Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Maggio 2018

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RASSEGNA STAMPA MAGGIO 2018

Rassegna Stampa Fondazione Dolomiti UNESCO – Maggio 2018

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PRINCIAPLI ARGOMENTI DEL MESE DI MAGGIO: FOSSIL SEA CHALLENGE ..............................................................................................................................................3

TRENTO FILM FESTIVAL ................................................................................................................................................5

DOLOMITI ACCESSIBILI..................................................................................................................................................8

DOLOMITIZATION .........................................................................................................................................................13

INCONTRI D’ALT(R)A QUOTA .......................................................................................................................................14

RICERCA SCIENTIFICA NELLE DOLOMITI ....................................................................................................................15

EVENTI E PARTECIPAZIONI ..........................................................................................................................................19

NOTIZIE DAI RIFUGI ......................................................................................................................................................21

NOTIZIE DAI CLUB ALPINI ............................................................................................................................................23

NOTIZIE DAI PARCHI ....................................................................................................................................................25

NOTIZIE DAI SOSTENITORI ...........................................................................................................................................28

DOLOMITI SENZA CONFINI ...........................................................................................................................................30

DOLOMITI DI SUCCESSO ..............................................................................................................................................32

DOLOMITI IN TV ............................................................................................................................................................33

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FOSSIL SEA CHALLENGE L’Adige | 22 Maggio 2018

p. 38 Come far conoscere le Dolomiti CAVALESE Non basta conoscere, c'è bisogno anche di far conoscere. È questo il concetto di base del progetto portato a termine dai ragazzi della 2ªBS del liceo scientifico dell'Istituto La Rosa Bianca di Cavalese. I ragazzi hanno presentato il risultato del loro lavoro inserito nel progetto #DolomitiFossilSeaChallenge promosso dalla Fondazione Dolomiti Unesco. Un concorso con l'intento ben preciso di stimolare i ragazzi che abitano nel territorio dolomitico non solo a conoscere ma, appunto, anche a far conoscere le Dolomiti. Gli studenti del liceo di Cavalese, coordinati dalla professoressa Luana Silveri e seguiti nella parte visiva dalla grafica Marianna Carazzai, hanno portato a termine il progetto in tre fasi: elaborando un articolo scientifico indirizzato ai ragazzi delle scuole medie, scrivendo un racconto fantastico indirizzato ai bambini delle scuole elementari e disegnando un grande murales presso la stazione delle funivie Alpe Cermis di Masi di Cavalese. Presenti all'inaugurazione, il Presidente delle Funivie Alpe Cermis Giulio Misconel, l'assessore all'ambiente e alle infrastrutture della Provincia autonoma di Trento e vicepresidente della Fondazione Dolomiti Unesco Mauro Gilmozzi, la direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco Marcella Morandini, il Vicario dell'Istituto «La Rosa Bianca» Michele Malfer, gli studenti accompagnati dai coordinatori e gli assessori del Comune di Cavalese Pina Vanzo e Ornella Vanzo. Gli studenti durante l'evento di inaugurazione hanno raccontato il percorso didattico del progetto #FossilSeaChallenge che vede come promotori - oltre alla fondazione Dolomiti anche la Provincia, il Muse, il Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo e l'Università degli Studi di Trento. Il concorso #FossilSeaChallenge mirava a coinvolgere le scuole superiori delle cinque province dolomitiche nell'elaborazione di progetti di ricerca scientifica e di divulgazione. Il tema di base era l'azione che l'acqua compie nel processo di formazione del paesaggio montano. Quasi duecento gli studenti coinvolti su questo tema, affrontato dai ragazzi con ammirevole varietà espressiva. Delle otto scuole superiori ammesse al concorso hanno vinto l'Istituto La Rosa Bianca di Cavalese e il Collegio Don Bosco di Pordenone, a pari merito. Gli studenti dell'Istituto di Cavalese hanno raggiunto quest'importante vittoria grazie all'articolo scientifico dal linguaggio preciso ma chiaro e un racconto fantastico titolato «Dolomia, la sirena che divenne montagna». A completare il progetto caratterizzato da

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tre diversi linguaggi espressivi è stato il bellissimo disegno murale eseguito presso le funivie Alpe Cermis di Masi di Cavalese e raffigurante la protagonista della fiaba. «Sono rimasta molto soddisfatta del lavoro dei ragazzi ? ha sottolineato la professoressa Luana Silveri , tra le coordinatrici del progetto ? che hanno imparato a lavorare in gruppo, in modo interdisciplinare, con mezzi diversi e con materiale indirizzato a target diversi. Credo che a loro sia servito davvero molto, al di là dei contenuti didattici. Hanno imparato soprattutto cosa significa fare una ricerca di gruppo, condividendo un obiettivo comune.» Cosa ne sarà del materiale realizzato? «La parte scritta è stata pubblicata sul sito della scuola e sarà presto inviata alle scuole di Cavalese - continua Silveri - la speranza è di poter inviare i testi a tutte le scuole dell'area dolomitica, magari dietro la spinta della Fondazione Dolomiti. I testi potrebbero diventare uno dei tanti strumenti da utilizzare in didattica per avvicinare i ragazzi delle scuole elementari e medie alla realtà del loro territorio». Trentino | 29 Maggio 2018

p. 40 Le Dolomiti raccontate con le arti CAVALESE Una sfida dolomitica vinta a suon di penna e pennelli. Questo l'epilogo conclusivo dello speciale concorso "The Fossil Sea Challenge", bandito dalla Provincia autonoma di Trento nell'ambito delle "Reti patrimonio Geologico" e "Formazione e Ricerca scientifica della Fondazione Dolomiti Unesco", in collaborazione con il Muse - Museo delle Scienze di Trento, il museo geologico delle Dolomiti di Predazzo e l'Università degli studi di Trento. L'obiettivo del concorso era quello di coinvolgere le scuole superiori delle cinque province dolomitiche nell'elaborazione di progetti di ricerca scientifica e di divulgazione. Fra le otto scuole superiori ammesse al concorso ha vinto l'Istituto "La Rosa Bianca" di Cavalese a pari merito con il Collegio Don Bosco di Pordenone. E presso la stazione delle funivie Alpe Cermis di Cavalese i ragazzi della 2B del liceo scientifico dell'Istituto "La Rosa Bianca" di

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Cavalese hanno presentato con meritato orgoglio il risultato del loro lavoro ed è stato inaugurato il murale, collocato nella zona delle funivie a Masi dedicato alle Dolomiti, realizzato nell'ambito del progetto. I ragazzi dell'Istituto di Cavalese, guidati dalla professoressa Barbara Corradini sono riusciti a vincere la sfida con un racconto fantastico che narra la storia di "Dolomia", la sirena che divenne una montagna. All'incontro di presentazione ha preso parte anche il presidente delle funivie Giulio Misconel e gli assessori comunali di Cavalese Ornella e Pina Vanzo, la direttrice della Fondazione Marcella Morandini, il vicario scolastico professor Michele Malfer e la responsabile del Marketing Alpe Cermis Federica Bailoni. «I giovani - ha sottolineato il vicepresidente della Fondazione Mauro Gilmozzi - devono essere accompagnati nella conoscenza delle Dolomiti e solo così possiamo loro offrire gli strumenti per gestire al meglio il Patrimonio mondiale dell'umanità». (l.ch.)

TRENTO FILM FESTIVAL Corriere delle Alpi | 5 Maggio 2018

p. 27 Dalla Corea a Trento, in mostra la grande bellezza delle Dolomiti CENTRO CADORE Una selezione dei migliori scatti di valenti fotografi che da anni collaborano con la Fondazione Dolomiti Unesco. Questo è la mostra "Straordinaria bellezza - Lo sguardo sulle Dolomiti Unesco dei sostenitori" visitabile in piazza Fiera a Trento fino a domani nel contesto di "Trento film festival". Tra i molti soggetti bellunesi ci saranno anche il campanile di Val Montanaia, immortalato da Moreno Geremetta, la Tofana di Rozes in veste autunnale catturata da Alessandro Caon, le Tre Cime di Lavaredo ritratte da Georg Tappeiner, oltre a tante altre magiche inquadrature di comprensori dolomitici vicini e lontani, dal Pelmo alla Croda da Lago, dalla Marmolada alle Pale di San Martino, fino al Cimon della Pala, alle Dolomiti di Brenta e al Latemar, interpretati da Nicolò Miana, Andreas Tamanini e Patrick Odorizzi. Una sublime bellezza fatta di luci, ombre e colori che illuminano un paesaggio unico al mondo e che hanno conquistato già il pubblico asiatico in occasione della prima esposizione fatta all' "Ulju mountain film festival",

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un grande evento internazionale dedicato alla montagna che si è svolto a settembre 2017 nella contea di Ulju in Corea del Sud. Tra gli organi statutari della Fondazione Dolomiti Unesco c'è anche il Collegio dei Sostenitori, formato da enti, associazioni, imprese, ma anche semplici cittadini, che condividono gli scopi della Fondazione e che decidono di sostenerne l'attività. Questo non solo con un contributo economico, ma anche con specifiche prestazioni professionali o consentendo di utilizzare il frutto del proprio lavoro, come appunto hanno fatto i fotografi di questa mostra. Dolomiti Unesco sono state protagoniste a Trento anche grazie al premio speciale assegnato dalla Fondazione in collaborazione con la SAT (Società alpinisti tridentini). (w. m.) L’Adige | 6 Maggio 2018

p. 9 Tutti i film premiati oggi in sala O ggi le proiezioni di tutti i film premiati e la replica dei film «Moser. Scacco al tempo» di Nello Correale (cinema Modena, ore 19) e «Holy Mountain» di Reinhold Messner (Supercinema Vittoria, ore 21). Al cinema Modena si parte alle 17.15 con Blood and the Moon di Tommaso Cotronei (Italia, Yemen/2017/75') per il Premio Rai. Alle 19.15 Der Wolf di Benjamin Thum (Italia/2017/20') per il Premio CinemAMoRE e Madre di nervi di Mirko Giorgi e Alessandro Dardani (Italia/2018/55'), Premio Solidarietà Cassa rurale di Trento. Alle 21.30 Hansjörg Auer: No Turning Back di Damiano Levati (Italia/2017/30' per il Premio Città di Imola ed Everest Green di Jean-Michel Jorda (Francia/2017/53') che ha vinto il Premio Muse ? Videonatura. Nella sala 2 del Modena, alle 17.15, il documentario Senza far rumore: emigranti in Valle di Cembra, ieri e oggi di Barbara Fruet, Stefania Viola, Gianpiero Mendini (Italia/2017/54'), Premio Museo Usi e Costumi della Gente Trentina. Alle 19.15 Köhlernächte di Robert Müller (Svizzera/2017/93'), Premio della Giuria e alle 21.30 Al Silencio di Mariano Cocolo (Argentina/2016/15'), premio Studenti Università di Trento, Bolzano e Innsbruck. A seguire Stella Polaris Ulloriarsuaq di Yatri N. Niehaus (Germania/2017/86') a cui è stato assegnato il Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco. Nella sala 3 del cinema Modena, alle 17, This Cold Life di Darren Mann (Canada/2017/88') che si è aggiudicato il Premio del Pubblico come Miglior lungometraggio Acqua Pejo. Alle 19 la replica di Moser. Scacco al tempo di Nello Correale (Italia/2018/90'). Alle ore 21.15 il film vincitore del festival, Señorita María, la falda de la montaña di Ruben Mendoza (Colombia/2017/90'), Genziana d'oro miglior film Gran Premio Città di Trento» Al Supercinema Vittoria il programma delle repliche inizia alle 17 con Mountain di Jennifer Peedom (Australia/2017/74'), premio del pubblico come Miglior film di alpinismo. Alle 19 Imagination di David Mossop (Canada/2017/4'), Genziana d'argento miglior cortometraggio e a seguire The Dawn Wall di Peter Mortimer, Josh Lowell (Austria, Stati Uniti/2017/100'), Genziana d'oro miglior film di alpinismo, Premio del Club Alpino Italiano, Premio «Mario Bello», Premio Uiaa. Alle 21 la proiezione di Holy Mountain di Reinhold Messner (Germania/2018/80').

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Trentino | 6 Maggio 2018

p. 10-11 Stravince il commovente ritratto transgender di Maria TRENTO Oggi, 6 maggio, Ultimo giorno della 66.esima edizione del Trento Film Festival. Ovviamente grande attenzione per il cinema, con le proiezioni al Cinema Modena e al Supercinema Vittoria di tutti i film premiati. Il film vincitore della Genziana d'Oro "Señorita María, la falda de la montaña" di Ruben Mendoza va in sala alle ore 21.15 al Modena. Tornano in sala anche due dei film più attesi, "Moser. Scacco al tempo" di Nello Correale (Modena, ore 19) e "Holy Mountain" di Reinhold Messner (Supercinema Vittoria, ore 21). Per i più piccini va in sala "Moomins and the Winter Wonderland" (Supercinema Vittoria, ore 15): in anteprima italiana, il film con protagonisti i personaggi creati dalla scrittrice finlandese Tove Jansson, amati in tutto il mondo. Ecco il programma dei film vincitori: Al Modena alle 17.15 "Blood and the Moon" Premio RAI. Alle 19.15 "Der Wolf" per il Premio CinemAMoRE e "Madre di nervi" Premio Solidarietà Cassa Rurale Di Trento. Alle 21.30 "Hansjörg Auer: No Turning Back" Premio Città di Imola e "Everest Green" Premio MUSE - Videonatura. Nella sala 2 del Modena, alle 17.15, il documentario "Senza far rumore: emigranti in Valle di Cembra, ieri e oggi", Premio Museo Usi e Costumi della Gente Trentina. Alle 19.15 "Köhlernächte", Premio della Giuria e alle 21.30 "Al Silencio", premio Studenti Università di Trento, Bolzano, Innsbruck. A seguire "Stella Polaris Ulloriarsuaq" Premio Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO. In sala 3 Modena, alle 17, "This Cold Life" , Premio del Pubblico Miglior lungometraggio. Al Supercinema Vittoria programma: alle 17 "Mountain", premio del pubblico come Miglior film di alpinismo. Alle 19 "Imagination", Genziana d'argento miglior cortometraggio e "The Dawn Wall" Genziana d'oro miglior film di alpinismo, Premio dClub Alpino Italiano, Premio "Mario Bello", Premio UIAA. Incontri: ad Arte Sella alle 11 si inaugura la mostra "Kodama" di Kengo Kuma, con lectio magistralis dell'artista. Alle 11.30, 14.30, 16 al MUSE performance"Genoma scenico" di Nicola Galli. Alle 10.30 A scuola di cammino silenzioso, workshop di camminata a piedi nudi nella natura con Andrea Bianchi e dei coach della Scuola di barefoot hiking "Il silenzio dei passi". A seguire presentazione libro "Con la Terra sotto i piedi". Trasporto dal parcheggio ex Zuffo 1 ora prima dell'evento. Prenotazioni info@discovertrento.it o 0461 216000. Alle 17.30 Teatro San Marco spettacolo per ragazzi "Si slancia nel cielo" con Lucio Gardin. Alle 17 al Malgone di Candriai convegno "Monte Bondone. Paesaggi in trasformazione". Introduce il Presidente della Rete di riserve, Andrea Robol; Trasporto dallo Zuffo 1 ora prima dell' evento. (mdt) La straordinaria e commovente storia di una donna nata uomo alle pendici delle Ande, tra fede, discriminazione e coraggio: è Señorita Marìa, la falda de la montaña (Colombia, 2017) del regista Ruben Mendoza il film vincitore del 66. Trento Film Festival. La giuria internazionale composta dallo scrittore italiano Paolo Cognetti, dall' artista e direttore del Dutch Mountain Film Festival Toon Hezemans, dalla produttrice cinematografica inglese Katie Moore, dal regista cinematografico altoatesino Ronny Trocker e dalla critica cinematografica, sceneggiatrice e produttrice giapponese Emi Ueyama, ha assegnato il prestigioso GRAN PREMIO "CITTÀ DI TRENTO" - GENZIANA D'ORO al miglior film con la seguente motivazione: "Decretato vincitore unanime, questo film meravigliosamente realizzato mostra come una piccola storia ambientata in un villaggio possa abbracciare i temi più ampi della contemporaneità, risuonando oltre gli angusti confini del paesaggio montano. Forse più forte di qualsiasi protagonista di film di montagna, Marìa ha bisogno di molto coraggio per essere se stessa, ferma nella convinzione di fare la volontà di Dio. Con

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un'enorme attenzione ai dettagli, sensibilità e nessuna tensione al ridicolo, il regista ci invita a immergerci nel mondo di Marìa, a vedere attraverso i suoi occhi. Mentre l'accompagniamo in momenti intimi, condividendo pensieri ed emozioni, la musica aggiunge un ulteriore livello alla storia, portandoci alla scoperta di un personaggio memorabile".Il film conduce lo spettatore nella vita di Miss Marìa Luisa, una donna di 45 anni nata uomo a Boavita, villaggio cattolico e conservatore incastonato nelle Ande. Dietro quella che sembra essere una vicenda di conflitti di genere e identità si cela molto di più: una storia familiare amara e inimmaginabile, sullo sfondo della dura vita rurale in Colombia.l Premio del Club Alpino Italiano - GENZIANA D'ORO AL MIGLIOR FILM DI ALPINISMO, popolazioni e vita di montagna è stato assegnato al documentario The Dawn Wall di Peter Mortimer e Josh Lowell (Austria/Stati Uniti, 2017), racconto della straordinaria impresa sulla Dawn Wall con cui, nel gennaio 2015, Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson hanno catturato l'attenzione del mondo aprendo una via apparentemente impossibile di 915 metri sulla leggendaria parete di El Capitan, nello Yosemite National Park, dopo 7 anni di preparazione quasi quotidiana. Così la giuria in merito al film: "Narrazione impeccabile, fotografia intelligente e sapiente uso di filmati d'archivio, oltre a un ritmo fantastico e uno sviluppo sottile dei personaggi contribuiscono a rendere The Dawn Wall molto più di un film di alpinismo. Spaccato su un mondo di cui si sa poco o niente, la pellicola rende l'arrampicata accessibile anche a chi non la pratica. La passione e la determinazione di Tommy per il suo progetto e i drammatici eventi che si trova a superare sono certamente d'ispirazione, ma ciò che più commuove è la sua umanità. Tommy utilizza l'arrampicata per riemergere dal fallimento, possiamo osservare le sue debolezze ed essergli accanto mentre procede verso l'obiettivo - con umiltà, senso dell'umorismo e generosità".Per Caldwell quella sulla Dawn Wall è stata molto di più di una scalata. Quando il suo matrimonio va in pezzi sfugge al dolore concentrandosi sullo straordinario obiettivo di scalare la Dawn Wall, tra dedizione e ossessione.Il PREMIO DELLA CITTÀ DI BOLZANO - GENZIANA D'ORO al miglior film di esplorazione o avventura va al documentario The Last Honey Hunter di Ben Knight (Stati Uniti, 2017) con la seguente motivazione: "Vera e propria avventura in un mondo ben poco conosciuto, "The Last Honey Hunter" indaga una pratica unica e uno stile di vita, in un'esplorazione che porta i registi ben fuori dalle loro comfort zone". L'opera offre uno spaccato su un'antica forma di animismo praticata dai Kulung sulle montagne nebbiose della valle del fiume Hongu, in Nepal. Qui un uomo minuto e senza pretese di nome Mauli Dhan Rai si ritiene sia stato scelto dagli dei per il pericoloso rito della raccolta del miele. La Genziana d'argento al miglior contributo tecnico-artistico è stata assegnata a Braguino di Clément Cogitore (Francia, 2017). Il film cala lo spettatore nel mezzo della taiga siberiana, nella località di Braguino, a 725 km dal villaggio più vicino. Qui due famiglie autosufficienti vivono seguendo regole e principi propri. La Genziana d'argento al miglior cortometraggio è stata assegnata a Imagination di David Mossop. Il Premio della Giuria è andato a Köhlernächte di Robert Müller (Svizzera, 2017). Con immagini placide e stupefacenti, il film invita lo spettatore alla scoperta del mondo arcaico e magico della produzione artigianale di carbone nella regione del Napf, in Svizzera. Infine Menzione Speciale a Lorello e Brunello di Jacopo Quadri (Italia, 2017). Lorello e Brunello Biondi, gemelli, vivono da soli nel podere dove sono nati ai Pianetti di Sovana, in Maremma. Il film segue per un anno la vita dei gemelli Biondi e dei vicini del podere, un giorno dopo l'altro, a mungere e vegliare, a proteggere le greggi dai lupi che stanno ripopolando le macchie, le albe, la polvere, i recinti, il fieno, le morti, le nascite, gli animali.(mdt)

DOLOMITI ACCESSIBILI Corriere delle Alpi | 7 Maggio 2018

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p. 8 "Gate", progetto per il turismo inclusivo sulle Dolomiti CORTINA I quad? Sì, ma per i disabili. I sentieri parlanti? Certo, ma moltiplicati per coloro che hanno perso la vista. E per chi, invece, non sente e non parla, i dispaly o i tablet per capire davanti a quale panorama si trova. E via inventando, per rendere le Dolomiti Unesco sempre più accessibili, quindi inclusive. E non solo per gli italiani, ma anche per gli stranieri, che arrivano sempre più numerosi, come confermano le prenotazioni di queste settimane ad alberghi, ristoranti e rifugi che in parte sono ancora chiusi. «La Fondazione Dolomiti Unesco nei prossimi tre anni coordinerà il progetto "Gate"», spiega la segretaria Marcella Morandini, «che, grazie al coinvolgimento di vari partner, contribuirà a rendere il turismo dolomitico sempre più inclusivo. Martedì a Cortina ne parleremo in un incontro tra partner».Si tratta di un programma che va oltre quello dei 23 sentieri percorribili dai disabili e dagli anziani, magari in carrozzina. Ed è il risultato di un salto di qualità sociale della Cooperazione Transfrontaliera, in particolare del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e Interreg V A Italia-Austria 2014-2020. Dalla fine di febbraio, accedendo al sito www.visitdolomites.com, è possibile prendere visione dei nove sistemi dolomitici Unesco, con 23 sentieri. Sono indicati con chiarezza non solo il livello di difficoltà del percorso, ma anche la mappa dettagliata dell'itinerario, le coordinate Gps, le caratteristiche ambientali e geomorfologiche della zona. Ed è praticabile anche un'anteprima dell'itinerario con google street view, per una valutazione a 360° sulla possibilità di intraprendere il percorso scelto.Il nuovo progetto va oltre. «Abbiamo l'ambizione», spiega Morandini, «di riunire governi locali e regionali, soggetti privati, enti di ricerca, per fare in modo che il turismo inclusivo non rimanga solo il "fiore all'occhiello" di alcuni territori alpini, ma si espanda ovunque e, anzi, diventi un punto di forza del territorio alpino». «Si tratta di un'occasione per far crescere l'offerta turistica, promuovendo quello che viene definito un approccio "esperienziale": la montagna si vede, si ascolta, si tocca, si respira e naturalmente si gusta».La Provincia di Belluno si dice pronta a sedersi al tavolo transfrontaliero, «per condividere», come anticipa il presidente Padrin, «le buone pratiche che già ci sono, quella ad esempio dei 'sentieri parlanti' promossi dal Cai. Il coordinamento è in capo alla Fondazione».(fdm)

Corriere delle Alpi | 8 Maggio 2018

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p. 14 segue dalla prima Ventitrè percorsi per una montagna a misura di disabile di Francesco Dal Mas CORTINA Oggi a Cortina si riunirà la cabina di regia del progetto Gate, coordinata dalla Fondazione Dolomiti Unesco. «Cominceremo a definire le opportunità, anche tecnologiche», anticipa Marcella Morandini, segretaria generale, «per rendere le Dolomiti inclusive, cioè accessibili ad ogni portatore di handicap». Un progetto che avrà tre anni di sviluppo e nel quale sono coinvolti, oltre alla Fondazione, numerosi partner, come la Cooperativa sociale Independent L, il Comune di Santorso, il Cai Alpago, l'università di Innsbruck e Salzburg Research. Il programma, infatti, è finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e Interreg V A ItaliaAustria 2014-2020. Con il progetto "Dolomiti accessibili" la Fondazione ha già imboccato con convinzione la strada dell'inclusione e dell'accessibilità anche alle persone con disabilità. Sono già 23 i sentieri aperti a chi ha difficoltà motorie, dieci sono nella provincia di Belluno: «Le Dolomiti Unesco sono un patrimonio naturale unico al mondo», sototlinea la segretaria Marcella Morandini. «Sono inoltre montagne particolarmente accessibili: la loro origine e conformazione - l'essere solcate da un fitto reticolo di valli - permette di avvicinarsi alle vette più che in qualsiasi altro contesto montano».Anche il direttore della Dmo Giuliano Vantaggi ha appoggiato questo progetto e ora guarda avanti: «Come Dmo», aggiunge Vantaggi, «stiamo cercando di dare vita al prodotto "Provincia di Belluno accessibile", unendo i percorsi già mappati delle Dolomiti con quelli prealpini e dei laghi, come Santa Croce, Misurina e Corlo».Fondamentale il lavoro fatto dall'Assi, l'associazione di Oscar De Pellegrin. È nata nella sede di Sedico l'idea di rendere le Dolomiti patrimonio di tutti. Persone con disabilità comprese. «Questo progetto è nato un anno e mezzo fa», racconta De Pellegrin. «Abbiamo iniziato a collaborare con la Fondazione Dolomiti Unesco e lo stesso hanno fatto le associazioni come la nostra che ci sono in Trentino e in Friuli. Ciascuna ha provveduto a mappare il territorio, individuando anche quali mezzi sono adatti per percorrere i sentieri». In alcuni è sufficiente la carrozzina, per altri percorsi serve il ruotino, per altri ancora lo zoom camp, mezzo con quattro ruote motrici che permette di arrivare fino alla Forcella Lavaredo. Per dirne una. Ora l'obiettivo è trovare le risorse per acquistare alcuni di questi mezzi, darli in gestione ai rifugi e permettere così alle persone con disabilità di noleggiarli. Allo studio anche l'idea di organizzare una scuola per imparare a usare lo zoom camp. Ma nell'immediato futuro c'è anche la mappatura di altri dieci sentieri, da parte dell'Assi. «Grazie a questo progetto le Dolomiti sono davvero patrimonio di tutti», conclude Oscar De

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Pellegrin. «Andare sulla forcella Lavaredo ci ha fatto provare un senso di libertà enorme».Tornando al progetto, la prima fase è consistita in una call, aperta a tutti i conoscitori del territorio dolomitico, per la raccolta di segnalazioni di itinerari adatti a essere percorsi da persone con limitate capacità motorie. Sulla base delle segnalazioni è stata elaborata una banca dati, continuamente aggiornata, estesa a tutte le Dolomiti Unesco, per mezzo della quale è stata realizzata una mappa interattiva degli itinerari accessibili (è consultabile nel sito www.visitdolomites.com). Ogni itinerario è accompagnato da una scheda, completa di tutte le informazioni utili per programmare un'escursione secondo le proprie capacità. La seconda fase del progetto è consistita nella formazione di figure professionali esperte nell'accompagnamento di persone con disabilità.(ha collaborato Alessia Forzin) Corriere delle Alpi | 8 Maggio 2018

p. 14 Sentieri senza barriere: la natura è di tutti BELLUNO Sono 23 i sentieri accessibili ai disabili sulle Dolomiti, 10 in provincia di Belluno.Passo Staulanza - Rifugio Città di Fiume. L'itinerario, di media difficoltà, si sviluppa ai piedi del Pelmo. Qui è possibile fare uno spettacolare viaggio nella storia della Terra, ricostruendo le forme del paesaggio fossile di 100 milioni di anni fa, grazie alla morfologia caratteristica, isolata e imponente del monte Pelmo. Strada forestale chiusa al traffico, con sbarra alla partenza. 249 metri di dislivello. Circa 2,270 km. Il tempo di percorrenza è di circa 1 ora e 30 minuti a piedi con le protesi e di circa 2 ore con la carrozzina elettrica.Zoppè di Cadore - Rifugio Talamini. Uno splendido panorama sul Pelmo, Civetta e Antelao: questo itinerario di media difficoltà che conduce al rifugio Talamini da Zoppè, si trova in una collocazione strategica tra la Val del Boite e Val di Zoldo, occupando la posizione di un antico braccio di mare. Lunghezza 5,280 km, dislivello complessivo in salita 230 metri, in discesa 102 metri. Tipologia del fondo abbastanza uniforme (asfalto con tratti di ghiaino) presenza di ostacoli tratti di sterrato. Passo Pellegrino- Rifugio Fuciade. Questo percorso di media difficoltà attraversa la conca di Fuciade. L'ampiezza dello sguardo riunisce in un unico colpo d'occhio tutti gli elementi distintivi del paesaggio dolomitico: i boschi e i pascoli dolcemente ondulati, gli ampi mantelli detritici, le imponenti pareti di roccia

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nuda. Lunghezza 3 km, dislivello complessivo in salita 93 metri, in discesa 24 metri. Si tratta di una forestale carrozzabile (larga 2,5 metri), strada forestale sterrata chiusa al traffico.Malga Ciapela-Serrai di Sottoguda. È uno dei canyon più rappresentativi e facilmente accessibili delle Dolomiti. Ci si immerge in una forra scavata nella roccia dall'erosione dei ghiacciai e delle acque del torrente Pettorina, entrando in contatto con uno scenario imponente che esprime tutta la potenza di una natura selvaggia e libera. Percorso facile, lungo 2,180 km, dislivello in salita 259 metri. La strada carreggiabile è chiusa al traffico (larga 2,5 metri) e asfaltata; ha un unico ostacolo, la sbarra di chiusura, che però è aggirabile. Lungolago di Alleghe. Si tratta del giro del lago, lungo 3,640 km. Il dislivello complessivo in salita è di 83 metri, in discesa 89 metri. La strada è asfaltata; gli ultimi 150 metri sono sterrati ma ben battuti.Pecol-Malga Pioda. L'itinerario è molto panoramico, ma dedicato ai più esperti ed attrezzati. Il paesaggio è tipicamente dolomitico: basamenti vulcanici dolcemente ondulati su cui crescono boschi rigogliosi e prati pingui, sovrastati dai maestosi massicci dolomitici dalle forme inconfondibili. Itinerario "classico" dell'escursionismo in Val di Zoldo e molto rappresentativo del Patrimonio Mondiale Unesco. Adatto solo per carrozzina off-road, buggy bike (down hill a 4 ruote) e cimgo solo per persone allenate. Lunghezza 3,270 km dislivello complessivo 307 metri. La strada forestale è chiusa al traffico (2,5 m), il fondo è sterrato.Sentiero Orsera-Val Canzoi La Val Canzoi. Il sentiero naturalistico Orsera, completamente accessibile, è uno dei pochissimi itinerari semplici di quest'area che presenta morfologie tipicamente prealpine. Molto interessante dal punto di vista ambientale ed ecologico, l'itinerario offre una magnifica vista d'insieme su alcune delle aree più selvagge e integre delle Dolomiti Bellunesi e delle Vette Feltrine. Si parte dalla Val Canzioi. Lunghezza 2,1 km, dislivello complessivo in salita 36 metri. Tratto asfaltato (70% del percorso), passerelle e ponti di legno (30% del percorso); percorso chiuso al traffico. Casera Prà di Toro-Rifugio Padova. Tra i Monfalconi, Spalti di Toro e il Crìdola, si trova l'ampia conca prativa con il rifugio Padova, che offre uno spettacolare colpo d'occhio sulle cime più identificative del settore occidentale delle Dolomiti Friulane. Punto di partenza il parcheggio sulla strada forestale Val Talagona, nei pressi di Casera Prà di Toro, a Domegge di Cadore. Lunghezza 320 metri, dislivello complessivo in salita 10 metri; strada carreggiabile (2,5 m), tipologia del fondo sterrato (battuto con ghiaino e ghiaia grossolana).Rifugio Auronzo-Forcella Lavaredo. Le Tre Cime di Lavaredo rappresentano il simbolo delle Dolomiti. La straordinaria potenza iconica dei tre giganti di pietra, perfettamente verticali e prismatici, li ha resi famosi in tutto il mondo. L'itinerario si sviluppa ai piedi del lato sud del colossale massiccio e può essere suddiviso in due tappe: prima tappa dal rifugio Auronzo al rifugio Lavaredo, più semplice, e seconda tappa dal rifugio Lavaredo fino alla forcella Lavaredo, più impegnativa. Livello di difficoltà media, lunghezza 2,630 km; il tempo di percorrenza è di circa un'ora e mezza a piedi con le protesi e 2 ore circa con carrozzina off-road. Dislivello complessivo in salita 143 metri, in discesa 19 metri, pendenza media 5%. Strada sterrata con ghiaino e ghiaia grossolana presenza di ostacoli fondo compatto e abbastanza uniforme, maggiormente sassoso nel tratto fra il rifugio Lavaredo e Forcella Lavaredo.ValgrandeRifugio Lunelli. Siamo ai piedi del gruppo montuoso del Popèra. La radura, dolcemente ondulata e facilmente accessibile, rappresenta la porta d'ingresso al Patrimonio Mondiale dalla parte del Comelico. Media difficoltà (pendenza accentuata); percorso adatto a carrozzina off-road. Possibilità di raggiungere il rifugio in auto e fare l'itinerario in discesa con buggybike o gimco. Lunghezza 2,160 km, dislivello complessivo in salita 210 m. La strada è asfaltata; sterrato solo l'ultimo pezzo per giungere al rifugio, presenza di ostacoli, fondo compatto e uniforme.(f.d.m.) Gazzettino | 13 Maggio 2018

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p. 14 edizione Belluno Sentieri accessibili ai disabili: in Agordino sono 3 AGORDINO Dei 23 sentieri che Dolomiti Unesco ha mappato come accessibili a tutti, anche ai diversamente abili, dieci si trovano in provincia di Belluno di cui tre nel comprensorio agordino. Si tratta della strada che dal passo Staulanza porta al Rifugio Città di Fiume, del lungo lago di Alleghe e infine dei Serrai di Sottoguda tra l'omonimo borgo e Malga Ciapela. La mappatura attivata da Dolomiti Unesco comprende anche i mezzi con i quali questi percorsi sono accessibili per coloro che hanno difficoltà motorie. Per alcuni è sufficiente la carrozzina, per altri è necessario il ruotino e per altri ancora invece è indispensabile la zoom camp. Soddisfatto il sindaco di Selva di Cadore, Silvia Cestaro, per l'inserimento in questo carnet del percorso Staulanza-Città di Fiume. «Il progetto portato avanti da Dolomiti Unesco - commenta - è molto interessante: esso ha mappato e promosso nel proprio sito questi 23 itinerari includendo al primo posto quello che si trova nel nostro territorio tra Staulanza e Citta di Fiume. Una iniziativa, questa, che va ad aprire delle nuove frontiere turistiche e che permette anche alle persone diversamente abili di poter godere degli scenari e dei panorami che offrono questi itinerari dolomitici». Rientrano nell'elenco altre due località dell'Alto Agordino: Alleghe e Rocca Pietore, con due percorsi rinomati e gettonati e cioè, rispettivamente, il giro del lago e i Serrai di Sottoguda (quest'ultimo arricchito dal valore aggiunto dell'inserimento di Sottoguda nel club che riunisce i borghi più belli d'Italia. Un contributo particolare all'iniziativa di Dolomiti Unesco è stato offerto dall'associazione Assi onlus (Associazione sopciale sportiva invalidi).Dario Fontanive

DOLOMITIZATION Alto Adige | 5 Maggio 2018 p. 34 Il gioco per scoprire le Dolomiti DOLOMITI Dolomitization è un gioco interattivo che Dolomiti Project e Royal 360 hanno realizzato su incarico della Fondazione Dolomiti Unesco, proponendo un'esperienza a diversi livelli: anche il solo repertorio fotografico può appagare il visitatore. Ma alcune vedute sono accessibili solo in proporzione alla capacità di rispondere ai quesiti. E così si è portati ad accogliere la sfida: leggere le note, cliccare sulle icone che rimandano a riquadri di approfondimento e a tentare i quiz. Una vera caccia al tesoro, navigando nell'arcipelago fossile, tra ghiacciai, dinosauri, antiche isole, storia e preistoria. (e.d.)

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INCONTRI D’ALT(R)A QUOTA Corriere delle Alpi | 16 Maggio 2018

p. 16 Chef stellati nei rifugi per legare cibo e territorio di Alessia Forzin BELLUNO Piatti gourmet sulle tavole dei rifugi. Corsi di formazione per gli operatori, mostre e una sempre più marcata attenzione per l'accessibilità delle montagne. La Fondazione Dolomiti Unesco, nata nel 2009 per gestire il bene Patrimonio dell'Umanità in maniera

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coordinata e congiunta e sviluppare iniziative e attività mirate alla comunicazione e alla valorizzazione del Bene Unesco, continua a lavorare per promuovere il sito seriale, le sue peculiarità e le sue bellezze. Nel 2018 saranno avviati alcuni dei progetti finanziati dal Fondo Comuni di confine (due milioni di euro da suddividere in cinque annualità, cofinanziati) e fra le iniziative ce n'è una che delizierà i palati. Tre rifugi, il Galassi, il Berti e il Dal Piaz, quest'estate ospiteranno alcuni chef stellati, che prepareranno piatti prelibati con prodotti del territorio.È, questo, uno dei filoni sui quali si sta sviluppando l'attività della Fondazione: legare le straordinarie bellezze naturalistiche del Patrimonio Unesco con le eccellenze enogastronomiche. A presentare i risultati dell'attività svolta in questi anni e i progetti futuri all'assemblea dei sindaci riunita a Palazzo Piloni è stata Marcella Morandini, direttore della Fondazione. «Il riconoscimento Unesco non è un vincolo, ma una certificazione di qualità», ha premesso. Poi Morandini ha ricordato i progetti sviluppati in questi anni, da quelli legati alla formazione a quelli sulle Dolomiti accessibili, dalla guida Lonely Planet a tutti i progetti che hanno interessati i rifugi. «Quest'anno svilupperemo la seconda parte del progetto Dolomiti accessibili, mappando altri sentieri che possono essere frequentati anche da persone con disabilità», ha aggiunto a margine della presentazione. «Il 27 giugno, a San Candido, lanceremo poi un'altra iniziativa dedicata ai rifugi. Una rassegna per promuovere l'utilizzo dei prodotti enogastronomici del territorio nei rifugi».Nel corso dei mesi estivi ai rifugi Galassi, Berti e Dal Piaz arriveranno degli chef stellati, che prepareranno piatti prelibati con i prodotti del Bellunese. «L'obiettivo è creare un legame con il territorio», ha aggiunto la Morandini.Sta andando molto bene la guida Lonely Planet, che presto sarà tradotta anche in tedesco. Ed è stata un successo la mostra di Georg Tappeiner "Dolomiti, il cuore di pietra del mondo". Dal 19 giugno al 2 settembre le fotografie che celebrano i Monti Pallidi saranno esposte al Palazzo delle esposizioni, a Roma. «Il riconoscimento Unesco, fino ad oggi, non è stato compreso in tutte le sue valenze», ha concluso Morandini. «L'invito che mi sento di fare al territorio è di attivarsi per utilizzarlo al meglio e in tutte le sue potenzialità». Anche posizionando la targa di bene Unesco sotto i cartelli stradali. Sono molti i Comuni che devono ancora installarli.

RICERCA SCIENTIFICA NELLE DOLOMITI Corriere delle Alpi | 29 Maggio 2018 p. 20 Ultime scoperte sulle Dolomiti venerdì il convegno AGORDO C'è qualcosa di nuovo nelle Dolomiti. Non lo chiede, ma lo afferma il titolo del convegno geologico con cui la mattina di venerdì, con inizio alle 8, all'auditorium «Antonio Favretti» del Polo scolastico di Agordo, si concluderanno i festeggiamenti per il 150° anniversario dell'Istituto minerario Umberto Follador (1867-2017). Al convegno, promosso dalla scuola e dall'associazione «Amici dei minerari», parteciperanno, in veste di relatori, scienziati di fama internazionale che renderanno noti i loro studi più recenti riguardanti le Dolomiti, le montagne più studiate del mondo.Il professor Andrea Tintori, paleontologo dell'Università statale di Milano, grande esperto di pesci fossili triassici, che ricerca specialmente in Cina, presenterà le nuove scoperte paleontologiche fatte sul Monte Pelsa. A questa indagine, sponsorizzata dai Comuni di Agordo e Taibon, hanno collaborato l'Istituto minerario Follador e gli Amici dei minerari. Il secondo intervento sarà svolto dal professor Piero Gianolla, dell'Università di Ferrara, profondo conoscitore della geologia delle Dolomiti (ha curato la candidatura delle Dolomiti a Patrimonio dell'Umanità), che illustrerà nuovi e interessanti dati sulla stratigrafia dell'Agordino. Quindi, il professor Giovanni Battista Pellegrini, bellunese, già docente all'Università di Padova, riporterà le sue esperienze di geomorfologo, oggetto di una nuova e importante pubblicazione nella quale sono compresi i risultati del lavoro di una vita dedicata alla conoscenza della provincia di Belluno.Seguiranno i contributi della dottoressa Barbara Aldighieri, del Cnr Idpa di Milano, che tratterà le grandi potenzialità del turismo geologico per lo sviluppo dell'Agordino, e degli alunni della terza Geotecnico con una breve esposizione sulla loro attività di alternanza scuola-lavoro. Proprio a partire da quest'anno, infatti, l'Istituto è impegnato in un progetto Interreg Italia-Austria, con l'Università di Innsbruck, che si occupa dello studio della Dolomia e della valorizzazione turistica del territorio agordino con la realizzazione di diversi itinerari geologici che vedranno come punto di partenza proprio il piazzale di Tamonich, davanti alla scuola.Infine la vitalità dell'istituto minerario sarà testimoniata da Marta Azzalini, del Circolo Cultura e Stampa di Belluno, che esporrà i risultati del progetto «La Pietra Veneta» realizzato dagli alunni della scuola. La giornata vivrà un ulteriore momento alle 20.30 in sala "don Tamis". L'Apim, l'associazione periti minerari di Agordo, presenterà il corposo volume «Istituto Tecnico Minerario di Agordo 150 anni di storia» che mette in evidenza come in 150 anni di vita l'istituto abbia sfornato oltre duemila qualificati tecnici che si sono umanamente e professionalmente distinti in Italia e all'estero. (g.san.)

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L’Adige | 31 Maggio 2018

p. 10 Il lucertolone delle Dolomiti Straordinaria ricerca paleontologica internazionale - a cui ha partecipato anche il Muse di Trento, con il suo ricercatore Massimo Bernardi - sull'origine di lucertole e serpenti sulle Dolomiti. La ricerca esce oggi su Nature una delle più prestigiose e autorevoli riviste scientifiche internazionali, che ha voluto dedicare al «lucertolone» dolomitico anche la sua copertina. L'origine di lucertole e serpenti va retrodatata di circa 75 milioni di anni, ed è documentata da un rettile, piccolo in confronto ai rettili esistenti allora nell'area dolomitica Megachirella wachtleri , rinvenuto quasi 20 anni fa nelle Dolomiti e oggi riscoperto grazie a tecniche all'avanguardia nel campo dell'analisi 3d e della ricostruzione delle parentele evolutive. Lo dimostra questa ricerca paleontologica internazionale cui ha partecipato il Museo delle Scienze di Trento, in collaborazione con il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam di Trieste, il Centro Fermi di Roma ed Elettra ? Sincrotrone Trieste. Il team internazionale ha identificato in Megachirella wachtleri - un piccolo rettile vissuto circa 240 milioni di anni fa nelle attuali Dolomiti - la lucertola più antica al mondo fornendo informazioni chiave sull'evoluzione di lucertole e serpenti moderni. I dati ? ottenuti tramite tecniche di ricostruzione tridimensionale (3d) e analisi delle sequenze di Dna ? suggeriscono che l'origine degli «squamati» ovvero il gruppo comprendente lucertole e serpenti, sia ancora più antica, da collocarsi oltre 250 milioni di anni fa, prima della più profonda estinzione di massa della storia. «L'esemplare è 75 milioni di anni più vecchio di quelle che pensavamo fossero le più antiche lucertole fossili al mondo», ha spiegato Tiago Simões , dell'Università di Alberta, Canada, primo autore della ricerca, «e fornisce informazioni preziose per comprendere l'evoluzione di tutti gli squamati, viventi ed estinti». «La mole di dati elaborati è tale da non lasciare dubbio circa l'affidabilità del risultato ottenuto - sottolinea Massimo Bernardi, il paleontologo del Muse -. Questo piccolo rettile, che credo possa a buon titolo essere considerato tra i più importanti resti fossili mai rinvenuti nel nostro Paese, sarà da oggi un riferimento per i paleontologi e per tutti coloro i quali studieranno o racconteranno

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l'evoluzione dei rettili. Megachirella è una sorta di Stele di Rosetta, una chiave per la comprensione di una vicenda evolutiva che ha condizionato per sempre la storia della vita su questo pianeta». Oggi, come specifica una note del Muse, il nostro pianeta è abitato da circa 10 mila specie di lucertole e serpenti, quasi il doppio delle specie di mammiferi. Nonostante questa diversità, fino a ora, l'origine e le prime fasi dell'evoluzione di questi rettili erano rimaste avvolte nel mistero. Rinvenuta nei primi anni 2000 nelle Dolomiti del Trentino?Alto Adige, Megachirella era stata interpretata come un enigmatico rettile simile a una lucertola. L'impossibilità di estrarre il reperto dalla roccia che lo contiene e la scarsità di materiale di confronto, non aveva tuttavia consentito di ricostruire con precisione le sue parentele evolutive rispetto agli altri rettili. Per comprenderne meglio l'anatomia, Megachirella è stata analizzata mediante microtomografia computerizzata a raggi X (microCT) presso il Laboratorio Multidisciplinare dell'Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics (Ictp) in collaborazione con Elettra Sincrotrone Trieste. La tecnica di microCT è simile ai sistemi della Tac usata normalmente negli ospedali ma con un dettaglio di gran lunga maggiore e consente di produrre un modello 3d virtuale delle parti esterne e interne dei campioni analizzati con risoluzione micrometrica. Permette inoltre di separare virtualmente componenti diverse, come ad esempio un fossile dalla sua matrice rocciosa. «Quando i colleghi del Muse hanno portato ad Elettra il fossile di Megachirella ero entusiasta per questa opportunità e al tempo stesso consapevole delle difficoltà tecniche che un'analisi mediante microCT poteva comportare ? ha raccontato Lucia Mancini , ricercatore presso Centro di ricerca internazionale Elettra - grazie alla collaborazione con l'Ictp e applicando opportuni strumenti di analisi delle immagini 3d, siamo però riusciti a separare virtualmente lo scheletro dalla roccia». «Appena abbiamo visualizzato i risultati dell'analisi, ci siamo resi conto che eravamo i primi, dopo milioni di anni, a poter osservare la faccia ancora nascosta di Megachirella, ossia quella inglobata nella roccia: una grande emozione», aggiunge Federico Bernardini , ricercatore dell'Ictp e del Centro Fermi. I dati ottenuti grazie all'imaging virtuale sono stati integrati nel più grande dataset mai compilato comprendente lucertole, serpenti e loro stretti parenti e analizzati grazie a metodi all'avanguardia capaci di ricostruire le relazioni di parentela tra le specie. E così il piccolo rettile, fino ad oggi enigmatico, è stato con precisione collocato sull'albero della vita, risultando essere il più antico squamato conosciuto. Grazie alla spettacolare ricostruzione di Megachirella in vita - realizzata dal paleoartista milanese Davide Bonadonna . La ricerca, grazie a Bonadonna, finisce così in copertina di Nature che da vent'anni non dedicava ad un fossile italiano la propria prestigiosa immagine di apertura. Trentino | 31 Maggio 2018

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Viene dalle Dolomiti la madre di tutte le lucertole L'origine di lucertole e serpenti va retrodatata di circa 75 milioni di anni, ed è documentata da un piccolo rettile, Megachirella wachtleri, rinvenuto quasi 20 anni fa nelle Dolomiti e oggi riscoperto grazie a tecniche all'avanguardia nel campo dell'analisi 3D e della ricostruzione delle parentele evolutive. Lo dimostra una ricerca paleontologica internazionale cui ha partecipato il MUSE Museo delle Scienze di Trento, in collaborazione con il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam di Trieste, il Centro Fermi di Roma ed Elettra - Sincrotrone Trieste. I risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica "Nature", che dedica alla ricerca anche l'immagine di copertina.Il team internazionale ha identificato in Megachirella wachtleri - un piccolo rettile vissuto circa 240 milioni di anni fa nelle attuali Dolomiti - la lucertola più antica al mondo fornendo informazioni chiave sull'evoluzione di lucertole e serpenti moderni. I dati - ottenuti tramite tecniche di ricostruzione tridimensionale (3D) e analisi delle sequenze di DNA - suggeriscono che l'origine degli "squamati" ovvero il gruppo comprendente lucertole e serpenti, sia ancora più antica, da collocarsi oltre 250 milioni di anni fa, prima della più profonda estinzione di massa della storia.«L' esemplare è 75 milioni di anni più vecchio di quelle che pensavamo fossero le più antiche lucertole fossili al mondo - ha spiegato Tiago Simões, dell' Università di Alberta, Canada, primo autore della ricerca - e fornisce informazioni preziose per comprendere l' evoluzione di tutti gli squamati, viventi ed estinti».«La mole di dati elaborati è tale da non lasciare dubbio circa l'affidabilità del risultato ottenuto - sottolinea Massimo Bernardi, paleontologo del MUSE di Trento - Questo piccolo rettile, che credo possa a buon titolo essere considerato tra i più importanti resti fossili mai rinvenuti nel nostro Paese, sarà da oggi un riferimento per i paleontologi e per tutti coloro i quali studieranno o racconteranno l'evoluzione dei rettili. Megachirella è una sorta di Stele di Rosetta, una chiave per la comprensione di una vicenda evolutiva che ha condizionato per sempre la storia della vita su questo pianeta».Oggi il nostro pianeta è abitato da circa 10.000 specie di lucertole e serpenti, quasi il doppio delle specie di mammiferi. Nonostante questa diversità, fino a ora, l' origine e le prime fasi dell' evoluzione di questi rettili erano rimaste avvolte nel mistero. Rinvenuta nei primi anni 2000 nelle Dolomiti del TrentinoAlto Adige, Megachirella era stata interpretata come un enigmatico rettile simile a una lucertola. L'impossibilità di estrarre il reperto dalla roccia che lo contiene e la scarsità di materiale di confronto, non aveva tuttavia consentito di ricostruire con precisione le sue parentele evolutive rispetto agli altri rettili.Per comprenderne meglio l'anatomia, Megachirella è stata analizzata mediante microtomografia computerizzata a raggi X (microCT) presso il Laboratorio Multidisciplinare dell'Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics (ICTP) in collaborazione con Elettra Sincrotrone Trieste. La tecnica di microCT è simile ai sistemi TAC ospedalieri ma con un dettaglio di gran lunga maggiore e consente di produrre un modello 3D virtuale delle parti esterne e interne dei campioni analizzati con risoluzione micrometrica. Permette inoltre di separare virtualmente componenti diverse, come ad esempio un fossile dalla sua matrice rocciosa.«Quando i colleghi del MUSE hanno portato ad Elettra il fossile di Megachirella ero entusiasta per questa opportunità e al tempo stesso consapevole delle difficoltà tecniche che un'analisi mediante microCT poteva comportare - racconta Lucia Mancini, ricercatore presso Centro di ricerca internazionale Elettra - Grazie alla collaborazione con l'ICTP e applicando opportuni strumenti di analisi delle immagini 3D, siamo però riusciti a separare virtualmente lo scheletro dalla roccia. Appena abbiamo visualizzato i risultati dell' analisi, ci siamo resi conto che eravamo i primi, dopo milioni di anni, a poter osservare la faccia ancora nascosta di Megachirella, ossia quella inglobata nella roccia: una grande emozione» aggiunge Federico Bernardini, ricercatore dell'ICTP e del Centro Fermi.I dati ottenuti grazie all'imaging virtuale sono stati integrati nel più grande dataset mai compilato comprendente lucertole, serpenti e loro stretti parenti e analizzati grazie a metodi all' avanguardia capaci di ricostruire le relazioni di parentela tra le specie. E così il piccolo rettile, fino ad oggi enigmatico, è stato con precisione collocato sull'albero della vita, risultando essere il più antico squamato conosciuto. Grazie alla spettacolare ricostruzione di Megachirella in vita - realizzata dal pluripremiato paleoartista milanese Davide Bonadonna - la ricerca ha inoltre conquistato la copertina della rivista, che da vent'anni non dedicava ad un fossile italiano la propria prestigiosa immagine di apertura Una grande soddisfazione per tutto il team del progetto.©RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 31 Maggio 2018 p. 22 edizione Belluno I segreti di Dolomiti e dolomia svelati nel convegno Follador AGORDO Saranno una giornata di studi ed un convegno a più voci a caratterizzare l'appuntamento C'è qualcosa di nuovo nelle Dolomiti in programma per domani, venerdì 1° giugno all'auditorium dell'istituto minerario Umberto Follador di Agordo, e che si propone di approfondire una storia che coinvolge l'intera provincia di Belluno. Interverranno infatti Andrea Tintori, paleontologo dell'Università statale di Milano, che illustrerà i risultati delle ultime ricerche condotte sul monte Pelsa: un lavoro a cui hanno collaborato sia lo stesso istituto minerario Follador sia il sodalizio Amici dei minerari. Seguirà il contributo di Piero Gianolla (Università di Ferrara), il

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geologo che ha curato la candidatura delle Dolomiti Unesco che centrerà il proprio intervento sull'Agordino. Il bellunese Giovanni Battista Pellegrini, già docente all'ateneo patavino, proporrà i risultati delle sue ultime indagini sulla geomorfologia della provincia di Belluno. L'ultimo contributo scientifico sarà quello di Barbara Aldighieri (Cnr Idpa di Milano) che toccherà i temi legati al turismo geologico. Infine gli alunni del Follador illustreranno la loro attività di alternanza scuola-lavoro. In chiusura Marta Azzalini (Circolo cultura e stampa di Belluno) presenterà i risultati del progetto La pietra veneta che ha coinvolto gli alunni del Follador. Nel pomeriggio visita alla valle di San Lucano e presentazione di un libro dedicato al Follador.

EVENTI E PARTECIPAZIONI Corriere delle Alpi | 1 Maggio 2018

p. 29 Lo sguardo di Treviso sulla montagna TREVISO Quattro serate, tutte di venerdì e sempre alle 20.30, nella prestigiosa cornice del Salone del Palazzo dei Trecento messo a disposizione dal Comune di Treviso per promuovere la cultura della montagna. Giunge alla sua terza edizione "Treviso, Finestra sulle Dolomiti", promossa dal settimanale della diocesi "La Vita del Popolo" e dall'assessorato Beni Ambientali, con il patrocinio della Città di Treviso. Si comincerà venerdì con Gianpiero Dalla Zuanna, docente di demografia all'Università degli Studi di Padova e senatore nella XVII legislatura, che parlerà della popolazione delle Dolomiti tra passato e presente, mentre l'11 maggio sarà la volta di Marcella Morandini, direttore della Fondazione Dolomiti Unesco, che tratterà appunto del patrimonio naturalistico e culturale dei Monti Pallidi. Il Cadore sarà protagonista il 18 maggio con Renzo Bortolot, presidente della Magnifica Comunità di Cadore e Bepi Casagrande, noto giornalista, che proporranno "Magnifico Cadore, ieri, oggi e domani". Il 25 maggio infine Mara Manente, direttore del Ciset, affronterà il tema delle dinamiche e prospettive del turismo dolomitico nel contesto dell'intera economia regionale. L'iniziativa è nata nel 2016 su impulso del giornale diocesano che da decenni ormai dà ampio spazio a fatti e personaggi del Bellunese e del Cadore in particolare, soprattutto per il ruolo storico avuto dal Castello Mirabello a Lorenzago, proprietà del Seminario Vescovile di Treviso dal 1960, dove hanno soggiornato il Beato Giovanni Paolo II e S.S. Benedetto XVI. (w.m.)

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Gazzettino | 18 Maggio 2018 p. 9 edizione Udine Lo sguardo dell'aquila, gran finale del concorso assieme a Paolo Cognetti CIMOLAIS Gran finale per l'edizione 2018 del Premio letterario Lo sguardo dell'Aquila, il concorso per scrittori di montagna e per giovani autori 12 25enni promosso dall'Uti delle Valli e delle Dolomiti Friulane con il Festival dei Giovani delle Dolomiti, in partnership con Fondazione Pordenonelegge.it e Libreria Baobab, con il sostegno della Regione e il Patrocinio delle Fondazione Dolomiti Unesco. É conto alla rovescia infatti per l'attesa cerimonia di proclamazione e premiazione dei vincitori, in programma domenica a Cimolais, nello splendido scenario del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, con una grande sorpresa: Paolo Cognetti sarà infatti il protagonista dell'evento, organizzato in partnership con Fondazione Pordenonelegge.it. Premio Strega 2017, autore del romanzo Le otto montagne (Einaudi), il libro di Cognetti è diventato subito un vero caso letterario: amatissimo dal pubblico, è stato definito dalla critica «un classico, quasi un meteorite di altri tempi dentro un universo a volte in fuga dai grandi temi». Alle 16.45 Paolo Cognetti ne converserà con Valentina Gasparet, curatrice di pordenonelegge. E alle 18, attesissimo, il momento di proclamazione e premiazione dei vincitori, che saranno festeggiati anche con la degustazione dei prodotti agroalimentari tipici del comprensorio. La premiazione di Cimolais, nelle Dolomiti Friulane Patrimonio Unesco, vuole essere un momento di riflessione sulla montagna, i giovani, la partecipazione e il futuro di questi luoghi ed eventi. Il concorso Lo sguardo dell'aquila è un progetto a livello nazionale di coinvolgimento attivo dei giovani, su temi legati alla montagna e con riferimento specifico allo Spazio (in) finito: spazio inteso come luogo di partecipazione, coinvolgimento, discussione e confronto per favorire la conoscenza dei luoghi, delle attività e un sentire il territorio come parte viva della propria vita. Giovani scrittori dai 10 anni fino ai 65 anni da tutta Italia: Friuli, Veneto, Lombardia, Toscana, Piemonte, Calabria, Marche, Umbria, Puglia e Campania hanno scritto e partecipato con i loro racconti, con una notevole presenza nella sezione scrittori di montagna a indicare che l'amore per la scrittura e la montagna non ha limiti di età. Abbinata al concorso in questi mesi è stata realizzata una rassegna con scrittori e autori montagna; dieci appuntamenti e altrettanti narratori, dove si è parlato di camminate, di ricordi, di scelte di vita, di scrittura, di migrazioni, di ritorni, di viaggi, di leggende. Gli ospiti sono stati eccezionali: Alessandra Beltrame, Giuseppe Festa, Nicolò Giraldi, Ilaria Tuti, Mauro Daltin, Violetta Traclò, Stefania Conti, Manuela Quaglia, Paolo Cossi, Erica Boschiero e Sergio Marchesini. L.P. Messaggero Veneto | 19 Maggio 2018 p. 47 edizione Pordenone Giovani scrittori a Cimolais protagonista la montagna CIMOLAIS Gran finale per l'edizione 2018 del premio "Lo sguardo dell'Aquila", concorso per scrittori di montagna e per giovani autori dai 12 ai 25 anni promosso dall'Uti delle valli e delle Dolomiti friulane con il Festival dei giovani delle Dolomiti, in partnership con Fondazione Pordenonelegge.it e la libreria Baobab (con il sostegno della Regione e il patrocinio delle Fondazione Dolomiti Unesco).Domani, alle 18, nella sede del Parco a Cimolais, proclamazione e premiazione dei vincitori con una sorpresa: sarà presente Paolo Cognetti, Premio Strega 2017, autore del romanzo "Le otto montagne" (Einaudi). Il libro di Cognetti è divenuto un caso letterario: amato dal pubblico, è stato definito dalla critica «un classico, quasi un meteorite di altri tempi dentro un universo a volte in fuga dai grandi temi». Alle 16.45 Cognetti ne converserà con Valentina Gasparet, curatrice di Pordenonelegge. Quando ai vincitori del concorso, saranno festeggiati anche con la degustazione di prodotti tipici del comprensorio. La premiazione di Cimolais intende essere un momento di riflessione su montagna, giovani, partecipazione e futuro di questi luoghi. (g.s.)©RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 20 Maggio 2018 p. 28 La montagna, terra che produce SAN PIETRO

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"La montagna che produce: paesaggi, attori, flussi, prospettive": questo il titolo di un importante convegno internazionale che si terrà in Comelico il 22 e 23 giugno, organizzato dalla Fondazione Centro Studi Transfrontaliero presieduta da Viviana Ferrario, in collaborazione con Iuav Venezia, Rete Montagna e Fondazione Angelini. Ma cosa producono le montagne? Per molto tempo i territori montani europei hanno prodotto beni legati alle loro specificità ambientali. Miniere e foreste, prati, pascoli e corsi d'acqua consentivano l'esportazione di minerali e legname, prodotti agricoli, artigianali e manifatturieri. Le produzioni sostenevano le società locali e modellavano il paesaggio. Nel corso del Novecento molte di queste produzioni hanno dovuto subire le conseguenze del vantaggio competitivo dei territori contermini, fino a che negli ultimi decenni la montagna è stata riscoperta principalmente come produttrice di servizi legati all'ecosistema (ambientali, turistici, culturali). Oggi, di fronte alla globalizzazione e ai cambiamenti climatici, ci si chiede se la montagna stia ridiventando anche un luogo di produzione di beni. Per approfondire questi aspetti, per capire di quali beni si tratta, come riconoscerli e come renderli visibili, per capire i rapporti tra le produzioni materiali e immateriali e l'ambiente, esperti italiani e stranieri si troveranno prima a Venezia e poi per due giorni in Comelico.Il programma prevede nella mattina di venerdì 22 giugno visite a realtà produttive del Comelico e nel pomeriggio, a Villa Poli di San Pietro, due sessioni di approfondimento, anche con traduzione italiano/inglese. Sabato mattina, sempre a Villa Poli, tavola rotonda aperta al pubblico ove verranno presentate delle esperienze concrete di "montagna che produce", e illustrate le conclusioni dei lavori con vari ospiti ed esperti. (l.o.)

NOTIZIE DAI RIFUGI Corriere delle Alpi | 3 Maggio 2018

p. 18 Gestione rifugi, il Parco dà una mano al Cai BELLUNO La sostituzione della fune portante della teleferica che arriva al rifugio Settimo Alpini e la messa in sicurezza del tratto di sentiero a nord del rifugio Pian de Fontana. Questi i due interventi che saranno realizzati grazie alle risorse che derivano dalla convenzione siglata nei giorni scorsi tra il Parco nazionale Dolomiti bellunesi e le sezioni del Cai di Belluno, Feltre, Longarone, Agordo, Val di Zoldo e Oderzo. «Questo accordo non è una novità, in quanto viene stipulato da alcuni anni, grazie all'intervento attivo di Franco Zaetta, vice presidente del Parco, e del direttore, Antonio Andrich», fa presente Sergio Chiappin, presidente della sezione di Belluno del Club Alpino Italiano. «L'obiettivo è mettere a disposizione delle sezioni che operano all'interno del territorio del Parco contributi utili a interventi di manutenzione straordinaria della rete sentieristica, di bivacchi e di infrastrutture a servizio dei rifugi».Tra le cinque sezioni ce n'è anche una trevigiana, quella di Oderzo, in quanto è proprietaria del rifugio Al Pramperet. L'accordo ha una validità di due anni e il Parco si impegna a cofinanziare fino all'80% le spese effettivamente sostenute dal Cai: l'importo massimo di cofinanziamento è pari a 32 mila euro, sia per il 2018 che per il 2019. Da un primo confronto tra i gruppi Cai interessati sono emersi due interventi prioritari, che saranno eseguiti con l'inizio della stagione estiva. «Si rende necessario procedere con urgenza alla sostituzione della fune portante della teleferica che va verso il rifugio Settimo Alpini, nel comune di Belluno», mette in risalto Chiappin, «oltre che alla messa in sicurezza di un tratto del sentiero a nord del rifugio Pian de Fontana, a Longarone, alle pendici meridionali delle Cime dei Bachèt, al confine tra il gruppo dello Schiara e quello, più settentrionale, del Prampèr». «Altre opere saranno decise dalle sezioni», aggiunge. «Il contributo del Parco rappresenta per noi un grande aiuto e ringraziamo l'ente per la

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sensibilità dimostrata. La rete di sentieri Cai costituisce la trama fondamentale sulla quale si sviluppa la maggior parte degli itinerari escursionistici nel Parco».(m.r.) Corriere delle Alpi | 9 Maggio 2018

p. 16 Sentiero interrotto per il Settimo alpini ci pensa il Comune di Martina Reolon BELLUNO Le risorse ci sono. Si tratta ora di definire le modalità operative e il sentiero che porta al rifugio Settimo Alpini potrà essere riaperto. La buona notizia è arrivata ieri: il Comune di Belluno stanzierà l'importo necessario per eseguire gli interventi. «È stata fatta un'operazione a livello di bilancio, spostando alcune fonti di finanziamento e senza togliere risorse ad altri lavori», spiega il vice sindaco, Lucia Olivotto. «Per il ripristino del sentiero che da Case Bortot arriva al Settimo abbiamo messo 35 mila euro». Il tracciato 501 è reso impraticabile da una frana caduta nelle scorse settimane e che ha coinvolto anche il sentiero 506, quello che porta a Forcella Monpiana. Per la sistemazione di quest'ultimo interverrà la sezione di Belluno del Cai. Ma per il 501 la situazione è più complessa. Tanto che negli ultimi dieci giorni gli incontri si sono moltiplicati.Seduti attorno a un tavolo per trovare una soluzione Cai Belluno, Unione Montana Bellunese, Comune, Soccorso alpino, Comitato usi civici di Bolzano Bellunese e Vezzano. Risolto il problema risorse, ora se ne deve affrontare un altro: mettere in sicurezza l'area e garantire che gli interventi di ripristino dall'asportazione dei detriti alla sistemazione di sentiero e muri di sostegno - possano svolgersi senza alcun rischio. A questo

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scopo si terrà in questi giorni un sopralluogo.«Le rocce hanno abbattuto degli alberi, appena dopo l'area del Bus del Buson. Il sentiero è distrutto e impraticabile», ricorda Sergio Chiappin, presidente della sezione di Belluno del Cai, proprietaria del rifugio che sorge in località Pilon, ai piedi delle pendici sud del Monte Schiara. «L'operazione più delicata sarà quella del disgaggio. Dopo il sopralluogo si stabilirà come procedere. L'obiettivo è iniziare con i lavori il prima possibile, in modo che il sentiero sia percorribile con l'arrivo della stagione estiva».«Il Comune darà l'incarico all'Unione Montana, che si occuperà della parte più consistente dei lavori», aggiunge la Olivotto. «Le maestranze dell'ente dovranno però avvalersi di personale specializzato per i disgaggi». L'ipotesi più probabile è quella di coinvolgere il Soccorso Alpino. Se tutto andrà come si spera, il sentiero potrà riaprire a fine giugno. Intanto chi volesse raggiungere il Settimo, e utilizzare anche la teleferica, può contare su un percorso alternativo: la strada delle gallerie, partendo dal Col di Roanza. Un percorso che è stato sistemato nei giorni scorsi dall'Unione Montana, che è intervenuta con le risorse che derivano dalla gestione del patrimonio silvo-pastorale. «Garantire un'alternativa in queste settimane è fondamentale», mette in risalto Chiappin, «in quanto il Settimo è la tappa finale dell'Alta Via n.1 e diventa anche punto di ristoro per molti escursionisti che fanno il viaggio Monaco-Venezia a piedi».«Per quanto riguarda il sentiero 501, ringraziamo il Comune e l'assessore Olivotto per sensibilità e impegno dimostrati», continua, «così come diciamo grazie a tutti coloro che si stanno mobilitando. Anche il Comitato usi civici metterà alcune risorse. Il turismo di alta montagna presenta già delle difficoltà e non possiamo permetterci che i visitatori si spostino in altre zone». La Olivotto tiene a evidenziare l'operato del consigliere comunale Massimo De Pellegrin: «In queste settimane ha partecipato a tutte le riunioni e "tenuto le fila"».©RIPRODUZIONE RISERVATA

NOTIZIE DAI CLUB ALPINI Corriere delle Alpi | 7 Maggio 2018

p. 8 Cai, parte la ricognizione delle vie alpine

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di Francesco Dal Mas BELLUNO Sentieri e ferrate, insomma le pareti, sotto indagine. La stagione dello sci è proprio finita, ieri ha chiuso l'ultimo impianto, la cestovia di passo Fedaia, sulla Marmolada. L'estate, peraltro, è già iniziata, con l'apertura dei primi alberghi ad Arabba. Ma per salire in quota bisogna aspettare. C'è ancora troppa neve. Se il rifugio Padova, a Domegge, è aperto da qualche settimana, gli altri devono aspettare la fine del mese. I sentieri sono ancora ricoperti, le ferrate ovviamente risultano tutte inaccessibili, e le pareti sono improponibili. «Nei prossimi giorni saliremo per verificare se le precipitazioni, che sono state abbondanti ma non pesanti, hanno creato dei danni», anticipa Ferruccio Svaluto Moreolo, di Auronzo, guida alpina. «Per conto dell'Unione montana provvederemo, come guide, a mettere in sicurezza gli itinerari danneggiati o precari. È evidente che là dove non interverremo, per difficoltà o mancanza di risorse, le esigenze di sicurezza imporranno ai sindaci di chiudere».Nei pressi del rifugio Carducci, ogni anno più dinamico, e tappa fondamentale dell'anello "Dolomiti senza confini", si pone la necessità di completare di attrezzatura la cengia Gabriella. Una frana, l'anno scorso, ha creato qualche problema anche a una via attrezzata verso il bivacco De Toni, pure questa da sistemare. Sull'onda dell'emozione per la morte sull'Antelao dei due giovani alpinisti bellunesi, il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo, ha detto che il canalone Oppel andrebbe chiuso, tanto è pericoloso. Oggi, anche nella sua veste di presidente dell'Unione montana del Cadore, a mente fredda chiarisce: «Una cosa sono i sentieri e le ferrate , un'altra cosa la montagna. I primi devono essere manutentati anche se le risorse a disposizione degli enti sono sempre meno. In Unione Montana stiliamo un piano di interventi annuali affidato a delle guide. Un'altra cosa è chiudere la montagna e impedire la salita anche fuori dai sentieri. Se di primo acchito la reazione di trovare luna soluzione perché nessuno ci salga, a mente fredda la mia visione è che l'uomo deve essere libero di scalare. Chiaro che questa libertà deve nascere dalla consapevolezza del rischio e dei propri limiti».De Carlo interpreta la posizione del popolo della montagna. Nessuna chiusura, possibilmente, e, invece, il massimo sforzo per la sicurezza delle pareti. «La Regione Veneto ha messo a disposizione 300 mila euro», conferma il presidente del Cai Veneto, Francesco Carrer. Sario Dall'Ostel, di Agordo, fa parte della Commissione Sentieri del Club alpino regionale. «Aspettiamo soltanto qualche altro giorno di temperatura alta perché la neve si sciolga ulteriormente e poi ispezioneremo i sentieri più frequentabili per decidere dove intervenire con i volontari. Ho compiuto una prima verifica verso il Carestiato, che sarà fra i primi rifugi ad aprire, e ho visto solo qualche sasso di troppo. È indubbio che i percorsi non transitabili, saranno chiusi fino a manutenzione avvenuta. Di questo avviseremo i sindaci».Le chiusure aprioristiche non si giustificano, mette le mani avanti Alex Barattin, alpagoto, presidente provinciale del Cnsas. «Per quanto fino ad oggi constatato, la neve non dovrebbe aver provocato chissà quali danni. Le precipitazioni sono state ripetute e, al tempo stesso, non pesanti, per cui la prima neve in tanti casi ha protetto sentieri e ferrate, ha funzionato da cuscinetto».Barattin sostiene, in altre parole, che la stagione invernale è stata fra quelle "più classiche", con nevicate durante tutto il periodo e non così fuori dall'ordinario, come quelle di qualche inverno fa, che hanno provocato anche ingenti danni ai rifugi. «Nella seconda parte del mese, ritengo che le guide e i volontari del Cai saranno tutti al lavoro per una puntuale ricognizione». I problemi, secondo Barattin, sono soltanto due: le risorse che non sono sufficienti per tutte le esigenze e, soprattutto, la sempre più scarsa disponibilità di volontari. Carrer: «Già dismessi numerosi percorsi insidiosi» BELLUNO «Se la stagione invernale è stata con i fiocchi, quella estiva sarà rigogliosa: d'acqua e di presenze». Parola di Francesco Carrer, presidente regionale del Cai.Nessuna sorpresa, sotto la neve caduta in alta montagna?«Pare di no a sentire i presidenti delle sezioni che hanno rifugi e bivacchi. Anziché lamentarci per eventuali danni, fra un mese apriremo con importanti novità: nell'Agordino riaprirà il rifugio Scarpa Gurekian e il 9 giugno saremo tutti al passo Monte Croce Comelico a festeggiare l'anello delle "Dolomiti senza confini".Non sono troppi i sentieri e le ferrate sulle Dolomiti? Il Cai non aveva promesso una razionalizzazione, soprattutto perché mancano volontari per la manutenzione?«In qualche caso si sono già dismessi dei percorsi attrezzati e pure dei sentieri. Ma il progetto delle "Dolomiti senza confini" non è altro che il raccordo tra una dozzina di percorsi storici. Quindi i promotori non hanno inventato nulla di nuovo, se non l'idea straordinaria del cammino motivazionale. Ci si è limitati a realizzare soltanto qualche opera di collegamento».La manutenzione costa, ogni anno di più. Le risorse, invece, calano. E cala pure la disponibilità del volontariato. «Ecco perché abbiamo lanciato, ancora a suo tempo, il programma di razionalizzazione. Per fortuna che abbiamo una Regione da sempre sensibile, che non ci lesina l'aiuto necessario. Inoltre i Comuni mettono a disposizione una cifra consistente del Fondo di confine. D'altra parte, l'escursionismo è una forma di turismo in evidente crescita, così come il cicloturismo».L'inverno ha richiesto purtroppo le sue vittime, decisamente troppe. Un consiglio per l'estate?«Ha ragione Messner quando al vostro giornale ha dichiarato che non ci si può fiondare sulle pareti solo dopo qualche salitella in palestra. Ci vuole prudenza, consapevolezza dei rischi, attrezzature adeguate. Ma, attenzione: non si può fare troppo affidamento neppure sul Gps e gli altri strumenti che si portano nello zaino. Ci vuole testa».È opportuno anche assicurarsi?«Sempre, ma soprattutto coloro che frequentano ambienti ad alto rischio. L'imprevisto è sempre in agguato. La maggior parte degli incidenti gravi e perfino mortali avviene per scivolamento». (fdm)

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Corriere delle Alpi | 31 Maggio 2018 p. 28 Cai mobilitato per ripristinare i sentieri LOZZO Lozzo si appresta ad ospitare i turisti della stagione estiva grazie al certosino lavoro promosso nei giorni scorsi dalla sezione del Cai che, grazie ad un notevole dispiegamento di volontari, tra soci e simpatizzanti, ha effettuato un intervento di recupero e ripristino concentrando l'attenzione sui sentieri di competenza, numeri 266 e 275 su tutti. Fari puntati sull'area di Pian de Buoi dove il Cai è intervenuto mettendo anche in sicurezza un tratto della mulattiera che porta sull'altopiano. In precedenza un'altra delegazione, anch'essa composta da soci affezionati, è intervenuta lungo il sentiero botanico Tita Poa, molto frequentato da residenti e turisti perché si sviluppa ad anello correndo sopra l'abitato di Lozzo.Anche in questo caso il Cai è intervenuto con l'obiettivo di offrire un sentiero pulito e ordinato dopo averlo liberato da piante e sterpaglie, in tempo per l'avvio della stagione turistica estiva.Non solo pulizia dei sentieri: l'occasione è stata utile anche per effettuare una profonda opera di manutenzione sulla segnaletica. Molti dei cartelli in dotazione sono stati oggetto di riverniciatura. «Con queste attività vogliamo sensibilizzare e coinvolgere la popolazione, giovane ma non solo, ad avvicinarsi alla natura riscoprendo così le bellezze che sa offrire il nostro territorio», fanno sapere i vertici della sezione Cai di Lozzo, «solo così è possibile prendere coscienza del patrimonio naturale e culturale che abbiamo avuto la fortuna di ereditare dai nostri antenati». Altre due giornate dedicate alla manutenzione dei sentieri sono state programmate per il 16 giugno (sabato) e domenica 1 luglio. In vista dell'estate inoltre sono al vaglio della sezione Cai di Lozzo una serie di iniziative ad alta quota. Gianluca De Rosa

NOTIZIE DAI PARCHI Corriere del Trentino | 4 Maggio 2018 p. 2 Tovel, la casa sul lago diventa un polo dedicato alla didattica TRENTO Un polo scientifico didattico «di assoluta unicità, adatto ad ospitare, in forma flessibile e attraverso apposite convenzioni, altri enti o organizzazioni che svolgono attività in linea con le tematiche naturalistiche e ambientali proprie del Parco». La casa «Lago rosso», affacciata sul suggestivo lago di Tovel, nel corso del 2018 tornerà a vivere. E cambierà volto. La prospettiva è contenuta nell’integrazione del Piano triennale delle attività collegato all’assestamento di bilancio 2018-2020 del Parco naturale Adamello Brenta, che oggi pomeriggio finirà sul tavolo del comitato di gestione per il via libera. Un milione l’impegno di spesa per gli interventi di valorizzazione della zona di Tovel, collegati all’accordo sottoscritto lo scorso anno tra Provincia e Comune di Ville d’Anaunia. Che porteranno, oltre alla riqualificazione della Casa del parco, anche al rifacimento della passerella a valle del lago (con la sistemazione delle spiaggette) e all’ampliamento dei servizi igienici. Ma nel corso dell’anno l’ente di Strembo punta anche a potenziare il parcheggio Brenta in Val Algone (con la realizzazione di un punto info e biglietteria), a rimettere a nuovo le passerelle e il sentiero delle cascate alte di Vallesinella, a creare un nuovo parcheggio nella zona di Vallesinella e recuperare l’ex pascolo della maga. E ancora: in arrivo c’è la realizzazione di un sentiero in quota sulla Grande Guerra e la realizzazione di un balcone panoramico nell’area di Ritort. Sul fronte degli eventi, in questi mesi il Parco è al lavoro per l’organizzazione dell’ottava conferenza internazionale «Unesco Global Geoparks», in agenda a settembre. «L’evento — si legge nel documento di assestamento — prevede la partecipazione di circa 800-1000 persone coinvolte nel campo della conservazione geologica, della divulgazione scientifica e del turismo sostenibile». Il comitato di gestione, oggi, dovrà inoltre esprimersi sulla costituzione di una commissione consultiva interna al comitato di gestione.

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L’Adige | 13 Maggio 2018

p. 39 Il Parco presenta 40 progetti TIONE Turismo sostenibile: un semplice slogan o un modo d'essere e di agire? L'Ente Parco Adamello Brenta non ha dubbi: una serie di pensieri e di azioni. Insomma, un percorso che parte da lontano, addirittura dal 2006. Questa sera, alle 20.30, la sala Sette Pievi della Comunità delle Giudicarie, in via Gnesotti, a Tione, ospiterà il forum plenario conclusivo del percorso partecipato condotto dal Parco naturale che ha sede a Strembo per rinnovare la Carta europea del Turismo sostenibile (CETS). Di che si tratta? «La CETS - spiega un comunicato del Parco - è una certificazione di Europarc Federation che il Parco Adamello Brenta ha ottenuto nel 2006, rinnovato nel 2012, e che ora sta confermando per la terza volta. Per ottenerla, ogni cinque anni, le aree protette sono stimolate ad applicare tecniche di partecipazione per condividere con il territorio una strategia di sviluppo turistico e, successivamente, a collaborare per realizzarla» Utile la CETS? Ne sono certi a Strembo: «Un efficace strumento che ha permesso al Parco di allacciare legami e di sviluppare occasioni di turismo importanti con altri enti. Sotto il cappello della CETS sono nati, per esempio, i percorsi Dolomiti di Brenta Bike e Dolomiti di Brenta Trek, in collaborazione con le Apt, che sono diventati col tempo prodotti turistici interessanti per il target dei bikers europei, oppure la certificazione ?Qualità Parco' per le strutture ricettive che possono vantare una gestione in linea con il rispetto dell'ambiente verso una clientela eco-friendly. E ancora: il recupero e la valorizzazione dei camminamenti della Grande Guerra, in collaborazione con la Soprintendenza per i beni architettonici della Provincia, per renderli luoghi della memoria». Da fine marzo il Parco, supportato da Natourism (società che, come dice il nome, si occupa di consulenza fra natura e turismo, ndr), ha organizzato tre forum territoriali per i vari territori ricompresi nel Parco. La partecipazione è stata lusinghiera e comprende «amministratori comunali, rappresentanti delle Regole di Spinale e Manez, delle ASUC e delle Comunità di Valle, operatori

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economici, gestori di impianti funiviari, rappresentanti di APT, Pro loco, albergatori e del mondo associazionistico, guide alpine, rifugisti, personale del Parco e tanti cittadini». Un percorso partecipato dal quale sono emerse quaranta idee progettuali, incanalate in tre temi guida: «Il rapporto turismoagricoltura-artigianato, la valorizzazione del patrimonio architettonico pubblico e delle case del Parco, la valorizzazione/tutela dell'ambiente rurale ? naturale». E' stato così definito un piano di azioni che il Parco si porrà come Strategia turistica 2018-2023. I progetti verranno presentati al pubblico questa sera. Nell'occasione sarà sottoscritto il Piano d'Azione dai diciotto soggetti coinvolti: «Un segnale di impegno concludono al Parco - per la loro realizzazione e cofinanziamento nei prossimi cinque anni». G.B. L’Adige | 16 Maggio 2018

p. 38 Tante idee per un Parco «sostenibile» TIONE Può convivere un Parco naturale con il turismo? Sì, purché questo sia sostenibile. L'altra sera a Tione lo stato maggiore del Parco naturale Adamello Brenta (presidente Joseph Masè in testa) ha presentato (insieme alla società di consulenza Naturism) i progetti per aderire alla Carta europea del turismo sostenibile, una strada imboccata già 12 anni fa. Progetti articolati in due gruppi: l'itinerario della novità e l'itinerario della continuità. Nel primo ci sono 27 progetti (approvati in un percorso partecipato), nel secondo ce ne sono 13, nati dai percorsi partecipati degli anni scorsi. L'iter, apparentemente complesso, si divide in tre percorsi: della consapevolezza, dei sensi e della qualità. In estrema sintesi, il primo comprende la formazione e l'educazione ambientale; il secondo raccoglie i progetti di realizzazione di nuovi sentieri,

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audioguide, sbarrieramenti; il terzo si riferisce ai progetti per cui il Parco può essere garante e promotore di qualità ambientalculturale (certificazioni, educational). 18 organizzazioni per 40 progetti . Le organizzazioni: Ente Parco, Comuni di Andalo, Carisolo, Giustino, Molveno, Pinzolo, San Lorenzo Dorsino, Stenico, Asuc di Dimaro, APT Campiglio-Pinzolo-Val Rendena, Funivie di Pinzolo, Federazione trentina Pro Loco e Consorzi, Pro Loco Tuenno, Strada della Mela e dei Sapori delle Valli di Non e di Sole, BoscoArteStenico, Dilettanti Pesca Sportiva Molveno, Gruppo Sportivo Pescatori Tuenno, Garnì Lago di Nembia. I progetti . Concorso fotografico nel Parco Naturale Adamello Brenta (Pro Loco Tuenno); materiale informativo per il rispetto dell'ambiente (Funivie Pinzolo); depliant informativo riguardante l'oasi di Nembia (Garnì Lago Nembia); «Il Parco in biblioteca» (Comune di Pinzolo); la scuola di scrittura «1042 - Scrivere in Trentino» (Comune di Andalo); valorizzazione del prodotto miele (Ente Parco); valorizzazione del Centro Ittiogenico Molveno (Dilettanti Pesca Sportiva Molveno); mostra itinerante scientifica (Ente Parco Naturale); supporto audio per mobilità sostenibile (Ente Parco); «La porta del Parco» a Plan dei Sarnacli (Comune di Andalo); il Sentiero Cascate Laon ? Ponte di Broca (Comune di San Lorenzo Dorsino); il sentiero sbarrierato di Casa Flora (Comune di Stenico); il Sentiero Doss Corno (Comune di Molveno); l'anfiteatro green BAS (BoscoArteStenico); il sentiero tematico dell'acqua (Comune di Carisolo); shopper bag ecologiche per la valorizzazione dei prodotti nel territorio del Parco (Apt CampiglioPinzolo-Val Rendena); formazione per eventi sostenibili (Federazione Pro Loco e Consorzi); formazione per gli operatori turistici (Strada della Mela e dei Sapori delle Valli di Non e di Sole); recupero laghetto artificiale S. Lorenzoin Val di Tovel (Gruppo Sportivo Pescatori Tuenno); valorizzazione della Val Meledrio (Asuc Dimaro); ripristino delle antiche Fratte (BoscoArteStenico); valorizzazione delle antiche strutture nel territorio del Parco (Ente Parco); servizio di mobilità sostenibile in Val di Fumo (Ente Parco); valorizzazione dell'area di Malga Andalo (Comune di Andalo); itinerario dei prodotti gastronomici nel territorio del Parco (Ente Parco); valorizzazione Spressa della Giudicarie DOP (Comune di Giustino); Festival dei prodotti tipici nel territorio del Parco; partecipazione alla conferenza provinciale per il Turismo; newsletter rivolte a residenti e turisti, «Un'estate da Parco», Il Turismo scolastico, Il Parco per tutte le stagioni, Il Parco per tutti, Il monitoraggio del Piano d'Azione, Il Progetto di mobilità sostenibile Tuenno ? Val di Tovel, Il Dolomiti di Brenta Bike e il Dolomiti di Brenta Trek, Il progetto di mobilità sostenibile, la regolazione dei flussi turistici, potenziare la manutenzione dei sentieri, Il progetto «Qualità Parco: naturalmente? miele». Questi ultimi sono tutti a carico del Parco Naturale Adamello Brenta. Le spese . Poco più di 2 milioni per l'itinerario della novità, 2,3 milioni per l'itinerario della continuità, fino al 2022. Non tutti soldi del Parco: la Carta prevede la compartecipazione di vari soggetti, accanto ai capofila. Al Parco il compito di coordinare.

NOTIZIE DAI SOSTENITORI Corriere delle Alpi | 16 Maggio 2018

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p. 21 Una rete di sentieri tra boschi e borghi per turisti slow VAL DI ZOLDO I Comuni di Val di Zoldo e Zoppè puntano sul turismo montano per tutte le stagioni e danno il via al progetto di adeguamento dei sentieri dell'anello zoldano minore. L'opera di sistemazione, pulizia e messa in sicurezza del sistema sentieristico verrà curata dall'Unione montana longaronese zoldana e finanziato per 100 mila euro dal Gal, più 17mila 600 euro dal comune di Val di Zoldo e 4 mila 400 da quello di Zoppè. Il progetto punta a recuperare gli antichi tracciati che collegano i due Comuni attraverso boschi e contrade ancora integre, il tutto con dislivelli contenuti.Il percorso, che si sviluppa quasi completamente sul territorio del Comune di Val di Zoldo è suddiviso in sei tappe principali: Forno di Zoldo-Pralongo-Colcervèr; Colcervèr-Dont; Dont-Villa; Villa-AstragalCasàl-Bragarezza; Bragarezza-Fornesighe-Pieve-Forno di Zoldo e Fornesighe-Zoppè. I lavori di manutenzione saranno soprattutto per la prima e l'ultima tappa e parte della Dont-Villa tra i paesi di Foppa e Cercenà, mentre il resto dei sentieri è in condizioni soddisfacenti. «Come amministrazione abbiamo puntato molto su questo finanziamento del Gal», spiega il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin, «ringraziamo l'ente per aver messo a disposizione questi fondi che ci permettono di valorizzare un aspetto fondamentale per il nostro turismo legato alla natura e al territorio. Questa importante possibilità arriva in un momento in cui si registra un aumento costante della richiesta di percorsi per passeggiate ed escursioni». L'intero anello basso zoldano può essere percorso in circa nove ore, alle quali ne vanno aggiunte altre due se si percorre anche l'ultimo tratto fino a Zoppè; ma il tracciato può diventare anche una valida attrazione turistica per la quale prevedere due giorni di escursione se si decidesse di visitare con calma ogni paese.«La pulizia e la manutenzione dei sentieri sono di fondamentale importanza per poter offrire ai visitatori un'esperienza piacevole e facilmente fruibile anche da anziani o famiglie con bambini», continua De Pellegrin, «gli interventi riguarderanno principalmente la realizzazione di ponticelli, rinforzi e opere di messa in sicurezza e, assieme al Comune di Zoppè che partecipa attivamente e condivide il progetto, faremo un piano di gestione della rete e di dare visibilità all'intero sistema sentieristico». L'intervento nella sua interezza rispecchia l'idea di destagionalizzare l'attività turistica in Val di Zoldo, puntando su un aumento della competitività in settori lontani dalle piste da sci e articolando l'offerta mediante la valorizzazione del patrimonio naturale, ambientale e storico-culturale dell'intera area. Fabrizio Ruffini Corriere delle Alpi | 18 Maggio 2018

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p. 35 Antelao e Marmarole in un corso di geografia BELLUNO Un corso interdisciplinare di geografia, intesa come crocevia di scienze diverse, interamente dedicato all'ambiente montano, per imparare ad osservare il paesaggio, riconoscerlo quale insieme di elementi in relazione tra loro e comprendere come esso cambia nel tempo. Il tutto all'ombra dell'Antelao e delle Marmarole, in un comprensorio di grande e severa bellezza che ha affascinato ed ispirato generazioni di artisti ed alpinisti, da Tiziano a Carducci, da Grohmann ai fratelli Fanton. Si terrà dal 6 all'8 luglio, per un totale di 23 ore e mezza, con l'organizzazione dalla Fondazione Angelini e delle sezioni cadorine del Cai in collaborazione con Fondazione Dolomiti Unesco, Magnifica Comunità di Cadore e Reparto Carabinieri di Vittorio Veneto. Il titolo è "Aspetti geologici, geomorfologici, antropici e paesaggistici sul Gruppo delle Marmarole e Antelao, Sistema n. 5 di Dolomiti Unesco" e il responsabile scientifico sarà il professor Pellegrini (già docente di Geomorfologia dell'Università di Padova), mentre Ester Cason curerà l'organizzazione. I docenti, oltre a Pellegrini, saranno Danilo Giordano (geologo), Carlo Barbante (climatologo Unive), Cesare Lasen (geobotanico, Comitato scientifico Fondazione Dolomiti Unesco), Anna Angelini (archeologa, Fondazione G. Angelini), Iolanda Da Deppo (etnografa), Giovanni Monico (Comitato promotore Parco Antelao, Marmarole Sorapiss) e Paola Favero (Reparto Carabinieri per la biodiversità). Si comincerà venerdì 6 luglio, dalle 14.30 alle 19, al Palazzo della Magnifica Comunità a Pieve di Cadore, con l'introduzione teorica del corso, mentre sabato 7 luglio si svolgerà un'escursione dalla Val d'Oten fino a Forcella Piccola, rifugio S. Marco e rifugio Scotter. Domenica 8 luglio si salirà a Forcella Grande e per la Valle di San Vito e la Foresta di Somadida si raggiungerà Palù San Marco. Nel corso dell'escursione saranno analizzati i vari aspetti geologici e geomorfologici del gruppo delle Marmarole e dell'Antelao, la climatologia, l'evoluzione dei versanti e delle frane, le valenze floristiche e faunistiche. Non mancheranno riferimenti agli insediamenti in epoca antica e recente, alla toponomastica, alla storia alpinistica, all'agricoltura di montagna e alle tradizioni locali. L'Antelao è per altezza la seconda cima delle Dolomiti e addirittura la prima se si considera il rapporto tra l'altezza e lo sviluppo orizzontale dello zoccolo, mentre la catena delle Marmarole costituisce una vera rarità in ambito dolomitico, caratterizzata com'è da massicci sostanzialmente isolati. Fatta eccezione per la salita alla cima dell'Antelao, definito anche "il re delle Dolomiti", e per il facile accesso al Pian dei Buoi sulle Marmarole, si tratta di montagne poco frequentate, selvagge e solitarie, impegnative ed esigenti, faticose e impervie. "Eliso di spiriti e di fate" le definì il poeta Vate della III Italia, che certo poco poteva camminare, ma molto sapeva intuire ed immaginare. Per informazioni (massimo 40 persone), consultare il sito www.angelini-fondazione.it/corso-geografia-2018 e segreteria@angelini-fondazione.it. Walter Musizza

DOLOMITI SENZA CONFINI Corriere delle Alpi | 6 Maggio 2018

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p. 24 De Martin è sicuro: «È il monte Cavallino l'icona del progetto» CADORE/COMELICO Non ci sono dubbi per Roberto De Martin, past president del Club alpino italiano: «È il monte Cavallino, con la sua croce, l'icona del progetto "Dolomiti senza confini". È lassù, in cima a quella montagna, che passa la storia dei nostri rapporti con l'Austria e, in particolare, tra il Comelico e la valle del Gail». Il comeliano De Martin lo ricorda ad un mese dall'avvio del significativo itinerario attraverso le Dolomiti. Il 9 giugno, infatti, saranno gli alpinisti Reinhold Messner, Fausto De Stefani e Hans Wenzl i testimonial che, a passo Monte Croce Comelico, taglieranno il nastro inaugurale. Interverrà, tra gli altri, anche Kurt Dienberger, pure lui alpinista di fama. La loro presenza, e quella degli altri 200 invitati, sarà un inno alla pace. Messner, De Stefani e Wenzl, arrivando rispettivamente dalla Val Pusteria, dal Comelico e dall'Austria, si incontreranno a quota 2539 metri, a Sella dei Frugnoni, per poi scendere al passo dove alle 11 si farà festa. «È un progetto storico, quello che si va ad inaugurare», sostiene De Martin, che passa inevitabilmente per il Monte Cavallino e quella croce, con le dodici stelle che rappresentavano allora gli stati europei. Parliamo di 30 anni fa e da allora quella cima è stata il luogo privilegiato, e quindi più simbolico, della collaborazione tra le genti di queste valli». Centinaia ogni anno, infatti, i "pellegrini della pace" che salgono dai vari Paesi in vetta al monte, dove si celebra una messa. «Quando iniziammo questo pellegrinaggio», prosegue De Martin, «l'Austria non era ancora in Europa; e per questo insistemmo perché questa diventassi l'icona di un'Unione più ampia possibile». La croce, ancora oggi, dispone di dodici stelle, le prime dell'UE; tali restano, ma probabilmente, ad avviso di De Martin, bisognerà provvedere ad aggiornare la corona. Ma il Monte Cavallino traguarda anche un'altra problematica, quella dell'autostrada, dello sbocco dell'A27 verso nord. «Non possiamo incontrarci sulle "Dolomiti senza confine", e specificamente sul passo Monte Croce, dimenticando l'impegno dell'epoca, da parte di tutta la Val Comelico, contro l'autostrada che doveva passare per Padola, tra l'altro vicino alle attuali piste di discesa, e proseguire sotto il Monte Cavallino. Ricordo ancora», continua De Martin, «l'impegno del comitato che si costituì in Comelico e il deciso no, in particolare, della Regola di Padola. Non trovammo altrettanta mobilitazione in Provincia a Belluno, mentre erano schierati per il no la Val Pusteria e tutto l'Alto Adige». È con questo spirito che il mondo Cai accompagnerà la nascita dell'anello delle "Dolomiti senza confine", che collega dodici itinerari tra i più storici e i più suggestivi, paesaggisticamente, di tutti i "monti pallidi", fino a raggiungere le Alpi Carniche. Francesco Dal Mas Alto Adige | 22 Maggio 2018

p. 33 Le Dolomiti cancellano i confini SESTO Sabato 9 giugno alle 11 presso il Passo Monte Croce a Sesto sono previste l'inaugurazione della prima alta via di ferrate "Dolomiti senza confini" e la festa d'apertura del Dolomites Unesco Fest.Le Dolomiti furono nella Prima guerra mondiale terreno di logoranti scontri tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico. Sulle vie ferrate, nelle trincee e nelle gallerie dove 100 anni fa si combatteva, nel 2018 è stata tracciata e messa in sicurezza una nuova alta via dal nome "Dolomiti senza confini", un percorso di elevato interesse storico e turistico per gli amanti delle vie ferrate. Con l'auspicio che questa alta via possa diventare un simbolo di pace

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e fratellanza, viene inaugurata al Passo Monte Croce al confine tra le province di Bolzano e di Belluno proprio nell'ambito dell'apertura del "Dolomites Unesco Fest", punto d'incontro delle genti delle Dolomiti. All'inaugurazione seguirà musica autentica dal vivo della Val Pusteria, danze folcloristiche della Val Comelico e tanto altro. Completano la manifestazione uno stand informativo del Parco Naturale Tre Cime e della Scuola d'alpinismo Sesto - Tre Cime e laboratori per bambini con materiali naturali. Ricco il programma della festa . Domenica 10 giugno alle ore 08.30, punto di ritrovo all'Hotel Dolomitenhof. Presentazione ed escursione guidata Dolomites Unesco GEOtrail con escursione guidata sulla prima tappa della via che porta da Sexten/Sesto al Bletterbach. Il percorso a tappe è rivolto a escursionisti esperti che vogliano esplorare il paesaggio marino fossile delle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità. Lo stesso giorno alle 21 nella sala congressi di Sesto è in programma la conferenza "La geologia delle Dolomiti" con Christian Sordo (guida alpina e geologo).Lunedì 11 giugno alle 9 punto di ritrovo al Passo Monte Croce escursione guidata sul tema delle particolarità geologiche delle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità. Il giorno dopo, martedì 12, con punto di ritrovo presso la stazione a valle della funivia Croda Rossa (Val Fiscalina) escursione storica sulle tracce della prima guerra mondiale; alla sera alle 21 nella sala dei congressi di Sesto conferenza sulle particolarità della flora e fauna nelle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità. Mercoledì 13 alle 9 con punto di ritrovo alla Scuola d'Alpinismo Sesto - Tre Cime escursione naturalistica alla scoperta della flora e fauna nelle Dolomiti Patrimonio dell'Umanità, giovedì 14 alle 10.15, punto di ritrovo presso il Rifugio Auronzo escursione naturalistica intorno alle Tre Cime di Lavaredo. Una guida del Parco qualificata mostrerà le bellezze, le complessità e le fragilità dell'ambiente per incentivare un contatto più consapevole e rispettoso con la natura, in serata alle ore 20 alla palestra d'arrampicata Dolomitenarena a Sesto conferenza serale. (e.d.)

DOLOMITI DI SUCCESSO Corriere delle Alpi | 12 Maggio 2018

p. 35 Le Tre Cime emblema della Terra AURONZO Un ragazzo seduto su una cengia, intento a contemplare una spettacolare veduta delle Tre Cime inondate da una luce dorata. Con questo scatto Stefan Miron, trevigiano di 28 anni, ha vinto la 9ª edizione di "Obiettivo Terra", il concorso fotografico dedicato alle bellezze e alle peculiarità dei Parchi e delle Aree marine protette d'Italia, promosso dalla Fondazione UniVerde e dalla Società geografica italiana onlus, per celebrare la 48ª "Giornata mondiale della Terra", che ricorreva il 22 aprile. Quest'anno erano ben 1.440 le foto ammesse al concorso, delle quali il 37% fatte da donne e il 63% da uomini. Ogni partecipante poteva presentare al contest una solo foto a colori dedicata a Parchi nazionali, Parchi regionali e Aree marine protette, per la prima volta entrate a concorrere anche per il primo premio. Miron, oltre al primo premio, del valore di mille euro, si è aggiudicato pure la menzione

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dedicata al turismo sostenibile. Alla cerimonia di premiazione, tenutasi a Villa Celimontana a Roma e presentata dal giornalista Antonio Cianciullo di Repubblica e da Jimmy Ghione, hanno assistito rappresentanti delle istituzioni che hanno dato il patrocinio all'iniziativa e delle maggiori associazioni ambientaliste italiane. «Obiettivo Terra», ha dichiarato Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, «ci ha fatto riscoprire i bellissimi tesori del variegato ed inestimabile patrimonio custodito dai nostri Parchi ed Aree marine protette. Spero che il nuovo parlamento riesca finalmente a raddoppiare le risorse destinate alle aree protette e a prevedere un piano di incentivi per le attività economiche davvero sostenibili che si svolgono in queste aree». Tutte le foto premiate saranno riprodotte nella pubblicazione che verrà dedicata alla 9ª edizione di "Obiettivo Terra" e probabilmente saranno esposte all'Onu, a New York». I 30 scatti finalisti possono essere ammirati sul sito www.adnkronos.com, digitando sul motore di ricerca interno Stefan Miron o "Obiettivo Terra". (w.m.)

DOLOMITI IN TV Corriere delle Alpi | 15 Maggio 2018

p. 27 "Sei in un paese meraviglioso": Sky Arte tocca il Cadore CADORE Sky Arte sbarca in Cadore per dare vita ad un lungo viaggio nel cuore delle Dolomiti patrimonio Unesco. Sono iniziate ieri le riprese del programma "Sei in un paese meraviglioso" condotto da Dario Vergassola e Roberta Morise. Una produzione B/arts che andrà in onda in prima serata probabilmente il 16 luglio, anche se la data è ancora da confermare. Le riprese si concluderanno giovedì e si concentreranno in Cadore grazie alla sinergia messa in campo da enti ed associazioni: una task force che chiama in causa la Provincia di Belluno, la Dmo Dolomiti, la Fondazione Dolomiti Unesco, l'assessorato al Turismo della Regione, la Magnifica, la Fondazione Tiziano, il consorzio turistico Dolomiti, Confindustria e Confcommercio Belluno ed i Comuni di Auronzo e Vigo. Cinque i "blocchi" di riprese previsti nel format, già approvati per essere mandati tutti in onda insieme ad una serie di ospiti. Il primo blocco prevede le riprese tra il lago di Misurina e le Tre Cime, il secondo si concentrerà a Laggio tra le opere militari della grande guerra, Rin de Soandre e col Ciampon. Il terzo blocco vedrà protagonista le chiese di Sant'Orsola e Santa Margherita di Vigo mentre il quarto si concentrerà a Pieve tra la casa natale del Tiziano e la chiesa arcidiaconale di Santa Maria Nascente. Anche l'ultimo blocco sarà ospitato a Pieve all'interno del museo dell'occhiale. Ospiti della trasmissione dedicata al Cadore saranno il geologo

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Piero Gianolla, Matteo Da Deppo della Magnifica e Andrea Ferrazzi di Confindustria. Domani e dopodomani saranno in Cadore Dario Vergassola e Roberta Morise. Anche quest'anno, così come nel 2017, il format prevede 18 puntate dedicate ai beni italiani riconosciuti patrimonio Unesco. Il programma è trasmesso dalla piattaforma Sky sui canali 120 e 400 Sky Arte HD. (dierre)

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