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RASSEGNA STAMPA FEBBRAIO 2020
PRINCIPALI ARGOMENTI DEL MESE DI FEBBRAIO: #DOLOMITESMUSEUM: LE SETTE SETTIMANE DEI MUSEI DELLE DOLOMITI ...............................................................................3 A SCUOLA SUI SENTIERI ......................................................................................................................................................................5 OLIMPIADI 2026 E MAXI CAROSELLO .................................................................................................................................................6 PASSI DOLOMITICI ................................................................................................................................................................................8 AD AGORDO IL NUOVO CARTELLO STRADALE DOLOMITI UNESCO ..............................................................................................9 LAGO DI BRAIES: PROPOSTE DI MOBILITà ALTERNATIVA .............................................................................................................10 RING DELLE DOLOMITI .......................................................................................................................................................................12 NOTIZIE DAI PARCHI ...........................................................................................................................................................................13 SERRAI DI SOTTOGUDA .....................................................................................................................................................................15 CASCHI VERDI PER L’UNESCO ..........................................................................................................................................................15 PATROCINI ............................................................................................................................................................................................16
#DOLOMITESMUSEUM: LE SETTE SETTIMANE DEI MUSEI DELLE DOLOMITI Corriere delle Alpi | 22 Febbraio 2020
p. 46 Musei delle Dolomiti, un racconto diffuso in sette settimane su social, radio e web dolomiti unesco Sette hashtag in sette settimane per celebrare il patrimonio dolomitico. Dal 24 febbraio al 12 aprile si svolgerĂ , infatti, la prima edizione della campagna #DolomitesMuseum, lanciata da dal progetto "Musei delle Dolomiti" della Fondazione Dolomiti Unesco, grazie alla quale le tante collezioni dei singoli musei si uniscono nel web per raccontare un patrimonio comune. Da Carnevale fino a Pasqua, i social network ospiteranno un racconto corale delle Dolomiti attorno a sette hashtag: dalla vita in pendenza alle mascherate alpine, dalla geologia alla storia degli sport, dalla mobilita al futuro di queste montagna e delle genti che le abitano. Tutti potranno partecipare, condividendo testimonianze, ricordi e riflessioni utilizzando l'hashtag #DolomitesMuseum. La campagna si ispira a iniziative internazionali come la #MuseumWeek o #Museum30, che ogni anno invitano i musei a raccontarsi sui social
network attorno a hashtag condivisi. Il digitale gioca un ruolo centrale in questa sinergia, perché permette ai singoli musei e attori culturali di unire le proprie collezioni all'interno di un racconto corale. Il patrimonio Unesco diventa così ancora più ricco e accessibile per residenti e visitatori. Le sette parole chiave della campagna partiranno nella settimana di Carnevale (24 febbraio - 1 marzo), con #mountainrites, per condividere le forme rituali che accomunano diverse vallate; si proseguirà la settimana successiva (2 - 8 marzo) con #inclinedliving, per riflettere su come la pendenza ha influenzato la vita sul territorio. La terza settimana (9 - 15 marzo) sarà dedicata all'elemento che costituisce le Dolomiti: la roccia. Con #handsinstone, infatti, tutti saranno invitati a condividere le storie racchiuse in un semplice sasso. Si proseguirà con #crossthepass (16 - 22 marzo), un invito a condividere le storie dei passi dolomitici e riflettere su come è cambiata e sta cambiando la mobilità in montagna. Nella quinta settimana (23 - 29 marzo), la campagna inviterà a riflettere sulla cultura sportiva, utilizzando l'hashtag #sportsculture, condividendo racconti, testimonianze della storia degli sport nelle Dolomiti e dei suoi protagonisti.Il racconto proseguirà con #differentimes (30 marzo - 5 aprile), aprendo una riflessione sui diversi modi di vivere e percepire il tempo nelle Dolomiti, e si concluderà la settimana di Pasqua (6 - 12 aprile) con uno sguardo al futuro: attorno all'hashtag #Dolomiteschange si raccoglieranno riflessioni e desideri di cambiamento attorno alle sfide che attendono questo territorio Patrimonio Mondiale. Per riflettere la varietà di lingue che caratterizza il territorio dolomitico e per aprirsi a un pubblico internazionale, gli hashtag saranno stati tradotti in inglese, italiano e tedesco. --Fabrizio Ruffini Alto Adige | 20 Febbraio 2020 p. 12 Le sette settimane dei musei delle Dolomiti BOLZANO 7 settimane, 7 parole chiave e i musei dolomitici pronti a raccontarle: questi gli ingredienti della campagna tematica #DolomitesMuseum lanciata dal progetto “Musei delle Dolomiti” della Fondazione Dolomiti Unesco. Le tante collezioni dei singoli musei si uniscono nel web per raccontare un patrimonio comune. Da Carnevale fino a Pasqua, i social network ospiteranno un racconto corale delle Dolomiti attorno a sette hashtag. Tutti potranno partecipare, condividendo testimonianze, ricordi e riflessioni utilizzando l’hashtag #DolomitesMuseum.Sette sono gli hashtag attorno ai quali si declinerà il racconto. Si partirà nella settimana di Carnevale (24 febbraio -1 marzo), con #mountainrites, per condividere le forme rituali che accomunano diverse vallate; si proseguirà la settimana successiva (2 – 8 marzo) con #inclinedliving, per riflettere su come la pendenza ha influenzato la vita sul territorio. La terza settimana (9-15 marzo) sarà dedicata all’elemento che costituisce le Dolomiti: la roccia: con #handsinstone, tutti saranno invitati a condividere le storie racchiuse in un semplice sasso. Si proseguirà con #crossthepass (16-22 marzo), un invito a condividere le storie dei passi dolomitici e riflettere su come è cambiata e sta cambiando la mobilità in montagna. Nella quinta settimana (23-29 mar- zo), la campagna inviterà a riflettere sulla cultura sportiva utilizzando l’hashtag #sportsculture. Il racconto proseguirà con #differentimes (30 marzo-5 aprile), aprendo una riflessione sui diversi modi di vivere e percepire il tempo nelle Dolomiti, e si concluderà la settimana di Pasqua (6-12 apr le) attorno all’hashtag #Dolomiteschange. Si raccoglieranno riflessioni e desideri di cambiamento attorno alle sfide che attendono questo territorio. Gli hashtag sono stati tradotti in 3 lingue (inglese, italiano, tedesco). Gazzettino | 25 Febbraio 2020 p. 14 edizione Belluno Musei uniti in rete Sette parole chiave, da sviluppare in sette settimane, per conoscere i musei del territorio fino al 12 aprile: è la campagna lanciata dalla Fondazione Dolomiti Unesco, dalla sua sede di Cortina, per coprire tutta l'area dei Monti Pallidi. IN RETE Il viaggio virtuale potrà essere completato con social network, web e radio, per un racconto diffuso del patrimonio dell'umanità, riconosciuto da Unesco. La visita alle numerose collezioni dei singoli musei, riuniti nel web, può raccontare un patrimonio comune. Il progetto si è avviato a Carnevale, per arrivare a Pasqua, muovendosi con sette hashtag: dalla vita in pendenza alle mascherate alpine, dalla geologia alla storia degli sport, dalla mobilità al futuro delle Dolomiti. Tutti potranno partecipare, condividendo testimonianze, ricordi e riflessioni utilizzando l'hashtag #DolomitesMuseum. Ogni settimana sarà dedicata a una tematica, attorno alla quale tutti saranno invitati a contribuire con le proprie collezioni, ricordi, testimonianze, riflessioni. Si rivolge ai musei, alle associazioni, agli utenti. La campagna si sviluppa all'interno del progetto Musei delle Dolomiti avviato nel 2019 dalla Fondazione, per studiare e sperimentare attività in rete tra i diversi musei che racchiudono una parte del patrimonio delle Dolomiti. Il digitale permette ai singoli musei e attori culturali di unire le proprie collezioni all'interno di un racconto corale. L'ESORDIO Il primo dei sette hashtag, questa settimana, sino al 1 marzo, è #mountainrites, per condividere le forme rituali che accomunano diverse vallate. La settimana successiva, dal 2 all'8 marzo, sarà #inclinedliving, per riflettere sulla pendenza, che ha influenzato la vita sul territorio. La terza sarà dedicata alla roccia, elemento che costituisce le Dolomiti: con #handsinstone tutti saranno invitati a condividere le storie racchiuse in un sasso. Si proseguirà dal 16 al 22 marzo con #crossthepass per condividere le storie dei passi
dolomitici e riflettere su come cambia la mobilità in montagna. Nella quinta settimana, sino al 29 marzo, la campagna inviterà a riflettere sulla cultura sportiva utilizzando l'hashtag #sportsculture, condividendo racconti e testimonianze della storia degli sport nelle Dolomiti e dei suoi protagonisti. Fra marzo e aprile, con #differentimes, si aprirà una riflessione sui diversi modi di vivere e percepire il tempo nelle Dolomiti. IL SIPARIO Nell'ultima settimana, sino a Pasqua, si aprirà lo sguardo sul futuro: attorno all'hashtag #Dolomiteschange si raccoglieranno riflessioni e desideri di cambiamento per le sfide che attendono questo territorio. Per riflettere la varietà di lingue che caratterizza il territorio e per aprirsi a un pubblico internazionale, gli hashtag sono stati tradotti in inglese, italiano e tedesco. La campagna #DolomitesMuseum si estenderà alle radio locali con approfondimenti dedicati, curati da ciascun museo. Tutti gli interventi radiofonici e i post sui social network saranno raccolti dal museo virtuale Dolom.It per comporre un racconto digitale del patrimonio dolomitico. I sette temi sono stati individuati dai 30 operatori culturali che si sono riuniti a Serravella, al museo etnografico della provincia di Belluno, coordinati dagli ampezzani Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin. Sono quindi stati coinvolti musei delle cinque province che rientrano nella Fondazione Dolomiti Unesco: Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento e Udine. Marco Dibona Trentino | 1 Marzo 2020 p. 13 #DolomitesMuseum fino al 12 aprile 7 settimane, 7 parole chiave e i musei dolomitici pronti a raccontarle: questi gli ingredienti della campagna tematica #DolomitesMuseum lanciata dal progetto ‘Musei delle Dolomiti’ della Fondazione Dolomiti UNESCO. Le tante collezioni dei singoli musei si uniscono nel web per raccontare un patrimonio comune. Da Carnevale fino a Pasqua, i social network ospiteranno un racconto corale delle Dolomiti attorno a sette hashtag: dalla vita in pendenza alle mascherate alpine, dalla geologia alla storia degli sport, dalla mobilita`al futuro delle Dolomiti. Tutti potranno partecipare, condividendo testimonianze, ricordi e riflessioni utilizzando l’hashtag #DolomitesMuseum
A SCUOLA SUI SENTIERI Gazzettino | 4 Febbraio 2020 p. 9 edizione Belluno Alternanza scuola-lavoro: i ragazzi dai banchi ai sentieri Cai Agordo sempre in prima linea a favore dell'ambiente montano e di coloro che ci vivono o che lo frequentano perché appassionati di cime e valli. Da qui l'organizzazione di un corso di autosoccorso in caso di valanga ma anche di un percorso, realizzato con la Fondazione Dolomiti Unesco, che prevede per un gruppo di studenti l'alternanza scuola-lavoro in termini di pulizia sentieri. IL CORSO Sono aperte le iscrizioni per la giornata didattica dedicata all'autosoccorso in valanga. L'appuntamento è fissato per domenica 9 febbraio alla caserma Colbricon della Guardia di finanza al passo Rolle. «L'iniziativa - viene spiegato dal gruppo Armando Da Roit -è rivolta agli sci alpinisti e a coloro che in generale frequentano la montagna nella stagione invernale. Con la collaborazione e la partecipazione dei militari in forza alla Stazione di Passo Rolle, illustreremo i pericoli insiti nelle attività svolte in ambiente innevato. Il programma prevede al mattino una lezione teorica in aula e al pomeriggio esercitazioni pratiche all'esterno con personale qualificato. Partecipare è secondo noi un gesto responsabile per la propria e altrui incolumità». I partecipanti dovranno portare il materiale da autosoccorso (A.r.t.va, pala e sonda) oltre alle racchette da neve o sci. Il pranzo al sacco verrà consumato all'interno della struttura. Per adesioni 043762904 o mail a agordo@cai.it. IL PERCORSO Alternanza scuola-lavoro sui sentieri Cai è l'esperienza che vari studenti delle scuole secondarie di secondo grado venete saranno chiamati a svolgere per conoscere il mondo del lavoro e misurarne la coerenza con il proprio percorso formativo e di esperienza, ma soprattutto conoscere e vivere da protagonisti l'ambiente montano. Ecco quindi la nascita del progetto A scuola sui sentieri voluto dal Cai Veneto, supportato dalla Fondazione Dolomiti Unesco, che tra le varie sezioni Cai coinvolgerà quella di Agordo. «Si tratta spiegano i promotori - di un progetto che nasce dall'esigenza di mettere i ragazzi direttamente alla prova sui temi della sostenibilità ambientale e dei valori paesaggistici della montagna. Un patrimonio che va prima di tutto conosciuto tramite la formazione e quindi vissuto attraverso il ripristino e la manutenzione dei sentieri Cai. Ad essere coinvolti nel corso dell'anno e durante i mesi estivi saranno oltre 60 studenti. Tra questi 35 delle classi terze del Liceo delle scienze applicate Max Planck di Lancenigo (Treviso)»
OLIMPIADI 2026 E MAXI CAROSELLO L'Adige | 7 Febbraio 2020 p. 46 segue dalla prima Olimpiadi, evitare conflitti ideologici di MARIO TONINA * H o molto apprezzato l'intervento di Annibale Salsa pubblicato su l'Adige del 30 gennaio scorso, in un momento in cui il dibattito politico appare ancora una volta fortemente polarizzato su contrapposizioni ideologiche. Proprio per questo trovo indispensabile cercare di disegnare una strategia che ci aiuti ad affrontare il prossimo futuro.Lasciando una volta tanto fuori dalla porta la tentazione di dividere il mondo in buoni e cattivi, catastrofisti e ingenui. Vivere, restare a vivere e gestire un territorio di montagna richiede invece scelte strategiche non solo di medio-lungo termine ma anche un forte grado di innovazione e accettazione della contemporaneità. Se i nostri territori sono tra i più competitivi d'Europa è grazie alle scelte di chi ci ha preceduto. Mi riferisco non solo all'Autonomia, strumento ineguagliabile e probabilmente tuttora ineguagliato, ma anche alla stessa cultura autonomistica, cioè quel patrimonio civico, collettivo e cooperativo che ha sempre saputo tradursi nella capacità di esercitare responsabilmente i poteri e le facoltà proprie di un governo locale. In quest'era in cui tutto sembra destinato a bruciare in fretta e ad essere dimenticato, ci troviamo di fronte a sfide epocali, di cui probabilmente non abbiamo ancora preso pienamente coscienza. Gli effetti dei cambiamenti climatici non sono più solo il prodotto di teorie accademiche, ma qualcosa di concreto che ci colpisce con forza, come purtroppo abbiamo dovuto apprendere anche nel nostro piccolo paradiso. E gli esempi possono continuare: l'invecchiamento della popolazione, lo spopolamento di alcune aree montane anche in Trentino, la perdita dei servizi nelle valli, tanto per citarne alcuni. Abbiamo bisogno di riflessione e di un continuo confronto senza preconcetti: ce lo chiedono le nuove generazioni. Ma non ci sono solo problemi all'orizzonte, perché presente e futuro in realtà offrono anche importanti opportunità. Potrei citare per tutte i Giochi Olimpici, che inizieranno tra sei anni, il 6 febbraio 2026. Non serve ripetere che questa è una partita decisiva per i territori di tutte le Dolomiti, e se queste terre sono state preferite dal Comitato Olimpico Internazionale per ospitare la XXV edizione dei giochi invernali è anche perché la candidatura è stata costruita sul concetto di sostenibilità, dimostrando di poter utilizzare le infrastrutture già presenti e di poter contare su una consolidata e molto apprezzata esperienza nell'organizzazione di eventi ai massimi livelli mondiali, a cominciare dalla Val di Fiemme. Sta ora a noi dimostrare che siamo in grado di essere protagonisti del nostro futuro, capaci di guardare lontano, oltre nostalgie che oggi non hanno più ragion d'essere. Non vorremmo prevalesse la tentazione di trasformare l'occasione olimpica in un ritorno in auge di grandi progetti infrastrutturali che si credevano ormai superati; né assistere ad antiche formule costellate di "sospiri, pianti ed alti lai" pronunciati da chi preferisce evitare il confronto dialettico e lanciare dardi infuocati dal fortino dell'ambientalismo ideologico. Qui ritornano le sagge parole di Annibale Salsa, che ci invita a superare la contrapposizione preconcetta tra "sì" e "no" e ad impegnarci a ragionare sul "come". Questa è la via da seguire, ma occorre essere tutti convinti nel perseguirla con coerenza fino in fondo. Gli impianti di risalita non sono da demonizzare come vorrebbe qualcuno, ma è anche vero che l'equazione impianti = mobilità sostenibile non è automatica. Come ci insegnano numerosi esempi a livello internazionale, a partire dalla Svizzera, perché le funivie possano esercitare la funzione di servizio pubblico occorrono scelte precise e non derogabili fin dalla pianificazione e progettazione. Perché gli impianti tolgano auto dai passi dolomitici occorre che siano fruibili da tutti, anche dalle famiglie con i passeggini e dalle persone disabili, per tutto l'arco dell'anno, e che abbiano costi socialmente accettabili, che possano cioè essere sostenuti senza pensieri da una famiglia di quattro persone non particolarmente abbiente. Occorre infine che, nel momento in cui esiste un'alternativa praticabile all'uso dell'auto privata, il suo uso venga non solo scoraggiato ma anche proibito. Come Presidente della Fondazione Dolomiti Unesco mi auguro che anche i miei colleghi delle altre province e regioni dolomitiche condividano le mie riflessioni e si adoperino per costruire insieme una visione di futuro, utilizzando finalmente anche a livello politico tutto il potenziale di quella straordinaria piattaforma di dialogo e confronto che qualcuno prima di noi ha avuto la lungimiranza di istituire: la Fondazione Dolomiti Unesco, che deve continuare ad essere un luogo di elaborazione di sviluppo sostenibile, condiviso da territori che hanno in comune il privilegio di condividere un patrimonio unico, da proteggere e far conoscere. * Mario Tonina Assessore provinciale all'urbanistica, ambiente e cooperazione Presidente della Fondazione Dolomiti Unesco Corriere del Veneto | 9 Febbraio 2020 p. 17 Tra Olimpiadi e sindrome da abbandono Lo scatto d’orgoglio della montagna La vera sfida, per chi vive nelle Terre Alte, si chiama prima di tutto quotidianità. Che significa impiegare un’ora d’auto da Cortina a
Belluno, assistere a uno spopolamento (e invecchiamento della popolazione, l’altra faccia della stessa medaglia) che sembra inesorabile, arrendersi all’impossibilità di lavorare comunicando in tempo reale col resto del mondo perché la connessione a Internet va e viene ed è tragicamente lenta. Eppure, la montagna sta vivendo una nuova e inaspettata stagione di centralità: complici i grandi eventi sportivi che si annunciano (Mondiali e Olimpiadi invernali a Cortina) e i rivolgimenti della sua industria manifatturiera per eccellenza, l’occhialeria, non si è mai parlato tanto di chi vive e lavora in altitudine. Ci sono segnali di vitalità, a volte del tutto inaspettati: non è comune che un’istituzione dell’alta formazione come la Luiss scelga di aprire una sede della propria business school a Belluno, anziché in una città della Pianura Padana. Perché lo scatto d’orgoglio della montagna nordestina non si riduca alla scommessa a Cinque Cerchi di Cortina, dunque, c’è bisogno d’altro. A questo «altro» è dedicato il primo piano del nuovo numero di Corriere Imprese Nordest, in edicola domani all’interno del Corriere della Sera. Sotto il titolo di copertina «La montagna al centro», l’inchiesta condotta da Sandro Mangiaterra indica l’obiettivo irrinunciabile: il rilancio deve partire dagli investimenti per chi vive in montagna e di montagna . A cominciare, tornando a bomba, dalla necessità di portarci quanto prima la banda larga, un’infrastruttura virtuale ma indispensabile per tenere le valli connesse alla contemporaneità. Altro esempio concreto: «Il treno delle Dolomiti - suggerisce Jan van der Borg, docente di Ca’ Foscari specializzato in economia del turismo - va realizzato al più presto, a prescindere dai Giochi del 2026. Perché è un’opera che va nella direzione giusta e, oltretutto, è fortemente simbolica, in piena sintonia con un approccio green». Per dirla con Antonio G. Bortoluzzi, scrittore e lavoratore, una delle voci più originali che si levino oggi dalle Terre Alte, «per non essere ridotta a una Disneyland delle vette, la montagna deve essere abitata stabilmente, lavorata, vissuta dalle persone per le persone. Mettiamo al centro la comunità stabile che resiste». Anche fare impresa, in montagna, è più difficile che altrove. Ce lo ricorda Agostino Bonomo, presidente della Confartigianato veneta e vicentina, che di mestiere fa il pane - titolare di una ditta con due secoli di storia - sull’Altopiano di Asiago: «La banda larga per fortuna qui è arrivata ma, volente o nolente, per portare avanti la mia attività devo sostenere una serie di costi extra. Quali? Il riscaldamento, per cominciare, e poi il fatto che un mio collega di pianura paga sicuramente di meno la farina e le altre materie prime. In non mollo di sicuro - chiude Bonomo - ma per molti artigiani delle vallate, della meccanica o del tessile, andare avanti sta diventando impossibile Gazzettino | 18 Febbraio 2020 p. 9 edizione Belluno Nuovo carosello sciistico: gli imprenditori ci credono Se stasera si incontreranno i sostenitori del no al carosello sciistico Civetta - Cortina - Arabba, dando vita a un comitato, i fautori del sì non se ne stanno con le mani in mano. Anzi affilano le armi, mettendosi in rete, cercando di portare avanti le proprie ragioni. Senza volere lo scontro si preparano a dire la loro nei confronti di un progetto che potrebbe dar vita a un mega comprensorio veneto, con un'ottantina di chilometri di pista e con un accesso - Zoldo - a poco più di un'ora dagli aeroporti di Treviso e Venezia. LA PRESA DI POSIZIONE L'appuntamento No al collegamento Arabba-Cortina / Ju le mán da nosta tiera è per stasera alle 20.30 in sala Taulac a Pieve di Livinallongo. La popolazione fodoma illustrerà le ragioni, ambientali e storico-culturali, che la inducono a opporsi al progetto. Progetto sposato dalla Regione Veneto e da una serie di imprenditori dello sci (impiantisti, albergatori, servizi) pensato già anni fa ma messo sulla carta e portato avanti a tutti gli effetti in questi mesi, dopo che Cortina è stata nominata sede di grandi eventi quali ad esempio le Olimpiadi. «È un treno che non possiamo perdere - sottolineano i promotori del sì -; è un'occasione più unica che rara per dar vita a un carosello che porterebbe frutti a tutti, non solo ad Alleghe e Cortina che avrebbero così accesso al Sellaronda. In una visione lungimirante, questa è la strada da seguire. Non la chiusura in sé stessi». IL PROGETTO Il progetto sul piatto riguarda i comprensori Civetta, Cortina e Arabba che già fanno parte del Dolomiti Superski e che sarebbero uniti da nuovi impianti e piste. La prima fase, che verrà realizzata la prossima estate in comune di Cortina, prevede l'unione delle skiaree Tofane e 5 Torri tramite una cabinovia. In progettazione anche una seconda cabinovia che dalla zona sud del paese raggiungerebbe gli impianti di Socrepes, decongestionando il traffico di chi va a sciare e garantendo un accesso diretto dal centro abitato. Per la seconda fase, tutta da elaborare e anche di più difficile realizzazione, è ipotizzabile un collegamento da Cortina ad Arabba attraverso il passo Falzarego, in direzione del Castello di Andraz, con un impianto di risalita; da qui altri due impianti transiterebbero tra il Col di Lana e il Setsass per giungere in zona Malga Crepaz dove partono già le seggiovie La Vizza e Masarei, al confine tra i comprensori di Arabba e l'Alta Badia. Il terzo blocco è quello che collegherebbe Civetta e Cortina, sviluppandosi tra Cima Fertazza e passo Giau. Raffaella Gabrieli Corriere delle Alpi | 19 Febbraio 2020 p. 23 «No a questo progetto che è calato dall'alto»
LIVINALLONGO In una sala Taulac stracolma - c'erano almeno 150 partecipanti - ieri sera il comitato popolare contro il collegamento sciistico Cortina - Arabba si è presentato alla gente di Fodom. Il comitato è formato da Denni Dorigo, presidente; Andrea Crepaz, vicepresidente; Lorenzo Pellegrini; Valerio Nagler; Damiano De Mattia.Dorigo ha introdotto l'incontro citando le parole del parroco don Dario Fontana che sul foglio settimanale della parrocchia ha tuonato contro l'impianto ed ha spiegato: «Siamo qui a titolo personale, senza rappresentare le varie associazioni o aziende delle quali personalmente facciamo parte».Dorigo ha quindi illustrato lo scopo del comitato, al quale la popolazione potrà poi aderire tramite una raccolta di firme. La posizione del comitato? «Non un "no" a priori agli impianti o allo sviluppo. Non un "no" ideologico, ma solo un "no" a questo progetto».Un "no" al progetto, ha detto, perché si tratta di una iniziativa calata dall'alto, senza concertazione e informazione alla popolazione, che è venuta a sapere del piano per un collegamento tra Cortina e Arabba solo dai media. «Come può la politica veneta concepirlo?», si è chiesto. «Siamo stufi del modo di fare della politica veneta, senza conoscere il territorio». Anche il progetto "Dolomiti no car", è stato spiegato, è passato come un progetto di sviluppo del territorio contro lo spopolamento e contro l'inquinamento. Ma a Fodom, si è detto ieri sera, «Non abbiamo bisogno di nuovi posti di lavoro, ne abbiamo più della nostra popolazione. Mentre l'Agordino è unico territorio dove dopo una certa ora non c'è più a disposizione l'auto medica».«Non facciamone una guerra di comunità fra ampezzani e fodomi», è stato quindi l'appello. «Tanti ampezzani sostengono questa nostra battaglia». -Gazzettino | 19 Febbraio 2020 p. 13 edizione Belluno Carosello sciistico: il no del comitato «Altro che Dolomiti montagne di Venezia: in Regione sappiano che i monti di Andraz, Cherz e Corte resteranno i monti di Fodom. No all'invasione e allo stupro di quella natura incontaminata. Giù le mani dalla nostra Heimat-patria». Sala Taulac strapiena, ieri sera a Pieve di Livinallongo, per la nascita del comitato Ju le màn da nosta tiera che ha individuato in Denni Dorigo il proprio presidente. LE CONTRARIETA' «Siamo qua - hanno esordito il presidente Dorigo, il vice Andrea Crepaz e gli altri componenti del consiglio direttivo Damiano De Mattia, Valerio Nagler e Lorenzo Pellegrini - perché abbiamo accettato il mandato della popolazione volto a dire un no secco al collegamento sciistico tra Cortina e Arabba. Con forza ripeteremo per l'ennesima volta alla Regione che spesso parla di noi senza conoscere le cose». «Sono varie le ragioni che motivano la nostra posizione - è stato sottolineato - a cominciare dal fatto che è inaccettabile che un progetto di tali dimensioni, che toccherebbe per il 90% il nostro territorio, non sia mai stato concertato con la popolazione locale. Questo atteggiamento riservatoci dalla politica veneta, sinceramente, ci ha dato profondamente fastidio. E non si dica che sventrare due montagne con quattro mega impianti di risalita rappresenta la lotta allo spopolamento e il miglioramento della mobilità sostenibile. Ci serve ben altro per far restare a vivere qua i nostri giovani: in ambito sanitario, ad esempio, non è possibile che l'Agordino sia l'unica zona del Veneto che dopo le 20 non ha a disposizione nemmeno un'auto medica per soccorrere eventuali urgenze». IL PROGETTO «Stiamo parlando - è stato detto - di piste non stratosferiche che gli appassionati di sci verrebbero apposta a percorrerle. Si tratterebbe piuttosto di semplici vie di collegamento, lontano dai grandi centri: farebbero quindi fatica a reggersi in piedi economicamente. Al contempo verrebbe distrutto un immenso patrimonio ambientale, quello del Sett Sass, con impareggiabile valenza storica, che va preservato per le generazioni future. Queste montagne vanno guardate con rispetto. E non per egoismo, forse per gelosia». Si è proceduto poi alla presentazione del progetto indicativo - non ne esiste uno ancora ufficiale - e ad un excursus storico dal punto di vista legislativo che, dopo il no delle precedenti Amministrazioni Pezzei e Ruaz, ha portato nel 2012 allo stralcio del progetto dal Piano neve. «Ma l'annunciata legge olimpica - è stato evidenziato - oltre a portare con sè un sacco di soldi avrà probabilmente la capacità di soprassedere ad alcune certezze giuridiche, consentendo magari pericolose eccezioni. Ci appelliamo quindi al dossier per le Olimpiadi 2026 nelle cui 127 pagine la parola sostenibilità e l'aggettivo sostenibile sono stati ripetuti ben 168 volte». In campo a promuovere il carosello sciistico, oltre alla Regione, vi è la società Dolomiti Rete. In sala, tra le molte persone, anche il parroco di Livinallongo don Dario Fontana che già nei giorni scorsi aveva manifestato la propria contrarietà dando degli ingordi ai fautori del carosello. E poi il sindaco Leandro Grones che ha affermato: «Nessuno mi ha mai chiamato per chiedermi di metterci a un tavolo per parlare di questa idea: ciò è molto avvilente. Ad ogni modo, se proprio devo dirla tutta, per quanto mi riguarda di questo progetto non se ne parla nemmeno». Raffaella Gabrieli
PASSI DOLOMITICI Corriere delle Alpi | 8 Febbraio 2020 p. 34
Chiusura passi dolomitici solo nell'estate del 2021 Prima si cerca un accordo CORTINA/CADORE Di nuovo in fibrillazione gli operatori del passi dolomitici, dal Falzarego al Giau, a quelli intorno al Sella. La Provincia di Bolzano avrebbe dovuto rilanciare, infatti, l'ipotesi della chiusura estiva, per iniziativa di una mozione dei Verdi. Ma in consiglio provinciale è stata approvata una versione più leggera che conferma la prospettiva della chiusura, ma solo dopo che si sarà trovato un accordo con la Regione Veneto e, più specificatamente, con la Provincia di Belluno. Quest'estate, dunque, l'apertura dovrebbe essere garantita, così come nel 2019. Intanto il "Comitato dei 78" tra albergatori e ristoratori dei valichi rimane in attesa che si pronunci il Consiglio di Stato sul ricorso che loro stessi hanno presentato contro le sentenze del Tar di Trento e di Bolzano sulle chiusure già avvenute nel 2017 e nel 2018. Il Consiglio provinciale di Bolzano ha, dunque, discusso una mozione di Brigitte Foppa (Gruppo Verde) che chiedeva di impegnare la giunta provinciale a continuare a perseguire con coerenza gli obiettivi del progetto "Dolomitesvives" e di varare le prime misure per il potenziamento del trasporto pubblico locale sui passi dolomitici. E di intervenire, insieme alla Provincia di Trento e alla Regione Veneto, presso i Ministeri a Roma al fine di rendere giuridicamente possibile l'introduzione di misure per regolamentare il traffico sui passi e, parallelamente, di presentare entro il 2020 un catalogo di misure per la riduzione del traffico e dell'inquinamento acustico.Tra queste misure rientrano le temporanee chiusure, così come la verifica dell'opportunità di introdurre un pedaggio, il potenziamento del trasporto pubblico locale e dei collegamenti funiviari, il miglioramento delle infrastrutture per la ciclomobilità. Helmut Tauber (SVP) ha obiettato che singole chiusure non sono sensate, perché così si sposta il problema da un passo all'altro. Bisogna creare soluzioni per il traffico che è diversificato; per esempio è stato proposto di ampliare le carreggiate per creare delle ciclovie; ci vogliono interventi per minimizzare l'impatto del traffico negli orari di punta, e si può pensare anche a un pedaggio. Quando si pensa al patrimonio mondiale si immagina la quiete delle zone alpine, ma attualmente non è così, ha detto il presidente della Provincia, Arno Kompatscher, pronunciandosi a sostegno delle chiusure parziali che dimostrano come cambia la situazione senza traffico, e informando sui passi fatti per coinvolgere le province limitrofe di Trento e Belluno, che prima avevano opinioni diverse. Quelli che mancano sono dati precisi su numero e frequenza dei vari veicoli: a questo scopo sono state installate ora 24 videocamere. E, in ogni caso, ha aggiunto, servono tutta una serie di misure che non sono così immediate, in modo da tutelare la zona considerando le esigenze di tutti. Le valli ladine hanno manifestato l'interesse a partecipare a questo impegno, e si è ben consapevoli che serve un mix di interventi, a partire da un'offerta pubblica massiccia, funivie comprese. Si può pensare a chiusure temporanee e a pedaggi per finanziare servizi, ma ci vuole un piano ben preciso da definire con tutti gli interessati; e per le chiusure mancano anche i presupposti legislativi. A questo scopo ci vuole un lavoro di lobby, e a questo scopo sono stati trovati alleati nelle altre regioni, ha assicurato Kompatscher. Lo studio della società Eurac di Bolzano sul traffico attraverso i passi rivela che nelle giornate di limitazione i passi hanno un aspetto molto diverso; ci sono albergatori che hanno deciso di non mettere a disposizione le loro camere a motociclisti che vogliono solo passare da un passo all'altro, bensí di rivolgersi a un altro tipo di clienti. Un pedaggio non è la soluzione migliore, perché crea un contingentamento discriminante: vero è però che i progetti vanno finanziati in qualche modo e i pedaggi possono permettere di raccogliere fondi. Importante è aver trovato un obiettivo congiunto, individuando ciò che è possibile a livello tecnico e politico. --F.D.M© RIPRODUZIONE RISERVATA
AD AGORDO IL NUOVO CARTELLO STRADALE DOLOMITI UNESCO Gazzettino | 11 febbraio 2020 p. 9 edizione Belluno Le tabelle Unesco danno il benvenuto agli ospiti Raffaella Gabrieli AGORDO «Per valorizzare le peculiarità turistiche di Agordo, ben vengano anche le piccole azioni. Dal poco, infatti, si crea il tanto»: questa la filosofia dell’assessore Chiara Fontanive per potenziare le caratteristiche attrattive del centro e delle aree limitrofe di Agordo. «Perché di bellezze da ammirare - sottolinea - ne abbiamo molte». Il via è stato quindi dato nel cuore del paese e nei quattro accessi principali. «La volontà - spiega- è dare maggior decoro. Nell’area del Broi, piazza tra le più belle del Veneto, il Comune punta a dare ordine alle tabelle commerciali, indicanti negozi e attività, rimaste ferme a parecchi anni fa. Ma in generale puntiamo a sistemare tutta la zona dei portici e della parallela area pedonale». Per quanto riguarda invece l’immediata periferia, già da qualche tempo sono state posizionate tabelle di benvenuto dotate di foto degli scorci più belli di Agordo e anche di fioriere. «Un piccolo segnale afferma Fontanive - per accogliere al meglio il turista, ma anche chi in queste valli vive». Tra le novità, inoltre, il posizionamento delle tabelle Unesco con la scritta “The Dolomites Unesco World Heritage”: sono state fornite dalla Fondazione Unesco e sono state poste ai quattro ingressi di Agordo: Pragrande, Prompicai e bivi Taibon e La Valle.
LAGO DI BRAIES: PROPOSTE DI MOBILITÀ ALTERNATIVA Alto Adige | 12 febbraio 2020 p.33 Braies non vuol morire di turismo: «Basta code, solo mezzi pubblici» BRAIES "Basta con il turismo mordi e fuggi che punta al selfie sui set televisivi: è tempo di vivere la natura e il paesaggio in maniera rispettosa e sostenibile e di pensare a un turismo che apporti benessere alla gente del posto". Questa, in sintesi, la visione del progetto concepito da tre imprenditori di Braies e presentato alla cittadinanza (250 i presenti) lunedì scorso nella Casa delle associazioni a Braies, in occasione di una serata informativa organizzata dal Comune. Alla serata, tra i vari ospiti, c'erano anche il presidente della giunta provinciale Arno Kompatscher e il suo vice Daniel Alfreider. Visitatori in coda. La questione è nota: i social e la serie televisiva "Un passo dal cielo" hanno fatto sì che il laghetto di Braies si trasformasse, nel giro di pochi anni, da oasi per amanti della tranquillità in caotico punto di ritrovo di turisti mordi e fuggi. A fronte di 650 abitanti, a Braies ci sono giornate in cui arrivano 15.000 turisti-lampo. E se in un anno sono 1,6 milioni le persone che trascorrono un paio d'ore in valle, i pernottamenti sono appena 140 mila. Il sindaco Friedrich Mittermair spiega che "in certi giorni sembra di assistere all'assalto alla diligenza nel Far West. I turisti arrivano a sciami, si aggirano per la valle qualche ora e poi tornano a casa dopo aver generato rifiuti, code e gas di scarico. Il blocco del traffico e gli ingressi contingentati sono una soluzione tampone: noi abbiamo bisogno di un progetto che affronti in maniera definitiva il futuro della nostra valle". Ed ecco la proposta di Mirko Steiner, Alexander Trenker e Bruno Heiss. Braies e il patrimonio Unesco. "Noi abitanti di Braies - ha detto Steiner - dobbiamo riprenderci la qualità di vita che avevamo una volta. È necessario contingentare e canalizzare il flusso dei visitatori. Questo permetterà agli ospiti stessi di vivere meglio la nostra valle e forse li indurrà a trascorrere qui più giorni, o magari qualche settimana, invece che qualche ora. E poi dobbiamo pensare a una mobilità interna moderna, non inquinante, che consenta agli ospiti di arrivare e di muoversi all'interno della nostra valle con i mezzi pubblici". Centro visite con museo. Il progetto prevede diverse infrastrutture come un centro visitatori all'ingresso della valle dotato di parcheggio, una zona ricreativa sulle rive del rio di Braies e una stazione ferroviaria che permetterà di raggiungere la vallata con i treni della linea della Pusteria. Da lì in poi ci si muoverà all'interno della valle solo a bordo di bus a idrogeno, e il "carburante" dei mezzi sarà prodotto in loco grazie a una propria centrale elettrica. Il centro visite sarà allestito come una struttura museale, destinata a far conoscere il patrimonio naturale delle Dolomiti e della valle di Braies. La nuova struttura, progettata dagli architetti brunicensi Gerhard Mahlknecht e Marco Micheli, si inserisce in maniera armoniosa nel paesaggio. Il progetto prevede anche la riqualificazione estetica e organizzativa degli accessi al lago di Braies e a Prato Piazza. Il pubblico interesse Kompatscher ha elogiato l'iniziativa: "L'obiettivo è chiaro - ha detto - sviluppare un progetto che sia appoggiato dalla popolazione di Braies e in grado di liberarla dal traffico". Comune e Provincia dovrebbero quindi vigilare affinché in primo piano ci sia innanzitutto l'interesse della collettività. Per quanto concerne un'eventuale nuova stazione, "è necessaria un'intesa con le Ferrovie dello Stato". A sua volta, Alfreider ha riferito che il concetto generale "è fattibile e compatibile con gli attuali collegamenti. Siamo in trattativa con Roma per trovare quanto prima una soluzione al problema di Braies". Masterplan e cronoprogramma. Mittermair ha annunciato di portare il progetto al vaglio del consiglio comunale e di concordare con tutte le parti in causa i prossimi passi: "Invito la popolazione a esprimere pareri e idee in merito. Non si può più andare avanti anno per anno con blocchi del traffico e provvedimenti-tampone, ci vuole una soluzione globale e definitiva. Adesso lavoreremo in questa direzione e contiamo, ancora entro il 2020, di elaborare il Masterplan dove si definiranno le varie fasi del progetto e il cronoprogramma dei lavori". Corriere della Sera | 12 febbraio 2020 p.18 Rivolta sul lago incantato: basta turisti da selfie A Braies, reso famoso in tv da Terence Hill Isabella Bossi Fedrigotti Il lago di Braies come Venezia? Sembra proprio di sì. Sono, infatti, molte migliaia i turisti che ogni giorno, almeno nella bella stagione, invadono la piccola valle laterale della Pusteria dichiarata patrimonio dell’Unesco, per poter dare una breve occhiata all’incantevole distesa d’acqua nella quale si specchia la Croda del Becco: vi si fermano un paio di ore, mangiano panini sulla riva, scattano selfie a raffica e poi se ne vanno, lasciando quasi sempre intonsi alberghi, pensioni, bed and breakfast e ristoranti, in cambio però abbandonando carte, avanzi di cibo, lattine e sacchetti di plastica in gran numero. Tre imprenditori del luogo, Alexander Trenker, Mirko Steiner e Bruno Heiss, hanno convocato la popolazione di Braies, composta di
650 anime in gran parte presenti alla riunione, per dire basta al turismo mordi e fuggi che di questo passo rischia di distruggere l’incanto del lago e dei suoi dintorni. Né è mancato alla convocazione il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher che ha condiviso il molto comprensibile grido di dolore dei tre. «Tutto è incominciato qualche anno fa con la serie Rai “Un passo dal cielo”», spiega Trenker, patron dell’omonimo albergo a 5 stelle: «Eravamo contenti ma adesso dobbiamo trovare un modo per salvare la nostra valle. Il turismo va contingentato, la nostra comunità non può sopportare l’invasione di un milione e mezzo di visitatori all’anno che si fermano a volte anche solo per il tempo di postare una foto su Instagram». Scatenante dell’affollatissimo pellegrinaggio è stata la partecipazione alla serie di Terence Hill, star molto amata che, però, non ha attirato soltanto ammiratori italiani, bensì, come conferma Trenker, anche «fedeli» provenienti da tutta Europa oltre che dall’Oriente. Da allora è stato un crescendo che ha stravolto un antico luogo di villeggiature per vacanzieri in cerca di silenzio e di pace, di aria buona, di passeggiate nei boschi, di soste nei masi di montagna. Maledetto sia «Un passo dal cielo»? Sì e no, perché è la Bls, la Business Location Südtirol Alto Adige, emanazione della Provincia di Bolzano, che finanzia, a volte anche in modo assai generoso, le produzioni televisive e cinematografiche allo scopo di averne un ritorno d’immagine a livello turistico. Obiettivo senz’altro centrato per «Un passo dal cielo»: peccato che i turisti arrivati grazie alla serie tv non sono necessariamente come li si voleva, e cioè meno numerosi ma in cambio davvero amanti dei luoghi, oltre che interessati a fermarsi qualche giorno, o meglio qualche settimana, frequentando alberghi, rifugi, malghe e ristoranti. Non un selfie e via dopo poche ore, tanto per poter dire: guardate in che paradiso mi trovo; non colonne di pullman, di camper, di macchine e moto che, dopo aver provocato code di una decina di chilometri, finiscono per parcheggiare in modo avventuroso. I tre imprenditori hanno elaborato un progetto per il futuro della valle che sostanzialmente si basa su una possibile stazione ferroviaria a Braies che permetterebbe di arrivare in treno al luogo del desiderio. Un servizio di bus a idrogeno farebbe il resto. Poi ci sarebbero una serie di infrastrutture come un centro visite all’ingresso della valle, un museo, una zona ricreativa sulle rive del rio Braies, il tutto già illustrato da attraenti rendering. Prima però occorre che le Ferrovie dello Stato concedano la fermata per la quale emissari della Provincia stanno trattando a Roma. Corriere del Trentino | 12 febbraio 2020 p.5 Braies: fermata dei treni e bus a idrogeno Tre imprenditori presentano il nuovo concetto di mobilità. Il sindaco Mittermair: masterplan entro il 2020 Aldo De Pellegrin BOLZANO La valle di Braies, stretta nella morsa del traffico e del caos originato dal turismo mordi e fuggi nato sull’onda del successo delle serie Tv di «Un passo dal cielo», non ne può davvero più. L’estate scorsa, per arginare il turismo da selfie che ha fatto lievitare gli arrivi ma calare in modo preoccupante i pernottamenti, si è fatto ricorso al blocco degli accessi negli orari di punta, ma è apparso subito chiaro che anche questa non potrà essere una soluzione definitiva ad un problema che ogni stagione diventa più grave. È su questa semplice considerazione, che si basa il nuovo futuribile concetto di mobilità turistica sviluppato da tre imprenditori di Braies, Mirko Steiner, Alexander Trenker e Bruno Heiss ed elaborato dagli architetti brunicensi Gerhard Mahlknecht e Marco Micheli. Il progetto, presentato lunedì sera alla popolazione della vallata nella casa delle Associazioni del comune, prevede la realizzazione di una fermata ferroviaria, un centro visitatori e di una fermata per i bus a idrogeno. Alla presentazione c’erano anche il presidente della giunta provinciale Arno Kompatscher, il suo vice Daniel Alfreider ed il sindaco di Braies Friedrich Mittermair. E tutti concordano sulla necessità di intervenire. A Braies, un paese di soli 650 abitanti, ci sono giornate in cui arrivano 15.000 turisti-lampo. E se in un anno gli arrivi hanno raggiunto ormai quota 1,6 milioni (per lo più persone che trascorrono un paio d’ore in valle) i pernottamenti sono calati ad appena 140 mila unità. Una vera e propria invasione che, sono parole del sindaco Mittermair, «genera rifiuti, code infinite e gas di scarico e per la quale il blocco del traffico e gli ingressi contingentati sono solo una soluzione tampone». La soluzione, come ribadisce Alex Trenker, uno degli iniziatori del progetto, è una rivoluzione all’insegna delle tecnologie green. «Puntiamo su un concetto di mobilità totalmente sostenibile che contribuisca a canalizzare il flusso dei visitatori, consentendo loro di “vivere” davvero la vallata alpina». Il progetto prevede diverse infrastrutture: un centro visite all’ingresso della valle dotato di parcheggio, una zona ricreativa sulle rive del rio di Braies e persino una fermata ferroviaria che permetterà di raggiungere la vallata con i treni della linea della Pusteria. Da lì in poi, all’interno della valle, ci si muoverà solo a bordo di bus a idrogeno con il “carburante” che potrebbe essere prodotto in loco grazie ad una propria centrale elettrica ed immagazzinato con le nuovissime tecnologie della brunicense Gkn Sinter Metals. Il centro visite sarà allestito come una struttura museale, destinata a far conoscere il patrimonio naturale delle Dolomiti e della valle di Braies in uno stabile, firmato dagli architetti Mahlknecht e Micheli, che si inserisca in maniera armoniosa nel paesaggio. Il progetto è piaciuto alla politica e anche Kompatscher ha speso parole di elogio per l’iniziativa, sottolineando l’importanza di raccogliere quante più idee possibili e di vagliarle con la massima attenzione, con un obiettivo chiaro: «Sviluppare un progetto che sia appoggiato dalla popolazione di Braies e in grado di liberare la valle dal traffico. Comune e Provincia dovranno anche vigilare affinché in primo piano ci sia innanzitutto l’interesse della collettività». Anche il sindaco Mittermair ha apprezzato l’idea: «Invito la popolazione ad esprimere pareri e idee. Da parte nostra ne discuteremo in consiglio comunale e contiamo, già entro il 2020, di elaborare un masterplan con le varie fasi e il cronoprogramma dei lavori».
Gazzettino | 13 febbraio 2020 p.5 Centro mobilità per Braies, sì degli assessori Vettorato: giusto puntare su treno e bus a idrogeno. Alfreider: turismo, controllo sui flussi Enzo Coco BOLZANO La visibilità mediatica ha trasformato il lago di Braies, gioiello della natura delle Dolomiti, in un luogo meta di un turismo «mordi e fuggi» che ha raggiunto livelli di intasamento negativi per il piccolo comune della Pusteria. È il ragionamento che sottende al progetto presentato lunedì scorso che vuole trasformare il lago e ciò che lo circonda in un’esperienza da vivere che vada oltre le poche ore che oggi i molti visitatori, in certe giornate anche 15.000, vi trascorrono. Fermata ferroviaria, parcheggio, centro visite, zona ricreativa inseriti al bivio Pusteria-Braies in un contesto ecosostenibile a tecnologia green, sono i tasselli che compongo il progetto presentato dai tre imprenditori di Braies Miko Steiner, Alexander Trenker e Bruno Heiss. Il progetto è piaciuto al presidente Kompatscher, presente lunedì sera a Braies: «Più proposte arriveranno in questo senso e meglio è – ha detto – e bisognerà vagliarle con la massima attenzione proprio nell’ottica della salvaguardia del territorio». «Come assessore all’ambiente seguo con interesse gli sviluppi – aggiunge il vicepresidente della Provincia Giuliano Vettorato – perché dobbiamo assolutamente tutelare Braies e il suo comprensorio dal punto di vista ambientale. Penso di poter dire che dalla situazione attuale non si torna indietro e quindi i flussi dei turisti vanno gestiti e l’impiego di mezzi alternativi quali il treno e i bus a idrogeno vanno sicuramente favoriti. Penso – conclude – che una volta realizzate queste infrastrutture, sarà più facile porre un freno agli arrivi indiscriminati canalizzando e cadenzando quelli offerti dalla mobilità alternativa». Insomma, il consenso pare esserci. L’integrità di Braies ne soffrirà comunque? «Questo è fuori di dubbio — ammette l’assessore Daniel Alfreider — ma il fenomeno esiste già adesso e lasciarlo senza controllo sarebbe ancora peggio e ne andrebbe della valorizzazione dell’intera valle». Alto Adige | 20 Febbraio 2020 p. 34 Braies senza auto, consensi al piano su scala nazionale braies L'Associazione Italiana Turismo Responsabile - Aitr "condivide pienamente le preoccupazioni degli operatori turistici e della comunità del lago di Braies e le loro idee per regolare gli arrivi dei turisti e la loro permanenza, ed in particolare l'idea del collegamento ferroviario, che produrrebbe sicuramente effetti positivi sul traffico e sull'ambiente".In un comunicato, l'associazione presieduta da Maurizio Davolio esprime il proprio sostegno al progetto concepito da tre imprenditori di Braies e recentemente presentato alla cittadinanza, un progetto che vuol sviluppare una mobilità interna moderna, non inquinante, che consenta agli ospiti di arrivare e di muoversi in valle con i mezzi pubblici. Sono previsti un centro visitatori all'ingresso della valle con parcheggio, una zona ricreativa sul rio di Braies e una stazione ferroviaria da dove ci si muoverà all'interno della valle solo a bordo di bus a idrogeno. Il "carburante" dei mezzi sarebbe tra l'altro prodotto in loco grazie a una centrale elettrica. Il centro visite, allestito come una struttura museale per far conoscere il patrimonio naturale delle Dolomiti e della valle di Braies, è stato progettato dagli architetti brunicensi Gerhard Mahlknecht e Marco Micheli per inserirsi in maniera armoniosa nel paesaggio. Il piano prevede anche la riqualificazione estetica e organizzativa degli accessi al lago di Braies e a Prato Piazza."Il lago di Braies - sottolinea nel comunicato Aitr - è riconosciuto come patrimonio dell'umanità da parte dell'Unesco e questo prestigioso e meritato riconoscimento va salvaguardato dai possibili rischi che forme di turismo che eccedono la capacità di carico potrebbero provocare". Così, Aitr "si dichiara disponibile a sostenere l'azione dei cittadini di Braies che desiderano difendere il loro meraviglioso territorio ed il famoso lago e intendono valorizzarlo in forme sostenibili e responsabili".
RING DELLE DOLOMITI L'Adige | 25 Febbraio 2020 p. 25 Ring delle Dolomiti, primi passi
Dopo tanti annunci, muove i primi passi concreti il progetto di "Ring delle Dolomiti", l'anello ferroviario che nella direttrice nord vede il collegamento tra Calalzo e Brunico via Cortina d'Ampezzo e, nella direttrice sud, il raccordo con il Trentino da Feltre alla Valsugana. La giunta provinciale di Trento, nell'ultima seduta, ha approvato lo schema di convenzione con la Provincia di Belluno per l'avvio del progetto strategico denominato "Treno delle Dolomiti - Ferrovia Bellunese (sud)". I costi della fattibilità. Nella sostanza, si tratta di dare corso ad uno studio di fattibilità che definisca «le politiche trasportistiche, il modello di esercizio, sulla base delle analisi della domanda e le guida progettuali necessarie per focalizzare gli interventi e definirne l'impegno economico». Soggetto attuatore del progetto di collegamento ferroviario tra la Valsugana e Feltre è la Provincia di Trento. Ed è la Provincia, con riferimento agli interventi per la coesione con i territori confinanti, ad accollarsi la quasi totalità dei costi dello studio di fattibilità. La spesa prevista è di 200 mila euro: la Provincia di Trento lo finanzia con 198.200,00 euro, alla Provincia di Belluno il rimanente, 1.800 euro (lo 0,9% del costo). L'avvio concreto, dopo l'ok della giunta, avverrà con la firma della convenzione cui è incaricato, per la Provincia di Trento, l'ingegner Raffaele De Col. Un gruppo di lavoro in campo. L'obiettivo del progetto è anche quello di creare un sistema di interconnessioni ferroviarie tra le province di Trento, Bolzano e Belluno di queste con il Corridoio del Brennero, con riduzione dei tempi di collegamento e del chilometraggio tra la provincia di Belluno e la provincia di Trento, allo scopo di migliorare la mobilità e la fruizione dei servizi di interesse e di incremento dell'attività turistica. L'intesa prevede la costituzione di un gruppo di lavoro, formato da rappresentanti della Regione Veneto, della Provincia di Belluno, della Provincia di Trento e della società Trentino Trasporti spa. Ogni sei mesi il gruppo di lavoro relazionerà ai vertici politici degli enti coinvolti. Ai tavoli di lavoro parteciperanno, da subito, anche rappresentanti di Rfi spa. Il timing prevede di affidare entro tre mesi gli incarichi per il progetto di fattibilità tecnica ed economica, valutando anche le alternative progettuali (vedi schema in pagina, ndr), entro sei mesi la redazione di un documento di fattibilità (alternative comprese), un'attività di monitoraggio dei risultati e, entro il 31 dicembre 2022, la conclusione delle attività di progetto. Lo scenario del Ring delle Dolomiti ha preso in considerazione bacini di riferimento, sia per popolazione residente, sia per presenze turistiche, definendo tre capisaldi: Borgo Valsugana (un bacino di 30.227 persone nel raggio di 5 km e 142.281 presenze turistiche); Feltre (bacino di 39.950 residenti e 221.216 presenze turistiche); Mezzano (10.469 residenti e 499.658 presenze turistiche.
NOTIZIE DAI PARCHI Messaggero Veneto | 14 Febbraio 2020 p. 48 edizione Pordenone «Parco, turismo al primo posto Ma ora bisogna guardare oltre» Fabiano Filippin CIMOLAIS Tra qualche settimana sarà ufficialmente aperta la nuova stagione turistica e gli operatori sono al lavoro per prepararsi al meglio nell'accoglienza. Ma per il Parco naturale delle Dolomiti friulane anche quello appena andato in archivio si è rivelato un periodo d'oro, in fatto di presenze. Nel 2019 sono stati infatti 15 mila, gli studenti saliti in zona per iniziative didattiche, 23 mila quelli alla diga del Vajont non riuniti in comitive, mentre altri 20 mila sono stati gli escursionisti della Forra del Cellina. Dopo di che, ci sono le mille persone che hanno partecipato alla giornata ludica di Barcis intitolata Play Parco, nonché i 400 ospiti che hanno degustato i piatti tipici grazie alla collaborazione con i ristoratori. «Il Parco si sta adeguando ai tempi e anche l'annata che ci apprestiamo ad affrontare sarà incentrata su questa fase di cambiamento - ha detto il presidente Gianandrea Grava -. Gestire un territorio così vasto non significa soltanto impegnarsi per il rilancio del turismo, che in ogni caso resta un settore vitale per l'economia montana. Significa piuttosto trovare nuovi incentivi per la permanenza sul posto dei giovani, perché le imprese tradizionali non chiudano i battenti e per agevolare le amministrazioni nello svolgimento delle attività istituzionali. In quest'ultima direzione, va ricordata la discesa in campo dei nostri uffici a fianco dei Comuni colpiti dalla tempesta Vaia del 2018: solamente a Claut, il nostro personale sta gestendo sette piani di ripristino insieme ai dipendenti municipali».Grava ha ricordato l'accordo con Dolomia, il brand di acqua minerale che ha sede a Cimolais e che ogni anno versa all'ente un benefit economico. «Sono fondi che usiamo per valorizzarci ancor di più all'esterno e che stanno dando i loro frutti, se si pensa che nel 2019 sono aumentati notevolmente i contatti non tradizionali via mail e social con escursionisti stranieri - ha concluso il presidente del Parco -. L'assessore regionale Stefano Zannier ci ha invece supportati nella revisione del regolamento generale, in modo tale che alle famiglie venisse riconosciuto un incentivo per la cura del territorio, come avviene per lo sfalcio dei prati. Infine, lo studio del nostro habitat, tutelato persino dall'Unesco: grazie a progetti finanziati da Bruxelles, abbiamo stretto rapporti di reciproca conoscenza con le Prealpi Giulie e il Triglav sloveno. Sono nati piani di sviluppo congiunti, uno dei quali sta monitorando gli urogalli, una specie in via di estinzione, ma che nei nostri boschi trova un ambiente ideale». -© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere delle Alpi | 27 Febbraio 2020 p. 37 Accesso a pagamento ai Cadini del Brenton Oggi il Parco dice sì Raffaele Scotttini FELTRE I Cadini del Brenton valgono il prezzo del biglietto. Sono un paradiso per i turisti, ma per assicurare ai visitatori servizi all'altezza, il Parco delle Dolomiti ha deciso di istituire una tariffa di accesso. Il consiglio direttivo si riunirà oggi per discuterne e quantificare la cifra.La novità dell'introduzione del biglietto è dettata da due motivi: «La relazione della Corte dei conti ha sottolineato come i Parchi devono lavorare anche per avere entrate proprie», spiega il presidente Ennio Vigne. «In questi ultimi anni, di fronte all'aumento dei Parchi le risorse sono sempre rimaste le stesse. Come secondo aspetto, vogliamo dare un servizio migliore».In questa direzione va la risoluzione della problematica della mancanza di servizi igienici: «Abbiamo affidato i lavori per l'allaccio dell'acqua, quindi finalmente apriranno i bagni quando inizierà la stagione», annuncia Vigne. «È un elemento non banale». In più, si completa il posizionamento della staccionata nel lato che non era completamente protetto.Il direttivo dell'ente è chiamato inoltre ad approvare due convenzioni con il Comune di Pedavena e quello di Santa Giustina per interventi di miglioramento energetico grazie a fondi ministeriali. Il più corposo riguarda l'Ostello di Altanon a Santa Giustina, mentre il secondo vedrà la riqualificazione della malga Casere dei boschi in territorio pedavenese. Una volta ottenuto il via libera dal Parco, l'iter proseguirà nei due consigli comunali. È pronto per essere votato anche un accordo con il Cai (sezioni di Feltre, Belluno, Longarone, Oderzo, Val di Zoldo e Agordo) per l'attuazione di interventi di manutenzione straordinaria della rete sentieristica Cai, di bivacchi e infrastrutture a servizio dei rifugi all'interno dei confini dell'area protetta.All'ordine del giorno c'è poi il conferimento di due posizioni organizzative all'interno dell'ente. Un altro passaggio istituzionale è confermare l'incarico all'avvocato Livio Viel di Belluno nel procedimento giudiziario promosso da Eva Valsabbia, che ha presentato appello alla sentenza negativa del tribunale civile di Venezia in merito all'impianto idroelettrico mai entrato in funzione in valle del Mis. --© RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere del Veneto | 27 Febbraio 2020 p. 11 Cadini del Brenton, d’estate l’ingresso sarà a pagamento
sospirolo
Dopo la sperimentazione di un anno tra 2008 e 2009, tornerà a pagamento la visita ai Cadini del Brenton (nella foto) , in Valle del Mis, uno dei siti turistici migliori della Valbelluna, con 30 mila presenze l’anno. La proposta sarà ratificata oggi dal consiglio direttivo del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi. «L’entrata costerà tra i 2 e i 3 euro — spiega il presidente del Parco, Ennio Vigne — e sul retro dei biglietti sarà spiegata la destinazione dei soldi (potrebbero arrivare a 90 mila euro l’anno, Ndr ). L’entrata a pagamento solo d’estate, tra il 1 giugno e il 30 settembre. In cambio il Parco metterà a disposizione alcuni servizi essenziali come l’apertura dei bagni, già esistenti, ma mai in servizio». E verrà completata la messa in sicurezza del percorso turistico e sostituita la segnaletica.
Corriere delle Alpi | 28 Febbraio 2020 p. 33 Cadini del Brenton biglietto a due euro ma solo per i turisti Raffaele Scottini FELTRE Spettacolo della natura a 2 euro, ma solo per i visitatori che arrivano da fuori, perché l'ingresso ai Cadini del Brenton rimane gratuito per i residenti dei quindici Comuni del Parco delle Dolomiti. È questo il prezzo stabilito dal consiglio direttivo dell'ente, che ha approvato ieri all'unanimità l'entrata in vigore della tariffa dall'1 giugno al 30 settembre. I giovani sotto i 14 anni non pagheranno. Si parla di un afflusso turistico importante, con una stima di oltre 30 mila visitatori all'interno della Valle del Mis nell'estate scorsa.«Vogliamo dare un servizio migliore, con un'area costantemente pulita, monitorata e fruibile. C'era un problema riguardo all'utilizzo dei bagni, che saranno aperti garantendo un funzionamento e un controllo come merita la struttura», commenta il presidente del Parco Ennio Vigne. Che aggiunge: «La Corte dei conti nella sua relazione ha indicato come vi sia la necessità per i Parchi di implementare le risorse proprie, ma la cosa più importante è che i Cadini del Brenton rappresentano un gioiellino dal punto di vista ambientale e vogliamo dare un servizio all'altezza. Riteniamo che la cifra di 2 euro del biglietto sia simbolica, ma importante perché è un segnale di attenzione al nostro territorio, che è prezioso. Partiamo con una stagione sperimentale e vediamo come va».Verrà ampliata la convenzione con la cooperativa Isoipse: «Chiederemo loro il servizio di biglietteria, di pulizia e controllo dei
servizi igienici, più una funzione di informazione e sorveglianza», spiega Vigne. «Nel momento in cui gli utenti non rispettassero i divieti, sarà compito loro avvisare le forze dell'ordine». Verrà realizzato anche un parcheggio all'ingresso dei Cadini riservato ai mezzi di soccorso e alle forze dell'ordine.Voltando pagina, è stato rinnovato l'accordo con il Cai (sezioni di Feltre, Belluno, Longarone, Oderzo, Val di Zoldo e Agordo) per l'attuazione di interventi di manutenzione straordinaria della rete sentieristica, di bivacchi e infrastrutture a servizio dei rifugi all'interno dei confini dell'area protetta. La convenzione per quest'anno prevede un contributo da parte del Parco di 32 mila euro, che verranno utilizzati dal Club alpino italiano.Ritirato dall'ordine del giorno del consiglio direttivo il punto relativo all'adesione del Parco al consorzio Dmo, ma solo per un aspetto burocratico. Verrà votato in aprile, perché rimane strategica la promozione dello sviluppo turistico dell'area protetta.
SERRAI DI SOTTOGUDA Gazzettino | 16 Febbraio 2020 p. 11 edizione Belluno Serrai di Sottoguda: sopralluogo di sindaci e tecnici nella gola devastata L'impegno dell'Amministrazione De Bernardin per la sistemazione completa dei Serrai di Sottoguda una delle forre naturali più belle e selvagge dell'area Dolomitica e non solo distrutta dalla tempesta Vaia nell'ottobre del 2018 continua senza sosta. IL SOPRALUOGO In questi giorni il sindaco De Bernardin ha effettuato un sopralluogo ai Serrai inoltrandosi molto addentro nella gola, assieme all'attuale direttore lavori e direttore per la sicurezza del cantiere. Inoltre erano presenti gli ingegneri Gianvittore Vaccari e Francesco Trevisan di Veneto Acque, assieme ai progettisti e ai tecnici di Bim Gsp rappresentati dal direttore Sergio Dal Vit e funzionari dei Servizi forestali regionali. Un gruppo di persone dunque che dovranno lavorare assieme, nei loro ruoli distinti, per portare questa stupenda gola alla sua antica bellezza. Anzi per usare le parole del primo cittadino di Rocca, per «ritornare ancora più bella e accattivante di prima». LA TEMPISTICA «Difficile poter varare oggi una tempistica di quando questo intervento potrà essere completato nel suo insieme- spiega il sindaco De Bernardin - ovviamente noi spingeremo perché questo avvenga il prima possibile ma c'e' veramente tanto lavoro da fare. Entrando nella Gola per effettuare il sopralluogo abbiamo visto e tastato con mano la grande devastazione che c'e' stata. E quindi l'intervento si profila lungo e difficile anche per la criticità del luogo. È chiaro che per noi è di vitale importanza per il turismo poter avere ancora questo luogo di attrazione da offrire riportato al suo antico splendore ma sappiamo che per far questo ci vuole del tempo e allora al fine che i lavori siano eseguiti al meglio e che il risultato sia dei migliori siamo disposti anche ad attendere un po' di più proprio perché i Serrai una volta completato l'intervento dovranno risultare ancora più belli e accattivanti di prima». L'INTERVENTO Già dai giorni post Vaia la sistemazione dei Serrai di Sottoguda è apparsa agli occhi di tecnici e di amministratori uno degli interventi primari e delicati da realizzare, sia per l'entità del danno subito sia per la logistica non certamente agevole dove poter intervenire. Un intervento costosissimo e delicatissimo che deve essere eseguito con la massima attenzione. Un progetto e un intervento delicato che mira a riportare questa forra all'antico splendore, ovvero a riportarla come era prima. Ma il sindaco De Bernardin premette: Abbiamo parlato con i progettisti e mi sembra siano disponibili ad accettare le osservazioni che stanno man mano essere portate dall'Amministrazione comunale. È chiaro che l'intenzione è quella di riportare i Serrai a come erano prima ma qualcosa sicuramente cambierà considerato che Vaia ha messo a nudo anche la vulnerabilità di questa gola. È quindi giusto valutare tutte queste criticità e vulnerabilità al fine che la gola sia messa al sicuro da un altro fenomeno come questo». Dario Fontanive
CASCHI VERDI PER L’UNESCO L'Adige | 5 Febbraio 2020 p. 40 Esperti Ispra a supporto del Parco STREMBO
Saranno quattro gli esperti dell'Ispra che il ministro Sergio Costa invierà all'Adamello Brenta Geopark nell'ambito del programma "Caschi verdi per l'Unesco". E' di pochi giorni fa l'annuncio della nascita di una task force, composta da 22 esperti in varie materie come geologi, biologi, architetti e fisici, frutto di un protocollo di intesa tra il Ministero dell'Ambiente e l'Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Il lavoro della task force consisterà nel supporto agli enti gestori di siti Unesco italiani per la definizione di piani di gestione dei territori. Le numerose richieste di supporto giunte al Ministero sono state valutate da un Comitato che ne ha selezionate sette. Tra queste si è distinta la candidatura del Parco Naturale Adamello Brenta, che è l'ente gestore dell'Adamello Brenta Geopark, unico scelto per quanto riguarda il programma Unesco Global Geopark. "Quando è giunta la raccolta di interesse da parte del Ministero nell'aprile scorso – spiega il direttore del Parco, Cristiano Trotter – abbiamo richiesto l'intervento degli esperti per poter potenziare i nostri progetti in tre ambiti: la valorizzazione dei 61 geositi presenti nell'Adamello Brenta, l'attività di promozione del Geoparco e l'educazione ambientale, che per noi riveste un ruolo di primaria importanza e reputiamo come una vera e propria misura di conservazione dell'ambiente naturale. Considerato il numero significativo di siti Unesco presenti in Italia, non ci aspettavamo di essere selezionati, invece nei giorni scorsi ci è giunta comunicazione positiva dal Ministero con i nomi degli esperti destinati all'Adamello Brenta Geopark. Nel frattempo, gli uffici stanno definendo alcune idee concrete da sviluppare insieme che possano andare a vantaggio dell'intero territorio." Il Parco è stato riconosciuto Geoparco nel 2008 grazie alla ricchezza geologica e geomorfologica, unica al mondo, che si riscontra nei due gruppi montuosi dell'Adamello–Presanella e delle Dolomiti di Brenta. Fondamentale per il riconoscimento è stata anche la presenza di una strategia collegata per lo sviluppo delle comunità interessate. Nel 2015, durante la Conferenza Generale dell'Unesco di Parigi, il sistema dei Geoparchi mondiali è diventato, a sua volta, un programma Unesco alla stregua del Patrimonio dell'umanità. Da allora il Parco è conosciuto nel mondo anche come Adamello Brenta Unesco Global Geopark. Il Italia si trovano 10 dei 147 Geoparchi mondiali.
PATROCINI Corriere delle Alpi | 4 Febbraio 2020 p. 32 La tempesta Vaia ci ha lanciato un messaggio: «Dobbiamo avere più cura del mondo» Francesca Valente BELLUNO Non ci sono solo gli incendi in Australia o in sud America, l'alta marea a Venezia e le esondazioni in Liguria e Toscana. I cambiamenti climatici si sono espressi in modo dirompente e devastante anche in provincia di Belluno, con l'ormai nota a tutti come tempesta Vaia, che il 29 ottobre 2018 ha schiantato a terra milioni di alberi e causato danni per centinaia di milioni di euro fra esondazioni, frane e smottamenti. Per non dimenticare quanto ci è accaduto e al contempo non perdere la preziosissima occasione di riflettere su questo, anche per intervenire con un impegno serio e compatto nei confronti dell'ambiente su scala locale, il sociologo bellunese Diego Cason e il ricercatore e saggista trentino Michele Nardelli hanno dato alle stampe il libro "Il monito della ninfea. Vaia, la montagna il limite", edito in 1.200 copie con la casa editrice "Al limite" e prefatto del politico Gianfranco Bettin. Il saggio sarà presentato venerdì alle 18 nella Sala degli Affreschi della Provincia di Belluno, a Belluno, a ingresso libero (i posti sono limitati). Diego Cason, qual è la genesi del vostro libro? «Un mese esatto dopo Vaia, ovvero il 29 novembre, ci siamo incontrati in Provincia con i rappresentanti istituzionali, in primis il presidente Roberto Padrin, per coordinarci sulle prime azioni da intraprendere. Forte su tutte è emersa la necessità di coordinare le cinque province (oltre a Belluno le province di Trento, Bolzano, Udine e Pordenone) nell'immissione di legno schiantato sul mercato, anche se le differenze a livello amministrativo e la scarsità di dialogo non lo hanno di fatto permesso». Come avete iniziato a scrivere? «È stato Michele Nardelli a contattarmi per chiedermi di mostrargli la devastazione di Vaia. Abbiamo fatto diversi giri per visitare i luoghi più colpiti, incontrando sindaci, guardie forestali, consiglieri, capi regola, proprietari e residenti, raccogliendo più testimonianze possibili. Nel corso di questi viaggi abbiamo anche fatto delle riprese che probabilmente confluiranno in un film, che mostreremo in anteprima a spezzoni venerdì sera. Alla fine ci siamo trovati con un sacco di materiale e ci siamo chiesti cosa farne: un amico editore ci ha suggerito di terminarlo entro il 29 ottobre dello scorso anno, ma per noi sarebbe stato impossibile, visto che avevamo terminato l'indagine a fine agosto; così ci siamo dati un po' più di tempo, anche per non arrivare a sovrapporci con tutti gli eventi commemorativi di quei giorni».Come è stato lavorare a quattro mani su un tema così tecnico?«Inizialmente ci eravamo divisi le parti, ma di fatto è scattata una rara alchimia nella quale non è stato nemmeno necessario preoccuparci di quel che scriveva l'uno o l'altro, perché le parti si sono incastrate naturalmente tra di loro. Di tutto il materiale raccolto abbiamo pubblicato circa il 30 per cento: volevamo raccontare il nostro giro, poi sono uscite riflessioni filosofiche sulla relazione tra uomo e ambiente, le specie viventi, per poi approdare al rapporto tra urbanesimo e realtà rurali e montane periferiche. Stava diventando troppo esteso, andava circoscritto, abbiamo dovuto fare delle scelte».Quali sono gli aspetti più delicati che avete rilevato?«Il divario tra la visione ecologica e la gestione amministrativa dei nostri territori, per esempio. C'è chi da Venezia
ci vuole "custodi del territorio" imponendoci regole innaturali per i nostri contesti. Così abbiamo ribaltato il ragionamento: la cura del territorio dovrebbe essere responsabilità non soltanto delle montagne o delle aree periferiche, ma anche della pianura. C'è poi la relazione affettiva, viscerale dei montanari con il loro contesto e i loro boschi, elemento essenziale dell'essere individui in quei luoghi. Scrivendo questo libro ho peraltro scoperto che non c'è una nozione legislativa di "bosco", è una parte che ho tagliato dal libro, ma l'ho trovata paradossale».Quindi non ci sono soluzioni apparenti a questo conflitto ecoantropologico?«Certo che sì! Dopo aver progettato il saggio siamo andati a vedere quali esperienze virtuose sono scaturite dal dopo Vaia: abbiamo scoperto che in Valsugana una falegnameria ha deciso di costruire le "Vaia cube", casse armoniche per cellulari. Il progetto culturale Algudnei ha fatto un concerto in bosco schiantato, Arte Sella, invece, sta ripensando la funzione dei suoi spazi non solo in funzione dell'arte, ma anche come rappresentazione della realtà boschiva con le sue fragilità. Alla fine abbiamo pensato a Vaia come una messaggera: di fatto è arrivata perché abbiamo oltrepassato un limite, siamo in un mondo guastato di cui dobbiamo avere più cura».Sono in programma presentazioni nelle cinque sedi delle province toccate, ma anche nei luoghi più feriti dalla tempesta come la Val Visdende, Colle Santa Lucia, Larzonei, località dove «vorremmo tornare per restituire in forma di libro il frutto dei nostri incontri». Non mancherà la presentazione veneziana, la città di Bettin che ancora oggi si regge su quei tronchi d'albero bellunese che sanno essere tanto forti e possenti quanto fragili e instabili, paradigma dell'uomo. --