore ricorso alla manodopera. Si tratta tuttavia di un segnale indispensabile per chi vuole trasmettere l'immagine di una montagna diversa.Anche la mostra attualmente allestita nella sala polivalente della stazione funiviaria del Serauta Sangue e Sollievo, dedicata alla sanità durante la grande guerra, come spiega la responsabile del marketing della società, Giuliana

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Boscheri, «abbiamo utilizzato dei materiali ecocompatibili: i supporti dove sono state incollate le varie fotografie esposte sono stati infatti realizzati in cartone multi strato».DF

INCONTRI D’ALT(R)A QUOTA Trentino | 21 Luglio 2019 p. 46 Sulle vette delle Dolomiti oltre l’handicap, in Val d’Ambiez Un bene comunitario come le Dolomiti, riconosciute tali dall’Unesco nel 2009, appartiene realmente all’umanità solo se diventa fruibile da tutti. Ma in modo molto concreto, non come semplice annuncio. È questo il messaggio che fin dalla sua prima edizione hanno voluto trasmettere i promotori dell’iniziativa “Brenta Open”. Un evento che rende le Dolomiti un terreno naturale dove sperimentare e coltivare le proprie potenzialità, immersi nella bellezza della natura e delle arti (attraverso l’esecuzione di brani musicali). Il programma prevede il ritrovo sabato 27 luglio alle 12 a San Lorenzo Dorsino in Loc. Baesa per raggiungere il rif. Cacciatore con il servizio di trasporto e da qui proseguire a piedi fino al rif. Agostini 2410 m (600 m. Di dislivello). Nel pomeriggio alle 17,00: racconti e suoni DoloMitici con le interviste impossibili di Rosario Fichera, giornalista di montagna, Michele Selva (Sax) e altri interpreti. A seguire: “incontri d’alt(R)a quota”. 10 anni di Dolomiti Patrimonio Mondiale. Domenica 28 luglio di buon mattino si muoveranno i diversi gruppi di alpinisti per la scalata della Torre d’Ambiez e del Campaniletto, successivamente per la via ferrata Casti- glioni e per l’escursione sulla vedretta d’Ambiez. Alle 12,00 circa: echi dalle cime, esecuzione dell’“Inno alla Gioia” a frasi alterne dalle due cime, ascoltabile dal rifugio e da valle - e concerto dalle vette. Si potrà rivivere questa salita, con immagini, musiche e il racconto dei protagonisti durante alcune serate in programma il 20 agosto a Molve- no in Piazza San Carlo e il 24 agosto al Teatro tenda di Terme di Comano. Per iscrizioni e info: info@dolomiti-open.org. L'appuntamento di quest'anno è inserito nella terza edizione degli “Incontri d’alt(r)a quota”, proposti dalla Fondazione Dolomiti UNESCO nei rifugi delle Dolomiti, programma che ruota su cin- que eventi in occasione del pri- mo decennale delle Dolomiti Patrimonio mondiale dell'Umanità UNESCO.

DOLOMITI ACCESSIBILI Corriere delle Alpi | 8 Luglio 2019 p. 15 Dmo e Oscar De Pellegrin mapperanno i sentieri che possono essere visitati da disabili, mamme con bebè e anziani Prealpi accessibili con "Belluno per tutti" Stefano Vietina BELLUNO «Belluno per tutti, non solo per i disabili, ci tengo a dirlo, ma anche per le mamme che hanno un bambino piccolo da portare con il passeggino, per gli anziani o ancora per chi, momentaneamente, a causa di un infortunio, non ha la possibilità di muoversi senza qualche sostegno esterno». Oscar De Pellegrin illustra così il nuovo progetto che, partendo dall'esperienza fatta con la Fondazione Dolomiti Unesco e il suo "Dolomiti accessibili", vuole allargare la fruibilità della montagna anche alle Prealpi bellunesi. L'iniziativa è in fase di realizzazione da parte della Dmo (Destination Management Organization). Giuliano Vantaggi, il direttore, annuncia che nei prossimi mesi verranno mappati alcuni sentieri che possono essere percorsi da parte di tutti, indistintamente. «Si va dal Nevegal, al Cansiglio, al Grappa», spiega Vantaggi. «L'idea è di utilizzare i mesi di agosto, settembre e ottobre per le ricognizioni; poi di realizzare una brochure illustrativa di questi percorsi e ancora di inserirli sul sito Infodolomiti.it, che verrà completamente rifatto e avrà una sezione dedicata proprio ai percorsi accessibili, da implementare passo dopo passo». «La montagna è per tutti», prosegue Oscar De Pellegrin, «e tutti ne devono poter usufruire. Spesso si pensa alla montagna come conquista della vetta, della cima, come una scalata; ma non è solo questo. Vivere la montagna significa avvicinarsi alla natura, goderne l'aria pura e il silenzio, la vicinanza degli animali, guardare la bellezza delle cime, l'estrema varietà dei colori. Se con questo progetto riusciamo, ad esempio, ad ampliare la platea di coloro che possono avvicinarsi alle Tre Cime di Lavaredo, il nostro obiettivo è raggiunto». Il campione paralimpico ha le idee chiare: «Io e la mia associazione, la Assi onlus (Associazione sociale sportiva invalidi), siamo a disposizione per verificare sul campo la situazione di alcuni sentieri che abbiamo già individuato, appunto nelle zone del Nevegal, delle Prealpi che arrivano fino a Lentiai, dello stesso Cansiglio, zona che si presta molto a questo progetto. Si tratta, ad esempio, di

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sentieri da malga a malga, senza eccessivi dislivelli, compatibili all'uso di una carrozzina, con un fondo non eccessivamente disagiato, senza grandi dislivelli, con servizi igienici accessibili ad inizio e fine giro. Ce ne sono di posti fruibili in questo senso o che lo possono diventare con qualche accorgimento e interventi di costo non eccessivo, ma pochi lo sanno. E allora è giusto verificarli e proporli, così da stimolare un turismo diverso, più attento al contesto che non alla conquista, adatto alle famiglie». La filosofia sottostante è insomma quella di un turismo sostenibile e accessibile a tutti, per ampliare la platea degli amanti della montagna che possono permettersi di frequentarla e non solo di sognarla. «Poi ci vorrà un grande impegno di comunicazione», conclude Oscar De Pellegrin, «ma per questo io conto molto sul coinvolgimento delle associazioni di volontariato, ma anche degli enti pubblici, dai Comuni interessati agli enti di promozione turistica, le Pro loco; insomma, tutti coloro che hanno a cuore la possibilità di far conoscere le proprie zone e di rilanciarle a livello turistico. I numeri sono alti, andiamo a prenderli». Corriere delle Alpi | 8 Luglio 2019 p. 15 Già presente una mappa con 23 siti aperti a tutti Stefano Vietina BELLUNO Sul sito della Fondazione Dolomiti Unesco si trova una mappa interattiva attraverso la quale è possibile individuare, all'interno delle aree dei nove sistemi montuosi del bene, ben 23 percorsi, di diversa difficoltà, aperti a tutti percorsi che porteranno il visitatore a esplorare la storia della Terra e le meraviglie paesaggistiche di queste montagne. E ogni percorso è dettagliato in un approfondimento tecnico. L'accesso alle Dolomiti Unesco, insomma, deve essere per tutti. Così le amministrazioni territoriali e le associazioni dedicate ai temi dello sport, accessibilità e disabilità delle Dolomiti, con il coordinamento della Fondazione Unesco, hanno predisposto uno strumento in grado di agevolare la ricerca di questi percorsi per tutti. Itinerari liberati da ogni barriera, per permettere a chiunque di poter godere degli straordinari paesaggi dolomitici. Messaggero Veneto | 13 luglio 2019 p.24 Senza limiti sulle Dolomiti Di Giovanni Santin L'idea è quella che le montagne, anche le più difficili da avvicinare, possano essere accessibili a tutti. Nasce in questo contesto l'evento Senza limiti. Dammi un punto d'appoggio e ti scalerò la montagna organizzato nella giornata di martedì 23 luglio. La proposta arriva, a due mani, da Assi onlus (Associazione sociale sportiva invalidi) e dalle Funivie Marmolada e gode del patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco essendo questo uno degli eventi inseriti nel calendario delle manifestazioni messe a punto in occasione del decimo anniversario della nomina e dell'inserimento delle Dolomiti a Patrimonio Unesco. Si tratta, dunque, di una giornata dedicata a un tema particolarmente difficile e che dimostra grande sensibilità da parte di tutti i soggetti organizzatori: l'accessibilità della montagna ai diversamente abili. È per questo che per dimostrarlo praticamente ci saranno due eventi paralleli: da una parte il plurimedagliato Oscar De Pellegrin salirà con la funivia fino alla stazione di Punta Rocca, mostrando la totale assenza di barriere architettoniche; contemporaneamente Moreno Pesce, amputato transfemorale, con l'aiuto di una guida, salirà lungo il ghiacciaio per tentare la conquista di Punta Penia. IL PROGRAMMA La giornata a cui parteciperanno i due atleti prenderà il via alle 10 a Malga Ciapela. Prima tappa, la visita al museo Marmolada della Grande Guerra (ore 10.15); e alle 11.30, lo stesso De Pellegrin fra i visitatori-viaggiatori, cominceranno le salite a Punta Rocca: ma prima, lungo il percorso, è prevista anche una sosta alla stazione intermedia per una breve visita alla terrazza panoramica, alla mostra sulla costruzione della funivia e alla grotta dove è conservata la statua della Madonna realizzata dallo scultore Franco Fiabane e qui collocata in occasione della visita di papa Giovanni Paolo II. Una volta in quota, alle 12 prenderà il via il convegno con il saluto, fra gli altri, del presidente di Marmolada srl Mario Vascellari e gli interventi dei diversi relatori. La società Marmolada, già dallo scorso inverno, aveva deciso di avviare un progetto dedicato all'accessibilità della Marmolada e della funivia stessa. In questa giornata toccherà quindi a Oscar De Pellegrin e Moreno Pesce darne prova pratica. Al termine dell'impresa, entrambi questi atleti incontreranno enti e autorità in una tavola rotonda dal titolo Accessibilità e limiti. Alla scoperta delle Dolomiti Patrimonio Unesco. Alle 14 seguirà il buffet. I soci Assi con disabilità saliranno gratuitamente, mentre per gli accompagnatori il costo della funivia per andata e ritorno è di 20 euro. Gazzettino | 24 Luglio 2019 p. 13 edizione Belluno

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Montagna senza barriere: manifesto sulla Marmolada ROCCA PIETORE La Regina Marmolada ha ospitato ieri la giornata per l'accessibilità della montagna ai diversamente abili, culminata con una tavola rotonda dal tema esplicito: Senza limiti. Dammi un punto d'appoggio e ti scalerò la montagna, la proposta di manifesto denominato Articolo 3343 volto alla realizzazione di una squadra unita dalla voglia di rendere la montagna accessibile e inclusiva verso ogni forma di disabilità. Una proposta formulata affinché al manifesto aderiscano associazioni e enti vari, anche in vista delle prossime Olimpiadi invernali che si svolgeranno tra Cortina e Milano, ma che andranno a interessare gran parte delle Dolomiti e delle Alpi. SCELTA NON CASUALE L'idea di promuovere questo evento in Marmolada non è stata casuale, considerato che ormai dal 2004 la società Funivia Marmolada sta investendo attraverso progetti all'avanguardia nel settore, per dare la possibilità di rendere fruibile l'impianto funiviario anche ai diversamente abili tanto che questi possono senza problemi raggiungere la stazione di Punta Rocca e la terrazza panoramica posta a 3265 metri senza nessun problema di barriera architettonica. LA DIMOSTRAZIONE SUL CAMPO Oscar De Pellegrin, campione paralimpico sempre in primo piano sul tema trattato, è salito dalla stazione di partenza di Malga Ciapela fino a Punta Rocca in sedia a rotelle a ad attenderlo, all'arrivo, c'era Moreno Pesce atleta amputato transfemorale che ha salito l'ultimo pezzo di ghiacciaio. Un abbraccio caloroso tra i due testimonial d'eccezione (ma ce n'erano altri, come Davide Giozet, campione d'Italia di weelchair rugby) di questo evento che ha suggellato in maniera indelebile un rapporto tra disabilità e montagna che da questa giornata può aprire nuovi orizzonti perché questo patrimonio dell'umanità possa veramente essere fruito ed essere alla portata di tutti. I FIRMATARI DEL DOCUMENTO A siglare il manifesto ci sono Assi Onlus (Associazione sociale sportiva invalidi), Fondazione Dolomiti Unesco, Assiciazione Guide alpine, Anef e la Società Marmolada srl.I soggetti firmatari del documento d'intenti denominato Articolo 3343 si impegnano a collaborare creando una rete strutturata ed operativa, a cercare soluzioni progettuali per la realizzazione e proposizione di una provincia simbolo sul tema dell'accessibilità, a definire percorsi di inclusione fisici e culturali, a coinvolgere il mondo della scuola per diffondere i principi del presente accordo, a formarsi e a formare persone competenti sul tema del turismo accessibile, ad attivare iniziative, attività e progetti tesi a promuovere l'abbattimento delle barriere fisiche e mentali a sostenere secondo le proprie capacità, professionalità e risorse i progetti che insieme si andranno a definire. Dario Fontanive

26 GIUGNO 2019: 10 ANNI DI DOLOMITI UNESCO Vanity Fair | 10 luglio 2019 Come 10 anni di Unesco hanno cambiato il turismo sulle Dolomiti A Cortina è una giornata bollente, nonostante i 1.200 metri di quota. L’ondata di calore che ha colpito mezza Europa ha investito anche la perla delle Alpi, nel cuore elle Dolomiti. Le Dolomiti, i nove sistemi montuosi, vecchi di 230 milioni di anni, 142mila ettari che si estendono fra cinque province e tre Regioni. Vette, guglie, cime: l’antico fondale marino di un oceano tropicale ormai scomparso salito al cielo milioni di anni fa e iscritto, dieci anni fa, il 26 giugno 2009, nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità dall’Unesco . Un riconoscimento che è servito a quest’area alpina per rilanciarsi, anche a livello turistico, in un momento storico incerto soprattutto a livello economico. Un decennale che verrà celebrato con 140 eventi dedicati ai visitatori, turisti e abitanti , che negli anni hanno imparato a conoscere lo straordinario valore di queste cime. «Il senso di questo riconoscimento sta proprio nel sapere gestire in maniera unitaria un bene complesso che è condiviso da cinque province diverse, dove si parlano lingue diverse», spiega Marcella Morandini direttore della Fondazione Dolomiti Unesco . «Si tratta di un laboratorio a livello internazionale al quale Unesco guarda con interesse, una rete complessa che la fondazione affianca per fare rete tra amministrazioni, musei, rifugi e produttori locali». Ciò che infatti rende unico questo territorio non è solamente il paesaggio e l’ambiente che lo circonda. Sono anche le persone, le comunità che popolano quest’area e che sono rimaste qui, quasi a custodirlo resistendo allo spopolamento. Solo Cortina ha visto praticamente dimezzare la popolazione residente in poco più di trent’anni. Oggi i residenti sono poco più più di 5mila, parte dei quali non trascorre tutto l’anno in valle. L’impatto (violento) del turismo «Le ricadute del riconoscimento a livello turistico sono state sicuramente positive. La percezione territoriale è confermata anche da molti operatori», continua Morandini. «Si parla di un incremento a due cifre del settore fin dal 2009». Un incremento che sembra aver risollevato in parte le sorti economiche di alcune aree che sorgono ai piedi delle Dolomiti. Ma a quale prezzo? Il turismo di massa ha generato, solo nel 2018, un indotto di 8.800 miliardi di dollari l’anno ma oggi sappiamo che è anche responsabile dell’8 per cento delle emissioni globali di CO2 . L’ecosistema montano è fragile e la pressione del turismo dirompente. Basti pensare alla questione della chiusura dei passi dolomitici durante l’alta stagione : ha senso che migliaia di auto e moto facciano su e giù per i passi con conseguente inquinamento dell’aria, dell’ambiente, acustico? «Dopo due anni di fragili sperimentazioni nella chiusura al traffico privato dei passi dolomitici attorno al gruppo del Sella si ritorna all’anno zero», commenta l’associazione Mountain Wilderness , sempre molto critica nei confronti di un certo tipo di turismo sulle Dolomiti. «Le amministrazioni provinciali e regionali delle Dolomiti

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hanno deciso di non proseguire sulla strada della chiusura». «In 10 anni non è stata fatta una proposta, che sia una, da parte della fondazione, per evitare lo scempio alle Tre Cime di Lavaredo, con quel mega parcheggio e la strada di accesso dove si incolonnano le auto », ha dichiarato invece Luigi Casanova, direttore dell’associazione, a un quotidiano locale. Così, se anche per quest’anno il Comune di Braies, dove sorge l’omonimo lago famoso in tutto il mondo , ha deciso di chiudere la valle al traffico privato nelle ore centrali della giornata e renderla raggiungibile solo con i mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta, è possibile che saranno in pochi a seguirne l’esempio. I numeri però sembrano essere dalla parte di chi vuole proteggere e non cedere alla «pressione turistica». Nel rapporto “I passi dolomitici. Analisi del traffico e dei suoi impatti e proposta di misure di gestione finale”, realizzato da Eurac (Istituto per lo sviluppo regionale) con sede a Bolzano , si legge come nel corso delle ore di punta, «il numero di transiti orari risulta mediamente superiore alle 400 unità, seppur con sostanziali differenze in ciascun passo. Nello specifico, il passo Costalunga risulta il più trafficato nel corso dell’intero anno mentre, tra i valichi a prevalente fruizione turistica, il passo più trafficato risulta il Gardena dove, nei periodi di massima affluenza, vengono superati i 400 transiti all’ora». Nei quattro passi del Sellaronda transitano oltre 1 milione di veicoli l’anno, di cui tre quarti solo nel periodo estivo . Transiti che fanno crescere l’inquinamento acustico fino a 53 dB durante le ore diurne (pari ad un ambiente mediamente rumoroso). Anche la qualità dell’aria ne risente inevitabilmente, con una presenza più o meno rilevante di ossidi d’azoto, di monossido di carbonio e di particolato fine, tutti imputabili al traffico veicolare, anche se con valori comunque inferiori a quelli che si registrano in fondo valle. Un turismo lento Ma non c’è solo il turismo di massa. Ciò che viene confermato da più parti è che sono aumentate le presenze legate al turismo lento, attento al territorio e alla sue tradizioni. «È interessante pensare a zone come la Val di Fassa o Primiero, che attraverso il marchio sono state più propense a proporre offerte di turismo dolce, più attento alla natura e alla cultura del luogo», racconta Anna Facchini , presidente della Società degli alpinisti tridentini (Sat), indossando il costume tipico tridentino. «Negli anni si è creata più attenzione su questi temi, anche da parte degli operatori». Un turismo di questo tipo può incentivare anche gli operatori a puntare sulla sostenibilità del viaggio. Che guarda più sulla qualità che sulla quantità. «Dal 2009 ad oggi la clientela è cambiata. È più colta, internazionale», racconta Walter De Cassan, presidente Federalberghi e bellunese Doc, «Sono clienti curiosi e attenti. Più viaggiatori che turisti». Verso Milano Cortina 2026 La sfida è partita subito dopo la proclamazione a Losanna. E fin da subito si è parlato di « sostenibilità dei giochi olimpici », per quanto la realizzazione di grandi eventi di questa portata abbiano sempre un impatto. Nel masterplan presentato per la candidatura si parla infatti di «massimo utilizzo di impianti esistenti”» e di «recupero, ove possibile, di strutture già utilizzate per precedenti manifestazioni sportive internazionali». Ma se gli impianti, per la maggior parte già ci sono, pensando anche ai mondiali di sci alpino del 2021, resta il nodo mobilità da sciogliere: spostare migliaia di persone tra località montane che nemmeno sono collegate tra loro, è un ostacolo non di poco conto. Per questo secondo la regione Veneto si dovrà ridisegnare «il sistema della mobilità e della logistica regionale per i prossimi 15 anni», assicurando «l’implementazione del sistema del trasporto pubblico locale, sia su ferro che su gomma». Resta poi l’incognita neve : il trend in negativo registrato negli ultimi anni non potrà che continuare in un pianeta più caldo. Per le Dolomiti rimane una grande opportunità, un laboratorio a cielo aperto che ci si augura possa portare ad una maggiore consapevolezza del valore immenso di queste pallide pareti verticali.

CARTELLO STRADALE DOLOMITI UNESCO: AD ALDINO POSIZIONATO IL CARTELLO Alto Adige | 30 Luglio 2019 p. 21 Dolomiti Unesco, a Aldino primo cartello BOLZANO Il Comune di Aldino è il primo in Alto Adige ad adottare il cartello stradale per i territori che condividono il patrimonio mondiale Dolomiti Unesco. L'assessora provinciale Maria Hochgruber Kuenzer, assieme alla direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, Marcella Morandini, al presidente del Geoparc Bletterbach, Peter Daldos e al sindaco di Aldino, Christoph Matzneller, hanno inaugurato il nuovo cartello. Erano presenti anche Enrico Brutti, direttore dell'Ufficio parchi naturali e Christian Weber direttore del centro visite Geoparc Bletterbach. Un cartello da condividere fra 85 comuni. Di colore marrone con le diciture in bianco, il cartello posto ai confini del comune comprende il nome della località abbinato alle indicazioni del patrimonio mondiale Dolomiti Unesco. Secondo il progetto tali cartelli sono pensati per identificare gli 85 Comuni che fanno parte del territorio sotto tutela Unesco nelle provincie di Trento, Bolzano, Belluno, Udine e Pordenone. "Il cartello ha un grande significato simbolico nel ricordare a turisti e residenti, l'eccezionale valore del territorio e comunicare allo stesso tempo la trasversalità delle Dolomiti, condivisa da 5 province e 3 regioni", ha affermato Marcella Morandini, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco.Finora nei vari territori sono già stati installati una decina di cartelli identificativi. Dopo Aldino, S. Cristina in val Gardena sarà il secondo dei 20 Comuni altoatesini compresi nel patrimonio mondiale Dolomiti Unesco a installare il cartello.Dolomiti Unesco, patrimonio da rispettare"Siamo parte di un'area, quella delle Dolomiti, riconosciuta patrimonio mondiale dall'Unesco per la sua unicità dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Anche la segnaletica stradale contribuisce a creare consapevolezza, e come residenti siamo chiamati a rispettare e difendere questa unicità, coadiuvati in questo compito dai nostri

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ospiti", ha fatto presente l'assessora provinciale Maria Hochgruber Kuenzer.

MOBILITA’ SOSTENIBILE AL LAGO DI BRAIES Alto Adige | 9 luglio 2019 p. 34 Meno auto al lago di Braies: da domani scattano i divieti BRAIES È tutto pronto a Braies per l'avvio della limitazione al traffico verso il lago. Scatterà domani e il provvedimento sarà in vigore fino al 10 settembre. Il Comune sta distribuendo i permessi di transito ai residenti e a coloro che hanno bisogno di passare sulla strada per motivi soprattutto di lavoro. Il primo segnale sarà visibile ai visitatori fin dalle località di Rio di Pusteria, Valdaora, Prato alla Drava e la frazione di Dobbiaco Carbonin, dove sono stati affissi cartelli che all'ingresso della valle di Braies invitano i turisti a visitare con rispetto e in modo sostenibile il patrimonio dell'Unesco. Da domani al 10 settembre la valle di Braies sarà raggiungibile fra le 10 e le 15 solo con i mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta. Il traffico veicolare dovrà invece fermarsi all'inizio della strada provinciale 47 che porta al lago di Braies e di quella per Braies Vecchia. Da Monguelfo-Tesido ogni mezz'ora uno shuttle-bus collegherà la stazione dei treni al lago di Braies. Intensificata ogni mezz'ora anche la frequenza delle corse della linea 442 da Villabassa.Il progetto punta ad avere meno auto ed emissioni inquinanti, più silenzio e aria pulita. "La valle di Braies con il suo eccezionale paesaggio delle Dolomiti patrimonio Unesco sarà fruibile in modo più sostenibile e piacevole non solo per i turisti, ma anche per i residenti per i quali questo provvedimento significa innanzitutto una maggiore qualità di vita. Solo sulla linea 442 fra Dobbiaco e il lago di Braies fra il 2017 e il 2018 le obliterazioni sono aumentate di oltre il 50% (91.102 nel 2017, 142.712 nel 2018). Si punta - dicono i promotori dell'iniziativa - a realizzare per l'Alto Adige un modello di mobilità alpina sostenibile, capace di connettere i territori in modo smart e pulito, al quale tutti possono contribuire. Si punta a gestire la mobilità in modo intelligente con un sistema centralizzato di parcheggio potenziando gli spostamenti a emissioni zero. Il lago di Braies è un hotspot turistico e si trova in testa alle classifiche di popolarità in siti e sui social media. Durante l'estate del 2017 il numero di automobili che quotidianamente attraversavano la valle fino a raggiungere il lago aveva toccato quota 7 mila. Nell'estate 2018 i giorni di maggiore afflusso contavano oltre 10 mila turisti contemporaneamente presenti nella zona del lago. Numeri insostenibili per un ambiente così prezioso e delicato. È stato così messo a punto il Piano per Braies 2019". Alto Adige | 10 luglio 2019 p.33 Braies taglia le auto al lago: «Ci vuole il numero chiuso» BRAIES Meno auto ed emissioni inquinanti, più silenzio e aria pulita. Sono questi gli obiettivi del Piano per Braies, messo a punto dallo staff della mobilità della Provincia, dal Comune di Braies e da Idm, che diventa operativo da oggi. "La valle di Braies con il suo eccezionale paesaggio delle Dolomiti patrimonio Unesco - afferma l'assessore Daniel Alfreider - sarà fruibile in modo più sostenibile e piacevole non solo per i turisti, ma anche per i cittadini del luogo per i quali questo provvedimento significa innanzitutto una maggiore qualità di vita. Vogliamo passo dopo passo realizzare per l'Alto Adige un modello di mobilità alpina sostenibile, capace di connettere i territori in modo smart e pulito, al quale tutti possono contribuire". "Vogliamo gestire la mobilità in modo intelligente, migliorando la qualità della vita a tutti i residenti", aggiunge il sindaco di Braies, Friedrich Mittermair. E in valle c'è curiosità per questo provvedimento che viene adottato per la seconda estate consecutiva. Dice Armin Hinterhuber titolare del Pragserhof: "È un passo importante per migliorare la qualità della vita nella nostra zona. Ma non basta: noi puntiamo al numero chiuso delle auto che vogliono arrivare al lago. Che già ora registra una affluenza da record". In linea Christian Ploner, presidente dell'associazione turistica: "Il numero chiuso delle auto che raggiungono il lago è un sogno che abbiamo da tempo e che ci auguriamo di raggiungere al più presto". Nell'estate 2018 i giorni di maggiore afflusso contavano oltre 10.000 turisti presenti nella zona del lago. Numeri insostenibili ed ecco il Piano per Braies 2019. Il primo segnale di questa nuova strategia sarà visibile ai visitatori fin dalle località di Rio di Pusteria, Valdaora, Prato alla Drava e la frazione di Dobbiaco Carbonin, dove saranno affissi cartelli che all'ingresso della valle di Braies inviteranno i turisti al rispetto dell'ambiente. Da oggi al 10 settembre la valle di Braies sarà raggiungibile fra le 10 e le 15 solo con i mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta. Il traffico veicolare dovrà invece fermarsi all'inizio della strada provinciale 47 che porta al lago di Braies e di quella per Braies Vecchia (provinciale 80). Da Monguelfo-Tesido ogni mezz'ora uno shuttle-bus collega la stazione dei treni al lago di Braies. Intensificata ogni mezz'ora anche la frequenza delle corse della linea 442 da Villabassa. Altre informazioni sul sito www.prags.bz.

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Il Gazzettino di Belluno | 10 luglio 2019 p. 14 Troppi turisti a Braies, stop alle auto Di Alda Vanzan VENEZIA Diecimila turisti in un giorno per una città come Venezia neanche si vedono. Per il lago di Braies sono un numero insostenibile. È così che da oggi e per tutta l'estate scatta il divieto: al lago si potrà andare solo utilizzando i mezzi pubblici. Oppure a piedi o in bicicletta. Le auto? Bandite. Il provvedimento è stato assunto dalla Provincia autonoma di Bolzano e, rispetto a tutte le deroghe pensate per i veneziani ai tempi dei varchi e dei sensi unici, qui non ci saranno favoritismi per la gente del posto. Bus per tutti, indistintamente. Meno auto ed emissioni inquinanti, più silenzio e aria pulita, per una nuova esperienza naturalistica della bellezza della valle di Braies con il suo lago: così è stato spiegato il Piano per Braies, messo a punto dallo staff della mobilità della Provincia autonoma di Bolzano, dal Comune di Braies e dall'azienda speciale Idm, che diventerà operativo da oggi e resterà in vigore fino al 10 settembre. Occhio: il limite è anche orario. Perché al lago di Braies si potrà andare solo in una specifica fascia oraria: dalle 10 alle 15. Gli aperitivi serali? Le cenette in riva al lago? Possibili solo per chi pernotta lì. Del resto il lago era diventato una bolgia. Immerso nel parco naturale di Fanes-Sennes-Braies, il lago si trova a 1.496 metri sul livello del mare, ai piedi dell'alta parete della Croda del Becco. Lungo 1.200 metri per 400 metri di larghezza, è uno dei più profondi (36 metri) di tutta la provincia. Ad attirare i turisti sono vari fattori. La bellezza del posto. La storia del lago: è sorto in seguito alla frana staccatasi dal Sasso del Signore. La leggenda che lo riguarda, con l'oro nascosto dai selvaggi. E la fama - come se non bastasse quella originaria - arrivata con la serie televisiva Un passo dal cielo con Terence Hill. Fatto sta che il numero di turisti è via via cresciuto, arrivando a contare nel 2017 7mila veicoli in transito al giorno. L'anno scorso si sono contati 10mila turisti presenti contemporaneamente. «Stiamo scoppiando», fu il grido d'allarme. LE MOTIVAZIONI La soluzione, drastica, è la chiusura del traffico. «La valle di Braies con il suo eccezionale paesaggio delle Dolomiti patrimonio Unesco ha detto l'assessore Daniel Alfreider - sarà fruibile in modo più sostenibile e piacevole non solo per i turisti, ma anche per i cittadini del luogo per i quali questo provvedimento significa innanzitutto una maggiore qualità di vita. Vogliamo passo dopo passo realizzare per l'Alto Adige un modello di mobilità alpina sostenibile, capace di connettere i territori in modo smart e pulito, al quale tutti possono contribuire». «Vogliamo gestire la mobilità in modo intelligente, migliorando la qualità della vita a tutti i residenti», ha aggiunto il sindaco di Braies, Friedrich Mittermair. Sulla base dell'esperienza della scorsa estate e dopo numerosi incontri con i rappresentanti del Comune e gli stakeholder del territorio è stato così messo a punto il Piano per Braies 2019. Nelle località di Rio di Pusteria, Valdaora, Prato alla Drava e la frazione di Dobbiaco Carbonin saranno affissi cartelli che inviteranno i turisti a visitare con rispetto e in modo sostenibile il patrimonio Dolomiti Unesco. Un po' come lo slogan Enjoy Respect Venice. Solo che a Bolzano hanno fatto di più: da oggi il traffico veicolare dovrà fermarsi all'inizio della strada provinciale SP 47 che porta al lago di Braies e di quella per Braies Vecchia (SP 80). Da Monguelfo-Tesido ogni mezz'ora uno shuttle-bus collegherà la stazione dei treni al lago di Braies. Intensificata ogni mezz'ora anche la frequenza delle corse della linea 442 da Villabassa. Deroghe? Nessuna. Corriere del Trentino | 10 luglio 2019 p.9 Braies, da oggi traffico limitato per le auto BOLZANO Da oggi al 10 settembre compreso, accesso vietato dalle 10 alle 15 al lago di Braies per i veicoli privati a motore. Una decisione che, condivisa dalla Provincia con l’amministrazione comunale, mira a tutelare l’ambiente e favorire una fruibilità “verde” dello spazio lacustre, pure d’intesa con Innovation Developement Marketing (Idm), l’agenzia di sviluppo territoriale dell’Alto Adige. Una modalità che, per molti aspetti, ricalca quel modello di traffico limitato che il presidente provinciale, Arno Kompatscher, ha prospettato nelle scorse settimane per i passi alpini, proprio nei giorni in cui si festeggiava il decennale del riconoscimento delle Dolomiti come patrimonio Unesco. E che tra quella proposta e il piano per Braies vi sia una contiguità, pare trovare conferma nelle riflessioni di Daniel Alfreider. «In Alto Adige, passo dopo passo — spiega l’assessore provinciale alla Mobilità — vogliamo realizzare un modello di circolazione alpina sostenibile, capace di connettere i territori in modo smart e pulito, al quale tutti possono contribuire». Ragion per cui a Braies negli orari stabiliti si potrà arrivare a piedi, in bicicletta, in autobus con l’obiettivo di assicurare «meno auto ed emissioni inquinanti, più silenzio e aria pulita, per una nuova esperienza naturalistica della bellezza della valle di Braies con il suo lago». Una zona attraversata da importanti flussi turistici. Secondo i dati di Palazzo Widmann nell’estate 2018, nei i giorni di maggiore afflusso, si sono contati in zona oltre 10.000 turisti. «Numeri insostenibili per un ambiente così prezioso e delicato» osserva una nota della Provincia. Naturalmente il cambio di viabilità sarà accompagnato da segnali e pannelli informativi, posti già a Rio di Pusteria, Valdaora, Prato alla Drava e Carbonin di Dobbiaco. Auto e moto, nello specifico, dovranno fermarsi all’inizio della strada provinciali 47 che porta al lago di

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Braies e 80 per Braies Vecchia. Dalla stazione ferroviaria di Monguelfo-Tesido ogni 30 minuti partirà un bus navetta per il lago. Intensificata ogni mezz’ora anche la frequenza delle corse della linea 442 da Villabassa. Informazioni dettagliate sono reperibili anche sul sito internet www.prags.bz. Corriere del Trentino | 11 luglio 2019 p.3 Braies senz’auto, partenza difficileI turisti: «Pochi bus e biglietti cari» Primo giorno di blocco. La rabbia dei ristoratori «isolati»: c’è chi pensa al ricorso BOLZANO Cime, silenzio e una manciata di ciclisti. Ieri mattina non c’era altro lungo la strada che conduce all’incanto del lago di Braies, Patrimonio dell’Umanità. Un paesaggio naturale da sogno che si è svegliato senza auto, grazie al blocco totale del traffico privato dalla frazione di Ferrara, dalle 10 fino alle tre del pomeriggio di ogni giorno. Il decreto della Provincia estende il divieto rispetto alle sole due ore con cui ha debuttato l’anno scorso: la ragione è contrastare il crescente impatto sull’ambiente degli sciami di turisti diretti in moto, auto e corriera verso uno dei paesaggi di montagna più fotografati — e condivisi sui social — del mondo. Da ieri fino al 10 settembre gli unici motori ammessi sono gli autobus e le navette pubblici ogni mezz’ora. Bus nel caos Alla fermata all’inizio della zona vietata la coda delle famiglie sotto il sole è corposa già dal mattino. I bus sono carichi dei turisti saliti alla stazione di Monguelfo: pochi gli spazi liberi. Tra uno spintone e un insulto a chi non rispetta la fila, ecco la bolgia per un posto diretto al paradiso della valle: «Il blocco è positivo, visto il traffico, ma dovrebbe esserci un bus ogni 15 minuti: è un’ora che aspettiamo — constata Alessia, milanese — È pur vero che uno viene qui per camminare, ma fino a questo punto...». In tarda mattinata qualcuno protesta alla biglietteria e sostiene che delle corse siano saltate; si infuria quando gli dicono che tra le 13 e le 14 il servizio è sospeso per la pausa pranzo. «Non vedo la navetta da un’ora — si sfoga Carlo, habitué dell’Alto Adige da Montecarlo — Su ogni bus c’è spazio solo per 6 o 7 persone alla volta, tre non si sono neppure fermati perché pieni». «Dò all’amministrazione l’attenuante del primo giorno — decretano Sheila e Osvaldo, arrivati da Lugano con la famiglia — Almeno le navette fossero gratuite, dopo aver pagato il parcheggio». Il costo di un’escursione non è indifferente, specie per arriva in gruppo: 5 euro di parcheggio, e poi 6 euro a testa per arrivare al lago, andata e ritorno. Non tutti erano preparati: «È il caos — sintetizzano Daniela e Marco, accanto ai due figli — il blocco per noi è stata una sorpresa: speravamo che la navetta facesse la spola continuamente». «Del divieto ci ha avvisati il personale dell’hotel», spiegano Roberto e Isabella, che da Roma visitano per la prima volta l’Alto Adige, anche loro con prole al seguito. Qualche coraggioso sale a piedi per il sentiero o lungo il bordo della carreggiata deserta. Flussi «sottotono» Alle 12 si riempie il parcheggio a ridosso della strada bloccata. Un vigile rimbalza con cortesia la carovana di visitatori che tenta l’impresa impossibile di dirigersi al lago su un mezzo a motore, formando una breve coda. Unica chance: fare ritorno a Monguelfo, qualche chilometro più giù, per parcheggiare e da lì salire sullo stesso autobus preso d’assalto alla barriera, poche fermate più avanti Tutt’altra la situazione all’ambito specchio d’acqua, all’ombra della Croda del Becco: due dei parcheggi a pochi metri dal lago sono pieni a metà; nel terzo si contano una decina di auto. La solita ressa sulle rive: qualcuno passeggia, qualcun’altro improvvisa un picnic; alcuni cercano di scattare la cartolina perfetta, altri si dedicano ai selfie con gli amici. L’impressione, comunque, è che i turisti siano meno del solito, in un posto dove si era abituati a vederne sempre di più. Chi ha il polso della situazione — gli addetti ai lavori — conferma: poche auto, ristoranti semivuoti. «Martedì c’erano oltre 150 persone che mangiavano al bar vicino al lago; ieri soltanto una ventina». Al pontile per affittare le barche si fa la fila, come ci si aspetta per un posto così: «Certo ma c’è molta meno gente rispetto all’anno scorso — obiettano dal personale — era diventato insostenibile». L’inizio della fine per il boom turistico di Braies? «Sì al numero chiuso» Per il sindaco Friedrich Mittermair il futuro è a numero chiuso: «Dobbiamo stabilire una certa cifra, magari 5mila persone al giorno, sulla base delle prenotazioni. Tutta la Provincia manda i turisti a vedere il lago. Nei giorni di punta ne arrivano 7-8 mila, a quel punto sono troppi». Alle proteste per il sistema di trasporto risponde: «Oltre alle nostre navette e ai bus che mette a disposizione la Provincia non abbiamo altre possibilità: può capitare che i mezzi arrivino pieni. Vogliamo una fermata del treno a inizio valle, con un bel parcheggio, per far passare solo i mezzi pubblici e favorire chi soggiorna a Braies. Il boom è dovuto a un insieme di cose: c’è «Un passo dal cielo» — la serie con Terence Hill, girata qui —, ma anche il riconoscimento Unesco, che ci ha portato un turismo internazionale che prima non c’era, come anche le foto su Instagram. Abbiamo il sostegno degli abitanti al 98%. C’è chi non è d’accordo tra gli esercenti, ma si contano sulle dita di una mano». «Locali deserti in zona» I ristoratori sul piede di guerra sono almeno sette. I loro esercizi sorgono nella zona interdetta alle auto proprio all’ora di pranzo: ieri sale e dehors erano deserti, come la strada. «Martedì abbiamo lavorato con un centinaio di persone, oggi non c’era nessuno — lamenta Sepp Plomer, seduto a uno dei suoi tavoli sparecchiati — Abbiamo aperto 20 anni fa con quattro tavolini e ora che ci siamo ingranditi siamo costretti a chiudere? Rischiamo di lasciare a casa dei dipendenti. Gli altri ristoratori penalizzati temono di andare contro il blocco del traffico».

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Spunta una proposta alternativa: «Potevamo alzare il prezzo dei parcheggi al lago a 15 o 20 euro al giorno, con una quota per il Comune, e chiudere la strada solo con il pienone, ma il sindaco ha rifiutato: non vuole le auto — dichiara Plomer, che possiede uno dei posteggi in quota — studierò la delibera per valutare un eventuale ricorso al Tar». In quel caso il blocco del traffico potrebbe trovare la strada sbarrata. E alle rive del lago di Braies tornerebbe il rombo dei motori. Alto Adige | 16 luglio 2019 p.33 Braies, le limitazioni «aumentano la qualità della vita» BRAIES «Il nostro comune obiettivo è quello di migliorare la gestione del traffico nella valle di Braies, con maggiori limitazioni per migliorare la qualità della vita delle persone che vivono questi luoghi. Per questo abbiamo messo insieme un «Piano per Braies» che servirà a proteggere l'ambiente e la salute. Quella che presentiamo è solo la prima di una serie di misure che hanno proprio questo obiettivo», spiega alcuni giorni dopo l'introduzione della limitazione ad auto e moto il sindaco Friedrich Mittermair. D'accordo anche l'assessore provinciale Daniel Alfreider secondo cui «La valle di Braies con il suo eccezionale paesaggio delle Dolomiti patrimonio Unesco deve essere fruibile in modo più sostenibile e piacevole non solo per i turisti ma anche per i cittadini del luogo per i quali questo provvedimento significa innanzitutto una maggiore qualità di vita». In valle c'è curiosità per questo provvedimento che viene adottato per la seconda estate consecutiva. Dice Armin Hinterhuber titolare del Pragserhof: «È un passo importante per migliorare la qualità della vita nella nostra zona. Ma non basta: noi puntiamo al numero chiuso delle auto che vogliono arrivare al lago. Che già ora registra un'affluenza da record: non si riesce a restare tranquilli sulle sponde dello specchio d'acqua. Il provvedimento di limitazione al traffico è indubbiamente positivo. Per la nostra struttura già l'anno scorso il provvedimento era andato bene. Quest'anno la fascia oraria di stop al traffico è stata allargata. Ci attendiamo riscontri altrettanto buoni perché si riuscirà almeno ad evitare il frastuono provocato dalle moto in transito». Anche Christian Ploner, presidente dell'associazione turistica di Braies, è d'accordo con il provvedimento che scatta oggi: «La popolazione e gli ospiti hanno manifestato il loro favore per la limitazione del traffico che porterà a recuperare un po' di vivibilità. Certo che l'obiettivo da raggiungere è il numero chiuso delle auto che raggiungono il lago. È un sogno che abbiamo da tempo e che ci auguriamo di raggiungere al più presto». Dalla scorsa settimana funziona un servizio di collegamento di bus di linea che nell'estate scorsa ha avuto un notevole riscontro. Solo sulla linea 442 fra Dobbiaco e il lago di Braies fra il 2017 e il 2018 le obliterazioni sono aumentate di oltre il 50% (91.102 nel 2017, 142.712 nel 2018). «Vogliamo passo dopo passo realizzare per l'Alto Adige un modello di mobilità alpina sostenibile, capace di connettere i territori in modo smart e pulito, al quale tutti possono contribuire. Vogliamo gestire la mobilità in modo intelligente con un sistema centralizzato di parcheggio potenziando gli spostamenti a emissioni zero», ha detto l'assessore provinciale Alfreider che sta spingendo su Roma per ottenere una modifica del Codice della strada che agevoli l'istituzione di divieti con particolare riferimento alla situazione sui passi. L’Adige | 18 luglio 2019 p.24 Passi, via al sondaggio Turismo Sentiti gli ospiti sullo stop alle auto Sarà creato attraverso dei sondaggi e il monitoraggio costante un nuovo concetto di mobilità per i passi dolomitici che tenga conto delle esigenze dell'ambiente, del paesaggio e dell'economia. Da alcuni giorni è cominciato un sondaggio a passo Sella e passo Gardena. «Affinché i cittadini che risiedono nei dintorni dei passi possano vivere bene e in salute e che siano possibili gli spostamenti ma anche rispettati gli equilibri delle Dolomiti patrimonio dell'Unesco, è necessario un nuovo piano che guardi al futuro e che cominci con una gestione della mobilità», spiega l'assessore alla mobilità di Bolzano Daniel Alfreider. «Per sapere cosa dobbiamo cambiare e in che modo il piano possa coniugare queste esigenze e sfruttare le sinergie possibili, vogliamo anche coinvolgere nel processo i cittadini residenti ed anche gli ospiti». Il sondaggio durerà fino a settembre.

NOTIZIE DAI RIFUGI Corriere delle Alpi | 4 Luglio 2019 p. 15 Al Bianchet si va a piedi o in sella alla bicicletta lungo la strada principale

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BELLUNO A piedi o in bicicletta, per fuggire dal caldo di questa estate: è operativo al cento per cento anche il rifugio Bianchet, che a lungo non era raggiungibile a causa dei danni provocati dal maltempo e che oggi, grazie al lavoro dei Carabinieri forestali e dei volontari, è pronto ad ospitare escursionisti e turisti. «Il rifugio Bianchet ha avuto molti problemi a causa di Vaia, in particolare per quanto riguarda la strada di accesso, completamente ostruita dalla caduta degli alberi», spiega Chiappin, «ma ora è in piena attività e raggiungibile tranquillamente sia a piedi che in bici».Un grande punto di forza del rifugio, infatti, è la possibilità di essere raggiunto in bicicletta, proprio grazie alla comoda strada di accesso: «Ci sono le autorizzazioni del Parco che permettono il transito, inoltre, il Bianchet, oltre a trovarsi sull'Alta via numero 1 come il Settimo Alpini, fa anche parte del grande percorso ciclabile della Monaco-Venezia e della nuova Alta via delle Dolomiti bellunesi, quindi non mancano i tanti turisti italiani e stranieri che ogni anno percorrono questi tracciati sia a piedi che in bici». Un doppio grazie, quindi, per i lavori alla strada, che sono stati fatti per ben due volte nel giro di pochi mesi: «Voglio ringraziare tantissimo il nucleo dei Carabinieri forestali, che ha riaperto la strada una prima volta nei primi mesi dell'anno e che successivamente ha dovuto rifare parte del lavoro a causa della nevicata tardiva caduta sul finire della primavera che ha dato il colpo di grazia ad alcune piante».Ora resta da occuparsi dello sgombero delle piante dai sentieri che tagliavano i tornanti per raggiungere più velocemente il rifugio, per cui gli escursionisti a piedi dovranno seguire la strada principale, «per il resto il Bianchet è perfettamente raggiungibile», continua Chiappin, «mentre è previsto un intervento della Protezione civile per il ripristino del sentiero che dal rifugio porta alla casera Vescovà, portato via dall'acqua durante la tempesta e che necessita quindi di un intervento importante prima di essere riaperto».Le altre vie nelle vicinanze del rifugio, ora, dovranno essere perlustrate per poter intervenire puntualmente dove ce ne fosse bisogno, anche se nel complesso le prime perlustrazioni hanno già indicato che non ci sono grossi problemi per gli escursionisti. Per quanto riguarda lo stato del rifugio, infine, Vaia ha lasciato il segno sull'acquedotto che serve la struttura, ma anche in questo caso l'intervento dei volontari ha permesso di ripristinare la fornitura: «Per maggiore sicurezza si dovrà fare un bypass di 45 metri con un nuovo tubo per evitare la rottura di quello vecchio, ma è ben poca cosa rispetto a quanto fatto fin qui», conclude Chiappin, «inoltre la tempesta aveva compromesso una mini turbina idroelettrica che funziona quando l'acqua nella cisterna del rifugio diventa troppa, ma anche in questo caso tutto è stato risolto». -Corriere delle Alpi | 21 Luglio 2019 p. 15 I gestori dei rifugi: posti letto tutti prenotati lungo le Alte vie BELLUNO Collegarsi fra rifugi conviene: «Il nostro rifugio fa parte dell'Alta Via n. 1 e questo ci consente una programmazione definita della stagione. Diverso è il caso di rifugi che non sono collegati fra loro e che si raggiungono in più di due ore di cammino, nel qual caso ovviamente il meteo diventa determinante». Mario Fiorentini è uno dei gestori del Rifugio Città di Fiume, posto fra il Pelmo e il Civetta. «Da noi arrivano turisti da tutto il mondo, dalla Nuova Zelanda alla Corea, dalla Russia all'Inghilterra, agli Stati Uniti, all'Islanda. Tant'è vero che stiamo pensando di segnare su un planisfero tutti i luoghi di provenienza. Abbiamo 22 posti letto, sempre prenotati da inizio stagione, ovvero dal 15 giugno fino al 20 di settembre. Arrivano, soggiornano, fanno foto, si godono il fresco e poi ripartono per il loro itinerario. Poi cambia molto la frequentazione giornaliera, fatta da cittadini che si spostano dal caldo eccessivo della città e arrivano a prendere il fresco dopo un'oretta di camminata». Come sta andando la stagione? «Bene, sostanzialmente come l'anno scorso, non vediamo differenze significative. Ma è chiaro che il secondo tipo di pubblico arriva se il tempo è bello, se no non si muove». Mario Fiorentini è anche presidente dell'Associazione dei gestori dei rifugi del Veneto, 40 iscritti al momento, «nata per mettere insieme esperienze e progetti». «È chiaro che chi la fortuna di essere sull'itinerario di una Alta Via, oppure di un anello, come il Marmarole Runde, ad esempio, può contare su una frequentazione programmata; il trekking garantisce una presenza di clienti più costante, quindi collegarsi fra rifugi conviene. Da sottolineare, in generale, che la presenza nei rifugi è in crescita e si abbassa l'età media». «Siamo contenti dell'andamento fino ad oggi ed anche delle prenotazioni - conferma Paolo De Lorenzo del Rifugio Padova, sopra Domegge che confermano i buoni dati dello scorso anno. Anche noi abbiamo un buon numero di scalatori, soprattutto stranieri, che soggiornano nelle nostre stanze (con 45 posti letto) mentre il sabato e la domenica molti vengono su per godersi il fresco a mangiare prodotti tipici. Da noi si può arrivare anche in macchina e ringrazio il Comune di Domegge che quest'anno ha asfaltato alcuni punti critici della strada». --S.V.

NOTIZIE DAL CNSAS Corriere delle Alpi | 7 Luglio 2019 p. 11 Sempre più escursionisti si perdono nella foresta di tronchi schiantati e devono chiedere aiuto. L'appello del Cnsas L'effetto Vaia sta diventando una costante

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Di Francesco Dal Mas BELLUNO Escursionisti bloccati tra gli alberi schiantati a terra dalla tempesta Vaia nel novembre scorso. E' il terzo caso in pochi giorni, a questo punto parlare di allarme non sembra del tutto inappropriato. Al momento il problema è "solo" che gli escursionisti si perdono. Chiamano i soccorsi, si fanno recuperare. Se non hanno l'assicurazione, pagano il ticket. Ma prima o poi c'è il pericolo che qualcuno si faccia male, o si perda senza un cellulare carico. Insomma, non c'è da scherzarci su troppo. L'ultimo caso, l'altro giorno in Val Visdende dove a rimanere bloccata è stata una escursionista francese di 68 anni che avrebbe voluto raggiungere un rifugio austriaco dove pernottare. Si alza in volo l'elicottero del Suem da Pieve di Cadore, inizia la caccia al tesoro: trova il "puntino" dall'alto. Individuata, recuperata con un verricello di 30 metri, trasferita a Prà Marino, portata al pronto soccorso per accertamenti. Primo luglio. Una famiglia di Vigonza soccorsa a Rocca Pietore dopo essere rimasta bloccata in Valbona. Partiti da Franzei per compiere un giro ad anello, nonno, figlia e la nipotina di 8 anni di Vigonza, al momento di scendere da Forcella Valbona e rientrare si erano trovati di fronte alberi abbattuti e una frana caduta dal versante e, temendo di mettersi in situazioni di rischio, avevano chiamato il 118 che li ha potuti geolocalizza grazie a una App. Ventisei giugno. Poco prima delle 20 scatta l'allarme per tre escursionisti in difficoltà nella zona di Passo dell'Oregone. I tre, un uomo e una donna di Bolzano, di 52 e 48 anni, e una cinese di 50, con i loro due cani, stavano seguendo un giro ad anello, quando hanno iniziato a scendere verso la Val Visdende e si sono trovati in una zona di schianti. Nove giugno. Stremato e disorientato dalla fatica, un 78 enne di Feltre si trova la strada forestale bloccata sul Monte Avena, prosegue lo stesso ma poi si perde. Meno male che c'è il 118, meno male che ci sono i satelliti, mento male che ci sono i telefonini. E via di questo passo. aree a rischio. Alex Barattin, del Corpo nazionale del Soccorso alpino, ricorda che le aree più pericolose sono quelle di Gosaldo e verso le Pale di San Martino, le valli ai piedi della Marmolada, la conca di Livinallongo e Arabba e soprattutto della Val Visdende. Non si tratta, però, di territori davvero off limits. I principali sentieri sono stati riaperti. Su tanti la bonifica è in corso. Per i minori ci vorranno anni di lavoro. Consigli utili: evitare assolutamente la sentieristica che si inerpica lungo i versanti schiantati e di percorrere invece le piste silvopastorali e gli itinerari per i rifugi che sono più frequentati. «Soprattutto in queste giornate di gran caldo - spiega Barattin - è saggio partire tra le 6 e le 7 del mattino, camminare in zone d'ombra, portarsi dietro acqua e frutta secca e, soprattutto, non percorrere anelli lunghi che comprendono sentieri di cui non si conoscono le condizioni. Può infatti accadere che, dopo qualche ora di escursione, ci si imbatta in piante schiantate lungo il percorso e si sia costretti a ritornare sui propri passi. Quando ci si trova davanti a uno o più tronchi a terra, è rischioso cercare di aggirarli camminando all'esterno del sentiero, perché il terreno è mosso ed è facile scivolare e farsi male. In ogni caso è sempre indispensabile chiedere informazioni agli sportelli turistici del paese o, se si è in rifugio, ai gestori». Gli schianti riguardano aree di bassa quota, quindi di maggiore percorribilità, ma anche di maggior rischio. Puntando a un rifugio, una telefonata preventiva è sempre utile. Le sorgenti del Piave, e quindi il monte Peralba, sono raggiungibili dalla strada di Cima Sappada; non lo sono affatto dalla Val Visdende. Bisogna mettere in conto, inoltre, un altro fattore: la neve: «In quota ce n'è ancora parecchia dice Barattin - «sul Pelmo, ad esempio, è impossibile salire. Tutti i canali e canalini sulle pareti nord delle nostre montagne sono ancora abbondantemente innevati, guai a passarci sotto o attraversarli. Non bisogna azzardarsi a fare percorsi attrezzati o a fiondarsi sulle ferrate se non si è certi che le guide alpine ne abbiano verificato lo stato di sicurezza». ACQUA E FUOCO Ci sono altri due pericoli latenti. Il primo è legato ai fiumi: il territorio dopo Vaia non è più lo stesso, gli alvei sono stracarichi di materiali, il pericolo di esondazione diventerà quasi una costante. Campeggi e attività turistiche che confinino con torrenti (o anche solo ruscelli, dice il Commissario per la ricostruzione Nicola Dell'Acqua) devono verificare la compatibilità con i piani di protezione civile. E poi il rischio incendi, con tutti quegli alberi a terra, si fa molto consistente.

NOTIZIE DAL CAI Corriere delle Alpi | 9 Luglio 2019 p. 13 Il presidente regionale Renato Frigo: «Pericoli in agguato ovunque, consultate il nostro sito o le sezioni interessate» Sono 126 i sentieri interrotti dalle piante «Erano 260, un grazie ai nostri volontari» Di Francesco Dal Mas BELLUNO Vietato avventurarsi tra gli alberi schiantati, perché il più delle volte si mette a repentaglio se stessi oltre che i soccorritori. È già successo, anche perché i percorsi impraticabili sono ancora numerosi. Dopo la tempesta Vaia, su 986 sentieri di montagna in Veneto, la stragrande maggioranza nel Bellunese, ben 126 sono quelli interrotti da piante o da frane. In questi mesi, il personale del Club Alpino Italiano si è mobilitato per una manutenzione straordinaria lungo gli itinerari più frequentati. «Erano 260 i sentieri bloccati», spiega Renato Frigo, presidente del Cai Veneto, «e siamo riusciti a riaprirne oltre la metà, nonostante la neve e il maltempo, grazie al

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lavoro di 300 volontari, che si sono portati appresso loro amici. Purtroppo, non siamo riusciti a raggiungere alcune situazioni complesse, dove servono macchinari, per cui dovremmo rivolgerci alle Unioni montante». Frigo ritiene che tutta la rete possa essere riattivata in due anni, quindi entro il 2021. In Val Visdende, dove l'uragano ha abbattuto centinaia di migliaia di piante, il lavoro di bonifica è così avanzato che riemergono anche tanti sentieri. Resterà però bloccata, per tutta l'estate, la pista forestale che sale fino alle sorgenti del Piave, ai piedi del Peralba, un itinerario peraltro molto frequentato. I danni sono gravissimi per cui potrà essere recuperata solamente in tempi lunghi, probabilmente l'anno prossimo. Intorno a Cortina sono quattro i sentieri tra i più classici che sono in condizioni davvero comatose. Il rifugio Palmieri e il lago che lo caratterizza come uno dei siti più accattivanti dell'Ampezzano sono perfettamente raggiungibili da diversi sentieri, ma il 407 è praticabile con molta attenzione perché ci sono ancora piante schiantate da rimuovere. Nel Feltrino la situazione è buona, assicura Frigo: «È efficacissimo il lavoro dei volontari». Al rifugio Venezia, sotto il Pelmo, sono in fase di completamento i lavori di riparazione dopo i danni della tempesta Vaia. E per quanto riguarda i sentieri di accesso, quello proveniente da Forcella Staulanza presenta ancora delle problematiche che verranno risolte nei prossimi giorni. Il rifugio stesso sarà aperto la prossima settimana. Nell'Agordino si riscontra la precarietà più pesante. Il presidente regionale del Cai sconsiglia, ad esempio, di salire al bivacco Bedin, verso le Pale di San Lucano, perché «si corre davvero il rischio di dover tornare indietro, magari dopo tanta fatica». Nell'Alto Agordino i volontari del Cai e gli alpini della Protezione Civile hanno riaperto numerosi percorsi, però sono ancora tanti quelli con ostacoli. «Come Cai», anticipa Frigo, «consigliamo agli escursionisti di verificare, prima di mettersi in cammino, se l'itinerario scelto è percorribile. Si può consultare la mappa nel sito del Cai o, meglio ancora, chiedere alle sezioni Cai direttamente interessate». Ed ecco una notizia rassicurante, tra le tante che non lo sono. Il Cai procederà, prossimamente, a una prima distribuzione dei fondi di solidarietà raccolti dopo la tempesta Vaia. Si tratta di 160 mila euro, di cui almeno 65 mila arriveranno in Veneto. Nella distribuzione saranno privilegiate le sezioni che avranno registrato più danni o che dovranno affrontare maggiori spese per il recupero dei sentieri o degli stessi rifugi. Il lavoro dei volontari del CAI, come pure quello dei gruppi di Protezione Civile, continuerà per tutta l'estate. In questo senso il presidente Frigo ringrazia i 60 ragazzi di varie sezioni Cai del Nord Est che hanno partecipato ad un campo di lavoro, organizzato in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco, che ha comportato lavori lungo i sentieri di accesso alle pendici del Pelmo e in particolare presso il rifugio Venezia. «Questi ragazzi si sono dimostrati sensibili e quindi responsabili rispetto alla tematica ambientale che poniamo», riconosce Frigo. «Un giorno dopo l'altro cresceva il loro entusiasmo, a dimostrazione di un interesse che dobbiamo vi è più coltivare. Proprio per questo abbiamo deciso di ripetere l'esperienza». Corriere delle Alpi | 10 Luglio 2019 p. 20 Settanta alpini trevigiani e 500 giornate di lavoro per sistemare i boschi AGORDINO Settanta alpini trevigiani armati di 50 motoseghe hanno affrontato il disastro dei boschi nell'Agordino tagliando alberi, spostando ramaglie, liberando gli scoli d'acqua per ripristinare strade e sentieri colpiti dal maltempo. Nonostante siano passati oltre otto mesi dalla terribile tempesta molto c'è ancora da fare affinché tutto torni alla normalità. Pochi giorni fa un'escursionista si è perduta ed è stata soccorso mentre vagava alla ricerca dei sentieri perduti. In periodo di vacanze è fondamentale che i turisti possano percorrere le vie dei boschi senza incorrere in pericoli improvvisi come la caduta di un albero semisradicato o l'inciampo nei tronchi già a terra. «Abbiamo risposto all'appello della Regione mettendo immediatamente a disposizione i nostri uomini e le nostre attrezzature», spiega il presidente della sezione Ana di Treviso. Marco Piovesan è orgoglioso dei suoi uomini: 70 volontari si sono rimboccati le maniche per tutto il mese di giugno, svolgendo complessivamente 500 giornate di lavoro e gestendo direttamente otto cantieri. L'intervento regionale ha permesso di rendere agibili 25 zone aprendo un centinaio di cantieri. Le penne nere a domanda di aiuto hanno risposto come sempre "presente". L'organizzazione ha messo in campo le squadre specializzate nell'abbattimento alberi, il personale di segreteria per il coordinamento, la squadra informatica, le radio trasmissioni, una squadra sanitaria. Attivata anche la squadra subacquea di Motta per la rimozione degli alberi caduti nel lago di Alleghe. «Abbiamo operato a Rivamonte, Gosaldo, Caprile, Alleghe e Rocca Pietore», precisa Piovesan, «si arrivava ad un'altitudine di 1100 metri con i mezzi e poi si proseguiva a piedi fino anche ai 1700», portando con sé i materiali e le attrezzature necessarie (pesanti motoseghe e benzina). L'operazione è partita a fine di maggio quando il coordinatore della Protezione civile Ana Bruno Crosato, il vice Pietro Caporello con i vari capi squadra sono andati a fare un sopralluogo per avere un quadro preciso degli interventi da fare. Il Gazzettino di Belluno | 12 luglio 2019 p. IX Val Canzoi, recupero difficile «Servono 6 milioni di euro» di Eleonora Scarton CESIOMAGGIORE

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Drammatica: così definisce il sindaco di Cesiomaggiore Carlo Zanella la situazione attuale della Val Canzoi, meta gettonatissima di centinaia e centinaia di amanti dell'ambiente selvaggio e naturale, della tranquillità e degli scorci unici della porta del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. «Avevamo un piano pluriennale di rilancio per far tornare la Val Canzoi ai fasti di un tempo, purtroppo la tempesta Vaia ha stravolto le priorità - afferma deluso il primo cittadino -. Abbiamo continue amare sorprese e cattive notizie, ultima in ordine di tempo, la necessità improrogabile di smontare e riparare il ponte del percorso accessibile in zona La Santina danneggiato, come gran parte della Valle, il 29 ottobre dalla furia delle acque del torrente Caorame. Danni che non si erano subito notati, ma che invece si sono rivelati talmente gravi da dover procedere prima alla chiusura e poi ad un urgente intervento per non ritrovarci durante tutto il periodo estivo con un altro apprezzatissimo percorso inutilizzabile. Perciò anticipiamo con risorse comunali la spesa di circa 16mila euro per riaprire prima di agosto il passaggio. Risorse che ci auguriamo ci vengano restituite successivamente dalla Regione con i fondi postVaia». L'ACCESSO Anche il Sentiero Natura Val Canzoi è inutilizzabile; su di esso grava una ordinanza di chiusura sulla parte della sinistra orografica del Caorame a causa della pericolosità data dagli innumerevoli schianti (i carabinieri per la biodiversità di Belluno, stimano 90mila quintali di legname a terra). «Se poi aggiungiamo la difficoltà, da parte della ditta che ha in appalto i lavori per la costruzione della struttura dei servizi igienici di Orsera, a terminare l'intervento che ci permetterebbe l'affidamento ad un gestore, tramite bando pubblico, l'attività ricettiva conosciuta in tutto il Veneto lo sconforto è totale», aggiunge Zanella. LE NOTE POSITIVE Nel buio uno spiraglio di luce si vede. La riapertura del punto di ristoro Sass De Mura, la caparbietà di tenere aperto l'affittacamere Casa Boz, i malgari che nonostante le enormi difficoltà hanno comunque riaperto la Malga di Erera Brendol, l'importante intervento di messa in sicurezza del torrente Caorame da parte del Genio Civile, i lavori per riparare la strada lungo il lago della Stua da parte dell'Enel. «Tutti segnali che la volontà di tenere viva la Valle c'è. Ma per dare una svolta ad un sistema così fragile servono investimenti. Serve l'impegno di tutte le realtà e di tutti gli enti portatori di interesse in Val Canzoi, dall'Ente Parco ad Enel Green Power. Il rischio è che se non si trovano le risorse, e parliamo di oltre 6 milioni di euro in tempi piuttosto rapidi, il sistema collasserà e ci si ritrovi con una tesoro chiuso per fallimento».

Corriere delle Alpi | 20 Luglio 2019 p. 30 Val Giralba riaperta dopo anni grazie ai volontari del Cai locale Gianluca De Rosa AURONZO Una notizia attesa quattro, lunghi anni: la val Giralba è stata finalmente riaperta, merito di un manipolo di volontari facenti capo alla sezione auronzana del Cai. Questi, adoperandosi come da tradizione sul fronte della manutenzione sentieristica sono riusciti nell'intento di riaprire un varco nel tratto che va dal Pian della Velma a Pian delle Salere, teatro nel 2015 di una serie di frane che ne hanno ostruito l'accesso.Rispetto al sentiero originario, il nuovo riprende un tratto della vecchia strada militare, salendo subito in quota per poi proseguire, costeggiando dall'alto l'alveo del torrente Giralba. «Il sentiero è lungo due chilometri e presenta già in partenza una elevazione di quota considerevole per poi proseguire sempre in quota senza dislivelli significativi», ha commentato il vicepresidente del Cai di Auronzo, Massimo Casagrande. «I volontari che si sono alternati in questo lavoro, rivelatosi complesso oltre che faticoso, hanno disegnato un tracciato sostanzialmente facile che al momento si presenta però ancora in fase di assestamento. Servirà un po' di tempo affinché diventi un vero e proprio sentiero. Non è stato fatto altro che riprendere una vecchia strada militare già esistente alzando la quota di camminamento più in alto rispetto al precedente. L'opera ha avuto un costo praticamente zero, merito come detto dell'opera di volontari che amano il territorio e che, da auronzani, erano infastiditi dal fatto che dopo anni da quelle frane così grosse non c'era modo di collegare il paese alla val Giralba». Il grande impegno dei volontari non permetterà il ritorno della Camignada al tracciato originario che prevedeva appunto il transito al rifugio Carducci. «Non siamo ancora in grado di garantire il passaggio in sicurezza di un gran numero di persone», ha spiegato Casagrande, «il fondo ha bisogno di essere ancora stabilizzato. Sicuramente il rifugio Carducci e la val Giralba torneranno parte integrante della Camignada nel 2020».Al momento il sentiero, già comunque percorso da decine di turisti, è ancora soggetto all'ordinanza di chiusura da parte del Comune di Auronzo. Il Cai ne ha chiesto la revoca che dovrebbe arrivare nelle prossime ore senza problemi di sorta. La riapertura della val Giralba diventa una manna dal cielo per il rifugio Carducci che si riappropria della sua strada principale. Non solo rifugio Carducci perché il sentiero permette di raggiungere altre aree in quota come la val Stallata e il Battaglion Cadore, punto di partenza di ferrate ed altre attrazioni escursionistiche più impegnative. A proposito di rifugio Carducci intanto, la festa di inaugurazione della struttura, oggetto di recente di una importante opera di ristrutturazione, inizialmente prevista per domenica è stata posticipata a fine estate. -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Messaggero Veneto | 24 Luglio 2019 p. 33 edizione Pordenone La Valcellina rinasce dopo Vaia Ritracciato un altro sentiero

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Giulia Sacchicimolais Nuovo passo avanti nella sistemazione dei sentieri dopo la tespesta "Vaia" dello scorso ottobre, che ha messo in ginocchio anche la Valcellina: è stato ritracciato e segnato con segnavia bianco-rossa un tratto di circa tre chilometri del sentiero 361, tra il Pian Meluzzo e Casera dei Pecoli, nel comune di Cimolais. In seguito a una ricognizione dei giorni scorsi e alla sistemazione del percorso eseguita dal Parco delle Dolomiti friulane, la Commissione sentieri giulio-carnica ha incaricato la sezione del Cai di Claut, in accordo con quella di Forni Sopra (che ha in carico il percorso), di eseguire il lavoro. «Il tratto che si sviluppa tra le ghiaie del torrente era stato completamente modificato dalla violenza dell'acqua abbattutasi lo scorso ottobre, che ha trascinato a valle anche enormi macigni hanno detto i volontari del Cai di Claut che si sono occupati delle operazioni -. Ora il percorso è stato reso più sicuro: col passaggio degli escursionisti, si consoliderà maggiormente». Ma i lavori e l'impegno della sezione clautana del Cai non finiscono qui. «La prossima settimana verrà segnato anche un tratto del sentiero 374 che porta al rifugio Maniago, in località Le grave: si tratta di circa un chilometro - ha aggiunto il Cai -. Nella stessa giornata, interverremo anche in Val Cimoliana, lungo l'itinerario che va al bivacco Gervasutti. Anche in questo caso la situazione è disastrosa: l'acqua ha stravolto il percorso». Il lavoro dei volontari, che operano costantemente durante l'anno, è prezioso per la cura e la frequentazione della montagna. Intanto si resta in attesa della riapertura della strada della Val Settimana: l'auspicio del Cai è che in settembre si chiuda questo capitolo. Al rifugio Pussa, di proprietà del Cai di Claut, per ora si arriva a piedi, attraverso un percorso temporaneo. Tra andata e ritorno sono quindici chilometri: al momento, niente veicoli. Da mesi il Cai di Claut sollecita la Regione affinché venga trovata una soluzione, in quanto l'isolamento della valle rappresenta un duro colpo anche per l'economia montana. Il gruppo ha inviato lettere nelle quali è stato messo in luce che «l'apertura della strada della Val Settimana è fondamentale per garantire la continuità della fruizione di attività consolidate, tra cui alpeggio, cura dei prati e utilizzo del bosco, e soprattutto l'apertura del Rifugio Pussa, posto in posizione strategica a cavallo tra Valcellina e Val Tagliamento». Da parte sua, la Regione ha assicurato interventi di ripristino da 2,6 milioni in Val Settimana. Il rifacimento della strada avrà bisogno di un consolidamento spondale con 20 metri di dislivello, come aveva spiegato il vicegovernatore Riccardo Riccardi: sarà necessario portare materiali e procedere al consolidamento in un ambiente impervio e poco accessibile, rispettando l'ambiente. - BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

PROGETTI FORMATIVI Corriere delle Alpi | 2 Luglio 2019 p. 32 Leggere le Dolomiti con il corso di formazione della Fondazione Angelini AURONZO Insegnare a "leggere" il paesaggio dolomitico attraverso un'esperienza formativa, in grado di trasmettere la consapevolezza di un immenso patrimonio ambientale e sviluppare la sensibilità per la tutela del territorio. Questo l'obiettivo del corso di formazione interdisciplinare organizzato dalle Fondazioni Angelini e Dolomiti Unesco.Il corso, accreditato dall'Ufficio Scolastico Regionale del Veneto, è intitolato "Aspetti geologici, geomorfologici, antropici e paesaggistici Dolomiti di Sesto e del Comelico. Sistema n. 5 di Dolomiti Unesco" ed è rivolto a docenti delle scuole ed istituti di ogni ordine e grado, nonché a formatori del Cai e guide. Il responsabile scientifico è. Giovanni Battista Pellegrini (già docente di Geomorfologia all'Università di Padova), mentre il coordinamento è di Selina Angelini. Si inizierà venerdì 5 luglio, alle 14, nella sala consiliare di Auronzo con i saluti di rappresentanza e la presentazione di Ester Cason. Seguiranno gli interventi di Danilo Giordano (Inquadramento geologico e geomorfologico dell'area), Davide Pettenella (Le risorse forestali e gli effetti della tempesta Vaia), Carlo Barbante (Il rapporto speciale del Panel Intergovernativo sui cambiamenti climatici nell'impatto dell'innalzamento della temperatura di 1,5° C), Cesare Lasen (Valenze floristico vegetazionali, con particolare attenzione alle torbiere di Rinfreddo e area circostante), Iolanda Da Deppo (Boschi, acqua e uomini in Cadore), Viviana Ferrario (Il paesaggio del Comelico), Anna Angelini (Conoscenza degli aspetti archeologici per la tutela del territorio, con visita alla sezione archeologica del Museo Corte Metto).Sabato 6 la lezione sarà sul campo, con un'escursione da Casera Coltrondo fino a Col Quaternà, scandita da osservazioni di carattere geologico, botanico, archeologico, antropico e toponomastico. Poi alle 21, nella Villa Gregoriana di Palùs San Marco, la giornata si concluderà con il tema del ritorno del lupo e dei grandi carnivori trattato da Enrico Ferraro. Domenica 7 ci si avvicinerà, con la guida di Antonella Fornari, alla maestà delle Tre Cime di Lavaredo: si partirà dal rifugio Auronzo e per il Pian di Cengia si arriverà al Locatelli, con ritorno per Pian Da Rin e Forcella Col di Mezzo. Gli aspetti considerati durante il cammino saranno anche in questo caso geologici e geomorfologici, ma pure storici e alpinistici. Per l'occasione è stata predisposta una pubblicazione che approfondisce tutte le tematiche del corso e le peculiarità dei territori visitati. --Walter Musizza

MUSEI IN RETE Gazzettino | 1 Luglio 2019

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p. 8 edizione Belluno Il museo Mim sarà interattivo e aperto sul web Il nuovo progetto permetterà di inserire materiale dal mondo LA RETEIl Mim, il museo interattivo delle migrazioni di Abm, farà parte di una rete di Musei delle Dolomiti non solo fisici, ma anche digitali. Lo comunica l'Associazione Bellunesi nel mondo nell'ultimo numero di Abm News. «Se ne è discusso a Seravella di Cesiomaggiore - si legge -, nella prestigiosa sede del Museo etnografico della provincia di Belluno e del Parco nazionale Dolomiti bellunesi, a inizio giugno, dove il progetto è stato presentato. Collaborano al progetto, assieme al museo ospitante, museo dolom.it, Invasionidigitali, Muse di Trento e Dolomiti contemporanee, con il patrocinio di Dolomiti Fondazione Unesco, Provincia di Belluno e il contributo di Fondo comuni confinanti, ma hanno aderito all'iniziativa una trentina di altri musei delle Dolomiti». Hanno aperto la giornata di lavoro Cristina Busatta, del Museo etnografico, Marcella Morandini, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, Daniela Perco, ex direttrice del Museo etnografico e della rete dei musei della provincia. Ha introdotto l'argomento Stefania Zardini Lacedelli, la quale, con Giacomo Pompanin, ha coordinato il progetto Musei delle Dolomiti. Con chiarezza ed in maniera esaustiva ha illustrato tutti i passaggi che condurranno alla realizzazione concreta del progetto. Ma in che cosa consiste? Ci sono due aspetti, da evidenziare: da un lato ci si propone di digitalizzare i contenuti dei musei, per permettere a tutti i navigatori su Internet, di poterne fruire, anche a distanza. Dall'altra, si pone l'accento sulle invasioni digitali, ovvero, sugli stessi turisti, viaggiatori, curiosi d'arte e di cultura, i quali possono divulgare quanto stanno ammirando, postando fotografie, commenti, video su piattaforme e applicazioni. In questa maniera si vuole offrire la possibilità di divulgare anche i contenuti di musei più defilati o poco accessibili, arricchendo l'offerta culturale di tutta la popolazione. Dopo la chiara esposizione della coordinatrice Lacedelli, è stata presentata l'esperienza fatta da alcuni studenti del Liceo Scientifico Galilei, di Belluno, curata da Fabiana Fazi, dell'Università Ca' Foscari di Venezia.

PATROCINI L’Adige | 11 luglio 2019 p. 37 Fassa La Marmolada con Karl Wolf VALLE DI FASSA - Sabato alle 17, presso il Museo Ladino di Fassa, a San Giovanni, sarà ufficialmente presentata l'opera di Karl Felix Wolf «Monographie der Dolomitenstrasse», pubblicata nel 1908 in occasione dell'apertura della strada Bolzano-Cortina. Dopo molti anni, questo grande classico esce finalmente in edizione italiana, con un capitolo inedito sul gruppo della Marmolada ed i suoi dintorni, per iniziativa dell'Istituto Culturale Ladino nella collana specializzata di «Nuovi Sentieri Editore», con un'ampia introduzione storica di Ulrike Kindl e con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco. Il territorio delle Dolomiti di Fassa è accuratamente descritto nei suoi aspetti morfologici, geologici ed antropici, con un ricco corredo di annotazioni su lingua, toponomastica, leggende e tradizioni dei Ladini delle Dolomiti. Alla presentazione, oltre ai curatori Ulrike Kindl e Fabio Chiocchetti, direttore dell'Istituto Ladino, interverranno Isabella Ferron, traduttrice dell'Università di Padova, Paul Videsott dell'Università di Bolzano, Cesare Poppi antropologo e Guido Roghi dell'Istituto di Geoscienze e Georisorse di Padova. L’Adige | 12 luglio 2019 p.37 Dolomitenstrasse, la strada di Wolf Capitolo dedicato alla Marmolada Val di Fassa Domani alle 17 al Museo Ladino FASSA - Domani, alle 17, presso il Museo Ladino di Fassa, a San Giovanni, sarà presentata l'opera di Karl Felix Wolf «Monographie der Dolomitenstrasse», pubblicata nel 1908 per l'apertura della strada Bolzano-Cortina. Dopo molti anni questo classico esce in edizione italiana, con un capitolo inedito sulla Marmolada, per iniziativa dell'Istituto Culturale Ladino nella collana specializzata di «Nuovi Sentieri Editore», con un'ampia introduzione storica di Ulrike Kindl e con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco. Il territorio delle Dolomiti di Fassa è accuratamente descritto nei suoi aspetti morfologici, geologici ed antropici, con un ricco corredo di annotazioni su lingua, toponomastica, leggende e tradizioni dei Ladini delle Dolomiti. Alla presentazione, oltre ai curatori Kindl e Fabio Chiocchetti , direttore dell'Istituto Ladino, interverranno Isabella Ferron , traduttrice dell'Università di Padova, Paul Videsott dell'Università di Bolzano, Cesare Poppi antropologo e Guido Roghi dell'Istituto di Geoscienze e Georisorse di Padova.

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Messaggero Veneto | 13 luglio 2019 p.24 Presentata la festa della pitina Che delizie in Val Tramontina Di Laura Venerus Tre giorni immersi nella suggestiva cornice della Val Tramontina per assaporare una delle eccellenze gastronomiche che si tramandano da più di 200 anni: la pitina. Era il 1800 quando nella zona di Frassaneit, dall'esigenza di non sprecare nulla della carne di camoscio e capriolo, nacque la ricetta e il metodo di conservazione tipico della pitina. Questa antica ricetta è tutelata dal presidio Slow food e sarà protagonista incontrastata del fine settimana dal 19 al 21 luglio: Tramonti di Sopra diverrà un grande mercato delle eccellenze enogastronomiche che, assieme alla pitina, porterà in quota altri presìdi Slow food regionali e nazionali, fino ad arrivare agli oltre 50 produttori che arrivano anche da Armenia, Indonesia, Slovenia, Slovacchia, Polonia, Croazia, Austria. L'evento è organizzato dalla Condotta del Pordenonese di Slow Food in collaborazione con Promoturismo, Concentro, Camera di commercio, Proloco e Comune di Tramonti di Sopra e con il patrocinio del Comune di Pordenone e della Fondazione Dolomiti Unesco. Ieri la presentazione nella sala consiliare di Pordenone. «Il nostro invito è di gustare la pitina laddove si produce, per scoprire queste valli meravigliose - ha affermato l'assessore Guglielmina Cucci - ma anche Pordenone si candida a organizzare un evento ad hoc per proporla nei vari ristoranti. Ciò dà slancio e respiro economico ai tanti produttori che mantengono viva questa tradizione». Non solo cibo (tutto a base di pitina, compreso il gelato) ma anche approfondimenti con convegni, degustazioni, laboratori, incontri con gli autori che presenteranno i propri volumi legati al territorio. Non mancherà il Mercato della Terra dei produttori, allestito nelle vie centrali, con alcuni prodotti tutelati da Slow food quali le antiche mele dell'alto Friuli, il fagiolo di San Quirino, il radic di Mont e l'aglio di Resia. Domenica 21, infine, la speciale cena "Disco soup" contro lo spreco alimentare.

Corriere del Trentino | 28 Luglio 2019 p. 13 La grande strada delle dolomiti Esce, per la prima volta in edizione italiana, nella collana di Nuovi Sentieri Editore per iniziativa dell’Istituto Culturale Ladino di Fassa, con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco, un grande classico della letteratura di montagna, opera di Karl Felix Wolff, pubblicata nel 1908 col titolo La Grande Strada delle Dolomit i . Il volume esce in occasione dell’apertura della grande strada delle Dolomiti. Le Dolomiti erano già da tempo meta di appassionati alpinisti. Fu in quel periodo che tra i monti delle Dolomiti vennero aperte alcune strade carrozzabili, come ad esempio il collegamento fra la val d’Ega e la valle di Fassa nel 1895 o la strada d’accesso alla val Badia nel 1893. È da notare che la zona rappresentava il confine meridionale dell’impero austro-ungarico, e quindi l’obiettivo prioritario era che ci fosse una strada che potesse servire a scopo militare. Ma non solo: anche il Club Alpino austro-tedesco, le cui sezioni avevano già dato una importante spinta alla costruzione di rifugi in quota, sosteneva con forza la realizzazione di una carrozzabile fra Bolzano e Cortina. Fu in particolare Theodor Christomannos, a comprendere l’importanza di una strada che non servisse solo da accesso alle singole valli, ma che fosse in grado di collegare tutta l’area dolomitica. L’opera di Wolff è molto più di una tradizionale guida per alpinisti ed escursionisti: il territorio delle Dolomiti è accuratamente descritto nei suoi aspetti morfologici, geologici e antropici, costituendo un compendio magistrale e appassionato di storia culturale della regione con un ricco corredo di annotazioni su lingua, toponomastica, leggende e tradizioni dei Ladini delle Dolomiti di Fassa, notizie che saranno in nuce la trama delle sue famosissime leggende delle Dolomiti. L’opera che l’Istituto Culturale Ladino di Fassa ha presentato, in traduzione, il 13 luglio 2019 (110 anni dall’inaugurazione). La presentazione si è avvalsa della partecipazione di: Ulrike Kindl e Fabio Chiocchetti, curatori, Isabella Ferron, traduttrice, Paul Videsott, Università di Bolzano, cattedra di ladinistica, Cesare Poppi, antropologo, Guido Roghi, Istituto di Geoscienze e Georisorse Padova. Si tratta di un volume ricco di informazioni e illustrazioni dovute, in parte, al fratello di Karl Felix Wolff, Richard Wolff, arricchiti, nella edizione italiana, da disegni di R.A Hoger, fotografie di Franz Dantone , ricerche sugli originali introvabili del fotografo Wilhelm Müller di Bolzano. L’opera doveva uscire in lingua tedesca in due volumi, ma ne fu pubblicato solo il primo a causa dei sopravvenuti eventi bellici. Il testo italiano presenta la traduzione di tutto il primo volume con il compendio di un capitolo che doveva far parte del secondo volume e che riguarda la Marmolada, mai pubblicato nemmeno in lingua tedesca. Particolarmente pregevole l’opera di traduzione-trasposizione in lingua italiana attuale di un elaborato in tedesco del 1900, con trascrizione, speso fonetiche, dei termini della antica lingua ladina di Fassa.

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