Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Marzo 2019

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RASSEGNA STAMPA MARZO 2019


PRINCIPALI ARGOMENTI DEL MESE DI MARZO: #SOSERRAI: 1 MILIONE PER I SERRAI!..............................................................................................................................................3 10 ANNI DOLOMITI UNESCO ..............................................................................................................................................................15 PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO ...........................................................................................................................................16 DOLOMITI ACCESSIBILI .....................................................................................................................................................................17 EVENTI E PARTECIPAZIONI ...............................................................................................................................................................18 LONELY PLANET .................................................................................................................................................................................19 IO VIVO QUI ..........................................................................................................................................................................................20 INTERVISTE..........................................................................................................................................................................................22 CONCERTI IN QUOTA: IL DIBATTITO ................................................................................................................................................23 NOTIZIE DAI PARCHI ...........................................................................................................................................................................25 NOTIZIE DAI RIFUGI ............................................................................................................................................................................29 NOTIZIE DALLE SEZIONI CAI .............................................................................................................................................................33


#SOSERRAI: 1 MILIONE PER I SERRAI! Corriere delle Alpi | 26 Marzo 2019

p. 3 segue dalla prima Unesco e i Serrai: il progetto – sfida simbolo di rinascita dell'area disastrata Francesco Dal Mas BELLUNO L'icona della rinascita delle terre più alte, devastate dal diluvio a fine ottobre, saranno i Serrai di Sottoguda a Rocca Pietore. La Fondazione Dolomiti Unesco, nel decennale di costituzione, vuole che proprio questo sia il "memoriale": di una montagna distrutta, ma anche rigenerata. La porta d'ingresso alle Dolomiti della biodiversità, della piena sostenibilità, di un popolo o di popoli riconciliati con il creato. Porta d'ingresso perché, come ieri ha riferito il sindaco Andrea De Bernardin, già prima della tempesta Vaia i Serrai erano visitati, ogni estate, da 150 mila visitatori, una quota da grandissimi musei; una volta risorti, dovranno offrire ai pellegrini di un mondo nuovo ancora maggiore accessibilità. Per tutti, compresi anziani, disabili, genitori con la carrozzina al seguito. È un progettosfida quello presentato ieri a palazzo Piloni dalla Fondazione Dolomiti Unesco, con Roberto Padrin, presidente della Provincia, Graziano Pizzimenti, assessore alle infrastrutture della Regione Friuli Venezia Giulia e presidente di turno della Fondazione Dolomiti


Unesco, Federico Caner, assessore al turismo della Regione Veneto, Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore, Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, Mario Tonina, assessore all'Ambiente della Provincia Autonoma di Trento.«L'obiettivo è ambizioso», ha spiegato Pizzimenti, «raccogliere un milione di euro, da aggiungere a quelli che saranno investiti dalle istituzioni, per consentire il concorso di idee, la progettazione e la ricostruzione del percorso, che rappresenta un simbolo per l'intero Patrimonio Mondiale delle Dolomiti».In cassa ci sono già i primi 400 mila euro, 200 mila della Fondazione e altrettanti di Cariverona, più alcune offerte di privati. De Bernardin ha confermato che il Comune di Rocca Pietore promuoverà un concorso di idee per scegliere il progetto migliore; dovrà essere pronto, anzi appaltato entro il 30 settembre, per non perdere i 7 milioni del Commissario delegato.La Fondazione Dolomiti Unesco paga la progettazione, ha precisato Morandini, invitando tutti i cittadini, le associazioni, le aziende che lo desiderano a contribuire con la loro donazione. La tempesta Vaia, come ha ricordato De Bernardin, ha distrutto il tracciato pedonale, reso inservibili ponti, muri d'argine e ha asportato tutto il materiale che formava il greto del torrente Pettorina, rendendo inaccessibile la spettacolare gola che unisce la Marmolada (Sistema 2 del Patrimonio Mondiale) al paese di Sottoguda, uno dei "Borghi più belli d'Italia".Con la ricostruzione - ha raccomandato - dobbiamo fare i lavori bene, in modo tale che non si ripeta un disastro simile a quello che c'è stato. E se nelle scorse estati entravano circa 150.000 persone paganti, creando un indotto ancora più ampio, quest'obiettivo dovrà essere superato dalla nuova accessibilità. «Quest'economia ci permetteva di avere 10 dipendenti d'estate e l'ufficio turistico veniva gestito grazie all'indotto dei Serrai» ha rilevato il sindaco. «Il concorso di idee andrà a premiare il progetto che riuscirà a coniugare meglio - come hanno spiegato Morandini e De Bernardin - la sostenibilità ambientale, l'accessibilità ai disabili, l'innovazione, purché non sia esagerata, l'adattività ai cambiamenti climatici (che ha messo le mani avanti l'assessore Caner - potranno provocare eventi simili). E, infine, la valorizzazione degli aspetti geologici, geomorfologici, paesaggistici e storico-documentali dei Serrai. Ma perché sono stati scelti proprio i Serrai? Attraverso questa incredibile forra scavata nella roccia dall'erosione dei ghiacciai e delle acque del torrente Pettorina si può giungere al cospetto della Regina, la Marmolada, ha spiegato Caner. «Percorrere la gola è un'esperienza estetica straordinaria, che consente di entrare in contatto con il "sublime" dolomitico» ha sottolineato Morandini. E avanti con le spiegazioni. Per la comunità di Rocca Pietore, quella colpita più duramente dalla tempesta Vaia, rappresentano un'attrattiva economica imprescindibile, ha evidenziato il sindaco. I ragazzi dell'Istituto "Rodari" di Santa Giustina sono stati i primi ad attivarsi per il crowdfunding "SOSerrai". «Il grande mondo della solidarietà si è già mosso tanto a favore dei territori colpiti dalla tempesta Vaia. Ora chiediamo a questo mondo di muoversi di nuovo: i Serrai rappresentano qualcosa di unico, è una porta di accesso alle Dolomiti Patrimonio Mondiale» ha insistito Padrin. -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Corriere delle Alpi | 26 Marzo 2019 p. 3 Invitato Mattarella alla festa del decennale il 26 giugno prossimo Si terrà a Cortina, il 26 giugno, la festa del decennale della Fondazione Dolomiti Unesco. «È la data del riconoscimento delle montagne più belle al momento come patrimonio dell'umanità» ricorda Roberto Padrin. Ad Auronzo, per l'avvio della Fondazione, arrivò l'allora presidente Napolitano, accompagnato dal ministro dell'ambiente Prestigiacomo. E a Cortina? «Ci siamo permessi di invitare il presidente Mattarella, anche se è appena stato nel Bellunese» conferma il presidente della Fondazione, Graziano Pizzimenti. Gazzettino | 26 Marzo 2019 p. 9 segue dalla prima L'appello per i Serrai: «Ora serve un milione» #SOSerrai, la ricostruzione ha bisogno di tutti. Fondazione Dolomiti Unesco lancia, insieme al Comune di Rocca Pietore e con il benestare della Regione Veneto, una maxi raccolta fondi. Obiettivo: raccogliere un milione di euro. Tempo stimato: sei mesi. Il fine è chiaro e, da ieri, anche il percorso per arrivarci. In una conferenza stampa la direttrice della Fondazione Unesco Marcella Morandini, insieme al cda dell'ente, ha illustrato come tutti possono partecipare alla ricostruzione e come, soprattutto, sia importante che tutti lo facciano. IL PROGETTO L'obiettivo è ambizioso, raccogliere 1 milione di euro non è uno scherzo, ma d'altra parte lo scopo è alto: ridare all'Italia e al mondo uno dei siti più affascinanti della provincia dolomitica, distrutto dalla tempesta Vaia il 29 ottobre scorso. Il gruzzolo sarà aggiunto a quello investito dalle istituzioni, per raggiungere alla fine quel tetto di 8 milioni di euro posto dal sindaco di Rocca, Andrea De Bernardin, come investimento minimo e necessario a far ripartire la località. Si tratta di un crowdfunding, quindi ciascuno può versare un piccolo contributo semplicemente collegandosi al sito www.dolomitiunesco.info, dove si trovano tutte le informazioni per la donazione. Una volta aggiunto il proprio personale aiuto, verrà pubblicato il proprio nome, previo consenso, nella lista dei donatori. «La cartolina dell'iniziativa verrà diffusa in tutta Italia, ma vogliamo diffondere la comunicazione anche all'estero spiega Morandini -. La campagna parte ufficialmente oggi, ma nei giorni scorsi già qualcuno, che si è rivolto personalmente a noi indicando la volontà di dare una mano alla ricostruzione dei Serrai, ha devoluto dei soldi».


IL SITO La gola che unisce la Marmolada a Sottoguda, uno dei borghi più belli d'Italia, è stata eletta all'unanimità dal cda di Unesco come sito simbolo della ricostruzione. Quello su cui concentrare le forze nei prossimi mesi. «Su questo progetto ci siamo trovati d'accordo fin dall'inizio commenta l'assessore regionale al turismo, Federico Caner -. I Serrai sono un punto turistico di enorme importanza da far rinascere con un progetto che tenga conto della fragilità delle Dolomiti». Così il Comune di Rocca promuoverà un concorso di idee per scegliere la proposta migliore. «Quella più semplice, più aderente a quanto i Serrai sono stati finora spiega De Bernardin -, ma al contempo innovativa per esempio nell'accesso ai disabili e per la sicurezza, in previsione di altri eventi come quello dello scorso autunno». Il conto online ammonta già a 405.880 mila euro, donati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, a cui si devono 200mila euro, da privati, dall'Istituto Comprensivo Rodari di Santa Giustina, dall'Unesco che ha messo 200mila euro e dall'attrice Susanna Cro. Fondazione Cariverona ha già dato la sua parola, parteciperà, 7 milioni di euro arriveranno dalla Regione. Alessia Trentin Corriere del Veneto | 26 Marzo 2019 p. 10 Serrai di Sottoguda distrutti Caccia a un milione di euro Ricostruzione post-tempesta «Vaia», lanciata la raccolta fondi «Ripristinare il percorso pedonale»: Fondazione Unesco in pista Moreno Gioli belluno Sono il simbolo della devastazione lasciata dal passaggio della tempesta «Vaia». I Serrai di Sottoguda, a Rocca Pietore, sono andati completamente distrutti dalla furia di vento e acqua, lo scorso 29 ottobre. Ma ora è partita ufficialmente la corsa per farli tornare al loro splendore. La Fondazione «Dolomiti Unesco» ha ufficializzato ieri, a Palazzo Piloni, prima della riunione del consiglio di amministrazione, l’impegno per la loro rinascita, già annunciato a fine novembre. L’obiettivo è ambizioso: raccogliere un milione di euro per progettare il recupero di uno dei luoghi più suggestivi delle Dolomiti, visitati ogni anno da oltre 150 mila persone. Nasce così il crowdfunding #SOSSerrai: 1 milione per i Serrai di Sottoguda, che punta alla ricostruzione del tracciato pedonale devastato dal maltempo. L’alluvione ha reso inservibili ponti, muri d’argine e camminamenti, rendendo inaccessibile la gola che unisce la Marmolada al suggestivo borgo di Sottoguda. «La prima stima per il recupero — spiega sconsolato il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin — parlava di 6 milioni di euro. Invece serviranno più soldi, almeno 8 milioni di euro». Sette milioni già ci sono, confermati nei giorni scorsi dal governatore del Veneto e commissario per la ricostruzione, Luca Zaia. Al milione mancante penserà Dolomiti Unesco. «Abbiamo avviato una raccolta fondi — spiega la direttrice della Fondazione, Marcella Morandini — per la quale tutte le informazioni si trovano sul sito www.dolomitiUnesco.info ». Nelle casse della Fondazione ci sono già 405 mila euro: 200 mila li ha messi l’ente, altri 200 mila sono frutto di una donazione della Fondazione Cariparo (Cassa di risparmio di Padova e Rovigo). Il resto sono donazioni di privati, a cominciare dai soldi raccolti dagli studenti della scuola media di Santa Giustina. La raccolta fondi si concluderà tra sei mesi: anche Fondazione Cariverona ha già garantito un contributo di altri 200 mila euro. La cifra raccolta verrà poi devoluta al Comune di Rocca Pietore che lancerà un concorso di idee per il recupero dei Serrai. Nulla di troppo avveniristico, sarà premiata l’idea che riunirà a coniugare meglio: sostenibilità ambientale, accessibilità ai disabili, innovazione e adattività ai cambiamenti climatici; valorizzazione degli aspetti geologici, geomorfologici, paesaggistici e storico-documentali dei Serrai. «Sono solo un po’ preoccupato — conclude De Bernardin — dai tempi stretti: la scadenza per l’appalto è il 30 settembre. Spero non nascano incongruenze tra le risorse arrivate e la fretta imposta nello spenderle». Intanto Belluno si prepara ad accogliere i volontari che hanno operato nei giorni dell’alluvione: la giunta Massaro ha deliberato ieri di concedere gratuitamente l’uso della «Spes Arena» per il meeting regionale della Protezione civile, in programma venerdì. E mentre il deputato Pd Roger De Menech propone di utilizzare i 512 mila euro incassati dal Comune di Belluno con la vendita del legname schiantato sul Nevegal per il rilancio del Colle, a Feltre completati i lavori di ripristino dell’illuminazione pubblica sul tratto di via Monte Grappa tra l’incrocio con via Montelungo e il monumento ai Caduti, dove le folate di vento avevano danneggiato i pali.


Corriere delle Alpi | 27 Marzo 2019

p. 17 La promozione turistica viaggia su gomma Sette autobus allestiti con le bellezze locali Paola Dall'Anese BELLUNO Le bellezze naturali e artistiche del Bellunese viaggiano su gomma e invitano al rispetto dell'ambiente. È l'idea che Dolomitibus ha presentato ieri mattina in piazza dei Martiri assieme ai tre dei 12 autobus che rinnoveranno il parco mezzi della società. L'evento è stato allietato dal canto dei bambini della scuola Gabelli e da alcuni studenti delle superiori.la promozione«Due gli obiettivi che ci siamo prefissi», ha detto Natalia Ranza, amministratore delegato di Dolomitibus, «ma tutto dipenderà dai fondi che avremo a disposizione. Ci sono 2 miliardi di euro statali indisponibili, 300 milioni per il trasporto pubblico locale: la speranza è che siamo sbloccati in tempi rapidi, perché sarebbe un peccato perdere i tanti utenti che abbiamo avuto nel 2018: parliamo di 300 mila euro di fatturato in più (+4,6%)». Ranza ha presentato quindi i sette autobus con il logo "Take care of our planet" ("Prendiamoci cura del nostro pianeta") per promuovere il territorio e le sue bellezze, invitando tutti ad averne cura e a rispettarlo. «Un'idea, questa, nata dopo il passaggio di Vaia». In piazza i bus fanno bella mostra degli allestimenti personalizzati da ogni ente aderente all'iniziativa. La Provincia di Belluno ha allestito un mezzo con il logo della Dmo "Dolomiti Mountains of venice"; la Fondazione Unesco (presente la direttrice Marcella Morandini), oltre a promuovere i 10 anni di vita, ha voluto ricordare la raccolta fondi per i Serrai di Sottoguda; la Fondazione Cortina 2021 ha allestito il bus con il claim da lei ideato "Take care of our planet"; l'autobus del Comune di Auronzo porta l'immagine delle Tre Cime di Lavaredo. E poi i comuni di Belluno e di Feltre hanno riportato gli edifici storici più caratteristici, mentre i


municipi agordini hanno rivestito il mezzo con il claim "Recharge in Natura Arabba-Marmolada-Civetta".i commenti L'iniziativa è piaciuta molto agli amministratori. «Queste bellissime immagini», ha commentato l'assessore comunale alla mobilità Stefania Ganz, «danno un notevole impulso al turismo e al tempo stesso ci ricordano che dobbiamo impegnarci per ridurre l'inquinamento».«Questi mezzi portano per le strade del territorio le nostre bellezze e il brand del nostro turismo. E questo grazie a Dolomitibus, ma anche alla Regione. Il trasporto è importante», ha ricordato il presidente Roberto Padrin, ringraziando gli ex capi di Dolomitibus «e noi stiamo lavorando per l'integrazione con il treno». Padrin ha inoltre annunciato che il 9 aprile si riunirà l'ente di governo per definire i punti del nuovo bando per il Tpl: sarà pubblicato entro l'estate e aggiudicato a fine anno. Sulla necessità di potenziare la mobilità si è espresso anche l'assessore veneto al turismo Federico Caner che ha ribadito l'importanza «della sostenibilità anche negli impianti a fune, come alternativa al trasporto privato». Sull'integrazione gomma-rotaia ha puntato l'attenzione il sindaco di Feltre, Paolo Perenzin: «Ci farà fare un balzo in avanti, un salto strategico per il nostro territorio». Tatiana Pais Becher, prima cittadina di Auronzo, ha ricordato che l'immagine delle Tre Cime viene dal film del regista Giovanni Carraro. «Il trasporto pubblico durante i Mondiali sarà fondamentale», ha ricordato Alessandro Broccolo della Fondazione Cortina 2021, «e dovrà essere sostenibile». Infine Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore, si è soffermato sulla bellezza dei Serrai e sul significato simbolico che assumono nella ricostruzione del comune dopo Vaia: «Una distruzione che ci ha colpiti nel momento in cui stavamo aumentando le presenze».il parco mezzi«Il secondo obiettivo», ha detto il presidente di Dolomitibus, Andrea Biasiotto, «è presentare i nuovi mezzi. Si tratta di 12 autobus tutti Euro 5 ed Euro 6, quindi ecologici, sicuri e confortevoli. Quest'anno si concluderà il piano triennale di rinnovo del parco mezzi, che ha visto l'arrivo di 48 autobus muniti di wi-fi, contapasseggeri e bigliettazione elettronica». «A fine anno avremo 200 pullman, di cui 125 di ultima generazione e con un'età media di 9 anni», ha spiegato Biasiotto. L'assessore regionale Elisa De Berti, invitata ma assente per impegni romani, ha fatto sapere che «la Regione nel triennio 2018-2020 contribuirà con più di 2,1 milioni di euro all'acquisto di nuovi veicoli nel Bellunese». Alla fine i bus sono stati benedetti da don Rinaldo Sommacal che si è rivolto ai «maestri del volante». -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Gazzettino | 27 Marzo 2019

p. 2 edizione Belluno segue dalla prima Sulle fiancate dei bus arrivano i migliori scorci della provincia L'INIZIATIVA BELLUNO Dentro è un autobus, fuori una cartolina. Dolomitibus celebra la provincia con gli autobus promozionali. Lungo le fiancate di 7 delle corriere, d'ora in avanti ci saranno le vette delle Dolomiti bellunesi, vedute del centro storico, panorami suggestivi e piste innevate. «Stiamo studiando come ampliare l'iniziativa dichiara l'assessore regionale al turismo Federico Caner - vorremmo portare queste


immagini anche nei mezzi pubblici di altre città e, magari, all'estero». L'INIZIATIVA Ieri in piazza dei Martiri, intanto, sono stati festeggiati i primi sette mezzi ora abbelliti con le immagini della terra Bellunese. «Abbiamo voluto dare un contributo al territorio, ferito dalla tempesta Vaia le parole di Natalia Lanza, ad della società di trasporto pubblico locale -. I visitatori scelgono un luogo per la sua bellezza, certo, ma anche per la mobilità semplice. L'iniziativa delle serigrafie rappresenta bene la nostra filosofia». FONDAZIONE UNESCO Ad intervenire anche il direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, Marcella Morandini: «Abbiamo voluto testimoniare la nostra vicinanza ai Serrai con questa campagna in cui anche noi crediamo». I MEZZI Ogni autobus è stato personalizzato con una grafica dedicata ai partner del progetto. C'è quello firmato dalla Provincia, con il logo della Dmo e lo slogan Dolomiti mountains of Venice, quello con cui l'Unesco ha ricordato la campagna di raccolta fondi SOSerrai, quello della Fondazione Cortina 2021 con il claime Take a care of our planet Prendiamoci cura del nostro pianeta. E, ancora, il Comune di Auronzo ha dedicato la sua grafica alle Tre Cime di Lavaredo, patrimonio Unesco, il Comune di Belluno ha proposto il centro storico, il Comune di Feltre Piazza Maggiore e il Teatro della Sena e Dolomites Maadness Hosted by Nature ha partecipato con la frase Recharge in Nature Arabba Marmolada Civetta e con immagini del Medio e Alto Agordino. NON SOLO RESTYLING Il 2019 porta nel parco di Dolomitibus anche 12 nuovi autobus: 5 Mercedes Benz da 80 posti, 5 Setra S415 Le Business da 88 posti e 2 Mercedes Benz da 20 posti. Con questo ultimo pacchetto si conclude il piano di investimenti triennale che prevedeva l'acquisto di 48 bus per un totale di 10 milioni di euro. Alessia Trentin Corriere del Veneto | 27 Marzo 2019 p. 18 Autobus griffati «Dolomiti» per promuovere la provincia belluno Sei ruote per promuovere il territorio. Presentata ieri in Piazza dei Martiri la nuova livrea di sette autobus appunto a 6 ruote di DolomitiBus che, a breve, viaggeranno sulle strade del Bellunese promuovendo le bellezze della provincia: i palazzi storici del capoluogo, il Teatro de la Sena a Feltre, le Tre Cime di Lavaredo. E ancora, il nuovo claim della Dmo «Dolomiti, the mountain of Venice» e la raccolta fondi «SoSerrai», promossa dalla Fondazione «Dolomiti Unesco» per ricostruire la gola di Sottoguda. E su tutti i mezzi, lo slogan «Take care of our planet», a testimoniare l’attenzione per la mobilità eco-compatibile. Entro il 2019, ha spiegato il presidente di DolomitiBus Andrea Biasiotto, la società avrà rinnovato completamente il parco-mezzi, 200 autobus di cui 125 Euro 5 e 6 e un’età media di 9 anni, grazie anche a un investimento di 10 milioni di euro in tre anni. Il 16 aprile DolomitiBus presenterà ai soci il bilancio 2018 che l’amministratore delegato, Natalia Ranza, giudica soddisfacente. «Nel 2018 abbiamo avuto un aumento di passeggeri del 4,6%, un risultato lusinghiero» spiega. Ed entro l’estate, anticipa il presidente della Provincia Roberto Padrin, prenderà il via la gara per il trasporto pubblico locale, che vede in lizza «Autoguidovie Spa» (attuale socio di minoranza di DolomitiBus) e «Ferrovie Nord Milano». (M.G.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


Gazzettino | 16 Marzo 2019

p. 18 edizione Belluno In arrivo 620 mila euro per i Serrai di Sottoguda PROGETTI DI SOLIDARIETÀ Potrebbero costituire una sorpresa, anche per i bellunesi, Palazzo Bembo in centro città e Palazzo Doglioni detto il Botegòn a Borgo Piave, che il Fai aprirà per le tradizionali Giornate di Primavera nel prossimo fine settimana, sabato 23 e domenica 24 marzo. E un'altra sorpresa questa volta con un contributo economico - potrebbe arrivare, sempre dal Fai, per la ricostruzione dei Serrai di Sottoguda, in Comune di Rocca Pietore. CONTRIBUTI IMPORTANTI La notizia riguardante la gola naturale dell'Alto Agordino - che a livello nazionale ha ottenuto quasi 8 mila voti fra i luoghi del cuore - è arrivata a margine della conferenza stampa di presentazione delle giornate Fai. «Si è trattato di un risultato eclatante che ha stupito anche i vertici del Fondo ambiente italiano ha spiegato il capo delegazione Fai, l'architetto Barcelloni Corte e alcuni giorni fa c'è stato un incontro a tre in audio-conferenza durante il quale io e i rappresentanti del Fai nazionale ci siamo confrontati con il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin. A breve il Fai aprirà un bando a cui Rocca Pietore potrà partecipare per aspirare ad avere un contributo di 20 mila euro». «Si tratta della possibilità di avere un contributo dall'alto valore simbolico - spiega il sindaco De Bernardin a questa ipotetica somma vanno aggiunti i 200 mila euro promessi dall'Unesco; nel


frattempo stiamo anche lavorando con le fondazioni Cariverona e Caripadova per altri due contributi, a loro volta di 200 mila euro ciascuno». Secondo il Comune l'entità degli interventi necessari si aggira circa in 8 milioni di euro, 2 in meno invece quelli quantificati dall'Unesco. Infine per i Serrai, come ha affermato il governatore Luca Zaia, potrebbero essere utilizzati parte dei 3,8 milioni di euro stanziati dallo Stato per l'intero Veneto a ristoro dei danni degli eventi di fine ottobre. IN PREFETTURA Le Giornate Fai di primavera sono state presentate ieri dalla delegazione bellunese del Fondo, presieduta da Barcelloni Corte, nel corso di una conferenza stampa in Prefettura. Due le giornate durante le quali, avvalendosi dell'importante contributo di volontari e di studenti di Renier, Tiziano e Follador, saranno aperti due storici palazzi della città di Belluno. Sorprendente sarà la visita al Botegon di Borgo Piave, un tempo punto di riferimento per gli Zattieri che scendevano sino a Venezia: al piano terra essi avevano un deposito con un'ampia bottega e un'osteria; e sempre qui, fra l'altro, nacque l'Uniera dei Zatèr, una prima corporazione a tutela della categoria. Il valore del palazzo recentemente restaurato e per la prima volta aperto al pubblico è dato infine anche dagli eleganti affreschi dei piani rimanenti. La seconda sede sarà Palazzo Bembo che nel corso della sua storia è stato prima seminario e poi, fino al 1987, ospedale civile; ora, ultimato il restauro, entro l'anno diventerà spazio museale, sala esposizioni con anche sale aperte al pubblico. E chi ricorda il Palazzo nella sua ultima versione come ospedale, lo ammirerà in una veste e in un rifacimento che ne esaltano volumi, spazi, fattura e potenzialità. Nelle due giornate i siti saranno visitabili dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 18. Senza dimenticare gli immancabili eventi collaterali.Giovanni Santin Corriere delle Alpi | 20 Marzo 2019


p. 5 I due simboli del disastro rinasceranno con 15 milioni ALLEGHE Il lago di Alleghe e i Serrai di Sottoguda. Ecco "i due simboli della tragedia", come li chiama Luca Zaia, presidente della Regione Veneto e commissario delegato per il rischio idrogeologico. Nel piano inviato alla Protezione civile per le opere da cantierare quest'anno, Zaia ha inserito 8 milioni di euro per dare sicurezza ad Alleghe e 7 per rifare il parco dei Serrai, che è andato distrutto e sulla cui ricostruzione si sta impegnando anche la fondazione Dolomiti Unesco, che farà il punto sull'argomento nella riunione del cda in agenda lunedì prossimo. Domani, invece, a Rocca Pietore è in programma un vertice tecnico per procedere alla pulizia del Cordevole e del lago di Alleghe. Il Commissariato per il maltempo ha convocato il Genio civile, i sindaci Sirio de Biasio (Alleghe) e Andrea De Bernardin (Rocca Pietore) e l'ingegner Felice Gaiardo che ha proposto una soluzione per stoccare tutto il materiale detritico da liberare dall'alveo del Cordevole, sia prima che dopo il lago e dallo stesso bacino.«È stato calcolato», sottolinea il sindaco di Alleghe, Siro De Biasio, «che se sassi e melma dovessero essere trasportati altrove (e non ci sarebbe comunque un'area da poterli accogliere), ci vorrebbero almeno 30 mila camion. L'idea, quindi, è di costruire un terrapieno di 2 metri e mezzo, se non addirittura tre, sulla destra orografica del lago e dell'immissario per ottenere un duplice beneficio: evitare future esondazioni e contenere al massimo disagi e spese di trasloco dei materiali. Verrebbe costruita anzitutto una scogliera in sassi e poi ci sarebbe l'innalzamento. Il primo ad essere ripulito sarebbe il Cordevole e in un secondo tempo, magari l'autunno prossimo, il bacino». Da Auronzo e da Santo Stefano e Vigo di Fassa si segue con interesse questa fase perché anche i laghi di questi Comuni, tra l'altro con molto legname all'interno, hanno bisogno di una radicale bonifica. Per quanto riguarda, invece, Sottoguda, il commissario Zaia è dell'idea che il nuovo parco dovrà essere ancora più qualificato di quello distrutto dal maltempo. Un parco, ad esempio, completamente accessibile prima di tutto ai diversamente abili e alle loro famiglie, ovviamente sotto il segno della sostenibilità. Per sostenere il progetto del recupero la fondazione Dolomiti Unesco ha messo a disposizione il ricavato della vendita del cofanetto con i 6 dvd del reportage di Piero Badaloni "Dolomiti. Montagne Uomini - Storie", acquistabile al costo di 30 euro, e dei dvd "Dolomiti. Viaggio nell'arcipelago fossile" e "Dolomiti. Economia del bene comune" (in italiano, tedesco e inglese) al costo di 10 euro l'uno. Il progetto di recupero dei Serrai è sostenuto dalla fondazione e prevede anche l'attivazione di un crowdfunding, un finanziamento collettivo per il quale in molti si stanno già mobilitando: tra questi anche i ragazzi della scuola media di Santa Giustina. A curare la montagna ferita saranno dunque anche i suoi figli più giovani. Era stata peraltro l'amministrazione comunale, con il sindaco Andrea De Bernardin, a lanciare la proposta di un concorso di idee per ripristinare il percorso, andato distrutto. Dopo la progettazione, i lavori dovrebbero partire già quest'estate per concludersi nel 2019. La ricostruzione, infatti, è un'opera complessa e se il sindaco De Bernardin deciderà di ricandidarsi, lo farà - si dice in paese - per portare a compimento proprio questo progetto. Che è poi l'icona della tempesta Vaia. -Francesco Dal Mas Gazzettino | 20 Marzo 2019

p. 3 edizione Belluno


La rinascita dei Serrai costa 7 milioni «Zaia li considera un'opera simbolo» ROCCA PIETORE I Serrai di Sottoguda ottengono uno stanziamento di ben 7 milioni di euro per essere ripristinati nella loro fruibilità turistica. La distruzione del canyon, da parte della furia del Pettorina, fin da subito era diventata il simbolo del disastro abbattutosi sulla provincia di Belluno tra il 28-29 ottobre.Da qui la scelta dello stesso governatore Luca Zaia di inserirla nelle lista delle cose importanti da fare per rimettere in moto il territorio bellunese. Perché Serrai significa anche immagine delle Dolomiti, punto di forza turistico dell'alto Agordino.Inizialmente l'idea era di stanziare all'uopo le somme raccolte con il conto solidale Veneto in ginocchio, poi il tiro è stato aggiustato, pescando nella cassa riempita dal Governo con il decreto del 27 febbraio scorso. Il saldo resterà comunque invariato.«Zaia l'ha sempre considerata un'opera simbolo - spiega il sindaco di Rocca Pietore, Andrea De Bernardin . Ora, l'importante è cominciare a lavorare su questo progetto che richiederà sicuramente un iter molto lungo. Si tratta di un intervento complesso di cui, credo, si occuperà direttamente il commissario. Come Comune potremo solo fare da supporter. La nostra speranza è che possano essere fruibili quantomeno come prima dell'alluvione».Difficile parlare di tempistica. «Oltre al progetto - prosegue il primo cittadino - dobbiamo anche tener conto che lavorare in quella valle è complicato, perché gli spazi sono ridotti».Ma a senso ricostruire i Serrai, visto che una piena del Pettorina tutto tornerebbe a saltare?«Lì non abbiamo mai costruito nulla - afferma il sindaco -; c'è solo la vecchia strada, secolare, che veniva utilizzata per andare a Malga Ciapela».Come molte altre località, anche Rocca Pietore è in attesa che arrivino i soldi per procedere con il ripristino di ciò che non è stato considerato somma urgenza.«Passata l'emergenza - spiega De Bernardin - siamo tornati un ente normale, senza più poteri in deroga. Non abbiamo più potuto fare nulla anche perché di soldi non ce ne sono. Li stiamo aspettando».Il lavoro da fare è sicuramente tanto, soprattutto in termini di pulizia dei boschi. Il governatore Zaia lancia un appello a quanti vorranno passare una vacanza alternativa, offrendosi per pulire i boschi. «Non necessariamente bisogna saper usare la motosega - afferma Zaia -. I volontari sono graditi e se qualcuno vuole fare un'opera di volontariato, un vacanza alternativa in montagna, in mezzo alla natura, si rechi dal proprio sindaco e dia la disponibilità».Ai vacanzieri alternativi verranno offerte strutture di accoglienza attraverso l'allestimento di due campi base attrezzati: uno sarà a Rocca Pietore.«È vero - conferma De Bernardin -, questa è l'idea, maturata dopo aver ricevuto la disponibilità di molti gruppi e associazioni». (lm) Corriere delle Alpi | 21 Marzo 2019

p. 13 Serrai, «messa in sicurezza dall'alto e regimazione delle acque a monte» rocca pietore


«I Serrai di Sottoguda diventeranno più fruibili e più attraenti di prima, questo è l'obiettivo». Ci crede il sindaco di Rocca Pietore Andrea De Bernardin, dopo lo stanziamento di 7 milioni di euro deciso dalla Regione tramite il commissario delegato per il rischio idrogeologico Zaia e la struttura di protezione civile per l'emergenza. «Tutti pensano ai Serrai giù a fondo valle, ma vanno prima di tutto messi in sicurezza dall'alto», afferma De Bernardin. «La prima cosa è concentrarsi sui bordi alti della valle, in cima alla gola dove nessuno è ancora andato a vedere cosa ha provocato l'evento di fine ottobre. È necessaria una verifica di cosa è successo lassù». Il sindaco pensa a disgaggi, taglio piante, radici sradicate, e bisogna controllare se ci sono sassi in bilico che potrebbero cadere, insomma «situazioni che possono mettere in pericolo chi andrà a lavorare sotto per il ripristino dei Serrai». Per riuscirci, sette milioni di euro sono «una bella cifra, che dovrebbe essere sufficiente», commenta il sindaco, che nella prima stima di massima dei danni causati dalla tempesta Vaia di fine ottobre aveva dato un'indicazione superiore ai 6 milioni. La somma, quindi, è quella giusta per progettare una rinascita, che partirà dalla progettazione. Ma ancora prima bisognerà capire chi sarà a dare l'incarico, se sarà il Comune oppure se la regia sarà regionale, in capo direttamente al commissario per il maltempo. È presto quindi parlare di tempistiche per i lavori: «Innanzitutto bisogna capire chi farà da soggetto attuatore», dice il sindaco De Bernardin. «Se fosse il Comune, lo farà solo se avrà i soldi direttamente a bilancio, perché non si possono dare incarichi quando non ci sono soldi a bilancio per farlo. La prima cosa da stabilire è chi gestirà gli appalti e già nei prossimi giorni ci saranno i primi incontri per capire chi fa cosa». Pensando al cantiere, «non sono in grado di dettare le tempistiche, che si vedranno in base allo studio di fattibilità. Ma credo che i tempi saranno lunghi».La burocrazia è tanta e l'iter complesso. «Non ci si può aspettare il miracolo, facciamo un passo alla volta e cerchiamo di fare bene quello che dobbiamo fare», sottolinea il sindaco di Rocca Pietore. «I Serrai e il lago di Alleghe (buona parte dell'intervento si effettuerà in territorio di Rocca Pietore in destra orografica del Cordevole) sono ritenuti i simboli del disastro e sono due interventi importantissimi che dovranno essere fatti nel migliore dei modi». Per i Serrai di Sottoguda si parla «oltre che di un simbolo della ricostruzione, anche di una delle zone più importanti a livello turistico di Rocca Pietore e del territorio dell'Alto Cordevole», sottolinea il sindaco Andrea De Bernardin. Che aggiunge: «I Serrai vanno visti nel senso che richiede l'Unesco, cioè da ripristinare in modo tale che possano sopportare un evento come quello che si è verificato. Un'eventuale nuova alluvione in futuro non dovrà provocare gli stessi danni. Per fare questo bisognerà pensare a una regimentazione del torrente a monte, impedendo che l'acqua scenda con la stessa violenza che ha avuto il 29 ottobre». Corriere delle Alpi | 25 Marzo 2019 p. 8 segue dalla prima Serrai, mobilità in quota, impianti di sci oggi il Cda della Fondazione Unesco Francesco Dal Mas BELLUNO Come saranno i nuovi Serrai di Sottoguda, distrutti dalla tempesta Vaia? E l'accesso automobilistico alle valli dolomitiche, i passi in particolare, sarà ancora libero o sottoposto a vignetta? C'è il rischio effettivo che salti un pezzo delle Dolomiti Unesco, se si farà il collegamento sciistico tra l'Alto Comelico e la Val Pusteria? Attesa seduta del consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco, questa mattina in Provincia a Belluno, sotto la presidenza di Graziano Pizzimenti, assessore del Friuli Venezia Giulia. Alle 10. 30, a Palazzo Piloni, è in programma anche un incontro con la stampa per presentare la sottoscrizione per la rinascita dei Serrai e anticipare le idee progettuali su quello che il governatore Luca Zaia ha definito "il simbolo" dell'uragano di fine ottobre, ma anche del rinascimento ambientale della montagna maltrattata. Ma andiamo con ordine. Oggi il Consiglio di amministrazione. A palazzo Piloni saranno presenti, per il cda, i rappresentanti di Belluno, Trento, Bolzano, Pordenone, Udine e Regioni Veneto e Friuli. Il friulano Pizzimenti, origini marinare (è di Marano Lagunare) è il presidente. Per parte veneta saranno presenti l'assessore Federico Caner ed il presidente della Provincia, Roberto Padrin. Ovviamente non mancherà l'anima della Fondazione, la segretaria generale Marcella Morandini.Quest'estate si celebreranno i primi 10 anni dell'organismo, con festeggiamenti in particolare a Cortina. «Sarebbe un onore - anticipa Padrin - avere il presidente Mattarella come nostro ospite». Ad Auronzo fu Napolitano a tenere a battesimo la Fondazione. I Serrai di Sottoguda. Il Commissariato per il maltempo ha quantificato in 8 milioni la cifra necessaria per ricostruire il sito che ha riportato grossi danni a causa della tempesta. Zaia si è augurato che la ricostruzione riproponga questa "attrazione" in termini ancora più innovativi. E che diventi non solo l'icona della rinascita, ma anche della sostenibilità che in futuro le Dolomiti dovranno offrire al turista di tutto il mondo. La Fondazione Unesco si è incaricata della progettazione ed ha lanciato una raccolta di fondi che punta ad un primo obiettivo: un milione di euro. Stamani sarà presente anche il sindaco De Bernardin. La prima forma di sostenibilità - afferma Zaia - è la possibilità che ai Serrai possa accedere in visita anche i disabili, gli anziani, i genitori con i figli in carrozzina. «I Serrai - aggiunge l'assessore Caner - saranno un esempio di come ricostruiremo il resto della montagna devastata: sempre e comunque nel segno della sostenibilità». I passi dolomitici. I primi a concordare con questa impostazione sono gli ambientalisti. Ma se così dev'essere


- interviene Luigi Casanova di Cipra e Mountain Wilderness - la Fondazione convinca le province di Trento e Bolzano a procedere con l'esperienza, seppur insufficiente, della chiusura dei passi nei giorni di maggior flusso automobilistico. Oggi a Belluno i rappresentanti di Trento e Bolzano confermeranno, invece, che le sperimentazioni delle due ultime estati non si ripeteranno nella prossima, in attesa di opzioni concordate col Veneto. «Un'estate sabbatica fa bene anche allo spirito» commenta Caner. «Ci prendiamo un anno di tempo per valutare soluzioni che non siano di puntuale chiusura, con sacrifici degli operatori turistici (anche dei passi indirettamente coinvolti), ma per adottare misure concordate, cioè condivise, che rechino il minore svantaggio possibile». Un incremento dei mezzi pubblici, con relativa promozione, e magari qualche incentivazione, può risultare una misura indolore. Secondo Leandro Grones, sindaco di Livinallongo, ad oggi non esistono alternative alla vignetta. Una vignetta d'ingresso - così propone, esemplificando - all'intera Ladinia, 19 Comuni, con introiti destinati esclusivamente alla cura dell'ambiente. Il collegamento con la Pusteria. All'ordine del giorno della seduta non c'è il collegamento sciistico tra l'Alto Comelico e la Val Pusteria. Ma solo perché l'argomento è diventato oggetto di vivace polemica negli ultimi giorni. Giancarlo Gazzola, portavoce degli ambientalisti di Mountain Wilderness, ha annunciato che se l'impianto sarà autorizzato la sua associazione farà ricorso all'Unesco. «Andremo a Parigi per denunciare la violazione della zona buffer in comune di Comelico Superiore» fa sapere. «Ci auguriamo che non accada, perché questo impianto, da tempo finanziato con i Fondi di confine (per un valore complessivo di 38 milioni di euro) è voluto da tutta la popolazione, che lo considera come l'ultima spiaggia, prima del definitivo spopolamento del territorio - afferma Padrin -. Quindi sarà il caso che la Fondazione Dolomiti Unesco ritorni sull'argomento confermando che il collegamento non costituisce nessun sfregio all'ambiente che è di incomparabile bellezza». «Per la verità - ricorda l'assessore Caner - la Fondazione si è già pronunciata, riconoscendo di fatto la compatibilità ambientale delle piste e della seggiovia, perché interferiscono solo marginalmente con l'area cosiddetta buffer Corriere delle Alpi | 25 Marzo 2019

p. 28 Le Dolomiti viste da Cicchetti al museo Mario Rimoldi Cortina Un allestimento inedito al museo d'arte moderna "Mario Rimoldi": per la prima volta, infatti, alle opere della preziosa collezione di quadri vengono affiancate fotografie d'autore: le foto in bianco e nero tratte dal libro "Monocrome . Camminando tra le Dolomiti" di Manuel Cicchetti.«Un allestimento inedito: foto e dipinti sono così diversi che diventano complementari fra loro, si valorizzano l'uno con l'altro. Due modi di esprimere la realtà, frutto di creatività e sensibilità diverse», ha detto Irene Pompanin alla presentazione ieri della mostra.Le immagine esposte sono 36 e rappresentano un lavoro di documentazione fotografica durato


quattro anni, frutto di passeggiate in ogni stagione tra i boschi e i sentieri delle Dolomiti ampezzane. «Un lavoro che si è meritato i prestigiosi patrocini della Fondazione Dolomiti Unesco, del Comune di Cortina, delle Regole e del Parco d'Ampezzo. Come Commissione cultura delle Regole, abbiamo lavorato e lavoreremo per presentare queste opere in modo diverso, accattivante», ha aggiunto Pompanin. «Ho lavorato a lungo nel campo della pubblicità, poi mi sono preso una pausa per realizzare questo progetto», ha spiegato Cicchetti. «L'idea è nata su queste salite, in questi luoghi che frequento da quando sono nato, percorsi come sempre in silenzio, cancellando mentalmente le distanze dalle vette che mi circondano. Ho iniziato a ripensare al tempo, quello realmente percepito, e in quell'istante ho scelto di fermarmi lì, precisamente nel mezzo e proprio in quello spazio ho deciso che il mio tempo lo avrei, di nuovo, scandito io».Questa intima frequentazione dei luoghi familiari ha portato il fotografo alla decisione di devolvere parte del ricavato della vendita dei volumi al ripristino e alla cura delle foreste abbattute dalla recente tempesta di vento e pioggia dell'ottobre 2018. La Fondazione Dolomiti Unesco inoltre, in occasione del proprio decennale, ha richiesto la realizzazione di manifesti, riproducenti alcune delle immagini più suggestive, che sono in vendita presso la Cooperativa di Cortina a favore del Progetto Serrai di Sottoguda. «Dopo Cortina, l'intenzione è di portare la mostra a Belluno e a Venezia, e in seguito a Milano, presso il Lab a Malpensa, che è il punto di accoglienza per gli stranieri che raggiungono Milano».Entusiasta della mostra il presidente delle Regole Flavio Lancedelli: «Grazie per le bellissime fotografie: sono meravigliose. Cortina è vista in un'altra maniera, già il bianco e nero rispetto al colore per noi è diverso. Vederle sul libro mi avevano fatto effetto, ma ora che le vedo esposte ancora di più».La mostra resterà aperta fino al 22 aprile. --Marina Menardi

10 ANNI DOLOMITI UNESCO Trentino | 11 Marzo 2019

p. 10 Dolomiti Unesco, patto per il decennale TRENTO. Un percorso d'azione comune per dare ulteriore slancio alla promozione delle attività di salvaguardia e promozione delle Dolomiti. Questo l'intento del Comitato per le celebrazioni del decennale delle Dolomiti Patrimonio Unesco, che si è insediato l'altro giorno a Roma, alla presenza del sottosegretario del Ministero all'Ambiente, Vannia Gava e di cui fa parte anche, per la Provincia autonoma di Trento, il vicepresidente e assessore all'ambiente, Mario Tonina.Il Trentino segue con attenzione questa fase organizzativa delle iniziative celebrative.«È un'occasione molto importante - ha detto Tonina - per ribadire il nostro impegno sulla valorizzazione delle Dolomiti. In Trentino abbiamo già insediato un apposito tavolo di lavoro per l'organizzazione degli eventi per il decennale con il quale intendiamo coinvolgere le diverse espressioni del territorio in una sorta di "patto" capace di creare nuove opportunità di sviluppo per tutti». Ci sarà, inoltre, il coinvolgimento delle scuole, «per sensibilizzare i giovani su quanto fragile e delicato sia il nostro patrimonio ambientale e quanto sia necessario impegnarsi a difenderlo, come ci ha dimostrato il maltempo che ha colpito la nostra terra a fine ottobre 2018».« Saranno tante e di diverso carattere e interesse - ha aggiunto il vicepresidente e assessore all'ambiente Tonina - le iniziative che si stanno preparando in Trentino e che presto annunceremo. Da rilevare che fra i vari soggetti organizzatori vi è l'Autostrada del Brennero, il Mart, il Muse, la Fondazione Museo Civico di Rovereto e Trento Film Festival». Il Comitato per le celebrazioni del decennale tornerà a riunirsi entro un mese per fissare ancora più nel dettaglio il programma delle celebrazioni.


L'Adige | 1 Marzo 2019 p. 38 La ninna nanna tra i dinosauri PREDAZZO Domani presso il Museo geologico delle Dolomiti, è in programma il primo appuntamento con «Nanna al Museo», un'esperienza particolare per grandi e piccini, attraverso la quale si vuole far vivere ai partecipanti l'emozione di dormire tra i dinosauri e di esplorare il museo in un orario davvero insolito. Nella notte di carnevale, il museo accoglie i bambini in maschera e si trasforma in un luogo magico. Una insolita esplorazione delle sale e la possibilità di vivere un'esperienza emozionante con il gioco a squadre «Giro delle Dolomiti in 80 rocce», per addormentarsi quindi tra i dinosauri.. La serata inizierà alle 20.30 con un momento di accoglienza presso la sala «Nave d'Oro», che ricostruisce il locale dove, nel corso del diciannovesimo secolo, naturalisti e scienziati di tutto il mondo si ritrovarono per dibattere e riflettere sulle teorie riguardanti la formazione delle rocce. A partire dalle 21, spazio alle «Danze di ieri e oggi», quindi al racconto «Una nave sulle Dolomiti, i geologi del passato», con personaggi che hanno fatto la storia della geologia dell'Ottocento a Predazzo, infine al sopra richiamato «Giro delle Dolomiti in 80 rocce», gioco a squadre alla scoperta del Museo e del patrimonio Dolomiti Unesco, con la guida degli animatori scientifici dello stesso Museo. Seguirà una rilassante storia delle buona notte per accompagnare i bambini verso un riposo ristoratore. Domenica mattina, un po' di stretching e una gustosa colazione, prima di salutare la mascotte del museo e darsi appuntamento alla prossima avventura. Informazioni e prenotazione obbligatoria al numero 0462/500366. Le tariffe sono di 18 euro a persona, 40 a famiglia (un genitore con al massimo due figli.

PREMIO SPECIALE DOLOMITI UNESCO Alto Adige | 1 Marzo 2019 p. 11 Al Bolzano Film Festival debuttano due nuovi premi BOLZANO Sono due i nuovi premi che si aggiungono alla prossima, la 33esima edizione di Bolzano Film Festival Bozen (9-14 aprile 2019) che già prevede il premio al miglior film, quello al miglior documentario, il premio giuria studenti Euregio ed il premio del pubblico in sala. La Fondazione Dolomiti Unesco ha istituito anche per l’anno 2019 un Premio Speciale Dolomiti Unesco dedicato alle Dolomiti all’interno di importanti rassegne culturali del territorio e il Bolzano Film Festival è stato scelto e chiamato a proporre alcuni film dell’attuale programma, per essere selezionati per questo importante riconoscimento internazionale.Il Festival oltre a promuovere da sempre il giovane cinema d’autore proveniente da Italia, Austria, Svizzera e Germania, che invita in Alto Adige a farsi concoscere nell’ambito del festival, sostiene, osserva e accompagna anche la scena cinematografica locale. Nasce così il Golden Walther Award. L’idea è quella di coinvolgere il pubblico nella pre- miazione di una produzione particolarmente legata al territorio al- toatesino. L’iniziativa, organizzata in collaborazione di Walther- Park AG (Signa), prevede che tut- ti i film della finestra “Made in Südtirol” siano nominati per il premio: un trofeo e un importo, messi a disposizione dalla Signa. Trentino | 29 Marzo 2019 p. 10 Arriva il Bolzano Filmfestival


FABIO ZAMBONI BOLZANO Sarà un'altra piccola grande abbuffata, la 33° edizione del Bolzano Filmfestival Bozen in programma dal 9 al 14 di aprile. Piccola magari rispetto ai grandi festival internazionali ma grande per la quantità dei film proposti, per la varietà delle rassegne ospitate, per l'originalità della formula - collaudata e vincente - che trasforma il cinema Capitol del Filmclub per una settimana in un prezioso ponte fra la cinematografia del Nord e quella del Sud. Privilegiando da un lato opere prodotte nel mondo tedesco (Svizzera, Austria, Germania) e dall'altro la nuova cinematografia italiana, con alcune divagazioni geografiche e con la valorizzazione delle produzioni locali. Sintetizzare il programma di questa nuova avventura, è toccato ieri nella conferenza stampa ufficiale alla direttrice del Filmfestival Helene Christanell, supportata dal suo efficiente team (lo storico deus ex machina del Filmclub Martin Kaufmann, l'addetta stampa Antonella Arseni, la presidente Dorothea Vieider). Fra lungometraggi, documentari e corti, il pubbico potrà seguire oltre settanta film, seguire vari incontri con attori, autori e registi, tavole rotonde e mostre. Con una chicca musicale: allievi del Conservatorio Monteverdi proporranno la loro completa riscrittura delle colonne sonore di tre film.«Abbiamo in programma - ha esordito Christanell - diverse opere prime che parlano soprattutto dei giovani: ad esempio "Zerschlag mein Herz" di Alexandra Makarova, "Un giorno all'improvviso" di Ciro D'Emilio, "Il mangiatore di pietre" di Nicola Bellucci, "Joy" della regista Sudabeh Mortezai che racconta di una giovane nigeriana caduta nella rete della prostituzione».Fra le pellicole italiane più attese, "Saremo giovani e bellissimi" di Letizia Lamartire, un film che porterà a Bolzano anche la protagonista del film Barbora Bobulova, superospite della rassegna: venerdì 12 aprile alle 16.30 l'attrice slovacca naturalizzata italiana incontrerà il pubblico nella sala del Trevi, mentre la sera successiva riceverà al Filmclub il Premio alla carriera.Altro ospite italiano che merita attenzione è Alessandro Scillitani, regista che in questa edizione sarà anche in giuria: a Bolzano presenterà il suo documentario "Alla ricerca dell'Europa", realizzato assieme al noto giornalista Paolo Rumiz. Per i cinefili di lingua tedesca l'ospite da non mancare è l'attore e regista germanico Josef Bierbichler, a Bolzano con il su ultimo lavoro "Zwei Herren im Anzug" tratto dal suo stesso romanzo omonimo. La rassegna si aprirà il 10 aprile alle 15 con "Zerschlag mein Herz"e si concluderà il 14 aprile alle 20.30 con la proiezione di un curioso documentario: "Il gemellaggio dimenticato Bolzano-Sopron", mentre la proclamazione dei vincitori dei numerosi premi - miglior lungometraggio, miglior documentario, remio del Pubblico, premio Giuria Euregio composta da studenti, premio alla Carriera, premio Dolomiti Unesco, Golden Walther Award alla miglior produzione locale - è in programma sabato alle 19.30 nella sala grande del Capitol. Meglio specificare la location, dato che anche questa edizione della rassegna bolzanina si giocherà su vari spazi: oltre al Capitol, le proiezioni si terranno al Centro Trevi, al Museion, al cinema Ariston di Merano, al Forum di Bressanone e al Filmtreff di Caldaro. Fra le iniziative di nicchia, Martin Kaufmann ne "sponsorizza" due in particolare: "Anche quest'anno ci sarà una finestra sul grande produttore brunicense "Baumi" Baumgartner con la proiezione de "La meraviglia" di Alice Rohrwacher del 2004; e poi prosegue la collaborazione preziosa con la Cineteca di Bologna che ci consente di coltivare la rassegna di Cinema Ritrovato: in programma "L'amore" di Rossellini e "Umberto D" di De Sica".I titoli di coda sono per le informazioni utili: dal 9 aprile si possono prenotare i biglietti per le singole proiezioni telefonando al numero 0471 059090, prevendita dal 6 aprile presso il Capitol, possibilità si sottoscrivere un abbonamento a 15 ingressi per soli 35 euro. In linea con quanto appena detto, durante la prossima edizione di Bolzano Filmfestival Bozen, verranno ospitati alcuni esperti della Cineteca di Bologna come Andrea Meneghelli, che spiegheranno al pubblico il significato, il metodo e l'importanza del restauro - e della conservazione - di un film. La cineteca di Bologna è uno dei più importanti archivi cinematografici d'Europa e possiede circa 18.000 film in 35 mm, costituendo un serio centro per la conservazione e il restauro di film d'epoca. In questo ambito, come detto, durante il festival verranno anche proiettate le versioni restaurate di "Umberto D" di Vittorio De Sica e "L'Amore" di Roberto Rossellini, sottotitolati in lingua inglese.

DOLOMITI ACCESSIBILI Gazzettino | 31 Marzo 2019 p. 12 edizione Belluno Accessibilità senza limiti in Marmolada scalata speciale di Moreno e Gianluigi Marmolada, la Regina una montagna per tutti. Quando l'accessibilità è per tutti. A dimostrazione di ciò l'evento che si svolgerà sabato 6 aprile In Marmolada. L'organizzazione è a cura del sodalizio Senza limiti mentre protagonisti saranno Moreno Pesce e Gianluigi Rosa, insieme a due guide alpine. Pesce e Rosa sono due amputati transfemorali che tenteranno di risalire il ghiacciaio con i ramponi sotto gli scarponi e con tanta forza di volontà, partendo alle 6 del mattino da Passo Fedaia e arrivando poi, durante


il corso della giornata, a Punta Rocca. «Un evento - spiegano dagli uffici della Regina delle Dolomiti - che vuole sottolineare l'accessibilità della Marmolada in occasione dei dieci anni dalla nomina delle Dolomiti a Patrimonio dell'Unesco, ma anche per ricordare il progetto Dolomiti accessibili, voluto fortemente dalla stessa Fondazione Dolomiti Unesco». Per maggior informazioni sul progetto che andrà in scena è possibile consultare il sito internet www.funiviemarmolada.comR.G.

EVENTI E PARTECIPAZIONI Corriere delle Alpi | 10 Marzo 2019 p. 29 Innovalp, il Festival per la montagna Innovalp unisce sotto la propria bandiera le montagne del Friuli e quella bellunese. La terza edizione del festival delle idee per la montagna, in programma come ogni anno a Tolmezzo dal 27 al 30 marzo, farà da prologo ad una "nuova vita" dell'evento: dal prossimo anno farà registrare una sinergia con Belluno inaugurando una visione itinerante che nelle intenzioni degli organizzatori abbraccerà cammin facendo tutta l'Italia. In quest'ottica va inquadrata la presentazione svoltasi nella sede di Confindustria Belluno Dolomiti alla presenza di Andrea Ferrazzi direttore di Confindustria Belluno Dolomiti, Augusto Guerriero vicepresidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Danilo Farinelli direttore di Carnia Industrial Park, Maurizio Ionico presidente di Ferrovie UdineCividale e Vanni Treu co-fondatore della Cooperativa Cramars che è l'ente ideatore ed organizzatore della manifestazione. Innovalp tratta il tema della vita di montagna ad ampio raggio, dando vita a relazioni e nuove collaborazioni poco teoriche e molto pratiche.Da due anni il festival si pone l'obiettivo di far riflettere sulla dimensione non solo culturale ma anche imprenditoriale della montagna con un'accezione positiva. «Il tema scelto quest'anno è la diseguaglianza, vista come elemento stimolante e non limite» ha sottolineato Vanni Treu presentando l'evento, «Innovalp vede la montagna come un insieme di possibilità, non solo legate al turismo, tutte concentrate attorno ad un unico obiettivo: frenare lo spopolamento. Le edizioni precedenti le abbiamo concentrate attorno ad altri temi come ad esempio le tre A di servizi accessibili, territorio accessibile ed attrattiva mentre l'edizione dello scorso anno ha visto come tema portante caratteristiche a nostro avviso tipiche del popolo di montagna: talento, intraprendenza, ribellione. L'abitante della montagna deve smetterla di piangersi addosso e capire che, invece, vive una realtà migliore di tante altre. Tocca alle istituzioni garantire servizi e lavoro che sono alla base della vita quotidiana». «La presentazione in Confindustria Belluno Dolomiti del festival delle idee per la montagna Innovalp» commenta Augusto Guerriero, vicepresidente di Confindustria Belluno Dolomiti con delega al territorio, all'ambiente e alla responsabilità sociale d'impresa, «è anche un riconoscimento per il lavoro svolto dall'associazione a favore dello sviluppo, sostenibile e inclusivo, delle terre alte. Come abbiamo scritto nel documento di proposte consegnato al Ministro Erika Stefani nell'ambito degli'Stati Generali della Montagna'è fondamentale costruire un nuovo immaginario collettivo per lo sviluppo di questi territori fondato sulla centralità di chi qui vive, sul ruolo dell'impresa e su un'idea di economia che crea valore nell'equilibrio tra uomo e ambiente nonché sulla consapevolezza del necessario interscambio tra terre alte e città». --Gianluca De Rosa BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Corriere delle Alpi | 31 Marzo 2019 p. 29 Il bene Dolomiti Unesco e il valore per il territorio presentati nei Paesi Bassi BELLUNO Il valore aggiunto del riconoscimento Unesco per le economie locali è forse difficile da quantificare, ma certamente esiste e come tale viene percepito e riconosciuto in maniera chiara anche da albergatori e operatori turistici. Da tempo ormai il "caso" Dolomiti Unesco è al centro dell'attenzione internazionale per svariati motivi, tra i quali si possono annoverare da un lato la complessità della gestione di un unico Bene diviso in nove sistemi e distribuito tra cinque province e tre regioni, dall'altro la strada seguita per risolvere le problematiche e sfruttare tutti i vantaggi derivanti dal riconoscimento. Ecco dunque che il nostro modello di gestione può diventare utile ed interessante anche per altre realtà similari, seppur diverse e lontane. L'ultimo esempio viene dai Paesi


Bassi, dove il Segretariato del sito Unesco Wadden Sea ha organizzato un confronto di due giorni, svoltosi tra Leeuwarden (capoluogo della Frisia) e l'isola di Ameland, sul tema del coinvolgimento delle piccole e medie imprese nei brand dei siti Unesco.Tema che rientra tra gli obiettivi del progetto Interreg Prowad Link, che mira a sviluppare il turismo sostenibile nell'area del Wadden Sea. Luigi Patuzzi, dal 2017 project-officer nella Fondazione Dolomiti Unesco, ha presentato le caratteristiche del Bene Dolomiti, il percorso di condivisione che ha condotto all'attuale strategia complessiva di gestione e la politica seguita per l'utilizzo del logo.La sua relazione è stata seguita con grande interesse, anche perché il sito del Wadden Sea, piano mesolitorale che accarezza le coste di tre Paesi (Paesi Bassi, Germania e Danimarca), presenta diverse analogie con il nostro comprensorio dolomitico, caratterizzato com'è da notevoli differenze linguistiche ed economiche, con aree a bassa intensità di fruizione turistica e a forte tasso di abbandono alternate a zone in cui l'economia è molto sviluppata e la pressione antropica si sta facendo minacciosa. Proprio per queste similitudini, improntate a disomogeneità e complessità, è stata riaffermata la volontà di collaborazione e di scambio tra i due Siti, che sono stati proclamati Patrimonio Mondiale nella stessa giornata e che dunque celebrano insieme quest'anno il decennale dell'iscrizione nell'elenco dei Beni Naturali riconosciuti dall'Unesco. --Walter Musizza

LONELY PLANET Gazzettino | 12 Marzo 2019 p. 14 edizione Belluno Lonely Planet Dolomiti, ora anche in spagnolo INIZIATIVE EDITORIALI Dolomiti? Sì, ma anche Dolomitas. Perché la guida Lonely Planet, dedicata alle montagne più belle del mondo, è stata tradotta pure in spagnolo. Per la soddisfazione di Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco: «Questo è un grande risultato, fortemente voluto e sostenuto dalla Fondazione, dopo il successo della guida in italiano. Ora toccherà alle traduzioni in tedesco e francese». E per quella in tedesco, in particolare, è solo questione di giorni. Come conferma Giuliano Vantaggi, attuale direttore del consorzio Dmo e che, in qualità di consulente della Fondazione, aveva seguito la nascita della Lonely Planet dolomitica: «Il prossimo mese la guida verrà pubblicata nel segno della Germania, mentre nel 2020 toccherà alla Francia. L'inglese? È un po' più difficoltoso, nel senso che quello anglosassone è un turismo diverso e maggiormente diretto: non va alla ricerca di un'ampia narrazione. In ogni caso, ci stiamo lavorando». Nel frattempo, prende campo lo spagnolo: «Una lingua che coinvolge anche l'America Latina. A conferma di una pubblicazione capace di rispecchiare l'intero patrimonio dell'umanità. E in grado di intercettare, potenzialmente, oltre 50 milioni di turisti unici». In termini di interesse, le montagne bellunesi allargano quindi su scala planetaria i suoi confini: «Le Dolomiti sono la proiezione verticale di un territorio sorprendente - spiegano gli autori Giacomo Bassi, Denis Falconieri e Piero Pasini -. Esprimono un fascino primitivo e maestoso, che rapisce lo sguardo e il cuore. Questo straordinario arcipelago fossile, grazie alla sua bellezza intrinseca e alle eccezionali caratteristiche geologiche, non poteva che entrare a far parte dell'Unesco. Siamo di fronte a un caleidoscopio di cultura, arte, storia e natura di straordinaria varietà». Gli elementi distintivi delle guide Lonely Planet, ovvero la fruibilità e la praticità, caratterizzano pure l'edizione dedicata alle Tre Cime di Lavaredo e alla Marmolada, al Pelmo e al Cristallo, alle Pale di San Martino e alle altre meraviglie della natura: «A scandire la ripartizione del testo non sono tanto le suddivisioni amministrative, quanto i sistemi dolomitici dell'Unesco. Sistemi che diventano nuclei, in stretta relazione tra loro, dove si dipanano i percorsi proposti dagli autori. Geomorfologia e paesaggio si uniscono così alle indicazioni più pratiche, riguardanti le escursioni, la ristorazione, il pernottamento, le attività per famiglie, le manifestazioni». La guida, in altri termini, è uno strumento aggiornato e utile per visitare le Dolomiti, alla luce delle loro peculiarità. E della loro unicità. Da raccontare in italiano. E ora anche in spagnolo.Marco D'Incà


IO VIVO QUI Corriere delle Alpi | 19 Marzo 2019

p. 30 Gli studenti riscoprono a scuola la propria identità dolomitica Alessia Forzin belluno Vivere in un territorio riconosciuto Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco è un privilegio, ma implica anche una grande responsabilità. Per gli adulti e per le nuove generazioni. E proprio queste ultime partecipano al progetto, promosso dalla Fondazione Dolomiti Unesco e organizzato dalla Fondazione Angelini (referente della rete della formazione e della ricerca della Fondazione Unesco) in collaborazione con l'ufficio scolastico provinciale. "Io vivo qui" era stato sviluppato in via sperimentale fino al 2016, allargando alla provincia di Belluno un'idea nata a Trento. Nel 2018 il progetto è stato ripreso, su impulso del direttore della Fondazione Unesco Marcella Morandini. Hanno aderito gli istituti comprensivi di Cortina e Zoldo, con undici classi,


complessivamente. Gli insegnanti hanno partecipato ad un corso di formazione, coordinato dalla tutor Mara De Monte, e sviluppato un percorso in classe che si concluderà con la presentazione dei lavori degli studenti il 27 maggio, al centro culturale Parri di Longarone.I ragazzi sono stimolati a scoprire (e in alcuni casi riscoprire) il paesaggio, le culture, le tradizioni della terra dolomitica, in un percorso «di cittadinanza attiva che permetta ai ragazzi di capire cosa significhi vivere in un territorio Patrimonio dell'Umanità», ha spiegato Mara De Monte, «e come trasformare le difficoltà del vivere in montagna in opportunità». Il progetto ha permesso anche di creare una rete, come ha evidenziato Chemello: è già attivo uno scambio di esperienze con le scuole di Pordenone e Udine, che proseguirà con la prossima edizione del progetto.Gli studenti diventano quindi «cittadini consapevoli di vivere in un territorio Patrimonio dell'Umanità», ha aggiunto Marcella Morandini. «Questo marchio non è solo promozione turistica, ci impone di ripensare noi stessi e il nostro modo di guardare al futuro del territorio». In tutti i sensi, anche cercando di trattenere in provincia i giovani che, sempre più, scelgono di trasferirsi (in pianura, o addirittura all'estero) per costruire il loro futuro. Ecco dunque l'importanza di «conoscere l'ambiente di appartenenza, di riscoprire le proprie radici culturali», ha aggiunto Ester Cason Angelini.Gli studenti lavoreranno su vari temi, anche con alcuni esperti, elaborando poi i contenuti in progetti di varia natura. Andranno alla scoperta dei taulàs de monte, gli edifici rurali tipici del comune di Vodo; delle rocce dolomitiche e delle ciaucères, le fornaci di calce; impareranno a conoscere la neve, a programmare le escursioni e a fare lo zaino, anche per costruirsi un futuro da guida alpina; conosceranno la geologia delle Dolomiti e indagheranno il rapporto uomo-ambiente; scopriranno la risorsa legno, andando anche a visitare lo Squero Casal di Venezia per ricostruire il legame storico tra Zoldo e la laguna. -Gazzettino | 19 Marzo 2019 p. 14 edizione Belluno “Io vivo qui” con la Fondazione Angelini IL PROGETTO Le terre dolomitiche sono patrimonio dell'umanità, da qualche anno ce l'ha certificato l'Unesco. Ma non è una patente acquisita per sempre, né una semplice etichetta, né uno slogan semplificativo per coniare marchi commerciali. È molto di più, ma quanti di noi ne hanno piena coscienza e conoscenza? E se non ce l'abbiamo appieno, come possiamo pensare di promuovere questi nostri luoghi straordinari e farli diventare occasioni di sviluppo economico e sociale? Chi non conosce a fondo la terra dove è nato e dove vive, difficilmente potrà avere un futuro del quale essere padrone e difensore. In poche parole è necessario trasformare la nostra cittadinanza passiva in cittadinanza attiva iniziando da quei giovanissimi che siedono sui loro primi banchi di scuola. È questa, in estrema sintesi, la filosofia del progetto Io vivo qui, promosso dalla Fondazione Dolomiti Unesco e condotto dalla Fondazione Angelini quale referente della Rete di formazione e della ricerca in collaborazione con l'Ambito territoriale di Belluno dell'Ufficio scolastico regionale per il Veneto del Miur. Ieri alla sua presentazione si è appreso che siamo già alla terza edizione del progetto sul quale si stanno cimentando gli istituti comprensivi di Cortina d'Ampezzo e di Zoldo. Per Franco Chemello, referente per il Miur, è stata attuata una rete virtuosa tra le scuole e il prossimo 27 maggio si potranno verificare i risultati dei laboratori in corso per valorizzare la cultura materiale del territorio. Spiega Mara De Monte, tutor del progetto: «I giovanissimi vengono così introdotti a impossessarsi delle varie realtà del territorio per poi reinterpretarlo a modo loro, magari producendo il frutto di un personale lavoro. Quando saranno adulti avranno acquisito conoscenze utili per far crescere il territorio». Ester Cason (Fondazione Angelini) vede un parallelismo con i Venerdì del futuro che stanno scuotendo il mondo, ma anche la necessità che la scuola faccia passare messaggi profondi per sollecitare le capacità dell'alunno a esprimersi e diventare strumenti di formazione dell'individuo e di sviluppo della sua terra. La direttrice della Fondazione Unesco Marcella Morandini punta molto sul valore del progetto per sottolineare le diversità dei territori nella logica di una comune identità dolomitica: nessuna divisione o contrapposizione, bensì opportunità di creare una sorta di cittadini dolomitici che si possano riconoscere tra di loro per costruire un futuro migliore. Possibilmente rimanendo in loco al fine di restituire al territorio il ristoro degli oneri della formazione di quelli che già ne sono cittadini a tutti gli effetti. Il passaggio ulteriore sta nel concetto stesso di cittadinanza attiva, efficace baluardo contro le colonizzazioni culturali ed economiche e le sfide negative della globalizzazione selvaggia. Il progetto Io vivo qui è una sfida per il futuro che già interroga l'intera comunità, le istituzioni e tutti i soggetti attivi del territorio.Dino Bridda


INTERVISTE Trentino | 2 Marzo 2019 p. 29 Cesare Lasen: «Il bosco saprà riprendersi, anche da solo» Ripulire i boschi oppure lasciar fare alla Natura? Piantare nuovi alberi (al posto di quelli schiantati) oppure lasciare spazio, dove possibile, a prati e pascoli? E ancora: quali specie preferire, dato che l'abete rosso si è dimostrato molto debole di fronte alle raffiche di vento, in uno scenario in cui sono sempre più probabili nuove tempeste? Ecco le domande che si pongono gli esperti in vista della ricostruzione del patrimonio forestale trentino. E arrivano le prime risposte, ad esempio da Cesare Lasen, botanico e membro del comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco: «In molti casi, in aree che sono fuori da centri abitati o vie di comunicazione, dopo aver prelevato il legname di pregio, la soluzione migliore potrà essere quella di favorire la rinnovazione naturale, in alcuni casi già esistente» ha detto in occasione del convegno "La tempesta Vaia, disastro o opportunità per le foreste del Nord Est?" organizzato a Belluno. «Non tutto il legname (ad eccezione di quello di pregio) merita di essere recuperato. I nostri boschi talvolta soffrono di una scarsa attività dei decompositori, per via di passate gestioni che li hanno impoveriti di questo componente. Vanno individuate soluzioni equilibrate che possano ridurre gli effetti negativi, ma fondamentalmente è necessario avere fiducia nel riavvio, spontaneo, dei processi ecologici di ricolonizzazione».


CONCERTI IN QUOTA: IL DIBATTITO L'Adige | 18 Marzo 2019

p. 24 Stoppato il concerto in quota Rendena Apt e comune di Pinzolo non trovano l'accordo con il Parco per la musica sullo Spinale MADONNA DI CAMPIGLIO Il concerto del dj francese Bob Sinclar (nella foto) dello scorso anno sul monte Spinale rimarrà unico nella storia? E' probabile anche se non certo. Le polemiche scaturite dodici mesi fa e continuate nel corso di questi messi hanno sortito l'effetto di annullare il concerto in quota di quest'anno. La seconda edizione del concerto «Dolomiti Top Music», era infatti in programma per il 20 aprile (non era ancora noto chi potesse essere il protagonista) ma non si farà. Le casse acustiche rimarranno mute e i microfoni sigillati. La decisione (a malincuore) è stata presa dall'assessorato grandi eventi del Comune di Pinzolo, che ha ideato il format dell'evento, insieme all'Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena in quanto soggetto organizzatore. Proprio l'Apt aveva cercato di trovare una soluzione che andasse bene a tutti, soprattutto al Parco Adamello Brenta, in quanto il


concerto si sarebbe svolto all'interno dell'area sciabile di Campiglio che ricade nell'area protetta. Vani tutti i tentativi di trovare un accordo con una serie di incontri volti ad ottenere una deroga dai vincoli previsti dal Piano del Parco. L'unico risultato scaturito dopo tante parole, è l'idea di istituire un tavolo di confronto coordinato dal Parco Naturale Adamello Brenta (Pnab). «La volontà - dice l'Apt - è di mantenere aperto il dialogo con tutte le istituzioni coinvolte per trovare soluzioni che possano portare a organizzare importanti eventi di altissimo livello, finalizzati a far vivere esperienze uniche ai nostri ospiti, e fondamentali per una comunicazione internazionale. Ritieniamo infatti che Dolomiti Top Music possa essere un'importante iniziativa di richiamo turistico nel fine stagione». Si è quindi preferito non procedere con la richiesta di deroga, ma sviluppare ragionamenti complessivi e approfonditi che possano consentire, al neo costituito tavolo di confronto, di trovare un approccio generale a garanzia di un equilibrio tra gli imprescindibili aspetti ed esigenze del marketing turistico e della promozione della località (anche attraverso attività ed eventi di qualità e di carattere internazionale) e la fondamentale tutela del territorio nel rispetto dei principi della sostenibilità. «Principi che Azienda per il Turismo da qualche tempo promuove e per i quali desidera essere protagonista nella progettazione del modello turistico del prossimo futuro». L'obiettivo è di ragionare, attorno al neocostituito tavolo, fino a trovare le possibili soluzioni da adottare magari ponendole all'attenzione dei lavori degli Stati generali della montagna di recente annunciati dalla Giunta Provinciale. Le medesime problematiche non solo relative all'organizzazione di concerti, infatti, accomunano diverse località turistiche del Trentino, dove si convive con la gestione delle aree protette. L'assessore ai Grandi eventi del Comune di Pinzolo Giuseppe Corradini , a commento della decisione ha spiegato che «è stata una sofferta rinuncia e speriamo che stimoli un leale e sereno confronto tra tutti i soggetti preposti alla gestione del turismo (principale fonte di reddito) e alla tutela del territorio (unico vero ed inestimabile patrimonio purtroppo non riproducibile), al fine di risolvere tra tutto anche la vera grande anomalia rappresentata da un'area protetta calata su un sistema infrastrutturato di piste e impianti. Sono convinto ? prosegue l'assessore ? che un equilibrio tra utilizzo della montagna e tutela della stessa lo si possa trovare, ma sono altrettanto convinto che le strumentalizzazioni pubbliche generalizzate e non contestualizzate, e i "no" a prescindere, siano lesivi per entrambe le dimensioni. Come in tutte le cose bisogna seguire un approccio dettato dal "buon senso" e dal dialogo, approccio che considero non manchi a chi opera e vive sul nostro territorio. Ritengo che ambiente e turismo ? aggiunge Corradini - siano complementari e che l'uno possa portare giovamento all'altro. Infatti la recente collaborazione tra Audi e Pnab finalizzata a sviluppare una mobilità più sostenibile, ben dimostra come una località turistica internazionale e "alla moda", famosa oltre che per il formidabile ambiente in cui è incastonata anche per le infrastrutture e il divertimento invernale, possa attrarre l'interesse di importantissimi brand mondiali, utili a sviluppare anche una sensibilità ambientale che sicuramente necessita di essere coltivata ed implementata». Sempre in tema di concerti in quota, non solo a Campiglio ci sono polemiche e dubbi ma anche a San Martino di Castrozza con l'annunciato arrivo di Giorgio Moroder per un concerto sulla Tognola, anche qui in un'area del Parco di Paneveggio Pale di San Martino. Trentino | 21 Marzo 2019 p. 9 segue dalla prima La montagna banalizzata dagli eventi Il Trentino è un territorio altamente vocato alla naturalità. Sono le nostre bellezze naturali che hanno attratto per secoli i viaggiatori di tutto il mondo, dai primi esploratori romanticisti, agli aristocratici rampolli dei Grand Tour europei, fino ai moderni turisti di oggi. Preziose testimonianze artistiche ci ricordano la meraviglia che sanno suscitare le Dolomiti e le vallate alpine così come l'aria pulita e i colori delle stagioni. Le torri ed i pinnacoli delle Dolomiti hanno stregato Dèodat de Dolomieu, che nel XVII secolo, spinto dal desiderio di esplorare la natura, li ha attraversati in lunghi viaggi a piedi, dormendo sotto le stelle, per poi descriverne l’unicità nelle proprie pubblicazioni. Il naturalista Josiah Gilbert ed il pittore George Churchill, nella seconda metà del XIX secolo, pubblicarono il resoconto dei loro viaggi sulle nostre montagne con l’opera “The Dolomite mountains”, che divenne un capolavoro dell’alpinismo. I paesaggi del Garda hanno rapito centinaia di pittori da Albrecht Dürer a Giovanni Segantini, fino ai pittori nordici Carl Friedrich Sorensen, Heinrich Adam, Carl Gustav Rodde, Albert Hertel e Joseph Hoffmann, per citarne solo alcuni Non è affatto casuale, bensì frutto di lungimiranti politi- che territoriali, che, con i due Parchi naturali, la parte trentina del Parco Nazionale dello Stelvio e le dieci Reti di Riserve, il 33% della nostra provincia sia oggi “area protetta”. Il sistema trentino delle aree protette, connotato dalla condivisione dei Parchi delle politiche ambientali con le Comunità locali e la nascita dal basso delle


Reti di Riserve, attivate su base volontaria dai Comuni per valorizzare il patrimonio naturale, è considerato in Italia ed anche oltre ai nostri confini nazionali come un modello da imitare. La virtuosità trentina nella gestione delle aree protette è unanimemente riconosciuta. Accanto a questo dato oggettivo, se ne colloca un altro. Quello del turismo sostenibile. I suoi fondamenti sono l’integrità ambientale, la giustizia sociale e lo sviluppo delle popolazioni locali, ed è in rapida e maggiore crescita rispetto al turismo tradizionale. Sempre più turisti (si sti- ma il 61%) nella scelta delle località sono attratti dalla natura e dal paesaggio; prediligono strutture ecofriendly, che offrono prodotti locali e provenienti da agricoltura biologica. I viaggiatori sempre più spesso si interrogano sull’impatto del proprio viaggio sulla natura e sulla comunità locale (cementificazione e speculazione edilizia, inquinamento, iper affollamento, erosione del territorio) e si dichiarano disposti a spendere anche il 10-20% in più pur di non danneggiare l’ambiente. Il Trentino ha tutti i requisiti per potere ambire a continuare a fare parlare di sé quale precursore di politiche turistiche sostenibili asso- lutamente innovative. Eventi ed iniziative che, scimmiottando ciò che fanno altri territori, magari privi di qualsia- si pregio naturalistico, non hanno alcunché di "esclusi- vo", rappresentano, a mio avviso, un pericoloso passo verso la banalizzazione della montagna e la dequalificazio- ne del nostro territorio. Il recente annuncio dell’attivazione degli Stati generali della Montagna, inteso quale percorso partecipativo e di ascolto dei territori, permetterà al sistema delle aree pro- tette trentine di potere svolgere un ruolo importante di supporto, sensibilizzando amministratori e cittadini su quali siano i reali valori della conservazione, della sosteni- bilità. Mediante il dialogo ed il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse potremmo, in modo onesto e leale, confrontarci sulle future politiche di sviluppo socio-eco- nomico che non potranno in modo alcuno prescindere dalla tutela e dalla conservazione del nostro patrimonio naturale. Questo se l’obiettivo comune è quello di guarda- re anche al futuro del nostro Trentino. Joseph Masè *Presidente del Coordinamento provinciale delle Aree Protette e Presidente del Parco Naturale Adamello Brenta

NOTIZIE DAI PARCHI L'Adige | 5 Marzo 2019 p. 37 Parco più unito con due firme VALLE DI SOLE Lavorare assieme, in una cornice condivisa, valorizzando le proprie specificità. Così, Trentino, Alto Adige e Lombardia intendono impegnarsi per garantire una gestione del Parco Nazionale dello Stelvio unitaria e coordinata, in grado di valorizzare la biodiversità, ma anche di dare risposte alle persone che vi abitano e vi lavorano. Da questa premessa nasce la doppia firma che ieri a Milano è stata apposta dal vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Mario Tonina , anche nella sua veste di assessore all'ambiente, insieme alla collega di Bolzano Maria Magdalena Hochgruber Künzer , assessore provinciale allo sviluppo del territorio e a Massimo Sartori, assessore agli Enti Locali della Regione Lombardia. La prima firma ha riguardato la proposta di candidatura del Parco alla certificazione CETS , la Carta Europea del Turismo Sostenibile, con un piano che prevede 64 azioni in 5 anni. La seconda firma, alla presenza di Ugo Parolo , presidente del comitato di coordinamento e di indirizzo del Parco, è stata apposta sulla convenzione quadro relativa al monitoraggio, alla conservazione e alla gestione delle risorse naturali e della biodiversità. «È un giorno importante - ha detto Mario Tonina - per il Parco dello Stelvio nell'ambito di un percorso in cui noi crediamo molto, ovvero quello della sostenibilità. L'ambiente è fondamentale e distintivo per il nostro territorio, ma va gestito con la condivisione di chi ci lavora e ci abita. Su questo siamo impegnati a 360 gradi, promuovendo un turismo sostenibile e compatibile con le esigenze ambientali, ma anche con le attività economiche presenti sul territorio a cui la politica deve dare risposta. È un lavoro complesso che stiamo portando avanti in maniera coordinata con Lombardia e Alto Adige, come dimostra la convenzione firmata oggi». Cosa è la Cets - La Carta europea del turismo sostenibile nelle aree protette (Cets) è stata elaborata nel 1991 dalla Federazione Europarc, che riunisce più di 400 aree protette in tutta Europa. La Cets è un metodo partecipato per strutturare le collaborazioni delle aree protette in ambito turistico e per favorire così un'offerta credibile di turismo sostenibile. Ad oggi sono 39 le aree protette italiane certificate (sulle 164 certificate in totale in Europa). Sia la Convenzione delle Alpi che lo studio di Eurac per la


Fondazione Dolomiti Unesco riconoscono nella Cets lo strumento per eccellenza per sviluppare turismo sostenibile nelle aree protette. La convenzione quadro - La convenzione quadro sul monitoraggio, la conservazione e la gestione delle risorse naturali e della biodiversità fa seguito all'approvazione delle linee guida su monitoraggi e sulla ricerca scientifica. Prevede un impegno ed un lavoro congiunto di Regione Lombardia e delle due Province autonome di Trento e Bolzano. Definisce e disciplina la gestione delle risorse naturali e delle attività di ricerca attraverso una programmazione annuale e pluriennale delle azioni da realizzare. Corriere delle Alpi | 9 Marzo 2019

p. 24 «Lascio un ente Parco pieno di progetti ma la mancanza del presidente è pesata»


Da cinque giorni non è più direttore del Parco nazionale Dolomiti bellunesi, ma per sua fortuna Antonio Andrich (55 anni, di Belluno, laureato in scienze forestali) è già potuto rientrare all'Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale (Arpav). La sua scrivania è al Centro servizi idrogeologici di Belluno.Ecco dunque il momento per tracciare un bilancio del quinquennio alla guida tecnica dell'ente Parco, segnato da difficoltà evidenti, molte delle quali sormontate egregiamente. Com'è cominciata l'esperienza al Parco? «Al mio arrivo, nel 2014, ho trovato una situazione non facile. Un anno senza direttore, un ente attenzionato dalla Finanza e ispezionato dal ministero dell'Economia, i tre processi penali all'ex direttore più altri tre per la costruzione della centralina idroelettrica in valle del Mis. Un po' alla volta siamo tornati al clima di normalità, programmazione e spesa coordinata trovando molte soluzioni a problemi vecchi, ricucendo al contempo il rapporto con il territorio, con una buona sinergia tra politica e personale. Il lavoro è stato intenso fino all'ultimo giorno. Lasciare non è mai facile dopo che si è investito passione, tempo e fatica. Spiace soprattutto per la situazione di incertezza che rimane.Quali sono state le principali conquiste? «Abbiamo incrementato la capacità di spesa e gli investimenti per prestazioni istituzionali. Abbiamo rafforzato il nostro ruolo nelle battaglie sul proliferare delle istanze per la costruzione di centraline idroelettriche a ridosso delle aree protette, intrapreso il percorso per la certificazione Carta europea del turismo sostenibile (Cets), rivisto il materiale divulgativo e il sito web, realizzato nuovi gadget. Siamo tornati nelle fiere. Abbiamo promosso azioni di inclusività con associazioni quali Aipd, Assi, Unione ciechi e ipovedenti. Ampliato molta parte della rete dei sentieri anche in collaborazione con altri, come il Cai. Abbiamo intercettato fondi usati per realizzare il museo naturalistico, concludere il progetto "A due passi dal Parco" e proteggere la fauna selvatica. In queste settimane si stanno concludendo i lavori per l'elettrificazione della valle del Mis anche grazie a un grosso sforzo finanziario del Parco. Infine abbiamo revisionato e riadottato il Regolamento del Parco e ripreso l'iter di approvazione del Piano ambientale.Ci sono rimpianti? «Mi dispiace non aver concretizzato progetti come la costituzione del Biodistretto provinciale, che non ha trovato nella Provincia una regia motivata. Su altri progetti non si è mai trovata un'intesa con il reparto dei carabinieri per la biodiversità: con il passaggio dei forestali all'Arma si è persa l'occasione di dotare i parchi di proprio personale di vigilanza. Avrei voluto vedere l'ampliamento del museo a Belluno e la sistemazione definitiva dell'ex caserma dei vigili del fuoco. Credo di aver fatto tutto quel che era nelle mie possibilità».Com'è stato lavorare senza presidente? «Un mandato politico è vitale per il riconoscimento istituzionale dell'ente. Questa debolezza e l'equivoco sul reale ruolo di un facente funzioni non hanno aiutato a rafforzare né a legittimare il grande lavoro fatto dagli organi dell'ente negli ultimi anni. La debolezza e la scarsa considerazione politica per il Parco hanno oscurato in parte il lavoro di divulgazione e comunicazione svolto finora». Quale futuro attende l'ente?«La struttura tecnico-amministrativa è solida ma la pianta organica andrebbe potenziata. La continua debolezza di rappresentanza e la mancanza di una leadership preoccupano molto per alcuni temi, come l'accessibilità alla parte alta, alle varie malghe e ai bivacchi, ma anche per ricostruzione dopo i danni alluvionali di fine ottobre: ci sono edifici inagibili o non raggiungibili».Qual è l'eredità lasciata? «Lascio un ente molto più tranquillo sotto il profilo tecnico-amministrativo con una programmazione avviata per tutto il 2019 e molti progetti da realizzare. Mi auguro che vi sia continuità nella relazione con il territorio, nella comunicazione e lo sviluppo turistico, nell'educazione all'ambiente e nella gestione immobiliare. Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato in questa avventura e mi hanno dato fiducia, sostenendomi con sguardo positivo e leale». -Francesca Valente Corriere del Trentino | 27 Marzo 2019 p. 5 Parco, rivoluzione plastic free«Così una località è esclusiva» Adamello Brenta, il presidente Masè: «Concerti, serve una riflessione» TRENTO Sugli eventi in quota invoca una «riflessione a livello ambientale ma anche culturale». E, dopo l’annullamento del concerto di Campiglio (il «Sinclar bis») proprio grazie al tavolo di lavoro chiesto dal Parco Adamello Brenta, fa capire di voler continuare su questa linea. «Essere esclusivi non vuol dire proporre concerti in quota, che ormai fanno tutti» mette in chiaro il presidente dell’ente di Strembo Joseph Masè. Che al concetto di «località esclusiva» associa un’altra immagine. Sostenibile. «Madonna di Campiglio — dice — potrebbe bandire dai rifugi la plastica monouso. Questa mossa sì la renderebbe esclusiva». Di più: «Proporrò alle amministrazioni dei trenta Comuni appartenenti al parco di eliminare, entro il 2020, la plastica monouso da tutti gli edifici pubblici». E proprio sul tema dell’ambiente questa sera il Parco organizza a Giustino una serata con il vescovo Lauro Tisi. Dunque presidente, partiamo dagli eventi in quota. Avete stoppato la seconda edizione del concerto sullo Spinale. Intanto però il concerto dei Suoni delle Dolomiti al Pian della Nana, nell’area protetta, sta già facendo discutere. Qual è la linea di demarcazione? «Per il concerto di Sinclar avevamo concesso la deroga perché la scelta di un’area già fortemente antropizzata come quella dello


Spinale poteva giustificare un evento di carattere eccezionale. Anche se è vero che i decibel non si fermano solo in quella zona. Poi si è aperto un dibattito, collegato anche all’approvazione della mozione dell’ex consigliera del Pd Donata Borgonovo Re sulle attività compatibili o meno con la montagna. Un tema che impone un’attenta riflessione a livello ambientale, ma anche culturale». Di qui il «no» al Sinclar bis. «Sì. Ho apprezzato in questo senso le posizioni espresse al tavolo di lavoro che abbiamo creato e che, in vista degli Stati generali della montagna, verrà anche allargato: ne abbiamo parlato recentemente con il presidente della Comunità di valle. Qual è la differenza tra il concerto di Sinclar e i Suoni delle Dolomiti? I Suoni sono un format concepito per valorizzare le Dolomiti: un’iniziativa in cui la montagna è protagonista tanto quanto la musica. Al contrario, un dj cerca semplicemente una location suggestiva per il suo concerto. Sia chiaro però: tutte le iniziative dei Suoni delle Dolomiti vengono condivise con il nostro ufficio tecnico ambientale, che valuta ogni dettaglio e decide se dare parere positivo o meno. Un esempio: il Parco lo scorso anno non ha autorizzato un concerto dei Suoni al Campo di Flavona, spostandolo a Malga Flavona. La linea che ci siamo posti con la giunta del Parco è proprio questa: sosteniamo la posizione del nostro ufficio tecnico ambientale. Se i nostri tecnici sollevano perplessità, siamo con loro. Sugli eventi in quota si deve ragionare tenendo presente il concetto di limite». A Campiglio però questa linea non sembra piacere molto: qualcuno ha già parlato dell’edizione 2020 del concerto in quota, lasciando presagire che quella di quest’anno sarà solo una pausa. «Essere località esclusiva, come vuole essere Campiglio, può passare anche attraverso eventi virtuosi. E non penso solo ai concerti. Ad esempio, se Campiglio bandisse da tutti i rifugi la plastica monouso farebbe parlare di sé in tutto il mondo. Il senso è questo: i concerti in quota di esclusivo non hanno proprio nulla, ormai li fanno tutti, anche le località di serie B. Mi piacerebbe che si ragionasse su altri binari, togliendo la plastica appunto. Oppure scommettendo sulla mobilità sostenibile. Così si diventa davvero località esclusiva. Non dobbiamo dimenticarci che il valore aggiunto del Trentino è l’ambiente, che va tutelato: mi piacerebbe che si ragionasse di più tenendo conto di questo fattore. Nel nostro piccolo, anche all’interno del Parco stiamo programmando delle iniziative che puntano, ad esempio, a ridurre l’utilizzo di plastica». Quali? «Proporrò alle trenta amministrazioni che fanno parte dei confini del parco un protocollo d’intesa per togliere la plastica monouso e le bottigliette di plastica da tutti gli edifici pubblici entro il 2020. L’intenzione quindi è di coinvolgere non solo i municipi, ma anche le scuole».

L'Adige | 27 Marzo 2019 p. 46 È giusto puntare sul patrimonio naturale JOSEPH MASÈ I l Trentino è un territorio altamente vocato alla naturalità. Sono le nostre bellezze naturali che hanno attratto per secoli i viaggiatori di tutto il mondo, dai primi esploratori romanticisti, agli aristocratici rampolli dei Grand Tour europei, fino ai moderni turisti di oggi. Preziose testimonianze artistiche ci ricordano la meraviglia che sanno suscitare le Dolomiti e le vallate alpine così come l'aria pulita e i colori delle stagioni. Le torri ed i pinnacoli delle Dolomiti hanno stregato Dèodat de Dolomieu, che nel XVII secolo, spinto dal desiderio di esplorare la natura, li ha attraversati in lunghi viaggi a piedi, dormendo sotto le stelle, per poi descriverne l'unicità nelle proprie pubblicazioni. Il naturalista Josiah Gilbert ed il pittore George Churchill, nella seconda metà del XIX secolo, pubblicarono il resoconto dei loro viaggi sulle nostre montagne con l'opera «The Dolomite mountains», che divenne un capolavoro dell'alpinismo, elegantemente arricchito da splendide illustrazioni realizzate a mano. I paesaggi del Garda hanno rapito centinaia di pittori da Albrecht Durer a Giovanni Segantini, fino ai pittori nordici Carl Friedrich Sorensen, Heinrich Adam, Carl Gustav Rodde, Albert Hertel e Joseph Hoffmann, per citarne solo alcuni. Il fascino unico e inimitabile del nostro patrimonio naturale è stato fortunatamente preservato nei secoli, grazie all'intelligenza e alla sensibilità dei nostri avi ma grazie anche alle scelte forti portate avanti da uomini visionari, con l'obiettivo di frenare lo sfruttamento del territorio. Non è affatto casuale, bensì frutto di lungimiranti politiche territoriali, che, con i due Parchi naturali, la parte trentina del Parco Nazionale dello Stelvio e le dieci Reti di Riserve, il 33% della nostra provincia sia oggi "area protetta". Il sistema trentino delle aree protette, connotato dalla condivisione dei Parchi delle politiche ambientali con le Comunità locali e la nascita dal basso delle Reti di Riserve, attivate su base volontaria dai Comuni per valorizzare il patrimonio naturale, è considerato in Italia ed anche oltre ai nostri confini nazionali come un modello da imitare. La virtuosità trentina nella gestione delle aree protette, connotata da politiche che spaziano dalla tutela attiva alla diffusione delle buone pratiche, da progetti scientifici di successo all'educazione ambientale, è unanimemente riconosciuta. Accanto a questo dato oggettivo, se ne colloca un altro. Quello del turismo sostenibile. I suoi fondamenti sono l'integrità ambientale, la giustizia sociale e lo sviluppo delle popolazioni locali, ed è in rapida e maggiore crescita rispetto al turismo tradizionale. Sempre più turisti (si stima il 61%) nella scelta delle località sono attratti dalla natura e dal paesaggio; prediligono strutture


ecofriendly, che offrono prodotti locali e provenienti da agricoltura biologica. I viaggiatori sempre più spesso si interrogano sull'impatto del proprio viaggio sulla natura e sulla comunità locale (cementificazione e speculazione edilizia, inquinamento, iper affollamento, erosione del territorio) e si dichiarano disposti a spendere anche il 10/20% in più pur di non danneggiare l'ambiente. Il Trentino ha tutti i requisiti per potere ambire a continuare a fare parlare di sé quale precursore di politiche turistiche sostenibili assolutamente innovative, incentrate sulla valorizzazione del nostro inestimabile patrimonio ambientale e sulle emozioni che esso sa trasmettere. Eventi ed iniziative che, scimmiottando ciò che fanno altri territori, magari privi di qualsiasi pregio naturalistico, non hanno alcunché di "esclusivo", rappresentano, a mio avviso, un pericoloso passo verso la banalizzazione della montagna e la dequalificazione del nostro territorio. Il recente annuncio dell'attivazione degli Stati generali della Montagna, inteso quale percorso partecipativo e di ascolto dei territori, permetterà, mi auspico, al sistema delle aree protette trentine di potere svolgere un ruolo importante di supporto, sensibilizzando amministratori e cittadini su quali siano i reali valori della conservazione, della sostenibilità. Mediante il dialogo e il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse potremmo, in modo onesto e leale, confrontarci sulle future politiche di sviluppo socio-economico che non potranno in modo alcuno prescindere dalla tutela e dalla conservazione del nostro patrimonio naturale. Questo se l'obiettivo comune è quello di guardare anche al futuro del nostro Trentino. Joseph Masè Presidente del Coordinamento provinciale delle Aree Protette e del Parco Naturale Adamello Brenta

NOTIZIE DAI RIFUGI L'Adige | 5 Marzo 2019

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Per il rifugio 30 candidati PRIMIERO SAN MARTINO - Sono in totale una trentina, molte da fuori provincia, le candidature giunte alla Commissione Rifugi per la gestione del rifugio Velo della Madonna. Rispetto alle passate selezioni, dove in una fase preliminare venivano richieste le manifestazioni di interesse ed arrivavano moltissime lettere ed email, quest'anno la procedura è cambiata e la Sat ha chiesto la documentazione completa già al primo contatto, per verificare con maggiore rapidità l'idoneità e le credenziali richieste per la gestione. La struttura a 2.333 metri di quota si trova nel Gruppo delle Pale di S.Martino, ai piedi di Cima della Madonna, nel comune di Primiero. Il rifugio dispone di 62 posti letto ed è aperto dal 20 giugno al 20 settembre, anche se durante gli ultimi anni, complici stagioni estive sempre più calde, il periodo di apertura veniva ampliato, soprattutto verso il periodo autunnale. Il Velo della Madonna è l'ultimo rifugio realizzato dalla Sat, il suo nome è legato allo Spigolo Velo, definito una delle più belle ed entusiasmanti scalate tra le classiche delle Dolomiti. Gli accessi al rifugio partono dalla strada per Malga Civertaghe (3 km) poi sentiero 713 (ore 2.30), oppure direttamente da San Martino di Castrozza con una strada forestale attraverso Sora Ronz (sentiero 724) che si collega al sentiero 713. La gestrice precedente Anna Toffol - che la Sat ringrazia per l'importante lavoro svolto - ha scelto per motivi familiari di non proseguire l'attività. La Commissione Rifugi Sat si è già riunita per una prima scrematura sulle candidature arrivate, ma per addivenire ad una rosa all'interno della quale sarà scelta la società, o il gestore prescelti, ci vorranno ancora una ventina di giorni, anche alla luce del fatto che è fatto obbligo tra le credenziali richieste al gestore un'ottima conoscenza dei luoghi e capacità alpinistiche da poter attivare in caso di necessità per operazioni di soccorso o di supporto al soccorso. Corriere delle Alpi | 13 Marzo 2019 p. 35 Una frana di massi da cima Belprà danni al rifugio Scotter, salva la gestrice Alessandra Segafreddo SAN VITO Un crollo da Cima Belprà ieri mattina alle 7 ha provocato la discesa di grossi massi. Un macigno ha distrutto il tetto del rifugio Scotter-Palatini, che si trova a 1580 metri di quota, tra i gruppi dell'Antelao, delle Marmarole Occidentali e del Sorapìs; distrutta anche la zona dedicata alla lavanderia. Altri sassi sono scesi lungo la pista San Marco e hanno divelto alberi, scorticato tronchi e danneggiato la strada che sale al rifugio. Fortunatamente nessuno è rimasto coinvolto. Nel rifugio c'era solo Giuseppina Palatini, una delle titolari, che si trovava nell'altra zona e non è stata colpita dalla caduta. La ski area era chiusa da lunedì in quanto la carenza di neve e le alte temperare avevano fatto scattare la serrata. Ma i rifugi erano aperti. In questi giorni di fine inverno erano previsti allo Scotter-Palatini alcune feste in musica. Da ieri tutta la ski area gestita dalla società Scoter (di cui il Comune è socio di maggioranza per il 96, 69%) è stata chiusa con un'ordinanza di divieto di transito. L'allarme è scattato poco dopo le 7. Sul posto c'erano anche gli agenti del Commissariato di polizia di Cortina, che hanno allertato l'amministrazione comunale dopo il distacco e hanno poi fornito assistenza durante i sopralluoghi dei tecnici e la successiva fase della interdizione dell'area. Dal paese alcuni, che si erano alzati presto, avevano visto alle 7 un intenso fumo guardando verso Cima Belprà. Alle 9 c'è stato il primo sopralluogo con il sindaco Franco De Bon, il consigliere provinciale alla Difesa del suolo Massimo Bortoluzzi, l'ingegner Pierantonio Zanchetta dei Servizi Forestali e altri tecnici.«L'unico sollievo è che non ci siano persone coinvolte», ammette De Bon, «quando siamo saliti alle 9 c'era ancora movimento sul versante del Cima Belprà e ci sono ancora massi pronti a scendere. Il crollo è stato diverso dalle altre volte. In precedenza avevamo visto movimenti dal versante di Punta Scotter, dove è stato realizzato un grande vallo a difesa della ski area e della seggiovia. Stavolta il crollo è avvenuto da Cima Bel Prà. Su questa area avevamo già individuato alcune criticità dopo la frana dell'agosto del 2015 e oggi si è sgretolata una parte di montagna. Ora con la Provincia effettueremo le analisi necessarie per un intervento di somma urgenza». Se la sono vista brutta nella famiglia Palatini, proprietaria del rifugio realizzato nel 1979 da Gianni Palatini Zotèlo e dal figlio Ferruccio. «Per fortuna siamo illesi», ammette Massimo Madella, che con la moglie Flavia Palatini e la cognata Giuseppina gestisce lo Scotter-Palatini, «al momento del crollo c'era Giuseppina, ma era in un'altra zona. La montagna purtroppo scarica, e difese dietro il rifugio non ce ne sono. Un grande masso ha sfondato il tetto ed è entrato nella zona lavanderia. I danni sono numerosi, anche ai muri, ma ripeto: per fortuna non ci sono persone coinvolte». --


Trentino | 20 Marzo 2019

p. 22 segue dalla prima Rifugi, il Trentino resiste al richiamo del design luca petermaier trento Li chiamano «rifugi hi-tech» o «rifugi-design» o anche «alpin-chic». Stanno spopolando sulle Alpi, ma in Trentino non attecchiscono. E quando qualcuno ha provato a osare (come nel caso del progetto del nuovo rifugio Tonini o della terrazza panoramica al Brentei, Trentino di ieri) è stato stroncato dal pubblico (anche se i commenti sui social non rappresentano tutto il pubblico) e pure dagli ambientalisti. A qualcuno piacciono, ad altri suscitano orrore, ma resta il fatto che in termini di architettura d'alta quota questa è la tendenza dell'arco alpino. Lo conferma anche Luca Gibello, architetto e uno dei massimi esperti di rifugi sulle Alpi, ai quali ha dedicato il primo studio sistematico dal titolo «Cantieri d'alta quota. Breve storia della costruzione dei rifugi sulle Alpi». Zone che vai rifugi che troviGibello ha una sua idea ben chiara per spiegare il diverso approccio costruttivo dei rifugi sulle Alpi e ai piedi delle Dolomiti. E la spiega così: «A ovest, sulle Alpi, le quote di costruzione sono maggiori, con presenza di ghiacciai. Insomma: situazioni più estreme che spingono la ricerca architettonica, spaziale, tecnologica perché - diciamo - siamo un po' più vicini alla luna. I rifugi dolomitici, invece, hanno un'accessibilità molto migliore. Sono costruiti ai piedi delle crode il che, forse, spinge a osare di meno. L'altra considerazione - spiega Gibello - è più antropologica. Mi spiego. L'atteggiamento dell'opinione pubblica verso l'architettura in generale e quella di montagna in particolare è sempre molto diffidente. Si ama ripetere che "quello che era vecchio era meglio" e ciò che è nuovo disturba l'immaginario consolidato. Però, poi, la tecnologia tutti la usano per andare in montagna, ma quando la tecnologia si applica all'architettura e al design dell'involucro allora in molti storcono il naso. Le critiche non mancano nemmeno qui in Piemonte, ma forse qui sappiamo osare di più. In Svizzera si fanno concorsi di architettura alpina e questo innesca un confronto pubblico, un dibattito e così è più facile sensibilizzare».Rifugi e marketingResta il fatto che sempre più il rifugio-design diventa un richiamo turistico. Non si sale in quota solo per stare nella natura ma anche per arrivare proprio a quel rifugio. E la foto ricordo la si scatta con la cima alle spalle ma anche con il rifugio alle


spalle, da esibire come conquista. Gibello spiega: «La sperimentazione architettonica nei rifugi va bene e forse è inevitabile perché amplifica gli immaginari collettivi. Io sono molto innovatore sotto questo profilo, ma mi spaventa il fatto che questa innovazione rischi di portarsi dietro anche un nuovo modo di vivere il rifugio, un modo urbano. Questo modello non va bene perché il rifugio deve rimanere un modello di socialità diversa da quella delle città. Detto questo, un'architettura innovativa sia negli esterni sia negli interni può facilitare l'esperienza del rifugio e la condivisione della vita lassù. In Svizzera succede proprio così». Il futuro è il design?Il passaggio tra il rifugio tradizionale e quello hi-tech, secondo Gibello, è già avvenuto nel senso che i secondi non sono più delle eccezioni da architetti stralunati. «In Piemonte ci sono rifugi che vengono letteralmente presi d'assalto perché moderni. La gente lo apprezza e questo non può che diventare sempre di più un elemento di marketing del territorio. Sperimentare è giusto, ma sempre conservando l'anima e lo spirito del rifugio». Trentino | 26 Marzo 2019

p. 39 "Inverno al Principe", la saga canazei È d'inverno che un rifugio diventa davvero un... rifugio, dove ripararsi dal gelo, dal vento e dalla neve. Ma tenere aperto il Passo Principe, a 2600 metri nel cuore del Catinaccio, non è affatto semplice. Per raccontare le difficoltà, così come il fascino, di "rifugiarsi in alta quota", i giornalisti Andrea Selva ed Elisa Salvi hanno ideato la mini-serie video "L'inverno al Principe", pubblicata in questi giorni sui canali social dell'Apt di Fassa. La sperimentazione piaceUna sperimentazione, in tre brevi episodi, che ha per protagoniste le guide alpine Sergio e Daniele Rosi, padre e figlio proprietari del Principe, con Valentina Robol, compagna di Daniele. In pochissimi giorni, la serie ha maturato su Facebook oltre 100 mila le visualizzazioni, più di 3 mila like e centinaia di commenti che esprimono entusiasmo per i panorami invernali e attestazioni di stima per i gestori. Sono oltre un migliaio anche le condivisioni e, tra queste, ci sono pure quelle della Fondazione Dolomiti Unesco, dell'Associazione Rifugi del Trentino e di gruppi come i "DoloMitici!" che spopolano sui social.Proiezione al cinemaNon solo, la serie ha creato così tanto entusiasmo che, nei prossimi giorni, sarà proposta come anteprima alla proiezione dei film in programma al cinema Marmolada


di Canazei. Nelle tre "puntate", attraverso immagini di una natura dolomitica spettacolare, la neve e il vento, emergono l'amore per la montagna e la tenacia di Sergio che, con Daniele, nel 2006, ha completamente ristrutturato il rifugio (dopo la costruzione del 1952 di Franz Kofler). Il passo PrincipeIl passo Principe è una sella, tra le cime più famose del Catinaccio, tanto affascinante, quanto spazzata da autentiche bufere di vento e neve. Allo stesso modo, la valle del Vajolet mostra tutta l'aspra bellezza di un ambiente selvaggio: «Quando dal Gardeccia si arriva al Vajolet si apre una porta diversa ed è chiaro a chi sale che, da lì in poi, non è più una passeggiata», dice Sergio Rosi nel primo video. Sempre lui sostiene che un rifugio come il Passo Principe, frequentato d'estate da migliaia di escursionisti, d'inverno si tenga aperto solo per passione. Il sapore dell'avventura«I frequentatori invernali - precisa Rosi - sono in numero minore rispetto a quelli estivi, però con una conoscenza maggiore della montagna e del territorio». Raggiungere questo presidio alpino (aperto, tra i primi di febbraio e i primi di aprile, solo durante i week end) ha il sapore dell'avventura. Ed è proprio con il video, dal titolo "La salita", che comincia il viaggio verso "L'inverno al Principe". Il silenzio della vastità delle montagne e una distesa a perdita d'occhio di neve candida.Nel secondo, "La sfida", si mostrano gli aspetti più complessi della gestione di un rifugio invernale, dove la neve "s'infila in ogni pertugio", aprire una porta può essere un problema e dove l'acqua si prende con le taniche dalla cantina dove è stoccata, come sottolinea Sergio. Infine, con "Una casa a 2600 metri", si completa il racconto, attraverso la scelta di vita di Daniele e Valentina: il Rifugio Principe è il luogo dove si sono incontrati cinque anni fa, ora è la loro casa e il loro futuro. Insomma, tre brevi episodi da ammirare.©RIPRODUZIONE RISERVATA

NOTIZIE DALLE SEZIONI CAI Corriere delle Alpi | 20 Marzo 2019 p. 25 Il Cai feltrino in forte crescita investe su rifugi e sentieri Laura Milano FELTRE È un Cai in movimento, quello feltrino, di quelli che non si fermano, che propongono, innovano, investono in sentieristica, crescono di centinaia di soci da un anno all'altro.In un triennio, dal 2016, sono stati investiti più di 98 mila euro fra sentieri e rifugi. Le iscrizioni alla sezione di Feltre del Club alpino italiano sono aumentate del 15 per cento dal 2015, quando gli iscritti erano 2192, al 2018 con 2537 iscritti. Per l'anno in corso, prospetta il presidente uscente Ennio De Simoni, «pensiamo di sfiorare quota 2700».«È anche merito dell'attrazione che la nostra sezione esercita fuori territorio, con iscrizioni che vengono da altre parti del Veneto», premette il presidente che si prepara all'assemblea (sabato alle 17 all'Officinema) per il rinnovo del direttivo, «ma anche di una azione promozionale fondata sugli atti concreti di cui diamo adeguata e puntuale comunicazione».Le relazioni riguarderanno il bilancio consuntivo e quello previsionale. In programma, e in ordine temporale, c'è la realizzazione di un impianto fotovoltaico al rifugio Boz dove è attualmente in uso un generatore, in modo tale da poter rendere energicamente autonoma la struttura. «L'investimento di oltre 40 mila euro», ha detto De Simoi, «porterà il rifugio a diventare una struttura fossil free».A seguire, il miglioramento del sistema di conservazione dell'acqua al rifugio Dal Piaz, «un intervento fondamentale considerate le problematiche di stagioni siccitose che possono determinare la chiusura delle attività. Penseremo al rifacimento delle cisterne di stoccaggio anche con recupero delle acque piovane. Renderemo inoltre più sicuri alcuni tratti di sentiero dell'Alta Via 2 delle Dolomiti che sta registrando una crescente frequentazione anche grazie all'Unesco».Il 2018 è stato un anno di quelli che si consegnano alla storia, anche per la sezione feltrina del Cai dove si è dato il meglio dello spirito di squadra e di coesione per la causa comunitaria. Perché il Cai ha sempre rotto gli indugi anche quando la burocrazia impone prudenza sull'emergenza che non ha tempo di aspettare. Il "caso Vaia" che ha costituito un casus belli perché i volontari attivi del Cai feltrino si sono mossi subito, precorrendo i tempi della programmazione e delle autorizzazioni formali, rendendo percorribile in quattro settimane il 90 per cento dei sentieri, è sintomatico di quanto «la sezione si è distinta per capacità di reazione ed efficacia di intervento».In tre anni si è fatto molto, nell'ambito della manutenzione del territorio. «Il nostro compito è stato quello di aumentare i volontari attivi, per ridisegnare la rete di nostra competenza, dismettere alcuni sentieri, aggiungerne altri come il tratto da Croce d'Aune a Pedavena-Feltre, e due sentieri nella zona del Coppolo. Appoggiandoci al portale OutdoorActive, all'interno del nostro sito web sono stati resi pubblici oltre sessanta itinerari con l'indicazione di quelli più selvaggi. Abbiamo puntato sulla comunicazione, aggiornando continuamente il sito, e sulla formazione: oltre a un corso sul corretto utilizzo della motosega, abbiamo anche


organizzato un corso di primo soccorso e di uso del defibrillatore per dieci soci impegnati in attività sezionali specifiche». -- BY Corriere delle Alpi | 21 Marzo 2019

p. 12 Rinforzi dalle sezioni Cai della pianura per la sistemazione dei sentieri montani Fabrizio Ruffini BELLUNO La forza dell'unione e del volontariato porterà rinforzi importanti dalla pianura per aiutare il Cai bellunese nella sistemazione dei sentieri in vista della stagione primaverile ed estiva. Nel frattempo si cercano soluzioni per ripristinare la teleferica del Settimo alpini distrutta a fine ottobre.A pochi giorni dall'assemblea generale ordinaria, convocata per il 29 marzo alle 20.30 nella sala parrocchiale di Cavarzano, il presidente del Cai Belluno, Sergio Chiappin, fa il punto sullo stato della rete sentieristica locale a quasi cinque mesi dalla devastante tempesta Vaia.Presidente, qual è la situazione ad oggi?«In diversi punti è ancora critica, nel senso che molto lavoro è già stato fatto, ma è necessario rifare quasi completamente la segnaletica sia verticale, con cartelli e segni sugli alberi, che orizzontale sulle pietre. Abbiamo un piano d'intervento sui nostri sentieri che mira a ripulire le vie ostruite


dagli alberi caduti. In alcuni casi si è potuto creare solo un varco prima dell'inverno e ora bisogna completare la pulizia delle sponde e rendere sicuro il passaggio degli escursionisti».Quali sono le zone su cui sarà necessario concentrarsi maggiormente? «La valle del Rui fret, una laterale della valle dell'Ardo, dove i danni sono maggiori e gli accessi al Bus del buson, dove però operano anche altre associazioni, in particolare quelle di Bolzano bellunese, che si stanno dando un gran da fare per risolvere la situazione». Su quanti volontari potrete contare?«Come Cai Belluno abbiamo alcuni volontari sempre pronti, ma proprio sabato scorso, a Padova, si è tenuta una riunione dei presidenti delle sezioni venete del club e in quella occasione diverse sezioni di pianura hanno manifestato la propria disponibilità ad aiutare concretamente le sezioni di montagna con l'invio di volontari. Nei prossimi giorni verranno presi gli accordi del caso tra presidenti e sezioni per poter indicare i bisogni specifici per ogni luogo, così da inviare squadre attrezzate con pale, picconi, motoseghe o semplice manodopera a seconda dell'intervento deciso. La disponibilità c'è, ora si tratta di mettersi a lavorare tutti assieme». Con questo aiuto aumenta la probabilità di rivedere aperti tutti i sentieri per l'estate? «Sicuramente una buona parte riusciremo a riaprirli, resterà qualche intervento più complesso, ma riguarderà un numero esiguo di tracciati». E per quanto riguarda i rifugi? «Sono tutti raggiungibili. Il Settimo alpini lo è sempre stato, anche se con la dovuta attenzione, la strada che porta al Bianchet, invece, sta venendo ripulita dagli uomini dei carabinieri forestali proprio in questi giorni e quindi non dovrebbero esserci problemi per il periodo di apertura. Una volta raggiunto il rifugio procederemo con la pulizia dei sentieri tutto attorno».State aspettando fondi particolari per questi interventi?«Ci sono alcuni fondi che il Cai nazionale ci ha assegnato, poi non sappiamo se la Protezione civile contribuirà con un ulteriore finanziamento. Stiamo cercando di capire se la teleferica che serve il rifugio Settimo alpini potrà rientrare nei risarcimenti riservati alle attività produttive. L'avevamo rifatta appena un anno fa e ora ci troviamo con almeno 10 mila euro di danni da trovare al più presto per poterla rimettere in sesto prima dell'apertura. Una tegola della quale avremmo fatto volentieri a meno». -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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