Fondazione Dolomiti Dolomites Dolomiten Dolomitis
RASSEGNA STAMPA OTTOBRE 2018
1 Rassegna Stampa – Ottobre 2018
PRINCIPALI ARGOMENTI DEL MESE DI OTTOBRE: LE DOLOMITI TORNANO IN EDICOLA CON TRENTINO E ALTO ADIGE ..................................................................................... 3 DOLOMITI SHOW ............................................................................................................................................................................ 6 LA CONFERENZA SPETTACOLO ‘9X1=DOLOMITI’ A OLTRE LE VETTE ..................................................................................... 9 PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO .................................................................................................................................... 12 INIZIATIVE FORMATIVE ................................................................................................................................................................ 13 THE FOSSIL SEA CHALLENGE .................................................................................................................................................... 14 FESTIVAL DEI GIOVANI DELLE DOLOMITI .................................................................................................................................. 14 LABORATORIO ALPINO E DELLE DOLOMITI BENE UNESCO ................................................................................................... 15 NUOVO BALCONE PANORAMICO ............................................................................................................................................... 17 ALTA QUOTA .................................................................................................................................................................................. 17 NOTIZIE DAI COMUNI ................................................................................................................................................................... 20 NOTIZIE DAI PARCHI .................................................................................................................................................................... 22 RIFLESSIONI.................................................................................................................................................................................. 25
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LE DOLOMITI TORNANO IN EDICOLA CON TRENTINO E ALTO ADIGE Trentino | 2 Ottobre 2018
p. 11 Quando Tiziano dipingeva le Marmarole Fu il pennello di Tiziano, il maestro innovatore del colore, padre della pittura tonale insieme a Giorgione, a ritrarre per la prima volta - fra il 1534 e il 1538 - le Dolomiti. Sullo sfondo della scena del telero “La presentazione della Vergine al Tempio” organizzata in modo grandioso con architetture classiche, che citano studiosi dell’epoca (Sebastiano Serlio e Jacopo Sansovino) e allestimenti di scenografie teatrali - si scorgono, in tutta la loro eccelsa bellezza, le Marmarole. O, perlomeno, quelle che da diversi competenti sono state identificate come le Marmarole, gruppo dolomitico del Cadore. Niente di più probabile posto che il grande Tiziano Vecellio era nato sul finire del Quattrocento a Pieve di Cadore e lì, l’autore del rinnovamento della pittura, sviluppò una vera e propria azienda. Il poliedrico artista fu un perspicace imprenditore della pro- pria bottega che, ancora adesso, è visitabile nel centro di Pie- ve di Cadore. È questo il contesto da cui parte il terzo documentario del reportage [/FIRMA&TESTA]Dolomiti, Montagne Uomini Storie realizzato da Piero Badaloni, con la collaborazione di chi scrive e la foto- grafia e il montaggio di Nicola Berti. “ Il fascino del sublime” - lo troverete in edicola con il nostro giornale domani mercoledì 3 ottobre, al prezzo di 7,80 euro più il prezzo del quotidiano - è il titolo, non casuale, del documentario. Nessuno al mondo rimane indifferente alla indescrivibile fascinazione dei Monti Pallidi. Le Dolomiti sono considerate un riferimento mondiale per l’estetica del Sublime. Questo segmento della filosofia si formò poco prima della scoperta scientifica delle straordinarie montagne ora patrimonio UNESCO. I giganti di pietra, con le loro guglie spetta- colari, prima di essere dipinte o fotografate (e ora filmate e postate da chiunque possieda uno smartphone), venivano raccon- tate dai viaggiatori/scopritori romantici (del periodo romanti- co) che descrivevano visioni ec- celse e parlavano di emozioni mai provate. Queste parole corrispondono alle categorie del Sublime: verticalità, monumen- talità, tormento delle forme, pu- rezza essenziale, intensità di colorazioni, stupore, ascesi misti- ca, trascendenza. Le Dolomiti costituiscono l’archetipo mon- diale di uno specifico paesaggio montano, quello dolomitico, appunto. È interessante notare, tornando al telero del nostro maestro Tiziano, che quel sup- porto pittorico tipico dell’ arte veneziana è ancora lì, nella sua collocazione originale, a Vene- zia nella Sala dellì Albergo della Scuola Grande di Santa Maria della Carità, ora divenuto parte del museo Gallerie dell’Accade- mia. Anche le Marmarole (natu3 Rassegna Stampa – Ottobre 2018
ralmente) sono ancora lì e, co- me “La presentazione della Vergine al Tempio” (o altre opere del maestro), hanno un fascino “eterno” come i nove sistemi dolomitici riconosciuti dall’U- NESCO. Molti gli artisti che han- no trasformato in creatività l’in- canto per le Dolomiti: pittori, musicisti, fumettisti, scrittori e poeti. Dino Buzzati, dalla sua casa di San Pellegrino in Bellu- no, saliva in bicicletta fino a San Martino di Castrozza per anda- re a godersi e scalare, per esem- pio, le Pale di san Martino. “Ho sognato montagne tutta la vi- ta”, diceva e, leggendo i suoi ro- manzi e ammirando le sue ope- re pittoriche è impossibile non comprendere quanto, il suo, fosse vero amore. Musicisti di fama hanno trovato nelle Dolo- miti il contesto ideale per com-porre la loro arte, per donarci emozioni uniche. Nel 1907 Gu- stav Mahler scrisse, ai piedi dei Baranci, in Alta Val Pusteria, uno dei suoi capolavori ‘Das Lied von der Erde’ e contempo- raneamente iniziò anche la composizione della ‘Sinfonia n. 10’, rimasta incompleta. Le Set- timane musicali di Gustav Ma- hler, che si svolgono ogni estate a Dobbiaco nel cuore delle Do- lomiti, celebrano il noto musici- sta ma, implicitamente, omag- giano la bellezza dolomitica che ispirò straordinariamente l’autore e che continua a ispira- re musicisti (si pensi, per esem- pio a Mario Brunello che, fin dalla prima edizione di Suoni delle Dolomiti, porta in alta quota musica classica e colta). E, se siete appassionati di Tex vi sarete accorti, divorando le sue avventure, quanto i paesaggi di- segnati da Aurelio Galeppini, Galep (e dopo di lui gli altri bravissimi disegnatori che ne han- no seguito lo stile), somiglino al paesaggio dolomitico: un caso? No, assolutamente: Galep veniva in Dolomiti a cercare l’ispira- zione e riportava fedelmente baite e pareti rocciose in quel paesaggio western dove il ran- ger vive le sue avventure. E gli appassionati con lui: il primo al- bo a striscia uscì il 30 settembre del 1948, dopo settant’anni quel successo editoriale trova ancora il suo bello spazio in edi- cola e, la mostra al Museo della Permanente di Milano (fino al 27 gennaio 2019), celebra i 70 anni di un mito, l’Aquila della Notte e l’epopea di Tex Willer. Trentino | 17 Ottobre 2018
p. 10 La vita sui pendii delle Dolomiti Se le Dolomiti sono riconosciute patrimonio dell'Umanità lo si deve (anche) alla cura, all'orgoglio, al senso di appartenenza che i popoli delle Dolomiti hanno dimostrato nel corso dei secoli. 'Gli abitanti dell'arcipelago' è il titolo del V° dvd del reportage 'Dolomiti, Montagne Uomini Storie' che troverete in edicola oggi con il nostro quotidiano. Cinquantadue minuti dedicati a chi sulle Dolomiti ci vive, ci lavora e si organizza per creare opportunità di sviluppo in armonia con la straordinaria bellezza dei luoghi e con la fragilità (anche) dell'ambiente dolomitico. La 'Ladinia' è la regione che non esiste sulla carta, ma che identifica, da secoli, una buona parte di coloro che abitano, si sposano, fanno figli, lavorano e festeggiano sulle Dolomiti. Una vasta e bellissima area che comprende i Comuni di Marebbe, San Martino in Badia, La Valle, Badia, Corvara in Badia, Ortisei, Santa Cristina Valgardena, Selva di Val Gardena, Canazei, Campitello di Fassa, Mazzin, Sèn Jan di Fassa, Soraga, Moena, Livinallongo del Col di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d'Ampezzo. La storia di quelli che sono noti al mondo anche come 'Monti Pallidi', è fatta soprattutto di persone, della loro vita quotidiana, tradizioni e cultura uniche e, il documentario a loro dedicato, racconta alcune peculiarità che resistono nel tempo, come, ad esempio, la cerimonia di vestizione per le feste o il Carnevale ladino che, in alcune zone, è un appuntamento immancabile per tutta la popolazione. Uno degli eventi di carattere storico e antropologico più suggestivi della tradizione folcloristica ladina, nato in un tempo lontano per festeggiare la fine del periodo invernale e annunciare l'arrivo della buona stagione. Un tempo che va dalla metà di gennaio circa fino alla cerimonia del martedì grasso dove, in molte zone, viene bruciato il carnevale. Una stagione in cui le maschere e i colori sono i protagonisti e la presenza delle maschere lignee dipinte è una caratteristica peculiare della festa. Il Carnevale, nel documentario, è raccontato, attraverso la spiegazione delle tipiche mascherèdes, le maschere guida, del ruolo e funzione del Laché, dei Marascons e del Bufon, da antropologi e studiosi del settore che collaborano con le istituzioni culturali ladine del territorio dolomitico. La vita in pendio sulle Dolomiti narra
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di una cultura complessa e tenace che, a dispetto di quello che si potrebbe pensare, con il passare del tempo non solo si rafforza ma vince in maniera intelligente e visionaria le sfide dell'età della conoscenza e della digitalizzazione comunicando anche, per esempio, in lingua ladina sulle piattaforme social e nelle espressioni artistiche come il canto. Il documentario approfondisce molti altri aspetti della cultura fra cui le modalità di costruzione delle strutture abitative. Racconta di una convinta religiosità, della terribile stagione della caccia alle streghe che, in Dolomiti, ha avuto picchi davvero atroci. Ma, in proposito, si illustrano le reazioni del nostro tempo a questi efferati delitti del passato, come le scuse da parte della comunità ladina incise in quattro lingue sul monumento davanti a Castel Presule. E, ancora, si narra di leggende e superstizioni, di storie di emigrazione e di imprese artigiane che, pur in condizioni difficili, hanno vinto con la qualità. Trentino | 10 Ottobre 2018 p. 11 Dolomiti fra tutela e studio nell'inquadratura del Muse di Fausta Slanzi TRENTO «La dimensione Unesco porta a traguardare i Patrimoni dell'umanità secondo una prospettiva di futuro che non riguarda solo la loro tutela fisica ma complessivamente il loro significato sociale e culturale. Si tratta di guardare alle Dolomiti come spazio di grandissima qualità ambientale ma anche come un paesaggio culturale la cui qualità si associa, quasi inevitabilmente, alla sua fragilità da tutelare»: così Michele Lanzinger, direttore del Muse. E un sistema museale come il Muse è strettamente connesso con l'argomento della quarta puntata del reportage "Dolomiti Montagne Uomini Storie", commissionata dalla Fondazione Dolomiti Unesco a Piero Badaloni che l'ha realizzata con la collaborazione di chi scrive e la fotografia e il montaggio di Nicola Berti, dedicata all'ambiente naturale e la sua tutela. Con il titolo «L'ambiente e le sue regole» è in edicola da oggi con i nostri quotidiani Trentino e Alto Adige. Lo sguardo di questo documentario, così come quello dell'intero reportage in dvd, è quello voluto dall'Unesco, vale a dire considerare il territorio dolomitico nella sua interezza. In «L'ambiente naturale e le sue regole» si evidenziano le particolarità ambientali. Dall'orso alle stelle alpine, la ricchezza naturale dell'area dolomitica è tutelata da nove Parchi e dall'istituzione delle Regole, antichissima forma di gestione collettiva delle risorse naturali. I boschi, i prati, le bestie, l'acqua sono ricchezze che i popoli dolomitici hanno sempre saputo di dover amministrare con parsimonia e attenzione. Il quarto documentario racconta anche del ritorno dei giovani all'agricoltura in quota, dei violini di Stradivari, dei laghetti alpini e del gallo cedrone, dell'impegno della Fondazione Dolomiti Unesco per la difesa di un Patrimonio che appartiene all'umanità.Michele Lanzinger, con una formazione incentrata sulle scienze geologiche e un dottorato di ricerca in scienze antropologiche (in particolare sul primo popolamento umano delle Alpi in tempi glaciali e tardoglaciali), è il referente del "sistema Muse" che comprende diverse sezioni sparse sul territorio trentino. Il Muse dedica molto spazio alle Dolomiti, a partire dal Museo geologico di Predazzo: quale la sua funzione e quali le relazioni/connessioni con il resto del mondo scientifico e museale?«Il Museo geologico di Predazzo costituisce un centro di conoscenza sulle Dolomiti dedicato alle popolazioni locali, che nel museo trovano uno spazio dove interagire e proporre itinerari di conoscenza e di memoria locale, e agli ospiti di questo territorio, che qui trovano tutta una serie di informazioni e spunti per conoscere quei temi di geologia dolomitica che potranno incontrare nelle loro escursioni. La relazione con i ricercatori del Muse ne garantisce l'aggancio con le reti internazionali di ricerca».Nel team del Muse ci sono diversi studiosi (geologi, paleontologi, archeologi, architetti del paesaggio etc.) che hanno collaborato alla realizzazione dei documentari «Dolomiti Montagne Uomini Storie»: grazie a loro la storia scientifica delle Dolomiti è diventata comprensibile a tutti: quanto è importante il team di una realtà museale per un successo non solo di pubblico?«I ricercatori sono sempre più richiesti con funzioni di comunicazione perché è stata riconosciuta la loro efficacia per via della profonda conoscenza degli argomenti che sono chiamati a descrivere. Tale carattere è poi un tratto distintivo di strutture quali i musei, i quali da tempo hanno portato la conoscenza e la comunicazione al centro della loro missione culturale».In un tempo di cambiamenti climatici come quello che stiamo vivendo, quale è il suo pensiero in merito al bene naturale Dolomiti? «Il cambio climatico è una delle componenti globali dei problemi ambientali con i quali dobbiamo confrontarci, ma non per questo per essi non vanno trovate risposte puntuali a livello locale. Solo con la consapevolezza della gravità di questo argomento sarà possibile individuare e praticare politiche e stili di vita capaci di ridurre le emissioni, e attuare azioni capaci di mitigare questo problema. La mobilità dello spazio dolomitico, ad esempio, è sicuramente un tema meritevole della massima attenzione».Progetti futuri, riguardo le Dolomiti? «Come Museo ci piace pensare di poter continuare a svolgere una funzione di supporto qualificato alla Fondazione Dolomiti Unesco. Per quanto attiene ai doveri di formazione di tutti coloro che hanno compiti di dare consistenza alle finalità della Fondazione e di poter continuare a svolgere un ruolo di promozione delle qualità naturali e culturali di questo meraviglioso territorio».
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DOLOMITI SHOW Gazzettino | 4 Ottobre 2018
p. 12 Belluno Dolomiti Show: un finestra sul turismo della montagna LONGARONE Inizia lo show sulle Dolomiti. O meglio, inizia Dolomiti Show: la Fiera della montagna, a Longarone, apre i battenti sabato per un weekend ad alta quota. E ad alto profilo. Diverse le aree tematiche trattate, unico è l'obiettivo: valorizzare la montagna bellunese. Come? Facendo leva su turismo, sport, enogastronomia e la sfera dell'abbigliamento e delle attrezzature. «È una fiera che parla del sistema montagna a 360 gradi - spiegano gli organizzatori - e intende preparare il territorio a fare squadra per migliorare l'offerta turistica. Anche in vista dei grandi eventi sportivi che ci coinvolgeranno in futuro. Come i Mondiali di sci, a Cortina, nel 2021». OSPITI E CONVEGNI Tra gli ospiti d'eccezione, nei due giorni all'interno del quartiere fieristico longaronese, non mancherà un volto noto del piccolo schermo: Massimiliano Ossini. Il conduttore televisivo Rai, in compagnia del regista Cristiano Strambi, promuoverà un incontro (a cura della Fondazione Unesco) sul tema Le Dolomiti di Linea Bianca: quando le telecamere inquadrano i valori del territorio. L'appuntamento è per domenica (ore 18). Ad aprire la rassegna, invece, sarà il convegno Turismo itinerante nelle Dolomiti bellunesi: un giusto equilibrio tra natura, attività fisica e conoscenza, in programma tra due giorni (ore 9.30). Sotto la regia del Campeggio Club Belluno, sono previsti gli interventi di imprenditori del settore agro-turistico e commerciale, imprenditori artigiani orientati ai beni e ai mestieri della tradizione. E operatori in ambito socio-culturale e ricreativo, pronti a portare in luce le loro offerte. Nel corso dei lavori, inoltre, il presidente del Campeggio Club, Ezio Paganin, illustrerà un progetto finalizzato a dotare i campeggi e le aree camper della provincia di un sistema telematico per la prenotazione degli stalli e dei servizi turistici, favorendo in questo modo lo sviluppo del turismo itinerante. SPORT E TURISMO
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Ampio e variegato pure il capitolo dedicato agli sportivi, agli appassionati e ai curiosi delle numerose iniziative, realizzate grazie alla collaborazione con le associazioni della zona. Durante il weekend, si potrà vivere il tour dell'acqua in mountain bike, camminate e yoga, la ferrata della memoria, l'arrampicata sportiva, parkour per bambini e ragazzi, dimostrazioni di parapendio, yoga per arrampicatori e per ciclisti, pilates e l'attesissimo Enduro mountain bike. Per gli atleti veri e propri, non mancheranno poi due gare adrenaliniche: la Dolomiti Show Duathlon, a cura del Pedale Feltrino e del Giro delle Mura (sabato, ore 15) e la Vertical Race, a cura della Transcivetta (domenica, ore 10). E sempre domenica, coloro che vorranno toccare con mano la bellezza del cicloturismo sono invitati a partecipare alla Cicloturistica Cortina-Longarone. Per dettagli e iscrizioni, www.dolomitishow.it. Marco D'Incà Gazzettino | 7 Ottobre 2018
p. 10 edizione Belluno Cicloturismo, una scommessa vinta LONGARONELo sviluppo della provincia di Belluno passa attraverso il turismo. E, in particolare, per la sella e le due ruote, le bici e le piste ciclabili: in una parola, per il cicloturismo. Si è aperta nel segno della mobilità sostenibile la Fiera della montagna, Dolomiti Show. Nel quartiere fieristico di Longarone, sotto la regia dell'azienda I buoni motivi, il binomio crescita e futuro del territorio ha monopolizzato la giornata d'apertura.IN ESPANSIONEAl taglio del nastro non è mancato l'assessore regionale alla Programmazione, Federico Caner: «Puntiamo molto sul cicloturismo. È un settore che sta dando riscontri a dir poco rilevanti, con crescite continue. Anche per quanto riguarda la montagna». Da ormai un lustro, l'espansione legata al mondo dei pedali non conosce soste: «L'aspetto che tengo a sottolineare è che, quest'anno, il dato migliore in termini di crescita lo esprime proprio la provincia di Belluno». Proporre dei percorsi attrezzati è diventata, a tutti gli effetti, una necessità: «L'itinerario che ha le maggiori prospettive di evoluzione è quello che abbraccia Venezia e le Dolomiti. E che poi si collega a Monaco. Sono sempre di più i ciclisti di lingua tedesca che approdano nelle nostre zone». A portare il pensiero della Fondazione Dolomiti Unesco, invece, ha pensato la direttrice Marcella Morandini: «Fino a vent'anni fa, il cicloturismo sembrava una questione da relegare all'area dell'ambientalismo. E in pochi avrebbero scommesso sulle sue potenzialità dal punto di vista economico: in realtà, queste nicchie di mercato sono tra le più importanti. Soprattutto nei territori di montagna, anche perché contribuiscono a mettere in luce le particolarità del nostro patrimonio».LE RISORSEA dare linfa al settore contribuisce il Fondo dei Comuni confinanti, come ha specificato il senatore Paolo Saviane: «A livello di piste ciclabili, c'è un progetto nell'Agordino per il quale sono già stati destinati 7 Rassegna Stampa – Ottobre 2018
oltre 9 milioni di euro, per il Feltrino quasi 9 milioni e, per il Cadore, circa 15. A conferma che l'attenzione su questo versante è alta». Ed è elevata pure a livello locale, come ha testimoniato Umberto Soccal, presidente del Consorzio Bim: «Stiamo lavorando con i Consorzi del fiume Piave per realizzare una struttura a supporto delle ciclabili. Perché creare queste vie non è sufficiente: bisogna poi mantenerle e garantire i servizi a coloro che arrivano in provincia».LA FIERAE Dolomiti Show? È partita col piede giusto: «Siamo soddisfatti dell'ampio coinvolgimento degli operatori turistici - ha affermato il deus ex machina, Mauro Topinelli -. Circa una novantina, entrati in contatto con ventisei potenziali acquirenti internazionali. In più, tutta la politica è coesa e sicura del fatto che la provincia di Belluno abbia un potenziale immediato e già pronto per essere esportato». In totale son 62 gli stand orientati ad accogliere i visitatori: «Ci vuole un momento di confronto. Almeno una volta all'anno, è necessario. Ma il pubblico dovrà continuare a essere il regista del progetto». Anche Roberto Padrin, nella duplice veste di sindaco di Longarone e presidente della Provincia, ha evidenziato come «Dolomiti Show rappresenti un contenitore fondamentale in cui sviluppare idee e progetti». All'interno della rassegna, infine, è stato inaugurato un nuovo mezzo della Dolomitibus: la particolarità? Risiede nel logo Dolomiti Unesco, stampato a caratteri cubitali e destinato a girare lungo le strade bellunesi. La promozione del territorio passa anche da qui.Marco D'Incà Gazzettino | 10 Ottobre 2018 p. 11 edizione Belluno Dolomiti Show: gioco di squadra per il turismo LONGARONE Uniti per dare valore alle Dolomiti: il concetto di gioco di squadra ha preso concretamente forma a Longarone. All'interno di quella che è stata ribattezzata la fiera della montagna: Dolomiti Show. Nel quartiere fieristico, infatti, è andato in scena l'evento Buy Veneto - Speciale montagna, che ha richiamato un centinaio di strutture ricettive bellunesi. Le quali hanno proposto una serie di pacchetti turistici ai 26 acquirenti internazionali. Insomma, un'opportunità straordinaria per aprirsi al mondo. E gli operatori locali l'hanno colta al volo. Grazie alla presenza dei sei onorevoli bellunesi, di Regione Veneto (con l'assessore al Turismo, Federico Caner, e l'assessore ai Lavori pubblici, Elisa De Berti), Provincia, Dmo e Fondazione Dolomiti Unesco (con la direttrice Marcella Morandini) si è poi sviluppata un'attenta riflessione sul miglioramento dell'offerta turistica montana. Ricco pure il capitolo dei convegni: dal cicloturismo e la mobilità sostenibile, al turismo itinerante per i camperisti, fino alla formazione sui bandi per l'erogazione dei contributi da parte della Regione e al seminario sulla sicurezza in montagna, promosso dal Soccorso alpino. Senza considerare lo sport, con l'ampia partecipazione alla prova di Duathlon, alla Vertical race e alla cicloturistica Cortina-Longarone. Dolomiti Show, inoltre, ha accolto ha accolto ospiti speciali come il discesista Kristian Ghedina, il ciclista Marzio Bruseghin, il noto conduttore di Linea Bianca (programma televisivo di Rai 1) Massimiliano Ossini, insieme al regista Cristiano Strambi e all'alpinista Lino Zani. E, soprattutto, ha voluto condividere, sia con gli operatori turistici sia con il pubblico, l'importanza della cultura dell'ospitalità e dell'accoglienza, seminando un concetto secondo cui l'offerta turistica debba abbracciare sport, prodotti tipici ed enogastronomia per iniziare a costruire positive sinergie. Soddisfatto il direttore dell'evento, Mauro Topinelli: «Un ringraziamento speciale va a tutte le associazioni, gli enti e le imprese che hanno creduto nella prima edizione di Dolomiti Show e hanno collaborato al suo successo. In questi due giorni ho respirato un vero spirito di squadra. Abbiamo raccolto in un unico contenitore proposte, attività e diverse sensibilità del nostro territorio bellunese per iniziare a considerarci un unico brand di promozione. Siamo ricchi di tanti talenti: dalle imprese, allo sport, all'enogastronomia. Ebbene, Dolomiti Show è nata per mettere in luce tutto ciò che la nostra zona può offrire e sintetizzarlo in un'unica voce». Il primo passo è stato compiuto: «E sono certo che il prossimo anno le proposte saranno ancor più numerose». MdI
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LA CONFERENZA SPETTACOLO ‘9X1=DOLOMITI’ A OLTRE LE VETTE Gazzettino | 10 Ottobre 2018 p. 18 edizione Belluno Oltre le Vette, prosegue oggi la rassegna LA RASSEGNA Convegno, film e libro. Sono ricche e varie le proposte del programma di Oltre le Vette per oggi. Si parte alle 17. In Sala Bianchi è prevista la presentazione del master in Prevenzione ed emergenza in territorio montano e d'alta quota, curato dall'Università di Padova in collaborazione con l'Usl 1 Dolomiti. Si parlerà delle figure professionali sanitarie di area tecnica preventiva e infermieristica che si occupano di interventi specifici nell'ambiente montano, in grado di utilizzare le conoscenze del complesso sistema di soccorso in emergenza in ambiente d'alta quota. Seguirà alle 18, sempre nella sala di viale Fantuzzi, la presentazione dell'ultimo libro del giornalista bellunese Ezio Franceschini, Accadueò Lfa Publisher edizioni (nella foto la copertina). Ovvero la storia di un collaboratore di provincia, Marcello, impegnato a raccontare dalle pagine del giornale per il quale lavora i casi di cronaca legati alle mini centraline che sfruttano i fiumi. Chiari sono i riferimenti al territorio bellunese e ai problemi dei suoi fiumi, anche se l'autore ha omesso i nomi di personaggi e località salvo citare Cortina. «Mi sono ispirato alla mia esperienza di giornalista spiega lo scrittore -, il tema dello sfruttamento idrico l'ho trattato più volte nei miei articoli e mi sta a cuore». La giornata si concluderà alle 21 al Cinema Italia con la proiezione dei film Resina di Renzo Carbonera e Silence di Bernardo Giménez. La serata è organizzata con la collaborazione di Montura. Ingresso libero. Eventuali offerte per l'iniziativa Oltre le Vette Spirit ricevendo in cambio la spilletta celebrativa della rassegna di quest'anno. Il programma riprenderà poi domani sera, con la conferenza spettacolo della Fondazione Dolomiti Unesco prevista alle 21 al Teatro Comunale.ATr Corriere delle Alpi | 11 Ottobre 2018 p. 29 A "Oltre le vette" la montagna raccontata da chi ci vive BELLUNO Immagini, suoni, volti e voci. Non solo per ribadire quello che già sappiamo, ovvero che le Dolomiti sono un Patrimonio mondiale dell'Umanità, ma anche per interrogarci su come lo stiamo vivendo. "Oltre Le Vette", la rassegna del Comune di Belluno che dal 1997 racconta "metafore, uomini e luoghi della montagna", ospita oggi alle 21 al Teatro Comunale, una conferenza spettacolo organizzata dalla Fondazione Dolomiti Unesco dal titolo: «9x1=Dolomiti». Nove sono i sistemi riconosciuti dall'Unesco nel 2009, uno è il Bene che vanno a comporre: un unico Bene, oltre i confini amministrativi delle cinque province che lo racchiudono. Ma anche un Bene unico al mondo, riconosciuto come tale per il suo valore geologico e paesaggistico. Partirà proprio da qui il programma della serata che vedrà, dopo i saluti delle autorità, l'intervento del geologo Piero Gianolla, dell'architetto Cesare Micheletti, del botanico Cesare Lasen e del direttore del Parco Dolomiti Bellunesi, Antonio Andrich. L'aspetto scientifico lascerà poi posto a quello antropico. Toccherà al sociologo Diego Cason delineare i chiaroscuri del vivere in montagna, con analisi e spunti che daranno alla serata un risvolto concreto. Interverranno quindi l'antropologa Daniela Perco, l'albergatore Walter De Cassan, l'imprenditrice Claudia Scarzanella e l'apicoltore Andrea Lorusso. Spazio naturalmente anche alla montagna vissuta, dal punto di vista alpinistico, e rappresentata, dal punto di vista artistico, con la presidente del Cai di Agordo Anna Magro, la guida alpina e membro del Soccorso alpino Michele Zandegiacomo, il regista Giovanni Carraro, il fotografo Moreno Geremetta, l'artista Silvia de Bastiani e lo scrittore Matteo Melchiorre. Tanti brevi interventi, coordinati dai giornalisti Fausta Slanzi e Andrea Cecchella e intervallati dalle musiche di Paolo Forte e dai video che raccontano le storie di chi vive quotidianamente le Dolomiti: giovani malgari, alpinisti "fuori dagli schemi", gestori di rifugio totalmente innamorati del loro lavoro. Lo scopo di tutto questo? Guardarsi in faccia, fare insieme il punto della situazione sulla consapevolezza di vivere e lavorare in un Patrimonio mondiale dell'Umanità. –
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Gazzettino | 11 Ottobre 2018 p. 19 edizione Belluno Conflitti e Dolomiti oggi a “Oltre le Vette” LA RASSEGNA Il primo conflitto mondiale in area veneta e le Dolomiti Unesco sono gli argomenti protagonisti della giornata di oggi a Oltre le Vette. Si inizierà quindi alle 18, in sala Bianchi, si presenta il libro di Nadia Maria Filippini Donne dentro la guerra; e alle ore 21, al Teatro Comunale, serata di filmati, con musica dal vivo, sull'eccezionalità naturalistica dell'area dolomitica. GLI EVENTI DI VENERDÌ Domani, in collaborazione con il Parco nazionale Dolomiti bellunesi e in occasione dei suoi 25 anni, Olv propone un convegno e una serata di carattere scientifico. L'appuntamento è alle 14.30 al Teatro Comunale: a guardarsi negli occhi gli organizzatori, ovvero la Commissione Tutela ambiente montano della sezione di Belluno del Cai, la Fondazione architettura Belluno Dolomiti e l'Ordine degli architetti provinciale. Lo scopo è fare il punto sulle opportunità professionali e le esigenze tecniche di chi si trova a operare in un'area che rimane antropizzata e produttiva. ALLA SCOPERTA DEGLI ALBERI La serata di venerdì invece sarà dedicata agli alberi. Quelli alti e affascinanti di Somadida o di Col Nero. Ad accompagnare il pubblico dentro la foresta saranno le voci di Cesare Lasen, botanico fitosociologo; Paola Favero, comandante del Reparto Carabinieri per la biodiversità di Vittorio Veneto; Francesco Mezzavilla, faunista; e Fabio Padovan, micologo e cartografo. L'appuntamento con la conferenza-spettacolo intorno alla biodiversità e ai boschi vetusti è al Teatro Comunale alle 21. Sul palco anche i musicisti Sandro del Duca e Pina Sabatini, che faranno da guide ideali nel regno della regina Tanna, sovrana imperturbabile del Regno dei Crodares. TUTTO GRATUITO L'ingresso agli eventi è libero, fino a esaurimento dei posti. Per ulteriori informazioni www.oltrelevette.it è il sito internet ufficiale della manifestazione, che ovviamente comunica anche attraverso l'omonimo profilo Facebook, senza dimenticare gli altri social perché la rassegna Oltre le Vette (Metafore, uomini, luoghi della montagna), organizzata dal 1997 - questa è l'edizione numero 22 - nel capoluogo, è presente con propri profili ufficiali anche su Twitter e Instagram.Daniela De Donà Corriere del Veneto | 11 Ottobre 2018
p. 10 «Oltre le Vette» Donne in guerra e conferenza-show sulle Dolomiti Federica Fant Belluno Continua la rassegna «Oltre le Vette–Metafore, uomini, luoghi della montagna». Oggi alle 18 in sala «Bianchi» presentazione del libro «Donne dentro la guerra. Il Primo conflitto mondiale in area veneta» a cura di Nadia Maria Filippini, Libreria editrice Viella. Alle 21, al Teatro Comunale, una conferenza-spettacolo organizzata dalla Fondazione Dolomiti Unesco: «9x1=Dolomiti». Nove sono i sistemi riconosciuti dall’Unesco nel 2009, uno è il bene che vanno a comporre oltre i confini amministrativi delle cinque province che lo racchiudono, le Dolomiti. Sempre oggi alle 19.30 alla sala «Muccin» del centro «Giovanni XXIII» incontro su «Cameroun, un grande progetto realizzato. Cosa possiamo fare ancora?» organizzato dal Rotary Club di Belluno. E sempre oggi, a Busche di Cesiomaggiore, un convegno su «Famiglia e imprenditore–Il passaggio generazionale. Donazioni e successioni» dalle 10 nella sala riunioni sopra il bar «Bianco» di Lattebusche. Il convegno, promosso dall’Anpa (Associazione 10 Rassegna Stampa – Ottobre 2018
nazionale pensionati agricoltori di Confagricoltura) e da Confagricoltura Belluno, affronterà le potenzialità degli strumenti fiscali e giuridici per proteggere i patrimoni aziendali. Nel Bellunese 9 imprese su 10 del settore sono a conduzione familiare, ma solo una su dieci, secondo un’indagine di Unioncamere, sopravvive alla terza generazione. Invece Manifattura Thélios di Longarone (zona artigianale) apre in via eccezionale per le «Journées particulières Lvmh», vetrina sul patrimonio del Gruppo. Domani, sabato e domenica (dalle 9 alle 17) il pubblico potrà scoprire — con una visita «immersiva» — gratuitamente la Manifattura Thélios e conoscere chi vi lavora. Corriere del Veneto | 12 Ottobre 2018 p. 33 Un convegno a Oltre le Vette su come abitare nelle Dolomiti BELLUNO Oggi a Belluno la collaborazione tra Oltre le vette e Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi per i suoi 25 anni presenta un importante convegno e una serata di grande valore scientifico. Si inizierà alle 14, 30 al Teatro Comunale con il convegno «Dolomiti: patrimonio non solo naturale - Costruire ed operare all'interno del territorio delle Dolomiti». Il convegno, che è organizzato dalla Commissione tutela ambiente montani della sezione di Belluno "F. Terribile" del Cai in collaborazione con la Fondazione Architettura Belluno Dolomiti e con l'Ordine degli architetti provinciale, vuole fare il punto sulle opportunità professionali e le esigenze tecniche di chi si trova ad operare in un'area che rimane, al di là del valore naturalistico, antropizzata e produttiva. Alle 21 al Teatro Comunale è in programma «Biodiversità e boschi vetusti», conferenza spettacolo sulla Foresta demaniale di Somadida e sul bosco vetusto di Col Nero. Paola Favero, comandante del Reparto Carabinieri per la biodiversità di Vittorio Veneto, assieme al professor Lasen, al faunista Francesco Mezzavilla e al micologo e cartografo Fabio Padovan, porterà i presenti attraverso un viaggio sorprendente a scoprire la biodiversità delle nostre montagne, nella Riserva di Somadida, in Val d'Ansiei, e poi tra i segreti di un bosco primario arroccato nel cuore delle Marmarole, che dagli ultimi sopralluoghi sembra essere addirittura una foresta primaria, seppur di piccola estensione. Con loro ci saranno anche i musicisti Sandro del Duca e Pina Sabatini. -Gazzettino | 16 Ottobre 2018 p. 18 edizione Belluno Un successo Oltre le Vette IL BILANCIO La stima si aggira su almeno 5.000 spettatori. È quanto affermano Comune di Belluno e Fondazione Teatri delle Dolomiti in merito al bilancio dell'edizione 2018 di Oltre le vette. Tanti, infatti, sono stati coloro i quali sono intervenuti agli spettacoli al teatro Comunale, in sala Bianchi, al Cinema Italia ed in altri spazi della città. IL RICHIAMO Assieme al numeroso pubblico anche quest'anno sono arrivati a Belluno appassionati, cinefili, studiosi, semplici interessati all'arte e alla cultura, nonché alpinisti, viaggiatori, registi, scrittori, scienziati, musicisti. Sono giunti da tutta la provincia di Belluno, dal Veneto settentrionale e dal Primiero e vanno contati anche in più i visitatori delle quattro mostre, tra l'altro ancora attualmente aperte. Buona frequenza e apprezzamento per le esposizioni allestite a Palazzo Crepadona e a Palazzo Fulcis, grazie alla collaborazione con istituzioni prestigiose come il Museo Nazionale della montagna di Torino, il Club Alpino Italiano e la Convenzione delle Alpi. C'è ancora tempo sino al 21 ottobre per visitare la grande esposizione fotografica Borghi dimenticati, quella dedicata al confronto tra natura e uomini di Alpi e Carpazi e Constructive Alps al Chiostro dei Serviti in piazza Santo Stefano. Sino al 28 ottobre, inoltre, sarà visitabile la mostra Visioni tra le rocce con preziose immagini degli anni Venti di nudo in montagna. IL PROGRAMMA Il calendario di questa edizione di Oltre le vette comprendeva una trentina di appuntamenti fra i quali spiccano le serate 9x1=Dolomiti, organizzate con la Fondazione Dolomiti Unesco, con decine di ospiti autorevoli a descrivere al pubblico le incomparabili caratteristiche del sistema di nove gruppi montuosi riconosciuto nel 2009 Patrimonio dell'Umanità. Di grande impatto emozionale anche la serata con la proiezione del film Tre Cime di Lavaredo-La trinità delle Dolomiti di Giovanni Carraro. Sul piano economico va rilevato che anche quest'anno ha avuto successo l'iniziativa dell'entrata ad offerta libera a sostegno 11 Rassegna Stampa – Ottobre 2018
della manifestazione con la contropartita di un gadget ricordo. Ciò ha permesso di raccogliere sino ad oggi circa 4000 euro che potranno costituire una base importante per l'edizione del prossimo anno. Soddisfatti di tutto ciò gli organizzatori, dal direttore artistico Flavio Faoro al direttore organizzativo Valeria Benni, dalla Fondazione Cariverona a Montura, da altri generosi sponsor locali al Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, che ha celebrato i suoi primi 25 anni con alcune iniziative allestite gestiti all'interno di Oltre le vette. Proprio nella serata finale al Comunale sul grande schermo sono apparsi i nomi di chi ha creduto nell'iniziativa, l'ha sostenuta e l'ha organizzato con tanto impegno ed entusiasmo. Il direttore artistico Faoro sottolinea: «Oltre le vette è soprattutto una manifestazione che parla di persone, uomini e donne che vivono la montagna, come scelta esistenziale, artistica, di studio, di lavoro, di sport. E a loro, al loro coraggio e alla loro passione, anche quest'anno era dedicata la rassegna la quale è una preziosa occasione per far convergere a Belluno quanto di meglio sport, arte e cultura offrono sul tema affascinante della montagna». E per l'edizione 2019 il lavoro organizzativo è già iniziato. Dino Bridda
PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO Gazzettino | 19 Ottobre 2018 p. 16 edizione Udine La scrittura di montagna in un premio della Carnia DOMANI A TOLMEZZO L'appuntamento con la premiazione della 16^ edizione della sezione letteraria di Leggimontagna è per domani, in un'edizione è dedicata all'alpinista e scrittore Sergio De Infanti, recentemente scomparso. L'iniziativa è organizzata dall'Associazione delle Sezioni Cai di Carnia, Canal del Ferro, Val Canale, in collaborazione con l'Uti della Carnia, il Consorzio BIM Tagliamento. LA CERIMONIA La premiazione si svolgerà alle ore 15 nella Sala Conferenze dell'Uti della Carnia a Tolmezzo e la giornata sarà un'occasione unica per incontrare autori, editori ed esponenti di rilievo della cultura di montagna. TRE SEZIONI Riguardano narrativa, saggistica e racconti inediti. I premi verranno assegnati ai primi tre classificati di ogni sezione. Inoltre, un'opera di saggistica a concorso riceverà il premio speciale Fondazione Dolomiti Unesco, istituito grazie alla collaborazione avviata dalla Fondazione stessa con Leggimontagna. Questa edizione ha riscontrato grande adesione, con 83 opere pervenute: 35 per la sezione narrativa, 26 per la saggistica e 22 inediti. I TITOLI FINALISTI Per la Narrativa: Le nuvole non aspettano, Marco Pozzali, Edizione Diabasis (2017), La via incantata, Marco Albino Ferrari, Ponte alle Grazie Editore (2017) e Il Lobbio, Michela Piaia, Sismondi Editore (2017).Per la Saggistica: Il peso delle ombre. Racconti veri o false storie?, Mario Casella, GCE Gabriele Capelli Editore (2017), Simboli della montagna, Franco Brevini, Il Mulino Editore (2017) e Rifugi e bivacchi. Gli imperdibili delle Alpi. Architettura, storia, paesaggio, Roberto Dini, Luca Gibello, Stefano Girodo, Ulrico Hoepli Editore (2018).Il Premio speciale Fondazione Dolomiti Unesco è stato assegnato dalla giuria a Degli antichi sentieri. Memorie dalle Dolomiti clautane di Giorgio Madinelli, Andrea Fiorot, Paolo Lorenzi, Edizione La Chiusa (2018).Per gli inediti: Le malinconie del rifugista, Domenico Flavio Ronzoni (Semelinanno), Breve pellegrinaggio in cielo, Paolo Borsoni (Alea) e La porta e il cuore, Lorenza Garbarino (Amalia). QUESTA SERA Alle ore 20.30, anteprima con la proiezione del film La principessa e l'aquila di Otto Bell, al Cinema David di piazza Centa a Tolmezzo. Il film, inserito nella rassegna Sguardi diversi. Immagini e storie della società, racconta la vera storia di Aisholpan, tredicenne mongola con il sogno di diventare la prima cacciatrice donna con aquile, arrivando a competere all'annuale Golden Eagle
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Messaggero Veneto | 21 Ottobre 2018 p. 46 edizione Pordenone Leggimontagna premia l'Ottocento di Michele Piaia Grande emozione per la cerimonia di premiazione della 16ª edizione del concorso letterario "Leggimontagna" che ha visto quest'anno una grandissima adesione con 83 opere pervenute: 35 per la sezione narrativa, 26 per la saggistica e 22 inediti. Emozione nel ricordo di Sergio De Infanti, fondatore del concorso e pioniere degli sci, mancato lo scorso agosto. Ecco tutti i premiati delle tre sezioni, narrativa, saggistica e inediti, nell'attesa di sapere a dicembre l'esito di "Cortomontagna". Per la sezione narrativa, la prima classificata è stata Michela Piaia con "Il Lobbio" (Sismondi editore), romanzo storico ambientato nel Cadore dell'Ottocento, nel momento del passaggio dall'Austria all'Italia, in uno scenario montano che è quello bellunese e che diviene protagonista di alterne vicende umane in cui i personaggi si muovono alla ricerca di una propria dimensione esistenziale. Sulla trama delle loro vicende si innestano abilmente le diverse realtà storiche e si inserisce la straordinaria e inquieta personalità del Lobbio, che vive "i sentimenti di libertà e grandezza che appartengono solo all'anima e che nessuno potrà mai svelare".Secondo posto per Marco Albino Ferrari con "La via incantata" (Ponte alle Grazie), rievocazione di un personaggio semidimenticato, l'esploratore italiano Giacomo Bove. Terzo posto a Marco Pozzali con "Le nuvole non aspettano" (ed. Diabasis), un romanzo breve che riesce a mettere assieme le montagne di casa con quelle della Patagonia, sogno per ogni alpinista. Una segnalazione inoltre per il libro di Giuseppe Festa "Cento passi per volare" (Salani), delicata restituzione di un percorso di vita che nel superamento del trauma scopre l'occasione per forgiare la propria identità. Per la sezione saggistica, primi classificati Roberto Dini, Luca Gibello e Stefano Giroldo, con "Rifugi e bivacchi. Gli imperdibili delle Alpi. Architettura, storia, paesaggio" (Hoepli). Architettura, storia e paesaggio riuniti in un volume di grandi dimensioni che va ad analizzare il nascere e il divenire di una delle realtà che ormai fanno parte della montagna: quella dei rifugi e dei bivacchi. Al secondo posto, Mario Casella con "Il peso delle ombre. Racconti veri o false storie?" (Gabriele Capelli), dove l'autore esplora un universo raramente messo in evidenza, quello della menzogna, nei confronti degli altri ma anche verso se stessi. Al terzo posto Franco Brevini con "Simboli della montagna" (Il Mulino) dove vengono affrontate l'iconografia alpina, gli stereotipi e i luoghi comuni. Tra gli inediti si è imposto Paolo Borsoni con "Breve pellegrinaggio in cielo" (motto Alea) che racconta un incredibile viaggio verso l'Himalaya. Secondo Domenico Flavio Ronzoni con il libro "Le malinconie del rifugista" (motto Semelinanno) che racconta la vita di una coppia che gestisce un rifugio. Terzo classificato Lorenzo Garbarino con "La porta e il cuore (motto Amalia), racconto sospeso tra la restituzione storica e la fantasia sulle tracce di Johan-Jakob Hauswirth, artista bohemien svizzero dell'Ottocento. Premio speciale Unesco" a "Degli antichi sentieri" di Giorgio Madinelli, Andrea Fiorot e Paolo Lorenzi (La Chiusa). –
INIZIATIVE FORMATIVE Messaggero Veneto | 12 Ottobre 2018 p. 42 edizione Pordenone Turismo, oggi convegno su territorio e sviluppo Un pomeriggio di studio per capire l'importanza dell'adesione delle Dolomiti friulane all'Unesco: oggi, nel centro visite del Parco, ad Andreis, saranno numerosi i relatori che si altereranno al tavolo per parlare di sviluppo del territorio grazie alla tutela dell'organismo dell'Onu. L'incontro punta a una migliore formazione di amministratori, operatori turistici e volontari dell'associazionismo che lavorano per far conoscere la Valcellina. Dopo i saluti del presidente del Parco e assessore di Claut, Gianandrea Grava, parleranno i dirigenti regionali Pierpaolo Zanchetta e Andrea Guran, il professor Francesco Marangon, il sindaco trentino di Sagron Mis, Luca Gadenz. Conclusioni di Monica Basile, degli albergatori della provincia di Trento. --F.F. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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THE FOSSIL SEA CHALLENGE Trentino | 7 Ottobre 2018 p. 56 Per i vincitori di “The#FossilSeaChallenge” un’avventura nel cuore delle Dolomiti VAL DI FIEMME Zaini in spalla, tanto entusiasmo nel cuore e negli occhi, gli immancabili smartphone per documentare tutto il documentabile, una guida alpina, Alberto Felicetti, a indicare la strada ma, soprattutto, i comportamenti giusti per le salite in montagna e per le ascese in Dolomiti in particolare: è questo il contest dell’avventura dei 25 ragazzi dell’istituto “La Rosa Bianca” di Cavalese e del Collegio “Don Bosco” di Pordenone, vincitori ex aequo del 1°premio del bando “The#FossilSeaChallenge”, uno dei modi con cui la Fondazione Dolomiti Unesco e le strutture dei 5 territori (nello specifico, in quest’occasione, quelle di tipo geologico e paesaggistico, oltreché formativo) promuovono la conoscenza e l’approfondimento del Bene Naturale Dolomiti. Prima tappa al rifugio Torre di Pisa, mentre all’indomani, attraverso le competenze di Alfio Viganò del Servizio geologico della Provincia autonoma di Trento, hanno potuto vedere sul campo e “toccare con mano” quanto studiato e approfondito durante il percorso. In programma, infatti, c’era l’escursione alla forcella dei Campanili del Latemar poi, nel tardo pomeriggio, il rientro a casa con un bagaglio di conoscenze e di esperienze che li accompagnerà nella vita e che, forse, avrà potenziato il loro senso di appartenenza alla regione dolomitica Unesco.
FESTIVAL DEI GIOVANI DELLE DOLOMITI Gazzettino | 23 Ottobre 2018
p. 44 edizione Pordenone Festival dei giovani delle Dolomiti, un’opportunità puntata sul futuro CLAUT Ritorna anche quest'anno l'appuntamento con il Festival dei giovani delle Dolomiti, giunto alla sua 5° edizione. La valorizzazione e la creazione di nuove opportunità per i giovani delle Valli e delle Dolomiti Friulane sono il cuore dell'iniziativa, ideata e curata dall'Uti con il sostegno della Regione e il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco. La manifestazione si terrà a Claut dal 9 all'11 novembre con una tre-giorni residenziale che ha come fine quello di avviare un processo generativo per la stesura del Vocabolario del futuro. Durante il festival si svilupperanno attività, incontri e approfondimenti tematici, partendo dalla ricchezza della montagna immaginata e raccontata attraverso le parole e gli occhi delle nuove generazioni, che con le loro azioni e idee rappresentano, danno vita e plasmano il futuro. Quest'edizione della manifestazione sarà, quindi, dedicata alla capacità dei 14 Rassegna Stampa – Ottobre 2018
giovani di immaginare, raccontare e costruire la propria vita e quella di chi verrà dopo di loro nel territorio, in modo da farne un luogo in cui costruire un futuro e creare opportunità di vita per tutti. Un evento che rappresenta un'occasione di crescita, socializzazione, confronto e di festa per essere protagonisti del cambiamento e del futuro, grazie all'attivismo dei giovani che potranno partecipare a 5 laboratori creativi e formativi improntati sui temi dell'arte, della musica, dell'artigianalità artistica, della comunicazione e delle nuove tecnologie e, infine, della progettazione sociale. Molte le attività in programma, tra cui non mancheranno momenti conviviali, di confronto e ascolto di testimonianze oltre ad alcuni eventi collaterali. Un'opportunità da non lasciarsi sfuggire, aperta a 80 giovani partecipanti compresi tra i 18 e i 25 anni che, grazie a quest'edizione del Festival, diventeranno protagonisti del futuro del nostro territorio. Il programma del Festival e ulteriori dettagli sull'iniziativa sono disponibili on-line sui siti www.vallidolomitifriulane.utifvg.it, www.vallidolomitifriulane.it e sulle pagine facebook @NotiziarioValliDolomitiFriulane e @festivaldeigiovanidelledolomiti Per maggiori informazioni è possibile contattare l'Ufficio cultura biblioteche e politiche giovanili dell'Uti, chiamando lo 0427 86369 interno 1 o inviando una mail a cultura@vallidolomitifriulane.utifvg.it. «Si tratta di una grande opportunità per i nostri giovani - hanno fatto sapere dall'Uti - e sarebbe un vero peccato che non potessero approfittarne solo per mancanza di pubblicità. Invitiamo le famiglie e i ragazzi a chiederci lumi: siamo a loro completa disposizione». L.P. Gazzettino | 26 Ottobre 2018 p. 23 edizione Udine I giovani formulano il vocabolario del futuro GIOVANI CLAUT La ricchezza della montagna immaginata con 100 parole dai giovani, per generare nuove opportunità per le Valli e le Dolomiti Friulane. Ritorna, anche quest'anno, l'appuntamento con il Festival dei Giovani delle Dolomiti, giunto alla sua quinta edizione. La valorizzazione e la creazione di nuove opportunità per i giovani sono il cuore dell'iniziativa, ideata e curata dall'Uti delle Valli e delle Dolomiti Friulane con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Direzione generale Servizio paesaggio e biodiversità e con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco.La manifestazione si terrà, a Claut, dal 9 all'11 novembre, con una tre-giorni residenziale che ha, come fine, quello di avviare un processo generativo per la stesura del Vocabolario del futuro. Durante la tre giorni si svilupperanno attività, incontri e approfondimenti tematici, partendo dalla ricchezza della montagna immaginata e raccontata attraverso le parole e gli occhi delle nuove generazioni, che, con le loro azioni e idee, rappresentano, danno vita e plasmano il futuro. Quest'edizione del Festival dei Giovani delle Dolomiti sarà, quindi, dedicata alla capacità dei giovani di immaginare, raccontare e costruire la propria vita e quella di chi verrà dopo di loro nel territorio, in modo da farne un luogo in cui costruire un futuro e creare opportunità di vita per tutti. Un evento che rappresenta un'occasione di crescita, socializzazione, confronto e festa per essere protagonisti del cambiamento e del futuro che ci attende, grazie all'attivismo dei giovani, che potranno partecipare a 5 laboratori creativi e formativi sui temi dell'arte, della musica, dell'artigianalità artistica, della comunicazione e delle nuove tecnologie e, infine, della progettazione sociale. Molte le attività in programma, tra cui non mancheranno momenti conviviali, di confronto e ascolto, testimonianze. Un'opportunità da non lasciarsi sfuggire, aperta a 80 giovani partecipanti compresi tra i 18 e i 25 anni che, grazie a quest'edizione del Festival, diventeranno protagonisti del futuro del nostro territorio; perché, come spesso sentiamo dire, Il futuro è di chi lo fa. Il programma del Festival e ulteriori dettagli sull'iniziativa sono disponibili on-line sui siti www.vallidolomitifriulane.utifvg.it, www.vallidolomitifriulane.it e sulle pagine facebook Notiziario Valli Dolomiti Friulane e Festival dei giovani delle Dolomiti.
LABORATORIO ALPINO E DELLE DOLOMITI BENE UNESCO L'Adige | 24 Ottobre 2018 p. 30 Montagna, sei proiezioni alla Sat Cinema. Alpinismo e solidarietà da domani con il Trento Filmfestival
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TRENTO Torna, con sei appuntamenti, sempre alle ore 18, la rassegna cinematografica del Trento Film Festival allo Spazio Alpino della Casa della Sat, in via Manci 57. Le proiezioni, tutte ad ingresso gratuito, avranno luogo il giovedì, ad eccezione dell'ultima, in programma di mercoledì. Si parte domani, giovedì 25 ottobre, alle ore 18, con il film La montagna di Ilio, di Michele Coppari e Francesca Zannoni (Italia, 2017 - 42') , con l'introduzione di Roberto De Martin. Giovedì 8 novembre Madre dei nervi , di Mirko Giorgi e Alessandro Dardani (Italia, 2018 ? 55') sulla commovente storia di Alice, Lucia, Hana, Fliutra e Giselle, ragazze madri con gravi problemi di dipendenza dalla droga in cura nella Comunità Aurora di Venezia, dove seguono un protocollo terapeutico rigoroso che prevede attività outdoor com il trekking e l'arrampicata. Alla proiezione saranno presenti i registi, l'educatore Massimo Galliazzo e una delle mamme protagoniste. Giovedì 15 novembre Brenta Base Camp 2014, vecchie pareti, nuove visioni , di Marco Rauzi e Anna Sarcletti (Italia, 2015 - 45'), presente il regista Rauzi. A 150 anni dalla scoperta alpinistica delle Dolomiti di Brenta, Alessandro Beber con Alessandro Baù dà vita al Brenta Base Camp con l'obiettivo di aprire nuove vie d'arrampicata sulle pareti simbolo del Gruppo. In parete con i due alpinisti si alternano gli amici Simone Banal, Matteo Faletti, Jiri Leskovjan, Fabrizio Dellai, Claudia Mario e Matteo Baù. Giovedì 22 novembre la fiction Mai più come prima (Italia, 2005 - 103') di Giacomo Campiotti, e giovedì 6 dicembre, ¿Y si te dijeran que puedes? di Javier Alvaro Palomares (Spagna, 2017 - 65'). Mercoledì 12 dicembre, infine, verrà proiettato il film Stella Polaris ? Ulloriarsuaq , di Yatri Niehaus (Germania, 2017 - 86') Premio Dolomiti patrimonio mondiale Unesco al Trento Film Festival 2018. Trentino | 28 Ottobre 2018
p. 54 Solidarietà e disabilità al cinema di montagna Torna anche quest’anno la rassegna cinematografica del Trento Film Festival inserita nell’ambito delle attività del “Laboratorio alpino e delle Dolomiti - Bene Unesco (nato dall’accordo tra SAT, Fondazione Dolomiti UNESCO, step – Scuola per il Territorio e il Paesaggio, Muse e Trento Film Festival, in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento). Giunta alla terza edizione e organizzata dal Trento Film Festival in collaborazione con la SAT, si svolgerà allo Spazio Alpino della Casa della SAT, in via Manci 57, a Trento. Sono previsti 6 appuntamenti, tutti ad ingresso gratuito, che avranno luogo il giovedì, ad eccezione dell’ultimo, in programma di mercoledì. Le proiezioni avranno inizio alle 18.00. Il cartellone di quest’anno, accanto ai film di alpinismo legati al territorio delle Dolomiti, proporrà anche opere che trattano, con linguaggi diversi e avendo come sfondo sempre le montagne, i temi della solidarietà e della disabilità, dei quali ormai da anni il Trento Film Festival si occupa, così come la SAT che – non a caso - ha dedicato a questi argomenti il 122° Congresso 2017. Dopo la prima proiezione, giovedì 28 ottobre ("La montagna di Ilio", regia di Michele Coppari e Francesca Zannoni, 2018), il secondo appuntamento della rassegna sarà giovedì 8 novembre, con il film "Madre dei nervi", di Mirko Giorgi e Alessandro Dardani (Italia, 2018 – 55’). Alla proiezione saranno presenti i registi Mirko Giorgi e Alessandro Dardani, l’educatore Massimo Galliazzo e una delle mamme protagoniste. Ter- zo appuntamento in cartellone giovedì 15 novembre con la proiezione del film "Brenta Base Camp 2014, vecchie pareti, nuove visioni", di Marco Rauzi e Anna Sarcletti (Italia, 2015 - 45’). Alla proiezione sarà presente il regista Marco Rauzi. Il quarto appuntamento, giovedì 22 novembre, pro- porrà la fiction "Mai più come prima" (Italia, 2005 - 103’) di Giacomo Campiotti. E ancora, giovedì 6 dicembre, il film ¿Y si te dijeran que puedes?, di Javier Alvaro Palomares (Spagna, 2017 - 65’). Sesto e ultimo appuntamento, mercoledì 12 dicembre, con Stella Polaris – Ulloriarsuaq, di Yatri Niehaus (Germania, 2017 - 86’) Premio Dolomiti patrimonio mondiale Unesco all'ultimo Trento Film Festival.
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NUOVO BALCONE PANORAMICO Alto Adige | 31 Ottobre 2018 p. 35 Sul Col Raiser un balcone per ammirare le Dolomiti Sorge a quota 2.200 metri nei pressi della stazione a monte dell'impianto di risalita Col Raiser il nuovo balcone panoramico Dolomiti Unesco Mastlé-Santa Cristina val Gardena, che sarà inaugurato ufficialmente nel giugno del prossimo anno. "I balconi panoramici sono pensati per raccontare le peculiarità che rendono così straordinarie le Dolomiti fornendo un contributo importante per la loro comprensione e conoscenza", afferma l'assessore provinciale all'ambiente Richard Theiner, responsabile in Alto Adige per le Dolomiti patrimonio Unesco. La realizzazione del balcone panoramico è un progetto dell'Ufficio parchi naturali della Provincia realizzato in collaborazione con il Comune e l'associazione turistica di Santa Cristina che hanno messo a disposizione i mezzi finanziari necessari. Vi hanno collaborato anche l'Ufficio geologia e prove materiali e la Ripartizione Infrastrutture.Su indicazione della Fondazione Dolomiti Unesco è prevista una serie di balconi panoramici nelle aree interessate, in Alto Adige, in Trentino e nella Provincia di Belluno. Con la realizzazione delle terrazze si punta a incrementare il grado di conoscenza sulle Dolomiti e a valorizzare l'intero territorio posto sotto tutela dall'Unesco. Il secondo balcone panoramico sulle Dolomiti patrimonio naturale dell'umanità Unesco ultimato sul Mastlé in Val Gardena è stato realizzato prendendo a modello il primo, sorto sul Monte Specie/Strudelkopf, nel parco naturale di Fanes-Senes-Braies nel Comune di Dobbiaco, e inaugurato nel 2015. Il prototipo era stato sviluppato dall'architetto David Messner assieme al padre, l'artista Franz Messner che così spiega il lavoro: "Avvalendosi di una tipologia edile sostenibile, è stato realizzato un oggetto legato all'ambiente circostante; la struttura in acciaio, al cui centro si trova l'elenco delle cime che si possono ammirare dal punto panoramico, è stata riempita con pietrisco e terriccio presenti e recuperati in loco".
ALTA QUOTA Corriere delle Alpi | 9 Ottobre 2018
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p. 27 "Marmarole runde", trekking di successo Gianluca De Rosa SAN VITO Tempo di bilanci per il progetto "Marmarole runde", ideato due anni fa con l'obiettivo di realizzare un anello di trekking attorno al gruppo delle Marmarole. Sette i rifugi coinvolti, punti di appoggio di un itinerario escursionistico considerato facile, da completare in un lasso di tempo che spazia dai tre ai cinque giorni. «Il numero di fruitori è aumentato di anno in anno, dopo quest'estate possiamo considerarci più che soddisfatti perché l'iniziativa si è finalmente consacrata nel vasto panorama escursionistico italiano e straniero», fa sapere Edi Pompanin, presidente dell'associazione "Marmarole runde" che gestisce il progetto prendendosi cura dei sentieri interessati col sostegno economico dell'UM di Centro Cadore, «in luglio abbiamo avuto tanti italiani che sono venuti a conoscenza del progetto soprattutto via passaparola». Come è nato il "Marmarole runde"? «È nato per fare fronte ad una specifica esigenza, quella di offrire supporto ai turisti stranieri, soprattutto tedeschi, da sempre innamorati del gruppo delle Marmarole per via della sua caratteristica che lo rende unico tra le Dolomiti: si presenta infatti in una versione aspra, ancora vergine, dove a dominare la scena sono il verde e la roccia. Qui la mano dell'uomo finora è stata minima, forse per questo le Marmarole sono poco conosciute al grande pubblico, altro elemento che le rende molto appetibili all'escursionista straniero che non ama il caos lungo i sentieri d'alta quota».Chi può fare il "Marmarole runde?"«Tutti, grandi e piccoli senza particolari difficoltà. I sentieri sono facili dal punto di vista tecnico; per quanto riguarda il discorso atletico bisogna essere mediamente allenati ma in caso contrario basta completarlo con un giorno in più rispetto alla tabella di marcia. È un progetto low cost, si dorme in rifugio con una spesa che non supera le 50 euro per la mezza pensione».Quali le novità più importanti dell'estate 2018?«L'abbinamento trekking-cicloturismo, sempre più in voga sul territorio. Il "Marmarole runde" inizia e finisce ai piedi del monte Agudo, ad Auronzo. Abbiamo siglato una convenzione per il noleggio di biciclette offrendo la possibilità agli escursionisti di fare l'ultimo tratto in bici, da Palus San Marco ad Auronzo lungo la ciclabile. È stata vista da tutti quelli che ne hanno usufruito come la ciliegina sulla torta».Quali i rifugi interessati?«Sono sette ed abbracciano i territori di Auronzo, San Vito, Calalzo, Lozzo e Domegge. I rifugi sono San Marco, Monte Agudo, Ciareido, Bajon, Chiggiato, Capanna degli Alpini e Galassi. L'associazione si occupa di tabellare i sentieri, tutti facilmente riconoscibili».Quali le prospettive ?«Vogliamo incentivare le presenze sul versante nord delle Marmarole dove ci sono tre bivacchi: Tiziano, Musatti e Voltolina. Un'area più alpinistica che escursionistica». -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI . Gazzettino | 17 Ottobre 2018 p. 15 edizione Belluno Il giovane architetto Simone Gobbo ottiene il primo De Albertis AURONZO Il progetto del nuovo bivacco Fanton da realizzare a 2670 metri di quota sulla Forcella Marmarole e il suo realizzatore, il giovane architetto trevigiano Simone Gobbo, sono saliti sul gradino più alto per ricevere il premio T Young Claudio De Albertis entrato a far parte del prestigioso Premio Medaglia d'oro della Triennale di Milano. Il Premio, alla sua prima edizione, è stato ideato e promosso dal Comitato Premio Claudio De Albertis con l'obiettivo di ricordare la figura dell'imprenditore e presidente della Triennale scomparso di recente. Ed è stata proprio la figlia Carla De Albertis ed il presidente della Triennale, Stefano Boeri, a consegnare il premio di 30 mila euro per formazione e progetti al professionista trevigiano autore del bivacco auronzano. Talento, poliedricità, passione e impegno, ma anche tanti concorsi nazionali ed internazionali all'attivo, oltre che pubblicazioni di grande interesse, sono tra le motivazioni che hanno portato la Giuria ad assegnare il prestigioso riconoscimento a questo giovane architetto. Fondatore dello studio Demogo, laureato allo Iuav di Venezia, Master in Progetto dello spazio pubblico all'Università di Pisa, dottore di ricerca all'Università di Genova, Simone Gobbo ha realizzato tra l'altro il nuovo Polo Municipale di Gembloux in Belgio. Nel 2016 ha pubblicato per la collana In teoria di Quodlibet il libro: Fuori registro. Tutti i progetti dei sei finalisti su 88 candidati in lizza per il Premio T Young sono ora esposti in mostra in Triennale e saranno pubblicati dalla rivista Domus in un inserto speciale dedicato al Premio in uscita nel mese di novembre.IL PLAUSOAlla cerimonia della premiazione era presente anche il presidente della sezione cadorina del Cai di Auronzo, Stefano Muzzi. Sodalizio questo che ha commissionato il progetto dopo un concorso d'idee con oltre 200 partecipanti. «In un certo senso dichiara - Muzzi - il premio inorgoglisce non solo Simone Gobbo e il suo staff dello Studio Demogo, ma anche il Cai auronzano che ha dimostrato di aver fatto una scelta difficile, ma azzeccata e di prestigio. Del resto lo ha sottolineato pure la giuria del premio in fase di scelta che ha giudicato il progetto teso a investigare gli aspetti di una possibile integrazione con il contesto paesaggistico».I LAVORIQuanto alla realizzazione del 18 Rassegna Stampa – Ottobre 2018
nuovo bivacco, Stefano Muzzi fa il punto sullo stato dell'arte: «In questo periodo, dopo la posa delle fondazioni dell'anno scorso, era in programma l'installazione alla Forcella Marmarole della scocca dell'edificio. Alcune difficoltà hanno però rimandato l'intervento. Così abbiamo pensato di montare nella prossima primavera il tutto in fondovalle, completo dei suoi arredi, in modo che possa essere visitato dal pubblico. Si tratta inoltre, se si vuole, di un collaudo a valle, evitando eventuali sorprese e dispendiosi aggiustamenti in quota. Dopodiché, verrà di nuovo disassemblato e portato in forcella a disposizione degli escursionisti che praticano questo affascinante gruppo dolomitico sia nel periodo estivo, sia invernale».Gianfranco Giuseppini Corriere delle Alpi | 23 Ottobre 2018
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p. 36 Il nuovo bivacco Fanton "nasce" nei cantieri navali Gianluca De Rosa AURONZO Il nuovo bivacco Fanton sta iniziando a prendere forma all'interno del cantiere navale di Ancona. La marcia di avvicinamento all'inaugurazione della struttura (di proprietà del Cai di Auronzo) che sorgerà nel cuore delle Marmarole prosegue a ritmo spedito e, se non dovessero sopraggiungere intoppi, il posizionamento della scocca, elemento centrale oltre che caratterizzante del futuro bivacco e pesante all'incirca 2.500 chilogrammi, avverrà agli inizi della primavera. Il Cai di Auronzo segue con grande attenzione l'evolversi della situazione e, nel frattempo, festeggia insieme ai membri dello studio Demogo di Treviso il premio "T Young", assegnato proprio al progetto del nuovo bivacco Fanton alle Marmarole nei giorni scorsi alla Triennale di Milano nell'ambito dell'annuale premio medaglia d'oro all'architettura italiana.A ritirare l'ambito riconoscimento è stato Simone Gobbo, trevigiano, classe 1980, giovane architetto che insieme ai colleghi Alberto Mottola, Davide De Marchi e Fabio Tossutti (tutti operativi sotto la bandiera dello studio Demogo di Treviso) si è aggiudicato nel 2014 il concorso di idee promosso dalla sezione Cai di Auronzo, primo passo del processo di ricostruzione del bivacco che, rispetto a quello originario, sorgerà ad una quota più alta: i 2670 metri di forcella Marmarole rispetto ai 1750 dell'alta val Baion. Il progetto ottenne ben presto l'approvazione della soprintendenza e così, nell'autunno scorso, iniziarono i primi interventi in quota, concentrati nella realizzazione dei tre plinti di fondazione, ancorati alla roccia attraverso speciali barre in acciaio, sui quali sorgerà il bivacco il cui costo complessivo sfiora i centomila euro, diciassettemila dei quali reperiti dalla sezione Cai di Auronzo attraverso una sottoscrizione pubblica di fondi.Ottantamila euro, stando alle stime, è invece la cifra che servirà per completare l'opera e, successivamente, installarla a forcella Marmarole. Come accennato, i lavori di realizzazione del nuovo bivacco Fanton sono già a buon punto: completate da tempo le fondamenta, da qualche giorno sono iniziati i lavori di realizzazione del bivacco vero e proprio: una calotta realizzata in un unico corpo con pannelli composti da materiale espanso strutturale rinforzato con tessuti in fibra di vetro e carbonio impregnati con resina vinilestere bicomponente attraverso il ricorso alla tecnica del "vacuum bag" a temperatura controllata. Una tecnica che permetterà di disporre le fibre di rinforzo in relazione alle necessità specifiche, riducendo al minimo il peso complessivo della scocca che sarà di circa 2. 500 chilogrammi.Insieme alla scocca verrà costruito anche il pianale che si presenterà in struttura inclinata a graticcio composta da profili standard giuntati con sistemi di connessione imbullonati. Il tutto sarà suddiviso in più parti in modo da garantire l'elitrasporto. Crociere di controventamento orizzontale contribuiranno a stabilizzarlo e a contenerne le deformazioni. Il bivacco Fanton sarà dotato di una connessione satellitare a banda larga che garantirà il controllo in remoto grazie a sensori e webcam installate nella struttura. L'energia sarà infine prodotta grazie al fotovoltaico. -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
NOTIZIE DAI COMUNI Alto Adige | 19 Ottobre 2018 p. 34 La ciclabile per unire la montagna di Ezio Danieli VAL DI LANDRO L'intesa per la valorizzazione turistica e culturale delle valli di Landro e del Boite al confine fra l'Alta Pusteria e il Cadore è stata sottoscritta ieri, al Centro culturale Euregio a Dobbiaco, dal presidente altoatesino Arno Kompatscher, dal presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin e dai sindaci dei Comuni di Dobbiaco e di Cortina, Guido Bocher e Giampietro Ghedina.Al centro dell'intesa ci sono l'ampliamento e la valorizzazione della pista ciclabile dolomitica Dobbiaco - Cortina. Si tratta del primo passo verso l'attuazione di una serie di misure finanziate attraverso il Fondo comuni confinanti, il prossimo sarà rappresentato dall'elaborazione di uno studio di fattibilità del progetto complessivo nel quale saranno definiti nel dettaglio i costi ed i tempi di realizzazione. Il presidente della Provincia di Bolzano, nel corso del suo intervento a Dobbiaco, ha sottolineato che "l'autonomia è uno strumento di sviluppo che favorisce tutte le popolazioni residenti nel territorio in uno spirito europeo improntato alla solidarietà ed alla responsabilità. L'intesa rappresenta in primo luogo un investimento nel futuro, per le prossime generazioni".
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L'idea progettuale prevede da un lato l'ammodernamento della pista ciclabile con la realizzazione di un nuovo sottofondo, la creazione di una rete di assistenza e soccorso e di punti di ristoro lungo il percorso. Un secondo intervento prevede la realizzazione di un impianto di innevamento artificiale per il tracciato della pista da fondo coincidente con quello della ciclabile, tracciato che così verrà reso fruibile anche nei periodi invernali quando le precipitazioni dovessero scarseggiare. Sull'aspetto culturale e storico si concentreranno invece gli interventi di valorizzazione degli scavi archeologici del sito di Botestagno a nord di Cortina e l'apertura di una struttura museale dedicata alle due valli come via di transito.L'intesa firmata nella giornata di ieri prevede che il finanziamento di questo studio avvenga attraverso le risorse del Fondo comuni confinanti destinate alla programmazione dei progetti di area vasta per le annualità 2013-2018 inserite nel programma della Provincia di Belluno. Il Fondo, che ha una dotazione annua di 80 milioni di euro erogata dalle Province di Bolzano e Trento, è stato creato nel 2010 in accordo tra il Ministero delle finanze e le Regioni Lombardia e Veneto, per sostenere gli enti territoriali che si trovano in aree confinanti con l'Alto Adige ed il Trentino. Si tratta complessivamente di 48 Comuni, 42 dei quali confinano con il Trentino e 6 con l'Alto Adige. Soddisfazione per l'intesa è stata espressa ieri, tra gli altri, dal sindaco di Dobbiaco Guido Bocher, che ha sottolineato come l'accordo "è la base su cui costruire il futuro fra le comunità pusterese e della valle del Boite che hanno diversi altri punti in comune, a cominciare dalla possibilità di ripristinare il collegamento ferroviario da Calalzo di Cadore attraverso Cortina, fino appunto a Dobbiaco". Corriere delle Alpi | 19 Ottobre 2018
p. 63 Valle del Boite e val di Landro, una sinergia per lo sviluppo sportivo, storico, culturale CORTINA
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Firmato ieri mattina il protocollo d'intesa fra la Provincia di Belluno, quella di Bolzano-Alto Adige, il Comune ampezzano e quello di Dobbiaco avente come obiettivo la "valorizzazione turistico-culturale della valle del Boite e della val di Landro". Al Grand hotel Dobbiaco, davanti ad un folto pubblico, il presidente della Provincia autonoma, Arno Kompatscher, Roberto Padrin (presidente Provincia di Belluno) e i sindaci Guido Bocher e Gianpietro Ghedina hanno sottoscritto il documento, già approvato dai due consigli, che darà il via ad un progetto finanziato tramite i fondi per i Comuni di confine. Un'INTESA A TUTTO TONDOL'intesa prevede interventi sul tratto che unisce Cortina a Dobbiaco, tra la valle di Landro e la valle del Boite, là dove un tempo passava il treno delle Dolomiti. Un sedime utilizzato in estate dai ciclisti ed in inverno da chi pratica sci nordico. Ma nel protocollo sono inseriti anche progetti di rilevanza storica e culturale. «Con piacere e ed emozione sigliamo questo protocollo», ha detto Bocher, «che dà ulteriore impulso e valorizzazione alle nostre valli. È un progetto di ampio respiro, che prevede l'ottimizzazione dei collegamenti pedo-ciclabili e della pista da sci nordico, ma prevede anche approfondimenti culturali, storici e museali».La vecchia strada regia che collegava la Serenissima all'Impero asburgico oggi, grazie all'impegno ed al la volontà dei Comuni di Cortina e Dobbiaco con le rispettive Province, sarà oggetto di importanti investimenti.«Questo è un momento importante», ha dichiarato Ghedina, «perché è il primo tassello verso un progetto ambizioso che parte dalle nostre radici storiche e culturali. È un volano turistico, sportivo e culturale per i nostri territori che prevede la riqualificazione di un tracciato già utilizzato per eventi sportivi che potranno così essere potenziati. La nostra amministrazione comunale c'è; ora c'è tanto lavoro da fare, ma siamo pronti a mettere il massimo impegno». Un momento importante anche per Padrin. «Parte un grandissimo progetto», ha sottolineato il presidente della Provincia di Belluno, «inserito in un territorio che dimostra di non avere confini, di voler collaborare per sviluppare strategie a beneficio delle comunità. È la dimostrazione che, se si lavora in sinergia, si ottengono i risultati. Oggi Cortina e Dobbiaco sono più vicine e sfruttano un nuovo impulso turistico, culturale, storico e sportivo».SOLDI DAI FONDI DI CONFINEUn progetto reso possibile grazie ai fondi per i Comuni di confine che dal 2010 hanno erogato 550 milioni provenienti dalle Province di Bolzano e Trento. «Questa è la dimostrazione», ha concluso Kompatscher, «che la nostra autonomia può dare apporto al sistema Paese. Qui ci sono cultura, le minoranze ladine, le tradizioni, lo sport, il turismo: il tutto in un perfetto spirito di solidarietà e collaborazione». --Alessandra Segafredo BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
NOTIZIE DAI PARCHI Messaggero Veneto | 2 Ottobre 2018 p. 18 edizione Pordenone Parco, la valle si rilancia col turismo intelligente CIMOLAIS Il Parco naturale delle Dolomiti friulane punta al rilancio del territorio grazie a forme di turismo intelligente. In questo senso si inserisce la nuova edizione di A scuola nel Parco. Si tratta di una serie di offerte e attività messe a disposizione degli studenti di ogni grado, ricercatori universitari compresi. Il progetto è stato avviato anni fa e propone percorsi e soggiorni personalizzati a seconda delle fasce di età dei partecipanti. I tragitti individuati per l'occasione sviluppano tematiche non soltanto naturalistiche e ambientali: c'è infatti spazio per l'etnografia grazie ad approfondimenti su come siano cambiati i paesi di montagna negli ultimi decenni, l'antropologia, la storia e la scienza. Attenzione particolare è dedicata agli allievi con problemi di disabilità, per i quali sono stati ideati itinerari di completa accessibilità. Infine, c'è la possibilità che siano le guardie-parco a entrare in aula per lezioni dal vivo su flora, fauna e clima del territorio protetto. L'ente presieduto da Gianandrea Grava guarda anche al mondo degli sportivi, tanto da aver promosso un elenco di attività disponibili frequentando le Dolomiti friulane. «Diciamo che siamo una sorta di palestra all'aperto - ha detto Grava -. Le camminate in quota stanno riscuotendo sempre più successo. Spesso arrivano al Parco atleti che intendono coniugare allenamento a esperienza outdoor». --F.F. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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L'Adige | 19 Ottobre 2018
p. 45 Parco, 294mila persone trasportate STREMBO Aumenta il numero di coloro che usano i trasporti pubblici attivati in quattro aree dal Parco naturale Adamello Brenta con la collaborazione degli enti locali. La seduta del Comitato di gestione del Parco di lunedì 15 ottobre ha costituito l'occasione per fare il punto sul servizio, al termine della stagione estiva. Enrico Povinelli , coordinatore del servizio, ha illustrato i dati raccolti finora (in Val di Tovel la mobilità è ancora in funzione). I trasportati dalle navette nelle valli in cui è attivo il servizio (Tovel, Val Genova, Vallesinella e Ritort) sono stati complessivamente 293.772, + 7% rispetto al 2017. Apprezzate anche le novità di quest'anno: 7.982 persone hanno utilizzato in tutta l'estate il servizio navetta Tuenno - Lago di Tovel, mentre circa 1.000 persone hanno utilizzato la navetta gratuita in Val di Daone nelle 8 giornate di effettivo servizio.
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Per contro, sono aumentati anche i veicoli in ingresso: nelle valli in cui sono presidiati i parcheggi (Tovel, Val Genova, Vallesinella, Ritort, Val di Fumo, Val d'Algone) i veicoli transitati sono stati 91.392, corrispondenti ad un + 5% rispetto al 2017. Se giugno, luglio e agosto si sono mantenuti approssimativamente sui numeri dell'anno scorso, settembre ha avuto un'impennata sorprendente, dovuta senz'altro al meteo favorevole (11.397 veicoli entrati rispetto ai 7.024 del 2017, per un aumento del 62%). E il trend è confermato anche dal record di ingressi in Val di Tovel stabilito domenica scorsa, 14 ottobre, con 607 veicoli paganti transitati. La mobilità sostenibile non dev'essere confusa con un banale servizio di trasporto. Il messaggio educativo che parte dal Parco è chiaro: «se lasciate auto e inquinamento fuori dalle valli, ci aiutate a conservare l'ambiente». I dati in aumento indicano che il servizio è apprezzato e che il messaggio è sempre più compreso. D'altro canto, però, la forte presenza turistica invita tutto il territorio a riconsiderare soluzioni che sappiano gestire sostenibilmente il fenomeno. Il turismo è, infatti, una fonte di ricchezza irrinunciabile ma produce anche il maggiore impatto sulla straordinaria natura dell'area protetta. Natura che, da una parte, è proprio ciò che i turisti ricercano ma, dall'altra, è ciò che il Parco è chiamato a tutelare. Durante la serata sono stati esposti anche i dati delle attività proposte in estate nel Parco, che hanno visto 3.361 partecipanti. Andrea Mustoni , zoologo e responsabile del Settore Ricerca Scientifica ed Educazione Ambientale del Parco, ha fatto il punto: «Conoscere per far conoscere» è il doppio obiettivo della nuova impostazione della didattica in cui l'attività di ricerca scientifica diventa funzionale anche ad altre attività del Parco. «Il Parco non è un'Apt - ha affermato Mustoni - ogni volta che il Parco dà input, fa educazione ambientale. Anche gli ospiti sono cambiati. Cercano di capire e di conoscere il territorio in cui arrivano». Da qui è nata l'idea di aggiungere tra le proposte culturali di «Un'estate da Parco» l'attività dal titolo «In ricerca con il Parco». In sostanza, i partecipanti sono stati coinvolti dagli esperti nella simulazione di alcune fasi della ricerca scientifica «BioMiti», con cui da questa primavera il Parco sta studiando la vita sulle Dolomiti di Brenta. Nel complesso, durante l'estate sono state proposte 343 attività in 90 giorni in collaborazione con le Apt d'ambito che hanno intercettato 3.361 partecipanti. L'Adige | 19 Ottobre 2018
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p. 45 Geoparchi, un grande successo STREMBO Lunedì sera la geologa Vajolet Masè ha messo in luce gli aspetti che hanno reso la Conferenza internazionale dei Geoparchi un grande successo. Grazie alla stretta collaborazione con l'Apt Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena, questo importante meeting ha portato a Madonna di Campiglio dall'8 al 14 settembre scorsi i rappresentanti di 140 Geoparchi, tecnici, geologi, studenti e start up, per un totale di circa un migliaio di partecipanti provenienti da 68 nazioni e da tutti i cinque continenti. I 411 contributi scientifici pervenuti hanno mostrato idee e progetti applicati a contesti geologici, sociali ed economici profondamente diversi rendendo quindi la Conferenza un incontro culturale di altissimo livello. I ringraziamenti e gli apprezzamenti che sono giunti al Parco rispetto all'ospitalità offerta, all'organizzazione e alla levatura dei contenuti affrontati sono nettamente positivi. Particolarmente gradito è stato il commento del Presidente della Global Geopark Network, Nickolas Zouros , che ha definito la Conferenza di Campiglio «the best ever», ovvero la migliore di sempre. Oltre all'importante invito alla sostenibilità che è partito da Campiglio, la conferenza ha saputo valorizzare il coinvolgimento del tessuto sociale che il Parco fortemente ricerca nel suo operato. Cominciando dall'offerta di servizi mantenuta da operatori ed esercenti in quei giorni di coda stagionale, si è arrivati ad altri esempi importanti come l'incarico affidato ad Anffas e Laboratorio Sociale per la realizzazione delle stelle alpine in legno e feltro da omaggiare ai delegati, oppure il sostegno volontario all'organizzazione da parte dei giovani studenti delle scuole superiori Guetti di Tione e LIA di Rovereto in qualità di Geopark Ambassadors. Alto Adige | 31 Ottobre 2018 p. 35 Oggi ultimo giorno di visite nei centri dei parchi naturali DOLOMITI Bilancio positivo per la stagione estiva nei 7 centri visite dei parchi naturali altoatesini, che hanno fatto registrare 91 mila visitatori. Fra le iniziative proposte, sono state seguite con interesse le attività di educazione ambientale rivolte ai bambini, quali "Junior ranger" e "Youth at the top", ma anche il corso per personale di malga. Da sottolineare, tra gli eventi celebrati negli ultimi mesi, i 40 anni del parco naturale Puez-Odle in agosto e i 30 anni di quello Vedrette di Ries - Aurina. "Gli obiettivi su cui puntano i Centri visite sono fornire relax nella natura, promuovere l'educazione ambientale e garantire la tutela della natura e ricerca scientifica", dice Enrico Brutti, direttore dell'Ufficio parchi naturali della Provincia, il quale ricorda la disponibilità di materiale di supporto didattico per le scuole. Oggi, è l'ultimo giorno di apertura nei 7 centri visite. Tre riapriranno in primavera e in estate, 4 saranno riaperti anche dal 17 dicembre al 30 marzo 2019: si tratta dei centri Tre Cime a Dobbiaco, Vedrette di Ries-Aurina a Campo Tures, Fanes-Senes-Braies a S. Vigilio di Marebbe e Puez-Odle a S. Maddalena di Funes. (e.d.)
RIFLESSIONI Corriere della Sera | 2 Ottobre 2018 p. 24 L’insostenibilità dei grandi numeri Bernabè: «L’impatto turistico sta diventando intollerabile: subito norme per governarlo E non si può più disgiungere la cultura dal tema ambientale» di Paolo Conti Franco Bernabè, banchiere, è il presidente della Commissione italiana per l’Unesco e anche della Quadriennale d’arte di Roma. In passato ha guidato la Biennale di Venezia e il Mart di Trento e Rovereto. La sua passione per il patrimonio culturale italiano si
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lega a una vasta esperienza internazionale. Un interlocutore adatto per capire cosa si pensi dell’Italia, e del suo retaggio storicoartistico, nel mondo. Come viene percepita l’offerta culturale italiana in campo internazionale? «Nonostante il pessimismo che si respira troppo spesso in Italia, viene percepita molto bene, come dimostra il volume e il tipo di turismo che raggiunge il nostro Paese soprattutto nelle città d’arte, che si trovano a un preoccupante livello di saturazione. Ma non sempre, da noi, c’è il giusto riconoscimento del valore del nostro patrimonio artistico culturale. Infatti non dobbiamo illuderci: non possiamo pensare che la nostra unicità possa restare eterna, nel panorama dell’offerta culturale planetaria, in continuo cambiamento». Ormai molti grandi Paesi puntano sia sulla cultura che sull’attenzione all’ambiente… «Infatti. In molti altri Paesi — penso alla Cina e a tante realtà dell’Asia — la politica ambientale e quella culturale vengono viste come motori di miglioramento e di forte crescita dell’economia nel panorama della globalizzazione. Una netta inversione di rotta rispetto alla seconda metà del ’900». La Cina è ormai il secondo Paese, dopo l’Italia, che ha il maggior numero di siti considerati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. È diventato il nostro competitor culturale? «È irrealistico vedere nella Cina un nostro avversario. Parliamo di un Paese immenso che sta investendo cifre enormi nell’incremento del suo patrimonio artistico, con l’apertura di innumerevoli musei di arte antica e contemporanea. Le dimensioni sono imparagonabili con le nostre. La Cina ha 4.000 anni di storia, mortificata negli ultimi due secoli prima dal colonialismo e poi dalla tragedia della guerra civile e del maoismo. Invece oggi fa parte preminente dell’orgoglio nazionale. Nel medio-lungo periodo la sua offerta culturale sarà sempre più ricca e vasta, con dimensioni impensabili per l’Italia. Ma noi abbiamo il nostro grande ruolo culturale, anche se le dimensioni geografiche sono ridotte, e dobbiamo difenderlo con vigore. Anche dalla saturazione». Il triangolo del turismo di massa Roma-Firenze-Venezia è sempre più soffocato… «Un fenomeno che si sta allargando anche ad alcune città minori. La pressione turistica di massa sta diventando intollerabile, soprattutto in alcuni luoghi iconici. Un esempio per tutti: il degrado davanti alla Fontana di Trevi a Roma è il simbolo dei problemi che dovremo affrontare se vorremo davvero fronteggiare la crescita del turismo internazionale. I grandi numeri rischiano di procurare più danni che benefici». Come si può risolvere una questione sempre più grave? «Diversificando e allargando ad altri luoghi, per ora assai poco valorizzati, l’offerta turistica. Ma soprattutto intervenendo subito, dal punto di vista normativo, nei luoghi più affollati che rischiano non solo lo snaturamento, ma danni irrimediabili. Vedo due nodi da affrontare: la liberalizzazione del commercio e quella dei bed and breakfast. La liberalizzazione del commercio, nelle grandi città d’arte, ha permesso la morte delle botteghe e attività artigiane che costituivano parte integrante dell’identità dei luoghi. Al loro posto sono nati venditori di chincaglierie, minimarket, fast food e street food. Non solo uno sfregio tremendo ma anche migliaia di persone che, ogni giorno, mangiano girando per le strade e per le vie. Un fenomeno di massa che altri Paesi non tollerano. Lo stesso problema riguarda l’invasione dei bed and breakfast nei centri storici che si stanno massicciamente sostituendo alle residenze di chi, in quelle città, è nato e lavora. Si dovrebbe intervenire legislativamente, e subito, con norme molto chiare e strette. La vera tutela si realizza tenendo conto di un contesto molto ampio. Mi sembra una questione straordinariamente urgente: sottovalutarla sarebbe, in prospettiva, un errore irreparabile». Lei cosa pensa delle prime domeniche del mese gratuite decise dall’ex ministro Dario Franceschini e delle nuove ipotesi messe a fuoco dall’attuale ministro Alberto Bonisoli, ovvero prime domeniche gratuite in inverno e poi un pacchetto a disposizione dei singoli direttori di musei? «Penso soprattutto che vada adottato qualsiasi strumento adatto a rendere facilmente accessibili i musei per diffondere quanto più possibile la cultura nei diversi strati della popolazione. La sensibilità all’arte, al bello fanno parte integrante del nostro tessuto anche produttivo. Prendiamo i dettagli: solo l’Italia è capace di proporre oggetti curati nel più piccolo particolare. É ciò che ci rende unici sui mercati planetari: e una simile sapienza passa attraverso l’arte. Infatti senza la nostra grande bellezza non ci sarebbe il gusto del lusso, e le industrie che gli sono legate. Nel nostro sistema-Paese, insomma, i musei e l’arte sono veramente il carburante che, se ben usato, può alimentare un’imbattibile creatività industriale». Valorizzazione e tutela del Patrimonio possono coesistere? «Il problema è mal formulato. Per me la vera valorizzazione non è tanto economica quanto, appunto, culturale. Il patrimonio si valorizza davvero facendolo conoscere quanto più possibile soprattutto ai più giovani: i direttori dei musei devono essere propositivi, soggetti attivi, quindi veri imprenditori culturali. E, dall’altra parte, gli stessi musei devono essere luoghi vivi e frequentati. Non solo scrigni destinati alla tutela, come qualcuno vorrebbe: ritenendo — e sbagliando — che la quantità di ingressi sia irrilevante, o che sia addirittura meglio se i visitatori sono pochi. Con i musei, lo sappiamo bene, non si fanno soldi: non succede in nessuna parte del mondo. La vera ricchezza culturale di un Paese si realizza con la crescita della sensibilità collettiva per il bello, per l’arte, per ciò che ci circonda da secoli e costituisce il pilastro della nostra identità». In questo contesto, la Quadriennale d’arte di Roma, col progetto fino al 2020, punta proprio a dialogare in campo internazionale… 26 Rassegna Stampa – Ottobre 2018
«La Quadriennale ha fortunatamente ritrovato il suo ruolo. Ciò che stiamo facendo, con il direttore artistico Sarah Cosulich e il curatore Stefano Collicelli Cagol, in vista dell’esposizione del 2020, è un’attività di analisi e valorizzazione delle forze che domineranno la scena artistica italiana nei prossimi 15-20 anni. Materiale culturale da promuovere all’estero: parlo sia degli artisti che dei curatori. I due programmi, Q-Rated, Q-International, in vista dell’esposizione Q-2020, puntano, con un sistema di bandi, a una formazione allargata, al dialogo tra gli artisti italiani e le grandi istituzioni culturali internazionali, alla realizzazione di workshop annuali. Un itinerario per una esposizione dell’arte italiana nel 2020 che non può non tenere conto della situazione della creatività nel resto del mondo». Corriere del Trentino | 2 Ottobre 2018 p. 14 L’intervista UGO MORELLI «Il nostro futuro green parte dall’economia» Esperti e imprese a confronto nel convegno al Muse «Una ricerca che pone al centro il tentativo di cambiare non solo atteggiamenti ma comportamenti concreti in merito alla crisi ecologica e al bisogno di ridisegnare il nostro rapporto con l’ambiente. Un tema che riguarda in maniera significativa l’immaginario delle persone, quindi il modo in cui costruiscono le proprie convinzioni e, di conseguenza, i propri comportamenti». Bisogna partire da qui, spiega Ugo Morelli – firma del Corriere del Trentino , responsabile master Unesco, professore di scienze cognitive applicate all’Università Federico II di Napoli – per comprendere quanto sia oggi fondamentale porsi in una prospettiva che intrecci ecologia e comunicazione. Un intento che il convegno E.co - ecologia e comunicazione, di cui Morelli è responsabile scientifico, dichiara con l’efficace commistione che apre il titolo. Organizzata da Trentino Marketing e Muse, venerdì e sabato (5 e 6 ottobre) al Museo delle scienze di Trento, l’iniziativa chiama a raccolta rappresentanti di aziende e istituzioni impegnate nella ricerca di innovazione e pratiche sostenibili con scienziati e studiosi, insieme ai rappresentati del sistema dell’informazione. L’attenzione sarà posta in particolare sul ruolo dei comunicatori nel promuovere comportamenti etici per uno sviluppo sostenibile e per il futuro della vivibilità sul nostro pianeta. Dopo i saluti istituzionali, i lavori entreranno nel vivo a partire dalle 20.30 di venerdì con un incontro aperto al pubblico, cui interverranno, tra gli altri, Ferruccio de Bortoli, editorialista del Corriere della Sera , e Giovanni Marin, professore all’Università di Urbino. Il giorno seguente, (ingresso riservato ai soli iscritti) dopo l’introduzione di Silvio Gualdi, direttore della divisione Climate simulation and prediction Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici – Cmcc, è dedicato alle testimonianze di esperienze imprenditoriali e istituzionali alla ricerca di pratiche sostenibili nei settori del turismo, moda, mobilità e risorse alimentari. Nel pomeriggio, le stesse tematiche saranno oggetto dei diversi laboratori di pratiche sostenibili. Professor Morelli, in che modo possiamo ridisegnare il nostro rapporto con l’ambiente? «Tutti gli studi nell’ambito delle scienze cognitive attestano che “dire è fare”. In base a come diciamo le cose, di fatto mettiamo in atto i piani e le strutture dei nostri comportamenti. Oltre alle azioni educative, agli aspetti normativi che con fatica si ridefiniscono, abbiamo rilevato una forte influenza dei modelli comunicativi». In che modo agiscono questi modelli? «Dobbiamo immaginare una sorta di forbice: da un lato si pone lo scandalismo, quello che sperimentiamo di fronte a un evento catastrofico che convoglia una concentrazione dei sistemi di comunicazione sull’eclatanza: in quel momento si genera una fiammata molto provvisoria di attenzione ai temi. In proposito, combinando le competenze di neuroscienze e scienze cognitive, abbiamo messo a punto il concetto di “compassion fade”, di dissolvenza delle emozioni: se di fronte allo tsunami inizialmente abbiamo provato angoscia, i tanti disastri giornalieri di cui giunge notizia ci accompagnano ormai mentre continuiamo a cenare». Dall’altra parte della forbice, invece, che cosa troviamo? «Una comunicazione tutto sommato piatta, abbastanza indifferente, come se perseguisse la negazione del problema. Sappiamo che il comportamento umano sta alterando quella che è la ciclicità periodica dell’andamento climatico: da un lato, il pianeta si è sempre scaldato e raffreddato, il nostro comportamento oggi sta però rallentando la fase di raffreddamento in modo serio. A ciò si aggiunge la crisi di disponibilità delle risorse, e qui non c’è negazionismo che tenga». Come puntare a un modello di sviluppo più appropriato? «Si tratta non solo di individuare il modello ma anche di promuoverlo, ed è attorno a ciò che coinvolgiamo il sistema della comunicazione con lo scopo di chiarire un punto cruciale: oggi chi si occupa di questi problemi si divide tra gli “economisti ambientali”, il cui approccio è di sostegno al modello di sviluppo attuale, che se diffuso su tutto il pianeta porterà benessere. È compito dell’economia individuare le soluzioni tecnologiche per riparare gli eventuali danni. Gli “economisti ecologici” ribattono però che con questo tipo di sviluppo non sarà possibile far vivere sulla Terra i nove miliardi di persone stimate entro il 2050». Si può immaginare una prospettiva in direzione di una reale sostenibilità? 27 Rassegna Stampa – Ottobre 2018
«Usare le risorse in modo da garantirne la riproducibilità: è questa la strada indicata dagli scienziati. In tale contesto abbiamo voluto vedere come è visto il Trentino da chi lo conosce o lo frequenta per turismo. Se la nostra provincia viene cioè letta secondo il modello classico: neve, sci da discesa impianti di risalita, consumo del suolo per le seconde case, accessibilità con gli elicotteri persino sui ghiacciai, oppure come il circuito benessere, salute, paesaggio, natura, qualità della vita». È stato rilevato un cambio di rotta rispetto al passato? «La sensibilità è cresciuta e assai cambiata, si percepisce che la domanda “è molto più avanti dell’offerta”. Per questo il Ceo di Trentino Marketing Maurizio Rossini ha sollecitato un percorso di ricerca che porti a un nuovo modo di valorizzare il Trentino: la questione è chi vogliamo essere e, di conseguenza, chi vogliamo si rivolga a noi». Alto Adige | 4 Ottobre 2018
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p. 33 L'integrazione si fa in alta quota di Ezio Danieli VAL GARDENA Un approccio alla montagna per conoscerla meglio, per stare assieme e scambiare riflessioni e considerazioni su un'esperienza che è stata per tutti valida. Si è concretizzata nei giorni scorsi un'iniziativa della Consulta per l'integrazione della Val Gardena, che ha coinvolto una cinquantina di immigrati accolti nei vari centri della Val Gardena che sono stati portati sul Col Raiser e quindi al Lago Santo, nella zona del Seceda. C'erano persone che in questi mesi dono arrivate da Pakistan, Iran, Siria, dal Senegal e da altri Paesi. Numerose le famiglie con bambini al seguito, che, per la prima volta, hanno scoperto la montagna con il suo fascino, la montagna magari solo osservata dal fondovalle in questi ultimi mesi, una montagna diversa comunque anche da quelle conosciute nelle patrie d'origine. Per la maggior parte dei migranti è stata la prima volta che sono saliti in quota con la funivia ed è stata anche la prima volta che hanno potuto ammirare la bellezza di un paesaggio alpino che non conoscevano, soprattutto che non avevano ancora avuto l'occasione di vedere e apprezzare da vicino. "Si sono tutti divertiti e hanno apprezzato l'iniziativa che altro non voleva essere che un ulteriore avvicinamento alla nostra cultura - ha detto l'assessore comunale di Ortisei Martina Comploi che ha accompagnato il gruppo assieme a Renate Senoner (referente per il sociale di Santa Cristina) e a Mechtild Dissertori-Sölva (consigliere comunale di Ortisei) - É stata insomma un'iniziativa che tutti hanno molto apprezzato. Nei pressi del Lago Santo abbiamo fatto merenda assieme, scambiando i pareri che sono stati tutti concordi: un'esperienza positiva che ha cementato il rapporto e accelerato il processo di integrazione che è più che mai valido in tutta la Gardena". All'escursione in montagna hanno partecipato anche alcuni ospiti di Casa Sole, la struttura di Ortisei che ospita da qualche tempo una trentina di immigrati che si sono perfettamente integrati. Molti di loro hanno trovato un'occupazione in valle, altri hanno imparato la lingua italiana e anche quella ladina: insomma da Casa Sole non arrivano certo problemi per la comunità di Ortisei, che in effetti non aveva accolto con entusiasmo la notizia dell'arrivo dei profughi, poi diventati invece, nel tempo e con la possibilità di conoscersi meglio, i benvenuti. Succede così anche a Santa Cristina e a Selva: come ha confermato l'approccio alla montagna dell'altro giorno, l'integrazione di migranti e richiedenti asilo ha fatto dei passi da gigante, tanto che dai residenti è emerso il desiderio di conoscere più da vicino gli immigrati, di scambiare con loro quattro chiacchiere davanti al panorama dolomitico, di conoscersi reciprocamente meglio per sapersi apprezzare di più e potersi confrontare più spesso con i rispettivi patrimoni di culture ed esperienze . Corriere del Trentino | 28 Ottobre 2018 p. 13 L’uomo creativo Esce l’ultimo saggio di Ugo Morelli che indaga la capacità di «non accontentarsi del presente» Enrico Franco Il professor Ugo Morelli è appena tornato da Atene dove è stato chiamato dall’Unesco per svolgere un’opera di mediazione che consenta alla Grecia di mantenere, per i suoi principali beni culturali, l’accreditamento di Patrimonio dell’Umanità rilasciato dall’organizzazione internazionale. La missione è anche frutto di due importanti iniziative formative che il docente universitario ha lanciato e diretto in Trentino, ossia prima il Master of Art and culture management e, poi, il Master World natural heritage management, sostenuto dalla Provincia autonoma e dalla stessa Unesco, per preparare manager in grado di gestire i patrimoni ambientali dell’Umanità (ma non solo questi, ovviamente). Ed è proprio da entrambe le esperienze che Morelli ha tratto molti stimoli e contenuti per ampliare la sua ricerca nel campo della psicologia e delle neuroscienze, in particolare sul tema che occupa il suo ultimo libro «Eppur si crea – Creatività, bellezza, vivibilità» appena edito da «Città Nuova» (261 pagine, 20 euro). Trattandosi di un saggio e non di un thriller, possiamo subito svelare chi sia il killer che uccide le nostri migliori potenzialità: è il conformismo, peraltro incentivato da un limite della mente umana, dimostrato ormai da vari studi scientifici. E cioè: di fronte alla scelta tra confermare un comportamento svantaggioso oppure cambiare per imboccare una via inedita ma vantaggiosa, nella stragrande maggioranza dei casi noi adottiamo la prima opzione. D’altronde, uno dei proverbi più noti non è «Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non quel che trova»? Fortunatamente, ogni tanto nasce un Cristoforo Colombo ad aprirci l’orizzonte. Perché tuttavia affidarci solo a pochi esploratori coraggiosi e non contribuire all’evoluzione?Il libro parte da un’ipotesi di fondo: il presente non ci può bastare per affrontare i tre grandi fenomeni che caratterizzato il tempo attuale (la crisi ambientale, la crisi di civiltà relativa all’arretramento sul fronte 29 Rassegna Stampa – Ottobre 2018
interculturale, le trasformazioni insite nell’era digitale). «Se ci affidiamo al presente – riflette Morelli, riprendendo argomenti spesso al centro degli editoriali che scrive sul Corriere del Trentino e sul Corriere dell’Alto Adige – andrà a finir male sia sul versante ecologico, sia nei rapporti con le altre culture. E continueremo a subire le tecnologie digitali, invece di usarle per aumentare i frutti della nostra mente». Eppure, come viene illustrato nel libro, noi siamo una specie creativa che non si accontenta della situazione. «È vero – conferma l’autore – Per rimanere nel mio campo, lo studio mente-cervello, ciò avviene per due ragioni. Abbiamo la competenza simbolica, poiché sappiamo concepire quello che non c’è e perfino quello che non ci sarà mai (dal minotauro alle sirene di Ulisse), e abbiamo un linguaggio verbale articolato. La combinazione dei due fattori è la base della creatività che può portare a un quadro di Van Gogh come, purtroppo, alla bomba atomica». Attenzione, però, nulla si inventa partendo da zero: «La creatività – ecco infatti la definizione fornita da Morelli – è la capacità peculiare della specie umana di comporre e ricomporre in modo almeno parzialmente originale ciò che già esiste. Il silicio c’è da 4 miliardi e mezzo di anni, ma solo nel secolo scorso, vedendo quanto nessuno aveva mai notato, è stato scoperto che poteva essere trasformato in una minuscola piastrina per realizzare i chip». Chiarito di cosa si parla, il libro affronta un doppio problema: perché una dote così straordinaria è stata utilizzata poco e male? Ne abbiamo fatto cattivo uso essenzialmente perché, come hanno appurato le indagini neuroscientifiche, la creatività è eccitata soprattutto dall’aggressività e non da una delle altre sei emozioni generate dal cervello di cui si è occupato Jaak Panksepp, come la giocosità o la voglia di fare. Poi la utilizziamo poco perché il sistema educa al conformismo anziché alla creatività: illuminante al proposito l’aneddoto del bambino che prese un brutto voto in matematica poiché disse che 3 per 2 fa 3 più 3. «Ma l’evoluzione – riflette Morelli – è frutto della discontinuità rispetto al precedente: la vita è differenza che genera differenza. Perfetto in latino vuol dire morto, la creatività si sviluppa investendo in ciò che va oltre ciò che hai». Un ultimo esempio spiega bene la questione. Secondo l’autore, uno dei mali da sconfiggere è la logica del «problem solving che pesca nel pantano»: i pannelli solari sembravano una soluzione ambientale ideale, ma ora sappiamo che ci metteremo un’eternità per smaltirli. «Paul Watzlawick, psicologo e filofoso austriaco, diventato negli Usa uno dei massimi esponenti della Scuola di Palo Alto – conclude Morelli – un giorno mi ha raccontato una storiella illuminante: lo sceicco chiede al servo se vuole andare da Medina alla Mecca con il cavallo o con il cammello (problem solving); il servo però risponde: io vorrei discutere se andare». In conclusione, se vogliamo essere creativi, non dobbiamo dare nulla per scontato, né aver paura di uscire dai noti sentieri. O, per dirla con Watzlawick: «La credenza che la realtà che ognuno vede sia l’unica realtà è la più pericolosa delle illusioni».
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