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NOTIZIE DA RIFUGI E BIVACCHI
Corriere delle Alpi | 5 agosto 2022
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Sette giorni per dare nuova vita al bivacco incassato nella roccia
IL PROGETTO Nuova vita in arrivo per lo storico bivacco Carlo Buffa di Perrero. Letteralmente aggrappato alla parete di forcella Padeon, sul Cristallo, la struttura tornerà presto fruibile grazie ai lavori di ristrutturazione che vedranno impegnate le divise del 6° Reggimento Alpini di stanza a Brunico in collaborazione con maestranze e professionisti ampezzani.Si comincia lunedìI lavori di ristrutturazione del bivacco, ritenuto inagibile circa un anno fa a causa del cedimento del tetto sotto la pressione della neve, inizieranno lunedì ed andranno avanti per circa una settimana. Il cronoprogramma è già pronto e vedrà operare sul posto gli uomini del 6° Reggimento Alpini; ma le manovre preliminari sono già iniziate grazie all'ausilio di un elicottero che ha trasportato in quota i materiali necessari ai lavori, precedentemente preparati all'interno di due aziende ampezzane doc specializzate nel legno: la lattoneria Schiavon di Ivan Schiavon e la falegnameria di Sisto Pompanin. Il bivacco verrà dapprima messo in sicurezza, successivamente si procederà alla ristrutturazione del tetto. Una volta completati i lavori, la struttura tornerà a disposizione degli escursionisti in transito a forcella Padeon mentre il 17 settembre sarà effettuata una cerimonia di inaugurazione. I lavori di ristrutturazione del bivacco Carlo Buffa di Perrero saranno seguiti dalle telecamere della nota trasmissione "Falegnami ad alta quota" in onda sul canale Dmax. Presto spiegata, dunque, la presenza in quota, tra le varie maestranze, dei fratelli altoatesini Curzel, protagonisti del fortunato format televisivo giunto ormai alla seconda edizione.La storiaIl bivacco Carlo Buffa di Perrero è stato costruito durante la prima guerra mondiale. Venne intitolato al colonnello Carlo Buffa di Perrero, nato a Torino e deceduto in guerra nel novembre del 1916 a Locvizza Kostanie, colpito da una granata. Ricevette una medaglia d'argento al valor militare a seguito di una operazione condotta al comando del battaglione Cadore del 7° Alpini tra le vette del Cristallo nell'ottobre del 1915. In seguito alla sua morte, il 15 marzo del 1917 ricevette anche una medaglia d'oro al valore militare.DEGRADO E RINASCITALa situazione di grave pericolosità del bivacco venne segnalata da alcuni escursionisti impegnati sul sentiero attrezzato Ivano Dibona. A seguito della segnalazione, il soccorso alpino di Cortina effettuò una ricognizione sul posto anche grazie all'aiuto di un elicottero, registrando il cedimento del tetto sotto i colpi delle intemperie. L'impegno ad alta quota del 6° Reggimento Alpini di Brunico rientra tra le attività legate alla celebrazione dei 150 anni del corpo degli alpini che in questi giorni ha interessato anche Cortina. Al progetto di ricostruzione del bivacco partecipano attivamente anche le Regole d'Ampezzo e l'associazione nazionale alpini. -Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 13 agosto 2022
p. 20
Rifugi a macchia di leopardo: «In "periferia" si soffre ancora»
ad Alta quota Vi ricordate le estati con le code di 300 metri per salire in funivia, al ritorno dalla passeggiata in quota? E i tre turni per pranzare ai rifugi? Altra epoca. Eppure era solo l'anno scorso. «Quest'estate è una stagione in chiaroscuro», afferma Mario Fiorentini, che gestisce il rifugio "Città di Fiume", ai piedi del Pelmo e che coordina una quarantina di colleghi di altrettanti rifugi del Veneto. «Abbiamo una frequentazione e un afflusso a macchia di leopardo. Ci sono ancora grosse differenze tra le varie aree del territorio. E la comunicazione fa la differenza».Sono presi d'assalto i rifugi intorno alle Tre Cime, quelli più blasonati davanti alle Tofane, quindi sopra Cortina, o in riva al lago Sorapis. Altrove non è il deserto, ma in qualche caso poco ci manca, soprattutto in periferia. Il tutto esaurito? In rari casi a pranzo, sì. Di notte no. «In ogni caso», ammette Fiorentini, « è buono il ritorno degli stranieri nei trekking con i pernottamenti. Le alte vie tornano a essere frequentate, anche dagli stranieri».Si percepisce la situazione economica in difficoltà, con la minore capacità di spesa delle famiglie: «Specie nella ristorazione. Si fanno molte merende al sacco e si fruisce del rifugio», lamenta Fiorentini, «limitatamente ai soli servizi o poco più. Ma si tenga conto dei costi importanti quest'anno su acqua, smaltimento rifiuti, energia». Secondo Fiorentini, è necessaria una efficace comunicazione e una attenta organizzazione dei flussi per orientare la scelta delle destinazioni e il periodo di fruizione finalizzata alla riduzione del carico nei periodi critici che portano più che altro a problemi per tutti: «Dire che va tutto a gonfie vele perché nelle settimane centrali di agosto c'è il pienone è troppo facile», chiosa Fiorentini, con un pizzico di preoccupazione. Infine il problema del personale. «Considerate le particolari condizioni in cui si lavora (spazi, tipologia del lavoro, "isolamento", competenze) completare i team di lavoro è stato veramente complesso e non sempre ci si è riusciti anche per difficoltà
legate alle problematiche contrattuali imposte dalla legge che ovviamente non possono tenere conto di situazioni così particolari e specifiche». --Fdm© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 17 agosto 2022
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Rifugio sul Rite, salasso energia Scola: «Alzo bandiera bianca»
CIBIANA Ferragosto con sorpresa a dir poco amara per Giorgio Scola. Il gestore del rifugio Dolomites situato sul monte Rite a due passi dal museo di Reinhold Messner si è visto recapitare una bolletta pari a 13mila 879,60 euro relativa alle spese di energia del solo mese di agosto. Per la precisione, 9.999,21 euro di consumi che con i balzelli vari imposti dalla burocrazia italiana sale a quota 11. 376,72 a cui va ulteriormente aggiunta l'Iva per un totale di 13.897,60. Numeri da capogiro, quando è bastato a Giorgio Scola per decidere di alzare bandiera bianca. «È impossibile andare avanti in questa maniera. Questa mattina (ieri, ndr), appena ricevuta la bolletta, la prima telefonata l'ho fatta all'entourage di Reinhold Messner per spiegare l'accaduto ed avvisarli che da fine estate ho intenzione di valutare la possibilità di chiudere il rifugio». Scola è a dir poco amareggiato dell'accaduto. Che, stando a quanto racconta desolato, non rappresenta una novità. «Negli ultimi otto mesi ho ricevuto e pagato bollette per un importo complessivo pari a circa 45mila euro compresa l'ultima che scadrà a fine mese» rivela il gestore del Dolomites, «nel recente passato in tutto l'anno la cifra spesa per luce e gas al rifugio non ha mai superato i 13/14mila euro. Gli aumenti sono esorbitanti ed ingiustificati. Ho fatto i salti mortali per garantire l'apertura di questo rifugio tutto l'anno. Estate ed inverno. A proposito di inverno, mi sono dotato di un gatto delle nevi, acquistandolo, per garantire la battitura della strada che dal passo Cibiana sale fino in cima al monte Rite. E questi sono i risultati. Con una bolletta di quasi 14mila euro da pagare entro il 29 agosto prossimo, quanto dovrei fatturare per ricavarne dal mio lavoro anche un dignitoso guadagno?».Inevitabile la decisione di abbassare le saracinesche. «C'è un momento in cui bisogna avere il coraggio di dire basta» prosegue a cuore aperto Giorgio Scola, «gestisco tra mille difficoltà questo rifugio da cinque anni, qui ho trasferito anche la mia residenza. Pago l'affitto perché il rifugio è di proprietà del Comune di Cibiana, pago un mutuo che ho acceso quando ho intrapreso questa avventura. Adesso ci si mettono anche queste bollette dagli importi inverosimili. Cos'altro posso fare se non decidere di mollare tutto? Non ricevo aiuti da parte di nessuno. Volevo installare i pannelli fotovoltaici ma non ho ancora ricevuto risposta. E adesso cosa mi resta tra le mani? Questa bolletta a dir poco salata ed ancora mutuo ed affitto da garantire» . La disamina di Giorgio Scola prosegue. «Quando ho acceso il mutuo, era di una determinata cifra. Quella cifra adesso è aumentata e non diminuita. Questo significa che, non solo le spese aumentano di volta in volta, ma anche che per quanto mi riguarda non ci sto guadagnando niente ma solo rimettendo. Ora non mi resta che alzare bandiera bianca».Spiragli per un ripensamento? «I pannelli fotovoltaici li ritengo indispensabili». -Gianluca De Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’Adige | 25 agosto 2022
p. 33
Nove rifugi verso la liberazione dalla plastica
Oggi e giovedì 1 settembre il Parco Naturale Adamello Brenta, in collaborazione con l'Azienda per il turismo Madonna di Campiglio e l'Associazione Plastic Free onlus, organizza due escursioni pomeridiane gratuite che hanno come meta alcuni rifugi che aderiscono al progetto "Let's Green". Parliamo di strutture che hanno messo al bando la plastica monouso (piatti, bicchieri, posate e simili), che hanno avviato un percorso che permetterà di non utilizzare più la plastica in futuro, e/o che hanno adottato un compattatore per smaltire, riciclandola, la plastica residua (come le bottigliette d'acqua). Due le destinazioni: oggi l'escursione andrà da cascina Zeledria al rifugio Nambino (nella foto) e ritorno con partenza alle 14 da malga Zeledria. Giovedì 1 settembre si andrà dalla cima del Doss del Sabion (raggiunta in funivia da Pinzolo, sempre con orario di ritrovo alle ore 14) a malga Cioca e poi al rifugio Prà Rodont. Si raccomanda di avere abbigliamento e calzature da trekking, portare con sé la borraccia e riportare i rifiuti a valle a fine escursione. Prenotazioni online presso l'Apt Madonna di Campiglio, telefono 0465 447501 email: info@campigliodolomiti.it."Let's Green - No Time to Waste" è un'ambiziosa iniziativa sviluppata dal Parco Naturale Adamello Brenta assieme all'Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio e all'Associazione Plastic Free Onlus, che si prefigge «l'obiettivo di sensibilizzare e coinvolgere la popolazione, i Comuni, le strutture ricettive, i luoghi di lavoro sulle azioni da intraprendere per la riduzione della plastica, la separazione e la compattazione dei materiali di rifiuto ed il rispetto dell'ambiente in relazione all'inquinamento del suolo, delle acque e dell'aria, ai cambiamenti climatici ed alla perdita di habitat e di biodiversità: tematiche locali con effetti globali che richiederanno nei prossimi decenni grande coraggio e
soluzioni efficaci». Così parlò il Parco Adamello Brenta. Fra i rifugi finora hanno aderito al progetto "100% Plastic Free" Malga Montagnoli e Cascina Zeledria di Madonna di Campiglio; stanno andando verso un futuro senza plastica monouso i rifugi Nambino, Patascoss, Casinèi e Malga Ritorto di Madonna di Campiglio, Rifugio Doss del Sabion, Ristorante Prà Rodont e Malga Cioca di Pinzolo. G.B.
Corriere delle Alpi | 30 agosto 2022
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Rifugisti e guardie costretti a fare gli spazzini in quota
cortina La scatoletta di tonno che ha rischiato di uccidere lo stambecco del Sorapis era stata abbandonata da tempo, già arrugginita, ma il problema dei rifiuti è notevole su tutte le Dolomiti. «I gestori dei rifugi e le guardie fanno pulizia quasi tutti i giorni, ma è difficile arrivare ovunque». A spiegarlo è Michele Da Pozzo, direttore del Parco regionale delle Dolomiti d'Ampezzo, svelando come queste figure svolgano un ruolo che va ben oltre i loro incarichi. «Non lo fanno per dovere, ma per coscienza», precisa Da Pozzo. Il lago di Sorapis non è compreso nel Parco, fa parte delle Regole che hanno le loro guardie, ma la competenza rimane della Polizia provinciale e, nella pratica, la collaborazione tra questi enti è molto elastica. «Le guardie fanno giri periodici, ma è impossibile essere ovunque. Lo stambecco del Sorapis è stato fortunato, perché la guardia si è trovata nel posto giusto nel momento giusto e non è la prima volta che succede». Da Pozzo rivela che c'è un precedente specifico, anche se risale a parecchio tempo fa: «Sono passati quasi trent'anni», precisa il direttore. «Nei pressi del rifugio Biella, sulla Croda del Becco (gruppo della Croda Rossa), fu trovato uno stambecco che aveva ingoiato una lattina di Coca Cola. Anche quella volta ci fu l'intervento di un veterinario, ma l'animale morì qualche giorno dopo a causa del forte stato di debilitazione in cui si trovava».Il precedente serve a far capire quanto sia pericoloso abbandonare rifiuti in montagna: «Gli animali sono curiosi e golosi e qualsiasi rifiuto può rivelarsi letale per loro. La scatoletta di tonno del Sorapis sicuramente non aveva più l'odore di cibo, eppure lo stambecco ha cercato di mangiarla lo stesso».Ma il pericolo non arriva solo dai rifiuti non degradabili: «Spesso le persone pensano che gli avanzi di cibo non siano un problema e che nel giro di qualche mese spariranno. In realtà per gli animali è un rischio anche mangiare un rifiuto biodegradabile. Una buccia di banana, ad esempio, rischia di soffocarli. Noi sensibilizziamo il più possibile e mettiamo cartelli ovunque, ma i rifiuti che troviamo in giro sono sempre tanti». --© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’Adige | 31 agosto 2022
p. 13, segue dalla prima
Il rifugio Pedrotti come un "faro" ristrutturazione nel segno del rosso
UGO MERLO Sarà, quella del rifugio Tommaso Pedrotti alla Tosa, ai 2491 metri, poco sotto la Bocca di Brenta una ristrutturazione parziale: rifacimento dell'ultimo piano, (il sottotetto) con 8 stanze, il tetto a falda asimmetrica, per installare i pannelli fotovoltaici, ricoperto di lamiera aggrappata rossa, un corpo aggiunto sul lato nord est che include la nuova scala antincendio. Questo il progetto di massima realizzato dall'architetti Stefano Pasquali, Samantha Minozzi, Alberto Stangherlin e dall'ing. Andrea Moser, vincitori del concorso, indetto dalla Sat, proprietaria del rifugio, che ha deciso di effettuare dei lavori di sistemazione di un rifugio strategico nel cuore del Gruppo Brenta, base di partenza per le scalate alle vette che lo circondano e per i sempre numerosi alpinisti che affrontano la storica via delle Bocchette. La ferrata delle Bocchette è una delle opere alpinistiche più importanti del Trentino concepita nel 1930 da Giovanni Strobele. È la prima volta che la Sat adotta la modalità del concorso di progettazione per la ristrutturazione di un suo rifugio e lo ha fatto come hanno spiegato alla conferenza stampa, tenuta nella sede dell'Ordine degli architetti di Trento, la presidente Anna Facchini e la sua vice Iole Manica, con una visione innovativa e positiva e una spesa di 19 mila euro. Mauro Giovanazzi, presidente dell'Ordine degli architetti trentini ha espresso la sua soddisfazione, per il successo del concorso, ben 60 i progetti arrivati alla giuria, la cui gestione è stata condivisa, oltre che con la Sat, rappresentata nella giuria dell'ex vice presidente ing. Roberto Bertoldi, anche con l'Ordine degli ingegneri della provincia di Trento. Ha partecipato alla conferenza stampa la presidente Silvia Di Rosa. Giovanazzi ha espresso il suo compiacimento per il fatto che il concorso sia stato vinto da professionisti trentini e che sono giovani, in un momento in cui non è facile per loro emergere. La scelta della ristrutturazione di uno dei primi rifugi della Sat, il Pedrotti fu costruito ai primi del secolo scorso dalla sezione di Brema della Doav e passò alla Sat nel 1914, è stata fatta dopo molte riflessioni. Si prospettavano due soluzioni: costruire il Pedrotti alla Tosa ex novo, la seconda intervenire con una ristrutturazione parziale, mantenendo l'attuale edificio migliorandolo. L'architetto Pasquali ha spiegato i dettagli del progetto. Il Pedrotti alla Tosa, che manterrà invariati i posti letto: 135, sarà ampliato in termini di volume di 134 metri cubi, pari al 5% dell'attuale, con una migliore funzionalità. Il nuovo sottotetto, infatti, sarà più alto di mezzo metro rispetto all'attuale. Sarà demolito l'attuale tetto e sostituito con uno realizzato con travi pannello, isolato e ventilato, ricoperto da lamiera aggrappata di colore rosso. «La scelta del rosso - ha detto Pasquali - è dovuta al concetto che vogliamo dare al rifugio, con una visibilità che lo faccia sembrare un faro di montagna». Altra importante novità sono i pannelli fotovoltaici, che saranno collocati sulla falda più ampia del Pedrotti lato sud ovest, che forniranno un picco di energia elettrica pari a 20 chilo watt e permetteranno quindi di sfruttare l'energia del sole, che è gratuita e non inquina, con un risparmio per il gestore di gasolio per l'alimentazione del gruppo generatore. Per quanto riguarda la scala antincendio, collocata sul lato nord est dell'edificio, al rendering sembra un po' impattante, essa sarà appoggiata su di un basamento di calcestruzzo e sarà in acciaio, ma come ha detto Pasquali: «La scala non avrà solo la funzione di sicurezza, ma sarà l'elemento propulsore per la ristrutturazione, in diverse fasi, di tutto il corpo di fabbrica. Collegando tutti i quattro piani del rifugio permetterà nel tempo di ripensare gli spazi interni. Fondamentale la scelta della struttura composta da telaio metallico dimensionato per garantire un adeguamento sismico dell'intero edificio». Il costo della ristrutturazione del Pedrotti in Brenta è stata fissata dalla Sat in 990 mila euro. Ora il team dei progettisti vincitori del concorso lavoreranno per realizzare il progetto definitivo entro il 2022.I progetti dovranno essere quindi sottoposti all'approvazione degli enti: provincia, comune di San Lorenzo Dorsino, Parco Adamello Brenta. Quindi la Sat dovrà appaltare i lavori. La Sat, come hanno confermato Facchini e Manica, conta di iniziare i lavori nel giugno del 2023. Per la prossima stagione, per il gestore Franco Nicolini, lassù con la famiglia da 10 anni e per gli alpinisti si prospetta una stagione con qualche disagio, ma il Pedrotti sarà aperto. Poco sotto il Pedrotti c'è il rifugio Tosa, a 2440 metri, della Sat costruito nel 1881, un edificio storico datato, che forse si poteva demolire e accorpando i volumi realizzare, ovviamente con costi ben più elevati, una struttura nuova.
Corriere delle Alpi | 31 agosto 2022
p. 26
Turismo sostenibile Parco e Provincia visitano le strutture
LONGARONE Sopralluogo al rifugio Pian de Fontana per i presidenti della Provincia di Belluno e del Parco nazionale Dolomiti bellunesi. Visita che rientra nella strategia del Parco per pianificare interventi di valorizzazione del turismo slow e sostenibile. «Stiamo promuovendo diversi sopralluoghi sul territorio, all'interno del perimetro dell'area tutelata», spiega il presidente del Parco, «si tratta di visite propedeutiche a pianificare gli interventi e gli investimenti che intendiamo fare sulla sentieristica. L'obiettivo è sviluppare pacchetti turistici per zone particolari. E nell'ultimo sopralluogo ci siamo concentrati sul rifugio Pian de Fontana, passaggio suggestivo e tappa dell'Alta via numero 1. Abbiamo approfittato della presenza del Cai di Longarone, del sindaco e del tecnico dell'Unione montana per parlare della rete di sentieri». Il rifugio Pian de Fontana è di proprietà del Comune di Longarone e si trova a quota 1.632, alla testata della Val dei Ross,