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RASSEGNA STAMPA APRILE 2019
PRINCIPALI ARGOMENTI DEL MESE DI APRILE: TRENTO FILM FESTIVAL ................................................................................................................................................................ 3 10 ANNI DOLOMITI UNESCO ....................................................................................................................................................... 19 BOLZANO FILM FESTIVAL BOZEN: PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO ...................................................................... 25 INTERVISTE ................................................................................................................................................................................... 27 DOLOMITI ACCESSIBILI ............................................................................................................................................................... 29 NOTIZIE DAI RIFUGI ..................................................................................................................................................................... 33 NOTIZIE DAI PARCHI .................................................................................................................................................................... 39 PATROCINI ..................................................................................................................................................................................... 41
TRENTO FILM FESTIVAL L'Adige | 10 Aprile 2019 p. 7 Natura Film, eventi, incontri I l manifesto della 67ª edizione del Film Festival presentato ieri a Milano richiama gli altopiani rocciosi dell'Atlante in Marocco, il paese ospite. Il messaggio, essenziale, racchiude il senso più autentico della kermesse: «Montagne e culture». «Al plurale - precisa Mauro Leveghi , presidente del Film Festival - perché le montagne devono rimanere rifugio permanente di diverse culture: un osservatorio privilegiato sul futuro della montagna e, quindi, dell'uomo». Un'edizione che non deluderà le attese: dal 27 aprile al 5 maggio la più antica rassegna internazionale di cinema dedicata alle terre alte, nata nel 1952 nel capoluogo trentino, proporrà 127 film, di cui 27 in concorso, e 144 appuntamenti, tra serate evento, incontri, mostri e convegni. Con un occhio di riguardo al rapporto dell'uomo con le fragilità del nostro pianeta. E fior fiore di ospiti. Sia provenienti dal mondo sportivo, con il «Re degli Ottomila» Reinhold Messner , il fortissimo alpinista Hervé Barmasse , gli esploratori Tamara Lunger e Hans Kammerlander ed il velista Giovanni Soldini , che da quello culturale e musicale, con il cantautore romano Luca Barbarossa , il filosofo Vito Mancuso , la cantante di origini marocchine Malika Ayane e il poeta Mohammed Al Achaari . I temi spazieranno dall'ecologia al cammino lento, dal patrimonio boschivo a rischio ai rispetto delle culture locali, con una particolare attenzione al grido di allarme e di speranza lanciato recentemente dai giovani di tutto il mondo - con in testa Greta Thunberg - per richiamare l'impegno dei governanti contro i cambiamenti climatici. «Un argomento - aggiunge Leveghi - di cui abbiamo parlato spesso nelle nostre rassegne, non sempre capendo però la gravità del fenomeno. Ce ne siamo accorti ad ottobre quando una terribile tempesta ha abbattuto ettari ed ettari di bosco: lì abbiamo capito che il futuro non è così lontano, ma è nel presente». L'apertura del festival sarà affidata allo spettacolo teatrale «Le otto montagne», tratto dal pluripremiato romanzo di Paolo Cognetti (venerdì, ore 21, Teatro Sociale). Sabato 27 (ore 21, Sala Filarmonica), il cantautore Luca Barbarossa dialogherà con il direttore dell'Adige Alberto Faustini sul suo rapporto con la montagna e con il silenzio. Domenica 28, sempre alle 21 alla Filarmonica, il filosofo Vito Mancuso si interroga sull'indissolubile rapporto tra bellezza e fragilità nelle Dolomiti minacciate dagli effetti climatici. Lunedì 29, all'auditorium Santa Chiara, spazio ad «Alpinismo e oltre», un appassionato confronto tra tre generazioni di alpinisti, con un focus sulle nuove forme di sport in montagna (slack line, base jumping, free ride) tanto amate dai giovani. A condurlo l'esploratrice Tamara Lunger e il conduttore Rai (Linea Bianca) Massimiliano Ossini , accompagnati dalle musiche dei Bastard Sons of Dioniso . Dall'alpinismo all'esplorazione: martedì 30 il palco del Santa Chiara ospiterà Hervè Barmasse e Giovanni Soldini , alpinista il primo, navigatore oceanico il secondo. Giovedì 2 maggio, andrà in scena l'incontro dedicato all'alpinismo polacco con «Indimenticabile Kukuczka». Venerdì 3 maggio uno degli ospiti più attesi: Reinhold Messner parlerà di ecologia, ricordando a 250 anni dalla nascita Alexander von Humboldt, il padre dell'ecologia. Come sottolinea Sergio Fant , responsabile del programma cinematografico: «L'anno scorso abbiamo superato i 20.500 biglietti staccati nei cinema del capoluogo. Numeri che pochi festival di settore come questo possono vantare, a testimonianza che non servono tappeti rossi o vip: il vero protagonista qui è il nostro pianeta». Rocce, sabbie, boschi, ghiaccio che si scioglie: gli elementi naturali saranno al centro dei 127 film selezionati, provenienti da 18 Paesi diversi. Tra questi l'anteprima internazionale di Amundsen , la spettacolare biografia kolossal norvegese; «Piano to Zanskar», una storia di musica in alta montagna - «Magari possiamo farlo vedere a Messner e Jovanotti», scherza Fant -, che racconta l'epopea di un accordatore londinese nel portare un pianoforte in una scuola sperduta del Tibet, «Return to Mount Kennedy», dedicato alla sconosciuta spedizione in onore del presidente J.F. Kennedy, e di «Aquarela», girato con cineprese attaccate agli iceberg in mezzo all'oceano. Spazio anche al racconto della dorsale appenninica, agli «Amici fragili», i nostri amati alberi, oltre al restauro di alcuni film d'epoca. In extremis, ha aggiunto la direttrice del festival Luana Bisesti , è stata inserita anche una proiezione dedicata a Daniele Nardi e Tom Ballard , scomparsi recentemente sul Nanga Parbat. E spazio anche alla cinematografia trentina: tra gli altri il film di Soheila Mohebi che con Una casa sulle nuvole racconta una drammatica vicenda di profughi a Trento.
L'Adige | 10 Aprile 2019 p. 7 Otto serate: Cognetti, Lunger, Messner, Mancuso O tto le serate evento al Festival tra ecologia, alpinismo, musica, filosofia e avventura. Paolo Cognetti darà il via con lo spettacolo Le otto montagne al Sociale venerdì 26 aprile: con l'adattamento drammaturgico di Francesca Sangalli e la regia di Marta Maria Marangoni, una storia di padri e figli e libertà. Sabato 27 aprile Luca Barbarossa sarà protagonista di Tra musica e parole . Dialogando con Alberto Faustini , direttore dell'Adige, il cantante romano raccontera il suo rapporto con la montagna proponendo alcuni dei suoi piu grandi successo in un set acustico. Domenica 28 aprile, con il filosofo Vito Mancuso , intervistato da Fausta Slanzi , si rifletterà su La fragilità della bellezza . La natura, teatro del sublime, sempre più minacciata dai cambiamenti climatici. Lunedì 29 aprile Alpinismo e oltre, tre generazioni a confronto , serata-spettacolo per scoprire modi diversi di vivere la montagna dall'arrampicata allo sky running, dallo scialpinismo alla slackline, freeride, parapendio, base jumping e Mtb con l'alpinista Tamara Lunger e il conduttore televisivo Massimiliano Ossini . I Bastard Sons of Dioniso suoneranno dal vivo la "colonna sonora". Martedì 30 aprile Hervè Barmasse e Giovanni Soldini , in una serata a cura di Luca Castaldini, giornalista: montagne e oceani: navigatore oceanico l'uno, alpinista l'altro. Giovedì 2 maggio, Indimenticabile Kukuczka , omaggio al grande alpinista polacco a 30 anni dalla tragedia del Lhotse. Con Hervé Barmasse e Luca Calvi dialogheranno Celina Kukuczka e Krzysztof Wielicki . Venerdì 3 maggio, serata con Messner dedicata ad Alexander von Humboldt nel 250° anniversario della nascita. Quel vulcano di Humboldt. Dalle Alpi al Chimborazo , l'incredibile attualità di uno scienziato-esploratore ingiustamente dimenticato, con Ariane Benedikter, Massimo Bernardi, Telmo Pievani, Veronica Lisino, Filippo Thiery, Julio Velasco . Domenica 5 maggio La strada del Pamir. In bicicletta sui grandi altipiani dell'Asia Centrale : il racconto del viaggio del trentino Alessandro De Bertolini dal Tagikistan al Kirghizistan lungo la Pamir Highway insieme a Roberto Della Maria, Fabrizio Sartori ed Enzo Macor . Sedici le mostre in città a partire da Donato Savin. Stele : valdostano, Savin interpreta le rocce delle sue montagne con le sue stele. Amazigh: Berberi del Marocco , opera di Luciano D'Angelo, a cura di Sandra Fiore per Fondazione Aria, è un viaggio ideale tra i monti dell'Atlante, sulla ricchezza culturale e lo stile di vita di un popolo che abita il Nord Africa da millenni. L'uomo di nuvole e lana. L'ultimo dei pastori d'altura , con fotografie e testi di Gianluigi Rocca narra la vita dell'ultimo testimone dei pastori d'altura mentre La Voce delle Dolomiti , dal 19 aprile, è una mostra di 60 fotografie di grande formato di Alessandro Gruzza. Fra le altre esposizioni, «Don Piero Solero 1991-1973 Cappellano del Gran Paradiso», «Rifugio Plus. Vivere la Media Montagna ? Case per un Alpinista in Alta Valle dei Mocheni», «L'arte della pietra a secco in Trentino» e ancora «Mario Micossi. Le montagne incantate», «Vietnam: diamo acqua al futuro» e la mostra «Ventagli delle montagne La collezione di ventagli promozionali del Museomontagna». Ancora, «SenSAT: le nuove generazioni in un Trentino che evolve», «Sradicati», «Grokch, esorcisti himalayani», «Leggeri come le pietre. Pesanti come le parole», «Volontari persone da vivere» e «L'ultimo anno 19171918», sui 100 Anni di Strada delle 52 Gallerie. E Reinhold Messner sta realizzando un documentario sulla prima salita del Cerro Torre del 1959. «Ora sappiamo che cosa è veramente successo sul Cerro Torre - spiega - non solo che Maestri non è salito. Il rispetto per Cesare rimane. Ma io non uso fatti morali e non richiamo ai valori dell'etica. Io uso la realtà. Il film inizia con una citazione: "La montagna non vuole qualcosa, la montagna c'è, la montagna non dice bugie". Cesare Maestri non è salito sul fungo di ghiaccio che sovrasta la cima del Cerro Torre. Nel 1970 alla sua conferenza di Padova io c'ero e ho chiesto se fosse salito. Lui mi ha risposto: "La montagna per me finisce dove finisce la roccia". E mi sono detto, "bravo ha ragione, non dice bugie". Ma con la seconda salita con il compressore, ha dimostrato di non esser salito la prima volta nel 1959 perché se vuoi dimostrare di esser già salito in precedenza scegli la stessa strada e lo stesso metodo oppure uno simile e non un altro metodo», afferma Messner. Trentino | 10 Aprile 2019 p. 12 Un solo pianeta per 127 film maddalena di tolla deflorian milano Si parte con il programma ufficiale il 27 aprile, con un apri-festival con lo scrittore Paolo Cognetti il 26 aprile (con lo spettacolo "Le otto montagne", alle 21, al Teatro Sociale). Un nuovo slogan indirizza verso rinnovate attenzioni ecologiche globali, innestate
su sguardi artistici: "127 film, un solo pianeta".L'edizione numero 67 del Trento Film Festival è stata ufficialmente presentata ieri a Milano, come di consueto nella sede lombarda del Cai. Alla conferenza di lancio milanese hanno fatto gli onori di casa fisica e organizzativa, accanto a vari ospiti, il presidente generale del CAI, Vincenzo Torti, il presidente e la direttrice della rassegna, Mauro Leveghi e Luana Bisesti, e il responsabile del programma cinematografico del festival, Sergio Fant.Il festival quest'anno porterà il pubblico fino al 5 maggio attraverso un'offerta come al solito assai ricca, con una nota di particolare attenzione ai temi ambientali nell'anno dello shock per tempesta Vaia e del rialzarsi della voce dei giovani, che manifestano per ambiente e cambiamento del clima. Andranno in sala 127 film e fra loro 27 sono in concorso. Aprirà la programmazione cinematografica il 27 aprile, alle 21, l'anteprima internazionale di "Amundsen", la spettacolare biografia kolossal di produzione norvegese, diretta dal regista candidato all'Oscar nel 2012, Espen Sandberg. Sono proposti 144 appuntamenti ovvero le famose serate alpinistiche o come evento sempre sold out, presentazioni di libri al tendone di MontagnaLibri in Piazza Fiera, convegni su vari temi, incontri con autori, personaggi famosi, ben 15 mostre, i laboratori al Parco dei Mestieri allestito dal Wwf, ad esempio. MontagnaLibri presenta opere e volumi (oltre 500) provenienti da 25 differenti nazioni: tra reportage, storie di alpinismo, libri illustrati e per l'infanzia, un'offerta adatta a ogni tipo di pubblico. Diverse le anteprime assolute, come le opere autobiografiche di Hans Kammerlander e Krzysztof Wielicki.Il paese ospite della sezione Destinazione per ... sarà il Marocco, primo fascinoso paese africano di cui si parlerà al festival. Oltre al consueto programma di film e documentari ambientati tra le montagne e i deserti del paese, intervengono al festival la cantante Malika Ayane e Mohammed Al Achaari, poeta, giornalista, uomo politico marocchino, Ministro della Cultura dal 2002 al 2007.Si parlerà anche di alberi, foreste, non potendo ignorare gli eventi catastrofici di fine ottobre che hanno colpito le Dolomiti con la tempesta Vaia. Per parlarne sarà proposto un programma cinematografico speciale, con cinque documentari e un cortometraggio. Il programma è offerto in collaborazione con la Fondazione Dolomiti UNESCO, con il contributo dei Fondi Comuni di Confine. Il titolo sarà "Amici fragili".Lunedì 29 aprile si mette al centro l'alpinismo, con un confronto intergenerazionale: "Alpinismo e oltre, tre generazioni a confronto", una serata-spettacolo per scoprire modi diversi di vivere la montagna attraverso il racconto dei suoi protagonisti. Conducono la fortissima alpinista sudtirolese Tamara Lunger e il conduttore televisivo Massimiliano Ossini.Per le altre serate- evento, veri e propri incontri acchiappa-pubblico, interverranno l'ormai "solito" Reinhold Messner(venerdì 3 maggio, ore 21) e poi (martedì 30 aprile) il fortissimo alpinista nonché guida alpina valdostano Hervé Barmasse, sul palco insieme al famosissimo velista Giovanni Soldini per l'evento "Amicizia estrema. Montagne e oceani. Diversità e fratellanza". Messner dedica la sua serata del 3 maggio alla figura del grande scienziato ed esploratore Alexander von Humboldt, padre dell'ecologia, di cui quest'anno ricorrono i 250 anni dalla nascita. Su temi molto diversi, quale una riflessione sulla montagna come luogo del silenzio interverrà il cantante Luca Barbarossa (sabato 27 aprile, ore 21), per riflettere sulla fragilità della bellezza ci sarà invece il famoso teologo Vito Mancuso (domenica 28 aprile, ore 21). Tornando al grandissimo alpinismo e alla dovuta memoria, giovedì 2 maggio andrà sul palco una serata dedicata all' "Indimenticabile Kukuczka". Con Hervé Barmasse e Luca Calvi dialogheranno Celina Kukuczka e Krzysztof Wielicki.Torna (domenica 5 maggio, in serata) un protagonista di inaspettato grandissimo successo, Alessandro De Bertolini, con la sua bicicletta su: "La strada del Pamir. In bicicletta sui grandi altipiani dell'Asia Centrale", dal Tagikistan al Kirghizistan lungo la Pamir Highway, una delle strade più alte del mondo.Il CAI - Club Alpino Italiano (socio fondatore del Trento Film Festival) presenterà il progetto del Sentiero Italia: 6880 km per incontrare, con un solo Cammino, le molte culture e bellezze del nostro Paese, attraverso 6 siti naturali Unesco, 20 regioni e 360 comuni italiani. Corriere del Trentino | 10 Aprile 2019 p. 14 Trento Film Festival La montagna fragile Torna uno degli appuntamenti più attesi. Il 27 aprile i riflettori si accendono sulla 67esima edizione del Trento Film Festival, la più antica rassegna internazionale di cinema e culture di montagna. I numeri di quest’anno: 127 film in programma, di cui 27 in concorso, e 144 appuntamenti collaterali tra serate evento con grandi protagonisti dello sport e della cultura, presentazioni di libri, mostre e convegni. Una programmazione fittissima e ricca che fino al 5 maggio invade la città di Trento per raccontare un nuovo e sempre più necessario modo di vivere la montagna tra cambiamenti climatici, ecologia, cammino lento e alpinismo. A settembre sarà invece Bolzano a ospitare l’edizione autunnale del festival, che nel salotto di Piazza Walther riproporrà la rassegna dell’editoria MontagnaLibri oltre ad una serie di mostre fotografiche, serate alpinistiche, incontri letterari, reading e proiezioni. Tra i nomi di maggiore richiamo della programmazione trentina spicca la presenza del «re degli Ottomila» Reinhold Messner che introdurrà la serata evento dedicata ad Alexander von Humboldt , scienziato ed esploratore padre dell’ecologia, di cui quest’anno ricorrono i 250 anni dalla nascita. Al centro di serate evento saranno anche l’alpinista Hervé Barmasse e il velista Giovanni Soldin i, grandi sportivi che condurranno il pubblico alla scoperta di due mondi, il mare e la montagna, che hanno molto
in comune. Spazio alla riflessione sulla montagna come luogo del contatto con la parte più profonda dell’essere umano grazie agli incontri con il cantante Luca Barbarossa e con il filosofo Vito Mancuso . «La relazione con il mondo fragile della montagna deve essere ripensata anche in termini di limiti che l’umanità deve porsi - dice il presidente Mauro Leveghi - affinché gli straordinari ecosistemi delle “terre alte” di tutto il mondo possano continuare ad esistere così come li conosciamo». Il Festival dedica al disastro che ha colpito le montagne dolomitiche un programma cinematografico speciale, in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco dal titolo «Amici fragili» e dedicato ai milioni di alberi abbattuti dal maltempo. Numerosi e di grande richiamo gli appuntamenti dedicati al Marocco, paese ospite di questa 67esima edizione. Caratterizzato dalla presenza di spettacolari catene montuose, il Marocco è paese custode di un patrimonio culturale ricchissimo. Ospite la cantante Malika Ayane e Mohammed Al Achaari , poeta, giornalista e ministro della Cultura dal 2002 al 2007. Inaugurazione con l’anteprima internazionale di «Amundsen» www.trentofestival.it Corriere della Sera | 13 Aprile 2019 p. 39 La kermesse delle pellicole È alle porte la 67a edizione del Trento Film Festival (27 aprile – 5 maggio), la più antica rassegna di cinema e culture di montagna. Ricco il programma: serate evento con il «re degli Ottomila» Reinhold Messner, l’alpinista Hervé Barmasse e il velista Giovanni Soldini, ma anche riflessioni sulla montagna come luogo del silenzio insieme al cantante Luca Barbarossa, o sulla fragilità della bellezza con il filosofo Vito Mancuso. Ad aprire la programmazione cinematografica, l’ante- prima internazionale di «Amundsen», la biografia kolossal di produzione norvegese, diretta dal regista candidato all’Oscar nel 2012, Espen Sandberg.
L'Adige | 17 Aprile 2019 p. 38 Come Vaia ha cambiato il Trentino TESERO Il video inizia con un dato che impressiona: in un giorno sono stati abbattuti tanti alberi quanti se ne abbattono in tutta Italia in un anno di attività selvicolturale, per una quantità stimata di circa otto milioni di metri cubi di legno, con paesaggi modificati nel giro di poche ore e strade da ricostruire. Solo in Trentino (Val di Fiemme, Val di Fassa, Primiero, Pinetano, Altipiani, Tesino) ne sono caduti 3,5 milioni di metri cubi. E' il video che sta avendo grande successo dal titolo «Vaia, The change is here ? il cambiamento è qui» girato dagli studenti della Terza Legno del Cfp Enaip di Tesero all'interno del concorso promosso dal Muse «Video climate». Il video, che parla del grande legame tra gli studenti e i boschi del loro territorio, è diventato immediatamente virale, con decine di migliaia di visualizzazioni e condivisioni sui social network. Il video è stato girato dai 15 studenti della Terza Legno grazie all'aiuto dei due giovani filmakers trentini Federico Modica e Damiano Clauser e alla Camera di Commercio I.A.A. di Trento, che ha sostenuto le spese per la sua realizzazione, promuovendolo anche tramite i suoi canali web e social (www.legnotrentino.it). Nato per incentivare e porre l'attenzione sull'importanza della gestione dei boschi trentini, a maggior ragione dopo gli avvenimenti meteorologici dello scorso 29 ottobre ? ci hanno spiegato le docenti responsabili Giada Mearns e Katia Micheletti -. La nostra scuola e i nostri studenti hanno voluto veicolare questo messaggio: il legno è un materiale perfetto per sostituire in determinate situazioni la plastica, l'acciaio e il ferro. Il bosco e gli alberi, se gestiti sostenibilmente, sono quindi un'inesauribile fonte di energia per l'uomo e una fonte economica e di vita per il Trentino. Spesso questo bene è sottovalutato, la sua presenza è data per scontata, e lo scopo di questo video è quello di incentivare l'uso del legno certificato e di quello proveniente da lotti di schianti». La qualità del video e l'importante messaggio lanciato dagli studenti del Cfp di Tesero non è passato inosservato. Postato su Facebook a fine marzo, oltre alle visualizzazioni, il video ha conquistato unanimi plausi. La miniclip è stata così richiesta non solo dall'Università di Padova, ma anche dalla Pefc (ente di certificazione forestale) e da Dolomiti Unesco, che, per voce della sua presidentessa Morandini, lo ha richiesto per aprire la serata d'inaugurazione del Trento Film Festival del 28 aprile alla Filarmonica di Trento. «Per noi questo riconoscimento e questi attestati di stima sono importantissimi ? concludono le insegnanti - Il più grande grazie
lo vogliamo dire ai nostri studenti, che hanno dato massima disponibilità non solo in fase di progettazione del video ma anche durante la registrazione. Nonostante provenienze diverse (alcuni studenti del Centro fiemmese provengono dalla Val di Non e da Livigno), tutti hanno fatto loro questo messaggio e hanno voluto essere presenti durante la registrazione che si è svolta nei boschi delle Valli di Fiemme e Fassa e sull'altopiano di Pinè. L'importanza della gestione sostenibile del bosco è il cuore di questa clip: un messaggio importante che tutti i giorni proviamo a trasmettere a scuola. Ricordiamo infine che, grazie al sostegno della Camera di Commercio di Trento (Legno trentino), anche nei prossimi anni il Cfp di Tesero realizzerà dei cortometraggi per veicolare messaggi legati alla tutela dei boschi e della loro biodiversità». Per i ragazzi di Tesero, dunque, sarà un aprile denso di appuntamenti, con il 19 aprile che costituisce la scadenza del concorso del Muse e con la serata del 28 aprile che costituirà l'apertura del Trento Film Festival.
Trentino | 20 Aprile 2019
p. 7 La performance di Marco Nones scioglierà 100 cervelli di ghiaccio Immaginatevi cento ghiaccioli con la forma di un cervello che lentamente, per ore, si scioglieranno in piazza Duomo a Trento il 27 aprile dalle 11,30 di mattina. È la performance artistica annunciata di Marco Nones per il clima. Si intitola «Indifference», per denunciare «L'indifferenza nemica dell'ecosistema». Una performance fatta con Trento Film Festival e Fondazione Dolomiti Unesco. L'evento è realizzato con Muse, Ski Center Latemar, parco Respirart e Botega dal Pan Betta di Cavalese.
Corriere delle Alpi | 23 Aprile 2019
p. 30 Omaggio ai boschi al Trento Film Festival Una sezione sul rapporto tra uomo e alberi Walter Musizza Per il manifesto della 67ª edizione del Trento Film Festival, che si svolgerà dal 27 aprile al 5 maggio, lo spagnolo Javier Jaén ha ideato il viso di un uomo che assomiglia a una montagna e sopra il suo naso un altro uomo che guarda verso il cielo. Come hanno spiegato il presidente Mauro Leveghi e la direttrice Luana Bisesti, il significato è duplice: da una parte il rapporto tra uomo e natura ha precisi limiti che noi non dobbiamo superare rispettando la montagna, dall'altra questa resta il luogo in cui coltiviamo i nostri sogni e viviamo importanti prove fisiche e spirituali. Dati questi presupposti il festival non poteva certo ignorare il disastro di fine ottobre che ha colpito le nostre montagne, con milioni di alberi abbattuti. Ecco allora proposta una sezione speciale, con opere in grado di darci esempi paradigmatici dei cambiamenti climatici in atto e di tante calamità sempre più ricorrenti in tutto il mondo. La sezione è intitolata "Amici fragili" ed è organizzata in collaborazione con Fondazione Dolomiti Unesco: cinque film per una sorta di ricognizione sulla migliore produzione cinematografica recente, con al centro gli alberi e il rapporto che noi abbiamo coi boschi. Il primo film proposto sarà "Le Temps des forêts" (Francia, 2018) di François-Xavier Drouet, dedicato alle foreste francesi che stanno cambiando, strette tra meccanizzazione, monocoltura, fertilizzanti e pesticidi. Lo sfruttamento del legname sarà al centro di "Bamboo Stories" (Germania/Bangladesh, 2019), del pluripremiato regista Shaheen Dill-Riaz: il regista ci
porterà nel mondo aspro degli uomini che lavorano da generazioni nei boschi e sui fiumi per consegnare in tempo il bambù ai grossisti della capitale Dhaka. Il terzo film sarà "Wildland" (Stati Uniti, 2018) di Alex Jablonski e Kahlil Hudson, incentrato sulla minaccia forse più grande e comune che incombe sui boschi di tutto il mondo: gli incendi. Un dramma vissuto attraverso l'impegno di una squadra di vigili del fuoco. "Walden" (Svizzera, 2018) del regista, artista e coreografo Daniel Zimmermann proporrà in 13 impressionanti piani sequenza circolari il provocatorio trasporto di una partita di legname dalle Alpi austriache alla Foresta Amazzonica brasiliana. Infine "Acid Forest" (Lituania, 2018) di Rugile Barzdziukaite ci mostrerà alberi ancora in piedi, ma comunque morti per l'aggressione chimica degli escrementi della colonia di cormorani che ha eletto un bosco della costa baltica a propria ideale residenza, facendone paradossalmente un'attrazione turistica tra le più visitate del paese. Ci sarà pure un cortometraggio, "Forest on Location" (Olanda/Germania/Polonia, 2018) degli artisti olandesi Persijn Broersen e Margit Lukács, ricostruzione digitale astratta della foresta vergine di Bialowieza, in Polonia. -L'Adige | 24 Aprile 2019 p. 8 È un Festival a difesa del clima TRENTO C'è un filo conduttore che unisce la maggior parte dei 140 film in concorso quest'anno al Filmfestival della Montagna, ovvero gli elementi, che hanno a che fare con la salvezza del nostro pianeta». Sergio Fant , responsabile cinematografico della rassegna, nella conferenza stampa di ieri, convocata per fare il punto sulle ultime novità dell'edizione numero 67 al via sabato 27 aprile (fino al 5 maggio), li ha voluti citare, questi elementi protagonisti dei film giunti a Trento: la pietra, l'acqua, il cielo, gli alberi, il cielo, l'aria, la sabbia, il ghiaccio. «C'è quasi un'ossessione ? ha aggiunto Fant ? da parte di autori e registi, a far riflettere ed emozionare su questi elementi dati spesso per scontati. Le montagne ne escono come una sorta di punta dell'iceberg che è il nostro pianeta. La parte che emerge, in cui si possono cogliere prima i cambiamenti». Gli abbonamenti venduti in prevendita sono già stati 230 (50 in più del 2018 e 100 in più del 2017). Le sette proiezioni che nei mesi scorsi hanno portato ad avvicinarsi al Filmfestival hanno fatto registrare il tutto esaurito. L'edizione dell'anno scorso era andata in archivio con quasi 20.500 biglietti cinematografici venduti. Tra le novità di quest'anno, le proiezioni mattutine, alle 11: «Saranno soprattutto film per le famiglie, di animazione, documentari naturalistici, repliche della rassegna Destinazione Marocco , che è il paese ospite. Sperimentiamo un orario gradito a chi non ama fare tardi la sera. Al pomeriggio, invece, alle 17.00, daremo un altro passaggio ai film di fiction, che sono il 10% delle proiezioni». Tra questi, due opere si segnalano per la presenza di attori noti: ne Il mangiatore di pietre c'è Luigi Lo Cascio ; in Fortuna recita Bruno Ganz , da poco scomparso. L'attualità alpinistica, con i suoi implacabili drammi, entra di prepotenza nel Filmfestival con due film con protagonisti gli alpinisti austriaci David Lama e Hansjörg Auer morti sotto una valanga sulle Montagne Rocciose canadesi. Auer è tra gli intervistati del film italiano Non abbiate paura di sognare , mentre Lama sarà visto rendere omaggio al suo maestro alpinistico che oggi gli sopravvive. Venerdì 3 maggio al Vittoria, alle 14.30 , proiezione di due ritratti di Tom Ballard (fidanzato con la fassana Stefania Pederiva) e Daniele Nardi , morti a inizio marzo sul Nanga Parbat. Genziana alla carriera per il ragno delle Dolomiti, Cesare Maestri (la cerimonia lunedì 29 alle 12 a Palazzo Roccabruna ). Sabato mattina una performance dell'artista Marco Nones in Piazza Duomo, sui cambiamenti climatici: ci saranno supporti lignei ricavati dagli alberi schiantati in Val di Fiemme dal maltempo di ottobre che reggeranno dei «cervelli» che si scongeleranno. Al di là delle proiezioni, «montagne e culture», il pay-off di quest'anno, diventa un claim da coniugare con l'innovazione tecnologica e scientifica, con la montagna di casa, il Bondone, con le tecnologie per l'arte cinematografica. Luana Bisesti , direttrice del Filmfestival, ha annunciato il nuovo spazio di Piazza Lodron, dove Università, Fbk, Fem, Muse presenteranno al pubblico progetti e sperimentazioni scientifiche legate ai rifugi, al muoversi in montagna, all'ecologia, mentre il Bondone ospiterà trekking a piedi nudi, letterari, la sera del primo maggio persino un trekking musicale immersivo notturno, sotto le stelle e al chiaro di luna. In collaborazione con la Trentino Film Commission sono stati organizzati seminari di aggiornamento per produttori e cineasti. Tra piccole grandi novità, quindi, Trento si immerge in quello che ? parole del sindaco Alessandro Andreatta ? «è il primo appuntamento che ha reso la città internazionale e che porta emozioni e riflessioni» e che allo stesso tempo rappresenta il suo «dna» montanaro.
Trentino | 24 Aprile 2019 p. 10 Trento Film Festival, venerdì l'anteprima e poi ciak sulle vette Ci saranno anche 10 premi speciali MADDALENA DI TOLLADEFLORIAN trento Rullo di trailer per l'edizione numero 67 del Trento Film Festival, che inizia sabato 27 aprile. Il prefestival col personaggio vedrà venerdì 26 aprile lo scrittore Paolo Cognetti, già membro della giuria, oggi giurato del Premio ITAS del Libro di Montagna, sul palco del Teatro Sociale di Trento (alle 21, ingresso gratuito). É tratto dal suo best seller lo spettacolo "Le otto montagne", con adattamento drammaturgico di F.Sangalli e regia di Marta Maria Marangoni.Ieri mattina, nella conferenza di prefestival a Palazzo Geremia, in Sala Falconetto, il presidente Mauro Leveghi ha definito la kermesse "Una cordata vincente" ed ha lodato il lavoro di squadra che lo rende possibile.Trecento fra partner, collaboratori, volontari, oltre 144 appuntamenti tra serate-evento, mostre e incontri con gli autori. Come ogni anno sarà il festival dei numeri, dati per scontati oramai a Trento ma che altrove -ricordano i curatori - sorprendono ancora. Alla conferenza di lancio erano presenti, tra gli altri, in rappresentanza dei Soci del festival, il sindaco del Comune di Trento, Alessandro Andreatta, la direttrice del Club Alpino Italiano, Andreina Maggiore, il presidente della Camera di Commercio di Trento, Giovanni Bort e il segretario generale della Camera di Commercio di Bolzano, Alfred Aberer.Il cinema.127 film in programma di cui 27 in concorso (15 lungometraggi, 12 cortometraggi) provenienti da 18 paesi diversi «Dai documentari ai lungometraggi, dai classici restaurati alle sperimentazioni contemporanee, dal cinema internazionale a quello locale - ha detto Sergio Fant, responsabile artistico per la parte cinematografica - la selezione 2019 ci racconterà le montagne come sensibili punte di iceberg del pianeta Terra, nell'anno in cui si è svegliata la coscienza delle giovani generazioni per il riscaldamento globale e i rischi ambientali». La novità è la sezione speciale di film "Amici fragili" dedicata ad alberi e boschi, ispirato alla catastrofica tempesta sulle Dolomiti di fine ottobre 2018, che sarà proposta in collaborazione con la Fondazione Dolomiti UNESCO e con il contributo dei Fondi Comuni di Confine.In città con il Rifugio della scienza e sul monte Bondone.La direttrice del festival, Luana Bisesti, ha dedicato particolare attenzione ai numerosi appuntamenti che coinvolgeranno la città di Trento e il monte Bondone, per non dimenticare che il contesto è sostanza. "A passeggio nella Trento del cinema" è l'iniziativa che porterà i visitatori a camminare in città, alla scoperta delle location di 70 una delle novità di questa edizione è il "Rifugio moderno della scienza", che si allestirà in Piazza Lodron, realizzato in collaborazione con la FBK Muse, Dipartimento di Ingegneria di UniTrento, Fondazione E. Mach. "Vi si potrà scoprire tutti i giorni alle 10.30 in modo piacevole, come la tecnologia cambi la nostra vita, in montagna e non solo." Anche quest'anno, insieme a Rete di Riserve Monte Bondone, Muse, Apt Trento, Monte Bondone, Fondazione Museo Storico del Trentino, si propongono vari appuntamenti sul Monte Bondone, all'insegna della natura.TFF family.L'attenzione per le famiglie si conferma. Ci sarà l'oramai atteso Parco dei mestieri, con tanti laboratori e attività stimolanti per i piccoli, realizzato in collaborazione con diversi partner, tra cui gli storici Vita Trentina, Museo degli Usi e costumi della gente trentina, Muse.Premio ITAS e Gala finale.Cambia la formula, migliora lo spettacolo, all'insegna della collaborazione fra ITAS Mutua, sponsor principale, e il Festival. Per il primo anno si assisterà alla premiazione congiunta del Trento Film Festival e del Premio ITAS del Libro di Montagna, durante la serata conclusiva (sabato 4 maggio, alle 19). Si rinnova la formula: a partire dal luogo, che sarà il Muse, dove avrà luogo un'unica cerimonia con la consegna dei Premi ufficiali della 67. edizione del Trento Film Festival e del 45esimo Premio Itas del libro di montagna. Presenterà Claudio Ruatti, con la regia dello spettacolo affidata a Miscele D'Aria Factory e con lo spettacolo degli acrobati Giorgio Coppola e Simona Forlani. L'evento è su invito: solo per il momento della premiazione saranno disponibili posti fino ad esaurimento.Trentino Film Commission.Durante i giorni di Festival, si concretizzerà una nuova collaborazione tra i due soggetti: si tratta di Forward, un workshop di training e mentoring professionale per produttori cinematografici che avrà luogo a Trento dal 30 aprile al 3 maggio. Prosegue la sezione Orizzonti vicini, con 10 lavori, tra lunghi e cortometraggi: tutti i film saranno proiettati due volte presso il Multisala Modena. Citiamo in particolare il lavoro "Come se nulla fosse" (di Clara Delva, Italia / 2018 / 45') ambientato a Bolzano. Parla degli ultimi abitanti di un edificio in stato di abbandono, che sarà sostituito da un nuovo centro commerciale, e un hotel per eliminare il degrado di una zona abitata solo da rifugiati e senzatetto.Lupi.Se ne parla con un film locale e con l'esperta da fuori regione. "Wenn er kommt, dann schießen wir!"(di J.Salcher, L.Shkupa, Italia, Germania / 2019) pone l'obiettivo su un tema di grande attualità: il ritorno naturale del lupo in Alto Adige, e le violente, spesso irrazionali, reazioni politiche e sociali. Sempre sui lupi, il primo maggio, Mia Canestrini, lupologa con dieci anni di esperienza in Appennino , parlerà del suo libro "La ragazza dei lupi", che racconta la sua esperienza.Le mostre.Sono sedici le mostre allestite per il Festival, su svariati temi che vanno dall'ambiente alla cultura dei popoli. Ne citiamo due, come esempio della ricchezza offerta. "Amazigh-Berberi del Marocco", (allo Spazio Archeologico SASS), è un viaggio fotografico ideale (scatti di Luciano D'Angelo,) tra i monti dell'Atlante, in Marocco, per scoprire la ricchezza culturale del popolo berbero. A Palazzo Trentini c'è "L'uomo di nuvole e lana. L'ultimo dei pastori d'altura", conle belle fotografie di Gianluigi Rocca. Documenta la vita dell' ultimo testimone dei "Pastori d' altura.Alpinismo.Ne gusteremo tanto: il programma
eventi e cinema ne è ricco. Si parte lunedì 29 aprile, con l'evento zeppo di mountain-star "Alpinismo e oltre. Generazioni a confronto" (Auditorium Santa Chiara, ore 21). Sul palco modera la sudtirolese Tamara Lunger, con il presentatore M. Ossini. Alcuni film ricorderanno le recenti vittime di due clamorosi incidenti recenti: Daniele Nardi e Tom Ballard (morti sul Nanga Parbat in marzo), e il giovanissimo David Lama morto pochi giorni fa insieme a Hansjörg Auer e Jess Roskelley (deceduti sul Howse Peak, in Canada). Trentino | 24 Aprile 2019 p. 10 Ci saranno anche 10 Premi Speciali Non corrono all’assegnazione di dieci riconoscimenti speciali offerti da associazioni o enti partner del festival, attribuiti da giurie indipendenti. Quest’anno i premi speciali non saranno consegnati in un unico momento, alla conclusione del festival, ma in occasione delle proiezioni del film premiato, diretta- mente in sala. Il regista premiato incontrerà la stampa il giorno stesso, alle 12 nell’ambito. Trai premi anche il Premio “Ma- rio Bello”, il “Premio Rai”, il “Premio Usi e Costumi della gente trentina”, il “Premio Solidarietà” Cassa Rurale. Trentino | 24 Aprile 2019 p. 39 Il video su Vaia fa il boom in rete TESERO Grande successo per il video "Vaia, The change is here - il cambiamento è qui" girato dagli studenti della Terza Legno del Cfp Enaip di Tesero all'interno del concorso promosso dal Muse "Video climate". Il video, che parla del grande legame tra gli studenti e i boschi del loro territorio, è diventato immediatamente virale, con decine di migliaia di visualizzazioni e condivisioni sui social network. Il video è stato girato dai 15 studenti della Terza Legno grazie all'aiuto dei due giovani filmakers trentini Federico Modica e Damiano Clauser e alla Camera di Commercio Iaa di Trento, che ha sostenuto le spese per la sua realizzazione, promuovendolo anche tramite i suoi canali web e social (www.legnotrentino.it). Gestione boschi« Nato per incentivare e porre l'attenzione sull'importanza della gestione dei boschi trentini, a maggior ragione dopo gli avvenimenti meteorologici dello scorso 29 ottobre - ci hanno spiegato le docenti responsabili Giada Mearns e Katia Micheletti -. La nostra scuola e i nostri studenti hanno voluto veicolare questo messaggio: il legno è un materiale perfetto per sostituire in determinate situazioni la plastica, l'acciaio e il ferro. Il bosco e gli alberi, se gestiti sostenibilmente, sono quindi un'inesauribile fonte di energia per l'uomo e una fonte economica e di vita per il Trentino. Spesso questo bene è sottovalutato, la sua presenza è data per scontata, e lo scopo di questo video è quello di incentivare l'uso del legno certificato e di quello proveniente da lotti di schianti».Il messaggioLa qualità del video e l'importante messaggio lanciato dagli studenti del CFP di Tesero non è passato inosservato. Postato su Facebook a fine marzo, oltre alle visualizzazioni, il video ha conquistato unanimi plausi. La miniclip è stata così richiesta non solo dall'Università di Padova, ma anche dalla PEFC (ente di certificazione forestale) e da Dolomiti Unesco, che, per voce della sua presidentessa Morandini, lo ha richiesto per aprire la serata d'inaugurazione del Trento Film Festival del 28 aprile alla Filarmonica di Trento.«Per noi questo riconoscimento e questi attestati di stima sono importantissimi - concludono le insegnanti del CFP -. Il più grande grazie lo vogliamo dire ai nostri studenti, che hanno dato massima disponibilità non solo in fase di progettazione del video ma anche durante la registrazione. Nonostante provenienze diverse (alcuni studenti del Centro fiemmese provengono dalla Val di Non e da Livigno), tutti hanno fatto loro questo messaggio e hanno voluto essere presenti durante la registrazione che si è svolta nei boschi delle Valli di Fiemme e Fassa e sull'altopiano di Pinè. L'importanza della gestione sostenibile del bosco è il cuore di questa clip: un messaggio importante che tutti i giorni proviamo a trasmettere a scuola. Ricordiamo infine che, grazie al sostegno della Camera di Commercio Iaa di Trento (Legno trentino), anche nei prossimi anni il Cfp di Tesero realizzerà dei cortometraggi per veicolare messaggi legati alla tutela dei boschi e della loro biodiversità».
Alto Adige | 24 Aprile 2019 p. 11 Trento Film Festival, la montagna torna protagonista Rullo di trailer per l’edizione numero 67 del Trento Film Festival, che inizia sabato 27 aprile. Il prefestival col personaggio vedrà venerdì 26 aprile lo scrittore Paolo Cognetti, già membro della giuria, oggi giura- to del Premio ITAS del Libro di Montagna, sul palco del Teatro Sociale (alle 21, ingresso gratuito) di Trento. É tratto dal suo be- st seller lo spettacolo “Le otto montagne”, con adattamento drammaturgico di F.Sangalli e regia di Marta Maria Marango- ni. Ieri mattina, nella conferenza di prefestival a Palazzo Gere- mia, in Sala Falconetto, il presi- dente Mauro Leveghi ha defini- to la kermesse “Una cordata vincente» ed ha lodato il lavoro di squadra che lo rende possibi- le. 300 fra partner, collaboratori, volontari, oltre 144 appuntamenti tra serate-evento, mostre e incontri con gli autori. Co- me ogni anno sarà il festival dei numeri, dati per scontati oramai a Trento ma che altrove - ricordano i curatori - sorprendo- no ancora. Alla conferenza di lancio erano presenti, tra gli altri, in rappresentanza dei Soci del festival, il sindaco del Comu- ne di Trento, Alessandro An- dreatta, la direttrice del Club Alpino Italiano, Andreina Maggio- re, il presidente della Camera di Commercio di Trento, Giovan- ni Bort e il segretario generale della Camera di Commercio di Bolzano, Alfred Aberer. Sono 127 i film in programma in questa ricca edizione, di cui 27 in concorso (15 lungometrag- gi, 12 cortometraggi) provenienti da 18 paesi diversi «Dai documentari ai lungometraggi, dai classici restaurati alle sperimentazioni contemporanee, dal cinema internazionale a quello locale – ha detto Sergio Fant, responsabile artistico per la parte cinematografica - la selezione 2019 ci racconterà le montagne come sensibili punte di iceberg del pianeta Terra, nell’anno in cui si è svegliata la coscienza del- le giovani generazioni per il riscaldamento globale e i rischi ambientali». La novità è la sezione speciale di film “Amici fragili” dedicata ad alberi e boschi, ispirato alla catastrofica tempesta sulle Dolomiti di fine ottobre 2018, che sarà proposta in collaborazione con la Fondazione Dolomiti UNESCO e con il contributo dei Fondi Comuni di Confine
L'Adige | 27 Aprile 2019 p. 6 Si parte Forte attenzione ai cambiamenti climatici Il Paese ospite è il Marocco. Cultura e arte Al via la 67ª edizione P rende il via oggi la 67ª edizione del Trento Film Festival, che ha già avuto una bella anteprima ieri sera al Teatro Sociale con lo spettacolo tratto dal libro di Paolo Cognetti Le otto montagne . Il via ufficialmente sarà dato oggi alle 12.30, con un brindisi a Palazzo Roccabruna. Ma l'organizzazione guidata dal presidente Mauro Leveghi a quell'ora avrà già aperto i battenti con vari eventi. Tanto per cominciare le proiezioni, "cuore" e missione del Festival, che per la prima volta quest'anno saranno anche mattutine. Tutti i giorni fino a sabato 4 maggio, la mattina alle 11 c'è almeno un appuntamento. Un avvenimento, quello del Festival, che quest'anno aprirà l'obiettivo sui cambiamenti climatici, come testimoniato anche dal programma e dall'attenzione agli «amici fragili», gli alberi, che sono fondamentali per l'ecosistema, ma come si è visto con la tempesta di ottobre, possono subire colpi mortali. Come ha dichiarato ieri mattina Mauro Leveghi, il Festival mette sotto la lente i cambiamenti climatici che stanno mettendo in pericolo il pianeta. Un'attenzione «che non è rivolta al futuro, perché i cambiamenti del clima, come si è visto con la tempesta Vaia ad ottobre, sono già qui». E quindi la domanda non è che cosa faremo, ma che cosa dobbiamo fare ora e subito. Siamo dentro nel futuro e non si prospetta bello. Festival come momento di riflessione. Di dialogo, però, anche con culture e Paesi diversi. L'anno scorso ci fu la Norvegia. Quest'anno l'ospite è il Marocco. Stamattina, alle 11, sarà inaugurata la mostra Amazigh: Berberi del Marocco , che resterà aperta fino al 15 maggio nello Spazio Archeologico Sass, la «Trento sotterranea»: all'inaugurazione sarà presente anche la console del Marocco a Verona, Amina Selmane . Spazio anche all'arte e ai suoi linguaggi, alle sue provocazioni. Alle 11.30 in piazza Duomo parte una performance che si annuncia di grande impatto: Indifferenza , dell'artista Marco Nones , che sarà introdotta da Beatrice Calamari, in collaborazione con Fondazione Dolomiti Unesco. Cento cervelli di ghiaccio saranno messi su delle strutture di legno a sciogliersi lentamente. Una scossa alle coscienze di tutti noi.
E a proposito di artisti e scultori è interessante, al pomeriggio, l'avvio di MontagnaLibri con Max Solinas che alle 17.30 in piazza Fiera presenterà il suo ultimo libro edito da Garzanti, Il lupo e l'equilibrista : la storia dell'amicizia tra Solinas stesso e una lupa. Poi tanti appuntamenti, che potete trovare nel box a fianco. Impossibile elencarli tutti. Ma due vanno segnalati: uno quello delle 18, a cura del Cai, Il pastore di stambecchi. Storie di una vita fuori traccia , di Irene Borgna e Luigi Oreiller (edizioni Club Alpino Italiano e Ponte alle Grazie): la storia della vita di Luigi Oreiller, uno degli ottanta abitanti di Rhêmes Notre Dame, piccolissimo comune valdostano nel Parco nazionale del Gran Paradiso. E poi l'evento della prima serata del Festival, con il noto e bravo cantante romano Luca Barbarossa , che sul palco della Filarmonica sarà protagonista della serata Tra musica e parole . Dialogherà con Alberto Faustini , direttore del nostro giornale e racconterà del suo rapporto con la montagna, proponendo alcuni dei suoi più grandi successi in un set acustico. Come si può leggere nella sua intervista a fianco si preannuncia una serata vivace. E poi? Poi i cinema, con i film di cui potete leggere in un altro articolo in pagina. E tanti appuntamenti, film, dibattiti e le mostre d'arte, che sono ben diciassette. Gli stand dei libri e i posti dove mangiare cibi della tradizione o assaggiare la cucina marocchina. Insomma, l'unico vero consiglio è passeggiare in città con il calendario. Non ci sarà da annoiarsi. Trentino | 27 Aprile 2019 p. 18 «Cervelli di ghiaccio» oggi in piazza Duomo TRENTO Questa mattina in piazza Duomo, alle 11 e 30 promossa da Trento Film Festival e Fondazione Dolomiti Unesco, andrà in scena "Indifference", la performance artistica di Marco Nones, che utilizzerà come elementi il ghiaccio e il legno degli abeti caduti durante la tempesta Vaia. L'installazione, che occuperà circa 60 metri quadrati, sarà formata da un centinaio di cervelli di ghiaccio appoggiati su tavole create con gli abeti rossi che si sono schiantati a terra durante la tempesta anomala dello scorso ottobre: una performance destinata a durare qualche ora, finché il ghiaccio sarà sciolto, con l'obiettivo - questo il messaggio dell'artista - di non dimenticare lo schianto di 14 mi lioni di abeti. Il modello in 3d del cervello è stato realizzato con la collaborazione di Gianluca Lopez e Stefano Neri, mentre l'iniziativa è sostenute da Muse, Ski Center Latemar, Parco Respirart della valle di Fiemme e Botega dal Pan di Cavalese. C.L. L'Adige | 28 Aprile 2019
p. 7 Cervelli di ghiaccio e indifferenti Centoventi cervelli di ghiaccio appoggiati su altrettanti supporti di legno. Abete rosso della Val di Fiemme, ricavato da alcuni alberi schiantati (in tutto un milione) dalla tempesta «Vaia»» che il 28 ottobre si è abbattuta anche sulle Dolomiti. Una performance artistica di poche ore, un'installazione di «instant art». Perché i cervelli di ghiaccio, realizzati con un calco e uno stampo, realistici, prodotti con una tecnologia 3D e sofisticati software dal Muse, si sono naturalmente ridotti e sciolti in poche ore, sotto il sole di questo sabato di fine aprile. È successo tutto in Piazza Duomo a Trento, sotto gli occhi curiosi dei passanti e del popolo del Filmfestival della Montagna. Un'opera provocatoria per sensibilizzare sul tema della fragilità della natura e della delicatezza degli equilibri climatici. Un lavoro dell'artista fiemmese Marco Nones , di Cavalese, che da anni lavora materiali naturali per trasformarli in opere d'arte. Il titolo dell'installazione dice molto del suo significato: Indifference . Su un leggio in legno, poco lontano, è stata scolpita questa frase: «Indifferenza. Quella che rende fragile l'ecosistema. Quella che indossiamo per non sentire dolore». Concetto ribadito da Marcella Morandini , direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, che ha promosso l'opera in una collaborazione a tre: Dolomiti Unesco, Trento Filmfestival, Muse: «È un messaggio che va oltre i confini linguistici, come la bellezza delle Dolomiti. La sezione del Filmfestival intitolata Amici fragili, il premio Dolomiti Unesco e la serata con il filosofo Vito Mancuso a ragionare sulla fragilità della bellezza sono le altre tappe che come Fondazione abbiamo proposto sul tema della sostenibilità ambientale in questo festival». «La montagna è il futuro, non il passato ? ha ribadito Mauro Leveghi , presidente del Filmfestival perché senza montagna non ha futuro neanche la pianura». L'Adige | 28 Aprile 2019 p. 6 Fragilità Il «teologo laico» che non nomina Dio: «Siamo stati noi a sconvolgere la natura» Parla Vito Mancuso
Ecosofia: capacità di guardare alla natura con sapienza, per cogliere al suo interno le relazioni, delicate e sublimi, e allontanare i rischi di distruzione. Ne parlerà Vito Mancuso , teologo laico, come lui stesso si definisce. Sarà ospite al Trento Film Festival questa sera nella Sala della Filarmonica (via Verdi 30, ore 21) . La fragilità della bellezza: un patrimonio sublime e vulnerabile è il titolo della serata. A Mancuso abbiamo chiesto innanzitutto di parlarci del sentimento del sublime: quello che proviamo nel vedere fenomeni naturali bellissimi, ma anche sconvolgenti come le conseguenze dei cambiamenti climatici. C'è da fare una duplice considerazione: la prima riguardante lo sconvolgimento della natura, insito nella natura stessa, che può sconvolgere. Dall'altra invece c'è la natura "in quanto sconvolta", da noi esseri umani e dai cambiamenti climatici. Il sublime viene definito da Kant, non a caso. come "piacere negativo", un sentimento che il mero contatto con la natura produce dentro di noi: contemporaneamente attrazione di timore. Basti pensare all'immensità del mare o all'asprezza delle montagne. Non provare questo sentimento che la natura, nella sua forza ed immensità, dovrebbe suscitare in noi, significa esporsi a dei rischi. Occorre dunque sperimentare il sublime: la sua etimologia ci dice quanto questo concetto sia frutto di una "contorsione" della mente. Sub-limis in latino significa "alto", "elevato", ma per coniare questo aggettivo è stato necessario usare il "sub", che significa "sotto". I linguisti discutono del "limes", se significhi limite o soglia. Resta certo che per parlare di altezze si usa la preposizione sub che indica "il sotto": una contraddizione per esprimere quel sentimento, contraddittorio, di colui che si avvicina alla natura. La natura però oggi appare più sconvolta che sconvolgente. Sconvolta da noi, dai cambiamenti climatici: dovremmo solo prenderne consapevolezza e scegliere i rappresentanti politici più sensibili a questo problema. Il 29 ottobre scorso in Trentino avete constatato cosa sta accadendo: quel vento è dovuto al riscaldamento dei mari, si generano di conseguenza correnti d'aria più calde che incontrandosi con l'aria fredda delle Dolomiti producono fenomeni tropicali. Nella Bibbia, libro della Genesi leggiamo: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela». Quanta responsabilità ha la cultura giudaico cristiana, occidentale, di fronte ai disastri di oggi? Certamente ha pesanti responsabilità: storicamente figlia dell'Occidente è la rivoluzione industriale e il modo, nefasto per l'ambiente, in cui è stata condotta. Così anche la scissione dell'atomo è figlia nostra. Oggi la gran parte dell'inquinamento ambientale non viene più da noi, ma da altre zone del pianeta. Però, certamente, la visione antropocentrica va superata. Il cristianesimo è sempre più consapevole che occorre invertire la rotta. Nella Bibbia inoltre ci sono diversi passi dove emerge la reverenza e il rispetto nei confronti del creato. C'è materiale per poter rifondare in senso ecologico la visione cristiana, come dimostra la bellissima enciclica di Papa Francesco. La "Laudato si" è la magna carta dell'ecologia. Ci sono tutti gli strumenti teologici, filosofici e spirituali per ripulire la coscienza cristiana e riformulare un'"ecosofia". Occorre cioè una sapienzialità il cui fulcro sia un rapporto sano con la natura. Quindi rispettare la natura non vuol dire tornare all'età della pietra, ma riempire di senso il nostro rapporto con lei? Dovremmo capire l'essenza profonda della natura: l'armonia. La natura si presenta come cosmo e non come caos, perché è abitata da una logica relazionale. Non esiste niente al mondo che non sia un sistema. L'aria che respiriamo è un sistema di gas, che a loro volta sono sistemi di particelle subatomiche, che acquistano la massa nella relazione, con il cosiddetto "campo di Higgs". Non si tratta di relazioni sempre armoniose: ma qualcosa confligge perché esistono dei termini in relazione tra loro. C'è una tesi e un'antitesi, armonia da un parte, disgregazione dall'altra. Non sono però due forze pari: perché altrimenti sul nostro piccolo pianeta blu non avremmo la vita e l'evoluzione. La sintesi, la vita, prevale, secondo la logica hegeliana, per essere poi ancora una volta messa in discussione. Occorre credere nella logica della vita, sottoposta certamente a tensione, ma dobbiamo sostenerla e fare gioco di squadra, per vivere bene noi e il pianeta. Torniamo alla bellezza e al suo rapporto con la fragilità? Occorre un'esperienza estetica autentica, non l'estetismo di chi, guardando il bello, gonfia e rigonfia il proprio ego, usa la bellezza nella logica del consumismo. Chi fa esperienza estetica vera si rende conto innanzitutto della propria fragilità: la bellezza è sempre qualcosa di più grande di sé. Fascino attrazione e paura lo sentiamo di fronte al mare, alla montagna alla bella musica. Siamo esposti a qualcosa di più grande di noi. È una suprema manifestazione della maestà dell'essere. Ma la bellezza stessa è delicata, richiede cura perché sussista, non è frutto di approssimazione. Non è strano che lei finora non abbia mai citato Dio? È raro che un teologo non «usi» Dio per dar forza ai suoi ragionamenti. Da tempo mi presento come teologo laico. La parola Dio è consunta, pronunciarla significa per qualcuno aprire tesori, musiche armoniose e profumi. Altri quando la pronunciano spandono un tanfo orrendo, suoni cacofonici e tristi ricordi. Già Martin Buber chiedeva di fare una moratoria sul termine "Dio". Quando ho parlato di "maestà dell'essere" avrei potuto dire "Dio": ma con questo avrei perso metà della possibile condivisione delle mie parole. Poi qualcuno di fronte alla maestà dell'essere può andare oltre, verso la trascendenza. L'importante è uscire dal buco nero interiore dell'egoismo. Ci sono però ministri dell'interno che brandiscono il Vangelo ed hanno tanta condivisione. In un caso si usa il Vangelo, in altri il mitra. A seconda delle occasioni...
Trentino | 28 Aprile 2019
p. 23 Cervelli di ghiaccio contro l'indifferenza TRENTO È Marco Nones l'artista che ieri in piazza Duomo-Trento ha coinvolto il pubblico in una riflessione di grandissima attualità. La performance artistica è intitolata "Indifference", l'efficacia dell' intitolazione si è toccata con mano quando il sole ha cominciato a sciogliere i cervelli di ghiaccio collocati su 120 supporti lignei realizzati dall'artista con gli abeti della Val di Fiemme schiantati dalla tempesta Vaia a fine ottobre scorso: sciolto il cervello, infatti, è apparsa la scritta "Indifference", un monito molto forte per il comportamento umano. Un tema di grande attualità filo conduttore del 67° Trento Film Festival e, in buona parte, del decennale del riconoscimento Unesco alle Dolomiti.Marcella Morandini, direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO, ha ringrazianto il Trento Film Festival: «Non solo per il tema Dolomiti ma per il percorso che abbiamo costruito insieme sulla fragilità. Fragilità della bellezza: un patrimonio come quello delle Dolomiti è tale per sottrazione, immaginiamo gli atolli del Triassico e l'aspetto che hanno oggi».Marco Nones dal canto suo è intervenuto dicendo: «Ho realizzato questa performance per sottolineare l'indifferenza che ci coglie dopo aver visto delle immagini di ghiacciai che si sciolgono, alberi sradicati dal vento. Questo ci fa male ma dura veramente poco fino a quando il nostro vivere quotidiano ci porta dentro le nostre occupazioni nell'assoluta indifferenza verso il pianeta. Ho voluto evidenziare ciò attraverso questi cervelli di ghiaccio, il nostro cervello che si scioglie lasciando indelebile l'indifferenza. Una provocazione per riflettere oltre questo sentimento».
Trentino | 28 Aprile 2019
p. 14 Filosofia di quota e Eurorama maddalena di tolla deflorian TRENTO Alle 10.30 al Trento Film Festival oggi 28 aprile, il Caffè Scientifico in Piazza Lodron affronta il tema "Satelliti per preservare l'ambiente e la montagna", con Francesca Bovolo (Ricercatrice FBK). Alle 11 si inaugura la mostra "Volontari persone da vivere", dedicata alle Pro Loco, visitabile su prenotazione alla Federazione Trentina Pro Loco ( via Oss Mazzurana), fino al 31 maggio.Alle 11 a MontagnaLibri si presenta il "Cammino Naturale dei Parchi", in collaborazione con Montura. Alle 17, alla Sala Conferenze della Fondazione Caritro, Lisa Orlandi, titolare della Piccola Libreria di Levico, appassionata promotrice di cultura sul territorio, dialogherà con Filippo Tapparelli, autore de "L'inverno di Giona" (Mondadori), Premio Italo Calvino 2018. Questa sera
le serata evento (alle 21 alla Sala della Filarmonica, a cura della Fondazione Dolomiti UNESCO, con il contributo dei Fondi Comuni di Confine) avrà come ospite il noto filosofo Vito Mancuso, intervistato da Fausta Slanzi. Rifletteranno insieme sul tema "La fragilità della bellezza".Alle 18 a Palazzo Roccabruna, appuntamento a cura di UISP - Unione Italiana Sport per Tutti, dal titolo "Sport, turismo natura: un sottile gioco di equilibrio. Riflessioni e buone pratiche nelle esperienze delle aree protette". Saranno presenti referenti di Reti di Riserve, parchi, animatori culturali.Programma cinematograficoOggi è il giorno di Eurorama, stimolante rassegna di cinema etnografico, che propone il meglio di film e documentari a vocazione narrativa territoriale e storica, premiati e segnalati nei maggiori festival del cinema tematico d'Europa. Si svolge con 4 turni di proiezione in Sala 1 al Modena: 14.30, 17.00, 19.15, 21.30. Alle 21.00 al Supercinema Vittoria torna il grande cinema restaurato musicato dal vivo: "Der Kampf Ums Matterhorn" di Mario Bonnard e Nunzio Malasomma (Germania, 1928) con l'accompagnamento dal vivo del maestro Marco Dalpane e dell'ensemble Musica nel buio. Un epico racconto in cui l'Uomo sfida la natura, il destino e la montagna. Restaurato nel 2016 dal Deutsches Filminstitut - DIF, Francoforte, con il sostegno di Die Beauftragte der Bundesregierung für Kultur und Medien.Al cinema Modena (sala 2) alle 11 va in sala "Mimosas" (di O. Laxe, Marocco, Spagna, Francia, Qatar / 2016), per la sezione Destinazione... Marocco. Alle 11.00, al Supercinema Vittoria, la prima proiezione del TFF Family: "Gordon & Paddy" (di L.Hambäck, Svezia / 2017). Alle 15.15 in Sala 2 segnaliamo per Orizzonti vicini "Annibale Salsa. I paesaggi del Trentino" (di G. Cepollaro, A. De Bertolini, Italia / 2019), che ripercorre le principali tappe che hanno portato alla costruzione del paesaggio del Trentino e "Franziskanerkloster" (di A. Di Biase, Italia / 2018) che porta lo spettatore nel cuore della citta di Bolzano. In Sala 3 alle 17.00 due film in Concorso: "Riafn" (di Hannes Lang, Germania / 2019) del pluripremiato regista altoatesino Hannes Lang, viaggio cinematografico nel paesaggio sonoro delle Alpi tra dialetti, canti, richiami di pastori e "Time to leave" (di Orhan Tekeoglu, Turchia / 2019), in anteprima italiana: il protagonista è l'ex-immigrato in Germania Hasan, tornato a vivere nella sua baita tra le montagne, aspettando che il figlio lo raggiunga.Alle 17 al Vittoria: "Fine Lines" (di D.Khreino, Emirati Arabi Uniti, Hong Kong / 2018), in anteprima italiana: venti tra i più grandi alpinisti e scalatori al mondo raccontano cosa li spinge a rischiare tutto per il brivido dell'ignoto. In prima serata al Modena, Sala 2, alle 21.30 una proiezione di Amici fragili: in anteprima italiana "Wildland" (di A. Jablonski, K.Hudson, Stati Uniti /2018) che racconta della principale minaccia che insidia i boschi: gli incendi. Alle 21.15 in Sala 3 due film in Concorso: "Stations" (di Julien Huger, Francia / 2018), visionario ritratto della profonda antropizzazione delle Alpi, tra sport invernali e sfruttamento turistico, e "4 Years in 10 Minutes" (di Mladen Kovacevic, Serbia / 2018, così descritto dai curatori "uno dei più sorprendenti film di alpinismo mai passati a Trento, la sognante rievocazione di un'impresa sull'Everest attraverso le riprese e i diari di uno scalatore serbo, cambiato profondamente da questa esperienza ai limiti delle capacità umane." Corriere del Trentino | 28 Aprile 2019 p. 13 Non solo ciak, arte in scena Sedici mostre per raccontare le montagne, ma anche l’«oltre» confine Non solo cinema al Trento Film Festival. L’arte è protagonista, con 16 mostre gratis per il pubblico, allestite in diverse location a Trento. Dalle montagne, le storie dalle Dolomiti, le rocce, ai paesaggi infiniti del Marocco, la mancanza di acqua in Vietnam, gli esorcisti himalayani. Tanti i temi affrontati, dal contemporaneo, al territorio locale, fino all’oltre, il mondo, la globalizzazione. Tra le mostre principali, a Palazzo Thun Donato Savin. Stele, il progetto espositivo curato da Aldo Audisio, consigliere del Trento Film Festival e Daria Jorioz. Venti pezzi dell’artista valdostano Donato Savin di Cogne, artigiano contemporaneo che interpreta e rivisita le rocce delle sue montagne, soprattutto con le sue stele Deèi di pietra , a cui la mostra è dedicata. La mostra è aperta fino al 19 maggio. Guarda oltre confine, la mostra Amazigh: Berberi del Marocco , inaugurata ieri e aperta fino al 15 maggio allo Spazio Archeologico Sass, la Trento sotterranea. La mostra fotografica di Luciano D’Angelo, a cura di Sandra Fiore per Fondazione Aria, è un viaggio ideale tra i monti dell’Atlante, in Marocco, alla scoperta della cultura e lo stile di vita di un popolo che abita il Nord Africa da millenni. Indomiti e fieri, legati al loro idioma originale, hanno scelto di vivere in luoghi impervi e isolati per difendere la loro identità. A Palazzo Trentini, in collaborazione con il Museo della Malga di Caderzone Terme, la mostra L’uomo di nuvole e lana. L’ultimo dei pastori d’altura , con fotografie e testi di Gianluigi Rocca, che rimarrà aperta fino al 19 maggio. Tra immagini e poesia, documenta la vita dell’ultimo testimone dei pastori d’altura, «Rizzieri», detto il Ghirlo, sul monte Valandro, apice estremo a sud della catena del gruppo di Brenta. Rizzieri intreccia la sua storia con quella di Lorenzo, il transumante della Valle dei Mocheni, che con il vecchio Rizzieri ha condiviso la montagna. Le fotografie, scattate da Rocca nell’arco di vent’anni, documentano la forza di un uomo che ha scelto di percorre la difficile strada della solitudine e dell’incertezza. Grazioso Morelli, originario di Seo, piccola frazione del comune di Stenico, portava il gregge all’alpe dove rimaneva anche fino a dicembre, per poi scendere a valle
quando la neve impediva gli spostamenti. La Voce delle Dolomiti è una mostra a Palazzo delle Albere, inaugurata ieri, 60 fotografie di grande formato che trasmettono valori di rispetto e protezione per la Natura. Un dialogo tra la bellezza del paesaggio Dolomitico e il fotografo Alessandro Gruzza. La mostra è realizzata con la collaborazione della Fondazione Dolomiti Unesco. E’ aperta fino all’ 1 settembre. Don Piero Solero 1991-1973 nella sala espositiva di Palazzo Geremia, è una selezione di immagini di montagna e alpinismo, conservate nella Biblioteca Don Piero Solero del Cai, sezione di Rivarolo Canavese. Don Solero, alpino, alpinista, fotografo, scrittore, è stato definito il «Cappellano del Gran Paradiso». la mostra è a cura di Adolfo Camusso, Mario Merlo e Stefano Merlo. Già inaugurata il 12 aprile in Fondazione Caritro Tex a Trento. Settant’anni a cavallo della storia italiana , curata da Roberto Festi, con disegni, tavole originali, collane, albi e curiosità, documenta la saga letteraria di Aquila della Notte. L’evento è organizzato da Fondazione Museo Storico del Trentino in collaborazione con Sergio Bonelli Editore. A Palazzo Lodron, RifugioPlus. Vivere la Media Montagna. Case per un alpinista in Alta Valle dei Mocheni , sperimentazioni progettuali sulla fruizione della montagna trentina. All’auditorium Santa Chiara, L’arte della pietra a secco in Trentino . Mario Micossi. Le montagne incantate , a cura di Giancarlo Pauletto, nella Torre Mirana, 60 incisioni di paesaggi montani e paesaggi himalayani. Vietnam: diamo acqua al futuro , curata da Alberto Pinna e dal Gruppo Trentino di Volontariato al Centro per la Cooperazione Internazionale. Ventagli delle montagne , a Palazzo Roccabruna la collezione di ventagli promozionali del Museomontagna. A cura di Emanuele Confortin, in collaborazione con Montura, Grokch, esorcisti himalayani per scoprire il Kinnaur, un distretto indiano al confine con il Tibet dove gli abitanti sono eredi di un’antica tradizione. Leggeri come le pietre. Pesanti come le parole a Palazzo Geremia le sculture di Leonardo Lebenicnik, l’uomo che scolpisce le montagne.
10 ANNI DOLOMITI UNESCO L'Adige | 5 Aprile 2019
p. 8 Cantando il conto alla rovescia Parte domenica prossima al Muse il Countdown corale , rassegna di cori per il decennale delle Dolomiti Unesco: appuntamenti tutte le domeniche di aprile, maggio e giugno, alle ore 11.
A 10 anni della dichiarazione da parte dell'Unesco delle Dolomiti quale parte del Patrimonio Mondiale dell'Umanità, l'iniziativa di divulgazione scientifica e trasferimento della tradizione di canto corale popolare, porterà al Museo delle scienze più di 10 cori in altrettante settimane, per valorizzare il Patrimonio Mondiale delle Dolomiti, il loro valore estetico e paesaggistico, e le azioni di ricerca scientifica a livello geologico e geomorfologico condotte sulle loro vette. Riempiranno gli spazi dando voce alle montagne, cantando le vette, raccontando le caratteristiche uniche delle Alpi, le imprese umane che hanno portato alla loro conquista, il periodo storico in cui sono state teatro di eventi drammatici, invece che superbe testimoni del paesaggio geologico e di una storia antica milioni di anni. Ogni intervento canoro, della durata di circa 20 minuti, sarà anticipato da una breve introduzione sul tema Dolomiti Unesco da parte di un esperto del museo. Si parte domenica 7 aprile con il Coro Paganella di Terlago proseguendo il 14 aprile con il Coro Dolomiti di Trento, il 28 aprile con il Coro Alpino Cima Ucia di Roncone, il 5 maggio con la Corale Bella Ciao di Trento e il Coro Del Noce di Malé. Il 12 maggio il Coro La Valle di Sover, il 19 maggio il Monte Iron di Ragoli, il 26 maggio il Croz da la Stria si Spiazzo. La rassegna è in collaborazione con la Federazione Cori del Trentino e dei Cori associati. L'Adige | 11 Aprile 2019 p. 33 Dolomiti Unesco, 10 anni da celebrare Andalo Serata speciale domani sera al Palacongressi ANDALO Domani sera il Palacongressi di Andalo, con inizio alle 20.30, ospiterà una serata speciale dedicata al decennale della Fondazione Dolomiti Unesco. E' un momento vissuto con emozione e orgoglio dalla popolazione dell'altopiano che affollerà il Palacongressi per questo evento: alla festa dell'anniversario interverranno Marcella Morandini (direttore della Fondazione Dolomiti Unesco), Cesare Micheletti (consulente scientifico della Fondazione), e l'assessore provinciale all'ambiente, Mario Tonina. La serata sarà allietata da intervalli musicali con la soprano Laura bassi accompagnata dal basso Federico Evangelista. Durante il cerimoniale, gli alunni delle classi terze della scuola media di Andalo presenteranno i lavori conclusivi del percorso scolastico 2018-2019, legato al «Progetto Montagna». Sono previsti anche gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni dell'altopiano, oltre alla partecipazione di Simone Elmi (guida alpina e presidente dell'associazione Dolomiti Open), e di Gianluigi Rosa, il noto atleta paraolimpico di Lavis che ha percorso tutti i sentieri dolomitici. La serata terminerà con il concerto del coro Campanil Bas di Molveno che interpreterà i tradizionali canti della montagna assieme agli studenti della scuola di Andalo. M.M. Trentino | 14 Aprile 2019 p. 35 La "lezione" degli alunni sulle Dolomiti nell'Unesco ROSARIO FICHERA Al palacongressi di Andalo, venerdì, gli alunni delle terze classi della scuola secondaria di primo grado di Andalo e Spormaggiore dell'Istituto comprensivo Mezzolombardo-Paganella, diretto da Andrea Bezzi, sono stati protagonisti di una serata di successo dedicata alle Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco.L'iniziativa è stata organizzata nell'ambito del "Progetto montagna", in occasione del decennale del riconoscimento da parte dell'Unesco delle Dolomiti come patrimonio mondiale e della relativa nascita della Fondazione Dolomiti Unesco, rappresentata dal vicepresidente dello stesso ente, nonché vicepresidente della Provincia e assessore all'ambiente, Mario Tonina, dalla direttrice Marcella Morandini e dal consulente scientifico Cesare Micheletti. Presenti all'evento numerose autorità, tra le quali il sindaco di Andalo, Alberto Perli e il presidente del Parco Naturale Adamello Brenta, Joseph Masè. Ma soprattutto tantissimi genitori e parenti degli alunni che hanno potuto assistere ad un vero e proprio spettacolo dedicato a queste straordinarie e uniche montagne. Diretti dalle professoresse Francesca Tenaglia e Rossella del Franco (quest'ultima coordinatrice del Progetto montagna) i ragazzi hanno illustrato, con l'ausilio d'immagini, come dei veri e
propri divulgatori scientifici, le particolarità, geologiche, naturali, estetiche, culturali che hanno portato le Dolomiti ad essere riconosciute come Patrimonio Mondiale Unesco. Il tutto accompagnato con le esibizioni di brani lirici da parte del basso Federico Evangelista e della soprano Lara Bassi, con il pianista Tommaso Evangelista e dalle canzoni del Coro Campanil Bas, diretto dal maestro Roberto Di Marino, che si è esibito insieme a una rappresentanza degli alunni. Tonina, prima di premiare i ragazzi, ha evidenziato l'importanza della formazione che riveste un ruolo fondamentale e su cui la stessa Fondazione Dolomiti Unesco opera. «Forti dell'esperienza maturata ci adopereremo affinché il "Progetto montagna" diventi un modello formativo a cui possano ispirarsi tutte le scuole delle province e regioni che condividono il Bene Dolomiti Unesco».Alla serata hanno partecipato anche Gianluigi Rosa, campione paraolimpico e la guida alpina Simone Elmi, presidente dell'Associazione Dolomiti Open. In questo contesto Marcella Morandini ha ribadito l'importanza di ricordarsi che un Patrimonio mondiale, come sono le Dolomiti, oltre ad essere di tutti deve riuscire ad essere anche per tutti: «Il tema dell'accessibilità delle persone diversamente abili - ha detto la direttrice della Fondazione - è una responsabilità collettiva ed è parte fondante della gestione del Patrimonio Mondiale». L'Adige | 15 Aprile 2019
p. 21 segue dalla prima I primi dieci anni delle Dolomiti Unesco Previsti 120 eventi celebrativi I dieci anni delle Dolomiti Unesco. Il primo evento delle celebrazioni è andato in scena ad Andalo, con cinque progetti realizzati
dalle scuole medie. Ma saranno 120 gli appuntamenti che verranno organizzati in tutto il Trentino per il decennale. ANDALO Il primo evento per festeggiare il decennale del riconoscimento Unesco alle Dolomiti è stato vissuto sull'alternarsi tra le emozioni del pubblico e la gioia degli studenti della scuola media di Andalo, che hanno presentato le loro ricerche confluite all'intero del «Progetto Montagna», un percorso didattico che ha riscontrato degli eccellenti risultati. Organizzata dall'Istituto di comprensivo scolastico Mezzolombardo e Paganella, la serata di venerdì al Palacongressi, intitolata «Dolomiti Unesco», alla quale hanno preso parte più di 400 spettatori, ha raccolto l'unanime consenso del pubblico sul senso di appartenenza al territorio. Un tema evidenziato nel suo saluto anche dal sindaco Alberto Perli che ha interpretato l'orgoglio della sua comunità, felice di vivere nel magico scenario delle Dolomiti che Madre natura ha donato al Trentino. E Marcella Morandini , direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, ha annunciato che questo è solo il primo di ben 120 appuntamenti programmati per i festeggiamenti del decennale. Tra l'altro, è prevista anche una cerimonia all'interno del cartellone del Film Festival della montagna, in calendario a Trento dal 27 aprile al 4 maggio. Dopo i saluti e gli interventi delle varie autorità invitate, tra cui l'assessore provinciale all'ambiente Mario Tonina , sono stati illustrati i cinque progetti dei ragazzi delle classi terze di Andalo, attraverso le slide in Power Point da loro stessi elaborate. La storia e le tradizioni, l'attrazione turistica, la consistenza morfologica, le caratteristiche del paesaggio e la valorizzazione ambientale delle Dolomiti, sono gli argomenti raccolti nelle ricerche dove si analizza pure il significato e il valore di far parte del patrimonio dell'Unesco. Nei progetti, curati dagli alunni sotto il coordinamento delle loro insegnanti Rosella Del Franco e Francesca Tenaglia , si descrivono i preziosi tesori naturalistici che le Dolomiti custodiscono da sempre e quanto il massiccio del Brenta rappresenta per chi vive ai suoi piedi. Insomma: valorizzare, ma soprattutto apprezzare quel grande patrimonio che sono le Dolomiti, è stato il filo conduttore dell'intera serata che si è conclusa con i canti della montagna interpretati dal coro Campanil Bas di Molveno, esibitosi assieme agli alunni. Un finale davvero emozionante, quasi a voler significare il passaggio di consegne tra generazioni per difendere le tradizioni e amare sempre più le Dolomiti. Alto Adige | 18 Aprile 2019
p. 10 Tutto pronto per la prima assoluta di "Bletterbach Canyon" Ormai dieci anni fa le Dolomiti - e con loro la gola del Bletterbach ad Aldino nella Bassa Atesina - sono stati nominati Patrimonio Mondiale Unesco. In quest'occasione il CDA del Geoparc Bletterbach ha lanciato l'idea di far comporre un'opera per bandi musicali. In occasione del loro concerto di Pasqua domenica, 21 aprile, la Banda musicale di Aldino suonerà l'opera "Bletterbach Canyon" del compositore Rupert Hechensteiner di San Paolo per la sua prima assoluta.L'opera "Bletterbach Canyon" è un approccio musicale ai 280 milioni di anni della nostra terra presentati nella nota gola altoatesina, dal "piccolo ruscello che si scava la sua via tra i vari strati geologici" fino a un torrente forte e dinamico che "lascia scorrere la sua energia più lentamente, si
collega alla roccia lavorando i sassi e forma un paesaggio unico", come descrive il compositore Rupert Hechensteiner. Il tema del Bletterbach rimane riconoscibile e costituisce il filo conduttore di questo viaggio musicale attraverso il tempo e le rocce. Gli amanti della musica bandistica possono essere curiosi come Rupert Hechensteiner è riuscito a descrivere il Dolomiti Patrimonio UNESCO Bletterbach e le caratteristiche della gola e come la banda musicale di Aldino in occasione del concerto di Pasqua domenica, 21 aprile alle ore 20.30 nel Centro Sportivo di Aldino presenterà l'opera.Per la banda musicale di Aldino è un'occasione unica di presentare l'opera per la sua prima assoluta. Gli amanti della musica bandistica quindi potranno essere curiosi, come il compositore Rupert Hechensteiner descrive il Bletterbach con le sue particolarità geologiche e come la banda musicale di Aldino recepisce l'opera. Chi invece desidera avere ulteriori informazioni, non potrà perdere l'evento dedicato alla composizione di quest'estate: il 22 agosto Rupert Hechensteiner guiderà tutti gli amanti della musica nella gola a vedere i luoghi che lo hanno ispirato di più. Sarà accompagnato da un gruppo di suonatori della banda musicale di Aldino. La sera invece la banda completa presenterà "Bletterbach Canyon" al Centro Visitatori di Aldino. Alto Adige | 23 Aprile 2019
p. 11 Successo per la prima accoluta di 'Bletterbach Canyon' «È un’occasione particolare, qualcosa che si offre solo raramente!», così il maestro della Banda Musicale di Aldino, Michael Erschbamer riassume le sue emozioni dopo il concerto di Pasqua. Insieme ai suoi 50 musicisti ha recitato per la sua prima assoluta il brano dedicato al Geoparc Bletterbach. Il pubblico ha reagito con grande entusiasmo. Come la gola, anche l’opera “Bletterbach Canyon“ si presenta molto variegato. Il brano dedicato alle Dolomiti Patrimonio Unesco Bletterbach è stato suonato per la sua prima assoluta in occasione del concerto di Pasqua della banda musicale di Aldino. «Diversi stilemi, temi e passaggi dell’opera sono tra di loro connessi dal Bletterbach, che scorre non solo attraverso la gola, ma anche attraverso questo brano musicale. I vari temi descrivono come il compositore vive i vari strati del Canyon», descrive il maestro della banda musicale di Aldino Michael Erschbamer. Il brano è stato composto da Rupert Hechensteiner di San Paolo che ha trovato la sua ispirazione durante diverse escursioni nella gola del Bletterbach. «Certe melodie mi vengono in mente ancora mentre sto camminando così il compositore - a casa poi mi dedico alle finezze ed ai dettagli. Un’altra cosa poi è il recepimento che lo vedo come una grande sfida. La banda musicale di Aldino però lo ha suonato magistralmente», dice Hechensteiner. Anche il pubblico e gli ospiti d’onore erano entusiasti. La gola del Bletterbach fa parte dei Dolomiti Patrimonio Unesco da 10 anni. «Con questa opera si adempie un desiderio auspicato già da tanto tempo: un brano su questa gola unica che noi come banda musicale di Aldino possiamo suonare per la prima assoluta», così il presidente Andreas Heinz dopo parecchi mesi di prove intense. «Oramai ogni membro della nostra banda conosce i vari strati del Bletterbach», scherza Heinz, sperando che si troverà una casa editrice a pubblicare il brano in modo che anche altre bande lo possono suonare. Il 22 agosto alle ore 19 al Centro Visitatori la banda musicale di Aldino suonerà ancora una volta l’opera “Bletterbach Canyon”. Il pomeriggio invece c’è la possibilità di partecipare ad un’escursione a tema della musica con il compositore Rupert Hechensteiner ed i legni della banda musicale di Aldino.
Alto Adige | 21 Aprile 2019 p. 11 Tutto pronto per l’esecuzione di “Bletterbach Canyon” Ormai dieci anni fa le Do- lomiti sono stati nominati Patri- monio Mondiale Unesco. In que- st’occasione il CDA del Geoparc Bletterbach ha lanciato l’idea di far comporre un’opera per bandi musicali. In occasione del loro concerto di Pasqua domani, 21 aprile, la Banda musicale di Aldino suonerà l’opera “Bletterbach Canyon” del compositore Rupert Hechensteiner di San Paolo per la sua prima assoluta. L’opera “Blet- terbach Canyon” è un approccio musicale ai 280 milioni di anni della nostra terra presentati nella nota gola altoatesina, dal “piccolo ruscello che si scava la sua via tra i vari strati geologici” fino a un tor- rente forte e dinamico che “lascia scorrere la sua energia più lenta- mente, si collega alla roccia lavo- rando i sassi e forma un paesaggio unico”, come descrive il compositore Rupert Hechensteiner. Il te- ma del Bletterbach rimane ricono- scibile e costituisce il filo condut- tore di questo viaggio musicale at- traverso il tempo e le rocce. Gli amanti della musica bandistica possono essere curiosi come Ru- pert Hechensteiner è riuscito a de- scrivere il Dolomiti Patrimonio UNESCO Bletterbach e le caratte- ristiche della gola e come la banda musicale di Aldino in occasione del concerto di Pasqua domenica, 21 aprile alle ore 20.30 nel Centro Sportivo di Aldino presenterà l’opera. Per la banda musicale di Al- dino è un’occasione unica di pre- sentare l’opera per la sua prima assoluta. Gli amanti della musica bandistica quindi potranno esse- re curiosi, come il compositore Rupert Hechensteiner descrive il Bletterbach con le sue particolari- tà geologiche e come la banda mu- sicale di Aldino recepisce l’opera. Chi invece desidera avere ulterio- ri informazioni, non potrà perde- re l’evento dedicato alla composi- zione di quest’estate: il 22 agosto Rupert Hechensteiner guiderà tutti gli amanti della musica nella gola a vedere i luoghi che lo han- no ispirato di più. Sarà accompagnato da un gruppo di suonatori della banda musicale di Aldino. La sera invece la banda completa presenterà “Bletterbach Cany Gazzettino | 23 Aprile 2019 p. 11 edizione Pordenone Dolomiti e giovani la canzone del festival ANDREIS Nelle scorse settimane il Festival dei Giovani delle Dolomiti 2019 è stato protagonista ad Andreis con la due giorni sul tema Vivere le Dolomiti, organizzata dall'Uti delle Valli e delle Dolomiti Friulane con il sostegno del servizio biodiversità della Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche della Regione, nell'ambito dei territori Dolomiti Unesco.Secondo gli organizzatori, è stata un'esperienza straordinaria ed emozionante. Straordinaria per il valore di ciascuno dei giovani protagonisti, portatori di idee, sogni, energia e progetti per il futuro. Giovani ricchi di contenuti e di entusiasmo, provenienti dal territorio circostante - Maniago, Frisanco, Vajont, Tramonti consapevoli della ricchezza di questa area, dei suoi pregi e dei suoi limiti. Le attività sono proseguite con incontri, laboratori, eventi tra cui la formazione di un gruppo informale di sensibilizzazione all'ambiente che ha promosso buone prassi all'interno di giornate ecologiche programmate nei Comuni (a Travesio e Maniago). Il 27 aprile ci sarà, inoltre, la registrazione di una canzone nella sala prove di Vajont: un appuntamento atteso che richiamerà tutti i partecipanti a questo progetto di socializzazione e di integrazione dei ragazzi del territorio montano e pedemontano; il 19 maggio a Tramonti di Sopra sarà invece proposto un momento laboratoriale all'interno di una manifestazione in preparazione della prossima edizione del Festival dei giovani. «Un ringraziamento va a tutti coloro nel complesso una cinquantina di persone che hanno partecipato e agli altri che hanno reso possibile questo evento - hanno fatto sapere dal quartier generale del Festival -: si tratta di staff operatori, ospiti, Agesci di Pordenone - per la splendida struttura che ci ha ospitato - il Consorzio Pro Loco Dolomiti Friulane e Magredi, che con i suoi volontari ha contribuito alla riuscita delle due giornate, suggellando così un significativo ponte intergenerazionale».E.P.
BOLZANO FILM FESTIVAL BOZEN: PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO Alto Adige | 11 Aprile 2019
p. 11 Bolzano Filmfestival, Bellucci racconta la storia di un passeur Sarà Nicola Bellucci, regista aretino emigrato in Svizzera, il protagonista della terza giornata del Bolzano Filmfestival: oggi alle 16.30 sarà in sala al Capitol 1 per presentare il suo primo lungometraggio di fiction - dopo una serie di documentari e cortometraggi - già applaudito al Torino Film Festival. "Il mangiatore di pietre" con Luigi Lo Cascio - a Bolzano in concorso per i premi principali ma anche nominato per il Premio speciale Dolomiti Unesco" - si ispira a un romanzo di Davide Longo per raccontare la storia di un passeur, uno di quelli che, sui confini, agevolano illegalmente i migranti.«C'è sicuramente qualcosa di me in questo passatore - ci racconta il regista al telefono da Basilea, prima di fare le valigie per Bolzano -, un po' della mia vita dissociata e precaria fra Svizzera e Italia. Un po' di me in questo passatore che rispetta una morale antica, un codice d'onore, ma anche nel ragazzo che è l'altro protagonista della storia».Una storia in cui l'emigrazione è altrettanto protagonista.Certo. Anche se il film in fondo è un noir, non un film "sociale". Dopo aver studiato Filosofia e cinema a Firenze, sono emigrato in Svizzera, per amore, negli anni Ottanta e lì a poco a poco mi sono fatto largo nel mondo del cinema indipendente, arrivando a
organizzare anche seminari, uno addirittura con il grandissimo Ennio Morricone. Sono stato anche un po' ambasciatore del cinema italiano in Svizzera, per quanto ho potuto, e ora ho trovato il "coraggio" di realizzare il primo lungometraggio di fiction.Originale a partire dal titolo.Per mangiatore di pietre s'intende un personaggio che rimugina senza sosta, che non sputa il rospo che ha in gola, che è tormentato dalle scelte che deve compiere. Ho ambientato la storia e l'ho girata in Val Varaita, nel Cuneese, al confine con la Francia, nello stesso luogo dove hanno girato "Il vento fa il suo giro": posti che si spopolano, indietro di cinquant'anni, aspri e intensi. A dire il vero ho prima cercato location anche in Alto Adige e in Trentino, ma ho finito per rispettare l'ambientazione del romanzo, quella originale della storia.Vivere al confine può essere stimolante ma anche complicato.Soprattutto quando si vive al confine fisicamente ma anche spiritualmente, fra due culture e due modi di pensare. E il mio protagonista deve affrontare anche questo, oltre alla vicenda giudiziaria in cui resta invischiato.Oltre al film di Bellucci, che verrà replicato stasera anche a Merano (ore 20.30 cinema Ariston) oggi il programma del festival bolzanino prevede alle 14.30 al Capitol 1 un altro noir in concorso (Das schönste Paar" in tedesco con sottotitoli italiani; al Capitol 2 da segnalare alle 15 "Cronofobia" di Francesco Rizzi in italiano con sottotitoli tedeschi e alle 17 "Joy"(cfr articolo qui a fianco). Al Club 3 da segnalare alle 20.15 il documentario "Mother Fortress" ambientato in Siria e l'atteso film con protagonista Barbora Bobulova "Un giorno all'improvviso", del 2004. L'attrice sarà protagonsita anche di un incontro col pubblico venerdì alle 17 al Trevi, mentre sabato presenzierà alla proiezione del suo ultimo film "Saremo giovani e bellissimi". Il resto su www.filmfestival.bz.it Corriere del Trentino | 14 Aprile 2019 p. 14 Cercare di sopravvivere allo stupro «La coppia più bella» miglior film Bolzano Film Festival, ieri la proclamazione dei vincitori. Oggi ultime proiezioni Lucia Munaro Ecco i vincitori del Bolzano Film Festival. Dopo una settimana di proiezioni, ieri il verdetto della giuria, oggi le pellicole premiate saranno mostrate al pubblico. Miglior lungometraggio, Das schönste Paar (La coppia più bella) di Sven Taddiken per «la fantastica e precisa sceneggiatura racconta la difficoltà della coppia di sopravvivere dopo uno stupro». Miglior documentario, Becoming me di Martine Debiasi, anche premio del pubblico. Premi a parte, il sipario si chiude su un’edizione del festival, storico per la città di Bolzano, particolarmente ricca, varia e giovane. Tante in concorso le opere prime e di registi esordienti. Che sia un segno dei tempi o anche intrinseco al linguaggio del cinema, nessuna certezza o consolazione rimane, a chi forse la cercava, nei film visti in questi giorni, ma neppure uno spaccato puramente realistico delle realtà indagate. Piuttosto, un’inquietudine comune e diffusa in molte delle pellicole e la percezione del dissolversi confuso di confini, analogo a quello sperimentato nel quotidiano tra il mondo reale e virtuale. Così il lungometraggio documenta meticolosamente al pari di un vero documentario, realtà marginali spietate, come in Joy e in Zerschlag mein Herz o si traduce in un esperimento con la telecamera che detta lo svolgersi dell’azione come in Lysis . Nell’evolversi frenetico della produzione cinematografica, che prendendo a prestito le parole dell’ospite d’onore Barbara Bobulova «lascia rimpiangere un po’ i tempi e quelle lunghe carrellate nelle riprese dei film fino a solo una decina di anni fa», resta però l’anima umana che sullo schermo continua a essere la protagonista principale, sempre un po’ più sola magari in vite da single o in stracci di legami familiari svuotati di senso o in relazioni fittizie, e restano i personaggi, come il giovane Antonio determinato e lucido nei confronti delle proprie emozioni, tracciato con maestria nel film low budget Un giorno all’improvviso di Ciro D’Emilio che ha portato a casa una menzione speciale. Rimarrà in conclusione del festival l’immagine rassicurante, colta nel film fuori concorso di Alessandro Scillitani Looking for Europa : una vecchia barca di legno inglese chesolca le acque del Mediterraneo con il suo erudito capitano Piero Tassinari e con a prua le corna slavate di un toro, ad aprire orizzonti. Dall’altra parte le immagini di grigi paesaggi montani, dove torna l’Europa di oggi con i fenomeni migratori, a valicare confini troppo facilmente considerati naturali. L’unico confine da superare, sembra anche il messaggio del film Il mangiatore di pietre di Nicola Bellucci ambientato tra Italia e Svizzera e a cui è andato il premio Dolomiti Patrimonio Unesco, è quello di prendersi cura degli altri. di prendersi cura degli altri.
INTERVISTE Corriere del Trentino | 11 Aprile 2019
p. 4 Morandini e i concerti in quota «Bene l’idea di una carta etica» Chiara Marsilli TRENTO Concerti in quota? Sì ma con riserva, e con un occhio di riguardo alle specificità dell’ambiente montano. Marcella Morandini, direttrice generale della Fondazione Dolomiti Unesco, esprime alcune perplessità riguardo il concerto di Jovanotti in programma a Plan De Corones quest’estate. Un evento criticato anche da Reinhold Messner. Direttrice Morandini, come valuta la querelle tra Messner e Jovanotti? «Plan De Corones non è compreso nel patrimonio mondiale Unesco ed è un luogo altamente antropizzato, non una montagna vergine. Probabilmente non è neanche un luogo nel quale ci si aspetta di trovare silenzio. Ma la discussione tra Messner e Jovanotti ha fatto nascere un dibattito a livello nazionale in merito a un tema che finora non era ancora stato sufficientemente approfondito da comunità locali, amministrazioni e da chi gestisce questo tipo di eventi». Quale tema? «La necessità di riflettere ed educare i frequentatori alla diversità intrinseca della montagna, che rappresenta il suo vero valore. Non si può andare in montagna a cercare quello che si può trovare, anche in forma più estesa, in un contesto urbano. In montagna si deve cercare ciò che solo la montagna può offrire: il silenzio, il museo di Messner, lo sci e le attività proprie dell’ambiente montano. Non credo sia opportuno importare la discoteca in alta quota. Questo non significa vietare i concerti, ma essere consapevoli che la montagna è altro. Poi è chiaro che la responsabilità della decisione sta alle singole amministrazioni. La Fondazione svolge una funzione di rete tra le Province e le Regioni che condividono il patrimonio mondiale Unesco delle Dolomiti». Da alcuni amministratori si sta facendo strada l’ipotesi di un codice per i concerti in quota. Cosa ne pensa? «Mi piace l’idea di una sorta di carta etica che non deve avere un approccio vincolistico, ma far riflettere sul tipo di offerta in senso ampio che si vuole proporre in un contesto come quello delle Dolomiti o della montagna italiana. Bisogna lavorare sulla
consapevolezza delle comunità perché queste eccellenze ambientali siano un elemento di valorizzazione socio economico dei territori, ma a patto che vi sia abbinato un approccio di tutela attivo: azioni di sviluppo e governo che siano fortemente improntate alla sostenibilità e alla qualità dell’offerta turistica e culturale». Destinando una percentuale degli incassi a politiche di sensibilizzazione? «Si potrebbe fare, ma si tratta di meccanismi di compensazione. Perché non pensare a un concerto unplugged? Esistono molti esempi di eventi che richiamano un grande pubblico ma al tempo stesso sono contestualizzati: non misure di compensazione, ma una programmazione che parta dalla valorizzazione della diversità». Come i Suoni delle Dolomiti? «Esattamente. Negli ultimi anni questa programmazione ha maturato non solo una grande esperienza organizzativa, ma anche un’attenzione all’ambiente a come le persone si muovono. Per questo sono tra gli eventi attesi per celebrare il decennale delle Dolomiti patrimonio Unesco». Corriere delle Alpi | 26 Aprile 2019
p. 26 "Dolomiti senza confini" su "Meridiani montagne” COMELICO SUPERIORE A poco più di un mese dalla ricorrenza del primo anno di vita, il progetto "Dolomiti senza confini" continua a raccogliere ampi consensi.La concatenazione di vie ferrate che unisce Italia ed Austria attraversando alto Bellunese e Pusteria è protagonista del nuovo numero di "Meridiani montagne" che domani sarà in edicola con una monografia interamente dedicata a "Dolomiti senza confini" per rendere omaggio al progetto che celebra la montagna come luogo di pace e d'incontro senza barriere. A parlare di
"Dolomiti senza confini" all'interno di "Meridiani montagne" figura, tra gli altri, Marcella Morandini, direttrice della fondazione Dolomiti Unesco che quest'anno festeggerà i dieci anni di attività: «L'Alta via "Dolomiti senza confini" è uno dei migliori progetti che abbiamo visto negli ultimi anni». Il numero in uscita di "Meridiani montagne" esamina tutti e dodici i percorsi che costituiscono l'Alta Via. Un "viaggio" lungo il fronte della Grande guerra, tra Italia e Austria, coinvolgendo il Cadore e la Pusteria, la val del Gail e le Tre Cime di Lavaredo a cui è dedicata l'immagine di copertina. Una lettura che sarà sicuramente apprezzata dai grandi appassionati di montagna ma non solo, perché "Dolomiti senza confini" si presenta come un progetto comune, dedicato a chi ama la storia, la cultura e lo spirito di sincera condivisione che si respira ad alta quota. Il numero di "Meridiani montagne" dedicato a "Dolomiti senza confini" farà bella mostra di sé al Trento film festival in programma dal 30 aprile al 2 maggio.La ricorrenza del primo anno di vita del progetto verrà celebrato con una festa che si terrà sul passo di monte Croce Comelico come in occasione dell'inaugurazione. Appuntamento fissato per il 2 giugno. --Dierre BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
DOLOMITI ACCESSIBILI Corriere delle Alpi | 10 Aprile 2019
p. 31 Moreno sulla Marmolada con una gamba sola «Da Punta Rocca un panorama spettacolare» Gianlcua De Rosa AURONZO Moreno ce l'ha fatta. Raggiungere i 3. 265 metri di Punta Rocca era un obiettivo inseguito da tempo, ma mai raggiunto. Domenica le cose sono andate in maniera diversa. Merito di un meteo benevolo, ma soprattutto di una tenacia senza pari. Perché Moreno ha compiuto una di quelle imprese che verranno ricordate a lungo: raggiungere la vetta della Marmolada con una sola gamba. Moreno Pesce ha 43 anni e si sente un cittadino del mondo. Nato a Noale, dove risiedono la compagna e la figlia, risiede ad Auronzo, lavorando principalmente a Ponte nelle Alpi. Impiegato nella quotidianità, ma sportivo nello spirito e nell'anima. Proprio grazie alla passione per lo sport e all'amore smisurato per la montagna ha trovato una nuova dimensione, dopo quel drammatico incidente che nel 1997 lo ha costretto all'amputazione di una gamba. Il suo racconto parte da lì. «Ho avuto un incidente in moto tra le gallerie di Longarone. Sono riuscito a portare a casa la pelle, ma ho perso una gamba. Me l'hanno amputata una volta giunto in ospedale, quando mi hanno soccorso ce l'avevo ancora». La ripresa dall'incidente fu graduale, soprattutto a livello psicologico: «Ci ho messo qualche anno ad accettare le stampelle, ad accettarmi così com'ero. Oggi la disabilità è parte di me che mostro senza timori o vergogna. È questo l'invito che rivolgo a chi vive una situazione simile alla mia. Uscite di casa, mostratevi per quello che siete. Alzatevi dal divano e tornate a vivere una vita in grado di regalare emozioni e nuove sensazioni». La "rinascita" di Moreno Pesce è strettamente collegata alla passione per l'attività sportiva: «Da bambino i miei genitori mi portavano a camminare lungo i sentieri di montagna. Dopo l'incidente ho pensato che tornare a camminare lungo i sentieri, anche se con una gamba in meno e le stampelle, sarebbe stato il mio grande obiettivo. Come sempre da cosa nasce cosa e allora, dopo aver percorso in lungo e in largo, anche grazie al supporto della mia compagna, tutti i sentieri del Cadore, ho iniziato ad alzare l'asticella fino a intraprendere l'attività sportiva. Trail e vertical, d'estate, ma anche in inverno con ramponi e stampelle al posto degli sci da alpinismo. All'inizio ero una mosca bianca, ma col passare del tempo si è creato un movimento che oggi è in costante crescita, tanto che anche la federazione ha iniziato a regolamentare le proprie gare aprendo le porte agli atleti disabili».L'ascesa a Punta Rocca sulla Marmolada, più che una gara, è stata una sfida con te stesso: «Ci avevo già provato tre volte senza riuscirci. A quelle altitudini ci sono diversi fattori da prendere in considerazione. Domenica le condizioni meteo si sono presentate perfette. Siamo partiti alle 6 del mattino da Capanna Bill, io ed il mio amico Gianluigi Rosa, trentino di Lavis che condivide col sottoscritto la passione per il vertical oltre all'amputazione di un arto. Alle 10 eravamo a Punta Rocca, stanchi ma felici. Abbiamo effettuato una sosta ogni quindici minuti, controllando costantemente il battito cardiaco. Tutto è filato liscio con lo spettacolo paesaggistico finale che ha ripagato ampiamente gli sforzi. Non è stata la punta più alta raggiunta, avevo scalato anche il monte Bianco ma dico senza alcun dubbio che il panorama di Punta Rocca è il più bello che io abbia mai visto. La Marmolada è un luogo ricco di fascino che scatena una serie di emozioni difficili da descrivere». Quali sono i prossimi appuntamenti sportivi di Moreno Pesce?«Intanto, a proposito della Marmolada, tornerò in estate per fare la ferrata di Punta Penia. Non so bene quando, spero in luglio quando si incastreranno una serie di celebrazioni tra i cinquant'anni della funivia, i dieci anni del riconoscimento Dolomiti Unesco e la ricorrenza della nascita del progetto Dolomiti accessibili promosso da Oscar De Pellegrin».Il prossimo grande obiettivo da raggiungere non è sportivo: «Sarà l'ascesa di Cima Grande alle Tre Cime insieme all'amico Lio De Nes». -Corriere del Trentino | 12 Aprile 2019 p. 6 Due uomini e due gambe in cima alla Marmolada L’impresa di Rosa e Pesce Due uomini, due gambe, un sogno e tanta voglia di mettersi in gioco. Il #Team3Gambe non si ferma mai. Dopo l’impresa di sabato scorso in Marmolada — dove la guida alpina Gianni Caronti ha accompagnato Gianluigi Rosa di Lavis e il suo compagno Moreno Pesce di Noale in Veneto (entrambi dotati di un arto in titanio), lungo il ghiacciaio della Regina delle Dolomiti su fino a punta Rocca, superando i ben 1.400 metridi dislivello muniti solo di protesi, ramponi e coraggio — i due amici ritenteranno un’impresa a dir poco straordinaria a giugno. Un’iniziativa attesa e desiderata soprattutto dal suo ideatore, il vulcanico Moreno Pesce, che da diversi anni partecipa a vertical e corse in montagna per normodotati anche nella nostra provincia (tra questi, in particolare, il leggendario vertical della Crepa Neigra con partenza da Alba di Canazei), sfidando se stesso, il suo destino e limiti inimmaginabili. Il prossimo 21 giugno, infatti, i
«guerrieri dell’arto di ferro» tenteranno la Ama-bilmente CrazyIdea: un percorso parallelo alla Ama VK2 del Monte Rosa, dove otto disabili amputati, divisi in due gruppi, tre transfemorali (amputati da sopra il ginocchio) Moreno Pesce, Gianluigi Rosa e Loris Miloni, e cinque transtibiali (amputati sotto al ginocchio) Heros Manai, Lino Cianciotto, Andrea Lanfri, Massimo Coda e Michele Maggioni, sperimenteranno la scalata da Alagna Valsesia al Monte Rosa. L’impresa, una skyrunning che attraversa morene, nevai e ghiacciai per 35 chilometri con 7.000 durissimi metri di salita e discesa, vedrà gli atleti affiancati da guide che li assisteranno nell’ascesa. «Il progetto Ama-bilmente Crazyidea è nato l’anno scorso quando ho tentato la salita al Monte Rosa in tre diverse situazioni» racconta Moreno Pesce, «ma per un cedimento fisico ho dovuto arrestare la mia corsa. Così, quest’anno, per poter realizzare questo obiettivo in totale serenità e sicurezza, ho contattato l’organizzatore della gara Ama Manuel Gambarini, e quando ho avuto l’ok, insieme a lui ed alla guida Michele Maggioni, (anch’esso disabile), abbiamo esteso il progetto ai diversamente abili come noi. Il percorso inizierà il 21 giugno arrivando fino a Capanna Margherita, a 4.550 metri di quota, per poi ridiscendere il 22 o il 23 giugno se ci saranno ritardi. Punto intermedio di arresto: il bivacco Giordano, dove in caso di criticità, ci si potrà fermare insieme ad un compagno di viaggio che supporterà sia fisicamente che mentalmente la persona in difficoltà», racconta felice Moreno. «Con questo progetto — prosegue l’infaticabile atleta, che fa parte del gruppo fassano dei Bogn da nia (letteralmente, buoni a nulla) — punto a far emergere questo abbinamento: il normodotato guida, il diventato disabile (amputato) che continua nel suo operato di guida e si mette al servizio di altri disabili amputati che vogliono raggiungere un loro “pazzo” sogno. Nel “mio mondo” attuale, vedo un gruppo di guide sensibili e preparate ad ascoltare e conoscere le reali criticità che un amputato vive durante salite impegnative come questa». Ma come è nato il #Team3gambe? «Il Team3gambe è nato da un’esperienza comune sul Monte Baldo fatta nel 2017 con gli amici veronesi Giuliano Mancini ed Heros Marai. Da lì abbiamo pensato di creare un team e da un team è nato un gruppo di diversamente abili che amano la montagna e le sfide», racconta sorridendo Moreno Pesce con i suoi occhi grandi e quella voglia irresistibile di volare alto, fino alla prossima avventura in quota. Alto Adige | 19 Aprile 2019 p. 32 Un sogno a quota 3.300 La Badia aiuta un disabile ezio danieli ALTA BADIA La società americana Lyfx, impegnata e attiva nel campo dell'avventura e nei progetti per far vivere l'avventura, ha stretto un accordo di collaborazione con Alta Badia brand e il mondo del turismo badiota per aiutare un giovane brasiliano, il quattordicenne Getúlio Felipe, affetto da paralisi cerebrale. Getùlio vuole realizzare un sogno e il suo sogno è quello di scalare una montagna e superare i tremila metri di quota e per realizzarlo, con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco e di Sportfund fondazione per lo sport Onlus, è stata scelta la Marmolada. La vita di Getúlio Felipe è già ricca di successi, iniziati con l'aver imparato a camminare a sette anni, e ora l'intraprendente e coraggioso ragazzo brasiliano vuole dimostrare agli altri che niente è impossibile. La spedizione sulla Marmolada sarà anche raccontata in un film intitolato "Driven", scritto, diretto e prodotto dal reparto di produzione cinematografica di Lyfx. "Voglio che la gente sappia che con la volontà tutto è possibile - ha detto Getúlio Felipe - Mi è stato detto sin da piccolo che avrei passato tutta la mia vita su una sedia a rotelle. A sette anni, invece, sono riuscito a fare i primi passi e qualche anno dopo ho avverato il mio sogno di essere un portiere di calcio. Ora, a 14 anni, la mia determinazione mi porta a voler scalare la cima di una montagna". La spedizione lungo la via normale della Marmolada, con passaggi anche attrezzati su roccia e neve, è capitanata dalla guida alpina Alessio Nardelotto e dal fondatore di Lyfx Pedro McCardell, si svolgerà la prossima settimana e durerà dai 5 agli 8 giorni. L'idea è stata lanciata proprio da McCardell, che l'ha proposta a Getúlio già nel 2015, dopo aver sentito parlare dell'incredibile forza d'animo del ragazzo e del suo approccio positivo e intraprendente nei confronti della vita. Negli ultimi quattro anni, dopo aver raccolto la proposta, Getúlio ha allenato il corpo e la mente per prepararsi alla scalata e ora è pronto, entusiasta e ha il benestare dei suoi medici. Secondo Getúlio, è grazie a suo padre se è così perseverante perché appunto il padre non ha mai voluto aiutarlo a rialzarsi quando cadeva. I due alpinisti e Getúlio, assieme al team tecnico messo insieme per dar vita alla spedizione, scaleranno la Marmolada, la cima più alta delle Dolomiti con i suoi 3.343 metri. Considerata la possibilità di imprevisti e repentini cambiamenti meteorologici, un elicottero della Elikos, una società locale di servizi aerei, e una squadra di soccorso saranno a disposizione della spedizione per garantire la sicurezza del team. Tutti gli appassionati e gli interessati potranno seguire la spedizione attraverso gli aggiornamenti che verranno pubblicati su Instagram @lyfx (www.instagram.com/lyfx). Partner del progetto sono Climbing Technology e Montura che
hanno fornito l'abbigliamento tecnico e il materiale a tutto il team. Come già detto, poi, tutte le imprese compiute dal trio di scalatori durante la sua spedizione saranno registrate, documentate e riassunte in un film d'avventura indipendente, "Driven", a testimoniare la loro strepitosa forza d'animo e mentale nell'affrontare le condizioni atmosferiche imprevedibili, l'altitudine e la via normale della Marmolada, e nel convincere così le persone di tutto il mondo che la forza di volontà permette di realizzare i propri sogni.In quest'ottica, è stata lanciata una campagna di crowdfunding, raccolta di fondi, chiamata #ClimbWithGetulio, con la quale le persone possono sostenere la produzione del film, la cui uscita è prevista per il prossimo autunno.©RIPRODUZIONE RISERVATA Alto Adige | 27 Aprile 2019 p. 34 Getùlio sale a 3.300 metri e supera i limiti della disabilità ezio danieli Alta badia Un sogno diventato realtà. Domenica scorsa il quattordicenne brasiliano Getúlio Felipe è riuscito a realizzare il proprio sogno di scalare una montagna oltre i tremila metri. Getúlio, affetto da paralisi celebrale, è riuscito a raggiungere Punta Penia, sulla Marmolada, la cima più alta delle Dolomiti con i suoi 3.343 metri sul livello del mare. L'ascesa è avvenuta lungo il tracciato della via normale e ha coronato un'impresa organizzata dalla società americana Lyfx, attiva nel campo dell'avventura e nei progetti per far vivere l'avventura, in collaborazione con Alta Badia brand e il mondo del turismo badiota. Getúlio, accompagnato dalla guida alpina Alessio Nardellotto e dall'amico Pedro McCardell che ha curato la spedizione, è partito alle 6.15 da Pian dei Fiacconi per raggiungere la cima dopo 9 ore di camminata e di arrampicata, superando il consistente manto nevoso, il clima freddo e la stanchezza fisica. Alla spedizione hanno anche partecipato l'alpinista Alberto Benchimol di Sportfund che ha assistito il team e il fotografo Stefano Fabris, che ha documentato la scalata per la realizzazione del film "Driven", così da testimoniare la strepitosa forza fisica e mentale di questo ragazzo nell'affrontare le condizioni atmosferiche imprevedibili, l'altitudine e le difficoltà alpinistiche e convincere le persone che la forza di volontà permette di realizzare i propri sogni anche partendo da difficoltà fisiche. La prima ora di cammino è andata molto bene anche grazie alle condizioni della neve compatta nelle prime ore del mattino. Nel corso della spedizione la neve più morbida ha creato qualche difficoltà al gruppo ma Getúlio non si è lasciato scoraggiare continuando la scalata. Il ragazzo non ha mai voluto mollare ed è riuscito a raggiungere la cima. Sul tetto delle Dolomiti e contemplando il panorama attorno a sé, Getúlio ha commentato questa sua impresa con poche, fantastiche parole: "Che bella la vita!". L'avventura di Getúlio diventa così un'ispirazione per tutti, insegnando che con la volontà tutto è possibile. Sin da piccolo gli era stato detto che avrebbe dovuto passare l'intera vita su una sedia a rotelle, ma a sette anni ha imparato a camminare e il suo sogno era quello di scalare una montagna: l'ha realizzato sulla regina delle Dolomiti. L'idea di questa spedizione è nata da Pedro McCardell, fondatore della società americana Lyfx, che l'ha proposta a Getúlio nel 2015, dopo aver sentito dell'incredibile forza d'animo del ragazzo e del suo approccio positivo e intraprendente nei confronti della vita. Negli ultimi quattro anni, Getúlio ha quindi allenato il corpo e la mente per prepararsi alla scalata, ricevendo anche il benestare dei suoi medici. Partner del progetto sono stati Climbing Technology e Montura, che hanno fornito l'abbigliamento tecnico e il materiale a tutto il team, e Alta Badia. Fondazione Dolomiti Unesco e Sportfund fondazione per lo sport onlus hanno dato il loro patrocinio.
NOTIZIE DAI RIFUGI Corriere delle Alpi | 3 Aprile 2019 p. 16 Vaia, il Cai è a disposizione ma chiede fondi per i lavori Fabrizio Ruffini belluno «Il volontariato può fare tanto, ma potrebbe fare ancora di più con gli aiuti adeguati». Si preannunciano una primavera e un'estate intense per gli uomini del Cai, che durante l'annuale assemblea hanno parlato dei vari aspetti dell'associazione alla luce delle tante opere da realizzare. «La parte del leone tra i temi discussi l'ha fatta il resoconto dei danni dovuti alla tempesta Vaia», racconta Sergio Chiappin, presidente del Cai bellunese. «Il problema più grande riguarda la teleferica che serve a rifornire il rifugio Settimo alpini, per la quale si sono stimati circa 10 mila euro di danni, soldi che non sappiamo ancora se potranno essere attinti dai fondi per i danni alle attività produttive previsti dalla Protezione civile. Abbiamo fatto domanda già in novembre ma non abbiamo ancora avuto una risposta e a breve chiederemo un incontro con l'amministrazione di Belluno per capire quali spazi di manovra ci siano». sentieriMa la teleferica, che è stata colpita dagli alberi schiantati facendo cadere al suolo la fune traente e piegando alcuni rombi di supporto, non è l'unico punto critico rimasto: «È stato fatto il punto sullo stato dei sentieri e abbiamo stilato un fitto calendario di interventi che ha già preso il via e che, per tutta la primavera e tutta l'estate, ci vedrà impegnati nel ripristino delle vie ancora impraticabili o senza più segnaletica», aggiunge Chiappin. «Abbiamo finito di sgomberare il sentiero 509, a breve saranno ripristinate la cartellonistica e la segnaletica orizzontale».acquedottoDanneggiato anche l'acquedotto del rifugio Bianchet: «Non appena i carabinieri forestali completeranno il lavoro sulla strada d'accesso potremo verificare il danno e fare una stima dei costi per il ripristino delle tubazioni. Abbiamo già ricevuto alcune foto, ma a breve potremo andare a vedere di persona». Tutte opere che meriterebbero gli adeguati aiuti economici, in grado di dare i mezzi opportuni a chi si impegna per il bene di tutti: «Ogni finanziamento che ci arriva viene amplificato dalla forza del volontariato ed è questo che fa la differenza. Anche un piccolo contributo ci permette di fare grandi cose, come il rifacimento del bivacco Sperti e della sua ferrata o la messa in sicurezza della ferrata del Marmol. Tutte opere già in programma, ma che con un aiuto in più potremmo fare più facilmente». la forza dei volontariAl momento il Cai bellunese ha attivato una squadra di sei volontari per questi primi interventi, ma presto se ne uniranno altri. Un prezioso supporto da parte di tanti, che vedono nel Cai un punto di riferimento e una garanzia: «Ho ringraziato pubblicamente le tante associazioni, come quelle di Bolzano Bellunese, che si prodigano per la manutenzione e il ripristino del territorio, inoltre tengo a sottolineare che molte persone ci hanno chiamato o scritto in maniera autonoma per proporsi come aiuto in questa situazione particolare».Come promesso nei giorni scorsi, infine, è stato confermato l'aiuto dalle sezioni Cai della pianura: «Quella di Dolo, che è proprietaria del bivacco del Marmol, sullo Schiara, si è messa a disposizione per tutti i sentieri che portano in quell'area e ci dovremo accordare sulle tipologie di intervento da mettere in atto». Durante l'assemblea sono state fatte anche le relazioni da parte delle diverse commissioni che compongono la sezione: «Si è parlato delle prestazioni legate all'alpinismo e all'alpinismo giovanile, oltre che dei nostri interventi nelle scuole, della tutela ambiente montano e degli incontri organizzati in città, tutte attività considerate di routine ma che sono il modo per il club di farsi conoscere per il grande lavoro che fa». -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Corriere delle Alpi | 3 Aprile 2019
p. 19 Rifugio Monte Pelmo verso il raddoppio Mario Agostini Val di Zoldo La presentazione della bozza di progetto per la ristrutturazione e l'ampliamento del rifugio Monte Pelmo sarà uno dei punti principali dell'assemblea della Regola Grande di Mareson convocata per sabato 13 aprile.«A maggio del 2018», sottolinea il marigo Roberto Rizzardini, «essendo in scadenza il contratto di locazione del rifugio Monte Pelmo, era stata presentata all'assemblea un'idea per la ricostruzione dell'immobile, diventato fatiscente. L'incarico era stato affidato all'architetto zoldano Andrea Rizzardini con studio a Pecol. Non potendo iniziare i lavori, era stato prorogato il contratto di locazione per due anni al gestore Claudio Cason di Pecol in attesa di presentare all'assemblea un progetto di massima in base alle indicazioni da parte dell'assemblea stessa».La bozza di progetto è ora pronta per l'esame dell'assemblea. «Il progetto che verrà presentato», dice il marigo, «prevede a pianterreno il bar ed il ristorante con un centinaio di posti. Al primo la zona notte con una quindicina di camere».Si punterà dunque su una ospitalità di qualità. «Oggi giorno», dice Rizzardini, «non si può più improvvisare. Bisogna fare le cose adeguate alle richieste dei clienti e, quindi, predisporre tutti i servizi necessari alle odierne necessità».«L'idea», dice dunque il marigo, «è quella di raddoppiare l'attuale volume dell'immobile, operazione possibile in base al piano regolatore. Si avrebbero così 1881 metri cubi disponibili». «La nostra intenzione», afferma ancora Rizzardini, «è quella di darlo in locazione conteggiando gli affitti mensili per un lungo periodo, tale da spalmare in modo adeguato le spese da sostenere. La voce circola ed una persona si è già presentata e sembra interessata all'affare. Naturalmente la porta è aperta a tutti e noi siamo disponibili a valutare le varie richieste che arriveranno. Il rifugio è allettante perché si trova in una posizione ideale fra il Pelmo e la Civetta ed è ubicato a qualche metro dalla statale. Funzionerebbe tutto l'anno».In assemblea, poi, si parlerà anche dei lavori al Caselo. «Sono stati ultimati», spiega il marigo, «i lavori idraulici, per la luce e per la pavimentazione. Mancano alcuni lavori di rifinitura e come primo atto sarà sfruttabile una zona dell'immobile per mettere in funzione l'ufficio. Resta da completare la parte riservata al museo». -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Gazzettino | 11 Aprile 2019
p. 14 edizione Pordenone Frane e crolli in Valcellina Pronti sei milioni di euro CLAUT Le rassicurazioni della Regione bastano per sapere che i soldi - si parla di sei milioni di euro: parola del vice presidente, Riccardo Riccardi - saranno presto messi a disposizione. Gli amanti della montagna devono fare, però, i conti con la situazione attuale, che parla di devastazione, di disatro ambientale, di fragilità del territorio. Il tornado dello scorso autunno, infatti, ha
lasciato alle proprie spalle una vera e propria catastrofe: migliaia di piante abbattute e lunghissimi tratti di strada erosi dalle piene dei vari torrenti. Al netto delle condizioni meteo avverse degli ultimi giorni - che hanno tenuto lontano la massa dei turisti -, gli appassionati di escursionismo montano stanno ora tornando a poco a poco in Valcellina, ma il panorama che si presenta davanti ai loro occhi è desolante, come nel caso della strada della Val Settimana, la cui carreggiata è letteralmente impraticabile in numerosi punti. «L'apertura della strada è fondamentale per garantire la continuità della fruizione e delle relative attività umane consolidate - è l'appello reiterato dal Cai di Claut -: lungo la valle sono situate numerose malghe e stalle, le quali svolgono un'importante attività zootecnica (è una delle poche zone della nostra provincia dove si pratica ancora l'alpeggio, ndr), la viabilità è indispensabile anche per l'utilizzo dei boschi e la cura dei prati, funzioni che sono oggi più che mai necessarie, anche per il recupero e il riutilizzo del materiale legnoso abbattuto dal maltempo e che, se non prontamente esboscato, verrà completamente perso».L'apertura della strada è, inoltre, fondamentale perché questa valle non perda quel turismo di montagna assicurato anche dal Rifugio Pussa, di proprietà della piccola sezione del Cai clautano: esso è situato, infatti, in posizione strategica, a cavallo della Valcellina e della Val Tagliamento, e costituisce un importante punto di appoggio per coloro i quali vogliono addentrarsi nel cuore del Parco naturale delle Dolomiti Friulane ed è anche un essenziale punto di collegamento per le traversate verso la Val Cimoliana, verso le valli dell'Alto Tagliamento e verso la val di Giere e i canali di Meduna. L'impraticabilità della strada comunale di fondovalle della Val Settimana genera, inoltre, un'importante criticità in caso di interventi di soccorso che dovessero rendersi necessari via terra, con significativa dilatazione dei tempi di intervento. Inoltre, recentemente, sono stati programmati anche degli interventi di sistemazione della sentieristica, su impulso della Fondazione Dolomiti Unesco. Questi interventi prevedono il coinvolgimento dei gestori dei Rifugi, di numerosi volontari, del Club Alpino Italiano e del Parco delle Dolomiti Friulane, ma è necessario raggiungere i sentieri stessi e le zone di intervento per potere dare concreto avvio ai lavori. Lorenzo Padovan© riproduzione riservata Corriere delle Alpi | 17 Aprile 2019 p. 24 Dal Piaz, strada sgomberata ma c'è l'incognita cedimenti Laura Milano FELTRE Il consiglio direttivo del Cai Feltre ha confermato il presidente uscente Ennio De Simoi, che ora si prepara a guidare una stagione con buoni propositi sul piano degli investimenti per il 2019. Ma non mancano alcuni punti di domanda. Il primo è quello relativo a rifugio Dal Piaz dove il sentiero è stato sgomberato dalle piante abbattute dalla tempesta Vaia, ed è transitabile in sicurezza dagli escursionisti, ma non offre ancora certezze sul piano della transitabilità in auto. Auto che servono ai gestori per l'approvvigionamento alimentare e di tutto quanto necessario quando la stagione turistica sarà al pieno delle presenze. Dopo Vaia, le squadre del Demanio hanno sgomberato la strada in tempi rapidi. «Ma al momento», spiega De Simoi, «in assenza di una ricognizione tecnica che potrà essere effettuata solo dopo il disgelo, non possiamo essere certi della tenuta della strada, messa a dura prova da eventi climatici che potrebbero aver compromesso la statica del suolo».«Questo significa che potenzialmente l'auto che serve ai gestori può transitare sul sentiero ripulito. Ma ancora non è dato sapere, fino a quando non potrà essere effettuata una perizia tecnica, se il suolo dissestato potrà sopportare il carico di un mezzo in transito frequente».Altra incertezza è quella legata all'esito dei bandi ai quali il Cai ha partecipato per trovare i fondi per sistemare i rifugio Boz e Dal Piaz. «Per quanto riguarda il Boz», dice De Simoi, «l'intenzione è quella di rendere energeticamente autonomo il rifugio affiancando alla centralina esistente un impianto fotovoltaico. L'investimento è di oltre quarantamila euro ed è però vincolato all'erogazione del contributo. Per rifugio Dal Piaz, invece, miglioreremo il sistema di conservazione dell'acqua mediante rifacimento delle cisterne di stoccaggio erecupero delle acque piovane per tutti gli altri usi che non siano quelli alimentari. Per questo intervento ci sono soldi nostri accantonati, ma la spesa è elevata. Così confidiamo anche in questo caso in un contributo finanziario».L'orografica e le condizioni idrogeologiche del territorio non fermano la positiva caparbietà del presidente Cai e del suo esecutivo. Come nel caso del progetto di una ferratina a Fonzaso, che si affiancherebbe per i corsi di avviamento alle ferrate alla palestra di roccia migliorata dal Consorzio triveneto rocciatori. «Per realizzare la piccola ferrata, è necessario prima ripristinare il sentiero di collegamento, soggetto a uno smottamento», dice De Simoi. «Per il consolidamento dalla frana ci siamo già attrezzati, con il fermo proposito di completare l'intervento prima dell'estate. Possiamo avvalerci della protezione civile del Veneto e del gruppo alpini di Fonzaso, oltre che della collaborazione del sindaco Giorgio Slongo e del nostro socio esperto Renzo Zollet, di professione geologo». -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Corriere delle Alpi | 23 Aprile 2019 p. 18 Il Cai: «Attenzione ai sentieri danneggiati dalla tempesta» Francesco Dal Mas BELLUNO «Gli appassionati di escursionismo e alpinismo, prima di salire in quota, consultino la mappa dei sentieri praticabili nel sito del Cai Veneto». Questo l'appello di Francesco Carrer, presidente regionale uscente del Club alpino italiano, dopo gli ultimi casi di chi si è trovato in difficoltà. Sono 900 i sentieri in Veneto, 317 quelli colpiti dalla tempesta Vaia, 247 nella sola provincia di Belluno. «I chilometri di percorsi schiantati sono più di 853», riferisce Carrer, «pari a un quinto di tutto il chilometraggio regionale. In provincia di Belluno risultano impercorribili o in parte ostruiti 712 km. La sola sezione di Agordo ha in carico 143 km di sentiero bloccato dagli alberi». In questi giorni, ultima neve permettendo, ci sono sezioni del Cai che si sono già mobilitate, cominciando dalle quote più basse. «Tutti i fine settimana di maggio e giugno», annuncia Carrer, «vedranno cantieri aperti: non si tratta solo di tagliare alberi e ammassarli a bordo sentiero, ma anche di ricostruire i sentieri che sono rimasti vittime di frane e dell'acqua che ha eroso i percorsi». «È l'opera più difficile. Ma proprio perché la situazione è così complessa», ammonisce Carrer, «è saggio non avventurarsi lungo questi itinerari. Abbiamo calcolato che per superare 100 metri di schianti ci si impiega anche un'ora, col rischio di cadere, di scivolare o, comunque, di rimanere prigionieri dei tronchi». A dare una mano ai volontari del Cai interverrà la Protezione civile. A Feltre non sono percorribili il sentiero 844 per Stalle Ronche, gli itinerari per Cresta del Mul e Passo Finestra, e il Comune ha chiuso il percorso per forcella Pelse. A Caprile è consigliabile non avventurarsi sul 610 per passo Col Becher, neppure sulla strada per forcella del Negher e per Valbona. Il 689 è in parte scomparso, così pure l'itinerario per forcella sotto Sasso Nero. È lunghissimo l'elenco di sentieri impraticabili ad Agordo e in tutta la zona. Il 694r è fra questi, il percorso per forcella S'ciota vede addirittura un ponte asportato, come peraltro non sono percorribili i sentieri 699 a Livinallongo e a Caprile quelli per località Ere e rifugio Padon. Il 638 a Livinallongo ha due frane, oltre agli alberi caduti, e il percorso per passo Campolongo è tutto solchi. E ancora: il 560 che sale da Alleghe verso il Civetta è eroso; troppi alberi a Caprile, sul 560 e sul sentiero verso Casera Pioda. Rivoli d'acqua attraversano il sentiero che da forcella di Col Rean sale al Coldai. Il 541 ad Agordo è out, a Livinallongo lo sono pure il 23 e i sentieri da Varda verso rifugio Cherz e passo Incisa.Dall'altra parte delle Dolomiti, ad Auronzo è impossibile salire a Forcella Giralba, né fare la ferrata Roghel. Proibitivo salire anche al rifugio Città di Carpi per erosioni della strada da Val Marzon. Così pure da Palù San Marco sall'alta Val San Vito. Il 48 per forcella Jau de la Tana è impercorribile, così pure il percorso verso colle di Villapiccola. Irraggiungibile Poladona, nonché il bivacco Musatti.In Valcomelico non si può andare a Forcella Val Carnia, neppure a passo del Roccolo, al passo dell'Oregone, al passo del Mulo, alle Sorgenti del Piave attraverso la strada provinciale 22 o il sentiero 134. Eliminato il sentiero 172 che porta sotto Cima della Varda. Non percorribile il tratto verso malga Chiastellin. San Vito ha chiuso il 236 per La Glories e il 230 per sorgente della Roa. –
Corriere delle Alpi | 28 Aprile 2019
p. 34 Rifugio Galassi, stagione estiva a rischio SAN VITO Notevoli problemi per i rifugi nell'area di San Vito quando siamo ormai alla vigilia della stagione estiva. L'ordinanza comunale che vieta di salire al San Marco e, quindi, al Galassi, dopo la frana che ha gravemente danneggiato lo Scotter, resta puntualmente in vigore. Il sindaco Franco De Bon probabilmente concederà una deroga per i gestori del San Marco, in modo che possano provvedere ai rifornimenti sino alla loro teleferica, ma nulla più. In questi giorni è ancora vietato il transito a piedi, non è escluso che sia consentito per la stagione estiva. IL CAI è PREOCCUPATO«Sarebbe un autentico dramma se il passaggio fosse interdetto», ammette Claudio Tramontini, del Cai di Mestre, che coordina l'autogestione fra i volontari del rifugio Galassi, «le conseguenze saranno già pesanti con il divieto alle navette di fare la spola tra San Vito e lo Scotter, che di solito porta la clientela di Cortina. Per gli escursionisti, ammesso che sia consentito il transito, ci sarà un'ora a piedi in più da scarpinare». Il sentiero tra lo Scotter ed il Galassi non esiste nel tratto in cui attraversa il ghiaione, ma non è un problema ritracciarlo, come si fa quasi ogni anno. Ai fini della sicurezza sarebbe comunque importante la realizzazione di barriere paramassi; uno dei problemi è quello dell'impatto visivo, perché le protezioni insisterebbero su versanti ben visibili. Il Galassi è stato raggiunto nei giorni scorsi dal personale del Cai di Mestre, dall'altro versante, quello della Val d'Oten. «Ma, spiega Tramontini, «da Calalzo la Capanna degli alpini, dove solitamente si parcheggia, è ancora irraggiungibile». La strada è stata pesantemente martellata dalle precipitazioni della tempesta Vaia. Si arriva fino all'incrocio per il sentiero che sale al rifugio Chiggiato. «Poi si può proseguire, ma», fa sapere Tramontini, «solo con un fuoristrada attrezzato, perché bisogna percorrere il letto del corso d'acqua». Non è escluso, comunque, che per l'inizio della stagione dei rifugi la viabilità venga in qualche modo riaperta. Le raffiche di vento di fine ottobre hanno risparmiato i boschi della valle, perché molto stretta. E il sentiero che dalla Capanna degli Alpini s'arrampica fino al Galassi non ha subito danni. Il rifugio, nonostante le molte richieste di apertura anticipata, comincerà a funzionare dal penultimo
fine settimana di giugno. «Lassù ho trovato, giorni fa, ancora un metro di neve; ma, per fortuna, non ci sono danni; tutto dovrebbe essere funzionante». In anni recenti il Cai aveva dovuto provvedere ad una nuova teleferica, dalla Val d'Oten, essendo stata distrutta quella precedente. RIFUGIO VENEZIA ISOLATODall'altra parte della Val Boite c'è il rifugio Venezia, uno dei più frequentati; si trova ai piedi del Pelmo. La pista forestale di maggiore acceso ha un'ordinanza di chiusura da parte del sindaco di Zoppè, Fausto Bortolot. Barbara Feltrin, la gestrice, a fine marzo è salita con gli sci per constatare le condizioni della struttura; la tempesta Vaia aveva strappato parte del tetto, poi coperto con un telo di nylon. «La strada da Zoppè è impraticabile ai mezzi di trasporto per una serie di frane che hanno divorato parti delle corsie. A piedi si può salire, ma bisogna prestare massima attenzione». A metà giugno il rifugio riaprirà, «in ogni caso», assicura Feltrin. La pista che sale da Borca presenta anch'essa dei problemi. Verrà riposta in sicurezza non appena si scioglierà la neve. Neve che ha coperto gli altri sentieri di accesso, a partire da quello per la forcella. «Il Cai è riuscito, in novembre, a riattivare il percorso verso malga Ciauta che ci ha dato modo in qualche modo di raggiungere il rifugio e coprire il tetto», conclude Barbara Feltrin, «i lavori di sistemazione cominceranno non appena il sole sarà stabile. Comunque due piani del rifugio sono operativi, solo la soffitta è out». -Francesco Dal Mas BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
NOTIZIE DAI PARCHI Trentino | 1 Aprile 2019 p. 14 “La Val di Tovel diventi modello di ecoturismo” La Val di Tovel al centro dello studio di Silvia Pederzolli Giovanazzi, di Caderzone Terme in Val Rendena, che si laureata in "Management della Sostenibilità e del Turismo" all'Università di Trento con la tesi intitolata "Consapevolezza del visitatore, impatto sulla destinazione ed educazione ambientale". Silvia ha sviluppato il suo progetto di tesi durante un tirocinio nel settore Ricerca Scientifica ed Educazione Ambientale del Parco Naturale Adamello Brenta, mentre parallelamente collaborava all'organizzazione dell'ottava conferenza internazionale dei geoparchi mondiali Unesco tenutasi a Madonna di Campiglio a settembre.Pederzolli, di cosa parla la sua tesi di laurea magistrale?La mia ricerca parte dal presupposto che anche la Val di Tovel, così come tutto il parco, rileva un forte impatto turistico sull'ambiente: nell'estate 2018 ha sfiorato le 100.000 presenze e l'ente si trova in una delle province con il più alto tasso turistico.Quali potrebbero essere i modi per preservare l'ambiente?Tre le potenziali strategie per accrescere la sensibilizzazione ambientale: "esperto parco per un giorno: il monitoraggio faunistico", un'esperienza durante la quale il turista è attrezzato con un kit necessario per la raccolta di materiale, la cartina del transetto e una griglia per catalogare le tracce individuate e confermate dall'esperto; "adotta una specie del Parco" prevede la vendita di peluches raffiguranti le principali specie animali presenti nel parco e per chi fa l'acquisto il certificato di adozione al parco della durata di un anno, una scheda tecnica della specie scelta e l'iscrizione gratuita alle attività del parco che trattano un tema legato all'animale; "qual è la tua impronta ecologica?", un touch-screen all'interno della casa del parco rivolto a tutta la famiglia per testare il valore della propria impronta ecologica.E a livello locale, cosa si potrebbe fare?È fondamentale che la popolazione locale appoggi le strategie del parco per garantirne l'efficacia perché è la stessa comunità locale che caratterizza l'ambiente apprezzato dal turista. Si dovrà poi lavorare sinergicamente per preservare la Val di Tovel e al contempo soddisfare le molteplici esigenze dei visitatori e si dovrà cercare di attrarre sempre più un target attento alle problematiche ambientali e che ricerchi forme di ecoturismo, un mercato in continua crescita.Quali i suoi obiettivi per il futuro?Vorrei lavorare nella realizzazione di eventi sostenibili o presso realtà legate al marketing turistico sempre in linea con i principi della sostenibilità.Oltre alla laurea, quali altre soddisfazioni le ha dato questo studio?Lo scorso dicembre ho presentato la mia tesi alla giunta comunale di Ville d'Ananuia, in gennaio ho preso parte in qualità di esperto ad una serata partecipata del percorso Avvianaunia Lab in Val di Non in e ho esposto il mio lavoro durante la GreenWeek di Trento in marzo. Inoltre sono in attesa di conferma per la presentazione del paper della mia tesi, realizzato in collaborazione con alcuni docenti dell'Università di Trento, al convegno Sinergie 2019 che si terrà a Roma in giugno.
L'Adige | 5 Aprile 2019 p. 37 «BioMiti», ricerca in dieci aree Il Parco Adamello Brenta aumenta gli studi sui cambiamenti climatici STREMBO Il 2019 sarà un anno impegnativo per il Settore ricerca scientifica ed Educazione ambientale del Parco naturale Adamello Brenta. Nell'ultima seduta dalla giunta esecutiva, è stato, infatti, approvato il Piano annuale della ricerca scientifica che contiene una lunga lista di progetti. «Nei suoi trent'anni di vita ? spiega il responsabile del Settore, Andrea Mustoni ? il Parco ha dato un indiscutibile impulso alla ricerca scientifica, portando a conoscere meglio i propri ambienti naturali e il patrimonio ambientale della provincia. A partire dalle attività connesse al progetto di reintroduzione dell'orso bruno, la peculiarità del Parco è stata quella di realizzare le ricerche con il proprio personale e in collaborazione con istituti universitari e musei». «Il nostro obiettivo, ambizioso, ora è quello di riportare il Parco ad essere un'eccellenza anche nel settore della ricerca», chiarisce il presidente del Parco, Joseph Masè . «La Terra ci grida ogni giorno il proprio disagio e oggi, come mai in passato, c'è bisogno di un ente che faccia approfondimento, che studi il nostro patrimonio naturale, ne colga le fragilità e che trasmetta questa conoscenza alle nostre Comunità. È attraverso il sapere che si diffonde una consapevolezza dell'unicità del nostro patrimonio naturale e della necessità di curarlo, di rispettarlo, di preservarlo per noi stessi e per le future generazioni. Per questo motivo sono state destinate maggiori risorse alla ricerca, sono stati avviati progetti specifici e uniti i settori della ricerca scientifica e dell'educazione ambientale. Si è creata una bella squadra di "menti pensanti", di persone altamente formate e capaci, che amano la Natura e la studiano». «Con questi presupposti - prosegue Mustoni - nel 2019 il Parco incentrerà le proprie attività sul "Progetto Biomiti ? Alla ricerca della vita sulle Dolomiti di Brenta", avviato lo scorso anno che si propone di tracciare una linea di indagine sulla quale si possano inserire ambiti di ricerca, volti a comprendere l'azione dei cambiamenti globali sulle comunità biotiche montane attraverso rilievi faunistici, vegetazionali e climatico/ambientali. Lo studio sarà condotto dal personale del settore, supervisionato dal gruppo di ricerca del professor Apollonio dell'Università di Sassari e realizzato in collaborazione con il Muse e con altri Istituti di ricerca». Le aree di studio di «BioMiti» nel 2019 verranno raddoppiate: dalle cinque dell'anno scorso, collocate in fasce altitudinali differenti, si passerà a dieci, tra la Cima Grostè e l'alta Val di Tovel. In queste aree, verranno raccolti campioni di specie vegetali, di fauna invertebrata come insetti, farfalle e falene, e di fauna vertebrata. Per quest'ultima saranno collocate foto trappole e allestiti punti di ascolto degli uccelli. Si prevede anche la cattura «a vivo» di piccoli mammiferi, come le arvicole, la cui presenza è un chiaro indice di cambiamenti climatici in atto. Verranno fatte analisi del suolo e verrà elaborata una carta geomorfologica. Grazie al posizionamento di sofisticati sensori, sarà possibile rilevare la temperatura e l'umidità nelle aree, da mettere in connessione con la presenza dei vari organismi viventi. I dati raccolti saranno quindi archiviati, analizzati e, infine, divulgati. Oltre a «BioMiti», nel 2019 verranno promosse molte altre linee di ricerca. Si aprirà una nuova fase del progetto «Incontri uominiorso» che ha l'obiettivo di descrivere le reazioni degli orsi per poter informare meglio le persone sui comportamenti più corretti da adottare. Proseguiranno le attività di monitoraggio faunistico mirato su 72 specie animali, individuate dal Piano faunistico del Parco nel 2006, valutando quindi lo stato di salute dell'ambiente. Tra i monitoraggi faunistici vi saranno anche quello dello stambecco, animale reintrodotto dal Parco a partire dal 1995, e, in base all'accoglimento della richiesta di contributi del Piano di sviluppo rurale, sono in programma monitoraggi di aquila e francolino. In appoggio al Servizio Foreste e fauna, è previsto il coinvolgimento in eventuali attività di censimento di ungulati e galliformi e nel monitoraggio genetico dell'orso attraverso 15 trappole per peli. Infine, il Parco si metterà a disposizione di altri enti di ricerca come le Università, il Muse o la Fem, per sostenere le loro ricerche nell'area protetta, anche al fine di incrementare le sinergie e la conoscenza del territorio. Alto Adige | 7 Aprile 2019 p. 34 Con le attività nei parchi i ragazzi diventano Junior ranger dolomiti La formazione in lingua tedesca per i ragazzi dai 10 agli 11 anni che intendono diventare Junior Ranger nell'estate 2019 verrà
proposta dall'Ufficio parchi naturali in collaborazione con l'Avs (Alpenverein Südtirol) nei parchi naturali Fanes-Senes-Braies e Puez-Odle. Obiettivo dell'iniziativa è quello di sensibilizzare i ragazzi verso la natura e l'ambiente montano fornendo loro conoscenze sul mondo vegetale e animale locale. Grazie alle conoscenze acquisite, i ragazzi apprendono il comportamento da adottare in montagna. Sono 7 gli appuntamenti in programma da maggio a settembre, con un evento conclusivo che prevede la consegna dei diplomi ed è in programma domenica 15 settembre, un evento al quale possono partecipare anche i familiariI ragazzi avranno modo di osservare la natura in tutte le sue sfaccettature imparandone il rispetto. Verranno a conoscere il mondo degli insetti, potranno perfezionare l'osservazione degli animali selvatici anche attraverso lo studio delle loro impronte, cureranno le attività di scoperta degli organismi acquatici e approfondiranno una serie di attività incentrate su gli alimenti commestibili in natura. Inoltre, impareranno a riconoscere gli habitat pericolosi, svilupperanno le capacità di orientamento con la cartina e la bussola, il primo soccorso, l'arrampicata in sicurezza e il comportamento in situazioni di emergenza. Le iscrizioni saranno aperte dall'8 al 26 aprile rivolgendosi all'Avs-Jugend Südtirol (0471 303201 - jugend@alpenverein.it). Informazioni sul portale web della Provincia dedicato al tema dei parchi naturali.
PATROCINI Trentino | 25 Aprile 2019 p. 40 Fassalandia" e folclore animano l'estate di Pozza valentina redolfi San Giovanni di Fassa/Sèn Jan In sala consiliare nel municipio di Sèn Jan a Pozza è stato presentato il programma delle manifestazioni del paese di Pozza per l'estate 2019. Un programma ricco e - come detto dalla presidente del Comitato Mara Dorich - più di qualità e forse con qualche evento in meno della scorsa estate. Il calendario di appuntamenti è frutto di un lavoro impegnativo che è stato condiviso, oltre che fra tutti i collaboratori, anche con il Comitato manifestazioni di Vigo, ma anche con la società Buffaure e altri enti presenti sul territorio. Tutti gli eventi in calendario si svolgeranno fra il 24 giugno e il 2 settembre.Gli appuntamentiLe manifestazioni di Pozza per l'estate 2019 sono state divise fra manifestazioni/eventi; mostre e animazione Fassalandia. Il lunedì ci sarà una serata culturale sul tema "Dolomiti e patrimonio alpinistico ladino. A 50 anni dalla fondazione dei "Ciamorces de Fasha"; martedì libero per le manifestazioni di Vigo; mercoledì i grandi appuntamenti "A spas con la musega" e concerti tributo alla musica del Novecento; giovedì "Family Day" e venerdì un "arrivederci in musica" con le bande, gruppi folcloristici e cori di montagna.Le mostrePer quanto riguarda le mostre: in piazza ci sarà una mostra dedicata al patrimonio Unesco, in Ciasa de Noscia Jent una mostra sulla gestione faunistica della Val di Fassa e al Circolo Mineralogico a Pera una mostra di minerali."Marijene" fa divertireL'animazione Fassalandia invece verrà curata dal gruppo di animatori della valle del gruppo "Marijene" e include un programma per ogni giorno della settimana con la collaborazione anche dell'associazione Bambi, il Museo, gli esperti dei sentieri e la società Buffaure con il percorso a monte dell'impianto "L Salvan". Per le famiglie è stata realizzata anche una cartina con tutti i servizi presenti sul territorio. «Crediamo nel target "famiglia" - ha detto Mara Dorich - anche perché i bambini di oggi sono i turisti di domani».Oltre a tutto ciò a Pozza verranno organizzate alcune tappe della Val di Fassa Running, la Festa Ta mont (2-4 agosto), alcuni appuntamenti di "Ispirazioni d'estate", la gara di corsa Te anter le lum" e la notte dei musical.Brochure e tanto internetPer migliorare la comunicazione verrà realizzato un calendario settimanale da stampare nelle strutture ricettive e mettere a disposizione degli ospiti, in più verranno aggiornati il più possibile le pagine dei siti internet e dei social network gestiti dal "Comitato manifestazioni Pozza". L'assessore alla cultura di Sèn Jan Simone Zulian ha ringraziato il Comitato e il pubblico presente e tutti coloro che collaboreranno per diffondere il più possibile le informazioni sulle manifestazioni. Trasporto seraleIn sala è stato parlato più volte anche della collaborazione con il paese di Vigo ora sotto lo stesso Comune; è stato chiesto se sia stato pensato, o meno, ad un trasporto serale di collegamento dedicato agli ospiti per le manifestazioni fra i due paesi. Zulian ha risposto di sì. «Ne abbiamo parlato, ma non ancora deciso come poterci organizzare».Il nuovo comitatoI componenti del Comitato manifestazioni di Pozza: Mara Dorich (presidente) e Simone Zulian (assessore di Sèn Jan) poi ci sono: Thomas Battisti, Cristine Bernard, Gianluca Bernard, Michael Bernard, Christopher Deluca, David Dorich, Walter Florian, Marco Locatin, Fausto Lorenz, Davide Pezzei, Matthias Pezzei e Daniela Vian.