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NOTIZIE DAI CLUB ALPINI ITALIANI

Comunità di montagna «Non si strumentalizzi il Parco delle Dolomiti»

Giulia Sacchi Maniago «Il sindaco di Maniago, Andrea Carli, non utilizzi strumentalmente un'ipotetica separazione del Parco delle Dolomiti friulane, che non ha ragione di esistere, per giustificare la sua adesione alla Comunità di montagna ovest. Il ruolo dell'ente Parco è diverso da quello delle future Comunità: è nato, tra l'altro, a cavallo di due province e tre ex Comunità montane. Le funzioni dei due organismi non vanno confuse. Maniago non è membro del Parco e le Dolomiti nella città del coltello non ci sono: è singolare che Carli, attuale presidente dell'Uti, tiri in ballo questo termine. Le Dolomiti logorano chi non le ha». Lo afferma il presidente del Parco e sindaco di Erto e Casso, Fernando Carrara, il cui rapporto con Carli è da sempre fatto di stoccatine e punzecchiature. «Basti pensare a quanta importanza è stata data dalla gestione Uti alla partecipazione nella fondazione Dolomiti Unesco: in tale istituzione, per diritto, spettano seggi in consiglio di amministrazione ai soci fondatori, tra i quali la Provincia - prosegue -. Con la soppressione di quest'ultima, la rappresentanza è stata data alle Uti. Carli ha tenuto per sé tale seggio, senza tuttavia dedicarsi con passione a ciò: non c'è mai stata una discussione sui temi della montagna né coi Comuni cuore dell'area dolomitica né nell'Unione. Per l'Uti, essere componente di Dolomiti Unesco o essere abbonata al Guerin sportivo è la stessa cosa in termini d'importanza».«In occasione della festa del decennale, tenutasi a Cortina d'Ampezzo a giugno 2019, sono intervenuti tutti i componenti della fondazione tranne il rappresentante delle Dolomiti friulane, che, rimanendo tra la folla, non ha avuto neanche la voglia di alzarsi - rincara Carrara -. Aver delegato il sindaco di Sequals, comune notoriamente dolomitico, a rappresentare l'ente in qualche riunione Unesco è altra prova del disinteresse di Carli. Ma è noto che i sindaci dei veri comuni dolomitici (Valcellina) non sono di suo gradimento. Ce ne faremo una ragione, ma è inammissibile che si strumentalizzi un nome tanto evocativo per fini politici».Carrara chiude con una battuta. «Chissà se qualcuno ha informato le autorità di Cipro sulla fine delle Uti, visto che su quell'isola il "nostro" presidente si è recato a decantare l'Unione territoriale più grande d'Italia - ironizza -. Tutto scorre e il tempo è galantuomo: per l'Uti rimane solo la messa da requiem, con l'auspicio, non scontato, che le Comunità di montagna possano dare ai territori ciò che è mancato sino a ora». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 9 Dicembre 2020

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Alta Via numero 5: un progetto di rilancio che vale 80mila euro

PIEVE DI CADORE L'Unione Montana di Centro Cadore investe sul rilancio dell'Alta Via numero 5. Assegnati alle guide alpine Tre Cime i lavori di ripristino e messa in sicurezza del primo percorso alpinistico delle Dolomiti che dalla Pusteria arriva fino a Pieve. Un progetto articolato, che vede in prima linea il Cai Veneto, finanziato dai fondi di confine per una cifra che si aggira intorno agli ottantamila euro. Soldi che l'UM di Centro Cadore ha affidato alle guide alpine Tre Cime che si occuperanno dei lavori di messa in sicurezza e tabellazione del percorso, considerato uno dei più affascinanti, alpinisticamente parlando, delle Dolomiti. I lavori interesseranno, in particolare, il tratto conosciuto come strada Sanmarchi, che va da forcella Marmarole, sopra la val Da Rin, fino ai rifugi San Marco, Galassi e Antelao. Si tratta, spiegano gli esperti, del segmento più selvaggio ed anche per questo più impegnativo dell'intera Alta Via numero 5 che parte da Sesto Pusteria ed arriva a Pieve.«Il percorso è esposto a continui assestamenti della roccia ed alla caduta di sassi dalla sommità delle pareti che lo sovrastano», racconta Alex Pivirotto, guida alpina chiamata a coordinare l'intervento, «quindi ha bisogno di frequenti interventi di messa in sicurezza e di ripristino. La consistenza economica di questo cantiere consentirà la messa in opera di alcuni ausili che allungheranno i tempi di tenuta. Di certo dopo questi lavori si potrà stare tranquilli per un po' di tempo».A valutare positivamente il progetto illustrato da Alex Pivirotto è stato Lio De Nes, guida alpina di collaudata esperienza per quanto riguarda la manutenzione delle ferrate al quale l'UM di Centro Cadore ha affidato l'incarico di seguire i lavori da realizzare in quota. Il progetto di ripristino della strada Sanmarchi è stato già presentato nel corso di una riunione alla quale hanno partecipato il presidente dell'UM di Centro Cadore, Pier Luigi Svaluto, e il vicepresidente Giuseppe Casagrande. Quest'ultimo ha sottolineato l'attenzione che l'UM di Centro Cadore sta rivolgendo al turismo d'alta quota passando per la promozione del patrimonio sentieristico.«Per noi è importante stabilire punti d'incontro col territorio», ha concluso Svaluto, «per questo è determinante lavorare in sinergia con i Comuni, l'imprenditoria locale, le associazioni della montagna, il Cai, le guide alpine e gli accompagnatori di media montagna. Tra le risorse turistiche del Cadore, la rete sentieristica per come si articola e per i paesaggi dolomitici che consente di ammirare rappresenta una ricchezza da scoprire e valorizzare».Non a caso, oltre all'Alta Via numero 5, l'UM Centro Cadore ha "sposato" altre cause sul fronte della rete sentieristica

locale: sentieri di fondo valle, traversata del Cadore e via dell'Acqua figurano, tutte, tra gli interventi cui l'ente sta lavorando. --Gianluca De Rosa© RIPRODUZIONE RISERVATA

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