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AURONZO DI CADORE E COMELICO SUPERIORE: UN AGGIORNAMENTO SUI VINCOLI
Corriere delle Alpi | 28 agosto 2022
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«Senza pista da bob, né Giochi né strade»
CORTINA «Spostare a Innsbruck le gare di bob? Non se ne parla nemmeno. La pista da bob si fa e basta, perché serve alle Olimpiadi; e, senza i Giochi, non ci sarebbero nemmeno i soldi per le varianti di Longarone e Cortina. Per questo la pista è priorità assoluta». L'opzione Innsbruck (avanzata dai comitati locali e dalle associazioni ambientaliste, ma anche dallo stesso Comitato olimpico internazionale), non è dunque minimamente presa in considerazione dal vice ministro per le Infrastrutture con delega olimpica Alessandro Morelli.Il che, traducendo in un concetto semplice, sta a significare che le Olimpiadi sono diventate a conti fatti una questione soprattutto politica, col governo centrale che ha messo la faccia sul progetto e che non ha nessuna intenzione di cederne una parte (peraltro importantissima, soprattutto per Cortina). La pista va inquadrata insomma in un discorso più generale; contesto nel quale il governo ha investito 600 milioni per le varianti; soldi che altrimenti, a detta del vice ministro, non sarebbero mai arrivati in provincia.«Cortina non vive solo fino al 2026, ma anche oltre. Finalmente si potranno vedere realizzate opere che la comunità attende da 40/50 anni».L'altra sera a Cortina Morelli ha poi snocciolato i soldi che il governo ha stanziato per queste Olimpiadi: 2 miliardi, per la maggior parte investiti in infrastrutture, oltre ai 400 milioni inseriti nel decreto Aiuti Bis in fase di approvazione per eventuali rincari nelle materie prime. Nelle somme stanziate rientrano anche gli 85 milioni della pista da bob, spesa che originariamente sarebbe dovuta essere interamente a carico della Regione Veneto. La costruzione della nuova "Eugenio Monti" è ora in mano al commissario straordinario Sant'Andrea, anch'egli presente all'incontro in municipio a Cortina. Sant'Andrea ha spiegato che la pratica sulla pista ha subito una accelerazione dopo la sua nomina, in quanto rientra nelle opere essenziali non differibili, pur riconoscendo che si è in ritardo e che il «tempo è il nostro più grande nemico». È poi ancora aperto il procedimento della dichiarazione di interesse culturale (da parte della Sovrintendenza) per la vecchia "Eugenio Monti", che verrà discusso in conferenza dei servizi il prossimo 8 settembre. La questione sembra essere risolta con uno «strip out di quota parte della pista»: verrà cioè mantenuta una parte, probabilmente quella dell'attuale arrivo che ruota attorno ai campi da tennis di Sopiazes. Inoltre verrà allestito un box informativo sulla storia e la cultura che ruota attorno alla pista originaria, affinché il nuovo impianto vada verso uno sviluppo non solo sportivo, ma anche culturale.«Sui tempi, salvo imprevisti, lo strip out della pista avverrà entro l'anno», ha spiegato Sant'Andrea, « seguirà l'istruttoria per il progetto definitivo ed esecutivo a gennaio, e successivamente per l'appalto dei lavori. La costruzione del nuovo impianto inizierà a giugno 2023». -- Marina Menardi© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 9 agosto 2022
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Comelico e Auronzo, vincoli cancellati Il Tar: «Comprimono lo sviluppo»
Alessia Forzin Comelico Avevano ragione i sindaci di Auronzo e del Comelico: i vincoli apposti dal ministero della Cultura avrebbero azzerato ogni possibilità di sviluppo dei territori. Ora lo dice anche il Tar del Veneto, che con la sentenza 1280/2022, depositata ieri dopo l'udienza del 28 aprile, ha annullato il decreto del Mibac, deducendo «l'illegittimità del provvedimento per difetto di istruttoria e motivazione». Non c'era ragione per fare un provvedimento «così stringente e penetrante», scrive il Tar, considerando che già oltre il 96% del territorio è vincolato per legge. Il ministero ha usato dati «erronei, incompleti e non aggiornati» per giustificare il provvedimento, che rischia di favorire lo spopolamento invece di contrastarlo, non lasciando margini autorizzativi agli enti locali per creare nuove strutture turistiche.LA STORIAI ricorsi (tre, riuniti in un unico procedimento) erano stati proposti dal Comune di Auronzo (assistito dall'avvocato Bruno Barel, socio fondatore dello Studio BM&A di Treviso), da altri Comuni della zona e dalla Regione Veneto, con l'intervento a sostegno della Provincia di Belluno. I ricorrenti chiedevano l'annullamento del decreto 1676 del 5 dicembre 2019, con il quale il ministero della Cultura aveva imposto pesanti vincoli paesaggistici su Auronzo, Comelico Superiore, Danta, San Pietro, San Nicolò Comelico e Santo Stefano,
attraverso la "Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area alpina". Un'area di oltre 420 kmq. Si erano opposte al ricorso Italia Nostra, Mountain Wilderness Italia e Lipu.I ricorrenti contestavano il decreto perché introduceva, in aggiunta a tutti quelli già esistenti, un ulteriore vincolo molto dettagliato, che finiva con esautorare di ogni potere le comunità locali nel governo del territorio. Il decreto precludeva ogni possibilità di sviluppo, fra cui quello del collegamento sciistico con la Pusteria.«IL MINISTERO HA USATO DATI ERRATI»Il Tar inizia premettendo che lo Stato poteva apporre il vincolo, come affermato dalla Corte Costituzionale nel 2021, per conservare il paesaggio, ma, si sono chiesti i giudici: quel potere è stato esercitato in modo corretto, ragionevole e proporzionato, all'esito di una congrua istruttoria e sulla base di una chiara e coerente motivazione? La risposta, dipanata nella sentenza, è no.«Il decreto poggia su dati istruttori errati e non aggiornati, e su una motivazione perplessa e contraddittoria», scrivono i giudici. L'area compresa fra Auronzo e il Comelico è «già sottoposta a molteplici vincoli ex lege, che hanno sinora consentito la "straordinaria conservazione di detto territorio e delle sue bellezze"». Infatti è già vincolato il 96% del territorio. Il ministero diceva che era scoperto il 25%, ma non aveva considerato gli usi civici, il patrimonio regoliero, era errato il calcolo dell'estensione dei vincoli su boschi e foreste.NORME STRINGENTI E PENETRANTIInoltre è stata introdotta una «disciplina d'uso estremamente penetrante e dettagliata, che non è formata da meri indirizzi e criteri, bensì da vere e proprie norme tecniche operative di dettaglio che regolamentano ogni minuto intervento sul territorio, finanche l'installazione di recinzioni, insegne e cartelloni pubblicitari».«Non è dato comprendere quale sia la necessità, logicità, ragionevolezza e proporzionalità di un intervento ministeriale così stringente e penetrante, adottato per giunta in via d'urgenza». Secondo il Mibac bisognava evitare il rischio di sfruttamento intensivo del territorio determinato dalla crescita turistica e i «fenomeni di alterazione in atto della componente rurale». Che però, scrivono i giudici, non sono dimostrati.SPOPOLAMENTOI vincoli non servono nemmeno a contrastare lo spopolamento. Anzi, rischiano di aggravarlo secondo il Tar. «L'apposizione di una disciplina vincolistica accompagnata da una disciplina d'uso che non lascia in concreto alcun margine autorizzativo (o quasi) per la creazione di nuove strutture turistiche, sciistiche o, più in generale, ricettive (come i parcheggi o gli spazi attrezzati per il camping), finisce di fatto per comprimere irrimediabilmente le possibilità di sviluppo economico e sociale delle aree interessate, favorendo ulteriormente il fenomeno dello spopolamento delle aree montane che il decreto vorrebbe contrastare». E rischia di favorire «un lento ma inesorabile declino economico-sociale delle aree alpine considerate».La tutela paesaggistica deve essere «coordinata e armonizzata con tutti gli interessi in gioco», trovando un «punto di equilibrio che assicuri il "best interest" delle aree alpine e delle comunità locali che hanno finora contribuito, in modo decisivo, alla "straordinaria conservazione" dei paesaggi che si intendono preservare».«PROVVEDIMENTO ILLEGITTIMO»Per tutte queste ragioni il Tar accoglie il ricorso dei Comuni, della Regione e della Provincia, deducendo l'illegittimità del provvedimento. Spese compensate fra le parti.«Nella prassi della giustizia amministrativa sono piuttosto rare le pronunce nelle quali vengono annullati decreti ministeriali di vincolo», fa sapere lo studio legale BM&A. «In questo caso, però, non erano a confronto interessi privati contro l'interesse generale, ma piuttosto il rispetto delle autonomie locali nella protezione del territorio». Il ministero potrà impugnare la decisione del Tar al Consiglio di Stato. --© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 9 agosto 2022
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Ma ora c'è il timore che salti il collegamento sciistico
COMELICO SUPERIORE Sono più di 500 le autorizzazioni paesaggistiche che la Soprintendenza ha riconosciuto in tre anni nel solo Comelico, qualche centinaio anche ad Auronzo. In tre anni di vincoli. I 6 Comuni quasi quasi avevano fatto l'abitudine. Pochissimi i casi in cui le richieste venivano respinte. E i tempi erano contenuti di media in un mese. Questo, almeno, testimonia il presidente dell'Unione Montana Giancarlo Janese. La soddisfazione è palese, a partire dagli amministratori. Ma è attraversata in queste ore da una crescente preoccupazione.Non tanto e non solo perché contro la sentenza del Tar sarà fatto ricorso, ma perché in queste settimane si stava concludendo una delicatissima trattativa per il collegamento sciistico tra Padola e la Val Pusteria, precisamente il Col Colesei.Le indiscrezioni davano per imminente l'accordo con la Soprintendenza: finalmente in settembre.Da ieri pomeriggio, quando si è diffusa la notizia dello svincolo paesaggistico, il timore è che salti il tavolo.E di conseguenza anche il perfezionamento dell'accordo. Non solo il Comune di Comelico Superiore, ma tutte le Amministrazioni avevano sostenuto in questi mesi la necessità che come "compensazione" della sostenibilità ambientale della valle (attraverso appunto il massimo di tutela) le si concedesse un minimo di sostenibilità sociale ed economica: il collegamento con l'hub dell'alta val Pusteria. Comelico Superiore aveva accettato, in questo senso, anche di sacrificare alcune attese tecniche dall'impianto e dalla sua implementazione.La Soprintendenza si sarebbe dimostrata disponibile. Ma se gli ambientalisti s'irriteranno in presenza della sentenza del Tar e s'impunteranno sul no all'impianto che lambisce il territorio delle Dolomiti Unesco, il rischio è di una nuova guerra. Ecco spiegata la cautela delle reazioni. Ecco perché l'ingegner Francesco De Bettin, tessitore della giornata di ieri, si limita a dire: «Sembra essere una giornata di buone notizie». E però aggiunge: «Speriamo non ne seguano dieci di cattive. La sentenza ridà a tutti noi la dignità che ci spetta e ci si aspetta. Ci carica di responsabilità, perché rimette in mano a chi governa gli enti locali la possibilità di orientare il futuro di chi ha deciso di essere montanaro per scelta. Non siamo esperti ma immaginiamo, qualora possibile, che il risultato ottenuto non sia oggetto a sua volta di ricorso e, soprattutto,
aspettiamoci che chi voleva toglierci il diritto di vivere nelle terre non se la prenda con il "collegamento" sciistico per puro spirito di rivincita. Questa sera siamo tutti molto contenti». Una dichiarazione di cautela che dice tutto. --f.d.m.© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 9 agosto 2022
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Comis: «Ora un confronto serio con tutte le sigle ambientaliste»
LE REAZIONI Dopo tanti mesi di mobilitazione, di allarme, diciamo pure di sofferenza, finalmente un 8 agosto di speranza. Questa la reazione alle notizie da Venezia e da Roma, sui vincoli paesaggistici e sulla strada di valle.«Sarà certamente ricordata come una giornata importante che potrebbe dare una svolta positiva alla vita della Val Comelico», commenta Alfredo Comis, fondatore del Comitato per l'alternativa alla galleria, «una sentenza del Tar del Veneto ha annullato il decreto del ministero della Cultura con cui si calava sull'intero territorio del Comelico e di Auronzo un pesantissimo vincolo ambientale, che di fatto bloccava ogni possibilità di sviluppo impiantistico e non solo».Secondo Comis è giunto il tempo per istituire un tavolo di confronto e di collaborazione con le associazioni ambientaliste, trovando una sintonia sugli obiettivi e sulla modalità per raggiungerli.«Altra bella notizia è il risultato raggiunto dal presidente dell'Um, che a Roma ha ottenuto dal ministro Franco l'impegno a finanziare la riapertura della vecchia strada della valle. Opera indispensabile - secondo Franco - per creare il bypass necessario a evitare la chiusure della galleria. Confidiamo che Anas accetti di posticipare i lavori in galleria di almeno 3 anni, il tempo utile per realizzare il primo lotto dei lavori sulla vecchia strada».Comis lancia poi una sfida.«Sfido Anas a dichiarare che i lavori eseguiti in galleria lo scorso anno (1.971.385, 17 euro) non ne garantiscano la sicurezza per altri 3 anni».Ed anche sulla facciata del municipio di Santo Stefano è apparso lo striscione "No alla chiusura della galleria Comelico senza alternative". Davide Zandonella Necca, referente di Confcommercio Comelico, tira anche lui un sospiro di sollievo. «Abbiamo appreso due notizie che risollevano il morale di tutta la popolazione, ma in particolare delle attività commerciali ed imprenditoriali che temevano tre anni di chiusura, con danni calcolati in 200 milioni di euro. Sarebbe stata la nostra fine». Anche Zandonella Necca auspica un confronto a tutto campo, per rigenerare la valle nel rispetto della sostenibilità ambientale, «ma», aggiunge, «anche quella sociale ed economica». -- f.d.m.© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazzettino | 9 agosto 2022
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«Ci siamo tolti un peso: ora vanno rivisti subito i progetti sul territorio»
AURONZO Un sospiro di sollievo, la sensazione di essersi tolti di torno un peso, il rinnovato entusiasmo per riprendere in mano progetti che rischiavano di ammuffire nei cassetti, ma soprattutto la consapevolezza e il riconoscimento nero su bianco che certe scelte non possono essere fatte nei palazzoni romani e calate dall'alto: sprizza soddisfazione il sindaco di Auronzo Dario Vecellio Galeno dopo aver saputo che il Tar ha accolto il ricorso presentato durante l'amministrazione di Tatiana Pais Becher dal Comune contro i vincoli ambientali imposti dal Ministero abbattendo di fatto rigidi paletti che in nome dell'ambiente rischiavano di mettere in ginocchio, alla lunga, un intero comprensorio.
IL COMMENTO
«Speriamo ora che il ministero non presenti a sua volta ricorso contro la sentenza del Tar -sorride Vecellio- sarebbe un nuovo blocco dello sviluppo, ingiusto visto che comunque, già prima dell'irrigidimento imposto e poi bocciato, del Ministero, qualsiasi attività sul territorio doveva sottostare a una serie di misure molto stringenti». Ma il sindaco la vede anche come una sorta di riscossa locale: «La sentenza ha messo in luce anche alcune incongruità procedurali, come per esempio il fatto che non possono essere imposti vincoli in maniera unilaterale, serve una concertazione che in effetti non c'è stata».
ALL'ORIZZONTE
Ancora prematuro scendere nei particolari e prevedere cosa in sostanza potrebbe cambiare dopo l'atto del Tar sul piano della progettazione per i Comuni che erano stati toccati dal vincolo cancellato. «Per quanto ci riguarda andrà rivisto tutto -spiega il primo cittadino di Auronzo- su svariati progetti che erano stati tenuti in stand by». In questo contesto potrebbero trovare spazio anche proposte e suggerimenti che le stesse Regole avevano avanzato in merito ad alcune questioni aperte, non ultima quella riguardante la revsione completa dei parcheggi da realizzare a Misurina per liberare le sponde del lago dalla presenza delle auto.
IL PRECEDENTE
Quella dei Comuni bellunesi è stata una posizione contraria al decreto di Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area alpina compresa tra il Comelico e la Val d'Ansiei, firmata nel dicembre 2019 dal Ministero per i beni ambientali e culturali. Tutti allineati contro una decisione vissuta come l'ennesima vessazione della burocrazia contro un territorio già in difficoltà e che cerca da anni di poter avere il via libera al collegamento sciistico con la Val Pusteria. ll vincolo toccava i Comuni di Comelico Superiore, Santo Stefano, Auronzo, San Nicolò Comelico, Danta di Cadore e San Pietro di Cadore.
Corriere delle Alpi | 10 agosto 2022
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Vincoli, la partita è aperta Sarà ricorso ambientalista
COMELICO SUPERIORE Via i vincoli paesaggisti, restano gli altri, compresi quelli di tutela europea. Ma sul Comelico e Auronzo incombe anche il ricorso da parte degli ambientalisti. Con i quali, dunque, bisogna correre subito a trattare. Altrimenti rischia di saltare l'accordo, ormai prossimo (più o meno un mese? ) con la Soprintendenza per quanto riguarda il sul collegamento sciistico. «È probabile che si ricorra al Consiglio di Stato, anche per offrire agli amministratori degli enti locali delle certezze minime nella loro azione di governo».È quanto anticipa Luigi Casanova, di Mountain Wildernes e Cipra, sul ricorso ambientalista, dato per probabile, contro la sentenza del Tar sui vincoli paesaggistici.Se fino a ieri la responsabilità delle autorizzazioni era della Soprintendenza, da oggi passa ai sindaci e ai loro collaboratori tecnici. Solo in Comelico Venezia ne ha licenziate più di mezzo migliaio in tre anni.«Pensino oggi i sindaci a quale responsabilità ricade su di loro nella gestione di territori privati di Regole e norme certe: già gli uffici tecnici comunali sono stati depotenziati da interventi legislativi nazionali e regionali. Chi oggi protegge più i nostri sindaci?».Per Casanova e gli ambientalisti, il decreto 5. 12. 2019 non imponeva vincoli, ma offriva alle comunità locali delle opportunità.«Non mi si venga a dire che il collegamento del Comelico con l'area della Drei Zinnen è una opportunità: venti posti di lavoro se andrà bene, 26 milioni di euro pubblici gettati al vento».Ovviamente non la pensano così in Val Comelico.Ma anche in Provincia, a Belluno. Dove si teme che il ricorso delle forze ambientaliste possa frenare la trattativa sull'iter del collegamento, rispetto al quale pesano, in ogni caso, tutti i vincoli preesistenti. Da qui la necessità, come hanno avvertito associazioni e comitati, che si apra subito un tavolo con gli stessi ambientalisti. Un tavolo, suggerisce il presidente della Provincia, Roberto Padrin, sul quale si ponga parallelamente il tema dello spopolamento. E da qui l'importanza anche della seconda canna della galleria del Comelico, rispetto alla quale si sono fatti passi avanti nell'incontro dell'altro ieri a Roma con l'assicurazione dei fondi (il Mef è al lavoro), la progettazione e la realizzazione da parte dell'Anas.«Se c'è una pietra tombale sulla tutela della montagna e dei paesaggi dolomitici, questa è lo spopolamento, nient'altro. Lo ha compreso anche il Tar», premette Padrin, «e il fatto che il Tar stesso abbia riconosciuto che eventuali nuovi vincoli avrebbero compresso - per non dire annullato - le possibilità di sviluppo economico dell'area del Comelico rende merito a quanto diciamo da tempo, cioè che lo spopolamento è la vera causa del declino di un territorio e in quanto tale vanno trovate tutte le misure per contrastarlo. L'impossibilità non solo di realizzare i nuovi collegamenti sciistici», dice Padrin, « ma di annullare qualsiasi tipo di intervento, anche solo di sistemazione edilizia, avrebbe compromesso le capacità di sviluppo di un'intera vallata».La Provincia ricorda che la montagna è un sistema di equilibri molto delicato, tra la corretta tutela dell'ambiente e il legittimo diritto a viverci. Ebbene, «l'impianto vincolistico deve essere sempre ponderato rispettando questo equilibrio». --Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 10 agosto 2022
p. 28
Bottacin: «Un'impugnazione ci vedrebbe pronti a resistere»
L'AVVERTIMENTO Ambientalisti avvisati. Se ricorreranno al Consiglio di Stato, la Regione Veneto farà altrettanto. Parola di Gianpaolo Bottacin. «Il Tar ci dà ragione, con una sentenza epocale che sottolinea come la montagna deve poter essere messa in condizione di vivere».L'assessore all'Ambiente esulta, ma non più di tanto: «Prima di cantare vittoria assoluta bisogna essere cauti, perché in quel di Roma, o anche a livello più locale, ci potrebbero essere dei "difensori della montagna" pronti a ricorrere al Consiglio di Stato. Mi auguro che ciò non accada, altrimenti comunque noi resisteremmo».Bottacin ricorda quando, insieme al sindaco Marco Staunovo di Comelico Superiore e al senatore Saviane, è stato a Roma a sostenere il collegamento sciistico del Comelico e la risposta è stata che quell'area era poco vincolata. «Rimanemmo stupefatti e ciò che ne seguì ci lasciò senza parole. Pensavamo si trattasse di uno scherzo. Il Comelico è un'area più che tutelata e come ho sempre detto i montanari sanno come gestire le loro terre. Su questo mi sento di condividere il
pensiero di Mauro Corona quando dice che bisogna difendere la montagna dai difensori della montagna».«A pochi giorni dal primo anniversario dalla morte del senatore Paolo Saviane, questa sentenza del Tar è una vittoria che noi dedichiamo a lui». A dirlo è il commissario provinciale della Lega Franco Gidoni a commento di un riconoscimento che dà ai territori la libertà di progettare il proprio sviluppo: «Un riconoscimento che oggi, di fatto, finalmente solleva il Comelico e Auronzo dai più stretti vincoli imposti dal ministero. Una battaglia, quella a favore delle terre alte bellunesi e del loro diritto di autodeterminarsi, che Saviane aveva portato avanti a Roma per permettere il via libera al collegamento Comelico - Pusteria e, più in generale, per liberare la montagna dai lacciuoli imposti dal governo, da burocrati che, così diceva, non sapevano nulla delle terre alte». Secondo Gidoni, ora il Comelico può tornare a progettare il proprio futuro e a immaginarsi non solo come punto da cui si parte, ma anche come meta attrattiva per il lavoro e per le chance che offre. --f.d.m.© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gazzettino | 10 agosto 2022
p. 13, edizione Belluno
Vincoli azzerati dal Tar, Staunovo: «Ora avanti tutta con le nuove piste»
Nell'esultanza generale per la sentenza del Tar del Veneto, che boccia i vincoli imposti dal Ministero dei Beni culturali e ambientali sul territorio del Comelico e della Val d'Ansiei, si registrano anche le considerazioni più pacate di amministratori locali, che la materia dei vincoli e del loro superamento, soprattutto per quanto riguarda il progetto di collegamento tra Valgrande e Passo Monte Croce, la conoscono bene e stanno lavorando da anni in contatto con la Soprintendenza del Veneto, trovando degli accordi sia per la parte che riguarda la pista di raccordo tra Valgrande e Col dla Tenda sopra Padola, sia per gli interventi strutturali previsti, come i parcheggi, gli edifici a servizio delle piste e l'impianto di innevamento artificiale delle piste.
IL CONTESTO
«Il nostro progetto -dice il sindaco di Comelico Superiore Marco Staunovo Polacco- è inserito in una zona già sottoposta a vincolo e i nostri passi fatti in questi anni in dialogo con la Soprintendenza di Venezia, sono sempre stati fatti in prospettiva di accordi che unissero le esigenze paesaggistiche e ambientali con quelle economiche e turistiche che permettessero alla popolazione locale di avere una prospettiva di sviluppo sia del turismo invernale, che di quello estivo in una valle che soffre di arretratezza in questo settore. Collegarci con la Pusteria e i suoi caroselli, che vanno da Passo Monte Croce fino a Versciaco può essere un inizio di crescita del turismo da Padola all'intero Comelico». Pur non avendo ancora risposte certe sulla stazione di arrivo della cabinovia che sale ai Colesei, per poi scendere a Passo Monte Croce, che è ancora il punto di discussione tra il Comune di Comelico Superiore e la Soprintendenza, tuttavia il sindaco fa trasparire una speranza di accordo a breve. Sarebbe la conclusione di un iter decennale, che però affonda nel passato di oltre vent'anni. Portare a casa il benestare per i lavori del collegamento tra Valgrande e Passo Monte Croce sarebbe il risultato maggiore che l'amministrazione Staunovo otterrebbe nei dieci anni di lavoro su questo spinoso progetto.
LA SODDISFAZIONE
Soddisfatti per la sentenza del Tar, sia Staunovo che Ianese, sindaco di San Nicolò e presidente dell'Unione Montana, vedono modificarsi in positivo i rapporti tra cittadini e pubbliche amministrazioni, senza i gravami che i vincoli imposti dal Ministero hanno avuto in questi anni passati sulle pratiche edilizie e sulle pratiche relative all'ambiente. Alla soddisfazione del sindaci del Comelico e di Auronzo si aggiungono le prese di posizione dei parlamentari bellunesi. Questa è una vittoria non solo del Comelico e di Auronzo dice il deputato Dario Bond- ma dei territori di montagna. È la dimostrazione che i vincoli che impediscono lo sviluppo dei territori non solo non servono, ma sono dannosi. Da Franco Gidoni della Lega un riferimento al lavoro svolto dal defunto senatore Saviane. Quella per togliere i vincoli -scrive- è stata una battaglia di autonomia e di contrasto allo spopolamento, Saviane ha avuto la lungimiranza di capirlo. Una valutazione positiva da parte della Provincia di Belluno, che aveva fatto ricorso ad adiuvandum. La sentenza del Tar scrive il presidente Roberto Padrin - ci consegna un messaggio forte e chiaro: lo sviluppo delle comunità locali è condicio sine qua non per tutelare il paesaggio. Il parlamentare Roger De Menech accoglie con soddisfazione la sentenza del Tar e sottolinea le motivazioni della sentenza. La vera emergenza -scrive in una nota- lo spopolamento e, come affermano i giudici, L'apposizione di una disciplina vincolistica si legge nella sentenza del Tar accompagnata da una disciplina d'uso che non lascia in concreto alcun margine autorizzativo (o quasi) per la creazione di nuove strutture turistiche, sciistiche o, più in generale, ricettive (come i parcheggi o gli spazi attrezzati per il camping), finisce di fatto per comprimere le possibilità di sviluppo economico e sociale delle aree interessate, favorendo lo spopolamento che il decreto vorrebbe contrastare'. In definitiva il Tar scrive una sentenza storica perché riconosce che le popolazioni delle Dolomiti hanno saputo preservare il proprio patrimonio». Lucio Eicher Clere
Corriere del Veneto | 10 agosto 2022
p. 10, edizione Treviso-Belluno
Il Tar cancella il vincolo in Comelico ambientalisti e ministero fanno ricorso Battaglia sul futuro della valle. Polacco: così iter più snelli. In sospeso anche il progetto per gli impianti
Tommaso Moretto santo stefano di cadore I festeggiamenti dei sindaci del Comelico per l’annullamento del vincolo paesaggistico posto nei loro Comuni dal ministero nel 2019 sono durati poco. La loro vittoria al Tar, nota da lunedì quando è stata pubblicata la sentenza, è il risultato del primo tempo di una partita destinata a concludersi al Consiglio di Stato, il tribunale d’appello della giustizia amministrativa. Lo spiega l’avvocato Laura Polonioli che nel procedimento rappresenta le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Mountain Wilderness e Lipu. Si è già consultata anche con la collega dell’avvocatura di Stato che difendeva il ministero dei Beni culturali, cioè la Soprintendenza, che aveva apposto il vincolo. Le due legali avrebbero condiviso le stesse riflessioni. «Ce lo chiede la sentenza, di fare appello — spiega l’avvocato Polonioli — Riteniamo che il Tar abbia sbagliato, c’è una sentenza della Corte costituzionale che, richiamata, ci consentirà di avere ragione in appello. I vincoli pre-esistenti non escludono l’apposizione di nuovi vincoli che possono avere finalità diverse. Inoltre il Tar è entrato nel merito di una decisione discrezionale da parte del Ministero». La questione però «è slegata da quella sul collegamento sciistico con la Val Pusteria — dice Marco Staunovo Polacco — perché quel progetto era già all’interno di aree vincolate prima del 2019 e deve ancora ottenere l’autorizzazione paesaggistica e la valutazione di impatto ambientale». Il sindaco del Comune di Comelico Superiore sta parlando dell’impianto di risalita che collegherebbe la zona sciistica di Sesto Pusteria con Padola attraverso passo Monte Croce, costerebbe circa 45 milioni di euro di cui 15 a carico dei privati. Staunovo Polacco spiega anche qual è il reale perimetro di questa sentenza del Tar: «Oggi tutte le pratiche di edilizia che avevano un impatto sull’esterno degli edifici avevano bisogno di un’autorizzazione paesaggistica che non sarà più necessaria». I vincoli della Soprintendenza invece erano utili, secondo Luigi Casanova di Mountain Wilderness: «Ci auguriamo che la Soprintendenza faccia ricorso e che si riapra un dialogo con i Comuni». Il ricorso ci sarà, il conflitto tra enti continua, come rileva con rammarico, pur avendo vinto, l’avvocato Bruno Barel del Comune di Auronzo: «L’idea che i rapporti tra le istituzioni passino per i giudici è demenziale, significa che non funzionano gli strumenti di cooperazione». Edilizia e impianto di risalita son questioni ancora aperte. Così come l’altro grosso tema infrastrutturale del Comelico, i lavori nella galleria per Santo Stefano. Il cantiere prevederebbe una lunga chiusura al traffico che isolerebbe il Comelico. I sindaci chiedono che almeno venga prima ripristinata l’alternativa tra Cima Gogna e la fine della galleria. «I soldi del ministero servirebbero per questa alternativa ma l’Anas dovrebbe accettare di posticipare i lavori di tre anni — spiega Alfredo Comis, del comitato che promuove questa soluzione — Lunedì il ministro Daniele Franco si è preso l’impegno di fronte al parlamentare Dario Bond. Speriamo arrivino anche i provvedimenti».
Corriere delle Alpi | 24 agosto 2022
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Il caso vincoli: «D'ora in poi si contratterà con gli enti»
SANTO STEFANO DI CADORE D'ora in avanti, qualsiasi imposizione ministeriale dovrà essere contrattata con gli enti sul territorio. Perché, appunto, non diventi un'imposizione, come quella dei vincoli paesaggistici imposti da Roma e cancellati dal Tar.Non si sa ancora se il ministero dei Beni ambientali farà ricorso al Consiglio di Stato. Ma, intanto, il presidente dell'Unione montana Giancarlo Ianese ha organizzato un incontro tra i colleghi sindaci e l'avvocato Michele Steccanella che ha promosso il ricorso per i cinque Comuni del Comelico. Come ha spiegato Steccanella, «il Decreto del Ministero paga dazio per aver completamente escluso gli enti e le comunità locali dal processo di valutazione che ha portato alla sua emanazione».«L'aver calato un vincolo tanto esteso dall'alto, senza nemmeno sentire i Comuni coinvolti che hanno potuto unicamente presentare osservazioni a provvedimento già confezionato, e senza nemmeno tenere in considerazione le previsioni dei Piani Regolatori comunali, ha condotto a un risultato che il Tar non ha potuto non giudicare inaccettabile, in tal modo condividendo le preoccupazioni e perplessità che avevano indotto gli amministratori a promuovere il ricorso».La sentenza, infatti, imputa fondamentalmente al Ministero proprio di aver travisato, sia di fatto che giuridicamente, l'effettivo modo di essere dell'amplissimo contesto territoriale che si è preteso vincolare, secondo lo stesso Ministero tuttora "straordinariamente conservato". Questa sentenza, ha concluso Steccanella, «costituisce certamente uno snodo importante, mettendo in luce che una corretta gestione paesaggistica del territorio non può prescindere dall'interlocuzione con le istituzioni più vicine ad esso e le popolazioni