Raasegna Stampa Dolomiti UNESCO | Gennaio 2020

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RASSEGNA STAMPA GENNAIO 2020

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PRINCIPALI ARGOMENTI DEL MESE DI GENNAIO: MAXI CAROSELLO: CORTINA - CIVETTA - ARABBA....................................................................................... 3 FOSSIL SEA CHALLENGE: LA PRIMA GIORNATA FORMATIVA DELLA 3^ ED. .............................................. 6 PREMIO DI LAUREA DOLOMITI UNESCO ....................................................................................................... 7 A TRENTO IL TAVOLO DI COORDINAMENTO DOLOMITI UNESCO............................................................... 7 IL PROGETTO MUSEI DELLE DOLOMITI ........................................................................................................ 7 SERRAI DI SOTTOGUDA: IL PROGETTO DI RIPRISTINO .............................................................................. 8 NOTIZIE DAI PARCHI ........................................................................................................................................ 8 NOTIZIE DAL CAI ............................................................................................................................................. 11 NOZIE DAI MUSEI ............................................................................................................................................12 NOTIZIE DAI RIFUGI ........................................................................................................................................14 PATROCINI .......................................................................................................................................................15 TRENTO FILM FESTIVAL .................................................................................................................................15

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MAXI CAROSELLO: CORTINA - CIVETTA - ARABBA L'Adige | 30 Gennaio 2020 p. 46 segue dalla prima Dolomiti al bivio, imparare dalla Svizzera di ANNIBALE SALSA Con l'approssimarsi della scadenza dei Giochi Olimpici invernali Milano-Cortina 2026 l'attenzione dell'opinione pubblica e del mondo ambientalista si va sempre più concentrando sulle problematiche della salvaguardia del Patrimonio Mondiale dei Monti Pallidi. Nuovi progetti di ampliamento delle aree sciabili vengono presentati. In queste occasioni si riaccendono vecchi conflitti. Da una parte, chi vorrebbe impedire qualsiasi intervento di ampliamento e potenziamento dell'offerta infrastrutturale. Dall'altra, chi vive in montagna e di montagna vedendo nelle limitazioni imposti da autorità esterne un'ingerenza sui propri territori. Va precisato, tuttavia, che l'iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale è avvenuta a condizione che non si costruissero nuovi collegamenti sciistici. Ma di chi sono le Dolomiti? La domanda riaffiora puntuale ogniqualvolta si ponga il problema del rapporto fra locale e sovralocale. Se un determinato patrimonio - eredità e lascito dei padri - appartiene all'Umanità intera non vi è dubbio che il punto di vista sovra-locale abbia una sua indiscutibile legittimità. Tuttavia, quando si ha a che fare con territori abitati da secoli e plasmati da generazioni che hanno lasciato segni profondi nel paesaggio "culturale" antropizzato, la voce di chi abita i territori va ascoltata e tenuta nella debita considerazione. Il paesaggio è un processo dinamico la cui tutela non può ingessare gli abitanti dentro campane di vetro secondo logiche di immutabilità spazio-temporale e dove gli abitanti diventino "riserve indiane" ad esaurimento. Se le Dolomiti fossero territori disabitati, aree selvagge primordiali, il problema non si porrebbe. Ma, fatte salve le aree sommitali che costituiscono il bene naturale riconosciuto dall'Unesco, il territorio posto al di sotto di tali superfici porta da millenni le tracce della presenza umana. E allora che fare? A parte certe posizioni preconcette su cui non vale la pena perdere tempo in discussioni interminabili e alla fine delle quali ognuno rimane ancorato alle proprie posizioni, la ragionevolezza, il buon senso, il realismo, consigliano di trovare un terreno comune di confronto tanto rispettoso delle diverse posizioni quanto costruttivo nelle soluzioni da proporre. Un tema negoziabile è sicuramente il concetto di "limite" sulla cui base valutare le conseguenze che deriverebbero da una sua violazione in termini di "effetti boomerang" sulla qualità dell'ambiente e del paesaggio. Le aree dolomitiche che meno si sono avvantaggiate delle ricadute benefiche del turismo invernale (soprattutto il Cadore/Comelico) dove, come afferma Mauro Corona, «la neve non è firmata», hanno assistito e assistono ancora oggi ad una continua emorragia di residenti e ad una perdita di presidi per la popolazione. Certamente le politiche della montagna messe in atto nel secondo dopoguerra non hanno ottenuto i risultati auspicati. Le terre alte sono state dimenticate e sospinte ai margini della vivibilità. Sovente si parla, genericamente, di Provincia di Belluno o, impropriamente, di "bellunese" dimenticando che Cortina d'Ampezzo ha alle spalle una storia diversa e che, a quella provincia veneta, è stata annessa nell'anno 1923 così come il Livinallongo (Fodòm/Buchenstein) su cui insiste Arabba e Colle Santa Lucia (La Col). Un altro aspetto da sottolineare è il fatto che, riguardo alle sacrosante limitazioni da imporre alla mobilità (in primis la transitabilità dei passi nel periodo estivo), si pensa che queste misure possano penalizzare il prestigio di località ad elevata attrattività turistica. Allora perché, invece di guardare soltanto al proprio ombelico, non proviamo a gettare lo sguardo su di un Paese che del turismo alpino ha fatto, primo in Europa e nel mondo, un modello vincente? Come noto, il turismo nelle Alpi nasce in Svizzera e quello invernale, nella fattispecie, in Engadina a Sankt-Moritz nell'anno 1864 allorquando i fratelli Badrutt, albergatori, invitano gli Inglesi a svernare fra le nevi della località grigionese. Quella proposta provocatoria ha avuto grande successo e, da quel momento, le Alpi aggiungeranno alla villeggiatura estiva anche quella invernale a destinazione sciistica. Nascono così, a ritmi impressionanti, le prime infrastrutture di collegamento con le località turistiche. Vengono costruite le prime ardite ferrovie di montagna a cremagliera capaci di superare dislivelli impressionanti (si pensi alla ferrovia del Pilatus, sopra Lucerna, con il 480 per mille di acclività!). Con il passare degli anni e l'affermarsi della motorizzazione privata, le strade e le automobili invaderanno in maniera sempre più soffocante le valli alpine. E qui, ancora una volta, la lungimiranza rosso-crociata escogita un modello di stazione turistica dove le auto vengono bandite ma il prestigio sociale, la qualità dell'ambiente e del paesaggio cresce in maniera esponenziale. Il vincolo diventa opportunità! Si tratta delle otto località "senz'auto/ohne auto/sans auto/auto free" (Zermatt, Saas Fee, Bettmeralp, Riederalp, Murren, Wengen, Stoos, Braunwald) facenti parte di un vera e propria strategia trasportistica. Nelle Alpi italiane esiste, in maniera del tutto casuale, la sola località valdostana di Chamois, servita unicamente da una funivia in partenza da Buisson (media Valtournenche). La costruzione delle nuove infrastrutture si inserirà armonicamente nel contesto paesistico elvetico e i comprensori sciistici, con i loro caroselli di impianti, non andranno a deturpare ambiente e paesaggio, anzi produrranno ricadute economicamente rilevanti sui territori. In tema di Siti Patrimonio dell'Umanità, voglio segnalare il "sistema Aletsch-Bitschorn" la cui unicità, riconosciuta dall'Unesco, è costituita dalla presenza del più grande ghiacciaio alpino. In quest'area, a cavallo fra Cantone di Berna e Vallese, troviamo ben due località senz'auto (Bettmeralp e Riederalp) dotate di piste da sci e impianti di risalita dove, però, il rumore è bandito e la quiete alpina regna sovrana. La morale che dobbiamo ricavare dal modello svizzero - in cui la montagna è vissuta e non spopolata - ci insegna che il problema della salvaguardia ambientale non è un problema di contrapposizione manichea fra una "cultura del si" ad ogni intervento di mero consumo e dove tutto è permesso e una "cultura del no" dove tutto è vietato. Occorre piuttosto acquisire una "cultura del come" che, pur dovendo dire qualche no relativamente a zone dotate di elevato valore naturalistico, eviti posizioni aprioristiche e

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ideologiche. Perché, allora, non trasformare qualche località dolomitica in una località "auto free" in cui le auto vengano bandite e le infrastrutture di accesso (su rotaia) o gli impianti di risalita (a fune) vengano pensati alla stregua di mezzi di pubblico trasporto in una logica viabilistica integrata? La Svizzera insegna che quelle località mantengono un elevato standard qualitativo unito ad un'elevata attrattività turistico-alberghiera (Zermatt docet). Ciò dovrà avvenire, beninteso, con una strategia unitaria di trasposto integrato comune a tutti i territori dolomitici, sotto la regia delle diverse istituzioni provinciali e regionali competenti. Corriere del Veneto | 8 Gennaio 2020

p. 5 Cento milioni per portare gli sciatori da Cortina ad Alleghe e fino ad Arabba Carosello dolomitico, la Regione spinge il progetto e va al Tar per il collegamento Comelico-Pusteria Marco Bonet venezia La Regione ricorrerà al Tar contro i vincoli posti dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini sull’area alpina tra il Comelico e la Val d’Ansiei, vincoli calati come una pietra tombale sull’ipotesi di collegare il Comelico (Santo Stefano di Cadore e Padola) alla Val Pusteria. Allo stesso tempo, fa sapere il governatore Luca Zaia, la Regione continua a lavorare al progetto di collegamento tra Cortina, Arabba (e, di lì, l’Alta Badia) ed il Civetta, tre comprensori che fanno già parte del circuito Dolomiti Superski. «Un carosello straordinario - dice Zaia - che farebbe concorrenza a quello del Sellaronda». Se ne parla perlomeno da un paio d’anni ma Palazzo Balbi pare intenzionato ad accelerare, sfruttando la spinta (finanziaria ma anche emotiva) data dai Mondiali di sci del 2021 e dalle Olimpiadi del 2026. «Lo sci d’inverno e le passeggiate d’estate sono vita per le nostre montagne che si stanno spopolando - spiega Zaia -. La provincia di Belluno perde mille abitanti ogni anno, un’emorragia che si può arrestare solo rivitalizzando l’economia di quei territori, grazie al riconoscimento dell’Unesco e al turismo». Gli ambientalisti non sono della stessa idea (un loro ricorso è all’origine dello stallo che dura da otto anni in Comelico) ma Zaia si prepara a mettere in campo gli avvocati e tira dritto: «Vogliamo collegare Cortina al Civetta e all’Alta Badia entro il 2026, l’anno dei Giochi. Ci sono già dei progetti di massima, che i nostri uffici stanno affinando, così come abbiamo l’accordo con i privati, che metterebbero metà della somma necessaria». Si tratta degli impiantisti capitanati da Mario Vascellari, il titolare della cabinovia che porta alla Marmolada, la cifra complessiva si aggira tra 80 e 100 milioni di euro, a seconda dei tracciati. «Sarebbe un sogno che si realizza - sorride il sindaco di Cortina Gian Pietro Ghedina - nell’attesa noi ci concentriamo sugli impianti in paese, che costituirebbero la stazione di partenza del futuro carosello delle Dolomiti». Il primo tratto, dal centro di Cortina (zona scuole-tennis Apollonio) a Socrepes è in fase di progettazione e occorrono 13 milioni; da Socrepes a Pocol gli impianti esistono già; da Pocol alle Cinque Torri i lavori, attesi da anni, partiranno ad aprile (sono altri 18 milioni). «Vogliamo collegare Cortina alle Cinque

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Torri per i Mondiali di sci del 2021» confida Ghedina. Da lì partirebbe la «fase 2» annunciata da Zaia ossia il collegamento verso ovest dalle Cinque Torri (e il Passo Falzarego) ad Arabba e quello verso sud dalle Cinque Torri ad Alleghe. Il primo muoverebbe dal Falzarego verso Andraz e il Col di Lana, per arrivare alle seggiovie Vizza, Marentas e Masarei e, da lì, a Passo Campolongo e all’Alta Badia. Il secondo, peraltro già inserito dalla Regione nel suo Piano Neve, partirebbe invece dalle Cinque Torri, passerebbe per il rifugio Fedare e Selva di Cadore per arrivare a Cima Fertazza e Col dei Baldi, nel cuore del Civetta. «Discuteremo i tracciati con i sindaci - mette le mani avanti l’assessore al Turismo Federico Caner - perché sappiamo che alcuni hanno delle perplessità, altri delle proposte alternative e vogliamo ascoltare tutti, muovendo dall’idea messa in pista dagli impiantisti. Sono al lavoro anche sul fronte dei finanziamenti, c’è un’ottima interlocuzione con il deputato Roger De Menech». Quest’ultimo, bellunese, esponente di spicco del Pd veneto, è stato nominato dal governo alla presidenza del Fondo dei Comuni di confine, la cassaforte in cui confluiscono i denari messi a disposizione da Trento e Bolzano per frenare i Comuni veneti - e lombardi - che anelano a passare nelle ricche province autonome. Si parla di diverse decine di milioni (25 solo nel 2019) che ben potrebbero essere utilizzati per allestire il nuovo carosello. «È un progetto con una duplice valenza - prosegue Zaia - da un lato quella turistica, più facilmente intuibile: abbiamo stimato che ci vorrebbero due giorni per completare tutto l’anello, un percorso senza eguali in un paesaggio patrimonio dell’umanità. Dall’altro voglio però sottolineare anche la valenza ambientale perché è chiaro che se si può girare tra le Dolomiti con gli sci, spostandosi da una località all’altra, si evita di girare con la macchina su e giù per i passi». E c’è chi già si immagina comitive di appassionati in partenza dall’Alta Badia per raggiungere Cortina e lì assistere alle gare olimpiche. Chissà che non vinca Sofia Goggia. La Repubblica | 10 Gennaio 2020

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/01/10/news/le_dolomiti_in_seggiovia_o_sugli_sci_parte_il_progetto_del_grande_carosello_245352320/ Le Dolomiti in seggiovia o sugli sci, parte il progetto del "Grande carosello" Tutte le Dolomiti in seggiovia e sugli sci. Il sogno dell’industria turistica, incubo degli ambientalisti, diventa realtà. Cortina d’Ampezzo, per le Olimpiadi invernali 2026 organizzate con Milano, si trasforma nel cuore del più vasto tour bianco del mondo: quasi 1.300 chilometri di piste e circa 500 impianti di risalita tra vette e valli dichiarate patrimonio dell’Unesco. Dopo decenni, il progetto del nuovo Carosello delle Dolomiti è al via e collegherà tre fra le ski aree più spettacolari delle Alpi: il Sellaronda, che unisce le valli ladine fra Alto Adige, Veneto e Trentino, le sette zone sciistiche di Cortina d’Ampezzo e il Giro della Grande Guerra, che sopra Alleghe gira attorno alle cime di Civetta, Pelmo e Tofana.

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Il pressing di Venezia, decisa a non perdere l’occasione dei Mondiali 2021 e dei Giochi invernali, punta poi ancora più in alto: collegare anche il Comelico bellunese all’Alta Pusteria e alle Dolomiti di Sesto altoatesine attraverso il Passo Monte Croce, piano oggi stoppato dai vincoli ambientali posti da Roma. A svelare il «grande progetto», il governatore veneto Luca Zaia e il sindaco di Cortina, Gian Pietro Ghedina, che domani inaugurano la nuova cabinovia Freccia del Cielo, gioiello di tecnologia che sale al Col Druscié. Nessun altro comprensorio del pianeta potrà offrire un’esperienza simile: due giorni sci ai piedi per vagare tra Cadore e Agordino, Val Badia e Val Pusteria, Val Gardena e Val di Fassa, salendo sei passi dolomitici e girando attorno ai 3.343 metri della Marmolada, dove si sta sciogliendo l’ultimo ghiacciaio delle Alpi orientali. Investimento previsto: tra 80 e 100 milioni di euro, metà dei quali garantiti dalle società private degli impiantisti. Il resto verrà da fondi pubblici: i contributi offerti ai Comuni di confine del Bellunese e quelli per le Olimpiadi 2026. Il consorzio Dolomiti Superski, grazie ad un unico skipass, offre già l’opportunità di sciare tra i massicci tutelati dall’Unesco. Per spostarsi da una località all’altra però, passando da Cortina al Sellaronda e al Giro della Grande Guerra, oggi è necessario salire su un bus, o montare in automobile e passare circa un’ora in viaggio. La promessa è sostituire l’asfalto con cabinovie e funivie, veri e propri mezzi di trasporto pubblico d’alta quota, fino a fondere tre e magari quattro tra le più spettacolari zone dell’industria legata a neve e sport: a disposizione degli sciatori in inverno, di escursionisti e ciclisti nelle altre stagioni. Al centro del sistema-Dolomiti torna così Cortina d’Ampezzo, bandiera italiana del pionierismo turistico, poi superata dall’Alto Adige: oggi alle prese con la concorrenza delle località top di Austria, Svizzera e Francia, che vantano piste su ghiacciai oltre quota tremila, per ora sfiorate dal surriscaldamento del clima. Già in cantiere la prima fase. Un impianto da 13 milioni di euro collegherà il centro di Cortina con Socrepes. Da qui a Pocol ci si sposta già in seggiovia. Una cabinovia da 18 milioni permetterà di raggiungere le Cinque Torri. «La fine dei lavori — rivela Ghedina — sarà entro i Mondiali del prossimo anno». Tecnici e sindaci veneti lavorano invece al progetto della fase due. Il collegamento verso ovest, dalle Cinque Torri fino ad Arabba attraverso passo Falzarego e il Col di Lana, permetterà di connettersi con il Passo Campolongo e l’Alta Badia. Senza togliersi gli sci, ci si potrà così spostare da Cortina a Corvara e da qui alla Val Gardena. Gli impianti verso sud, già inseriti nel piano neve del Veneto, porteranno sciatori e alpinisti dalle Cinque Torri al rifugio Fedare e da qui a Selva di Cadore, su Cima Fertazza e sul Col dei Baldi, nel gruppo del Civetta. Cortina e il Sellaronda vengono così collegati al Giro della Grande Guerra e ad Alleghe, completando il tour sciistico più lungo della terra. «Saremo pronti per le Olimpiadi 2026 — dice Luca Zaia — le montagne si stanno spopolando, ambiente e turismo possono fermare l’emorragia. Nessuno può offrire la visione completa delle Dolomiti senza togliersi gli sci: e in estate evitare di intasare i passi di montagna con auto e pullman, grazie agli impianti, contribuirà a tutelare la natura». Il popolo dello sci da discesa e di massa, esulta. Gli ecologisti, decisi alla mobilitazione internazionale e convocati peroggi a Pieve d’Alpago, no. Impianti di risalita, piste e reti idriche per la neve artificiale, minacciano zone ancora intatte. «Nessuno crede — dice Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness — che le seggiovie sostituiscono le automobili. L’obbiettivo è portare sempre più turisti e a qualunque costo in aree fragili, anche dove non nevica più».

FOSSIL SEA CHALLENGE: LA PRIMA GIORNATA FORMATIVA DELLA 3^ ED. L'Adige | 21 Gennaio 2020 p. 15 Fondazione Dolomiti Unesco l'obiettivo è la formazione L'incontro Tonina alle docenti delle superiori «In questi mesi, mi è balzato subito agli occhi quanto la formazione assuma un ruolo primario e trasversale all'interno delle attività e delle strategie condotte dalla Fondazione Dolomiti Unesco e di quanto sia fondamentale formare le nuove generazioni sull'importanza del patrimonio mondiale». Lo ha detto il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco, Mario Tonina, vice presidente della Provincia di Trento, intervenendo a Belluno alla giornata «The#FossileSeaChallenge» L'iniziativa, organizzata presso il Museo naturalistico del Parco nazionale Dolomiti bellunesi, si rivolgeva ai docenti delle scuole secondarie superiori, nell'ambito della Rete della formazione e ricerca scientifica coordinata dalla Provincia autonoma di Trento. «Dal confronto con diversi soggetti del territorio, dagli enti locali alle associazioni di categoria è sempre emersa l'esigenza di puntare moltissimo sulle attività formative - ha proseguito Tonina - non solo rivolgendosi alle scuole, ma anche a tutti quegli operatori che a diverso titolo si trovano ad essere ambasciatori dei valori e delle caratteristiche di questo territorio, riconosciuto Patrimonio mondiale dell'umanità»

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PREMIO DI LAUREA DOLOMITI UNESCO L'Adige | 22 Gennaio 2020 p. 22 Premiate due tesi sulle Dolomiti Tra i vincitori Alice Gruarin e Gianluca Berrera Il vice presidente della Provincia autonoma di Trento, Mario Tonina, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco, ha premiato Alice Gruarin e Gianluca Berrera, (bando laureati) vincitori del Premio di laurea "Dieci anni di Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco", rispettivamente della sezione Paesaggio e Geologia. Cinque le menzioni speciali: due per la sezione Paesaggio, tre per Geologia. Con il presidente Mario Tonina anche la presidente di Trentino School of Management, Sabina Zullo. «Il premio - ha ricordato Tonina - è stato finalizzato alla valorizzazione della conoscenza attraverso le tesi e alla volontà di raccogliere nuove idee. I giovani possono diventare protagonisti e contribuire in modo determinante, con i loro interessi e la loro voglia di conoscere, alla gestione di un Bene Naturale Patrimonio Mondiale».

A TRENTO IL TAVOLO DI COORDINAMENTO DOLOMITI UNESCO Trentino | 18 Gennaio 2020 p. 18 Dolomiti Unesco, ecco il tavolo di coordinamento L'assessore all'ambiente Mario Tonina è da qualche mese presidente della Fondazione Dolomiti Unesco: ieri, su sua proposta, la Giunta ha deliberato la costituzione di un Tavolo di coordinamento provinciale. Sarà il rappresentante del Servizio sviluppo sostenibile e aree protette, Romano Stanchina, il responsabile del coordinamento del Tavolo, a cui siederanno i rappresentanti di Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, Agenzia provinciale per le risorse idriche e l'energia, Servizio urbanistica e tutela del paesaggio, Servizio foreste e fauna, Servizio turismo e sport, Servizio trasporti pubblici, Ufficio stampa, Trentino marketing, Trentino School of Management e MuSe. Alle riunioni partecipa il direttore della Fondazione (Marcella Morandini) e possono essere convocati un rappresentante della Sat uno delle associazione ambientaliste ed uno del Consiglio delle autonomie locali.

IL PROGETTO MUSEI DELLE DOLOMITI Corriere delle Alpi | 16 Gennaio 2020 p. 26 A Seravella per dare visibilità ai Musei delle Dolomiti CESIOMAGGIORE Una sfida creativa per far diventare virali i musei dell'area delle Dolomiti e abbracciare un pubblico di giovani, giovanissimi e non solo. Trovare sette parole chiave da tradurre in hashtag che permettano alle tante collezioni museali presenti nel territorio dolomitico di trasformarsi in un racconto corale sui social network è lo scopo dell'incontro in programma domani dalle 10 alle 17 al museo etnografico di Seravella, che diventa la fucina della comunicazione culturale social.Si riuniranno trenta operatori provenienti da venti musei e istituzioni culturali di cinque province e tre regioni. Il digitale sarà quindi protagonista nella giornata dedicata alla campagna #DolomitesMuseum, un'iniziativa che si ispira a campagne internazionali come la #MuseumWeek o #Museum30 e si sviluppa all'interno del progetto "Musei delle Dolomiti" avviato nel 2019 dalla Fondazione Dolomiti Unesco. L'obiettivo è studiare e sperimentare attività in rete tra i diversi musei che racchiudono una parte del patrimonio delle Dolomiti, siano essi musei di storia

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naturale, geologia, cultura etnografica, arte o fotografia.«Questo è un modo semplice ed efficace di mettere in rete i musei delle Dolomiti», spiega il presidente della Fondazione Dolomiti Unesco Mario Tonina. «Ogni collezione, ogni sala espositiva può estendersi nel mondo digitale beneficiando e, allo stesso tempo, arricchendo il racconto del patrimonio museale e dolomitico nelle sue tantissime sfaccettature e declinazioni». Da tenere d'occhio le pagine Facebook e Instagram di Dolom.it (che raccoglierà tutti i post condivisi nella campagna) e dei musei partecipanti perché, spiegano dalla Fondazione, «oggi la visita e la conoscenza di un territorio spesso inizia da casa.I siti web e i social network permettono al museo non solo di raccontare online le proprie collezioni, ma anche di collegarsi a quelle di altri enti culturali e interagire con gli utenti della rete, che possono a loro volta contribuire con la loro esperienza ed emozioni». Il workshop che si terrà a Seravella è il secondo dei quattro in programma tra il 2019 e il 2020 (il primo si è tenuto al Museo delle scienze di Trento prima di Natale). Dopo le ore di formazione previste nella prima parte della giornata, gli operatori dei musei dolomitici saranno chiamati a progettare la loro propria "Museum week" dolomitica, individuando una serie di hashtag e relative tematiche comuni, attorno ai quali costruiranno una narrazione condivisa dai loro profili social.L'incontro verrà condotto dai coordinatori del progetto Stefania Zardini Lacedelli e Giacomo Pompanin, co-fondatori del museo virtuale Dolom. it che ha già coinvolto, negli ultimi tre anni, i musei dolomitici in campagne di racconto del patrimonio in rete. --Sco© RIPRODUZIONE RISERVATA

SERRAI DI SOTTOGUDA: IL PROGETTO DI RIPRISTINO Gazzettino | 18 Gennaio 2020 p. 13 edizione Belluno Ripristino dei Serrai di Sottoguda II primi progetti in discussione I Serrai di Sottoguda tornano sotto i riflettori. L'incontro dell'altro giorno in municipio ha permesso di fare il punto sul ripristino di una delle forre dolomitiche più selvagge e austere, rimasta nell'autunno 2018 sconvolta dall'uragano Vaia. Sono state avanzate le prime proposte che però sono ancora in fase embrionale. L'importante è che ora comunque qualcosa si stia muovendo anche se di progetti certi e approvati non ce ne sono. «È stato un incontro costruttivo - ha spiegato il sindaco Andrea De Bernardin - anche se di certezze per il momento non ne abbiamo». IL DIBATTITO Era presente tutta l'Amministrazione comunale al gran completo, in sala l'intero Consiglio. Presenti anche i rappresentanti di Veneto Acque che è il soggetto attuatore e appaltatore dei lavori, c'erano il Commissario per l'emergenza Vaia Nicola Dell'Acqua, Gianpaolo Bottacin assessore regionale alla Protezione civile e Gianmaria Somavilla per i Servizi Forestali. Erano presenti i rappresentanti di Fondazione Unesco, Moutain Wilderness e molte associazioni di categoria che operano nel campo del turismo. Presenti anche i progettisti del primo stralcio dei lavori che riguarda principalmente la messa in sicurezza di tutta l'area dei Serrai e quelli del secondo che riguarda invece i lavori per ridare fruibilità ai Serrai riconsegnandoli ai rocchesani e ai turisti. IL SINDACO «La discussione è stata molto interessante- ha spiegato il sindaco di Rocca Andrea De Bernardin- perché sono state illustrate proposte progettuali molto interessanti. Come amministrazione non abbiamo lesinato perplessità e qualche dubbio su alcuni aspetti del progetto. Dubbi che necessitano di essere ovviamente dipanati in alcuni incontri che faremo successivamente. Anche se sappiamo che l'intervento per sistemare i Serrai non è assolutamente facile. Ciò nonostante questo primo incontro è servito per illustrare i progetti e capire le tempistiche. Ciò nonostante si va avanti in questo progetto che non riguarda solo la sistemazione dei Serrai ma di un'area molto più vasta di un territorio come quello di Rocca che ha subito per colpa di Vaia danni quantificabili in centodieci milioni di euro. Cosa non da poco per un comune come il nostro», Ricordiamo che proprio per i Serrai di Sottoguda anche la Fondazione Unesco aveva aperto un conto corrente per reperire fondi» Dario Fontanive

NOTIZIE DAI PARCHI Alto Adige | 13 Gennaio 2020 p. 16 Pachi naturali in un anno: 95 mila visitatori

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La giunta provinciale ha approvato il programma di attività 2020 dei Parchi naturali. "I danni causati lungo i sentieri dalla tempesta Vaia, nell'autunno del 2018, e dalle forti nevicate dello scorso novembre devono essere riparati", sottolinea l'assessora provinciale Maria Hochgruber Kuenzer. Il programma elaborato dall'Ufficio parchi naturali contiene un'ampia gamma di interventi a favore dei 7 Parchi naturali provinciali che spaziano dalla gestione delle strutture alla cura e manutenzione dei percorsi escursionistici e tematici. "A seguito dei danni causati dalla tempesta Vaia gli operatori dei parchi hanno numerosi compiti da svolgere per quanto riguarda le recinzioni, la messa in sicurezza dei percorsi e dei ponti, alcuni dei quali sono stati distrutti dagli eventi atmosferici", sottolinea il direttore d'Ufficio Enrico Brutti. I Parchi naturali dell'Alto Adige sono impegnati anche nell'elaborazione di ricerche scientifiche sugli ambienti naturali più sensibili e sulle specie rare. Vengono inoltre svolte campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica nei confronti della tutela della natura. In quest'ambito i Centri visite rappresentano una sorta di "ponte tra l'uomo e la natura, e ci consentono di rivolgere la nostra attenzione verso la particolarità e la molteplicità del paesaggio naturale", afferma la Hochgruber Kuenzer. Le guide dei Parchi accompagnano i visitatori nella scoperta della ricchezza naturalistica che caratterizza queste strutture protette. Nel 2019 oltre 95.000 visitatori hanno usufruito di quest'offerta formativa dei Parchi naturali.

Corriere delle Alpi | 21 Gennaio 2020 p. 19 Turismo sostenibile il Parco fa rete con quaranta soggetti Irene Aliprandi belluno Si chiama Cets e per i Parchi rappresenta uno strumento importante, perché li apre a una programmazione in sinergia con tutto il territorio, compresi i privati. Giovedì l'ente Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi arriverà alla conclusione del percorso fatto durante l'autunno scorso con ben quaranta soggetti diversi: 7 amministrazioni pubbliche (6 Comuni del Parco e l'Istituto Comprensivo di Feltre), 11 imprese private e 22 tra associazioni, cooperative e consorzi. A Villa Patt di Sedico verranno infatti sottoscritte tutte le azioni elaborate e il complessivo piano di azione che verrà spedito a Europarc Fedration per la successiva fase di verifica e certificazione. «La Cets», spiega il presidente del Parco, Ennio Vigne, «è la Carta Europea del Turismo Sostenibile, lo strumento che promuove lo sviluppo turistico sostenibile nelle aree protette e nei territori limitrofi, basato sulla collaborazione tra tutte le parti, pubbliche e private, che costruiscono e realizzano assieme un piano d'azione quinquennale. Il Parco ha già ottenuto questo riconoscimento nel 2015 e ora è venuto il momento di rinnovare il piano di azione (2020-2024) con una nuova candidatura».le schede azioneL'esperienza stimolata dal Parco ha ottenuto moltissimi contributi interessanti e originali e qualche progetto (si definiscono schede azione) si può già anticipare. Il Cai, ad esempio, collaborerà in due forme: il Cai di Belluno organizzerà dei campi di volontariato con gli scout Agesci per la manutenzione dei sentieri, mentre il Cai regionale manderà dei volontari in aiuto dei pastori per la realizzazione dei recinti anti lupo. Da settembre, infatti, il Parco ha aderito al nuovo progetto europeo WolfAlps che prevede una maggiore assistenza agli allevatori, ma fornire i recinti adatti non basta, bisogna anche montarli e i volontari se ne occuperanno. Il Comune di Feltre ha proposto tre schede per la mobilità sostenibile e il cicloturismo, mentre il Comune di Belluno ha inserito nelle sue tre schede le manifestazioni green e l'implementazione delle informazioni green nelle strutture ricettive. Tra le ditte private che hanno risposto ci sono aziende importanti come Lattebusche, Unifarco o la Birreria Pedavena che in occasione della Festa dell'orzo proporrà un approccio plastic free.accessibilitàTra i progetti più belli c'è quello dell'Associazione italiana persone Down, che ha già collaborato al precedente piano e ha realizzato alcuni percorsi fruibili anche dalle persone con difficoltà. A febbraio uscirà la guida di questi sentieri che verrà promossa in tutta Italia, a partire dalle 54 sedi Aipd che, quando verranno in visita al Parco, avranno come guide d'eccellenza i loro amici dell'Aipd bellunese. Il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi non è certo uno dei più semplici da visitare, la maggior parte dei sentieri infatti è per escursionisti esperti o comunque allenati.mobilitàGrande rilievo è stato dato alla mobilità integrata, perché senza l'auto è quasi impossibile raggiungere il Parco: «Riceviamo tantissime richieste da parte dei turisti stranieri che non sanno come arrivare o come tornare alla base dopo aver attraversato il Parco a piedi. È un problema oggettivo ancora non risolto. Qualcosa si è già fatto per l'Altavia n. 2, c'è un pacchetto tutto compreso dall'aeroporto di Treviso, ma questo rimane forse l'aspetto più complesso da affrontare». -Gazzettino | 25 Gennaio 2020 p. 7 edizione Belluno Turismo sostenibile: il rinnovo della Carta nel mirino del Parco BELLUNO Ci sono i pastori, i lupi, cosmetici, latticini, piste ciclabili, bambini e tanto altro nel maxi progetto con cui il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi si candida per la Cets (Carta europea del turismo sostenibile) 2020-2024.

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IL PRECEDENTE I 41 soggetti che hanno preso parte all'avventura hanno presentato complessivamente 55 schede azione, ovvero progetti, mettendo insieme un piano originale capace di parlare del Bellunese e della sua natura sotto tante sfaccettature. La sottoscrizione è avvenuta giovedì sera a Villa Patt. Ora non resta che aspettare, tenendo le dita incrociate. Riottenere la certificazione, infatti, sarebbe un grande prestigio. La Carta Europea per il Turismo Sostenibile è nata nel 2001 per conciliare turismo e natura; è, in pratica, uno strumento di gestione e certificazione che, grazie al lavoro e alla collaborazione tra enti pubblici e imprese private, trasforma i parchi naturali in destinazioni per il turismo sostenibile. I Parchi certificati realizzano piani quinquennali di promozione del turismo sostenibile. Questi piani sono articolati in schede azione: alcune sono realizzate direttamente dal Parco, altre da soggetti privati, enti pubblici o associazioni, che decidono di collaborare con l'area protetta. IL TOTALE Complessivamente le azioni presentate sono state 55: 9 curate direttamente dal Parco, 12 da Enti Pubblici, 24 da Associazioni e 10 da imprese private; ecco alcuni esempi delle azioni presentate e sottoscritte a Villa Patt. Il Cai, per esempio, aiuterà i pastori a installare le reti di protezione del bestiame domestico dai possibili attacchi dei lupi; non solo, si impegnerà a ridurre l'impatto ambientale dei rifugi utilizzando solo stoviglie biodegradabili e contenendo i consumi d'acqua. L'azienda cosmetica e farmaceutica Unifarco promuoverà il territorio del Parco con i suoi prodotti e così farà anche Lattebusche sui cui cartoni del latte inserirà messaggi di invito a visitare il territorio del Parco. La Birreria Pedavena organizzerà la festa dell'orzo di luglio senza utilizzare bicchieri di plastica per sensibilizzare i partecipanti ai temi della corretta gestione dei rifiuti. Al nuovo piano Cets 2020-2024 hanno aderito anche diverse imprese turistiche locali, impegnate ad offrire ai loro ospiti servizi di qualità e a basso impatto ambientale. Tra queste ci sono le strutture Casa Novecento e Villa San Liberale di Feltre, che mettono a disposizione bici e auto elettriche agli ospiti; il B&B La Casetta in Val Canzoi, che fornirà agli ospiti una mappa degli alberi e arbusti presenti nei dintorni; le associazioni Albergo diffuso di Faller e Borghi della Schiara, impegnate nella promozione dell'ospitalità diffusa: moderna forma di fruizione turistica che permette di recuperare e rivitalizzare antichi borghi; mentre l'albergo Croce d'Aune e l'agriturismo fattoria dei fiori aderiranno alla fase 2 della Cets del Parco. IN QUOTA Il recupero e la manutenzione dei sentieri, l'installazione di pannelli e bacheche informative, lo sviluppo del cicloturismo, la promozione dell'uso di energie rinnovabili sono alcuni degli obiettivi dei progetti presentati dai Comuni di Belluno, Cesiomaggiore, Feltre, Pedavena, Santa Giustina e Sedico. L'Istituto Comprensivo di Feltre propone un'attività didattica per la scoperta delle ville venete dei territori limitrofi al Parco. Sono tanti i soggetti nella rete, che hanno fatto davvero squadra per raggiungere l'obiettivo. Oltre a quelli già citati, anche sei Comuni: Belluno, Cesiomaggiore, Feltre, Pedavena, Santa Giustina e Sedico, l'Istituto Comprensivo di Feltre, 9 imprese private e 25 associazioni. Alessia Trentin Trentino | 29 Gennaio 2020 p. 36 Sono 27 le strutture ricettive che sfoggiano il marchio Cets strembo Il Parco Naturale Adamello Brenta ha organizzato per oggi pomeriggio, alle Cantine Ferrari a Ravina di Trento, la cerimonia di conferimento del marchio CETS - Qualità Parco a 27 strutture ricettive. Le imprese certificate hanno aderito volontariamente al progetto Qualità Parco che prevede un serrato percorso di attestazione per rimarcare la gestione ecosostenibile della propria ospitalità. La partnership con il Parco offre numerosi vantaggi sul piano del marketing ma richiede l'assolvimento di importanti requisiti come il risparmio energetico, il risparmio idrico e la sensibilizzazione della clientela ai temi ambientali. La famiglia sempre più numerosa delle strutture CETS Qualità Parco si allarga quindi a 41 strutture (25 alberghi, 5 garnì, 2 campeggi, 3 agriturismi, 2 case per ferie, 4 B&B) che hanno sede nei comuni del Parco.Delle 27 strutture che saranno premiate oggi, 11 sono alla prima attestazione mentre 16 hanno rinnovato il marchio alla scadenza dei tre anni di validità.A raccontare il progetto Qualità Parco, avviato già nel 2003 e attualmente oggetto di un programma di rilancio, domani sono previsti numerosi interventi. Tra questi, vi saranno quelli dei rappresentanti di Laboratorio Sociale di Trento ed Anffas di Tione ai quali il Parco ha affidato la realizzazione delle nuove targhe in legno con lo skyline dell'Adamello e delle Dolomiti di Brenta.Ecco le aziende che hanno ottenuto il marchio: Garnì Lago Nembia a San Lorenzo Dorsino; Hotel Europeo a Pinzolo; Garnì Villanova a Molveno; Camping Spiaggia a Molveno; Comano Cattoni Holiday a Comano Terme; Hotel Bellavista a Giustino; Camping Faè a S. Antonio di Mavignola; Hotel Spinale a Madonna di Campiglio; Alpen Suite Hotel a Madonna di Campiglio; Hotel Caminetto a Dimaro Folgarida; Alp Hotel Taller a Dimaro Folgarida; Hotel Rio a Caderzone Terme; Albergo Alla Posta a S. Antonio di Mavignola; Hotel Gianna a Madonna di Campiglio; Hotel Alpina a Madonna di Campiglio; Villa Santi a Passo Daone (Tre Ville). Nuove attestazioni: Hotel Vallesinella a Madonna di Campiglio; Garnì La Soldanella a S. Antonio di mavignola; Agriturismo Dalla Natura La Salute a Giustino; Agriturismo Baite di Prà a Val di Borzago; B&B Maso Azzurro a Premione di Stenico; Albergo Tuenno a Tuenno; Albergo Lodron Bertelli a Caderzone Terme; B&B la Cri a Giustino; B&B Sotto al Bosco a Spiazzo; B&B La Lanterna a Stenico; agritur Leita a Tuenno.

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Corriere del Trentino | 29 Gennaio 2020 p. 6 Unesco, caschi verdi per l’Adamello Brenta TRENTO C’è anche il geoparco Adamello Brenta tra le aree protette che saranno supportate dai «Caschi verdi per l’Unesco», la task force promossa dal ministro Sergio Costa. I caschi verdi aiuteranno l’ente di Strembo nei piani di gestione, nell’attività di salvaguardia e valorizzazione e nella comunicazione.

NOTIZIE DAL CAI Gazzettino | 15 Gennaio 2020 p. 14 edizione Belluno Il Cai al lavoro sui sentieri ancora devastati da Vaia «Il bosco è stato molto provato dal drammatico evento del 2018. Per quanto ci riguarda, come Cai, il lavoro di pulizia e il monitoraggio di rischi e pericoli non avrà mai fine». Anna Magro, presidente del Club Alpino Italiano di Agordo, non nasconde l'amarezza nei confronti di una situazione ambientale decisamente problematica. Ma al contempo, con entusiasmo, annuncia il ricco programma sezionale 2020. Immancabili corsi, escursioni, serate culturali, feste, momenti di riflessione. Ma anche, ad esempio, una giornata didattica di autosoccorso in valanga e un laboratorio sulle erbe spontanee ad uso alimentare. Intanto, per cominciare, spaghettata in compagnia sabato in uno dei due rifugi di proprietà: lo Scarpa - Gurekian (l'altro è il Carestiato). LA SENTIERISTICA «Per quanto riguarda il ripristino della sentieristica - afferma la presidente - nel corso del 2019 è stato investito un impegno enorme: numerosi volontari sia della nostra sezione che di quelle di altre di città del Veneto hanno lavorato per tantissime giornate: abbiamo stimato più di 1600 ore. Dei 44 sentieri danneggiati sui 90 che il Cai Agordo ha in gestione in tredici comuni dell'Agordino, solamente quattro sono tuttora inagibili. Essi sono ancora chiusi e per riaprirli dovremo lavorare nel 2020. Ma altre cose restano da fare: sì perché dopo la sistemazione dei sentieri nel post Vaia, il vento che si è presentato nuovamente ha comportato altri abbattimenti di alberi, soprattutto quelli più deboli e instabili. Tant'è che non più tardi di una settimana fa alcuni volontari sono intervenuti dopo le folate dei primi di gennaio per il ripristino di una delle vie montane nei dintorni di Agordo». Come a dire, rimbocchiamoci di nuovo le maniche per altri mesi di intervento. IN SETTIMANA «Dopo la simpatica esperienza di qualche anno fa al rifugio Carestiato del Cai di Agordo - spiega la presidente - viene riproposta un'escursione tra gli eterni rivali amanti delle ciaspe e degli sci da alpinismo, con meta finale il nostro rifugio Scarpa - Gurekian all'Agnèr, per gustare in amicizia un buon piatto di pasta. I due gruppi saliranno da Frassené per itinerari diversi con lo scopo comune di trascorrere in allegria una serata tra frecciatine e scambi di opinione. L'appuntamento è per sabato 18 gennaio, alle 14.30, alla sede di Agordo. Da qui trasferimento con mezzi privati: 600 metri di dislivello e due ore di tempo di percorrenza. SCIALPINISMO La Scuola di alpinismo e scialpinismo della Sezione Cai Agordo organizza, nei mesi di febbraio e marzo, un corso base di scialpinismo SA1: sei lezioni teoriche che si svolgeranno nella sede sociale e altrettante pratiche con gita scialpinistica. «Il corso illustra la presidente Magro - è aperto a tutti coloro che si vogliono avvicinare a questo sport che permette una conoscenza della montagna in veste invernale apprezzandone le bellezze, ma anche i rischi che questa attività comporta, imparando a praticarla in sicurezza. Sono necessari un buon allenamento e una buona conoscenza delle tecniche di sci in pista». La presentazione del corso è fissata per domani giovedì 16 gennaio, in sede alle 20.30, le iscrizioni si accetteranno nella serata stessa. IL TESSERAMENTO L'iscrizione al Cai è aperta a chiunque ne faccia richiesta. Per i nuovi soci essa si può sottoscrivere presentandosi alla sede di Agordo (piazzale Marconi, 13) con una fototessera, i dati personali e il codice fiscale. Da gennaio a marzo l'ufficio è aperto nei seguenti giorni e orari: mercoledì dalle 9 alle 12, venerdì dalle 20 alle 22, sabato dalle 9 alle 12. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito www.caiagordo.it. Raffaella Gabrieli

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NOZIE DAI MUSEI L'Adige | 3 Gennaio 2020 p. 37 Ecomuseo per la Marmolada CANAZEI Se il ghiacciaio della Marmolada non esisterà più, tra 25-30 anni o anche meno ( l'Adige di martedì), a celebrare la Regina delle Dolomiti sarà molto prima un percorso museale all'aperto. Lo ha concepito l'amministrazione comunale di Canazei, guidata dal sindaco Silvano Parmesani, che il 23 dicembre ha portato in consiglio comunale il progetto per la sua realizzazione, approvato in linea tecnica. Lo studio, affidato all'architetto Cesare Micheletti di Trento, prevede un costo totale di 2.752.000 euro, di cui 1.860.000 per la realizzazione dei vari percorsi studiati: il finanziamento è stato inserito nel bilancio pluriennale 2019-2021 e nel Dup. Nella delibera approvata in consiglio si legge: «La Marmolada nel tempo ha rappresentato un luogo di confronto non sempre positivo, a volte anche molto cruento tra visioni opposte: epiche, scientifiche, alpinistiche, politiche, economiche, amministrative. L'insieme di questi contrasti hanno contribuito a costituire l'immaginario attuale della Marmolada come un insieme di luci ed ombre che hanno lentamente logorato la sua immagine, insieme anche al cambiamento climatico che erode la calotta glaciale, la quale caratterizza la parte settentrionale. Il simbolo della Marmolada, che si manifesta agli occhi di ciascuno in tutta la sua potenza, viene oggi ridotto a un'immagine molto piatta e priva di prospettiva. Occorre quindi contrastare questo appiattimento di valori, che intacca il patrimonio dolomitico, attraverso una "strategia di comunicazione" che permetta di restituire alla popolazione e ai visitatori la giusta dimensione di questa montagna»: questa strategia è un Ecomuseo. Lo scopo di questo progetto, che prevede il coinvolgimento delle comunità che condividono lo spazio orografico della Marmolada, è la ricostruzione dell'immagine "Marmolada" come emblema delle Dolomiti, restituendole la profondità e la prospettiva che merita. L'Ecomuseo di cui si parla è concepito: come un museo del tempo, dove le conoscenze si estendono e diramano attraverso il passato, vissuto nella comunità per raggiungere il presente; come un museo dello spazio con spazi significativi dove sostare e camminare, che privilegia il linguaggio visivo diretto agli oggetti fisici e delle immagini, nel loro contesto originario e nella loro esposizione al pubblico; infine, come un organismo che si occupa di studiare, conservare e valorizzare e presentare la memoria collettiva di una comunità e del territorio che la ospita. Il progetto prevede quindi un percorso che permetterà di cogliere le molteplici memorie collettive che hanno costituito l'immagine attuale di questo luogo: un percorso che richiede la sintesi tra gli altri progetti già presenti sul territorio e l'immaginario stratificato, basato su molti tipi di memoria: memorie locali sull'uso degli spazi della montagna (toponomastica e utilizzo rurale, forestale, delle risorse e del suolo); memorie scientifiche (geologia, progetto MUSE); memorie di guerra (Città di ghiaccio, museo Serauta 3200, museo Fedaia, progetto Grande Guerra); memorie alpinistiche (l'alpinismo classico, lo sci, i pionieri del turismo invernale); memorie turistiche (strada delle Dolomiti, i primi viaggiatori, il turismo belle époque, le forme odierne). Il progetto si articola quindi in diversi percorsi: Promenade dell'immaginario (705.000 euro); Immaginario della guerra (37.000 euroo); Immaginario ladino (18.000 euro); Immaginario dell'umanità (75.000 euro); Immaginario turistico (825.000 euro); Immaginario scienza e tecnica (125.000 euro); Immaginario dell'alpinismo (75.000 euro). Alla prossima amministrazione, viste le elezioni comunali ormai vicine, la realizzazione. Trentino | 7 Gennaio 2020 p. 32 "Tombola dei minerali" per i bimbi al Museo geologico Feste e laboratori formato famiglia hanno caratterizzato l'attività del Museo geologico delle Dolomiti di Predazzo nel corso delle festività natalizie che proseguirà nel 2020 fino a marzo. Un museo attivo ed accogliente che ha offerto una programmazione rivolta soprattutto alle famiglie, con laboratori per grandi e piccini che aiutano a guardare alle Dolomiti con l'occhio del geologo. "Geo Labs, formato famiglia" il titolo della proposta che proseguirà oggi pomeriggio con "la tombola dei minerali", in programma alle ore 17. "A pesca nel mare del Triassico" è un'altra proposta per il 10 gennaio e il 6 marzo. I laboratori proseguiranno il 24 gennaio e il 20 marzo con "Dolomiti belle, ma perché? Un patrimonio da scoprire" e il 21 febbraio con "Il mondo misterioso delle grotte nelle Dolomiti".Ogni martedì, dalle 10 alle 12 è in programma una facile passeggiata attraverso i più bei masi del Paese a cui seguirà una visita audioguidata del museo. "Il mondo misterioso delle Dolomiti" è anche il titolo della mostra temporanea visitabile fino al 21 febbraio. Un affascinante viaggio nel cuore sotterraneo dei Monti Pallidi con un suggestivo allestimento che presenta gli studi sulle principali grotte nelle Dolomiti e le creature mitiche che le abitano. Come "El Cenote", un abisso profondo quasi 300 metri nel cuore

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delle Dolomiti dell'alta Badia, al quale viene dedicata una sezione della mostra.Un altro spazio della mostra propone numerosi reperti di orso delle caverne, un gigantesco plantigrado che raggiungeva quasi i 3 metri di lunghezza, come nel caso della Grotta delle Conturines, presso San Cassiano o delle Buse di Bernardo sul Monte Cornon in Valle di Fiemme. Una ultima sezione è dedicata alle leggende delle Dolomiti, ovvero le grotte come luoghi del mistero per eccellenza, dimora di spiriti e creature soprannaturali, teatro di saghe e tradizioni popolari.Dal 7 marzo sarà invece allestita la mostra "Fiés, quando la geologia diventa arte", a cura di Irene Trotter.Il museo geologico delle Dolomiti è aperto tutti i giorni da martedì a sabato dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19. Il museo è inoltre aperto la prima domenica del mese, fino a maggio, con ingresso gratuito. F.M.

Corriere delle Alpi | 14 Gennaio 2020

p. 30 Ecco il volto di Valmo Resta un'incognita: sconosciuto il colore di occhi e capelli Vittore Doro PIEVE DI CADORE Chi è Valmo? Che volto aveva? A queste domande hanno risposto l'archeologo Diego Battiston, direttore del Museo Vittorino Cazzetta di Selva di Cadore, e Luca Bezzi di Arc -Team, che ne ha ricostruito il volto. «Valmo», ha esordito l'archeologo Diego Battiston, «è un acronimo che abbina la località di Mondeval, dove Vittorino Cazzetta nel 1985 ha scoperto la sepoltura del cacciatore di 8 mila anni fa, al reperto venuto alla luce. La creazione di questo acronimo si è resa necessaria per individuare immediatamente e con precisione lo scheletro del cacciatore ritrovato sotto al grande masso a Mondeval, sopra l'abitato di Selva di Cadore, eliminando così tutti i dubbi sulla sua identità. L'immagine del suo volto è invece il risultato di importanti studi e ricerche svolte dalla organizzazione Ac-Team, della quale fa parte Luca Bezzi. L'importante lavoro ricostruttivo», ha proseguito, «è stato realizzato all'interno del progetto "I Musei si svelano al territorio", sviluppato dalla Magnifica Comunità, con il contributo della Fondazione Cariverona e del Comune di Selva di Cadore».Ha quindi preso la parola Bezzi, che ha illustrato, passo passo, la ricostruzione del volto di una persona scomparsa migliaia di anni fa. «Prima della informatizzazione della procedura», ha spiegato, «la ricostruzione di un volto o di altra parte del corpo veniva fatta per tentativi che erano molto lunghi e per la quale venivano utilizzati dei pezzetti di legno. Oggi l'operazione è molto più facile, anche se ancora molto complesso: si inizia dalle parti molli, per

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arrivare progressivamente alla ricostruzione della testa e del volto. Unico neo: senza il ritrovamento del Dna non è possibile conoscere il colore degli occhi e dei capelli».Le fasi ricostruttive hanno avuto la supervisione scientifica dell'Università di Ferrara e sono state realizzate dalla ditta Arc-team di Cles (Tn), con il contributo dello specialista Cicero Moraes e degli archeologi di Tramedistoria. «Il filmato con la ricostruzione del volto del cacciatore mesolitico di Mondeval», come ha aggiunto in chiusura Battiston, «diventerà parte integrante del percorso museale e sarà possibile rivederlo anche attraverso delle app che sono in lavorazione».Al termine della presentazione gli archeologi hanno risposto alle domande molto interessate degli scolari delle quarte classi dell'elementare di Pieve di Cadore, che llo scorso anno scolastico hanno realizzato uno studio su Mondeval, concretizzato in nel volume "Mondeval un mondo da scoprire", in vendita a 7 euro nel negozio Dolomiti Wild di Caralte e nella stessa scuola. –

NOTIZIE DAI RIFUGI Corriere delle Alpi | 6 Gennaio 2020 p. 11 Rifugi in cerca di deroghe per lo scontrino elettronico Francesco Dal Mas BELLUNO Addio, caro vecchio rifugio alpino. Arriva la rivoluzione dello scontrino fiscale elettronico e, di conseguenza, anche i "nidi d'aquila" dovranno dotarsi di internet. Entreranno definitivamente e inesorabilmente nella modernità dovendosi dotare, ad esempio, delle parabole se non hanno la copertura.Sì, anche ai 3 mila metri del Civetta, dove si sostava al vecchio Torrani solo per assaporare il silenzio. D'altra parte, non è proprio la montagna che per prima ha rivendicato la sua trasparenza? Se nel 2019 la procedura telematica era obbligatoria solo per gli operatori economici il cui fatturato annuo superava i 400 mila euro, con il 2020 lo sarà anche per i rifugi di montagna, per le malghe con spiccata attività commerciale, per i più periferici bar dei paesi più marginali. Il fisco dà tempo sei mesi per mettersi a regime ma questa è l'ultima chiamata. È tempo di acquistare un nuovo dispositivo (spesa minima 550 euro). I titolari di bar e rifugi non devono più, a fine giornata, fare il consuntivo manuale degli scontrini emessi: tutto avviene via internet. Anche per il consumatore l'era dello scontrino fiscale da conservare fino a casa è finito. I nuovi registratori di cassa, o meglio i "registratori telematici" trasmettono a fine giornata il saldo dei corrispettivi giornalieri e non il singolo scontrino. Al cliente verrà rilasciato un documento che ha valenza ai fini commerciali e non più fiscali. Così dovrebbe accadere. Ma non è detto che succeda, perché i problemi non mancano. «Abbiamo chiesto una proroga di 6 mesi, quindi il nuovo sistema - spiega Mario Fiorentini, gestore del rifugio Città di Fiume, ai piedi del Pelmo e coordinatore di "Rifugi in rete"- entrerà in funzione con la prossima stagione estiva. Dobbiamo acquistare il marchingegno, ma, per tanti di noi, quelli magari che si autoproducono perfino l'energia elettrica, ci sarà la necessità di attrezzarsi di un collegamento».Dalle parti del Rifugio Padova, in comune di Domegge, ad esempio, non esiste alcuna copertura e nessuna delle società di telefonia mobile si è offerta per offrire il servizio. «È un grave problema anche per il soccorso alpino. Siamo inseriti negli itinerari delle Dolomiti friulane, che stanno registrando flussi straordinari di escursionisti, perché costituiscono un ambiente ancora selvaggio. Se accade un incidente, vengono a chiedere aiuto in rifugio, dopo qualche ora di cammino».Quindi? «Raccoglieremo gli scontrini in una chiavetta e la scaricheremo quando scendiamo a valle. Pare che sia stata concessa una deroga di una dozzina di giorni». Sono numerosi i rifugi sulle Dolomiti che si trovano in queste condizioni, a cominciare da tutti gli esercizi della Val Visdende. Il Chiggiato è il punto d'appoggio per le Marmarole. Barbara Zanvettor è il suo gestore; anche lui fa parte dei rifugi in rete. «Non saremo certo noi rifugisti a non promuovere la montagna poco trasparente. La storia ci riconosce un patrimonio valoriale inestimabile per la gente che va in montagna. Pagare le tasse fa parte di questi valori. Certo, siccome siamo le prime sentinelle delle terre alte, qualche merito ci dovrebbe essere riconosciuto. Chi è più in difficoltà dovrebbe poter contare su qualche proroga».Le casse per la fatturazione elettronica sono dei macchinari complicati, e non tutti i rifugi dispongono di energia elettrica in modo costante. Qualcuno è collegato alla rete, altri hanno generatori o impianti fotovoltaici, o entrambi. Non parliamo poi del collegamento internet necessario per inviare i dati. La cosa si complica con i terminali per il pagamento elettronico. Ci sarà chi dovrà scendere a valle per recapitare i dati a destinazione o chi si discosterà di qualche centinaio di metri dal rifugio per trovare la sospirata copertura. «Insomma ci adatteremo a fare anche i tecnici informatici».Un altro problema che divide rifugisti e fisco sono gli studi di settore. Questi strumenti - spiegano i gestori - sono costruiti su dei parametri che non tengono conto della specificità dei rifugi. «Se il tempo è brutto noi perdiamo fino al 90% del fatturato, in un ristorante o in un albergo sulla strada il calo se c'è, è più contenuto». --© RIPRODUZIONE RISERVATA

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PATROCINI Alto Adige | 2 Gennaio 2020 p. 24 Al Centro Trevi Acquerelli dolomitici La mostra di Riccarda de Eccher "Dolomiti Acquerelli" riapre dopo la pausa natalizia: dal 7 al 31 gennaio nella sala grande del Centro Trevi le opere della pittrice di origini bolzanine saranno visibili dal lunedì al venerdì con il seguente orario: 10.30-12.30 e 14.30-18.30. Sono quadri di grandi dimensioni che ritraggono le più belle cime dolomitiche con uno sguardo molto originale. L'iniziativa è del Cai di Bolzano. In questi ultimi dieci anni i suoi dipinti sono stati ospitati in varie gallerie americane, italiane ed europee.

Corriere delle Alpi | 20 Gennaio 2020 p. 21 Storia e natura della Marmolada grazie ad una App sullo smartphone ROCCA PIETORE Rendere accessibile a tutti il patrimonio culturale e naturalistico della Marmolada: questo l'obiettivo che si pone Marmolada - Move To The Top, il complesso funiviario che dalla fine degli anni Sessanta conduce sulla cima più alta delle Dolomiti, tra panorami mozzafiato, cultura e storia. Già "Senza limiti", ovvero priva di barriere architettoniche, la funivia punta anche all'accessibilità digitale, proponendo ai suoi ospiti una tecnologia che permette di scoprire e conoscere ancora più facilmente la Marmolada a 360°, con un semplice "bip".L'iniziativa Geochip verrà presentata domenica prossima alla stazione funiviaria di Serauta con l'evento intitolato "Marmolada a portata di bip" per svelare a tutti i segreti di questo nuovo sistema digitale. Grazie ad una semplice app, Geochip permette di scaricare direttamente sul proprio smartphone tutte le informazioni per approfondire la realtà della Marmolada, come la sua storia geologica o le vicende della Grande Guerra. Ogni punto di attrazione è infatti dotato di un adesivo che, semplicemente avvicinando lo smartphone, consente di scaricare una guida digitale e facilmente consultabile con i contenuti informativi utili per conoscere meglio ciò che gli occhi vedono. Dal Museo Marmolada Grande Guerra, lo spazio museale più alto d'Europa collocato nella stazione funiviaria di Serauta (2.950 metri), alla terrazza panoramica di Punta Rocca (3265 metri) che offre una delle viste più spettacolari delle Dolomiti. Geochip spiega anche la conformazione delle rocce e l'origine della Marmolada fin dall'era in cui il territorio era interamente sommerso da acqua e atolli che hanno poi lasciato posto a fossili e roccia.L'evento di domenica avrà inizio alle 13.30 a Malga Ciapèla con la presentazione del sistema Geochip da parte di Emiliano Oddone di Dolomiti Project. A seguire, sarà possibile salire in funivia alla stazione di Serauta (il biglietto è scontato a 20 euro per i pedoni) dove proseguire la scoperta di questo nuovo sistema interattivo. Per l'occasione, nella sala polifunzionale, il campione paralimpico Oscar De Pellegrin presenterà il suo libro "Ho fatto centro" che racconta la storia di un uomo, della sua forza e della sua volontà; un uomo messo alla prova da un incidente che lo ha portato a sfidare sé stesso e ogni limite, nonostante le avversità della vita. Personaggio chiave del progetto "Senza limiti", sostenuto da Marmolada - Move To The Top, Assi Onlus e Fondazione Dolomiti Unesco per rendere il territorio montano bellunese accessibile a ogni tipo di disabilità, il campione paralimpico di tiro con l'arco dedica oggi le sue forze ad abbattere non solo le barriere architettoniche, ma soprattutto quelle culturali. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

TRENTO FILM FESTIVAL Trentino | 15 Gennaio 2020 p. 10 Dalle Vette alla Georgia maddalena di tolladeflorian trento Si sposta quest'anno nella repubblica caucasica della Georgia, il riflettore affascinante della sezione del 68esimo Trento Filmfestival

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(TFF) per quanto riguarda la sezione "Destinazione...", giunta alla sua decima edizione. Lo hanno svelato ieri mattina in conferenza stampa i vertici del Festival della cinematografia di montagna. "Destinazione...", come sezione della kermesse trentina, ha pochi anni di vita ma ha conquistato da subito la passione e l'interesse del pubblico festivaliero. La sezione tematica infatti ha permesso negli anni recenti agli organizzatori di offrire film, conferenze, presentazioni di libri, approfondimenti su una serie di luoghi, piuttosto che temi, di ampia veduta e decisamente più ampi del solito sguardo da festival della montagna tradizionale. "Destinazione..." ha riportato alla grande il TFF in un'ottica di geografia culturale e antropologica stimolante. Del resto uno dei più grandi, amati, iconici scalatori di sempre, Walter Bonatti, celebrato anche a Trento come si conviene più volte, nella sua seconda vita di fama, lasciate le crode e le imprese atletiche alpinistiche, fu reporter e scrittore di viaggio di successo, lasciando ai posteri quel sapore di libertà e curiosità che as modo suo anche "Destinazione..." porta con sé.Il Festival, giusto ricordarlo, si terrà dal 25 aprile al 3 maggio ed ecco come i curatori invogliano i frequentatori a seguire questa edizione: «La Georgia, piccola repubblica situata nel Caucaso meridionale e bagnata dalle acque del Mar Nero, è conosciuta per le sue imponenti catene montuose e le sue vette innevate, per la sua antichissima cultura vitivinicola e per un patrimonio tradizionale di canti polifonici riconosciuti come Patrimonio immateriale dell'umanità dall'Unesco. Se a questo si aggiunge una ricca e solida storia di produzione cinematografica, il collegamento con il Trento Film Festival risulta così evidente da rendere la Georgia il Paese ospite perfetto per festeggiare il decimo anniversario della sezione "Destinazione..."».«La Georgia è una nazione che, nel panorama dell'area montuosa del Caucaso e delle ex repubbliche sovietiche, si distingue per la vitalità della cinematografia, ammirata anche da maestri come Federico Fellini, per lo slancio alla modernità perseguita senza rinunciare alle peculiari e profonde tradizioni culturali, religiose ed enogastronomiche», ha detto il presidente di TFF, Mauro Leveghi . Il presidente ne ha ricordato la peculiarità di «culla, nel mondo, della viticoltura e del canto polifonico, primo Patrimonio culturale immateriale riconosciuto dall'Unesco». In quest'ambito s'inserisce l'iniziativa "Vignaioli di montagna", nata dalla collaborazione tra il Consorzio Vignaioli del Trentino, i Vignaioli dell'Alto Adige e il Trento Film Festival, con il supporto delle Camere di Commercio di Trento e di Bolzano. L'evento si svolgerà a Bologna, in partnership con la Fondazione Cineteca di Bologna, dall'1 al 3 febbraio. Sarà quella l'occasione ideale per una originale "anteprima" del Film Festival: al centro ci sarà un bellissimo film sulla viticoltura georgiana, "Our Blood is Wine".©RIPRODUZIONE RISERVATA

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