Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Marzo 2020

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RASSEGNA STAMPA MARZO 2020


PRINCIPALI ARGOMENTI DEL MESE DI MARZO: EMERGENZA SANITARIA COVID 19 .....................................................................................................................................................3 #DOLOMITESMUSEUM: LE SETTE SETTIMANE DEI MUSEI DELLE DOLOMITI ...............................................................................9 CARTELLO STRADALE DOLOMITI UNESCO A TAI DI CADORE .........................................................................................................9 OLIMPIADI 2026 .....................................................................................................................................................................................9 NOTIZIE DAI PARCHI ...........................................................................................................................................................................13 NOTIZIE DAL CAI – CLUB ALPINO ITALIANO .....................................................................................................................................15 NOTIZIE DAI RIFUGI ............................................................................................................................................................................15 VINCOLI ................................................................................................................................................................................................17 CADORE GREEN DEAL .......................................................................................................................................................................20


EMERGENZA SANITARIA COVID 19 Alto Adige | 9 Marzo 2020 p. 10 Kompatscher: «State a casa!» Hotel verso la chiusura, impiantisti in disaccordo. Il governatore: «Non accettiamo più turisti». valeria frangipane BOLZANO L'Alto Adige soffre un'impennata di contagi da Coronavirus registrati soprattutto tra Val Gardena ed Alta Pusteria: le ultime cifre parlano di 27 pazienti positivi. Marc Kaufmann - primario 118 - avverte: «I numeri aumenteranno ancora». Succede perchè l'Asl ha cambiato strategia ed esegue molti più tamponi. Il presidente Arno Kompatscher lancia un appello alla popolazione: «State a casa!». E oggi albergatori ed impiantisti vanno verso una decisione senza precedenti. Prevista la chiusura anticipata di hotel e impianti che potrebbe avvenire a metà o fine settimana. Infezioni in aumento.L'Asl comunica che 27 persone sono risultate positive al test (per 26 di loro manca la conferma di Roma). Uno dei pazienti è grave ed è ricoverato a Merano in Terapia intensiva. L'appello del presidente.«State a casa, la situazione è grave e questa non è una semplice influenza». Kompatscher chiede alla popolazione «pazienza, senso civico e disciplina per uscire il prima possibile ed al meglio da questa situazione difficile».Hotel e impianti verso lo stop.Kompatscher fa sapere che «La decisione degli albergatori è attesa per oggi. Lasceremo il tempo necessario ai turisti di tornare a casa ma non accetteremo più nuovi arrivi». Alto Adige e Trentino stanno pensando di chiudere gli impianti di risalita ma il comprensorio Ortler Skiarena è contrario. Il presidente del Trentino, Maurizio Fugatti, fa sapere che oggi si tiene un incontro con i rappresentanti di Anef, l'associazione degli imprenditori funiviari e Kompatscher per trovare un accordo comune e chiudere lo stesso giorno. Dolomiti Superski sembrerebbe intenzionato a stoppare a metà settimana (si parla di mercoledì) Madonna di Campiglio punterebbe ad arrivare a fine settimana mentre il comprensorio Ortler Skiarena è assolutamente contrario alla chiusura. Sempre oggi - sentita la decisione degli impiantisti - decideranno anche gli albergatori: «Se chiudono loro, lo facciamo anche noi. Inutile accogliere turisti a impianti chiusi. Nessun obbligo, solo un'indicazione».In Trentino 26 casi.Sono 8 i nuovi casi di contagio da Coronavirus in Trentino, 26 in totale. Si tratta di un uomo di 63 anni che si trova in isolamento. Di un ragazzo di 21 anni che ha chiamato da casa, è stato visitato a domicilio e sottoposto a tampone. Altri due casi sono due donne legate ad un precedente in valle di Cembra. C'è poi un uomo di 69 anni che si è presentato al Pronto soccorso di Trento, il cui figlio lavora in Lombardia. La famiglia è stata messa in quarantena e l'uomo ricoverato in Rianimazione a Rovereto. Ancora: una donna di 72 anni che si è presentata al Pronto soccorso di Tione e ora si trova in casa in condizioni stabili, un'altra di 70 anni si trova in Malattie infettive a Trento e poi c'è una donna di 56 anni visitata a domicilio il cui contagio è legato ad un caso precedente. Sos medico in Germania.In Germania è stato chiuso un intero ospedale dopo che un medico è risultato positivo al rientro da un soggiorno in Alto Adige. Il medico dell'ospedale di Zerbst, in Sassonia Anhalt, dopo il suo ritorno, ha lavorato per alcuni giorni prima di manifestare i primi lievi sintomi. Il tampone è poi risultato positivo. Le autorità tedesche stanno ora ricostruendo i contatti dell'uomo per effettuare dei controlli. Nel frattempo il nosocomio non può accettare né nuovi pazienti né visitatori. Controlli al Brennero.Da domani scattano i controlli sanitari delle autorità austriache al Brennero. Così il governatore tirolese Günther Platter: «Al valico italo-austriaco opereranno due squadre per effettuare controlli a campione sull'autostrada, sulla statale e sui treni. Sarà rilevata la temperatura corporea e ai viaggiatori sarà chiesto da dove sono partiti. Controlli sono previsti anche a passo Resia e Prato alla Drava. Platter ha rinnovato l'appello ad evitare il più possibile viaggi nelle zone a rischio».Sos messe e funerali.La Diocesi informa che con effetto immediato sono sospese tutte le messe. Nuove disposizioni anche per i funerali. Il vescovo Muser: «Chiedo a tutti i fedeli di seguire questa decisione dolorosa ma necessaria». Trentino | 10 Marzo 2020 p. 14 Film Festival rinviato date da riprogrammare La 68esima edizione del Trento Film Festival non si svolgerà come previsto dal 25 aprile al 3 maggio e sono in corso valutazioni sulle date in cui la rassegna sarà riprogrammata. Lo comunica una nota degli organizzatori. Annullata anche la conferenza stampa di presentazione delle prime anticipazioni di programma, del manifesto della 68esima edizione e del programma di “Avvicinamenti”, prevista per oggi. Il Paese ospite sarà la Georgia. La piccola repubblica situata nel Caucaso meridionale e bagnata dalle acque del Mar Nero, è conosciuta per le sue imponenti catene montuose e le sue vette innevate, per la sua antichissima cultura vitivinicola e per un patrimonio tradizionale di canti polifonici riconosciuti come Patrimonio immateriale dall'Unesco. Il Paese festeggerà il decimo anniversario della sezione "Destinazione...".


Gazzettino | 10 Marzo 2020 p. 2 edizione Belluno Sci, stagione finita per decreto BELLUNO La decisione è arrivata in serata. Ad annunciare la fine della stagione sulla neve è stato il ministro Francesco Boccia che ha anticipato le parole del presidente del consiglio Giuseppe Conte che ha esteso la zona rossa all'intera Penisola. Il coronavirus è stato letale per la stagione sciistica sulle Dolomiti. UN PASSO INDIETRO Con un comunicato diffuso ieri mattina, Dolomiti Superski ha ufficializzato la chiusura anticipata dei suoi comprensori: quelli bellunesi dello Ski Civetta, Falcade, Padola, Arabba e Marmolada e le altre stazioni invernali del Trentino Alto Adige. In tutte queste località gli impianti gireranno ancora oggi e da domani rimarranno fermi. «In comune accordo con le associazioni degli albergatori dei territori interessati e in coordinamento con le autorità politiche riportava la nota - abbiamo deciso in maniera autoresponsabile la chiusura anticipata della stagione sciistica in corso. Questo in considerazione del rapido propagarsi del coronavirus nel territorio italiano e dei potenziali rischi di turisti, personale e popolazione locale in tutte le aree sciistiche servite dai suoi impianti di risalita e al fine di preservare prima di tutto la salute e la tranquillità di chi abita questi territori, di chi vi lavora e di chi vi soggiorna». La volontà di contribuire al contrasto della diffusione della malattia è quindi prevalsa su ogni altra valutazione. «Siamo estremamente dispiaciuti di dover prendere questa decisione di carattere assolutamente eccezionale, ma riteniamo che questo passo sia di fondamentale importanza per arginare per quanto possibile, anche nei nostri territori ad altissima densità turistica, il rapido propagarsi del coronavirus», hanno detto dagli uffici di Dolomiti Superski, dove bollano come un errore dovuto alla concitazione del momento, la prima versione della nota sullo stop agli impianti che iniziava così: Con rancore dobbiamo comunicarvi la chiusura anticipata della stagione. Rancore è stato poi subito sostituito con rammarico. «È una decisione che dovevamo prendere, non c'era alternativa commenta Cesare Sorarù, presidente dello Ski Civetta - Si è trattato di una scelta condivisa con tutti e non potevamo più sottrarci dal terminare subito la stagione. Purtroppo la situazione sta degenerando e il fattore economico non conta più in casi come questo. L'importante è che ora si riesca a uscire al più presto dall'emergenza. La priorità per noi è diventata la tutela della salute». REPENTINO PEGGIORAMENTO Sulla stessa linea il direttore della Ski area di Falcade e del Passo San Pellegrino Renzo Minella: «C'è stato un repentino peggioramento della situazione e abbiamo voluto subito muoverci nel rispetto delle indicazioni dei decreti ministeriali. È stato reso esplicito che bisogna tenere a casa gli italiana per risolvere l'emergenza sanitaria. Non potevamo certo essere noi quelli che stimolavano la gente a muoversi attirandoli con le nostre piste tutte aperte e ben innevate. Ciò che conta ora è soltanto la salute della popolazione». Ad Arabba e sulla Marmolada, gli impiantisti hanno diffuso un comunicato congiunto con gli operatori turistici della zona: «Sposiamo senza alcuna titubanza le motivazioni che hanno spinto il consorzio di impiantisti Dolomiti Superski a prendere questa difficile decisione. Nonostante Arabba non si trovi nelle cosiddette zone rosse', c'è l'esigenza di preservare prima di tutto la salute. Tuttavia resta il rammarico di una chiusura anticipata dopo una stagione che ha fatto segnare una considerevole crescita di affluenza negli alberghi e di passaggi sulle piste». Prima dell'annuncio di Boccia sembravano pronti a tener aperti invece i comprensori delle Prealpi, chiaramente costretti ora ad adeguarsi. «Rimarremo aperti finché ce ne saranno le condizioni, anche perché non abbiamo impianti a cabina», aveva spiegato nel pomeriggio Lionello Gorza, patron dell'area sciistica del Monte Avena dove sono in funzione entrambi gli skilift, in serata anche lui ha precisato di adeguarsi alla decisione. Stessa sorte per il Nevegal che in una stagione partita senza la pista Le Erte, ha fatto di tutto per difendersi. Tanto che ieri, il direttore Pietro Casagrande spiegava di non aver ancora pensato di fermare la stagione. Andrea Ciprian Corriere delle Alpi | 11 Marzo 2020 p. 5 edizione Belluno “Evitate le uscite in quota: mettete a rischio tutti” BELLUNO «La montagna è sempre qui, ma per ora restate a casa». È l'appello del delegato del Soccorso alpino delle Dolomiti Bellunesi, Alex Barattin, che invita tutti a non fare attività all'aperto fino al 3 aprile, anche per non mettere a rischio la vita dei soccorritori del Cnsas. «Molti pensano che essendo all'aperto si possa fare - dice Barattin - e invece no, comunque ti muovi e vai a contatto con la gente. Cerchiamo per questo periodo temporale di limitare il più possibile le uscite. La montagna non se ne va: so che la voglia per gli appassionati è tanta, ma dobbiamo cercare di essere tutti responsabili. C'è in gioco la vita di tutti, perché poi in caso di emergenza dobbiamo intervenire». «La speleologia -spiegava ieri in una nota il Soccorso Alpino e Speleologico Veneto CNSAS 6^ Delegazione Speleologica - è una di queste attività e già il Club Alpino Italiano e la Società Speleologica Italiana hanno sospeso ogni attività istituzionale dei vari gruppi speleologici, ma la frequentazione delle grotte può essere effettuata anche titolo individuale. Come Soccorso Alpino e Speleologico Veneto, Federazione Speleologica Veneta, Cai Veneto, invitiamo quindi tutti i frequentatori delle grotte ad un atto di responsabilità che li porti a rinunciare per quanto possibile alle consuete escursioni almeno finché questa emergenza non sarà terminata. Chiaramente non è nostra intenzione promulgare divieti, cosa che a nessuna delle scriventi


associazioni compete, ma puntiamo semplicemente ad una responsabilizzazione dei gruppi grotte e dei singoli speleologi. Un invito a meditare sulle criticità già evidenziate a cui si aggiunge la problematica di una possibile richiesta di soccorso in ambiente ipogeo a cui il Cnsas, come partner del servizio Suem 118 regionale, è tenuto a rispondere nei tempi e nei modi stabiliti dalle convenzioni in essere. Questo potrebbe creare grossi problemi alla struttura sanitaria regionale già messa a dura prova dalla situazione emergenziale attuale che ha ben altre criticità a cui fare fronte». Il soccorso alpino bellunese ha sospeso ogni attività di addestramento in questo periodo: resta attivo solo il servizio in base all'elisoccorso e le unità cinofile con il grado valanghe da 2 in su. Corriere delle Alpi | 12 Marzo 2020 p. 18 Albergatori già in ferie: «Danno enorme» Francesco Dal Mas BELLUNO. «Il 95% degli alberghi in provincia è chiuso». La conferma arrivava ieri pomeriggio (prima del decreto del premier Conte) da Walter De Cassan, titolare dell'albergo ristorante "La Baita", sulla strada tra Livinallongo e il passo Falzarego. «Ormai non si muove più nessuno. Quassù», riferisce De Cassan, «passano solo i furgoni che vanno a caricare i rifornimenti da ritirare presso gli alberghi». Sono le 16 del pomeriggio quando troviamo De Cassan al telefono. «Dalle prime ore di questa mattina saranno transitate non più di 20 auto». Il passo Pordoi si presenta in grande spolvero per la neve caduta la scorsa settimana. Ma, lassù, tutto è chiuso. Fino a lunedì c'era un pullulare di sciatori e di vacanzieri. «È una desolazione», ammette Osvaldo Finazzer, albergatore sul passo, «ci siamo resi conto che in queste condizioni era pericoloso andare avanti; però il mese di marzo e una parte di aprile ci avrebbero consentito di pagare un po' di mutuo».Finazzer, come tanti altri colleghi, ha da poco ristrutturato il proprio ambiente. «Il decreto dei 25 miliardi per l'economia», annota De Cassan, «non è stato ancora pubblicato, per cui non si sa quante risorse saranno destinate al nostro settore. Immagino che saranno tutte quelle dovute, senza sconti. E senza furbizie. Perdendo due mesi di lavoro, incidiamo pesantemente sui nostri bilanci. Se non interverrà rapidamente Roma, per tanti di noi sarà difficile riaprire a maggio o a giugno. Sergio Pra ha chiuso ancora domenica l'hotel Posta di Caprile e ieri ha fatto altrettanto con l'albergo di Alleghe. «Nessuno ha protestato, ci mancherebbe. Anzi, tanti di noi hanno detto che il provvedimento era da assumere prima». Pra ha il personale d'oltre confine, al quale è molto affezionato. «In queste ore sono preoccupato perché i miei collaboratori non riescono a raggiungere casa. Gli albanesi sono riusciti a superare, dopo molte ore di trattativa, il confine (chiuso) della Macedonia. Ma i moldavi sono stati respinti alla frontiera con la Romania e mi hanno telefonato per dirmi che tornavano indietro e se li potevo accogliere. Ovviamente ho risposto di sì. Sono numerosi i camerieri, le donne delle pulizie e il resto del personale degli alberghi bellunesi che arriva da oltre confine. Tutti hanno avuto questo genere di problema, aggravato dal fatto che non si muovono neppure i pullman di servizio internazionale utilizzati da queste persone».L'interruzione della stagione, che si presentava come ottima, sta creando problemi gravi a tanti operatori impegnati con le banche. E non solo. «C'è da sperare non solo in una qualche forma di risarcimento», spiega Pra, «ma soprattutto nel rinvio di tutta una serie di scadenze a cui è impossibile ottemperare».La proroga, però, non può limitarsi ai due mesi del coronavirus. «Mi auguro che a Roma si porti tutto all'estate prossima, sempre che ci sia un'estate per noi», sottolinea Pra. Ecco il grande rebus. La famiglia Grones vorrebbe riaprire il primo maggio in quel di Arabba; si tratta, infatti, di un mese molto selezionato dalla clientela straniera, specie di area tedesca. «Qui lavoriamo molto con l'Europa più storica», afferma De Cassan. «Ma che cosa succederà quest'estate se il coronavirus "conquisterà" tutta l'Europa? I nostri amici tedeschi non li vedremo più fino all'anno prossimo».Ma guardiamo avanti. I primi alberghi a riaprire saranno quelli delle città, da Belluno a Feltre, fino a Longarone. È l'accoglienza cosiddetta "commerciale". Tutto ricomincerà come prima? È presto per dirlo, concordano i nostri interlocutori. «È evidente», afferma De Cassan, «che dovremo dare un supplemento di servizi e di qualità, sotto il segno, comunque, della sobrietà». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 12 Marzo 2020 p. 25 «Rinunciate a ciaspole scialpinismo e uscite nelle grotte» Belluno Rinunciare alle escursioni in montagna fino a quando non sarà passata l'emergenza dettata dal coronavirus. È l'appello che rivolgono Soccorso Alpino e Speleologico Veneto, Federazione Speleologica Veneta e Cai Veneto a tutti gli amanti della montagna.«Quella che stiamo vivendo a causa della diffusione del coronavirus è una situazione difficile e complessa che va a modificare anche in modo importante le nostre abitudini di vita. Le prescrizioni contenute nei vari decreti emanati dal governo in questi frenetici giorni ci impongono alcuni comportamenti e ci invitano ad intraprenderne altri che, pur andando a limitare in modo importante la nostra libertà personale, hanno l'intenzione di salvaguardare la salute pubblica ed in particolare quella delle fasce più deboli della nostra popolazione», scrivono.«Anche la nostra attività ricreativa ne è profondamente condizionata, in primo luogo per l'obbligo di limitare gli spostamenti e le attività di gruppo e sociali. La speleologia è una di queste attività e già il Club Alpino Italiano e la società Speleologica italiana hanno sospeso ogni attività istituzionale dei vari gruppi speleologici, ma la frequentazione delle grotte


può essere effettuata anche titolo individuale. Alla luce di questa premessa, invitiamo tutti i frequentatori delle grotte ad un atto di responsabilità che li porti a rinunciare per quanto possibile alle consuete escursioni almeno finché questa emergenza non sarà terminata».«Chiaramente non è nostra intenzione promulgare divieti, cosa che a nessuna delle scriventi associazioni compete, ma puntiamo semplicemente ad una responsabilizzazione dei gruppi grotte e dei singoli speleologi». Soccorrere persone che dovessero trovarsi in difficoltà «potrebbe creare grossi problemi alla struttura sanitaria regionale già messa a dura prova dalla situazione emergenziale attuale che ha ben altre criticità a cui fare fronte».«Noi come Cnsas, Cai, Fsv ci siamo e siamo qui per fare insieme la nostra parte, convinti che questa emergenza passerà e ci consentirà di ritornare a godere della bellezza delle nostre grotte e dell'emozione di esplorarle», concludono.Ieri, attraverso i suoi canali social, il Soccorso alpino ha precisato di «limitare fortemente, o rinunciare, alle attività in montagna e in grotta: scialpinismo, ciaspolate, escursioni, esplorazioni speleo e arrampicate» e ha rinnovato l'appello a tutti di attenerti scrupolosamente alle indicazioni della Protezione civile e del governo, rinunciando a spostamenti non necessari e alle attività sportive potenzialmente pericolose, anche vicino alla propria abitazione. --A.F. Corriere delle Alpi | 23 Marzo 2020 p. 7 Per la stagione invernale danni da mezzo miliardo Francesco Dal Mas BELLUNO Il turismo guardi avanti, all'estate e soprattutto all'inverno. Se guarda indietro, invece, resta tramortito dalla visione di un baratro. Il danno della stagione interrotta, se non ammonta a mezzo miliardo poco ci manca. Facciamo, infatti, un po' di conti con Renzo Minella, presidente degli impiantisti dell'Anef. Funivie, seggiovie, telecabine e skilift sono soltanto uno spicchio del problema, ma gli operatori del settore calcolano che ogni euro maturato dagli impianti di risalita ne genera da un minimo di 7 ad un massimo di 10, nell'indotto. Alberghi, ristoranti, rifugi, trasporti, centri benessere, negozi, bar e chi più ne ha più ne metta; ecco l'indotto considerato. Si calcola che sulle Dolomiti il bilancio in rosso, dal primo fine settimana di marzo a dopo Pasqua possa ammontare ad un minimo di 450 milioni ad un massimo di 500. I mancati introiti della rete impiantistica sono pari al 10% del bilancio di un anno; per talune stazioni anche di più. Minella ritiene che la perdita si possa calcolare in una cinquantina di milioni. «La stagione - ricorda - era partita benissimo, con uno splendido mese di dicembre, ottime festività di fine anno, un limitato contenimento dopo l'Epifania ed un forte recupero con le settimane bianche». Poi, ai primi di marzo, è arrivata la neve che ha rifatto sognare il popolo dello sci. L'assalto popolare del primo fine settimana di marzo ha fatto sognare gli operatori, peraltro già soddisfatti perché all'epoca registravano una media di aumento tra il 20 e addirittura il 30%. Poi lo stop, improvviso. Però contestato solo da pochi operatori, perché generalmente ci si rendeva conto che il pressing, nelle condizioni date, sarebbe stato insopportabile. Cortina e le Dolomiti hanno perso il mese di marzo e la Pasqua; il Faloria addirittura due mesi. In che misura la batosta sarà recuperata in estate e il prossimo inverno. «Difficile dirlo. Il presidente della Regione, Luca Zaia, ha dichiarato ieri che l'emergenza potrebbe concludersi entro la fine di maggio. Se così fosse - sottolinea Minella -, potremmo ancora sperare nella stagione estiva, magari invogliano gli italiani a venire sulle Dolomiti per liberarsi dallo stress. E gli stranieri? "Difficilmente ritorneranno per le vacanze estive. Piuttosto dobbiamo organizzare un'accattivante campagna promozionale per l'inverno, mirandola sul recupero dei nostri mercati tradizionali».Siamo ancora in piena fase emergenziale, ma le agenzie internazionali ed i tour operator hanno già cominciato ad anticipare le prenotazioni per il prossimo inverno. Chiedo anzitutto i prezzi, ovviamente sollecitando ribassi.«Non sarà facile accontentarli, perché i nostri bilanci sono risicati ammette il presidente dell'Anef -, comunque è vero che abbiamo bisogno della loro clientela e, dunque, qualcosa lo dovremo pur fare». Le telefonate dei giorni scorsi sono, comunque, una dimostrazione di fiducia; a farle sono gli stessi che all'inizio del mese chiamavano per disdettare. Il settore, in ogni caso, ha un problema in più: parecchi impianti sono in scadenza, hanno le revisioni da fare. Non tutte le società, però, sono nelle condizioni di provvedere. Sia perché il 10% di fatturato perso era proprio la quota che intendevano accantonare. Sia perché le aziende della manutenzione straordinaria faticano ad assicurare sia i prezzi che il loro servizio. «Ecco perché - conclude Minella - stiamo chiedendo la proroga di un anno ai competenti organi del Governo. Abbiamo coinvolto i nostri parlamentari e l'interesse ha ricevuto un'immediata risposta. Positiva, ovviamente». --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 23 Marzo 2020 p. 7 Arrivano le disdette per l'estate De Cassan: «Già forti perdite» LIVINALLONGO Walter De Cassan, titolare de "La Baita", sulla strada per passo Falzarego, è un uomo che non si perde d'animo. Ma ieri mattina, quando è stato raggiunto dall'ultima disdetta, non ha retto. «Non l'ultima disdetta per la stagione invernale, chiusa da un pezzo precisa -, ma per quella estiva. Sì perché i nostri alberghi contavano già su un parterre di presenze in estate, però in condizioni come queste è ovvio che il turista straniero, già in difficoltà nel proprio paese, si guarda bene dal venire».De Cassan è anche


presidente di Federalberghi. Conferma che la percentuale di chiusura ad oggi degli esercizi è intorno al 98%. I danni per un mese e mezzo di chiusura anticipata? «Siamo prossimi alla quantificazione ma si tratta di milioni di euro. Ci sono alberghi, come mi è stato precisato, che hanno perso fra i 200 ed i 300 mila euro. I medio-piccoli fra i 30 ed i 50 mila euro. Quindi l'ammontare del mancato introito è davvero rilevante». E, quel che è peggio, non è compensato dalla stagione che si è sviluppata con un trend da record. Ad Arabba e dintorni gli alberghi avrebbero chiuso subito dopo Pasqua per riaprire ai primi di maggio, per prepararsi ai grandi arrivi dei tedeschi per le festività dell'Ascensione, di Pontecoste, soprattutto del Corpus Domini. Quindi verrà a mancare, per il coronavirus che sta colpendo in misura virulenta anche l'area tedesca, una quota importante di clientela. Si farà sentire soprattutto la mancanza di migliaia di centauri che, arrivando da ogni parte d'Europa, sono soliti aprire la stagione proprio sulle Dolomiti. E, quel che è peggio, rischiano di saltare anche le grandi adunate del popolo in bike. «Le manifestazioni, compresa la classica maratona della prima domenica di luglio, e le bike day sono confermate - informa il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones - ma con le iscrizioni sospese. Dipende tutto dall'andamento dell'emergenza. Certo, se gli eventi saltassero, gli alberghi perderebbero presenze importanti, significative. In quelle circostanze, facciamo il tutto esaurito». L'incertezza rispetto alla stagione estiva sta provocando una depressione tale che induce alcuni operatori a rinunciare addirittura alla riapertura. Il presidente di Federalberghi si dice preoccupato. «Sono in forse i grandi alberghi, perché dovrebbero attrezzarsi di personale fin dall'inizio, ma se non ricevono prenotazioni nelle prossime settimane, rimarranno chiusi». Condizioni letteralmente di sopravvivenza, dunque, per gli albergatori. «Il nostro problema più urgente è quello della liquidità - afferma il presidente di Federalberghi -. Tanti colleghi non hanno i soldi per pagare le bollette, la luce ed il telefono, i dipendenti ed i fornitori. Ai primi e a questi ultimi stanno chiedendo dilazioni, che non sempre vengono concesse. Non so, quindi, se tutti riusciranno a salvarsi». --F.D.M.

Corriere delle Alpi | 25 Marzo 2020 p. 16 De Cassan: il settore turistico ha bisogno di aiuti importanti BELLUNO «Il comparto del turismo necessita di ben altri aiuti». Parole di Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno. «ll Decreto "Cura Italia", sommato a quanto introdotto dal precedente decreto del 2 marzo, contiene delle previsioni utili ma assolutamente insufficienti, perché il comparto turistico bellunese possa affrontare l'emergenza nella sua immediatezza ma, ancora più, gli effetti che la stessa avrà per molti mesi su tutto il comparto». «Ora», continua De Cassan, «l'attenzione è giustamente rivolta alla drammatica emergenza sanitaria e alla diffusione del messaggio che si debba stare a casa. Parallelamente, però, la nostra associazione è attiva a livello locale, regionale e nazionale per fornire continui aggiornamenti e informazioni alle imprese turistiche bellunesi che quotidianamente, a decine, ci contattano per manifestare la preoccupazione dell'oggi e quella per il domani». De Cassan entra poi nel merito di alcune tematiche: «In questi giorni ho chiesto ai parlamentari bellunesi di sostenere gli emendamenti proposti da Federalberghi per la conversione in legge del decreto del 2 marzo per l'introduzione di misure più efficaci e strutturali per il comparto in materia di sospensione prolungata di versamenti tributari, fiscali e assicurativi, di blocco dei mutui, di estensione degli ammortizzatori sociali anche in prospettiva estate. Proprio per l'estate, infatti, si teme una forte contrazione del turismo internazionale: per questo chiediamo al Governo di favorire e incentivare gli italiani a fare le proprie vacanze nel nostro paese, prevedendo bonus fiscali, detrazioni e crediti d'imposta». Federalberghi Belluno Dolomiti ha poi scritto anche a sindaci e Unioni Montane sul tema dell'imposta di soggiorno. «Abbiamo proposto ai sindaci di sospendere per alcuni mesi le scadenze di versamento dell'imposta incassata nei mesi invernali o quanto meno di non applicare sanzioni per tardivi versamenti». Un'altra criticità è legata alle difficoltà di rientro nei propri paesi di origine di moltissimi dipendenti stranieri delle imprese ricettive bellunesi; dall'ambito locale sono stati inviati i dati numerici e per nazionalità alla Federazione nazionale attiva alla ricerca di idonee soluzioni che, nel caso fossero praticabili, saranno comunicate alle imprese. «Su quest'ultimo argomento, come su altri», conclude De Cassan, «in queste settimane di grave difficoltà abbiamo trovato sponda e collaborazione nei consorzi turistici che ringrazio per aver diffuso a tutti le nostre comunicazioni e per averci aiutato nel reperire i dati dell'emergenza». -L'Adige | 30 Marzo 2020 p. 38 segue della prima Lo scandalo dell'imprevedibile di Annibale Salsa In un celebre saggio del 1986 il sociologo tedesco Ulrich Beck introduceva la definizione di "società del rischio". Una definizione che ha contribuito ad avviare una serie di studi nell'ambito delle scienze sociali e a favorire ulteriori approfondimenti. Portati avanti da parte di altri studiosi come Niklas Luhmann, Mary Douglas, David Le Breton. Ma perché la nostra società viene definita "società del rischio"? Che cosa si intende per "rischio"? Proviamo a fare qualche passo indietro. Con l'affermarsi in Occidente della prima modernità all'insegna della secolarizzazione, le vecchie certezze metafisiche, magiche e religiose vengono sottoposte ad una radicale contestazione. La scienza, con le sue applicazioni tecnologiche, è chiamata a costruire una nuova visione del mondo fondata su evidenze dimostrate e misurabili. Ad essa viene riconosciuta anche una sorta di potenza salvifica nel far uscire l'umanità


dai "secoli bui" e dalle paure bibliche nei confronti delle carestie e delle grandi pandemie. Tuttavia, nel passaggio dalla prima alla seconda modernità, anche le certezze della prima rivoluzione scientifica si incrinano generando nuove insicurezze. Il rischio diventa quindi, come afferma Beck, un modo sistematico di governare le insicurezze della seconda modernità, quella dei nostri giorni. Il concetto di rischio, cui fa riferimento la società securitaria, si applica a fatti scientificamente prevedibili, ossia calcolabili e misurabili dal punto di vista matematico-statistico. L'orizzonte della imprevedibilità sembra allontanarsi sempre di più. Il sapere scientifico, va ricordato, si avvale di una metodologia che procede sulla base di protocolli rigorosi, supportati da congetture e verifiche sperimentali prima di pervenire a risultati certi. Quando ciò non avviene si scivola verso un uso ideologico della scienza che possiamo definire "scientismo" e che ci consegna un'immagine dell'impresa scientifica di sapore taumaturgico. Tale deriva ha contribuito ad alimentare l'idea dell'onnipotenza della scienza e della tecnica facendoci sentire tutti definitivamente al riparo da eventi imprevedibili. Fra le tante incertezze, insicurezze, nuove precarietà della nostra società liquida, la scienza rappresenta indubbiamente una garanzia di certezze prevedibili cui si ispira la società securitaria. Da un lato eravamo convinti, perciò, di poter rimuovere le vecchie paure da contagio eliminando i pericoli associati ad un passato prescientifico ritenuto incapace di fare previsioni. Dall'altro lato i limiti, pur inevitabili, del metodo scientifico - limiti connaturati alla condizione umana - hanno visto nascere per reazione alcune «enclaves dissidenti», come le definiva l'antropologa inglese Mary Douglas. Esse rifiutano i vaccini (no-wax) e quanto il progresso della conoscenza mette a disposizione della comunità scientifica e di tutti noi. Da questa ambivalenza di fondo fra l'immagine di una scienza onnipotente e la messa in discussione delle sue evidenze - atteggiamento che ci riporterebbe addirittura all'adozione di talune pratiche magiche rivisitate - la pandemia di questi giorni costituisce un'occasione per riflettere sul significato del limite, sia nella scienza sia nella tecnica. Prendere atto che ci troviamo di fronte ad un pericolo sconosciuto, non previsto, contro il quale non siamo ancora in grado di predisporre antidoti efficaci, rappresenta uno scandalo per la società securitaria fondata sul principio della sicurezza totale, assoluta. Stessa considerazione vale per i recenti crolli di infrastrutture stradali e autostradali, costruite negli anni Settanta del secolo scorso sulla base dell'assioma tecnicistico (onnipotenza della tecnica) che il calcestruzzo precompresso sarebbe stato un materiale indistruttibile. Anche in questi casi lo scandalo per la società securitaria è dato dal dover constatare la dissoluzione di un mito e dal confronto umiliante con alcuni saperi tradizionali. Quei saperi, artefici di manufatti duraturi, che ci consentono di transitare ancora su ponti e strade costruiti nell'Antichità e nel Medioevo. Viene allora spontaneo chiederci provocatoriamente: il "Sapere" - universale e scientificamente sorvegliato - ha ucciso i "saperi" tradizionali legati a concreti vissuti di esperienza? Lasciamo ai posteri l'ardua sentenza! Un altro spunto su cui meditare in questi giorni di clausura forzata, da dedicare possibilmente a buone letture, riguarda le analisi condotte dal demografo inglese Robert Malthus. Nell'affrontare il tema del rapporto fra popolazione e risorse, ivi comprese le grandi calamità, egli affermava («Saggio sui principi della popolazione» - 1798) che, mentre le risorse economiche crescono in proporzione aritmetica, la popolazione cresce in progressione geometrica. Ciò determinerebbe un incremento demografico incontrollato che metterebbe in moto "meccanismi repressivi" innescati sia dalla potenza della natura (carestie, epidemie, pandemie), sia da scelte politico-militari (guerre). A tali meccanismi repressivi alcune popolazioni avrebbero reagito, secondo il demografo inglese, mediante il ricorso a "meccanismi prudenziali" (pianificazione demografica, controllo della natalità, razionale impiego delle risorse). Gli antropologi che hanno studiato il funzionamento delle comunità alpine d'alta quota osservano come già nel basso Medioevo, ai tempi del grande dissodamento rurale, molte di quelle comunità (soprattutto i Walser e altri popoli alpini) avessero messo in atto meccanismi prudenziali di regolazione demografica per meglio garantire nel tempo la disponibilità delle scarse risorse della montagna. Ancora a proposito del rapporto fra ambienti montani e diffusione di epidemie lo stesso Malthus annota, nel suo menzionato saggio del 1798 e sulla base di precedenti studi risalenti al 1764, la grande longevità degli abitanti del villaggio di Leysin nel Cantone svizzero di Vaud. Il piccolo paese (1250 m di altitudine), molto decentrato rispetto alle principali vie di comunicazione, sarebbe rimasto nel corso dei secoli pressoché immune dai contagi delle grandi epidemie di peste del 1300 e del 1600 fino alla grande diffusione della tubercolosi nel XIX secolo. Il vecchio Malthus non avrebbe mai immaginato che questa sua annotazione avrebbe fatto la fortuna, in chiave salutistica, delle Alpi svizzere in quanto, proprio in questo paesino, nasceranno i primi sanatori per la cura della tisi. Chissà se, nell'attuale emergenza da Covid-19, il villaggio alpino di Leysin riuscirà ancora a mantenersi all'altezza della sua fama malthusiana. Alto Adige | 26 Marzo 2020 p. 35 Per ora confermata l'apertura dei centri visite ai parchi Dolomiti L'avvio della stagione nei parchi naturali in Alto Adige e dei loro centri visite quest'anno, causa l'emergenza da coronavirus, subisce delle modifiche. Per ora è rinviata l'apertura in aprile dei centri visite dei parchi naturali Monte Corno a Trodena e Gruppo di Tessa a Naturno. Lo stesso vale per le iniziative programmate, ovvero l'inaugurazione della mostra sulla catena alimentare nel mondo animale al centro visite Gruppo di Tessa e la giornata dedicata alla cottura del pane secondo metodi tradizionali con Marianna Stuppner al centro visite Monte Corno.Restano per ora uguali le date di apertura per i centri visite degli altri parchi naturali, ovvero il 5 maggio per i centri visite di Tre Cime a Dobbiaco, Puez-Odle a Santa Maddalena /Funes, Fanes-Senes-Braies a San Vigilio, Vedrette di Ries-Aurina a Campo Tures e il 9 giugno per il centro visite Sciliar-Catinaccio a Tires. Eventuali cambiamenti saranno resi noti dagli uffici provinciali.Se slittano le aperture, sono comunque sempre possibili delle visite virtuali come, ad esempio, al parco delle Tre cime o nella zona Sciliar-Catinaccio.Ulteriori informazioni sui parchi naturali e sui loro centri visite sono reperibili sul portale della Provincia dedicato ai parchi naturali e su Facebook.


#DOLOMITESMUSEUM: LE SETTE SETTIMANE DEI MUSEI DELLE DOLOMITI Trentino | 1 Marzo 2020 p. 13 #DolomitesMuseum fino al 12 aprile 7 settimane, 7 parole chiave e i musei dolomitici pronti a raccontarle: questi gli ingredienti della campagna tematica #DolomitesMuseum lanciata dal progetto ‘Musei delle Dolomiti’ della Fondazione Dolomiti UNESCO. Le tante collezioni dei singoli musei si uniscono nel web per raccontare un patrimonio comune. Da Carnevale fino a Pasqua, i social network ospiteranno un racconto corale delle Dolomiti attorno a sette hashtag: dalla vita in pendenza alle mascherate alpine, dalla geologia alla storia degli sport, dalla mobilita`al futuro delle Dolomiti. Tutti potranno partecipare, condividendo testimonianze, ricordi e riflessioni utilizzando l’hashtag #DolomitesMuseum

CARTELLO STRADALE DOLOMITI UNESCO A TAI DI CADORE Gazzettino | 22 Marzo 2020 p. 10 edizione Belluno Tai si prepara ad accogliere il turismo estivo I cartelloni che informano gli automobilisti in transito sono un valore aggiunto per le località che vogliono intercettare i turisti. E c'è una novità in quel di Pieve di Cadore dove, grazie ad una importante operazione di pulizia, con taglio di piante ed arbusti, è stata messa eseguita la mautenzione della zona d'ingresso a Tai. Ora il ponte dell'ex ferrovia e ben visibile, lo spazio sembra perfino maggiore. In quel punto, a rammentare la preziosità delle Dolomiti patrimonio dell'umanità c'è, da qualche giorno un cartello posto, poco prima del bivio di Tai, sull'arcata del ponte sopra il quale corre la pista ciclabile Lunga via delle Dolomiti. Si tratta di un'indicazione istituzionale, disposta dalla Fondazione Dolomiti Unesco per indicare i confini del sito riconosciuto patrimonio dell'umanità, che in comune di Pieve di Cadore assume un valore speciale dal momento che sono in molti a considerare il luogo dove è stato messo la porta d'entrata delle Dolomiti. Una aggiunta utile che informa il viaggiatore dell'ingresso in un territorio tanto bello quanto unico. Poco prima un'altra tabella grande ricorda l'ingresso nel territorio comunale del paese di Tiziano Vecellio. (G.B.)

OLIMPIADI 2026 Corriere delle Alpi | 6 Marzo 2020 p. 32 Olimpiadi, dalla Regione fondi per 113,5 milioni Alessandra Segafreddo CORTINA Ammonta a 113 milioni e mezzo di euro lo stanziamento che la Regione Veneto ha messo a bilancio per i Giochi Olimpici invernali Milano-Cortina 2026. La Regione, come annunciato, concorre alle spese per la realizzazione dei Giochi olimpici e paralimpici, sia con spese di investimento, per un totale di 113, 5 milioni di euro, sia con spese di natura corrente, per un importo di oltre 43 milioni di euro, già stanziati a bilancio per il periodo 2020-2022. In un'ottica di trasparenza, alla base del progetto olimpico, i numeri sono pubblicati sul sito della Regione e consultabili da chiunque. Tra le spese di natura corrente si evidenziano quelle per il funzionamento e per il finanziamento delle attività degli Organismi e dell'Agenzia di progettazione olimpica quantificate in 200 mila euro per ciascuno degli esercizi 2020, 2021 e 2022. Rientrano inoltre fra le spese correnti quelle per il concorso all'eventuale copertura di


deficit del Comitato organizzatore dei Giochi quantificate in 14. 210. 261, 56 euro per ciascun esercizio fino al 2026. La giunta veneta, guidata da Luca Zaia, che ha fortemente voluto i Giochi invernali, contribuisce poi al finanziamento delle spese di investimento per la realizzazione di sedi competitive e non competitive nel Comune di Cortina d'Ampezzo e nel Comune di Verona con 15 milioni di euro nel 2020 e con 35 milioni di euro per ciascuno degli esercizi 2021 e 2022, per un totale di 85 milioni nel triennio 2020-2002. Al finanziamento dei Giochi Paralimpici nell'area dolomitica, il Veneto concorre inoltre con un importo di 27, 5 milioni di euro nel triennio 2020-2022, quantificati in euro 5, 5 milioni per l'esercizio 2020 e in euro 11 milioni per ciascuno degli esercizi 2021 e 2022. Per far fronte infine alle spese di partecipazione della Regione del Veneto, in veste di aderente istituzionale, al Comitato organizzatore dei Giochi invernali Milano Cortina 2026 (Ocog) e all'Agenzia di progettazione Olimpica è stato stanziato 1 milione di euro per l'esercizio 2020. «Questo», spiega il governatore Luca Zaia, «è il primo bilancio regionale che contiene la voce "Giochi Olimpici". Dal 2020 iniziano gli investimenti e gli accantonamenti per le garanzie da fornire al Cio. Ancora una volta dimostriamo da subito la serietà del Veneto nel portare a buon fine l'evento olimpico, consapevoli che si tratta di risorse che resteranno sul territorio e che, per quanto riguarda le garanzie, al termine dei giochi invernali del 2026 ritorneranno nella disponibilità della Regione per nuovi investimenti. La Regione ha fortemente creduto all'importanza dell'organizzazione della XXV edizione delle Olimpiadi invernali perché, oltre a rappresentare un'irripetibile opportunità per il territorio del Veneto e, in particolare per l'area dolomitica, gli investimenti economici porteranno benefici a lungo termine, quali la crescita dell'offerta turistica sostenibile, opere infrastrutturali che miglioreranno l'accessibilità di tutta la Provincia di Belluno». -© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere del Veneto - online | 2 Marzo 2020 https://corrieredelveneto.corriere.it/economia/corriere-imprese/notizie/tra-scommessa-olimpica-sindrome-abbandono-scattomontagna-7bd48258-5c96-11ea-8ad9-91544175eca1.shtml Tra scommessa olimpica e sindrome da abbandono, lo scatto della montagna Dallo spopolamento cronico al modello di turismo da ripensare, l’area montana reagisce sulla spinta dei grandi eventi sportivi e cerca una nuova via di sviluppo di Sandro Mangiaterra «La vera sfida è quella della quotidianità ». Annibale Salsa non ha nulla del guru, ma quando si parla di montagna è un’autorità riconosciuta (e ascoltata). Antropologo, professore universitario, ex presidente nazionale del Cai, studia i problemi delle terre alte da quando portava i calzoni corti. «Se togli i presìdi socio-economici - scuote la testa - le scuole, le strutture sanitarie, i mezzi pubblici, il declino nelle valli è inevitabile. Le persone, i giovani per primi, non possono fare altro che scendere in pianura per trovare lavoro. Il rilancio deve partire da lì, dagli investimenti per chi vive in montagna e di montagna. Il tutto in chiave moderna, coniugando tecnologia e sostenibilità: significa recuperare i trasporti su rotaia, portare la banda larga, mettere in campo un turismo alternativo». Le Olimpiadi? Salsa ride sotto i baffi: «Sembra che debbano esserci domani, invece arriveranno fra sei anni. In ogni caso io, a differenza degli ambientalisti duri e puri, non ho alcun pregiudizio. Anzi, ben vengano i Giochi. A patto che segnino una svolta. Che lascino realmente sul territorio infrastrutture durevoli e sostenibili». Eccola, la domanda chiave. Le Olimpiadi del 2026, nella straordinaria accoppiata Milano-Cortina, rappresenteranno davvero il volano per la riscossa della montagna? A parte la Perla delle Dolomiti, potranno essere un punto di ripartenza per l’intera provincia di Belluno (una delle tre completamente montane d’Italia, insieme con Sondrio e Verbano-Cusio-Ossola)? E in concreto, che cosa si deve fare per evitare che l’effetto a cinque cerchi svanisca il giorno dopo la cerimonia di chiusura, magari lasciando impianti arrugginiti, come accaduto anche a Torino? Un fatto è certo: le Olimpiadi, con la prova generale dei Mondiali di sci del 2021, sono un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Perché i problemi delle vallate, specialmente dove «non nevica firmato» (copyright Mauro Corona) stanno diventando sempre più evidenti. Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno (precipitata rapidamente dalle posizioni di vertice al 51esimo posto nella classifica sulla qualità della vita del Sole 24 Ore), ha appena presentato agli Stati generali della montagna (riconvocati dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia dopo un anno di stallo in cui c’è stata pure la crisi di governo) un documento drammatico sullo spopolamento: tra Cadore, Agordino e Comelico, dal 2008 al 2018, si sono persi 10 mila residenti e oggi ci sono due ultrasessantenni per ogni ragazzo sotto i 14 anni. Nella Carnia friulana, se possibile, la situazione è addirittura peggiore: in vent’anni un crollo di 8 mila abitanti, come se fosse sparita Tolmezzo. Il turismo da ripensare Parallelamente, il turismo, fino a ieri considerato una sorta di miniera d’oro, è tutto da ripensare. In un ventennio, di fronte a un leggero aumento degli arrivi (soprattutto di stranieri), sulle montagne venete si è scesi da 6,2 a 4,2 milioni di presenze, cioè di pernottamenti nelle strutture ricettive. E per fortuna che quest’inverno è stato baciato dalle nevicate precoci, che hanno portato a un boom per le vacanze di Natale. Il trend, però, è sotto gli occhi di tutti: la monocultura dello sci ha fatto il suo tempo, per la scarsità di precipitazioni dovute al riscaldamento del pianeta (il ghiacciaio della Marmolada rischia di sparire entro il 2050), ma anche per i cambiamenti nei gusti e negli stili di vita della clientela, italiana e internazionale. «Non ci sono dubbi - sostiene Mara Manente, direttore del Ciset, Centro internazionale di studi sull’economia turistica dell’università Ca’ Foscari di Venezia - l’offerta va ritarata per raggiungere i nuovi target: dagli appassionati di mountain bike ai ciaspolatori, da chi è alla ricerca della buona cucina italiana agli amanti del wellness. E poi la vacanza, ormai, è come un abito sartoriale, va cucita addosso su misura, grazie a internet e ai social network. Ovviamente con un filo conduttore: il massimo rispetto per l’ambiente ». Più facile a dirsi che a farsi. Ma forse qualcosa il Veneto e il Friuli potrebbero imparare, e perché no copiare, dal Trentino Alto Adige, capace di attirare i due terzi di tutti i flussi turistici montani del Paese. L’impresa difficile


Infine ci sono le attività industriali. Per carità, il distretto dell’occhialeria bellunese non si tocca né si discute. E la speranza è che la crisi della Safilo, alla lunga, possa essere riassorbita senza troppi sconquassi sul piano dell’occupazione. Per capire comunque quanto è difficile fare impresa a certe altitudini, specie per i piccoli, basta ascoltare Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Veneto nonché titolare di un panificio ad Asiago vecchio di due secoli: in bacheca è conservato gelosamente un documento in cui viene stabilito il prezzo del pane per l’anno 1822. «Sia chiaro, io mi sento persino fortunato - allarga le braccia Bonomo -. L’altopiano di Asiago non ha subìto lo spopolamento di altre zone. Il turismo ha tenuto. La banda larga è arrivata, a differenza della dorsale Berica, dove si viaggia ancora con il doppino telefonico. Fatto sta che, volente o nolente, devo sostenere una serie di extracosti. Si pensi al riscaldamento, oppure ai trasporti: i miei colleghi di Thiene o di Schio pagano meno la farina e le altre materie prime. E non devono neppure preoccuparsi delle scorte. Io non mollo, figurarsi. Ma per molti artigiani delle vallate, principalmente nei settori tradizionali della meccanica o del tessile, andare avanti sta diventando impossibile». Si torna, allora, alla domanda di fondo: le Olimpiadi saranno sufficienti a invertire la rotta, ad arrestare il lento, apparentemente inesorabile, declino della montagna? Ca’ Foscari ha condotto uno studio sull’impatto economico-territoriale di Milano-Cortina 2026, calcolando i costi e gli effetti diretti, indiretti e indotti. La scommessa a Cinque Cerchi A fronte di una spesa complessiva per la parte riguardante il Veneto e le province di Trento e Bolzano di 1,1 miliardi, i ricavi ipotizzati ammontano a 1,4 miliardi, con 226 milioni di imposte (nazionali, regionali e comunali) e 13.800 nuovi posti di lavoro. Piccolo particolare: lo stesso responsabile scientifico della ricerca, Jan van der Borg, professore di Economia regionale, pone l’accento sull’«eredità» dell’evento. «Noi - sottolinea - abbiamo dimostrato che le Olimpiadi, dal punto di vista dei conti, stanno in piedi. Non è poco. È presto, invece, per prevedere quali potranno essere l’impatto sul brand, le ripercussioni occupazionali durature, il cosiddetto effetto rebound a livello interno e mondiale. La grande scommessa è proprio questa: trasformare i Giochi in autentica opportunità di crescita per la montagna. Alzare il livello complessivo della ricettività. Ripensare al modo e agli strumenti della promozione turistica. Creare sinergie con il food e in generale con il made in Italy. Soprattutto, individuare, da subito, quali sono le infrastrutture assolutamente necessarie e non perdere un secondo nel cominciare a realizzarle. Il treno delle Dolomiti, per esempio, va portato a termine al più presto, a prescindere dalle Olimpiadi. Perché è un’opera che va nella direzione giusta e oltretutto fortemente simbolica, a basso impatto ambientale, in piena sintonia con un approccio green». Perfetto. Solo che la lista delle «opere essenziali » è lunga. Tanto che Luca Zaia, governatore del Veneto, si batte per la nomina di un commissario straordinario con pieni poteri, così da tagliare la burocrazia e accelerare i tempi. Si va dagli interventi sulla Statale 51 di Alemagna (a partire dalla circonvallazione di Longarone) a quelli nel Veronese (variante sud e gronda nord), cui si aggiungono i progetti ferroviari (oltre al collegamento Calalzo di Cadore-Cortina, l’elettrificazione della linea Ponte delle Alpi-Calalzo). Senza contare tutta una serie di impegni «minori». Insomma, la rinascita non è utopia e meno che meno nostalgia. Sempre che i quattrini arrivino e il cronoprogramma venga rispettato. Maria Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno, nell’ultima assemblea dell’associazione ha lanciato un appello, rivolto alla politica nazionale e regionale: «Sta a noi, e a voi, lavorare per una nuova centralità delle terre alte». Anche Berton, naturalmente, insiste sul superamento del gap infrastrutturale e si spinge a rispolverare il sogno dello «sbocco a Nord». Tuttavia non si ferma qui. «Le infrastrutture - spiega - sono strategiche e costituiscono un pre-requisito per cominciare a ragionare di rilancio. Ma la nuova centralità della montagna passa anche da un salto culturale, ovvero dal superamento degli stereotipi che la tengono imprigionata. Chi vive nelle città pensa a questi luoghi come a un parco giochi dove passare le vacanze, quindi a proprio uso e consumo. Oppure come a zone che devono essere escluse dalla modernizzazione, meglio se prive di qualsiasi attività manifatturiera. Bene, superare questi luoghi comuni e smetterla con gli snobismi da salotto significherebbe mettersi, finalmente, dalla parte della gente di montagna. Che desidera una sola cosa: potere continuare a vivere quassù». Concetto semplice semplice. In fondo, le terre alte non chiedono che «pari opportunità » con la pianura: servizi e lavoro. Basterebbe ragionare in termini di valore aggiunto anziché di costi. Corriere delle Alpi | 19 Marzo 2020 p. 34 Malagò e le Olimpiadi «Stiamo lavorando» CORTINA «L'organizzazione dei Giochi olimpici e paralimpici Milano Cortina, va avanti». A iniettare fiducia nel Paese è in numero uno del Coni, Giovanni Malagò. «Oggi Lombardia e Veneto devono vincere questa partita. Immaginate se tutto questo fosse successo mesi fa, prima dell'assegnazione...Diamo speranza all'Italia cominciando con lo sport».Così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, si è espresso ieri mattina ai microfoni di Gr Parlamento. «Gli sport invernali», ha aggiunto Malagò, «in qualche modo tengono alto il morale e ora la "truppa" ne ha bisogno. Le vittorie di Federica Brignone nello sci, di Michela Moioli nello snowboard (che dopo il nonno ha perso anche la nonna per il Coronavirus ndr) e di Dorothea Wierer nel biathlon sono importanti. Le tre campionesse hanno dedicato i loro successi al Paese e queste sono situazioni che compattano molto».Le bergamasca Michela Moioli dal suo profilo Facebook ha raccontato il rientro a casa con la vittoria. «L'ultima volta che portai la Coppa del mondo a casa, l'accoglienza fu ben diversa e tutti ce lo ricordiamo», ha scritto, «è triste e drammatico tornare a casa così, vedere le vie deserte, le case,le finestre, i negozi chiusi, e in lontananza il rumore delle sirene. È un momento difficile, ma che stiamo affrontando a testa alta. Grazie sindaco Camillo per come stai combattendo, insieme a tutti i medici, infermieri, volontari e personale ospedaliero. Siete tutti degli eroi! Forza alzanesi, bergamaschi e italiani! Noi non ci arrendiamo mai!!!». Stesso pensiero che aveva avuto nei giorni scorsi Federica Brignone, 29 anni, prima italiana a vincere la Coppa generale dello sci alpino, e Dorothea Wierer, 29 anni, dopo la conclusione della stagione a Kontiolathi, in Finlandia. «Ho vinto per l'Italia», ha dichiarato. «È stato difficile a livello mentale rimanere concentrati qui in Finlandia e


sentire tutto quello che succede in Italia. Ho scritto sulla carabina "#andràtuttobene, vinceremo insieme. Solo insieme ce la faremo, non ho dubbi».Malagò ha ricordato anche i complimenti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per i successi delle azzurre: «Mi ha detto che festeggeremo al Quirinale», ha aggiunto Malagò, «a livello temporale non si può fare nessun pronostico. Io sono malato di sport, è la base della vita, però la cosa prioritaria è la salute, e di fronte a questo dogma nessuno può intraprendere strade diverse. Quando finirà sarebbe bello festeggiare. Intanto continuiamo a lavorare per l'organizzazione dei Giochi Milano Cortina 2026». --a.s. Gazzettino | 22 Marzo 2020 p. 10 edizione Belluno Decolla la nuova cabinovia: le “Cinque Torri più vicine” La nuova cabinovia da Son dei Prade a Bain de Dones sarà progettata e costruita dall'azienda Leitner, in raggruppamento temporaneo di impresa con la Toninelli. La Provincia di Belluno ha proceduto ad aggiudicare l'opera, come stazione appaltante, per conto di Luigivalerio Sant'Andrea, commissario per la realizzazione del progetto sportivo dei Campionati mondiali di sci 2021. L'AFFIDAMENTO L'assegnazione è avvenuta in parte in maniera diversa, rispetto al solito, poiché l'emergenza Covid 19 non ha consentito di svolgere alcune delle riunioni in seduta pubblica. La giuria, presieduta da Marina Dal Pont e composta da Valentina Dal Mas e Serena Strapazzon, ha valutato le uniche due offerte che erano pervenute, una del raggruppamento fra Leitner di Vipiteno (Bolzano) e Toninelli di Bergamo; l'altra del raggruppamento di imprese composto da Doppelmayr di Lana (Bolzano) e Fontana di Belluno. Il primo criterio di valutazione ha riguardato la documentazione tecnica; si è quindi passati alla valutazione economica, sul prezzo del lavoro; infine si è tenuto conto della proposta di riduzione del tempo di redazione del progetto e di esecuzione dei lavori. Il quadro economico complessivo dell'opera è di circa 18 milioni 500mila euro; l'importo dei soli lavori è di 14 milioni 300mila. IL PROGETTO La nuova cabinovia sarà finanziata per 15 milioni dai Fondi comuni di confine; per circa 3 milioni dal commissario per i Mondiali. La squadra composta da Leitner e Toninelli, la scorsa estate ha realizzato, a tempo di record, la nuova cabinovia del Col Druscié, che ha sostituito il primo tronco della funivia Freccia nel Cielo, per la Tofana. Il raggruppamento vincente ha due mesi per presentare la progettazione esecutiva dell'opera, come prevedeva l'appalto integrato. Intanto si potrà cominciare la produzione del manufatto, nell'azienda altoatesina. in giugno potrebbero iniziare le opere edili, con il successivo montaggio della linea dell'impianto. Se tutto procederà regolarmente, serviranno otto mesi o poco più: per il prossimo Natale si potrà utilizzare un impianto di cui si parla da decenni, strategico per unire il comprensorio sciistico dei Pocol, Socrepes e Tofana con il passo Falzarego, per guardare a ovest. La stazione di partenza sorgerà accanto alla strada regionale 48 delle Dolomiti, fra il piazzale di Son dei Prade e la stazione d'arrivo della attuale seggiovia quadriposto Olimpia, della società Ista. L'impianto avrà una stazione intermedia a Cianzopé; terminerà al lago di Bain de Dones, accanto alla partenza della seggiovia delle Cinque Torri. L'emergenza sanitaria non ha rallentato la procedura. Il commissario Sant'Andrea ha impostato una piattaforma informatica di scambio dati per far interloquire tutte le persone e le istituzioni che lavorano con lui. Marco Dibona

L'Adige | 28 Marzo 2020 p. 33 «Fiduciosi per i Giochi 2026» ROMA Il presidente del Coni Giovanni Malagò (nella foto) tranquillizza tutti sulle Olimpiadi invernali del 2026 che coinvolgeranno anche la Val di Fiemme, Piné e Anterselva. «Non sono preoccupato per Milano-Cortina. L'organigramma va avanti. C'è un beffardo segno del destino, con le regioni olimpiche Lombardia e Veneto, con le province di Trento e di Bolzano, che sono così colpite. E' chiaro che in questo momento ci sono delle difficoltà, ma non mi sento di dire che questo implichi qualcosa sull'organizzazione dei Giochi. Ricordiamo che noi abbiamo vinto anche perché il 90% delle strutture è già realizzato e meno male che è stato così, abbiamo tutto in casa e sappiamo benissimo cosa fare. Certo - aggiunge - magari non verrà realizzata qualche opera che non era prevista a dossier, ma che sarebbe stato bello fare per dare i migliori servizi aggiuntivi, ma il motivo è che questo dipende dallo Stato, io parlo del mondo dello sport. Però c'è anche un lato positivo. Pensate: Roma si candida, ha tutti i requisiti per andare a dama e a corsa lanciatissima il nuovo sindaco ferma questa corsa. Così parte la corsa per l'Olimpiade invernale con Milano e Cortina, noi 9 mesi fa vinciamo contro la Svezia. Pensate se non trovavamo la finestra in quel momento... oggi ci saremmo dovuti non dico ritirare, sarebbe stato addirittura un argomento passato in cavalleria». Poi Malagò ha affrontato l'argomento di grande attualità (ne parliamo anche nell'articolo a fianco): il taglio agli stipendi dei calciatori. «Magari levare il 30% a un giocatore che guadagna 10 milioni netti è un conto, levarli a un professionista di Serie B o Serie C è una cosa diversa. Credo sia giusto che chi ha maggiori possibilità cerchi


di aiutare, sta già accadendo in certi paesi, in certe federazioni e in certi sport». Il n. 1 dello sport italiano si è anche espresso sulle prospettive future della Serie A post crisi virus: «Paura che il nostro campionato perda ancora di valore? No, ci sono tanti discorsi aperti. C'è la richiesta di riaprire alle dinamiche del betting. C'è un discorso per rivedere elementi che in passato non sono stati facilitatori per la realizzazione degli stadi. C'è un discorso di sgravi fiscali, ritenute d'acconto su valorizzazione vivai… da queste cose può nascere un elemento di valore aggiuntivo che prima non c'era – sottolinea - Prima noi rispetto ad alcuni club spagnoli eravamo meno competitivi, oggi forse abbiamo possibilità di livellarci con club stranieri, non ripetendo vecchi errori però».

NOTIZIE DAI PARCHI Corriere delle Alpi | 11 Marzo 2020 p. 28 Pubblicato il bando per la selezione del direttore del Parco FELTRE È ripartita la ricerca del nuovo direttore del Parco delle Dolomiti. Dopo l'approvazione a fine gennaio dell'avviso di selezione da parte del consiglio direttivo dell'ente di tutela dell'area protetta, è stato pubblicato il bando che riapre la procedura per l'individuazione di una rosa di tre nominativi da sottoporre al ministro dell'Ambiente per il conferimento dell'incarico dirigenziale vacante da marzo 2019, quando è scaduto l'incarico di Antonio Andrich.Un primo avviso era già stato pubblicato quasi due anni fa, raccogliendo 54 domande, ma l'iter poi si era interrotto, fino ad ora. C'è tempo fino al 5 aprile per presentare la domanda. Possono partecipare alla procedura esclusivamente gli iscritti all'albo degli idonei all'esercizio dell'attività di direttore di Parco sul sito del ministero dell'Ambiente. Le domande presentate entro il termine originario di scadenza (24 ottobre 2018) restano acquisite, ma bisognerà vedere se saranno confermate le disponibilità di quelle persone, considerando che nel frattempo alcune possono aver fatto scelte di vita e lavorative diverse. I candidati che hanno già inoltrato istanza di partecipazione non sono tenuti a ripresentarla, ma possono integrarla con ulteriore documentazione ritenuta utile. Trentino | 12 Marzo 2020 p. 37 "Caschi verdi" dell'Unesco nel Parco Adamello Brenta strembo Grazie alla sua ricchezza geologica e geomorfologica, ai 61 geositi che caratterizzano i gruppi montuosi dell'Adamello-Presanella e delle Dolomiti di Brenta, permettendo all'ente di essere riconosciuto come Geoparco (territorio che possiede un patrimonio geologico particolare e una strategia di sviluppo sostenibile) fin dal 2008, adesso arriveranno in valle, probabilmente tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate (Coronavirus - e sue conseguenze, con ad esempio "slittamenti" forzati - permettendo), i cosiddetti "Caschi verdi per l'Unesco". Il Parco Adamello Brenta è infatti tra i 7 geoparchi italiani scelti dal Ministero dell'ambiente e dall'Ispra (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) per un surplus di cura, diciamo così. In particolare, gli esperti, tra geologi, biologi e fisici, in tutto quattro, concorreranno a potenziare tre settori: la valorizzazione dei geositi (che, da dizionario, sono quei beni geologici-geomorfologici di un territorio che rappresentano elementi di pregio scientifico e ambientale del patrimonio paesaggistico), l'attività di promozione del geoparco e l'educazione ambientale.«Quando, ancora nell'aprile dello scorso anno, ci è arrivata la raccolta di interesse da parte del Ministero - afferma Cristiano Trotter, direttore del Parco - non ci aspettavamo di essere selezionati, visto che di siti Unesco, e noi lo siamo da anni con il nostro geopark, in Italia ce ne sono diversi. E invece... Adesso i nostri uffici stanno definendo alcune idee concrete da sviluppare insieme e che potranno andare a vantaggio dell'intero territorio».Ma quali saranno, a grandi linee, i "lavori" che saranno effettuati in quella occasione?«Complessivamente, tanto per definire la cornice a livello nazionale - prosegue il direttore - il lavoro consisterà nel supporto agli enti gestori di siti Unesco italiani, per la definizione di piani di gestione dei territori attraverso specifici progetti e interventi di settore. Il focus in particolare sarà il forte legame tra la salvaguardia del capitale naturale e la valorizzazione di quello culturale».Dal 2015, quando si svolse a Parigi la conferenza generale dell'Unesco, il sistema mondiale dei geoparchi è diventato un programma dell'agenzia delle Nazioni unite sullo stesso livello di ciò che si definisce Patrimonio dell'umanità. Dieci dei 147 geoparchi sparsi in tutto il mondo si trovano in Italia e quello dell'Adamello Brenta è conosciuto anche come Adamello Brenta Unesco Global Geopark. Gli altri geoparchi scelti dal Ministero per questo programma sperimentale, che ha una dotazione di 2 milioni di euro all'anno nel periodo che andrà dal 2020 al 2022, sono i due patrimoni mondiali Etna-sito di Elea Velia e Parco nazionale Cilento vallo di Diano e Alburni, anche con la sua riserva della biosfera, oltre a quelle di Tepilora Rio Posada e Montalbo, in Sardegna, della Sila in Calabria e di Collina Po in Piemonte.«Certo,


fondamentale in tutto questo processo che ci ha portato a sollecitare un ulteriore interesse nazionale - conclude il direttore del Parco, Cristiano Trotter - è stato il lavoro che va avanti da anni incentrato su una strategia per lo sviluppo delle comunità che insistono sull'area del parco». PA.PI.©RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere del Veneto | 15 Marzo 2020 p. 11 Direttore del Parco, più tempo L’ente dell’area protetta allunga il termine del concorso feltre L’ente Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi ha riaperto i termini del bando di concorso per l’individuazione dei tre nominativi tra i quali sarà scelto il successore di Giuseppe Andrich nel ruolo di direttore del Parco. Possono partecipare alla procedura, presentando apposita istanza di partecipazione, esclusivamente gli iscritti all’albo degli idonei all’esercizio dell’attività di direttore di Parco pubblicato sul sito del ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare. Le domande di partecipazione presentate entro il termine originario di scadenza (24 ottobre 2018) restano acquisite, pertanto i candidati che hanno già inoltrato istanza di partecipazione sulla base del precedente avviso non sono tenuti alla ripresentazione di nuova domanda. Questi candidati possono comunque integrarla, fino alla nuova data di scadenza del bando, con ulteriore documentazione ritenuta utile ai fini della selezione. Ora la scadenza per la presentazione delle istanze è fissata in trenta giorni dalla pubblicazione dell’avviso nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana — 4ª Serie speciale «Concorsi ed esami». La pubblicazione è stata effettuata nel numero 19 del 6 marzo scorso quindi si va al 4 aprile prossimo. Il testo integrale dell’avviso pubblico è reperibile sul sito Internet istituzionale dell’Ente Parco, www.Dolomitipark.it , alla sezione «Amministrazione Trasparente–Bandi di concorso Messaggero Veneto | 17 Marzo 2020 p. 36 edizione Pordenone Parco, agenda azzerata Sorte incerta per le guide Cimolais Centri visite sigillati, attività sospese almeno sino a dopo Pasqua e otto guide la cui sorte lavorativa è appesa a un filo: la crisi da coronavirus colpisce anche il Parco naturale delle Dolomiti friulane. Il presidente Gianandrea Grava sta facendo i salti mortali per evitare un contraccolpo dal quale l'ente con sede a Cimolais potrebbe non rialzarsi più. «La situazione è difficile, per non dire grave ha detto -. Sono state annullate tutte le escursioni prenotate da qui a maggio. Ciò che fa più male è che agli inizi dell'anno l'agenda primaverile era praticamente al completo. Le gite scolastiche sono azzerate e dubito possano essere recuperate prima di giugno. Solo per questa voce prevediamo un calo di circa 20 mila presenze».Al Vajont il quadro è, se possibile, ancora più fosco: qui alla fine dell'anno di visitatori se ne conteranno sicuramente 50 mila in meno. Ma il disagio maggiore è per il personale. «Siamo disorientati ha affermato il presidente -. I dipendenti amministrativi lavorano da casa grazie alla tecnologia, ma manutentori e guide sono di fatto disoccupati. Stiamo tenendo alta la vigilanza sul territorio insieme alle altre forze dell'ordine per evitare che il coprifuoco agevoli bracconieri e gente senza scrupoli. Per il resto, è tutto congelato e non abbiamo certezze sulla riattivazione dei servizi».Grava si è associato all'appello dei sindaci della zona per ricordare ai turisti che in questi giorni è vietato spostarsi fuori del comune di residenza. «Non venite al Parco per escursioni, trekking o grigliate della domenica: tutti dobbiamo fare la nostra parte contro questa epidemia e in caso contrario saremmo costretti a denunciarvi», ha concluso Grava. --F.FI.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 22 Marzo 2020 p. 34 Il Parco compie oggi 30 anni «Esperienza unica al mondo» CORTINA Il Parco naturale delle Dolomiti d'Ampezzo oggi festeggia 30 anni di attività: tre decadi in cui è maturata un'esperienza unica di un'area naturale protetta istituita da una Regione e gestita in autonomia da una proprietà collettiva. Il compleanno doveva essere festeggiato, ma il tutto è rimandato. Michele Da Pozzo, il direttore, ricorda i passaggi fondamentali che hanno portato all'istituzione del Parco.«Oggi il Parco è una realtà concreta, radicata ed operante nel territorio, nonché una delle aree protette più visitate ed apprezzate del Veneto e delle Alpi. Ma non vanno mai dimenticati i passaggi che hanno portato a questo, mossi dall'idea di pochi lungimiranti fondatori, in primis l'allora presidente delle Regole d'Ampezzo Ugo Pompanin Bartoldo. L'istituzione del Parco fu sancita


con la legge regionale 21 del 22 marzo del 1990. Nonostante la contingenza negativa che stiamo attraversando, è importante non lasciare passare nell'oblìo la data del trentennale e riflettere sul ruolo che l'area protetta ha acquisito negli anni come "distributore" di svago e di bellezza per milioni di visitatori».Le Dolomiti d'Ampezzo sono depositarie di una varietà di paesaggi e naturalità altrove non replicabile, fonte di attrazione per moltitudini di turisti da ogni parte del mondo. Uno degli attuali fondamenti dell'economia del paese è, infatti, l'unicità della valle e delle montagne che la circondano, nonché il loro stato di conservazione. «Il ruolo del Parco», sottolinea Da Pozzo, «è stato e sarà quello di rendere consapevole la comunità ampezzana del bene che è chiamata a custodire, assumendo la bellezza del suo territorio come valore immateriale da rendere fruibile alla collettività e facendo proprio il ruolo di tutore e divulgatore di questo bene. Siamo convinti che la cura del territorio e della sua accessibilità, assieme al mantenimento della sua naturalità, siano una delle carte vincenti che il turismo ampezzano avrà sempre dalla sua, anche nei momenti più difficili, se si riuscirà a mantenere nel tempo queste peculiarità, che molti ci invidiano e non sono riproducibili da altre parti. Tutti gli investimenti fatti dalle Regole d'Ampezzo nell'ultimo trentennio per rendere le montagne cortinesi godibili e sicure dal punto di vista culturale ed escursionistico, hanno dato un contributo sostanziale, ancorché meno visibile e impattante di altri grossi investimenti infrastrutturali, all'attuale immagine turistica del paese. Il Parco», conclude Da Pozzo, «ha contribuito ad alimentare e a mantenere, in questo trentennio, la coscienza del bene naturale all'interno della comunità, contribuendo al tempo stesso a dare di Ampezzo, al centro di interessi economici e promozionali di portata maggiore, l'immagine di una terra che conserva ancora valori autentici e primigeni, che mai e per nessuna ragione dovremo lasciarci snaturare». --a.s.©

NOTIZIE DAL CAI – CLUB ALPINO ITALIANO Corriere delle Alpi | 8 Marzo 2020 p. 30 Club alpino in dirittura con i lavori di ripristino dopo la tempesta Vaia Val di Zoldo Il Cai è in piena attività. A sottolinearlo è la presidente Laura De Rocco, che fa il punto sul lavoro fatto e sulle iniziative in vista.«Lo scorso anno», dice Laura De Rocco, «siamo riusciti a sistemare buona parte dei danni sui sentieri che erano stati causati dalla Vaia. Questi interventi ci hanno tenuti impegnati per tutta la primavera e per buona parte dell'autunno, con alcune squadre di volontari che hanno dedicato il loro tempo e le loro energie in modo encomiabile. Rimane da fare per il 2020 un intervento impegnativo, sia per l'entità del danno sia per la posizione difficile da raggiungere nella zona di Pian Grant, situata sul versante destro del Canale del Maè».Intanto, continua De Rocco, «anche quest'anno la nostra sezione proseguirà con la gestione dei due rifugi Casera Bosconero e Casel Sora 'l Sass, confermando la gestione degli anni precedenti (rispettivamente Nicola Votta per il Bosconero e Paolo Scandolin e Silvia Segalia per il Casel Sora'l Sass). Oltre agli interventi di manutenzione ordinaria, non si prevedono altri interventi più consistenti».«Come ogni anno», puntualizza poi la presidente, «abbiamo fissato gli itinerari delle escursioni. Il programma ne prevedenove: tre in luglio (12, 19, 26); cinque in agosto (2, 9, 16, 23, 30); una in ottobre. A settembre, dal 12 al 19, ci sarà il tradizionale trekking fuori porta. Quest'anno la meta è l'isola di Corfù».C'è un altro fronte caldo per il Cai Val di Zoldo. La vallata, per il territorio dell'ex comune di Forno e dei Comuni di Zoppè e di Cibiana, è entrata a far parte, da qualche anno della rete internazionale "Bergsteigerdoerfer/Villaggi degli alpinisti". Si tratta di una rete che coinvolge 29 località situate in Germania, Austria, Italia e Slovenia, caratterizzate da un contesto ambientale e paesaggistico di qualità elevata e da un'offerta turistica di tipo sostenibile.«Per quanto ci riguarda», puntualizza la presidente Laura De Rocco, «stiamo portando avanti il progetto, assieme al Comune e alle aziende partner. Negli ultimi mesi, dopo uno stop tecnico, siamo riusciti, in collaborazione con il Cai nazionale, ad implementare e a mettere on line la parte che riguarda il nostro "villaggio"». --Mario Agostini© RIPRODUZIONE RISERVATA

NOTIZIE DAI RIFUGI Corriere delle Alpi | 19 Marzo 2020 p. 30 Lavori al Dal Piaz e al Boz il Cai è pronto a procedere


Raffaele Scottini FELTRE Mentre la montagna aspetta il ritorno degli appassionati (quando l'emergenza coronavirus sarà passata), il Cai lavora per far trovare agli escursionisti strutture sempre più efficienti sotto il profilo energetico e meno inquinanti. Sono pronti infatti i progetti per il nuovo impianto fotovoltaico al rifugio Boz e per il potenziamento della capacità di accumulo dell'acqua al rifugio Dal Piaz. Progetti che saranno presentati al Parco delle Dolomiti per ottenere il contributo che si aggiungerà al finanziamento del Cai centrale e alla cifra investita direttamente della sezione di Feltre. Si raggiungerà così la somma per realizzare i due interventi. L'obiettivo è effettuare i lavori a maggio, prima che cominci la stagione estiva, compatibilmente con le circostanze. Rinnovato l'accordo con il Parco delle Dolomiti, tutte le sezioni del Cai della provincia devono inviare entro aprile i loro progetti per attingere al contributo messo a disposizione per l'attuazione di interventi di manutenzione straordinaria della rete sentieristica, di bivacchi e infrastrutture a servizio dei rifugi all'interno dei confini dell'area protetta. Il Club alpino di Feltre è pronto: «La documentazione per l'impianto fotovoltaico del Boz e l'approvvigionamento idrico al Dal Piaz è già predisposta e verrà inviata a giorni. La quota del Parco in totale è 12 mila euro (8 mila per il Boz e 4 mila per il Dal Piaz)», dice il presidente della sezione Ennio De Simoi. Che aggiunge: «L'accordo la prima volta è stato biennale (2018-19), poi è stato rinnovato per un anno (nel periodo in cui è stato rinnovato il direttivo del Parco) e l'auspicio è che torni ad essere almeno biennale in modo da poter pianificare meglio gli interventi. I contributi sono un volano per il miglioramento della fruibilità delle stretture di alta quota, ma anche della sentieristica», sottolinea De Simoi. «La manutenzione dei sentieri è un impegno notevole».Il progetto più consistente riguarda il rifacimento e potenziamento dell'impianto fotovoltaico al Boz, finalizzato alla riduzione dell'impiego di energia proveniente da fonti fossili. Operazione prevista nell'ottica dell'abbattimento della produzione di anidride carbonica. L'importo è di 58 mila euro, coperto per la maggior parte dal Cai centrale, poi c'è il contributo del Parco, più l'integrazione della sezione.«Due anni fa abbiamo cambiato il gruppo elettrogeno», ricorda il presidente della sezione di Feltre del Cai. «Con questo impianto fotovoltaico di nuova generazione andiamo ad abbattere fortemente l'impiego di energia fossile». Al rifugio Dal Piaz l'intervento per l'approvvigionamento idrico è iniziato l'anno scorso e verrà completato con le vasche di accumulo dell'acqua. La spesa in questo caso è di circa 23 mila euro. --© RIPRODUZIONE RISERVATA Gazzettino | 22 Marzo 2020 p. 9 edizione Belluno Sentieri, rifugi, bivacchi: alleanza tra Parco e Cai Parco e Cai a braccetto per un rilancio della montagna bellunese. Una crescita della collaborazione, già fattiva, fra Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi e le sezioni bellunesi del Club alpino italiano che insistono nel territorio protetto che mira a dare ancor più lustro all'intero territorio. «Dobbiamo fare squadra - commenta Ennio Vigne, presidente del Parco - con quei soggetti che hanno a cuore il nostro territorio e hanno competenze in merito. Fra questo soggetti c'è il Cai e con loro stiamo lavorando per potenziare quella che è l'offerta di alta quota. Nei nostri obiettivi c'è la salvaguardia del territorio, la promozione del territorio e del turismo sostenibile». IL FINANZIAMENTO Tutti i progetti hanno bisogno di un finanziamento e anche questo non ne è esente. «Con il Cai - prosegue Vigne - stiamo seguendo due aspetti che procedono appaiati: uno riguarda un finanziamento annuale di 32 mila euro e l'altro è su come intervenire nei rifugi e bivacchi che insistono nel territorio del parco che il Cai porta avanti in maniera meritoria». La Direzione del Parco sta lavorando anche su iniziative legate alla Carta europea del turismo sostenibile: «Anche questo progetto andrà avanti in sinergia con il Cai e con altri attori del nostro territorio come la Fondazione Dolomiti Unesco e Dmo Dolomiti». IL DOPO VAIA Il presidente Vigne apre una piccola parentesi anche sulla tempesta del 29 ottobre 2018: «Contiamo di riaprire l'area pic-nic di Candaten, in riva la Cordevole, lungo la statale Agordina in primavera mentre la struttura di Casa del Frassen in Val Canzoi dovrà attendere il 2021 perché manca la realizzazione di un ponte, la Regione e il Comune stanno però già lavorando. Ci sono interventi da fare sui sentieri mentre sulla parte boschiva per una serie di logiche non interverremo». IL CAI Grazie ai finanziamenti del Parco il Cai riesce a portare avanti la vita dei sentieri e delle strutture che gestisce. Solo per fare un esempio la sezione di Longarone negli scorsi anni ha usufruito di una cifra adeguata per sistemare il sentiero numero 520 che parte dalla Val del Grisol e conduce al rifugio Pain de Fontana, ma questo è solo una dei progetti portati a compimento. «Le sezioni del Cai - spiega Angelo Ennio De Simoi, presidente della Sezione di Feltre e consigliere nel direttivo del Parco - devono presentare dei progetti per poter accedere ai finanziamenti del Parco delle Dolomiti Bellunesi. Un finanziamento annuale che speriamo diventi almeno biennale perché solo così possiamo dare seguito a una progettualità più intensa. La volontà è quella di rendere le strutture in quota meno impattanti dal punto di vista ambientalistico: risorse idriche, energetiche, smaltimento e riduzione rifiuti». Daniele Mammani


VINCOLI Corriere delle Alpi | 10 Marzo 2020 p. 37 Saviane, interrogazione al ministro Franceschini sui nuovi vincoli COMELICO SUPERIORE Paolo Saviane ha riportato in auge l'annosa questione dei vincoli paesaggistici a cui sono soggetti i territori di Comelico e val d'Ansiei presentando una interrogazione al ministro del Turismo, Dario Franceschini.L'interrogazione è stata così riepilogata, in una nota, dello stesso senatore leghista che, di fatto, ha chiesto al ministro di esporre le proprie intenzioni in merito alla modifica del vincolo; modifica ritenuta infatti determinante al fine di sbloccare la realizzazione di una propria autonoma strategia di sviluppo.«Il territorio oggetto dalla dichiarazione di notevole interesse pubblico della soprintendenza ha subìto gli effetti devastanti della tempesta Vaia e tuttora necessita di azioni ineludibili di messa in sicurezza e di manutenzione oltre che di recupero e smaltimento del legname abbattuto; operazioni che richiedono tempestività ed efficacia di intervento che sarebbero rese complicate e farraginose con il nuovo sistema di vincolo», sottolinea il senatore Saviane, «la dichiarazione assume caratteristiche di atto volutamente forzato, che non trova giustificazione da necessità impellenti, perché si sovrappone alla già rilevante produzione di strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica locale, regionale e statale, con pertinenti caratteri di rilevante tutela paesaggistica. La dichiarazione risulta in palese contrasto con i risultati referendari di autonomia del Veneto e della provincia di Belluno», dice ancora Saviane, «ed ha avuto parere contrario da parte di tutti gli enti locali. La dichiarazione della soprintendenza preclude le possibilità di sviluppo economico e sociale di un territorio che potrebbe investire sugli eventi mondiali in programma nella provincia di Belluno (mondiali di sci 2021 e olimpiadi 2026, ndr), in un contesto di forte spopolamento da oltre vent'anni con dati demografici drammatici soprattutto nelle aree di montagna e in particolare nella macroarea del Comelico, ovvero quella oggetto del vincolo». --Dierre© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere delle Alpi | 14 Marzo 2020 p. 33 Vincoli, arriva la doccia fredda Il ministero li conferma tutti Francesco Dal Mas AURONZO Si complica la vicenda giudiziaria ed amministrativa dei vincoli paesaggistici per Auronzo ed il Comelico. E non solo perché il Tribunale amministrativo regionale ha rinviato al 6 aprile l'udienza che doveva tenersi il 12 marzo sui ricorsi presentati dalla Regione Veneto e dai Comuni, ma soprattutto perché l'Avvocatura dello Stato ha chiuso, per conto del ministero dei Beni culturali ed ambientali, ogni prospettiva di apertura alle richieste delle comunità locali e della stessa Regione. I legali dei Comuni e della Regione, in considerazione dei tempi lunghi del dibattito in aula, avevano chiesto la sospensiva del decreto di imposizione delle nuove prescrizioni emanato il 5 dicembre 2019. È di questa sospensione che si tratterà appunto nella prima udienza dopo la riapertura del Tribunale dopo la sospensione causata dalla vicenda coronavirus.Ebbene, nel parere fatto recapitare alle parti dall'avvocatura dello Stato, si sostiene anzitutto che la Regione non può arrogarsi il diritto di pianificazione paesaggistica per i limiti imposti dal codice dei Beni culturali ed ambientali, varato nel 2004. Anzi, si contesta alla stessa Regione di non aver predisposto per tempo il piano paesaggistico. Al tempo stesso l'Avvocatura obbietta ai sindaci che avevano lamentato i limiti imposti dai nuovi vincoli, che la realtà dei fatti non dà loro ragione.L'annuncio della norma di salvaguardia risale al giugno 2019, il decreto che la conferma è del 5 dicembre scorso. In questo periodo - ricorda l'Avvocatura dello Stato - sono state presentate 300 richieste di autorizzazione, con una contenuta differenza rispetto al passato e, comunque, solo alcune non sono state accolte. Come dire che la Soprintendenza è stata di "manica larga", vincoli o no. Quindi dalle nuove misure, secondo il ministero dei Beni culturali ed ambientali, non deriverebbe alcun danno al territorio e a chi lo abita.Sarà dunque una fatica in più per i legali dei Comuni e della Regione dimostrare il contrario come, secondo i sindaci, è nei fatti. «Siamo in presenza», commenta l'avvocato Bruno Barel, legale del Comune di Auronzo, «di un attacco gravissimo all'autonomia della Regione, al rapporto di leale collaborazione tra lo Stato e la Regione, e alla funzione delle stesse autonomie locali. Stando al parere dell'Avvocatura dello Stato risulta infatti che il ministero dei Beni culturali ed ambientali e la Soprintendenza possono sostituirsi in tutto e per tutto alla Regione e quindi anche ai Comuni, finanche interferendo su come va recuperato un fienile o va sostituita la recinzione di un giardino».Occupato nella sala di regia della protezione civile, l'assessore regionale Giampaolo Bottacin respinge radicalmente l'approccio dell'Avvocatura dello Stato e assicura che su questo fronte la Regione e i Comuni continueranno a dare battaglia. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 16 Marzo 2020


p. 22 I vincoli non bloccano il collegamento C'è un accordo per la stazione sul Colesei Francesco Dal Mas COMELICO SUPERIORE In attesa della prima udienza del Tar per la sospensiva del Decreto che impone i vincoli paesaggistici ad Auronzo e al Comelico, posticipata al 6 aprile, prosegue il suo iter il procedimento per i nuovi impianti sciistici in Valgrande.Il sindaco Marco Staunovo Polacco è fiducioso. Mancano pochi giorni alla chiusura della fase di raccolta delle osservazioni allo studio, poi ci sarà il passaggio in sede di Vas, la valutazione ambientale strategica. A seguire, superato l'esame, come Staunovo Polacco ritiene, si andrà alla progettazione esecutiva, con tanto ottimismo. Il motivo è presto spiegato: c'è stata un puntuale confronto tra il Comune e i tecnici della Soprintendenza e del Ministero dei Beni culturali. Le parti in causa sono arrivati a un accordo: la stazione di arrivo, sulla cima del Colesei, dovrà essere la più nascosta possibile: interrata, o quasi. Il "miracolo", se ci sarà - come è ormai probabile - potrà servire da modello per altri progetti, anche di riqualificazione. Come dire che, se c'è dialogo, non contrapposizione, si può comunque andare lontano. Con questo "spirito" il sindaco di Comelico Superiore invita i colleghi ad approcciare anche la procedura del ricorso al Tar sui vincoli. «Siamo in attesa della sospensiva del Decreto ministeriale che data 5 dicembre 2019, perché la sentenza arriverà molto più in là nel tempo. L'Avvocatura dello Stato non sorprende», annota Staunovo Polacco, «per la posizione che ha ribadito. È puntualmente quella del Ministero dei Beni culturali e ambientali e, di conseguenza, della Soprintendenza. Si sa che Roma la pensa in quel modo. Noi siamo di altro parere. I giudici sono una parte terza e, quindi, sarà interessante capire come interpretano il complesso della vicenda in contenzioso. Noi sindaci ribadiamo che la nostra gente, per continuare ad abitare le terre alte, non può essere soggetta a limiti, a vincoli che magari li possono convincere a lasciar perdere e ad andarsene».Anche in questo caso Staunovo Polacco non nasconde la sua fiducia. Ammette, invece, di averla persa Giancarlo Ianese, sindaco di San Nicolò Comelico e presidente dell'Unione Montana. «Quando ci siamo messi in gioco, noi sindaci sapevamo che la partita sarebbe stata difficilissima, per non dire impossibile. Ma», afferma, «non potevamo non raccogliere la reazione della nostra gente e, quindi, non fare opposizione. Siamo peraltro convinti di tutelare un territorio già puntualmente salvaguardato, che è così bello e attrattivo, perché la nostra gente, per generazioni, ha saputo conservarlo al meglio. Ma dopo secoli di autonoma gestione, con i risultati che vediamo, come possiamo consentire di essere obbligati a chiedere l'autorizzazione a Venezia per modificare un balcone?». Gli esempi che Ianese propone sono numerosi. E nient'affatto banali. Tutt'altro. Però c'è un fatto che condiziona ancor di più. Se oggi una pratica edilizia, svolta in Comune, costa complessivamente 800 euro e in poche settimane viene autorizzata (o respinta), bisogna triplicare la spesa e i tempi se lo stesso dossier dovesse essere spedito alla Soprintendenza a Venezia. «Lo facciamo già per i grandi progetti», specifica Ianese, «ma non possiamo ripeterlo per la casistica più semplice che oggi affrontano i nostri uffici». Tatiana Pais Becher, sindaco di Auronzo, non si sorprende per i possibili sviluppi allo stesso modo del suo collega di Comelico Superiore. «Ma non posso comunque rassegnarmi», dice, «a rinunciare a progetti di sviluppo importanti, come quelli imbastiti per Misurina. Noi ci auguriamo almeno che i giudici consentano alla Regione di concludere il Piano paesaggistico che aveva in essere, che tiene conto delle minime esigenze di sviluppo che qui abbiamo Corriere delle Alpi | 17 Marzo 2020 p. 34 Vincoli, procedimento al Tar: la Provincia si costituisce AURONZO Prove di dialogo, con la Soprintendenza. Le ha avviate la Regione, le sta concretizzando anche la Provincia, che ha già ottenuto da Venezia la disponibilità dei dirigenti o tecnici ad essere presenti - per il momento almeno un giorno al mese - nella sede di Palazzo Piloni, in città, per mettersi a disposizione dei cittadini e in particolare dei pubblici amministratori che hanno l'esigenza di interloquire.«Questo è il primo risultato del confronto sui vincoli paesaggistici», spiega il presidente Roberto Padrin, «contro i quali abbiamo presentato opposizione, ma nel segno comunque della collaborazione. La Soprintendenza dobbiamo farcela amica, non è certamente nostra nemica. Ecco perché le abbiamo aperto le porte».La Provincia, dunque, ha depositato nei giorni scorsi le memorie di costituzione al Tar del Veneto relativa alla dichiarazione di notevole interesse pubblico del Comelico e del Comune di Auronzo. Si tratta di due atti "ad adiuvandum" che evidenziano la volontà dell'ente Provincia di tutelare non solo i singoli territori su cui sono stati imposti i vincoli paesaggistici, ma anche la pianificazione territoriale di coordinamento e di "area vasta" che rientra tra le competenze strettamente provinciali.«Abbiamo il dovere di tutelare gli interessi dei cittadini del Comelico e di Auronzo, di coloro che vivono quotidianamente i territori su cui sono stati imposti i nuovi vincoli paesaggistici», spiega ancora Padrin, «auspichiamo adesso di poter arrivare a una soluzione diversa, anche grazie al nuovo dialogo intrapreso con la Soprintendenza, che è tornata a Belluno, ospite degli uffici di Palazzo Piloni. Credo sia un'apertura importante che permetterà ai tecnici del ministero di conoscere meglio la realtà bellunese e i territori vincolati».Il 14 gennaio scorso, nel consiglio provinciale straordinario celebrato a Santo Stefano, l'ente Provinciua aveva preso una posizione precisa, assicurando sostegno agli amministratori locali.Con un ordine del giorno apposito, l'assemblea provinciale aveva ritenuto "ingiustificato e inopportuno" il provvedimento adottato dal ministero,


«destinato a complicare in futuro la vita e le iniziative del Comelico e di Auronzo».«Siamo sempre convinti di quell'idea, tanto più che lo spopolamento grave che stanno vivendo le aree più periferiche, Comelico in primis, rischia di essere accelerato dall'imposizione di nuovi vincoli. Noi abbiamo bisogno di rendere viva e vitale la nostra montagna, e proprio per questo porteremo avanti il nostro sostegno ai ricorsi promossi dai Comuni», ribadisce Padrin.L'udienza di sospensiva al Tar del Veneto era stata fissata originariamente per il 12 marzo. Per ovvi motivi, a causa del blocco delle attività dei tribunali, è stata rinviata al 6 aprile; ma l'emergenza coronavirus la farà certamente di nuovo slittare: se va bene, se ne riparlerà forse in maggio.Il ricorso dei Comuni e della Regione ha una sua strada obbligata, che punta anzitutto alla sospensione del decreto del 5 dicembre 2019. Il dialogo avviato da Regione e Provincia segue un altro itineriario. --Francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA Gazzettino | 17 Marzo 2020 p. 9 edizione Belluno Le memorie della provincia contro i vincoli del Ministero COMELICO/AURONZO È una protesta corale che vede gli enti uniti in difesa degli interessi del territorio e dei cittadini. Basta imposizioni dall'alto senza un confronto con chi tra le Dolomiti lavora e vive. E così, dopo la presa di posizione dell'Avvocatura dello Stato che, di fatto ha confermato la posizione del Ministero dei Beni ambientali e culturali, ora gli enti del territorio hanno deciso di andare avanti in maniera compatta e unita. Ultimo atto ufficiale in termini di tempo è l'appoggio legale alla causa davanti al Tar dei Comuni di Comelico Superiore e Auronzo della Provincia. PALAZZO PILONI E così la Provincia di Belluno ha depositato nei giorni scorsi le memorie di costituzione al Tar del Veneto relativa alla Dichiarazione di notevole interesse pubblico del Comelico e del Comune di Auronzo». Si tratta di due atti ad adiuvandum che evidenziano la volontà dell'ente Provincia di tutelare non solo i singoli territori su cui sono stati imposti i vincoli paesaggistici, ma anche la pianificazione territoriale di coordinamento e di area vasta che rientra tra le competenze strettamente provinciali. L'udienza di sospensiva al Tar del Veneto era stata fissata originariamente per il 12 marzo. Per motivi legati all'emergenza coronavirus che ha portato al blocco delle attività dei tribunali, è stata però rinviata a data da destinarsi. IL PRESIDENTE «Abbiamo il dovere di tutelare gli interessi dei cittadini del Comelico e di Auronzo, di coloro che vivono quotidianamente i territori su cui sono stati imposti i nuovi vincoli paesaggistici. Come ente Provincia non ci siamo costituiti direttamente ma, con la presentazione degli atti ad adiuvandum di fatto appoggiamo e integriamo la documentazione già depositata sia dai Comuni di Comelico Superiore che di Auronzo di Cadore. È un atto dovuto il nostro che abbiamo deciso di compiere perchè siamo convinti che il territorio debba essere ascoltato e che, se lo Stato ritiene che in loco la gestione ambientale non sia sufficientemente tutelata, prima possa confrontarsi con chi tra le Dolomiti vive e lavora». L'AUSPICIO «Auspichiamo comunque di poter arrivare a una soluzione diversa, anche grazie al nuovo dialogo intrapreso con la Soprintendenza, che è tornata a Belluno, ospite degli uffici di Palazzo Piloni. Credo sia un'apertura importante che permetterà ai tecnici del Ministero di conoscere meglio la realtà bellunese e i territori vincolati» afferma il presidente Roberto Padrin. LA DECISIONE «Il 14 gennaio scorso nel consiglio provinciale straordinario celebrato a Santo Stefano di Cadore avevamo preso una posizione precisa, assicurando sostegno agli amministratori locali. Con un ordine del giorno apposito, avevamo ritenuto ingiustificato e inopportuno il provvedimento del Ministero, destinato a complicare in futuro la vita e le iniziative del Comelico e di Auronzo. Siamo sempre convinti di quell'idea, tanto più che lo spopolamento grave che stanno vivendo le aree più periferiche, Comelico in primis rischia di essere accelerato dall'imposizione di nuovi vincoli. Noi abbiamo bisogno di rendere viva e vitale la nostra montagna e proprio per questo porteremo avanti il nostro sostegno ai ricorsi promossi dai Comuni». Alessandro Tibolla Corriere delle Alpi | 22 Marzo 2020 p. 22 Vincoli, si vaglia il "congelamento" del ricorso AURONZO Il coronavirus potrebbe far slittare il contenzioso che i Comuni e la Regione hanno avviato contro il ministero dei Beni culturali ed ambientali per l'imposizione dei vincoli paesaggistici, col decreto del 5 dicembre 2019. In questi giorni è infatti allo studio, da parte dei legali dei Comuni, l'opportunità di rinunciare all'istanza di sospensione del decreto, chiesta con il carattere d'urgenza, in attesa dell'avvio del procedimento presso il Tar del Veneto. L'udienza per la sospensiva era stata fissata inizialmente il 12 marzo, poi era stata posticipata al 27, quindi è stata fissata l'8 aprile, all'indomani della conclusione del Dpcm del presidente del Consiglio che sospende ogni attività, compresa quella giudiziaria. Ma, probabilmente, ci saranno delle proroghe ulteriori e gli avvocati si stanno


chiedendo, insieme ai sindaci, se non valga la pena a questo punto ritirare l'istanza e ripresentarla in un momento più sereno. Da una parte c'è la sensazione che nei Comuni si siano raffreddate le domande di autorizzazione di lavori edilizi con incidenza paesaggistica. Dall'altra non manca la preoccupazione che i giudici del Tar, sommersi dalle pendenze, non approfondiscano con tutta la puntualità necessaria i temi del contenzioso e trovino più celere rifarsi alla controdeduzione dell'Avvocatura di Stato che ha confermato la legittimità dei vincoli e non ha riconosciuto il diritto della Regione ad intervenire in materia con l'autonomia rivendicata da Venezia. Fa testo, per l'Avvocatura, il codice dei Beni culturali ed ambientali che, in nome della salvaguardia dell'ambiente, non va per il sottile con le Regioni e, tantomeno, con i Comuni. «In un momento di minore affanno per la contingenza data dal contagio, potremmo far valere con più fortuna le nostre ragioni», riconosce la sindaca di Auronzo, Tatiana Pais Becher, «e, quindi, la richiesta di sospensione potrebbe essere posticipata a tempo debito». Nei prossimi giorni sarà raccolto il parere anche degli altri sindaci. Matura, intanto, un altro tipo di preoccupazione, di cui si è fatto interprete Roberto Padrin, presidente della Provincia: il ricorso per far valere i diritti dei Comuni non deve trasformarsi in una guerra alla Soprintendenza, e neppure al ministero, con i quali va invece intavolato un dialogo seppur dialettico. Intanto il sindaco di Comelico Superiore, Marco Staunovo Polacco, ha scritto al ministero dei Beni Culturali ed ambientali e alla Soprintendenza per dire che la sua Amministrazione «fa e farà sempre riferimento, per qualunque elaborazione tecnica e per qualunque scelta strategica, a quanto elaborato e condiviso con la Soprintendenza e la Direzione generale nei mesi di aprile, maggio, giugno e luglio 2019 in adesione agli atti amministrativi così formati». Il sindaco ha tenuto di precisarlo in merito ad un nostro servizio sul collegamento sciistico e sull'attività di consultazione che il Comune avrebbe svolto con ambienti della Soprintendenza e del ministero. -francesco dal mas© RIPRODUZIONE RISERVATA

CADORE GREEN DEAL Gazzettino | 8 Marzo 2020 p. 15 edizione Belluno «Studio sul futuro delle nostre valli» Cinque settori su cui indagare con l'obiettivo sostenibilità Scettico Casagrande: «Già tanti studi senza alcun risultato» PIEVE DI CADORE Anche il consiglio generale della Magnifica Comunità di Cadore ha dovuto fare i conti con il Corona virus. Riunione a porte chiuse ieri mattina, gel disinfettante a disposizione dei presenti e i consiglieri seduti rigorosamente a distanza di sicurezza così come impone l'attuale emergenza. L'ampio salone ben si presta alle nuove esigenze, alcune assenze hanno reso ancora più sicura la riunione convocata con quattro punti all'ordine del giorno fra i quali la prima variazione al bilancio di previsione 2020, 2022.LA SOCIETÀ NOVIAEd è nell'esporre i conti che viene presentato il progetto Cadore Green Deal per il quale ci si è affidati a Novia srl una società di consulenza strategica. E' un vero e proprio stimolo per «coinvolgere e smuovere i cadorini - spiega Renzo Bortolot presidente dalla Magnifica Comunità - per pensare al Cadore del futuro e per immaginare il futuro del nostro territorio». Guardare oltre il quotidiano, impegnarsi oltre il proprio orticello e campanile, per immaginare quale Cadore lasciare alle future generazioni. La prima fase del progetto è partita, sarà a tappe questo cammino che vede la Magnifica Comunità nel ruolo di coordinatrice ma anche di stimolo; e come ogni percorso a tappe ci saranno resoconti puntuali «per capire se quanto stiamo facendo è utile e se continuare o meno, entro l'anno avremo i risultati della prima fase» ha spiegato Bortolot. I BINARI DI INDAGINEIl progetto in questo avvio vale 24 mila euro, finanziato in parte da fondi propri dell'Ente e in parte con le risorse messe a disposizione dal Consorzio Bim Piave. Sono cinque i capitoli sui quali agire, e tutti hanno come base la sostenibilità: Cadore montagna altamente sostenibile. E sono: l'ecologico ambientale, l'economico, l'umano e sociale, quello su storia arte e cultura ed infine quello istituzionale. Sulla bellezza delle Dolomiti patrimonio Unesco e per la cura dell'ambiente, compreso quello urbano non ci sono dubbi e sarà la Magnifica a governare questa visione con un metodo ben preciso. Fondamentale sarà la conoscenza della nuova programmazione europea 2021, 2027 e l'Agenda 2030, la costituzione del tavolo di regia, il momento concertativo territoriale, il piano di sviluppo, l'attivazione dei cantieri di sviluppo e dei piani tematici di sviluppo. SFIDE E OPPORTUNITÀQuello che attende il Cadore nei prossimi anni è un insieme di sfide ed opportunità: ci sono i grandi eventi sportivi, c'è la nuova programmazione comunitaria, ci sono gli obiettivi dell'Agenda 2030 e la nuova strategia nazionale per le Aree Interne. Tutti momenti, tutte occasioni per valorizzare le trasformazioni in atto e per promuovere nel Mondo ed in Europa la nuova identità del Cadore «quale territorio montano altamente sostenibile». IL DIBATTITONel dibattito è intervenuto il consigliere Flaminio Da Deppo, che forte della sua vasta esperienza nel Gal, suggerisce il percorso: «Dobbiamo mettere in campo una strategia di area vasta che tenga conto del territorio montano e dell'area transfrontaliera. Un'area che potrebbe comprendere tutto il bellunese ma anche Asiago per la sua tipicità alpina ovviamente dialogando con il Friuli e il Trentino Alto Adige: questo deve essere l'obiettivo». Della serie: da soli non si va da nessuna parte. COINVOLGIMENTOGli ha fatto eco il consigliere Claudio Agnoli: «Se riusciremo a costruire un quadrilatero dell'area montana avremmo raggiunto l'obiettivo». Bepi Casagrande, sindaco di Pieve ed assessore in Magnifica: «In Cadore progetti di studio se ne sono fatti tanti ma senza successo. Non ha funzionato la strategia di coinvolgimento. Sta a noi, al consiglio della Magnifica, un po' alla volta riuscire a coinvolgere tutti». I primi coinvolti saranno i sindaci e poi le categorie economiche e sociali, e tutti quei soggetti


che ben rappresentano il Cadore.Giuditta Bolzonello Corriere delle Alpi | 10 Marzo 2020 p. 38 "Green deal Cadore 2030": la Magnifica guarda al futuro PIEVE DI CADORE Causa Coronavirus, seduta a porte chiuse sabato del consiglio della Magnifica. Al centro dell'attenzione il progetto "Green deal Cadore 2030", redatto dal Centro studi Novia su incarico dell'ente, e la prima variazione di bilancio del 2020. Non tutti i consiglieri hanno risposto all'appello, è stato così più facile rispettare le distanze volute dalle norme anti contagio. «Lo studio», ha affermato il presidente della Magnifica, Renzo Bortolot, «è stato pensato come uno stimolo in grado di coinvolgere i giovani cadorini che stanno pensando al loro futuro e che serve ad immaginare come potrebbe essere il "loro Cadore" e come vorranno lasciarlo alla generazione che li seguirà». La prima fase del progetto, che dovrebbe terminare entro fine anno, è già iniziata: sarà a tappe e sarà la Magnifica a coordinare i vari step. Per questo sarà compito preciso dell'ente mantenere un contatto continuo con il territorio per verificare se le azioni attivate vanno nel senso auspicato. I capisaldi dai quali partire sono stati sintetizzati partendo dalle sfide e dalle opportunità alle quali il territorio dovrà rispondere, positivamente e con forza. Al primo posto le manifestazioni sportive (campionati del mondo di sci e canoa; Olimpiadi invernali); poi la nuova programmazione europea 2021 -2027 e gli obiettivi dell'Agenda 2030. Su questi temi è stato aperto il dibattito che in larga parte è stato monopolizzato da Flaminio Da Deppo, presidente del Gal, che dall'alto della sua esperienza ha proposto di allargare lo studio e l'impegno, coinvolgendo nel progetto sia l'intera provincia di Belluno, sia alcune aree transfrontaliere, come Asiago, che hanno caratteristiche simili a quelle cadorine. In pratica ha proposto il coinvolgimento delle regioni confinanti per poter contare su una maggiore forza politico amministrativa ed economica. A Da Deppo si è collegato anche il consigliere Claudio Agnoli, secondo il quale è necessario allargare il progetto alle regioni confinanti. Di parere diverso il sindaco di Pieve, Giuseppe Casagrande, secondo il quale non servirebbero altri studi, per i quali si investirebbero finanziamenti che si potrebbero utilizzare per cose più concrete, perché studi di questo tipo nei decenni scorsi ne sono stati fatti alcuni che sono rimasti nei cassetti, solo perché è mancato il coinvolgimento delle Amministrazioni. «Sta a noi», ha concluso Casagrande, «al consiglio della Magnifica, gradualmente coinvolgere tutti, iniziando dai sindaci, per arrivare alle categorie economiche, sociali e a tutti coloro che possono portare dei contributi validi». --V.D.


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