Fondazione Dolomiti Dolomites Dolomiten Dolomitis
RASSEGNA STAMPA FEBBRAIO 2019
PRINCIPALI ARGOMENTI DEL MESE DI FEBBRAIO: 10 ANNI DOLOMITI UNESCO ......................................................................................................................................................... 3 SERRAI DI SOTTOGUDA: IL PROGETTO DI RICOSTRUZIONE .................................................................................................. 6 NOTIZIE DALLE SEZIONI CAI ...................................................................................................................................................... 14 NOTIZIE DAI RIFUGI ..................................................................................................................................................................... 17 TRENTO FLM FESTIVAL 2019 ...................................................................................................................................................... 21 EVENTI E PARTECIPAZIONI ......................................................................................................................................................... 23
10 ANNI DOLOMITI UNESCO Corriere delle Alpi | 3 Febbraio 2019
p. 28 Dolomiti Unesco, la Fondazione prepara la grande festa di giugno per il decennale LA RICORRENZA Era il 26 giugno 2009 allorché l'Unesco riconobbe le Dolomiti come patrimonio dell'umanità per il loro valore estetico e paesaggistico e per la loro importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico. Quest'anno, dunque, si festeggerà il decennale; e, per farlo nel migliore dei modi e all'insegna di una vera condivisione con chi ama e studia queste montagne, la Fondazione Dolomiti Unesco si rivolge a tutti coloro che stanno organizzando per il 2019 iniziative coerenti con i suoi valori di riferimento e che desiderino condividerle con tutto l'arco dolomitico, ottenendo così anche una promozione su larga scala. Parte dunque una manifestazione di interesse per segnalare progetti dedicati ai 10 anni del patrimonio mondiale meritevoli di essere inseriti in rete. Una volta ottenuta l'approvazione, queste iniziative permetteranno di mettere a punto un ricco programma, potranno utilizzare il logo ideato per il decennale e saranno promosse in una sezione speciale del sito della Fondazione.Già ora si può scaricare da www.dolomitiunesco.info il modulo con cui illustrare la manifestazione progettata (concerto, convegno, proiezione, contest), i suoi contenuti essenziali e le sue finalità, il luogo, la data e il referente. Il modello dovrà pervenire alla Fondazione, con eventuali allegati e foto, almeno 15 giorni prima dell'inizio dell'evento, o via mail all'indirizzo di posta elettronica info@dolomitiunesco.info o via posta ordinaria alla Fondazione Dolomiti Unesco, Corso Italia 77, 32043 Cortina. A tutto ciò si aggiungeranno le varie iniziative promosse direttamente dalla Fondazione. Ma la festa istituzionale sarà proprio l'8 giugno a Cortina, dove il momento "clou" sarà l'esibizione, di alto valore simbolico, di quattro bande provenienti dai quattro territori
dolomitici, nel segno di quell'unità nella diversità che costituisce il segno distintivo e caratterizzante di questo comprensorio alpino. Sarà anche presentata una pubblicazione realizzata in occasione di questa importante ricorrenza. A ciò s'aggiungerà, il 16 giugno, l'inaugurazione del balcone panoramico sulle Dolomiti Unesco a Santa Cristina in Valgardena, mentre il 29 a San Vigilio di Marebbe musica, gastronomia e laboratori animeranno un grande festa dedicata a tutti gli abitanti delle Dolomiti: il Dolomites Unesco Fest. Torneranno inoltre alcuni eventi ormai consolidati, come la partecipazione al Trento film festival e la serie di appuntamenti nei rifugi. Questi saranno ben 6 e due di essi si svolgeranno in provincia di Belluno, al rifugio Berti (Comelico Superiore) e al rifugio Pian de Fontana (Longarone). E non è finita: la Fondazione, proprio per stimolare la partecipazione collettiva e nella convinzione che tutte le giornate trascorse tra le Dolomiti, non solo quelle dei turisti, ma anche quelle di chi ci vive e lavora, siano davvero uniche, invita a raccontare una giornata, allo stesso tempo comune e straordinaria, al loro cospetto, filmandola con un semplice smartphone. Le varie riprese raccolte saranno poi assemblate in un unico film, che sarà il migliore esempio di partecipazione collettiva e di autentica condivisione di un bene comune. --Walter Musizza BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI L'Adige | 8 Febbraio 2019 p. 21 Tonina al tavolo delle Dolomiti Unesco L'assessore Mario Tonina, che ha tra le proprie competenze le Dolomiti Patrimonio Unesco, è intervenuto al tavolo di lavoro per l'organizzazione degli eventi per il decennale del riconoscimento. «l valore dell'ambiente - ha detto - è fondamentale e, all'indomani dei tragici eventi del 29 ottobre scorso, dobbiamo sentirci ancora più impegnati a difenderlo». L'Adige | 26 Febbraio 2019 p. 13 Dolomiti, tavolo sulla promozione Prima riunione del Consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco dopo l'insediamento tre mesi fa delle Giunte provinciali di Trento e Bolzano:ieri a Cortina d'Ampezzo era presente il vicepresidente e assessore all'ambiente della Provincia autonoma di Trento Mario Tonina, assieme alla collega assessore alla tutela del paesaggio della Provincia autonoma di Bolzano Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer. All'ordine del giorno le iniziative per festeggiare il decennale del riconoscimento Unesco delle Dolomiti come Patrimonio mondiale dell'umanità, che cade proprio nel primo anno di presidenza della Fondazione Dolomiti da parte del Trentino». Nel corso della riunione è stata affrontata anche la questione del nuovo logo di promozione della Provincia di Belluno per le montagne dolomitiche venete, che associa al nome Dolomiti lo slogan «le montagne di Venezia». «Un'operazione estremamente delicata», aveva commentato lo stesso Tonina all'indomani della presentazione del logo alla fiera internazionale del turismo di Milano. Già in quella circostanza Tonina si era comunque detto convinto che «in occasione della prossima seduta del Cda della Fondazione ci si possa confrontare costruttivamente su questi aspetti». Ed infatti i membri del Cda hanno convenuto di condividere per il futuro le scelte che hanno un ruolo strategico per tutta l'area Unesco, aprendosi al confronto sulla promozione attraverso un tavolo di lavoro che farà presto il punto su queste tematiche e sulla mobilità nei passi dolomitici.«Dopo dieci anni di lavoro della Fondazione - si sottolinea - è stato rinnovato l'impegno di fare regia comune nell'area Unesco, mantenendo stimoli e impulsi che hanno permesso di raggiungere il grande traguardo del riconoscimento delle Dolomiti come Patrimonio dell'umanità».
Trentino | 26 Febbraio 2019
p. 8 La Fondazione Unesco: «Strategie comuni» TRENTO Prima riunione ieri a Cortina del consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco dopo l'insediamento tre mesi fa delle Giunte provinciali di Trento e Bolzano. Nel capoluogo ampezzano era presente il vicepresidente e assessore all'ambiente della Provincia autonoma di Trento Mario Tonina, assieme alla collega assessore alla tutela del paesaggio della Provincia autonoma di Bolzano Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer. La riunione - si legge in una nota diffusa dalla Provincia di Trento è stata un'importante occasione di confronto sulle tematiche che interessano l'area dolomitica. All'ordine del giorno le iniziative per festeggiare il decennale del riconoscimento Unesco delle Dolomiti, che cade proprio nel primo anno di presidenza della Fondazione Dolomiti da parte del Trentino, ruolo che la nostra Provincia assumerà nei prossimi mesi. Nel corso della riunione è stata affrontata anche la questione del nuovo logo di promozione della Provincia di Belluno per le montagne dolomitiche venete, che associa al nome Dolomiti lo slogan "le montagne di Venezia": «Un'operazione estremamente delicata», aveva commentato Tonina. E i membri del cda hanno convenuto di condividere per il futuro le scelte che hanno un ruolo strategico per tutta l'area Unesco, aprendosi al confronto sulla promozione attraverso un tavolo di lavoro che farà presto il punto anche sulla mobilità sui passi dolomitici. Dopo dieci anni di lavoro della Fondazione è stato rinnovato l'impegno di una regia comune nell'area Unesco, strategia che ha consentito di ottenere - nel 2009 - il riconoscimento. Trentino | 27 Febbraio 2019 p. 39 "Nanna al Museo", un'esperienza da vivere Predazzo, al via le prenotazioni (obbligatorie) per l'iniziativa del 2 marzo al Geologico delle Dolomiti PREDAZZO In biblioteca lo fanno da qualche anno. Al Muse pure. Ora anche il Museo geologico delle Dolomiti di Predazzo, in pieno carnevale, propone per sabato 2 marzo a partire dalle 20.30, la "Nanna al Museo" un'esclusiva esperienza per grandi e piccini che consentirà di vivere l'emozione di dormire tra i dinosauri e di esplorare il museo in un orario insolito. Prima della buona notte, laboratori, letture a tema e giochi geologici coinvolgeranno tutti nella scoperta delle Dolomiti, patrimonio dell'Unesco. Nella notte di Carnevale il Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo apre così le porte ai bambini in maschera e si trasforma in luogo
magico.Guidati in un'insolita esplorazione delle sale e nel gioco a squadre "Giro delle Dolomiti in 80 rocce", i piccoli partecipanti e i loro accompagnatori potranno vivere un'avventura indimenticabile e provare l'emozione di addormentarsi tra i dinosauri coccolati da letture a tema. E al risveglio stretching per tutti, una gustosa colazione e una sorpresa finale.La serata inizierà alle 20.30 con un momento di accoglienza presso la Nave d'oro, suggestiva ricostruzione di un punto di incontro speciale in cui, nel corso del XIX secolo, naturalisti e scienziati soggiornarono e dibatterono animatamente e da dove si sviluppò la riflessione attorno alle teorie sulla formazione delle rocce, secondo cui la Terra è in continuo mutamento.A partire dalle 21, spazio alle attività con: "Danze di ieri e di oggi", community dance per mettere in moto il corpo e la mente; "Una nave sulle Dolomiti", i geologi del passato, teatro-racconto con i personaggi che hanno fatto la storia della geologia dell'800 a Predazzo; infine "Il giro delle Dolomiti in 80 rocce", gioco a squadre alla scoperta del museo e del patrimonio Dolomiti Unesco guidati dalle animatrici del museo Rosa e Alessia.Una rilassante storia della buona notte accompagnerà i bambini fino all'ora di coricarsi, per un riposo ristoratore. Alla mattina, un po' di stretching e una gustosa colazione, prima di salutare la mascotte del museo, in attesa della prossima avventura.L'iniziativa è rivolta a bambini da 4 anni in su con almeno un adulto ogni 3 bambini. Il costo è di 18 euro a testa (40 a famiglia con genitore e 2 figli). È richiesta la prenotazione al numero 0462/500366.©RIPRODUZIONE RISERVATA
SERRAI DI SOTTOGUDA: IL PROGETTO DI RICOSTRUZIONE Gazzettino | 6 Febbraio 2019 p. 8 edizione Belluno Media Rodari: arriva l'atelier digitale CESIOMAGGIORE Taglio del nastro sabato per il nuovo Atelier Digitale RodariCrea che è stato realizzato all'istituto comprensivo di Santa Giustina. L'atelier è un ambiente didattico innovativo, con una forte impronta tecnologica. In esso trovano posto strumentazioni e attrezzature centrate sullo sviluppo del linguaggio del cinema e della fotografia che permetteranno agli studenti di cimentarsi in tali splendide forme d'arte, sviluppando così doti artistiche e migliorando la padronanza degli strumenti digitali. La realizzazione dell'atelier è stata possibile grazie alla vincita dell'apposito bando di finanziamento predisposto dal Miur attraverso il Piano Nazionale Scuola Digitale. Hanno contribuito alla sua realizzazione, come partner del progetto, il comune di Santa Giustina e la Fondazione Alessio Onlus da sempre vicina ai progetti dell'istituto. L'inaugurazione si terrà quindi sabato mattina alle 10.30 all'istituto comprensivo di Santa Giustina. Ma non sarà l'unico evento a caratterizzare la mattinata che vedrà, tra gli intervenuti, oltre al Dirigente Scolastico Lucia Savina, i sindaci di Santa Giustina, Ennio Vigne e San Gregorio nelle Alpi, Mirco Badole, il dirigente dell'Ufficio Scolastico Territoriale Gianni De Bastiani, il presidente della Fondazione Alessio onlus di Santa Giustina, Moira Fiorot e il professor Cesare Lasen membro del Consiglio della Fondazione Dolomiti Unesco. LA SOLIDARIETA' La cerimonia vedrà anche la consegna alla Fondazione Dolomiti Unesco del ricavato raccolto durante i mercatini di Natale che la scuola ha deciso di devolvere alla ricostruzione dei Serrai di Sottoguda devastati dal maltempo dello scorso autunno. Gli studenti dell'istituto si sono impegnati mettendo a disposizione con entusiasmo il proprio talento e il proprio tempo partecipando ai mercatini di Santa Giustina con i prodotti realizzati durante i laboratori scolastici. Un gesto di generosità che merita di essere portato alla luce. Infine sarà anche presentata e distribuita la nuova guida realizzata dai ragazzi della 3^C dedicata alla scoperta della frazione di Colvago; il libretto fa parte della collana di Quaderni di Santa Giustina prodotti dai ragazzi dell'istituto e giunto al numero 6 della serie.
Corriere delle Alpi | 7 Febbraio 2019
p. 17 segue dalla prima UNESCO, 10 anni di tutela “I Serrai rinasceranno” A giugno saranno dieci anni dal riconoscimento delle Dolomiti come Patrimonio dell'UNESCO. Marcella Morandini, direttore della Fondazione, affronta vari temi, tra cui quelli dell'impianti di risalita. “Se in sostituzione alla mobilità automobilistica, è una prospettiva da studiare”. La Fondazione ha promesso di progettare la ricostruzione dei Serrai di Sottoguda. Morandini: «I Serrai la nostra bandiera Saranno ricostruiti a prova di alluvione» Francesco Dal Mas CORTINA I primi 10 anni delle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità. Nel 2019 sono stati promossi, dalla Fondazione diretta da Marcella Morandini, numerosi e qualificati appuntamenti per ribadire che la tutela mondiale è per la bellezza del paesaggio. Bellezza che l'8 giugno, a Cortina, dove si svolgerà la celebrazione principale, potrebbe essere riconsacrata formalmente dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo che il suo predecessore, Giorgio Napolitano, l'aveva additata al mondo dal palcoscenico di Auronzo.Che si tratti di un "unicum" da proteggere, semmai da valorizzare sotto il segno della sostenibilità, lo conferma anche Sergio Costa, ministro dell'Ambiente, che ha istituito un tavolo tecnico di ulteriore qualificazione del sito. Accanto, si badi, a un tavolo scientifico. La più soddisfatta ovviamente è lei, Marcella Morandini, la segretaria generale.Questi 10 anni, intanto, dimostrano che sbagliavano quanti temevano ulteriori vincoli.«Tutti abbiamo preso coscienza del valore di questo patrimonio di bellezza. E chi era scettico si sta convertendo nel momento in cui constata le presenze da tutto il mondo che le Dolomiti stanno attirando».Compiacersi, però, non basta. Tanta bellezza non può essere conservata in una teca. Come possiamo abitarla? Hanno ragione gli amministratori regionali quando immaginano la sostenibilità in una rete oculata di impianti di risalita anziché nel permessivismo automobilistico sui passi e nelle valli?«Può essere un'idea intelligente. Spero che ne parleremo in uno dei prossimi Cda della Fondazione. Collegare le varie aree con funivie o cabinovie in sostituzione della mobilità automobilistica è una prospettiva di sostenibilità da studiare. È evidente, però, che non possiamo costruire impianti dappertutto; semmai vanno razionalizzati quelli che ci sono e fra loro collegati».Le Province di Trento e Bolzano hanno sperimentato per due anni, con misure diverse, la chiusura del passo Sella. La prossima sarà un'estate sabbatica, per riflettere sui risultati della sperimentazione che sembra non siano stati esaltanti. «Ho letto anch'io. È giusto sperimentare. E soprattutto promuovere forme alternative di accessibilità alle nostre bellezze dolomitiche. L'impiantistica così ripensata - e per tutto l'anno, non solo per l'inverno o l'estate potrebbe essere una modalità interessante».La tempesta Vaia ha sfregiato il volto di questa bellezza. A cominciare dai Serrai di Sottoguda. «La Fondazione Unesco si è impegnata nella riprogettazione del sito, che per noi sarà una bandiera della accessibilità sostenibile alle Dolomiti. Promuoveremo anche una raccolta di fondi. Il progetto sarà altamente innovativo, terrà conto dei cambiamenti climatici».E quindi non ricostruirete tutto dov'era e com'era?«No. È evidente che prenderemo delle precauzioni di carattere ambientale. Allo stesso modo si farà, a nostro avviso, nella ricostruzione delle altre opere danneggiate dalla tempesta».Non più acquedotti o ciclovie lungo le sponde dei torrenti, ad esempio. «Valuteranno i tecnici. Ma occorrerà anche progettare infrastrutture finalmente adatte ai disabili, alle famiglie con bambini piccoli, agli anziani perché possano camminare. Nel caso di Sottoguda, il progetto sarà consegnato al Comune che provvederà a realizzarlo».La Marmolada resta sempre "la regina"?«Certo che sì».Quindi è meglio preservarla da possibili "sfruttamenti"?«Mi pare che questo convincimento faccia ormai parte della consapevolezza comune».Gli ambientalisti hanno minacciato di far ricorso all'Unesco se verrà costruito un nuovo impianto.«Ho letto. Ripeto soltanto che la Marmolada è la nostra regina».La Fondazione ha programmato un sacco di iniziative per il decennale. Metterete in rete i musei?«Ci stiamo lavorando. Ne abbiamo individuati 40, ma probabilmente arriveremo a un centinaio. Siccome la bellezza non è solo paesaggio ma anche cultura, ecco che proporremo al mondo i tesori d'arte culturale di questo territorio. La storia dei dinosauri a Selva di Cadore, per fare un esempio, merita di essere conosciuta in tutto il mondo. Lo sappiamo che sui nostri sentieri è come se camminassimo su un mare fossile, addirittura di 220 milioni di anni fa?».Altre iniziative? Riproporrete la rassegna dei rifugi?«Sì, a partire dal rifugio Berti, che l'anno scorso è saltato. Promuoveremo anche un campo scuola per ragazzi e giovani, che durante la permanenza saranno portati nei sentieri per recuperarne la percorribilità. I rifugi sono stati messi in rete per promuovere, tra l'altro, le nostre peculiarità alimentari e non solo. Ci sono rifugi che grazie al bollino Unesco hanno registrato aumenti di presenze a due cifre».
Corriere delle Alpi | 7 Febbraio 2019
p. 17 Tre meraviglie bellunesi nella top ten dei luoghi Fai Fabrizio Ruffini BELLUNO I Serrai di Sottoguda, il vecchio cimitero dell'Addolorata a Forno di Zoldo e la Confraternita dei Battuti di Vallada Agordina. C'è spazio anche per tre meraviglie bellunesi nella top ten dei luoghi del cuore 2018 del Fai in Veneto. L'amore per l'ambiente e l'arte dei 2.227.847 cittadini italiani che hanno partecipato all'annuale consultazione della fondazione e la loro voglia di veder preservati luoghi simbolo della cultura e della storia nazionale, hanno portato a segnalare ben 37.200 siti in 6.412 Comuni differenti. I Serrai, vittime del tremendo maltempo di fine ottobre, sono stati i più votati in tutto il territorio regionale, con 7.945 preferenze, raggiungendo la 49esima posizione nella classifica nazionale. La splendida gola ai piedi della Marmolada, ferita durante la tempesta, ha già subito interventi di estrema urgenza effettuati dal Comune, mentre la popolazione locale ha avviato una raccolta fondi, che resta comunque ben lontana dalla cifra di circa 6 milioni di euro stimata per il recupero complessivo. Secondo classificato in Veneto, con 3.793 voti è il vecchio cimitero dell'Addolorata di Forno, vero e proprio archivio della memoria storica della comunità che racchiude meraviglie come le cappelle delle due famiglie notabili del luogo e le tombe degli artisti locali, come quelle degli scultori zoldani Valentino Panciera Besarel e suo nipote Valentino. Il cimitero fu dismesso e al momento non vengono effettuati lavori di manutenzione e i cittadini chiedono che il cimitero venga curato con la rimozione di alberi e arbusti cresciuti lungo il muro di cinta e il consolidamento di cappelle, tombe e lapidi, oltre che con la sistemazione dei vialetti interni. Rientra tra i primi dieci luoghi del cuore in Veneto anche la Confraternita dei Battuti di Vallada agordina, edificio risalente al 1350 adornato da splendidi affreschi che sarebbe importante recuperare e preservare. In 3.166, con il proprio voto, hanno richiesto che venga valorizzata un'opera di così grande pregio. Gli altri luoghi segnalati con il censimento del Fai in Veneto sono il santuario Madonna del monte di Sommacampagna in provincia di Verona (3. 762 voti), il tempio e ossario di Bassano del Grappa (3. 630), il museo della navigazione fluviale di Battaglia Terme (3. 289), il parco e la villa Albrizzi Fracchetti di Preganziol (2. 983), la chiesetta di San Pietro in Colle a Caldiero (2. 977), l'intera città di Venezia (2. 826) e, nello specifico, il suo antico teatro di anatomia (2. 788). Numeri ancora distanti rispetto ai luoghi del cuore più votati su scala nazionale: Monte Pisano, 114. 670 voti, c'è il Monte Pisano, colpito da un enorme incendio in settembre. 83. 138 voti sono andati al Fiume Oreto, vicino Palermo, tormentato dall'inquinamento e 75. 740 all'antico stabilimento termale di Porretta Terme. –
Corriere delle Alpi | 7 Febbraio 2019
p. 32 Susanna Cro a Verona con il suo "Vajont" per i Serrai di Sottoguda BELLUNO Verona affronta il tema del Vajont e aiuta la ricostruzione del Bellunese. L'attrice bellunese Susanna Cro porterà in scena nella città scaligera il suo "Vajont. Viaggio nell'oltre", con musiche di Diego De Pasqual e luci di Paolo Pellicciari, devolvendo di propria iniziativa il ricavato della serata al recupero dei Serrai di Sottoguda, completamente distrutti in seguito alle calamità dello scorso 29 ottobre. L'appuntamento è per sabato alle 19, nel centrale teatro Satiro Off, in vicolo Satiro 8. L'intenso monologo sulla tragedia del Vajont, affronta la vicenda dal punto di vista dei soccorritori, intrecciando i fatti alla memoria proveniente dai testimoni dirett. Il testo proietta lo spettatore in un paesaggio di annientamento al di là del mondo conosciuto, dove si fanno spazio interrogativi e riflessioni. «In seguito alla distruzione portata dalla tempesta, abbiamo sentito l'urgenza, dentro di noi, di poter dare un contributo per la rinascita di un territorio e di una comunità duramente provati», commenta Susanna Cro, «ciò che è accaduto ad ottobre scorso e il disastro del Vajont sono due storie diverse, ma entrambe legate all'ambiente e al bisogno di ascoltarlo e rispettarlo». I fondi raccolti andranno a un progetto di recupero dei Serrai che tenga conto dell'impatto ambientale e dei cambiamenti climatici, oltre a garantire l'accesso alle persone diversamente abili e la valorizzazione delle peculiarità geologiche, geomorfologiche e paesaggistiche della gola. Info e prenotazioni info@casashakespeare.it o 340 0523801. --F.R. Gazzettino | 7 Febbraio 2019
p. 18 edizione Belluno Diluvio di voti rilancia i Serrai L'APPELLO Dopo l'appello lanciato dalla delegazione del Fai di Belluno a sostegno dei Serrai di Sottoguda perché potessero entrare nei Luoghi del cuore i voti ottenuto furono 82, pari alla 872. posizione; un mese dopo il passaggio delle buriana che sconvolse la provincia, il borgo in comune di Rocca Pietore è schizzato a 2.021 preferenze balzando al 108. posto. IL TERMINE Ieri si è chiusa la possibilità di votare i Luoghi del cuore, iniziativa Fai giunta alla 9. edizione e la località di Rocca Pietore ha fatto boom: 49. posto in Italia, primo in Veneto e 7.945 voti raccolti. Ieri il Fai ha reso noto i nomi dei Luoghi del cuore che sono stati in grado di raccogliere almeno 2.000 preferenze. E fra i dieci luoghi veneti, ve ne sono altri due bellunesi. Al secondo posto ecco il vecchio cimitero dell'Addolorata, in comune di Val di Zoldo con 3.793 voti (118. posto nazionale); il tris è completato dall'oratorio della Confraternita dei Battuti, in Comune di Vallada Agordina: sesto posto in Veneto e 150. in Italia, 3.166 voti. «Siamo tutti molto soddisfatti sottolinea il capodelgazione Fai di Belluno Adriano Barcelloni Corte - anche perché il risultato raccolto grazie ai voti on-line e alla raccolta cartacea di firme, è la dimostrazione di quanto i bellunesi abbiano a cuore il loro patrimonio e la loro storia. In particolare per i Serrai eravamo tutti colpiti dal cataclisma e dai danni che il sito aveva subito e avevamo deciso di sostenere la raccolta firme; importante, in questo senso, è stato l'impegno del Fai Giovani del Veneto e di diverse associazioni del territorio. E la grande attenzione nata a cresciuta attorno ai Serrai aveva colpito molto il Fai nazionale». «E in passato chiude Barcelloni- le Gabelli avevano raccolto più di 15mila firme e meritato anche un finanziamento». Poi il capodelegazione Barcelloni Corte aggiunge: «È importante che anche altri due siti bellunesi, il cimitero dell'Addolorata in Zoldo e l'oratorio di Vallada, abbiano superato quota 2mila firme: era questa infatti la soglia per essere presi in considerazione dal Fai nazionale. Quota duemila non solo consente di attirare l'attenzione sul bene danneggiato, ma anche al Fai locale di attivare raccolte fondi autonome». NELLA ROCCIA I Serrai, la gola scavata nella roccia dal torrente Pettorina, ai piedi della Marmolada, sono lunghi circa due chilometri e collegano Malga Ciapela e Sottoguda; in seguito alla tempesta di fine ottobre, le pareti alte oltre 100 metri, le cascate e i ponticelli non sono più accessibili e l'asfalto divelto ha fatto emergere le condutture sotterranee. Il cda della Fondazione Dolomiti Unesco aveva deliberato l'impegno per la progettazione del loro recupero, il cui costo complessivo è di circa 6 milioni di euro. In Zoldo il vecchio cimitero dell'Addolorata si presenta come un archivio della memoria storica della comunità: inserito in un contesto paesaggistico e ambientale, vicino all'omonima chiesa, ad una via Crucis e alla Pieve di San Floriano, è parte di un microcosmo spirituale. Il cimitero necessita di manutenzione straordinaria, della rimozione di alberi e arbusti cresciuti lungo il muro di cinta, del consolidamento di alcune cappelle, delle tombe e delle lapidi, oltre che della sistemazione dei vialetti interni. Del trecentesco oratorio della Confraternita dei Battuti di Vallada, va restaurata la parete che accoglie un grande affresco raffigurante l'Annunciazione di Maria. Giovanni Santin Corriere delle Alpi | 8 Febbraio 2019 p. 26 Gli alunni medi donano fondi per i Serrai di Sottoguda SANTA GIUSTINA Nuovo gesto di solidarietà nei confronti delle popolazioni colpite dal maltempo. Domani, all'istituto comprensivo Gianni Rodari di Santa Giustina, verrà consegnata alla Fondazione Dolomiti Unesco la somma raccolta dagli studenti durante i mercatini di Natale e destinata alla ricostruzione del sentiero dei Serrai di Sottoguda. Gli studenti dell'istituto si sono impegnati mettendo a disposizione con entusiasmo il proprio talento e il proprio tempo, partecipando agli stand natalizi con i prodotti realizzati da loro stessi durante le attività di laboratorio scolastico. Durante l'incontro per la consegna dei fondi, che avrà inizio alle 10.30, ecco inoltre l'inaugurazione dell'atelier digitale "RodariCrea". Parliamo di un ambiente didattico innovativo, con forte impronta tecnologica. In esso troveranno posto strumentazioni e attrezzature centrate sullo sviluppo del linguaggio del cinema e della fotografia, attraverso le quali gli studenti potranno cimentarsi in splendide forme d'arte, sviluppando così doti artistiche e migliorando la padronanza degli strumenti digitali.La realizzazione dell'atelier è stata possibile grazie alla vincita dell'apposito
bando di finanziamento predisposto dal Miur attraverso il Piano nazionale scuola digitale. Hanno contribuito alla sua realizzazione, come partner del progetto, il Comune di Santa Giustina e la Fondazione Alessio Onlus, da sempre vicina ai progetti dell'istituto.Nell'occasione domani sarà anche presentata e distribuita la nuova guida realizzata dai ragazzi della terza C e dedicata alla scoperta della frazione di Colvago.Il libretto fa parte della collana di "Quaderni di Santa Giustina" , prodotti dai ragazzi dell'istituto e giunto al numero 6 della serie. --Gianluca Da Poian
Corriere delle Alpi | 10 Febbraio 2019
p. 26 Un atelier del cinema e una donazione alla Fondazione Unesco SANTA GIUSTINA 2385 euro per sostenere la ricostruzione del sentiero dei Serrai di Sottoguda. Soldi raccolti dagli studenti della scuola media di Santa Giustina durante i recenti mercatini di Natale, e che quindi verranno indirizzati a un nobile scopo. Ieri è avvenuta la consegna da parte della scuola alla Fondazione Unesco, rappresentata da Cesare Lasen, in una giornata di festa per tutto l'istituto perché è stato inaugurato il nuovo Atelier digitale dell'istituto, alla presenza di numerose autorità. In pratica, si parla di un ambiente didattico innovativo, con forte impronta tecnologica. In esso troveranno posto strumentazioni e attrezzature centrate sullo sviluppo del linguaggio del cinema e della fotografia, attraverso le quali gli studenti potranno cimentarsi sviluppando così
doti artistiche e migliorando la padronanza degli strumenti digitali. La realizzazione dell'atelier è stata possibile grazie alla vincita del bando di finanziamento predisposto dal Miur attraverso il Piano nazionale scuola digitale. Hanno contribuito alla sua realizzazione, come partner del progetto, il Comune di Santa Giustina e la Fondazione Alessio, da sempre vicina ai progetti dell'istituto. «Potenziare l'offerta digitale delle nostre scuole», ha spiegato il dirigente dell'Ufficio scolastico, Gianni De Bastiani, sarà uno dei nostri obiettivi. Crediamo sia un passaggio per consentire alle nostre scuole di restare al passo con i tempi ed essere competitive». In prima linea, per il progetto, l'insegnante Matteo Masini. --DAPO Gazzettino | 10 Febbraio 2019 p. 6 edizione Bellluno Alla scuola media Rodari: taglio del nastro per il nuovo atelier digitale Inaugurato l'atelier digitale Rodaricrea: «L'auspicio è che diventi luogo dove trarre il meglio dalla tecnologia» afferma la dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo di Santa Giustina, Savina Lucia. L'atelier è un ambiente didattico innovativo aperto nella scuola media di Santa Giustina, dove hanno trovano posto strumentazioni e attrezzature che serviranno per lo sviluppo del linguaggio del cinema e della fotografia degli studenti. L'INAUGURAZIONE Ieri il taglio del nastro. «Avere questo laboratorio vuol dire dare competenze digitali ai nostri giovani; competenze necessarie al giorno d'oggi per padroneggiarsi nel mondo» afferma la dirigente scolastica che prosegue con un auspicio, ossia che «possano utilizzare queste competenze digitali nel modo giusto, di poter operare in internet in maniera consapevole; non bisogna esserne schiavi». Hanno contribuito alla sua realizzazione, come partner del progetto, il comune di Santa Giustina e la Fondazione Alessio Onlus da sempre vicina ai progetti dell'istituto. «La nostra scuola guarda al futuro e questa ne è una prova afferma la vicesindaco Angela Bortolin -. Come comune abbiamo sempre cercato di essere vicini alla scuola cercando di far sì anche che gli studenti possano studiare in luoghi sicuri. Ecco che abbiamo adeguato dal punto di vista sismico le scuole elementari, la palestra e, terminato l'anno scolastico, partiranno quelli per la scuola media e la palestra della scuola elementare. Abbiamo inoltre avviato lo studio per l'adeguamento della scuola elementare e della palestra di Meano». «Per noi è un onore sostenere la scuola e i progetti che fa. La fondazione ci sarà sempre per sostenere le iniziative di questi futuri cittadini» ha sottolineato la presidente della Fondazione Alessio Moira Fiorot. Il dirigente dell'ufficio scolastico territoriale Gianni De Bastiani ha sottolineato come ci sia in atto una rivoluzione della scuola, della didattica: «Quello di oggi (ieri) è un assaggio di quella che sarà la scuola del futuro, sempre più innovativa e digitalizzata. Come provincia punteremo a ridurre il divario digitale che c'è tra il bellunese e gli altri territori, andando a dotare tutte le scuole delle migliori tecnologie digitali». LA DONAZIONE I ragazzi della scuola media hanno consegnato nelle mani di Cesare Lasen, in rappresentanza della fondazione Dolomiti Unesco, un assegno di 2.385 euro frutto della vendita di piccoli oggetti che i ragazzi hanno realizzato nel corso dei laboratori scolastici e che hanno poi venduto durante i mercatini di Natale di Santa Giustina. I soldi contribuiranno a salvare i Serrai di Sottoguda di Rocca Pietore.Eleonora Scarton
NOTIZIE DALLE SEZIONI CAI Corriere delle Alpi | 3 Febbraio 2019 p. 16 Sentieri spariti nel gruppo della Schiara Il Cai: «Serviranno due anni per riaprirli» Alessia Forzin belluno. Ci vorranno almeno due anni di lavoro per liberare dalle piante e rendere nuovamente percorribili tutti i sentieri nel gruppo della Schiara. Il 29 ottobre centinaia di alberi sono caduti in tutta la provincia. Si sono accatastati l'uno sull'altro, i rami si sono intrecciati, e tagliarli non sarà né semplice né veloce. Il Cai però si sta organizzando. E può contare sul sostegno di tanti amici, come l'associazione "Raseti dee guaive" di Galzignano Terme, che ha fatto una donazione alla sezione di Belluno. Poco meno di 800 euro, che saranno utilizzati per acquistare dispositivi di protezione individuale per i volontari che fra qualche settimana andranno nei boschi devastati dalla tempesta Vaia per riaprire i sentieri.La donazioneSono 192 i soci dell'associazione Raseti dee guaive. «Frequentiamo spesso i vostri sentieri e vederli in queste condizioni ci ha spinti ad intervenire», hanno spiegato il presidente Alfio Ceccarello e il tesoriere Paolo Zambusi. Così il gruppo di amici, appassionati di montagna, ha messo insieme tutte le offerte ricevute con alcune iniziative, ha messo mano alla cassa e ha staccato un assegno di 793,42 euro. «Gesti come questo riempiono il cuore», ha ringraziato il presidente della sezione bellunese del Cai, Sergio Chiappin. I soldi serviranno per acquistare alcuni kit di protezioni individuali per i volontari. Fondamentali, viste le condizioni di pericolosità dei boschi dovute agli schianti. «Abbiamo fatto fare a tutti i volontari un corso per utilizzare la motosega, per poter operare in sicurezza», ha spiegato Chiappin. «Ci vorranno almeno due anni per riuscire a riaprire tutti i sentieri. Rimuovere le piante in certe zone è impossibile. Si possono solo tagliare e spostare».sentieri sparitiLa situazione è drammatica. «Nel gruppo della Schiara non si riconoscono più i sentieri», ha spiegato Chiappin. «Abbiamo iniziato la nostra opera sull'Alta Via numero 1, che era la priorità, e i sentieri sono aperti e percorribili. Sono praticabili, con attenzione, anche i sentieri 509 (verso Casera i Ronch), 506 (verso Forcella Monpiana) ma solo il primo tratto, il sentiero turistico del Bus del Buson che è stato pulito anche grazie alla Ricreativa di Bolzano Bellunese e il sentiero che porta al Settimo Alpini.Sono invece impraticabili il sentiero 507 verso Forcella Tanzon e quello che porta al Bivacco Medassa. Sul retro del Monte Serva, va sistemato il sentiero dei Bersaglieri e dei Partigiani». È questa la zona in cui ci sono le maggiori criticità. È impraticabile anche la strada che porta al rifugio Bianchet, che sarà sistemata dai carabinieri Forestali, mentre sono già stati puliti i sentieri sulla Pala Alta, sul Terne e sul Monte Teza.Teleferica distruttaIl rifugio Settimo alpini si raggiunge solo a piedi, ma veniva rifornito con una teleferica che è stata distrutta dagli alberi caduti sui cavi. «L'avevamo fatta nuova lo scorso anno», hanno ricordato con amarezza alcuni volontari. «La struttura è molto danneggiata, serviranno parecchi soldi». Una volta puliti i sentieri, bisognerà pensare anche alla stabilizzazione del terreno. E alla segnaletica.Aiuti dalla pianuraLe sezioni del Cai di pianura hanno osservato da lontano quel che è successo nel Bellunese. Ma adesso vogliono dare il loro contributo alla sistemazione. A metà marzo a Padova ci sarà un incontro operativo fra tutte le sezioni venete del Club alpino italiano, per coordinare il piano degli interventi da effettuare. Lo stanno elaborando le sezioni di montagna.Fra le donazioni ricevute dal Cai bellunese, Chiappin ne segnala in particolare una. Arriva dal liceo classico Gramsci di Olbia, i soldi sono stati raccolti direttamente dagli studenti e sono arrivati a Belluno attraverso l'associazione Bresadola. «Alcuni bellunesi erano andati in Sardegna qualche anno fa per aiutare la popolazione dopo un alluvione», ricorda Chiappin. «Hanno voluto "ringraziare" con questa donazione. Sono gesti che riempiono il cuore». E che aiuteranno i volontari a guarire il territorio ferito dalla tempesta. -Gazzettino | 17 Febbraio 2019 p. 11 edizione Belluno “Salviamo i sentieri con una camminata”: in trecento rispondono all'appello del Cai (rg) Circa trecento partecipanti alla passeggiata Il vento delle Peschiere organizzata dal Cai Agordo, con la collaborazione di varie altre realtà, a favore del ripristino dei sentieri della Valle di San Lucano. Le offerte libere donate dai presenti serviranno
infatti ad acquistare benzina per alimentare le motoseghe che dalla primavera entreranno in azione per opera proprio del volontariato locale. «Ad alcuni mesi dagli eventi catastrofici che hanno colpito la zona - ha sottolineato la presidente Cai Anna Magro - questa iniziativa è stata ideata per cercare di rimettere in piedi percorsi e sentieri. Ringrazio Chiara Fontanive del consiglio direttivo Cai per l'organizzazione, le tante associazioni che ci hanno sostenuto e naturalmente i partecipanti per la sensibilità dimostrata». Al motto camminiamo insieme per una rinascita, il programma ha previsto il ritrovo alle 14.30 al parcheggio del Tegnas e poi il via alla pedonata lungo la valle così colpita da acqua e vento ma anche, poco prima, dal grosso incendio scoppiato sulle Pale. Giunta al laghetto delle Peschiere, la comitiva ha ascoltato gli interventi del geologo Vittorio Fenti, del vicesindaco Loris De Col, dello storico Alessandro Savio e del forestale Silvano Savio. In sottofondo le improvvisazioni al contrabbasso di Nelso Salton che hanno riprodotto i suoni del vento, degli alberi abbattuti e dell'acqua. «Grazie al Cai e ai tanti volontari attivi a favore di questa iniziativa - ha sottolineato il vicesindaco De Col - che hanno consentito anche a chi non è di Taibon di prendere atto della devastazione compiuta in valle di San Lucano dal fuoco prima e dall'acqua e dal vento poi. Danni enormi che prevedono una spesa milionaria. Si pensi solo, volendo fare un paio di esempi, che il torrente Tegnas ha subito la modifica dell'alveo e la rottura degli argini e che il suolo distrutto ammonta a 700-800 ettari. Facile comprendere come la valle sia completamente in ginocchio». Corriere delle Alpi | 21 Febbraio 2019
p. 31 Finito Sentiero Italia Il Cai unisce tutto il Belpaese da Sassari a Trieste BELLUNO La prima idea di realizzarlo risale al 1981 e ad averla fu il giornalista e fotografo Roberto Carnovalini. Un progetto il suo davvero ambizioso: unire l'Italia e gli italiani con un percorso escursionistico da Santa Teresa di Gallura a Trieste, percorrendo l'intera dorsale appenninica ed alpina. Ora questo complesso itinerario, a lungo studiato, discusso e sperimentato, è finalmente in
dirittura d'arrivo. Dopo che centinaia di volontari si sono impegnati nella revisione del tracciato e soprattutto nel recupero di lunghi e difficili tratti, il Cai da pochi giorni ha messo on line l'intero percorso del Sentiero Italia, scandito da 368 tappe per un totale di 6880 chilometri. L'iniziativa promette di diventare presto un autentico filo d'Arianna attraverso tutte le regioni italiane, in grado di guidare mente, cuore e garretti di chi vorrà mettere la sua fatica al servizio di una visione a tutto tondo della bellezza del nostro paese, ma pure della cultura, dell'arte e delle tradizioni dei territori attraversati.Per ogni tappa il sito fornisce una scheda tecnica (con lunghezza, tempi di percorrenza e rilievo altimetrico), il tracciato scaricabile in vari formati, una descrizione paesaggistica e le strutture ricettive presenti lungo il percorso o nelle vicinanze. Nella sezione "Lavori in corso" vengono pubblicati gli aggiornamenti su sistemazione della segnaletica, percorribilità, posti tappa e quant'altro sia funzionale alla fruizione del tratto di sentiero scelto. Le altre sezioni riguardano la storia del Sentiero Italia, con le vicende di chi ha scritto le pagine più significative della sua storia, gli eventi che le Sezioni e i Gruppi regionali del Cai organizzeranno quest'anno in tutta Italia per promuoverlo ed i consigli utili per affrontare le varie tappe. La provincia di Belluno ne ha 8, dalla B01, che parte dal rifugio Marmolada (Canazei) ed arriva ad Arabba, fino alla B08, che da Casera Melin (S. Nicolò di Comelico) porta al rifugio Sorgenti del Piave (Sappada).Di queste la più corta è proprio quella che porta dal Trentino al Bellunese (km 6,029) passando per Portavescovo e Carpazza, mentre la più lunga è l'ultima (km 29,961) che arriva in Friuli. L'itinerario bellunese tocca tra l'altro rifugio Valparola, Ospitale d'Ampezzo, Misurina, Monte Piana, Rifugio Locatelli e Passo Monte Croce Comelico ed ha il suo punto più alto a Forcella Travenanzes (m 2507). «Sarà un'avventura - dice il presidente del Cai Vincenzo Torti - da vivere zaino in spalla, che non toccherà solo le cime, ma anche la media montagna, fatta di borghi e natura, il cuore e l'anima della nostra Italia». E non occorrerà avere la forza, la costanza e il tempo di Lorenzo Santin, il primo a percorrerlo interamente in anteprima, ma basterà anche un piccolo assaggio, magari anche una tappa sola, per gustare intero il fascino di un'iniziativa nata per unire uomini e culture nel segno della montagna e della sua multiforme bellezza. --Walter Musizza Gazzettino | 21 Febbraio 2019 p. 11 edizione Belluno Dolomiti montagne, uomini e storie Il Cai si presenta alla Società Operaia Serata di divulgazione scientifica sulle Dolomiti a Lentiai domani. Con il nuovo anno sono riprese le attività della Società Operaia Mutuo Soccorso Felice Cavallotti di Lentiai. A 120 dalla fondazione l'associazione presieduta da Gabriella Bondavalli propone il ciclo di serate denominato «i venerdì in Soms» che verrà realizzato in collaborazione con realtà locali. La prossima data da segnare sul calendario è quella del 22 febbraio, alle ore 20.30. Il titolo dell'evento è Dolomiti, montagne, uomini e storie: vi presentiamo il Cai, classe 1863. A curarlo sarà il presidente della sezione di Feltre, Ennio De Simoi. Si tratta della proiezione del documentario Dolomiti, Montagne, Uomini e Storie realizzato dai giornalisti Piero Badaloni e Fausta Slanzi. Il progetto mira a indagare l'importanza scientifica delle Dolomiti e l'eccezionale bellezza del paesaggio sotto i criteri in base ai quali l'Unesco le ha riconosciute patrimonio naturale dell'umanità.
NOTIZIE DAI RIFUGI Corriere delle Alpi | 13 Febbraio 2019
p. 32 La webcam dell'Auronzo la piĂš cliccata in Italia Gianluca De Rosa BELLUNO La promozione turistica della montagna bellunese passa anche attraverso le webcam installate nei rifugi. Lo certificano i numeri
del progetto rifuginrete.com che per il 2018 ha relegato al primo posto della speciale classifica su scala nazionale il rifugio Auronzo alle Tre Cime di Lavaredo, con un milione e settecentoventimila visite. Scende al secondo posto la webcam installata al rifugio Lagazuoi che "guarda" verso il Pelmo, fermatasi a quota un milione e cinquecentoventimila visite. Sul gradino più basso di un ipotetico podio si è invece piazzata una delle quattro webcam di cui è dotato il rifugio Città di Fiume a Borca. Proprio il rifugio Città di Fiume riveste un ruolo chiave nel progetto delle webcam ospitate sul portale www.rifuginrete.com. Il suo gestore, il padovano Mario Fiorentini, ne è infatti l'ideatore. «Nel 2013 lanciai in collaborazione con l'università di Padova una sperimentazione a quel tempo ritenuta all'avanguardia. Dotai il rifugio di quattro webcam. In poco tempo abbiamo ottenuto riscontri incredibili. Il turista, oggi, prima di muoversi controlla sempre le webcam, di un rifugio o di una località. E quando nevica le visite si impennano».La sperimentazione del Città di Fiume divenne presto un must, tanto che in tutta Italia oggi si contano oltre seicento strutture aderenti al progetto Rifuginrete. Di queste 32 si trovano sul territorio bellunese. «Ognuna delle webcam installate ha una storia diversa dall'altra», racconta Mario Fiorentini, «tanto per cominciare ognuna opera con un proprio sistema, perché in alta quota ci sono situazioni complesse con cui fare i conti, come ad esempio la mancanza di luce. Ci sono rifugi come l'Auronzo alle Tre Cime oppure il Chiggiato e il Carestiato che si alimentano con speciali batterie collegate ad un router, ci sono poi progetti più complessi come il Galassi o addirittura il Falier, che pescano energia elettrica da pannelli fotovoltaici. Anche intervenire in caso di malfunzionamenti, in base alla dislocazione geografica del rifugio, modifica i piani».La recente ondata di maltempo ha creato grossi problemi ai rifugi, mettendo in alcuni casi ko il sistema di webcam: «Quella del Falier a Rocca Pietore attualmente non funziona, perché danneggiata dal maltempo. Non siamo ancora stati in grado di salire in quota per rimettere in piedi le antenne piegate da Vaia»Tornando ai numeri, la "classifica" del 2018 ha fatto registrare un cambio al vertice accolto con un pizzico di sorpresa, perché la webcam tra quelle riguardanti il progetto Rifuginrete che storicamente fa la parte del leone è una di quelle installate al rifugio Lagazuoi. Nel 2017 aveva chiuso al primo posto con un 1,8 milioni ed di visite, relegando al secondo posto il rifugio Auronzo alle Tre Cime con un milione e 650mila visite. Terzo posto per la seconda delle webcam installate al Lagazuoi, con un milione e 620mila visite. «A determinare l'elevato numero di visite sono le condivisioni», spiega Fiorentini, «l'immagine di una webcam, infatti, viene sempre più utilizzata da soggetti preposti alla promozione turistica e questo non fa che amplificare il numero di visualizzazioni. Penso a quanto avviene ad Auronzo, dove la condivisione strutturata porta benefici non solo al rifugio Auronzo ma anche al Col de Varda, che sfiora il milione di visualizzazioni, o al monte Agudo, dove le visite registrare nel 2018 sono circa 800 mila». – Corriere delle Alpi | 13 Febbraio 2019
p. 32 Un sito internet da 650 mila click Collabora l'Università di Padova BELLUNO «Rifuginrete» è un progetto lanciato nel 2013 su iniziativa di Mario Fiorentini, gestore del rifugio Città di Fiume, che è stato il primo ad installare una strumentazione webcam sul territorio nazionale.Mario Fiorentini in questa iniziativa si è avvalso della collaborazione di Luca Stevanato, ricercatore di fisica nucleare all'università di Padova, dove progetta e realizza apparati webcam.Stevanato è co-fondatore del progetto, mentre a capo di Rifuginrete oggi figura la società Arcanda, di cui Mario
Fiorentini è socio, che ha sede a Susegana in provincia di Treviso e che ha in gestione proprio il rifugio Città di Fiume.Il progetto Rifuginrete si sviluppa su scala nazionale accogliendo strutture di alta quota dislocate da Trieste alla Sicilia passando per Alpi ed Appennini. In totale sono oltre seicento le strutture ospitate nel sito www.rifuginrete.com che nel 2018 ha fatto registrare 370 mila visitatori univoci. Sempre nel 2018 la sola pagina di accesso alle webcam invece ha fatto registrare 650 mila visite. Numeri destinati ad aumentare vertiginosamente cliccando sulle varie webcam dove la condivisione da parte di più soggetti sui rispettivi canali di comunicazione, dai gestori ai privati passando per consorzi ed enti di promozione turistica, amplifica sensibilmente la portata dei contatti spingendo in alcuni casi migliaia di visite ben oltre il milione. --Dierre
Corriere delle Alpi | 19 Febbraio 2019
p. 26 Vandali al rifugio Venezia, danni ingenti VODO «Sinceramente non sono neanche arrabbiata. Delusa però sì». Sono le parole di Barbara Feltrin, dal 2007 gestore del rifugio Venezia, di proprietà dell'omonima sezione Cai e situato sul territorio di Vodo all'ombra del Pelmo. Rifugio Venezia oggetto di un vile atto di vandalismo con danneggiamenti vari, anche ingenti.«Qualcuno continua a ripetermi che sono troppo buona, ma confermo quanto ho pensato appena arrivata al rifugio. A mio avviso non c'è stata cattiveria in quel gesto ma solo l'intenzione, evidentemente maldestra, di entrare per cercare riparo».Indipendentemente dalle motivazioni, i danni registrati al rifugio Venezia si presentano comunque consistenti con una finestra antisfondamento divelta ed una grata di grosse dimensioni letteralmente sradicata. All'interno del rifugio non è stato toccato niente, se non una cassetta degli attrezzi da pronto soccorso da cui sono
state prelevati alcuni pezzi.«Il rifugio in inverno è chiuso», spiega Barbara Feltrin, «e poi siamo alle prese con i danni del maltempo. Abbiamo parte del tetto rovinato ed anche il camino non funziona. Forse chi è entrato ha provato ad accendere la stube per riscaldarsi». La Feltrin racconta come ha scoperto la malefatta. «Nel weekend qui su si aggira tanta gente, l'episodio dev'essere successo durante la scorsa settimana. Sono stata avvisata dai gestori del rifugio Talamini, ma anche da due signori di Zoppé. Sono corsa su ma dovrò tornarci presto per quantificare i danni e guardarmi bene intorno. Chi voleva entrare per ripararsi non si è accorto che a breve distanza c'è il bivacco. Che poi, io dico: se serviva aiuto perché non fare una telefonata? Il mio numero è pubblicato a caratteri cubitali sulla home page del sito del rifugio, bastava poco per evitare questo scempio».La Feltrin ha prontamente sporto denuncia contro ignoti per l'atto di vandalismo registrato al rifugio Venezia ma al tempo stesso lancia un appello: «Arrivare a duemila metri per arrecare danno ad un rifugio è pura follia; anche perché, con la neve, si arriva su solo con sci da alpinismo o con ciaspe. Non ci sono tracce di motoslitte nella zona. Parliamo dunque di gente esperta di montagna, che conosce bene il territorio. Magari sono locali. A loro dico che, se avranno l'accortezza di farmi una telefonata, semplicemente per chiedere scusa, ritirerò immediatamente la denuncia. In caso contrario la vicenda giudiziaria proseguirà. Arrecare un danno ad un rifugio significa offendere la montagna e chi, con fatica e sacrifici, vi abita e lavora. Si tratta di un gesto ignobile, chi lo ha commesso dovrà risponderne alla sua coscienza per sempre». Nel frattempo, sono bastate poche ore ed alcune foto pubblicate sui social per scatenare la solidarietà del Cadore che intende aiutare Barbara a sistemare il rifugio in tempi brevi. --Gianluca De Rosa BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Trentino | 28 Febbraio 2019 p. 23 In trenta per gestire il rifugio il bando TRENTO Sono in totale una trentina, molte da fuori provincia, le candidature giunte alla Commissione Rifugi per la gestione del rifugio Velo della Madonna. Rispetto alle passate selezioni, dove in una fase preliminare venivano richieste le manifestazioni di interesse ed arrivavano moltissime lettere ed email, quest'anno la procedura è cambiata e la Sat ha chiesto la documentazione completa già al primo contatto, per verificare con maggiore rapidità l'idoneità e le credenziali richieste per la gestione.La struttura si trova a 2.333 metri di quota si trova nel Gruppo delle Pale di S. Martino, ai piedi di Cima della Madonna, nel comune di Primiero,Il rifugio dispone di 62 posti letto ed è aperto dal 20 giugno al 20 settembre, anche se durante gli ultimi anni, complici stagioni estive sempre più calde, il periodo di apertura veniva ampliato, soprattutto verso il periodo autunnale.Il Velo della Madonna è l'ultimo rifugio realizzato dalla Sat, il suo nome è legato allo Spigolo Velo, definito una delle più belle ed entusiasmanti scalate tra le classiche delle Dolomiti.Gli accessi al rifugio partono dalla strada per Malga Civertaghe (3 km) poi sentiero n. 713 (ore 2,30), oppure direttamente da San Martino di Castrozza con una strada forestale attraverso Sora Ronz (sentiero n.724) che si collega al sentiero 713. La conduttrice precedente Anna Toffol che la SAT ringrazia per l'importante lavoro svolto ha scelto per motivi familiari di non proseguire nella prosecuzione del contratto.La Commissione Rifugi SAT si è già riunita nel pomeriggio di ieri per una prima scrematura sulle candidature arrivate, ma per addivenire ad una rosa all'interno della quale sarà scelta la società, o il gestore prescelti, ci vorranno ancora una ventina di giorni.
TRENTO FLM FESTIVAL 2019 Trentino | 28 Febbraio 2019
p. 10 Il Trento Film Festiva fa rotta sull'Atlante di Maddalena Di Tolla De Florian TRENTO Il premio Oscar al film "Free Solo" con Alex Honnold, grandissimo scalatore americano, che è stato protagonista e giurato del Trento Film Festival della montagna, dimostra che anche grazie ai festival come quello trentino l'alpinismo allarga la sua audience, fino a raggiungere il pubblico mainstream. È merito anche della kermesse trentina, la più antica e longeva del mondo, che è diventata ponte di lancio per autori e film verso altri festival e verso il mercato. Lo ha ricordato ieri Sergio Fant, responsabile artistico del festival, nella conferenza stampa a a Palazzo Roccabruna per presentare la 67esima edizione. Il festival andrà in scena dal 27 aprile al 5 maggio. La selezione dei film in concorso è ancora in lavorazione, Fant assicura comunque che anche quest'anno sarà garantita nel programma, diviso nelle solite sezioni tematiche, la diversificazione di temi stili, sfumature. «Lo scorso anno abbiamo toccato la soglia dei 20.000 biglietti staccati per le sale di proiezione. Quando lo
racconto in altri contesti, quasi non ci si crede».La direttrice Luana Bisesti ha svelato il nuovo manifesto, prodotto dall'artista spagnolo Javier Jaén. «Il manifesto di quest'anno - ha detto - esprime l'immagine della montagna come luogo privilegiato quale spazio d'incontro senza confini, caratterizzato da un linguaggio comune, che avvicina e rende possibile, quasi istintivamente, la conoscenza e il rispetto tra popoli diversi». Puntando alla ricchezza di sguardi, la sezione "Destinazione per ..." volge per la prima volta la su attenzione sull'Africa, nello specifico sul Marocco. Durante il festival, in collaborazione con l'Ambasciata in Italia del Regno del Marocco, il programma racconterà con un programma ricco di eventi il fascino del paese nordafricano caratterizzato, nonostante l'associazione spontanea che se ne traccia con il Mediterraneo, dalla presenza di spettacolari catene montuose. Anche quest'anno, come per le precedenti "Destinazioni", che hanno portato un grande successo di pubblico, si propongono film e documentari, poesia e letteratura, proposte culinarie.La novità di questa edizione sarà il programma dal titolo "Amici fragili", in collaborazione con Fondazione Dolomiti Unesco, che porterà cinque film e documentari dedicati al bosco, partendo da riflessioni e suggestioni sollevate ovunque dal disastro ambientale di fine ottobre, che ha spazzato e spezzato molta parte delle foreste trentine, altoatesine, venete. Riparte il 5 marzo fino al 17 aprile a Trento la serie di proiezioni pre-festival "Avvicinamenti", anch'essa baciata dal successo di pubblico. Tra i film in programma "Dafne", appena acclamato alla Berlinale, dove si è aggiudicato il premio Fipresci), con una straordinaria protagonista affetta da sindrome di Down che in un trekking riscoprirà il rapporto col padre. «Si tratta - ha spiegato Fant - di pellicole di grande qualità spesso in anteprima». I film si proiettano in tre location cittadine: il Centro per la Cooperazione Internazionale, il Cinema Astra, il Teatro San Marco.Tra i film più attesi mercoledì 13 marzo lo sconvolgente documentario "Genesis 2.0" che tra Siberia, Cina e Corea del Sud segue il sogno della clonazione di un mammut esplorando le frontiere della genetica. Il primo film in sala per il festival sarà dunque martedì 5 marzo al Teatro San Marco, "Country For Old Men", di Stefano Cravero e Pietro Jona (Italia, 2017), una produzione Graffiti Doc in collaborazione con RAI Cinema. Accompagnati dalle musiche di Theo Teardo, il film ci porta a Cotacachi, in Ecuador, dove centinaia di cittadini statunitensi si sono trasferiti come "rifugiati economici", alla ricerca del benessere e della sicurezza che l'american dream aveva promesso.Durante la conferenza stampa il presidente del festival Mauro Leveghi ha annunciato rilevanti modifiche allo Statuto associativo. «Il nostro statuto - ha spiegato - recentemente è stato aggiornato, prevedendo nuove attività per le quali il festival è considerato un punto di riferimento in Italia e all'estero. Inoltre è prevista, anche per i soci ordinari, la nomina di un rappresentate in seno al Consiglio direttivo dell'associazione». Attualmente i soci sono il Comune di Trento e il Cai (soci fondatori) il Comune di Bolzano (socio storico) e le Camere di commercio di Trento e di Bolzano (soci ordinari) che, in considerazione della nuova previsione statutaria, avranno in Consiglio loro rispettivi rappresentanti, che entreranno in carica a breve. Tra le altre novità la possibilità di valorizzare e formare figure professionali da inserire in ambiti cinematografici e di promozione letteraria legati ai temi d'interesse. Corriere del Trentino | 28 Febbraio 2019 p. 15 Il Trento Film Festival punta su Africa e natura Montagne da difendere e sguardo sul Marocco, i temi Chiara Marsilli La primavera trentina sta arrivando e arrivano le prime anticipazioni del Trento Film Festival 2019. La manifestazione, alla sua 67esima edizione, si terrà dal 27 aprile al 5 maggio. E’ ormai parte della storia del capoluogo trentino e non solo. «Il Trento Film Festival è un evento che da sempre ha un carattere di internazionalità e di apertura nel rapporto con altri paesi», ha detto il presidente Mauro Leveghi, svelando il paese ospite della sezione «Destinazione», che quest’anno sarà il Marocco. «Per la prima volta il Festival si rivolge all’Africa – ha commentato la direttrice Luana Bisesti – guardando a un paese sul Mar Mediterraneo in cui le montagne rappresentano un elemento importante del paesaggio». La programmazione destinata a raccontare il paese nordafricano sarà particolarmente ricca e variegata. «Autori marocchini in anteprima italiana – anticipa il responsabile della programmazione Sergio Fant - e lo sguardo di tanti registi internazionali che descrivono questi luoghi di grande fascinazione e attrattiva e restituiscono una fotografia del presente del Marocco, creando un legame con il passato». Legami e riflessioni in primo piano anche nel manifesto, che quest’anno porta la firma dell’artista spagnolo Javier Jaén. Un’immagine che rimarca il legame che unisce uomo e montagna e che ricorda come la difesa della natura sia elemento fondante della cultura. Per questo, e anche in seguito alla calamità abbattutasi sulle montagne di tutto il nord Italia lo scorso fine ottobre, una speciale sezione del Festival sarà dedicata agli alberi. «Amici fragili. Un programma su alberi e boschi nel tempo dei cambiamenti», è il titolo della minirassegna di cinque film di recente uscita realizzata in collaborazione con Fondazione Dolomiti Unesco. Un importante momento di riflessione collettiva sul tema della flora che ricopre le montagne e allo stesso tempo un modo di elaborare attraverso l’arte cinematografica il “lutto collettivo” che ha colpito le collettività di montagna nel vedere abbattuti milioni di metri cubi di abeti alpini. In attesa che venga svelata l’intera programmazione, dal 5 marzo al 17 aprile
tornano gli appuntamenti settimanali della rassegna “Avvicinamenti”, un percorso a tappe che scandisce la vigilia del festival stesso. Si inizia il 5 marzo al Teatro San Marco con Country for old man di Stefano Cravero e Pietro Jona. Tra i titoli in programma anche Dafne di Federico Bondi (27 marzo al Cinema Astra) che racconta di una ragazza con la sindrome di Down e la passione per il trekking, e il documentario Genesis 2.0 di Christian Frei e Maxim Arbugaev (13 marzo al Cinema Astra), attraverso il quale sarà possibile scoprire una delle grandi frontiere dell’ingegneria genetica: la clonazione di un mammut.
EVENTI E PARTECIPAZIONI Corriere delle Alpi | 2 Febbraio 2019 p. 32 "Cortina tra le righe" Preview invernale con la Fondazione CORTINA Ricerca e innovazione al centro dell'incontro per i giornalisti promosso dalla Fondazione Cortina 2021.Aspettando la sesta edizione di "Cortina tra le righe", che dall'8 al 13 luglio accoglierà le migliori firme del giornalismo italiano, la rassegna fa capolino nel ricco palinsesto invernale di Cortina. Lunedì andrà in scena una versione preview promossa dalla Fondazione Cortina 2021, dall'associazione Giornalisti italiani sciatori e dall'Ordine dei giornalisti del Veneto, con un doppio appuntamento: un corso di formazione per i giornalisti seguito da un momento di approfondimento legato ai temi della montagna. Introduzione perfetta per la settimana del Gis, lo "sci club" dei giornalisti italiani, che, come da tradizione ormai consolidata, a partire dal 5 febbraio manderà in scena nella Conca il 76° campionato italiano di categoria.Dalle 17 alle 19 di lunedì si potrà seguire il seminario deontologico dal titolo "Il testo unico dei doveri del giornalista e la nuova carta dei doveri dell'informazione economica e finanziaria", introdotto dalla giornalista del TG3 Roberta Serdoz e con relatore Lucio Bussi, giornalista economico e consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti. Il pubblico sarà poi invitato a scoprire, sempre al Miramonti Majestic grand hotel, al termine del corso di formazione giornalistica, "La montagna come laboratorio di innovazione e sostenibilità". Tra i protagonisti dell'incontro Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, e Valeria Ghezzi, presidente dell'Anef, l'Associazione nazionale degli esercenti funiviari, per affrontare, rispettivamente, il ruolo delle Dolomiti nella storia e il tema dell'innovazione tecnologica e della sperimentazione abbinate alle "terre alte". Corriere delle Alpi | 3 Febbraio 2019 p. 22 Un mese di eventi ricordando la figura di Tina Merlin LONGARONE Al via il mese di iniziative per ricordare la figura della giornalista Tina Merlin. Si tratta di una proposta curata da Mirta Amanda Barbonetti, patrocinata e promossa da Fondazione Vajont, Comune, Isbrec, associazione Tina Merlin, Provincia, Fondazione Dolomiti Unesco, Regione e Unifarco.Prima tappa è stata l'inaugurazione, nell'atrio del municipio, della mostra di pitture, disegni ed incisioni "Tina Merlin e il paesaggio: presenza e ricordo" realizzata dall'artista bellunese Gabriella Da Gioz.«Inizia così un percorso di un mese dedicato alla Merlin - spiega il sindaco Roberto Padrin - una figura che ha lasciato un segno indelebile per la nostra comunità. Il suo è stato un giornalismo lungimirante, oggi quasi scomparso, con inchieste che purtroppo furono inascoltate». «Ci tenevamo a portare qui questa mostra - spiegano Barbonetti e Da Gioz- nei luoghi dove Tina aveva condotto la sua battaglia. Questo è un progetto pittorico che mette insieme la Merlin con il Vajont grazie ad uno sguardo sia estetico che etico. Abbiamo così un segno che collega il monte Toc fino alle cortecce strappate e i tronchi spezzati della recente alluvione di fine ottobre. Il paesaggio è il segno dell'anima: con l'invito alla dimensione della memoria ma anche alla spiritualità della rinascita». Presenti anche il direttore Isbrec Enrico Bacchetti, la presidente dell'associazione Tina Merlin Adriana Lotto e il figlio della Merlin, Toni Sirena. L'esposizione, che aveva già debuttato lo scorso ottobre a Venezia, sarà visitabile s con accesso libero nel mese di febbraio in orario di apertura degli uffici dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30 nelle giornate di lunedì, mercoledì e venerdì.Secondo evento in programma è per venerdì 15 febbraio alle 18 con l'incontro "Quella del Vajont,
Tina Merlin una donna contro". --Enrico De Col
Gazzettino | 5 Febbraio 2019 p. 11 edizione Belluno Giornalisti sciatori a lezione: Carta dei doveri nel mirino CORTINA La Carta dei doveri dell'informazione economica e finanziaria è il ponderoso argomento di carattere deontologico, trattato ieri a Cortina, nell'incontro formativo organizzato dall'Ordine dei giornalisti, in apertura della settimana sulla neve dell'associazione giornalisti sciatori. «Questa è la prima tappa della formazione che tornerà anche quest'anno a luglio con la settimana di Cortina tra le righe ha spiegato Giorgio Gasco, consigliere dell'Ordine e portiamo questo argomento specifico, che fa parte di un capitolo più ampio». I relatori Roberta Serdoz, conduttrice del Tg3, e Lucio Bussi, entrambi nel consiglio nazionale dell'Ordine, hanno introdotto il Testo unico dei doveri del giornalista, approvato nel 2018, che riunisce in un unico documento le 13 Carte precedenti e ne coordina i contenuti. È seguito un convegno aperto al pubblico, oltre che ai giornalisti, sul tema della montagna come laboratorio di innovazione e sostenibilità. Tra i relatori Marcella Morandini, della Fondazione Dolomiti Unesco, Valeria Ghezzi, presidente di Associazione nazionale esercenti funiviari, Andy Varallo imprenditore di Corvara, Gerhard Vanzi del centro EuracResearc, Riccardo Maggioni e Gigi Taliapietra. Gazzettino | 7 Febbraio 2019 p. 14 edizione Belluno La montagna si confronta Tra le righe CORTINA La montagna nel confronto con la tecnologia, l'innovazione, la sostenibilità, quindi il clima e i suoi mutamenti: tanti gli argomenti affrontati a Cortina, nell'incontro pubblico che ha aperto la settimana sulla neve dei Giornalisti italiani sciatori, abbinato a un corso di formazione professionale, organizzato assieme all'Ordine. Fra i numerosi relatori, nella anticipazione della settimana estiva Cortina tra le righe, prevista dall'8 al 13 luglio prossimo, è intervenuta Marcella Morandini, che dirige la Fondazione Dolomiti Unesco: «La montagna di domani va protetta oggi. Anche partendo dalla salvaguardia del suo valore estetico e paesaggistico che, nel caso delle Dolomiti patrimonio dell'umanità, è unico ed eccezionale. Ma non è semplice, non tutti percepiscono le Dolomiti come un soggetto unitario, è necessario un lavoro di costruzione della comunità dolomitica. In questo senso l'attività in rete è il filo conduttore di tutto ciò che fa capo alla Fondazione». Morandini ha quindi accennato al web, con interessanti applicazioni della tecnologia e del digitale nelle terre alte. Ancora una volta ha brillato per concretezza Valeria Ghezzi, presidente dell'Associazione nazionale esercenti funiviari: «Se da sempre la tecnologia facilita la vita dell'uomo, oggi la migliora anche dal punto di vista della sostenibilità, nei suoi aspetti sociale, ambientale ed economico, che sottendono un concetto tanto fondamentale quanto di urgente attualità. Questo si riflette nell'ottimizzazione del consumo delle risorse, nella riduzione degli sprechi, nell'aumento della sicurezza e nella migliore accessibilità e controllo del territorio». Ghezzi ha sottolineato l'importanza della tecnologia: «Per vivere la montagna ha bisogno di occupazione. La tecnologia è fatta dagli uomini per gli uomini, creare nuove professioni, monitorare il territorio e presidiarlo. La tecnologia è indispensabile al lavoro, senza il quale la montagna si spopola. Garantire la dignità e il diritto al benessere è fondamentale. E per farlo bisogna investire, sia per un'esigenza di rinnovamento, sia per la volontà di puntare ad un'innovazione capace di migliorare i servizi e preservare il contesto ambientale». Ghezzi ha ribadito il nesso tra occupazione, tecnologia e accessibilità: «Gli impianti a fune sono un mezzo di trasporto, non un fine, per rendere la montagna e il territorio raggiungibili da tutti. La tecnologia è un supporto all'accessibilità, che resta uno degli obiettivi. Non esagerare, non sprecare, non solo è possibile: deve essere una realtà tangibile».MD Alto Adige | 8 Febbraio 2019 p. 31 Parte da Merano la rivolta degli architetti paesaggisti
MERANO Nella pianificazione urbanistica le questioni paesaggistiche sono sottovalutate, subordinate ad altri interessi. Lo sostengono gli architetti del paesaggio che hanno trovato sponda negli amministratori meranesi. E da Merano vuole partire una scossa che animi il dibattito sul tema. È la cornice dentro la quale si cala "Paesaggissimo02", il convegno degli architetti del paesaggio dell'Alto Adige che ha scelto la sala civica di via Huber per lanciare il loro appello il 15 febbraio. «Al congresso interverranno relatori di riconosciuto spessore, anche a livello internazionale» spiega Karin Elzenbaumer, presidente dell'associazione Las (Architettura del paesaggio in Alto Adige). «Sarà un'occasione per ascoltare, ma anche per discutere. Momento centrale sarà infatti la tavola rotonda che seguirà alle relazioni». Sono attesi rappresentanti degli agricoltori, degli albergatori, dei protezionisti. Altri stakeholder locali. E amministratori e politici. «Speriamo anche qualcuno dal Trentino, con il quale abbiamo tanto in comune ma lo scambio è insufficiente». Alcuni temi saranno specialistici, ma sarà un congresso rivolto anche solo a chi ha a cuore l'argomento.Nell'introdurre l'appuntamento le assessore Gabriela Strohmer e Madeleine Rohrer hanno evidenziato come l'architettura del paesaggio debba avere «un ruolo di primo piano nello sviluppo delle città, soprattutto di una città giardino come la nostra. Abbiamo ricevuto in eredità un patrimonio, ma non si può dormire sugli allori. Per affrontare le nuove sfide, a partire dall'espansione demografica, si deve pianificare. Dando al paesaggio il ruolo che gli spetta». Merano fra l'altro si sta dotando di un nuovo Piano paesaggistico.«Lo sviluppo del paesaggio in Alto Adige è un tema ancora quasi sconosciuto», si legge nella presentazione del convegno organizzato da Las, Ordine degli architetti della Provincia, Aiapp (Associazione italiana di architettura del paesaggio) e Comune. «La pianificazione del territorio parte ancora in maniera molto forte dal costruito, il paesaggio è secondario, riguarda in pratica quello che viene risparmiato dall'edificazione. Tuttavia, chi pensa con lungimiranza, sa che questo approccio non solo è sorpassato, ma alla lunga anche dannoso. Scopo del convegno è proprio dare uno scossone e stimolare un dibattito pubblico, su come vogliamo immaginare il nostro futuro, il nostro territorio naturale, la nostra cultura del paesaggio». Aggiunge Karin Elzenbaumer: «Viviamo in un territorio rurale e turistico. Il paesaggio è la base della nostra economia, ma anche la base del nostro benessere. Per questo stupisce la poca attenzione con cui lo trattiamo, come ne rimettiamo lo sviluppo al caso o agli interessi economici particolari. Come si perda lo sguardo d'insieme. Paesaggissimo02 conclude - è per tutti l'occasione di focalizzare lo sguardo sul paesaggio, di conoscere gli approcci della sua pianificazione e sviluppo, di discutere punti di vista e strategie».(sim) Annunciati esperti da quattro Paesi Il convegno “Paesaggissimo 0 2 - Sviluppo del paesaggio = lusso del futuro?” si terrà venerdì 15 febbraio in sala civica (via Huber 8) dalle 9 alle 18. L’ingresso sarà libero. Questo il perché dello “0 2” nell’intitolazione dell’appuntamento:nel 2011l’associazione architettura del paesaggio in Alto Adige (Las: fondatanel2005,contaattualmente18 soci;nella foto la presidente Karin Elzenbaumer) aveva organizzato la prima grande conferenza sull’architettura del paesaggio in Alto Adige, allora sul tema “Spazio pubbliconellacittà”. Nel corso del mattino, questo congresso verterà sulle nuove strategie nello sviluppo del paesaggio, il pomeriggio sulla natura plasmata dalla mano dell’uomo e sulla percezione della natura. Una tavola rotonda concluderà la rosa degli interventi. Al convegno prenderanno parte esperti italiani, tedeschi, austriaci e svizzeri. Fra loro Georges Descombesda Ginevra che presenterà il premiato progetto del parco fluviale dell’Aire; Ernst Mattanovich da Vienna e Martina van Lierop dell’Università TU di Monaco di Baviera parleranno invece delle infrastrutture verdi. L’esperta di turismo austriaca Aurelia Kogler si cimenterà nella relazione che pone la domanda “Walt Disney alpino o campanadivetro?”.CisarannoancheAndreasKipar, pioniere nell’ambito dello sviluppo urbano verde, e Cesare Micheletti, che si occupa soprattutto di sviluppo sostenibile in ambito alpino e di valutazioni sul tema delle Dolomiti Patrimonio naturale Unesco. Corriere delle Alpi | 8 Febbraio 2019 p. 27 Montagna, laboratorio per l'innovazione e la sostenibilità CORTINA La montagna come laboratorio di innovazione e sostenibilità: questo il tema dell'incontro organizzato dalla Fondazione Cortina 2021 con i giornalisti italiani sciatori, il Consorzio impianti a fune di Cortina e l'Ordine dei giornalisti del Veneto come anteprima di "Cortina tra le righe" che tornerà a luglio. «La montagna di domani va protetta oggi. Ma non è semplice», afferma Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, «non tutti percepiscono le Dolomiti come un soggetto unitario, è
necessario un lavoro di costruzione della comunità dolomitica. In questo senso l'attività in rete è il filo conduttore di quanto fa capo alla Fondazione». «Se da sempre la tecnologia facilita la vita dell'uomo», aggiunge Valeria Ghezzi, presidente dell'associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) «oggi la migliora anche dal punto di vista della sostenibilità, nei suoi tre aspetti - sociale, ambientale, economico - che sottendono un concetto tanto fondamentale quanto di urgente attualità. Questo si riflette nell'ottimizzazione del consumo delle risorse, nella riduzione degli sprechi, nell'aumento della sicurezza e nella migliore accessibilità e controllo del territorio. Ma, per vivere, la montagna ha bisogno di occupazione. La tecnologia, dopotutto, è fatta dagli uomini per gli uomini, per creare nuove professioni, per monitorare il territorio e presidiarlo: e la tecnologia è indispensabile al lavoro, senza il quale la montagna si spopola. Garantire la dignità e il diritto al benessere è fondamentale. E per farlo bisogna investire». Ghezzi ribadisce poi il nesso tra occupazione, tecnologia e accessibilità: «Gli impianti di risalita sono un mezzo di trasporto, non un fine, per rendere la montagna raggiungibile da tutti. La tecnologia è un supporto all'accessibilità, che resta uno degli obiettivi. Non esagerare e non sprecare, deve essere una realtà tangibile». Prosegue sul tema innovazione Pasquale Scopelliti, ad e co-fondatore (con Riccardo Maggioni) di Snowit, piattaforma online che aggrega l'offerta delle località sciistiche: skipass, noleggio attrezzatura, esperienze in oltre 40 località con un solo click. «Ad oggi vantiamo tra i duemila e i tremila utenti per week end», spiega, «l'idea è di portare nel tempo tutti gli impiantisti italiani all'interno di questo sistema. Oltretutto si tratta di uno strumento interessante anche per brand e aziende, perché tramite la raccolta dati degli utenti è possibile creare profili mirati e, di conseguenza, una comunicazione ad hoc». E se la possibilità di acquistare lo skipass da smartphone è già una grande comodità, tra gli obiettivi dei due impreditori c'è anche quello di arricchire la App gratuita con una funzione "trova-amici" sulle piste e una sezione con le informazioni sullo stato della neve. -A. S. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI