Rassegna Stampa Dolomiti UNESCO | Giugno 2024

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R A S S E G N A S T A M P A

GIUGNO 2024

Fondazione Dolomiti Dolomites Dolomiten Dolomitis

#VIVEREINRIFUGIO: AL VIA LA RASSEGNA NEI RIFUGI

Corriere delle Alpi | 5 giugno 2024

p. 20, segue dalla prima

I rifugisti diventano narratori «Il turista vuole conoscere»

Marcella Corrà / BELLUNO

Nel 2009 l'Unesco dichiara le Dolomiti patrimonio dell'Umanità. Da quel giorno la vita e il lavoro nei rifugi dolomitici sono cambiati molto. E non è solo questione di afflusso di turisti e escursionisti in numero molto maggiore rispetto al passato ma soprattutto del tipo di visitatori che arrivano.

Mario Fiorentini gestisce il rifugio Città di Fiume ai piedi del Pelmo ed è anche presidente dell'Agrav, l'Associazione di gestori dei rifugi alpini del Veneto. «Abbiamo dovuto cercare di capire bene cosa c'è attorno a noi, per poter rispondere nel modo più completo possibile alle tante domande che ci fanno i turisti. In pratica siamo tornati a scuola: ci sono stati molti incontri organizzati con la Fondazione Dolomiti Unesco per darci le informazioni e gli strumenti per fare meglio il nostro lavoro. Prima del 2009 arrivavano alpinisti che chiedevano consigli sulle vie ferrate, informazioni soprattutto tecniche. Ora arrivano turisti a cui la vetta non interessa, ma che vogliono conoscere le Dolomiti, dove si trovano, da cosa sono circondati». Far capire le Dolomiti e far conoscere la vita del rifugio e del rifugista. Magari anche che non si può andare in montagna con i sandali ai piedi. «Quello lo hanno capito da soli, se sono arrivati da noi. Ma occorre spiegare perché l'acqua a volte non c'è e che questo non dipende dalla cattiva volontà del rifugista. E occorre spiegare che non ci sono i cassonetti dei rifiuti perché noi non siamo i gestori della differenziata. Non è il nostro lavoro e non siamo attrezzati per questo: rifiuti che i turisti producono se li devono portare a casa». Il rifugio non è un albergo e non è un ristorante stellato. Scontato? No, se arrivano turisti da tutto il mondo che non hanno neppure una vaga idea di cosa sia un rifugio. L'occasione per affrontare questi e altri temi è stata la presentazione della rassegna estiva della Fondazione Unesco, avvenuta ieri a Palazzo Piloni. Si tratta degli eventi che si svolgeranno tra luglio e ottobre, durante i quali i rifugisti racconteranno agli ospiti il loro lavoro quotidiano, nei suoi aspetti tecnici e motivazionali. Di volta in volta parteciperanno esperti di vari settori, dalla geologia, al clima, alla esplorazione, alla glaciologia. Ci sono anche tre trekking impegnativi. Dieci incontri, con gli eventi in rifugio moderati da Flavio Faoro, curatore della rassegna. «Tutto questo è il frutto di un lungo percorso svolto dalla Fondazione Unesco insieme con i gestori dei rifugi di alta quota ed è la prosecuzione della campagna social #vivereinrifugio, condotta negli anni per rendere gli utenti più consapevoli del contesto in cui si trovano e della opportunità o meno delle loro richieste», ha spiegato la direttrice della Fondazione Unesco Mara Nemela. «L'idea che vogliamo trasmettere, grazie alla partecipazione non solo dei gestori, ma anche di guide alpine, soccorritori, geologi, botanici, glaciologi, geografi e filosofi, è che la montagna può essere vissuta con sobrietà e misura, immergendosi in un ambiente nel quale è già presente tutto ciò che serve a vive re un'esperienza autentica, della quale i gestori sono i primi interpreti. I rifugi possono e devono continuare a rappresentare un luogo di incontro e di dialogo ed è proprio questo lo scopo che anima la rassegna: non realizzare degli eventi per attirare frequentatori, ma

Si comincia il 5 luglio, dal rifugio Alimonta (Trento), con il geotrekking nel Parco Adamello Brenta. Si prosegue il 12 luglio con una escursione fino al rifugio Velo della Madonna nel gruppo delle Pale di San Martino. Il tema che verrà affrontato è "Crisi climatica: quali effetti su habitat, specie e paesaggio delle Dolomiti?". Si passa poi al 19 luglio al rifugio Pordenone di Cimolais con il geologo Emiliano Oddone e la sua relazione su "Le Dolomiti come grande libro del tempo". Il 23 agosto si va al rifugio Pian de Fontana a Longarone, per ascoltare il filosofo Paolo Costa e il glaciologo Jacopo Gabrieli. Il 6 settembre appuntamento al rifugio Roda di Vael (Trento) con lo scrittore Franco Michielli. Il 13 settembre geotrekking con giro ad anello del Sass de Putia nel Parco naturale Puez Odle. Tre giorni dopo, il 16 settembre al rifugio Antermoia si parla del futuro dei rifugi e di come stanno cambiando. Il 20 settembre tocca al rifugio Rosetta e al ghiacciaio della Fradusta, per una riflessione su cosa si perde insieme al ghiacciaio. Il 27 settembre altro geotrekking, questa volta nel Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo e al rifugio Biella. E la conclusione della rassegna è proprio al rifugio Città di Fiume, con un tema sempre attuale: "La prudenza come primo vero soccorso" con la guida alpina Luca Vallata e il delegato del Cnsas Alex Barattin.

Gazzettino | 5 giugno 2024

p. 23, segue dalla prima, edizione Belluno

Dieci appuntamenti per raccontare la vita in rifugio attraverso la voce delle "sentinelle della montagna" e con la partecipazione di ospiti illustri, per capire come sta cambiando la frequentazione delle Dolomiti e comprendendo al contempo gli effetti della crisi climatica sul paesaggio e l'importanza di un approccio prudente e consapevole alla montagna. Tutto questo è "Vivere in rifugio", scritto con l'hashtag in funzione dei social: si tratta di un'iniziativa organizzata dalla Fondazione Dolomiti Unesco e presentata ieri nella sede della Provincia a Belluno. Erano presenti il presidente Roberto Padrin, la direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco Mara Nemela e due gestori, Mario Fiorentini del rifugio Città di Fiume e Flavio Faoro, curatore della rassegna. Prenderà il via il prossimo 5 luglio per concludersi il 12 ottobre in tutto il sito Dolomiti Unesco: i rifugisti racconteranno agli ospiti il loro lavoro quotidiano, nei suoi aspetti pratici e motivazionali.

«L intento di questa rassegna - afferma la direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco Mara Nemela - è proprio quello di riportare nei rifugi il tema dell' apprendimento sulla montagna di oggi, senza una visione romantica. Ci rendiamo conto che i rifugi devono evolvere i loro servizi, ma senza dimenticare la loro natura primordiale: non sono strutture ricettive in assoluto. Fungono da presidio e nascono come luogo di avvicinamento alla montagna. E in questo senso sono preziosissimi perché possono avvicinare le persone a una corretta comprensione dell'ambiente che li circonda, non solo dal punto di vista della prudenza e la sicurezza».

I MOTIVI

La volontà di accompagnare i visitatori a conoscere gli aspetti pratici, le difficoltà quotidiane, le motivazioni profonde che animano il lavoro dei custodi dell'alta quota, è il frutto di un lungo percorso svolto dalla Fdu insieme ai gestori di rifugio delle Dolomiti Patrimonio Mondiale: «Tre di questi appuntamenti saranno di geo trekking - afferma l'organizzatore della rassegna Flavio Faoro - ovvero escursioni anche di un certo impegno fisico accompagnati da uno o più geologi e da una guida alpina per ottenere una conoscenza tridimensionale dei siti anche punto di vista scientifico.

L'idea che vogliamo trasmettere - prosegue Nemela - grazie alla partecipazione non solo dei gestori, ma anche soccorritori, botanici, glaciologi, geografi e filosofi, è che la montagna può essere vissuta con sobrietà e misura, immergendosi in un ambiente nel quale è già presente tutto ciò che serve a vivere un'esperienza autentica, della quale i gestori sono i primi interpreti». «Presentarci direttamente

4 occasioni per riflettere sull'essenziale, ovvero camminare con prudenza, guardarsi attorno con consapevolezza, interrogarsi sul futuro».

agli ospiti - afferma il gestore del rifugio Città di Fiume Mario Fiorentini - diventa quindi anche un modo per spiegare loro che ciascun rifugio ha caratteristiche diverse: talvolta le richieste eccessive da parte degli utenti derivano proprio dalle diverse esperienze che hanno vissuto nei singoli rifugi e gli unici strumenti per far comprendere loro queste differenze sono il dialogo e il confronto».

GLI INCONTRI

Ecco la lista degli appuntamenti: 5 luglio, Rifugio Alimonta località Vallesinella (TN) -12 luglio, Rifugio al Velo della Madonna (TN) - 19 luglio, Rifugio Pordenone (PN) - 23 agosto, Rifugio Pian de Fontana (BL) - 6 settembre, Rifugio Roda di Vael (TN) - 13 settembre, Parco naturale Puez Odle (BZ) - 16 settembre, Rifugio Antermoia (TN) - 20 settembre, Fradusta e Rifugio Rosetta a Primiero San Martino di Castrozza (TN) - 27 settembre, Rifugio BiellaMalga Ra Stua (BL) - 12 ottobre, Rifugio Città di Fiume (BL).

Claudio Fontanive

News in quota | 5 giugno 2024

https://www.newsinquota.it/vivere-in-rifugio-i-rifugisti-delle-dolomiti-patrimonio-mondiale-si-raccontano/

“Vivere in rifugio”, i rifugisti delle Dolomiti Patrimonio Mondiale si raccontano

È una rassegna, ma anche una conquista. Perché si raggiunge camminando, in alta quota. È cultura, ma anche scuola e formazione, perché focalizza l’attenzione su temi d’attualità che riguardano la montagna e chi la abita. Tutto visto dall’alto, dai rifugi, sentinelle verticali. È “Vivere in rifugio”, progetto presentato ieri (4 giugno) a Palazzo Piloni, sede della Provincia di Belluno, con un calendario di eventi che si svolgeranno tra luglio e ottobre in tutti i territori delle Dolomiti Patrimonio Mondiale, durante i quali i rifugisti racconteranno agli ospiti il loro lavoro quotidiano, nei suoi aspetti pratici e motivazionali.

La rassegna, organizzata dalla Fondazione Dolomiti Unesco, vedrà di volta in volta la partecipazione di ospiti speciali, per parlare di come sta cambiando la frequentazione delle Dolomiti, degli effetti della crisi climatica sul paesaggio, dell’importanza di un approccio prudente e consapevole alla montagna e, più in generale di cosa significa, oggi, vivere le Dolomiti.

«I RIFUGISTI SONO LE NOSTRE VEDETTE»

«I rifugi non sono solamente strutture ricettive, uniche nel loro genere» commenta il presidente della Provincia di Belluno e vicepresidente della Fondazione Dolomiti Unesco. «Mi piace vederli e pensarli sempre di più come sentinelle, vedette sulle Dolomiti, capaci anche di interpretare quello che succede in quota. Per questo, i rifugisti sono osservatori attenti e privilegiati della montagna, e come tali mettono a disposizione del pubblico le loro esperienze, in questa iniziativa della Fondazione Dolomiti Unesco che trovo eccezionale. Parlare di montagna, di come cambia la vita in quota e di come è mutata la frequentazione delle Dolomiti significa inquadrare un tema ed essere sul pezzo in un segmento della quotidianità e dell’attualità. Farlo in montagna, nei luoghi di “vedetta”, significa andare oltre e parlare di presente per costruire insieme il futuro. Quindi, come presidente della Provincia di Belluno ma anche come vicepresidente della Fondazione, non posso che ringraziare i rifugisti e tutti coloro che hanno collaborato nell’ideazione di questa iniziativa».

«RIFUGI COME LUOGO DI INCONTRO E DI DIALOGO»

La volontà di accompagnare i visitatori a conoscere gli aspetti pratici, le difficoltà quotidiane, le motivazioni profonde che animano il lavoro dei custodi dell’alta quota, è il frutto di un lungo percorso svolto dalla Fondazione Dolomiti Unesco insieme ai gestori di rifugio delle Dolomiti Patrimonio Mondiale ed è la naturale prosecuzione della campagna social #vivereinrifugio, condotta in questi anni con la collaborazione dei gestori stessi per rendere gli utenti più consapevoli del contesto in cui si trovano e dell’opportunità o meno delle loro richieste.

«L’idea che vogliamo trasmettere, grazie alla partecipazione non solo dei gestori, ma anche di guide alpine, soccorritori, geologi, botanici, glaciologi, geografi e filosofi, è che la montagna può essere vissuta con sobrietà e misura, immergendosi in un ambiente nel quale è già presente tutto ciò che serve a vivere un’esperienza autentica, della quale i gestori sono i primi interpreti», commenta la direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco Mara Nemela. «I rifugi possono e devono continuare a rappresentare un luogo di incontro e di dialogo ed è proprio questo lo scopo che anima la rassegna: non realizzare degli eventi per attirare frequentatori, magari in luoghi già caratterizzati da un’alta affluenza, ma occasioni per riflettere sull’essenziale, ovvero camminare con prudenza, guardarsi attorno con consapevolezza, interrogarsi sul futuro».

«PRESENTEREMO LA NOSTRA UNICITÀ»

«Questa rassegna conferma la volontà dei rifugisti del Patrimonio Mondiale di accompagnare gli ospiti a comprendere il contesto in cui si trovano e il nostro stesso lavoro, che è unico anche nel senso che ogni esperienza di rifugio fa storia a sé», conclude Mario Fiorentini, gestore del Rifugio Città di Fiume. «Presentarci direttamente agli ospiti diventa quindi anche un modo per spiegare loro che ciascun rifugio ha caratteristiche diverse: talvolta le richieste eccessive da parte degli utenti derivano proprio dalle diverse esperienze che hanno vissuto nei singoli rifugi e gli unici strumenti per far comprendere loro queste differenze sono il dialogo e il confronto. Anche le riflessioni che faremo sulla frequentazione, il paesaggio e la crisi climatica, derivano da un’esigenza precisa: in alcuni contesti, infatti, i cambiamenti in corso incidono pesantemente e condizionano il lavoro quotidiano dei rifugisti».

IL CALENDARIO

Gli eventi in rifugio saranno moderati da Flavio Faoro, giornalista, autore e curatore di numerosi eventi dedicati alla montagna. Eccone l’elenco dettagliato, che comprende anche tre geotrekking:

• 5 luglio, Rifugio Alimonta – ritrovo alle 7.00 in località Vallesinella (TN)

Geotrekking nel Parco Naturale Adamello Brenta Global Geopark

Con Riccardo Tomasoni del MUSE di Trento e Giuseppe Alberti del Parco Naturale Adamello Brenta Global Geopark

• 12 luglio, Rifugio al Velo della Madonna (TN) – ore 11.00

Crisi climatica: quali effetti su habitat, specie e paesaggio delle Dolomiti?

Con gli esperti del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, i botanici del Museo Civico di Rovereto Alessio Bertolli e Giulia

Tomasi, le ricercatrici del MUSE Chiara Bettega e Francesca Roseo e il direttore del Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo

Riccardo Tomasoni

• 19 luglio, Rifugio Pordenone (PN) – ore 11.00

Le Dolomiti come Grande Libro del Tempo

Con il geologo Emiliano Oddone

• 23 agosto, Rifugio Pian de Fontana (BL) – ore 11.00

Dolomiti, fragile scrigno della natura

Con il filosofo Paolo Costa e il glaciologo del CNR Jacopo Gabrieli

• 6 settembre, Rifugio Roda di Vael (TN) – ore 11.00

Camminare in montagna: vedere, scoprire e capire

Con il geografo, esploratore e scrittore Franco Michieli

• 13 settembre, Parco naturale Puez – Odle – ritrovo alle 8.00 al Passo delle Erbe (BZ)

Geotrekking con giro ad anello del Sass de Putia

Con i geologi della Provincia Aut. di Bolzano – Alto Adige

• 16 settembre, Rifugio Antermoia (TN) – ore 14.00

Il rifugio di ieri, di oggi e di domani

Con la presenza dei gestori (di oggi e di ieri!) e di esperti che ci aiuteranno a capire come sta cambiando il ruolo del rifugio

• 20 settembre, Fradusta e Rifugio Rosetta – ritrovo alle 8.00 a Primiero San Martino di Castrozza (TN)

Cosa perdiamo assieme ai ghiacciai?

Escursione al glacionevato della Fradusta e tappa al Rifugio Rosetta con il glaciologo del CNR Jacopo Gabrieli e i ricercatori del Parco

Naturale Paneveggio Pale di San Martino

• 27 settembre, Rifugio Biella – ritrovo ore 8.00 a Malga Ra Stua (BL)

Geotrekking nel Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo

Con il geologo Emiliano Oddone e le guide del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo

• 12 ottobre, Rifugio Città di Fiume (BL) – ore 11.00

La prudenza come primo vero soccorso

Con la Guida Alpina Luca Vallata e il delegato del Soccorso Alpino Dolomiti Bellunesi Alex Barattin

Tutti gli appuntamenti sono gratuiti, per tutte le informazioni e le iscrizioni visitare il sito dolomitiunesco.info

L’Amico del Popolo | 5 giugno 2024

https://www.amicodelpopolo.it/2024/06/04/vivereinrifugio-i-rifugisti-delle-dolomiti-siraccontano/?doing_wp_cron=1717570787.4504020214080810546875

#vivereinrifugio: i rifugisti delle Dolomiti si raccontano

È stato presentato questa mattina, martedì 4 giugno, a Palazzo Piloni il calendario degli eventi che si svolgeranno tra luglio e ottobre in tutti i territori delle Dolomiti Patrimonio Mondiale, durante i quali i rifugisti racconteranno agli ospiti il loro lavoro quotidiano, nei suoi aspetti pratici e motivazionali. Organizzata dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, la rassegna vedrà di volta in volta la partecipazione di ospiti speciali, per parlare di come sta cambiando la frequentazione delle Dolomiti, degli effetti della crisi climatica sul paesaggio, dell’importanza di un approccio prudente e consapevole alla montagna e, più in generale di cosa significa, oggi, vivere le Dolomiti. «I rifugisti sono le nostre vedette»

«I rifugi non sono solamente strutture ricettive, uniche nel loro genere» commenta il presidente Padrin, vicepresidente della Fondazione Dolomiti UNESCO. «Mi piace vederli e pensarli sempre di più come sentinelle, vedette sulle Dolomiti, capaci anche di interpretare quello che succede in quota. Per questo, i rifugisti sono osservatori attenti e privilegiati della montagna, e come tali mettono a disposizione del pubblico le loro esperienze, in questa iniziativa della Fondazione Dolomiti UNESCO che trovo eccezionale. Parlare di montagna, di come cambia la vita in quota e di come è mutata la frequentazione delle Dolomiti», continua il presidente della provincia di Belluno, «significa inquadrare un tema ed essere sul pezzo in un segmento della quotidianità e dell’attualità. Farlo in montagna, nei luoghi di “vedetta”, significa andare oltre e parlare di presente per costruire insieme il futuro. Quindi, come presidente della Provincia di Belluno ma anche come vicepresidente della Fondazione, non posso che ringraziare i rifugisti e tutti coloro che hanno collaborato nell’ideazione di questa iniziativa». «Rifugi come luogo di incontro e dialogo»

La volontà di accompagnare i visitatori a conoscere gli aspetti pratici, le difficoltà quotidiane, le motivazioni profonde che animano il lavoro dei custodi dell’alta quota, è il frutto di un lungo percorso svolto dalla Fondazione Dolomiti UNESCO insieme ai gestori di rifugio delle Dolomiti Patrimonio Mondiale ed è la naturale prosecuzione della campagna social #vivereinrifugio, condotta in questi anni con la collaborazione dei gestori stessi per rendere gli utenti più consapevoli del contesto in cui si trovano e dell’opportunità o meno delle

loro richieste. In proposito, commenta la direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO Mara Nemela: «L’idea che vogliamo trasmettere, grazie alla partecipazione non solo dei gestori, ma anche di guide alpine, soccorritori, geologi, botanici, glaciologi, geografi e filosofi, è che la montagna può essere vissuta con sobrietà e misura, immergendosi in un ambiente nel quale è già presente tutto ciò che serve a vivere un’esperienza autentica, della quale i gestori sono i primi interpreti. I rifugi possono e devono continuare a rappresentare un luogo di incontro e di dialogo ed è proprio questo lo scopo che anima la rassegna: non realizzare degli eventi per attirare frequentatori, magari in luoghi già caratterizzati da un’alta affluenza, ma occasioni per riflettere sull’essenziale, ovvero camminare con prudenza, guardarsi attorno con consapevolezza, interrogarsi sul futuro». «Presenteremo la nostra unicità»

E Mario Fiorentini, gestore del Rifugio Città di Fiume, soggiunge: «Questa rassegna conferma la volontà dei rifugisti del Patrimonio Mondiale di accompagnare gli ospiti a comprendere il contesto in cui si trovano e il nostro stesso lavoro, che è unico anche nel senso che ogni esperienza di rifugio fa storia a sé. Presentarci direttamente agli ospiti diventa quindi anche un modo per spiegare loro che ciascun rifugio ha caratteristiche diverse: talvolta le richieste eccessive da parte degli utenti derivano proprio dalle diverse esperienze che hanno vissuto nei singoli rifugi e gli unici strumenti per far comprendere loro queste differenze sono il dialogo e il confronto. Anche le riflessioni che faremo sulla frequentazione, il paesaggio e la crisi climatica, derivano da un’esigenza precisa: in alcuni contesti, infatti, i cambiamenti in corso incidono pesantemente e condizionano il lavoro quotidiano dei rifugisti». Il calendario

Gli eventi in rifugio saranno moderati da Flavio Faoro, giornalista, autore e curatore di numerosi eventi dedicati alla montagna. Eccone l’elenco dettagliato, che comprende anche tre geotrekking:

• 5 luglio, Rifugio Alimonta – ritrovo alle 7.00 in località Vallesinella (TN): Geotrekking nel Parco Naturale Adamello Brenta Global Geopark, con Riccardo Tomasoni del MUSE di Trento e Giuseppe Alberti del Parco Naturale Adamello Brenta Global Geopark

• 12 luglio, Rifugio al Velo della Madonna (TN) – ore 11.00: «Crisi climatica: quali effetti su habitat, specie e paesaggio delle Dolomiti?», con gli esperti del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, i botanici del Museo Civico di Rovereto Alessio Bertolli e Giulia Tomasi, le ricercatrici del MUSE Chiara Bettega e Francesca Roseo e il direttore del Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo Riccardo Tomasoni

• 19 luglio, Rifugio Pordenone (PN) – ore 11.00: «Le Dolomiti come Grande Libro del Tempo», con il geologo Emiliano Oddone

• 23 agosto, Rifugio Pian de Fontana (BL) – ore 11.00: «Dolomiti, fragile scrigno della natura», con il filosofo Paolo Costa e il glaciologo del CNR Jacopo Gabrieli

• 6 settembre, Rifugio Roda di Vael (TN) – ore 11.00: «Camminare in montagna: vedere, scoprire e capire», con il geografo, esploratore e scrittore Franco Michieli

• 13 settembre, Parco naturale Puez – Odle – ritrovo alle 8.00 al Passo delle Erbe (BZ): geotrekking con giro ad anello del Sass de Putia, con i geologi della Provincia di Bolzano.

• 16 settembre, Rifugio Antermoia (TN) – ore 14.00: «Il rifugio di ieri, di oggi e di domani», con la presenza dei gestori (di oggi e di ieri!) e di esperti che ci aiuteranno a capire come sta cambiando il ruolo del rifugio

• 20 settembre, Fradusta e Rifugio Rosetta – ritrovo alle 8.00 a Primiero San Martino di Castrozza (TN): «Che cosa perdiamo assieme ai ghiacciai?», escursione al glacionevato della Fradusta e tappa al Rifugio Rosetta, con il glaciologo del CNR Jacopo Gabrieli e i ricercatori del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino

• 27 settembre, Rifugio Biella – ritrovo ore 8.00 a Malga Ra Stua (BL): «Geotrekking nel Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo», con il geologo Emiliano Oddone e le guide del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo

• 12 ottobre, Rifugio Città di Fiume (BL) – ore 11.00: «La prudenza come primo vero soccorso», con la Guida Alpina Luca Vallata e il delegato del Soccorso Alpino Dolomiti Bellunesi Alex Barattin Tutti gli appuntamenti sono gratuiti, per tutte le informazioni e le iscrizioni visitare il sito dolomitiunesco.info.

TeleBelluno | 5 giugno 2024

https://www.telebelluno.it/wp/avvicinare-residenti-e-turisti-alla-realta-dei-rifugi-dal-5-luglio-al-via-vivereinrifugio/ Avvicinare residenti e turisti alla realtà dei rifugi, dal 5 luglio al via “Vivereinrifugio”

TGR Veneto | 5 giugno 2024

https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2024/06/belluno-dolomiti-unesco-montagna-dolomiti-rifugi-b9113b6c-2d26-42c5-9f0a5d12aa51e811.html

Presentato a Belluno #vivereinrifugio: come rispettare le Dolomiti

Alto Adige | 22 giugno 2024

IL DOLOMITES WORLD HERITRAGE GEOTRAIL È SU OUTDOOR ACTIVE

Alto Adige | 12 giugno 2024

p. 28

Le 47 tappe del «Geotrail» per scoprire le Dolomiti

DOLOMITI

Montagna e geologia possono andare a braccetto se le si affronta con un pizzico di sana curiosità e ci si studia a dovere i tracciati prima di partire. Ci sono uscite più impegnative e altre a misura di famiglie, con un approccio quasi didattico. Da poco le 47 tappe e i "geostops" del Dolomites World Heritage Geotrail sono disponibili sul portale outdooractive.com, da dove è possibile consultare la descrizione escursionistica, i punti di interesse e i tracciati (scaricabili) di tutti gli itinerari alla scoperta del patrimonio geologico delle Dolomiti Patrimonio Mondiale.Trecento milioni di anni di storia. Il Dolomites World Heritage Geotrail è un'esperienza interattiva alla scoperta della geologia delle Dolomiti. Gli eventi che si sono susseguiti negli ultimi 300 milioni di anni hanno lasciato la propria traccia nelle rocce e nelle forme di queste montagne, facendo di esse un meraviglioso libro da leggere letteralmente passo dopo passo. La geologia e il paesaggio delle Dolomiti sono così significativi che nel 2009 l'Unesco ha iscritto queste montagne nella lista del Patrimonio Mondiale. C'è chi preferisce prima fare un tour virtuale delle tappe desiderate e poi infilare gli scarponi per testare qualche tappa o anche viceversa. In entrambi i casi il risultato è notevole con un viaggio nel tempo che interessa un target di escursionisti di ogni età .Sfruttate le "alte vie" già esistenti.L'intero itinerario di 47 tappe si svolge sui tracciati di percorsi e alte vie già esistenti, che non sono in gestione alla Fondazione Dolomiti Unesco. È quindi sempre opportuno raccogliere informazioni sul posto, prima di affrontare un'escursione, utilizzando i molti riferimenti indicati per ogni tappa, al fine di ottenere gli opportuni aggiornamenti, ad esempio, sull'apertura e sulle condizioni dei sentieri. È inoltre consigliabile rivolgersi sempre alle Guide Alpine e agli accompagnatori di media montagna, anche considerata la lunghezza e la difficoltà di alcune delle 47 tappe.Dalle Odle alle Vette Feltrine, dal Triassico al Miocene.Per gli appassionati di montagna e geologia sarà ora molto più facile intercettare la proposta di un'escursione dall'alto valore culturale e scientifico, oltre che estetico, e di iniziare così, varcando la porta del tempo, un viaggio che conduce fino a 300 milioni di anni fa. Dal Brenta alle Dolomiti Friulane, dalle Odle alle Vette Feltrine, dal Triassico al Miocene, il Dolomites World Heritage Geotrail è infatti un'occasione per immergersi in una storia sorprendente e nelle testimonianze lasciate dal tempo in centinaia di milioni di anni. Tutti i contenuti consultabili su outdooractive.com fanno riferimento al primo portale geologico delle Dolomiti, dolomitesgeotrail.com.

La vera forza del «Geotrail» è che una volta fatta una tappa non si vede davvero l'ora di cimentarsi sulla successiva. MAX.BO.©RIPRODUZIONE RISERVATA

15 ANNI DI DOLOMITI PATRIMONIO MONDIALE

Corriere delle Alpi | 27 giugno 2024

p. 21

Dolomiti, da 15 anni patrimonio Unesco

Di Francesco Dal Mas BELLUNO

Il 26 giugno 2009 le Dolomiti sono state iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale grazie alla loro bellezza e unicità paesaggistica e all'importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico.

L'inserimento delle Dolomiti nella World Heritage List «costituisce un riconoscimento straordinario, ma implica anche forte impegno e responsabilità in merito alla protezione e allo sviluppo sostenibile di questa splendida regione alpina» ribadiscono dalla sede della Fondazione Dolomiti di Cortina.

Gli stranieri che, così numerosi, arrivano sulle Dolomiti, sono per la gran parte attratti da questo sito. I primi 15 anni dall'avvio, con tanto di Presidente della Repubblica – Giorgio Napolitano, all'epoca – alla cerimonia inaugurale di Auronzo, stavano per scivolare via senza che nessuno li ricordasse.

Zaia

Lo ha fatto il presidente della Regione, Luca Zaia, ricordando in questi giorni che «le comunità che vivono in queste aree hanno conservato usanze, lingue e culture che arricchiscono il valore delle nostre montagne» e che «il riconoscimento Unesco ha aiutato a promuovere e preservare queste tradizioni, incentivando un turismo sostenibile e rispettoso a fronte di un'accoglienza ai massimi livelli: eventi culturali, strutture ricettive, piste e impianti, viabilità, servizi accessori». Ma la sua non è l'unica voce.

Padrin

Sulla medesima lunghezza d'onda si sintonizza il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, che è anche vicepresidente della Fondazione.

«Per tutelare, preservare e promuovere la montagna è necessario l'uomo, con il suo lavoro, con la sua presenza quotidiana. Le Dolomiti sono un effetto straordinario della geologia, ma il territorio circostante - la cornice della grande bellezza dolomitica - è frutto anche del lento e costante impegno delle comunità locali nel vivere il territorio» ricorda Padrin richiamando la necessità di coniugare tutela e lavoro. «Quel riconoscimento, incentrato su unicità e straordinaria bellezza, è un elemento di assoluto valore. E lo è in due direzioni: da una parte verso l'esterno, perché ha svelato al mondo - e continua a farlo - cosa sono le Dolomiti; dall'altra verso l'interno, perché serve a darci la consapevolezza del luogo in cui viviamo. Dobbiamo interpretarlo anche come un premio alle comunità che

abitano le Dolomiti, luoghi incantevoli ma in pendenza, e quindi per natura difficili e complessi; luoghi in cui i servizi sono pochi, in cui le distanze da coprire sono molto più grandi di quelle della pianura».

Sempre secondo il presidente Padrin, lo spopolamento della montagna è la conseguenza più immediata di tutto questo: servono misure per contrastarlo, tarate sul medio-lungo termine.

«Ma un riconoscimento come quello dell'Unesco, nel ricordo e nella riconoscenza profonda di chi è riuscito a ottenerlo, può e deve continuare a essere uno strumento concreto che aiuta le comunità locali a creare turismo, sviluppo ed economia, in un'ottica di grande equilibrio e sostenibilità come quella assicurata in questi anni dalla Fondazione Dolomiti Unesco».

Gazzettino | 27 giugno 2024

p. 7, edizione Belluno

Vent'anni di Dolomiti UNESCO: «Valore aggiunto»

L'ANNIVERSARIO

BELLUNO

Nel giro di poche ore una voce univoca nel ricordare un momento storico. Prima Luca Zaia, governatore della Regione Veneto, poi Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno. Sono passati tre lustri da quel 26 giugno 2009 quando le Dolomiti sono state dichiarate, dall'Unesco, "Patrimonio mondiale dell'umanità".

Così ne traccia la cornice Luca Zaia: «Territorio dalla bellezza magica, le Dolomiti non sono solo un tesoro naturale, di straordinaria importanza scientifica a livello geologico e geomorfologico, ma anche un patrimonio culturale ricco di tradizioni, storie e identità locali diffuso per il 70 per cento all'interno dei confini della provincia di Belluno. Le comunità che vivono in queste aree hanno conservato usanze, lingue e culture che arricchiscono il valore delle nostre montagne. Il riconoscimento Unesco ha aiutato a promuovere e preservare queste tradizioni, incentivando un turismo sostenibile e rispettoso a fronte di un'accoglienza ai massimi livelli. Possediamo un tesoro inestimabile in casa e l'anniversario del riconoscimento Unesco è l'occasione per guardare al passato con orgoglio e al futuro con una progettualità e un impegno sempre più diretti a garantire alle Dolomiti lo status di patrimonio di eccellenza che travalica i confini del Veneto, da preservare intatto per le generazioni a venire di tutto il mondo». Luca Zaia ha sottolineato, quindi, come le Dolomiti rappresentino un punto forte nei dati sulle presenza in Regione che, nel 2023 in totale, ammontano a oltre tre milioni e mezzo «E nel primo quadrimestre di quest'anno siamo già a un milione e duecentomila». In linea il pensiero di Roberto Padrin che ha toccato il punto dolente dello spopolamento: «Per preservare e promuovere la montagna è necessario l'uomo, con la sua presenza quotidiana. Le Dolomiti sono un effetto straordinario della geologia, ma il territorio circostante, è frutto anche del lento e costante impegno delle comunità locali». Padrin ha ricordato che «i servizi sono pochi, le distanze da coprire maggiori di quelle in pianura. Lo spopolamento è la conseguenza più immediata: ecco che servono misure per contrastarla, tarate sul medio-lungo termine». In tal senso l'anniversario - l'iscrizione delle Dolomiti nel patrimonio mondiale Unesco diventa un'occasione «per ragionare sulla specificità anche identitaria e culturale del territorio dolomitico». Padrin tiene, infine, a ribadire che il riconoscimento dell'Unesco «può e deve continuare ad essere strumento concreto per creare turismo, nel ricordo e nella riconoscenza profonda di chi è riuscito a ottenerlo».

Corriere delle Alpi | 28 giugno 2024 p. 18

La direttrice della Fondazione celebra i 15 anni dall'iscrizione a Patrimonio Mondiale «Una risorsa e un impegno» Dolomiti UNESCO, parla Nemela

IL PATRIMONIO

Il 26 giugno 2009 le Dolomiti sono state iscritte nella lista del patrimonio mondiale grazie alla loro bellezza e unicità paesaggistica. A 15 anni di distanza dall'iscrizione dei Monti Pallidi, «è importante ribadire l'importanza di questo riconoscimento e ricordare che il mantenimento dello stesso non è scontato, ma richiede di un'attenzione continua e un impegno importante da parte delle comunità e delle amministrazioni. Il riconoscimento non è un "bollino" ma un patto, che si traduce nell'impegno a tramandare alle generazioni future un territorio che preservi l'integrità dei valori ambientali e paesaggistici».

Lo afferma Mara Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco.

In questi anni la Fondazione è riuscita a salvaguardare i propri siti da investimenti incoerenti con la tutela dell'ambiente. Le spinte, però, sono ancora molte. Riuscirete a tenere la barra dritta?

«In questi anni la Fondazione ha lavorato a fianco delle amministrazioni per favorire l'adozione di adeguati strumenti di tutela per ciascun ambito territoriale, promuovendo un confronto e uno scambio fra territori disomogenei da un punto di vista amministrativo, ma al tempo stesso molto simili sia per la forte relazione delle comunità con i beni ambientali, sia per le problematiche che le stesse si trovano ad affrontare. Tanto lavoro è stato fatto in questo senso, ma non è un lavoro che si può ritenere concluso visto che le

Ed ecco, appunto, che può scapparci, l'impiantino da sci o qualche albergo.

«I soggetti coinvolti nella tutela del bene sono tanti ed eterogenei, i possibili impatti sul bene sono in continua evoluzione e ciò richiede un continuo aggiornamento delle tutele e un coinvolgimento di soggetti diversi. Attenzione però a non "burocratizzare" il senso del riconoscimento. I territori hanno competenze, approcci e modalità organizzative diverse. Non necessariamente dobbiamo imporre ovunque le stesse regole, ma avere cura che ovunque vengano assicurati nei livelli adeguati di tutela, anche con strumenti o regole diverse. Inoltre, le dinamiche e i fattori di pressione sul territorio non sono gli stessi ovunque; pertanto, risulta prioritario intensificare i monitoraggi e rafforzare l'attenzione nei territori soggetti a maggiori pressioni e favorire lo scambio di esperienze fra territori». Saliamo in quota. La Fondazione sta dedicando molta attenzione ai rifugi alpini. Che cosa non devono diventare? «L'auspicio della Fondazione è che i rifugi mantengano il loro fondamentale ruolo di presidio del territorio montano e in particolare delle aree del Patrimonio Mondiale. Ciò non significa chiudersi a qualsiasi ipotesi di trasformazione: l'efficientamento energetico, la riqualificazione delle strutture, l'integrazione dell'offerta con nuove proposte non devono essere precluse a patto che si mantenga lo spirito di accoglienza delle persone e di attenzione all'ambiente che da sempre contraddistinguono i rifugi. Il ruolo dei gestori è dunque fondamentale. Se perdiamo questo approccio perdiamo un essenziale tassello culturale nel rapporto con la montagna. Al tempo stesso questo ruolo deve essere riconosciuto, valorizzato e comunicato anche ai visitatori».

Per l'estate che cosa avete organizzato?

«La Fondazione sta lavorando da tempo a fianco dei gestori e delle associazioni alpinistiche. Quest'estate, in particolare, per celebrare i quindici anni nella Lista dei Beni del Patrimonio Mondiale, la Fondazione ha organizzato una rassegna itinerante di eventi culturali nell'ambito di rifugi che si trovano all'interno dell'area "core". Riteniamo che questo possa avere un grande valore anche simbolico, perché non si tratta tanto di eventi per richiamare pubblico, quanto momenti di riflessione per confrontarci sulle grandi sfide che caratterizzano del Dolomiti di oggi, come la crisi climatica, la scarsa consapevolezza dei visitatori, il ruolo dei rifugi»

Corriere dell’Alto Adige | 28 giugno 2024

p. 1 e 7

Dolomiti, Patrimonio da tutelare

A Siviglia mancava un minuto a mezzogiorno quando quindici anni fa le Dolomiti vennero proclamate patrimonio mondiale dell’Umanità. L’assise Unesco approvò la proposta la prima in forma di bene seriale avanzata dallo Stato italiano su idea inizialmente di cinque Province (quelle Autonome di Trento e di Bolzano con Belluno, Pordenone e Udine) e poi recepita delle Regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia con Trentino e Alto Adige. L’iter nato nel 2004 fu voluto in Trentino dall’assessore Mauro Gilmozzi le cui visioni politiche trovarono concretezza in due dirigenti: Paola Matonti e Fabio Scalet. Ma non fu facile. Anche se formalmente c’era l’accordo tra le realtà territoriali qualche resistenza arrivava da Roma e da Venezia, dalla Regione che oggi giustamente valorizza il brand Dolomiti Unesco per i Giochi Milano Cortina 2026. «Partimmo con grande entusiasmo spiega Mauro Gilmozzi tanto da superare il tema di come gestire dei beni seriali che appartenevano a tre regioni e cinque province. Come trovare una forma giuridica che potesse avere un ruolo di rete senza togliere l’operatività ai territori. Nacque così l’idea della Fondazione per permettere la gestione unitaria con giusti equilibri territoriali. È tuttora la vera legacy della fondazione». Gilmozzi poi entra nel vivo dell’operazione. «Circa la candidatura spiega decidemmo di concentrarci su due aspetti. Da un lato gli aspetti paesaggistici-scenografici e dall’altro quelli geologici e geomorfologici. Una scelta vincente. Nacque la lista dei nove gruppi Dolomitici sparsi tra Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Un dossier perfetto». Gilmozzi, Matonti e Scalet capirono subito l’importanza della comunicazione. La chiave di volta fu così il progetto multilingue dell’Agenzia Ansa realizzato delle redazioni di Trento e Bolzano. Quotidianamente venne messo in rete e diffuso alle agenzie internazionali, un servizio speciale in italiano, tedesco, francese e inglese, da fine aprile al giorno prima della votazione, incentrato su macro temi dolomitici: geologia, paesaggio, storia, arte, cultura, grandi eventi sportivi e campioni, economia, turismo, aspetti sociali. Fu la svolta e a candidatura vinta tutti i grandi giornali attinsero a quel tesoro di notizie realizzato con i colleghi Fulvio Gardumi, Roberto Tomasi, Stefan Wallisch e Iris Garavelli. Come mi spiegò a Siviglia un alto funzionario del ministero dell’Ambiente quando sulla scrivania della ministra Stefania Prestigiacomo cominciarono ad arrivare quotidianamente i lanci Ansa tutti i dubbi sulla candidatura si dissolsero e anche l’allora presidente del Veneto Galan dovette abbozzare. Il giorno dopo scattai la foto che divenne lo scatto ufficiale utilizzato dai media internazionali a corredo della notizia Ansa. Le Dolomiti erano patrimonio Unesco. Fui l’unico giornalista presente alla grande assise perché accreditato come componente della delegazione italiana grazie alla complicità di Gilmozzi, Matonti e Scalet. Un onore. E oggi cosa resta? Gilmozzi non ha dubbi: in Trentino la rete geologica e la rete legata a formazione e ricerca attraverso la stretta collaborazione con Muse e Museo geologico delle Dolomiti a Predazzo. E poi i rapporti allacciati dal Trentino con Cesare Micheletti, Cesare Lasen, Piero Giannola e il professor Mario Panizza, qualificati esponenti nel mondo geologico e paesaggistico. Inoltre la valorizzazione delle nostre risorse provinciali con seri professionisti quali Di cocco (Geologia) e Turella (Urbanistica) che ci hanno fornito strumenti importanti anche dal punto di vista metodologico. La Fondazione insomma è uno strumento prezioso per questo va

12 trasformazioni socio-economiche sono rapide e importanti, e i meccanismi di regolazione, come norme o piani, in continuo aggiornamento».

capita e aiutata nella sua operatività anche da chi è fuori dalle istituzioni. C’è tuttora una grande potenzialità su cui lavorare per creare iniziative comuni capaci di valorizzare ancora di più il nostro patrimonio.

PELMO D’ORO 2024: I VINCITORI

Corriere delle Alpi | 12 giugno 2024

p. 27

Gazzettino | 12 giugno 2024

p. 14, edizione Belluno

Pelmo d'Oro: tutto pronto a Pedavena Ecco l'elenco: Alessandro Rudatis, Diego Dalla Rosa, Sergio Sacco, Matteo Righetto, Pieranna Casanova, Lisa Vittozzi

L'EVENTO

BELLUNO Sarà Pedavena a ospitare la 26. edizione del Premio Pelmo d'Oro. L'appuntamento con l'attesa cerimonia è per sabato 27 luglio alle 10,15 nella Sala degli Elefanti in Birreria. La giuria del Premio Pelmo d'Oro 2024, composta dai rappresentanti della Casa Comune, dal Presidente della Provincia di Belluno e dal Presidente del Consorzio Bim Piave ha assegnare il riconoscimento ad Alessandro Rudatis per l'Alpinismo in attività. "La sua passione per l'arrampicata recita la motivazione- coltivata fin da bambino sulle montagne vicino a casa, lo porta a preferire vie sostenute con pochi chiodi o "spittature" distanti sulle pareti delle Dolomiti. Nell'aprire nuove vie esplora i suoi limiti fisici e psicologici, vero motore della sua passione, dedicando energia e tempo appeso in parete fino a conquistare la sfida dell'arrampicata in "libera". Per lui, arrampicare è principalmente una sfida con se stesso e il mondo verticale, cercando di godere dei momenti in parete, libero da qualsiasi competizione esterna, assaporando appieno la compagnia e l'energia della cordata con risate e spensieratezza". Premiato anche Diego Dalla Rosa per la Carriera alpinistica: "Forte alpinista e scialpinista, freerider provetto, eccellente rocciatore, pioniere del volo libero, viaggiatore ed esploratore. Soprattutto, spesso in maniera controcorrente e anticonformista, ha cercato i propri limiti personali vivendo la montagna intensamente in ogni sua stagione e tramite una sua sistematica esplorazione ne ha colto la sua essenza più selvaggia. É l'avventuriero Feltrino per antonomasia. Don Sergio Sacco Sonador per la Cultura alpina: "In stretta sintonia col fratello don Claudio, prematuramente scomparso, che con le sue composizioni melodiche ha elevato al Cielo nel canto la bellezza delle nostre vallate, ha dotato i bellunesi di preziosi e talora insostituibili strumenti di conoscenza e autocoscienza della loro identità storica, politica, culturale, artistica e religiosa, contribuendo in modo significativo alla crescita delle giovani generazioni ed alla conoscenza, valorizzazione e divulgazione delle Dolomiti Bellunesi, sì che di fronte a tanto impegno tutta la nostra terra non può che esprimere un profondo senso di gratitudine". A Matteo Righetto il Premio Speciale Dolomiti Unesco: "I suoi romanzi hanno reso le Dolomiti protagoniste, al pari dei personaggi che ne vivono le asperità e l'incanto, e sono un costante richiamo alla responsabilità di custodirle e percorrerle con consapevolezza e rispetto". A Pieranna Casanova il Premio Speciale "Giuliano De Marchi": "Per la sua energia e determinazione nel rivitalizzare l'antico borgo di Gena Alta, per il suo impegno nella ricostruzione, pulizia e abitazione del borgo, oltre che per la preservazione della sua storia, diventando un modello per il ripopolamento delle aree montane. Casanova, insegnante, scrittrice e storica locale, con le sue iniziative nella Valle del Mis, è un punto di riferimento culturale, salvaguardando la memoria di una civiltà centenaria perfettamente integrata nel territorio selvaggio". A Lisa Vittozzi il Premio Speciale Pelmo d'Oro: "Con tenacia, impegno, determinazione ha saputo trasformare una delle sue passioni infantili in un sogno agonistico che l'ha portata nell'Olimpo del biathlon, sport invernale che coniuga lo sci da fondo con la precisione nel centrare il bersaglio. Con i suoi successi ha portato nel mondo la sua terra d'origine e le sue montagne".

PASSAGGIO DI CONSEGNE

La cerimonia del Premio si aprirà con il simbolico passaggio di consegne tra il Comune di San Tomaso Agordino, che ne ospitò la precedente edizione, e il Comune di Pedavena; e proseguirà, quindi, con la consegna dei premi 2024. A rendere speciale questa 26 edizione contribuirà il Coro Cai di Belluno. Oltre alla consueta scultura del Monte Pelmo, opera del maestro Gianni Pezzei, vi saranno due opere realizzate dallo scultore Paolo Schenal di Pedavena. La manifestazione, in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco, gode del patrocinio della Regione del Veneto e dell'Unione Montana Feltrina. Fondamentale per l'organizzazione e per il sostegno economico la "Casa Comune" composta da Cai-Cnsas-Guide Alpine, il Consorzio Bim Piave. Collaborano alla giornata del Pelmo d'Oro numerose associazioni e volontari tra cui: Pro Loco di Pedavena, Consorzio Dolomiti Prealpi e la Birreria Pedavena.

DOLOMITI MOUNTAIN SCHOOL

Il Messaggero Veneto | 19 giugno 2024

p. 26, edizione di Udine

Strutture abbandonate ne discutono i tecnici

FORNI DI SOTTO

Nell'ambito della VIII edizione della Dolomiti mountain school la Regione in collaborazione con la Comunità di montagna della Carnia, Asca / Leggimontagna – Cortomontagna e l'Università di Udine, organizzano questo venerdì dalle 9.30 alle 18, nella sala azzurra della parrocchia Santa Maria del Rosario di Forni di Sotto, l'incontro sul tema "Paesaggio e strutture abbandonate: rilettura e riappropriazione". Il percorso è aperto ad amministratori, tecnici, liberi professionisti, rappresentanti di aziende di promozione turistica, associazioni, operatori economici, studenti e persone interessate ai territori delle Dolomiti Unesco. L'evento è a ingresso libero. È richiesta solo l'iscrizione da effettuare on-line al link //bit. ly/Iscrizioni_21_giugno_2024. La partecipazione è gratuita. La presentazione

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della VIII edizione della Dolomiti mountain school è avvenuta il 12 aprile all'università di Udine con il confronto su "La collaborazione tra genti e territori per ridare respiro alla montagna", il primo incontro si è poi svolto il 31 maggio a Prato Carnico soffermandosi su "La sicurezza in montagna comincia prima di salire".

Dopo l'appuntamento di venerdì, seguiranno il 20 settembre l'incontro a Forni di Sopra su "La sostenibilità della convivenza tra residenti e turisti" e l'8 novembre quello a Cimolais su "La fauna in montagna: espansioni e regressioni sotto la spinta del nuovo clima". Il sindaco Sandro Gerardi ha assicurato che si adopererà con la Regione per verificare ulteriori opportunità di investimento nella microfunivia. La prospettiva dei Messner è di togliere le navette dai 7 chilometri di tornanti impolverati.

Intanto, sul Rite, ha ripreso l'attività il rifugio Dolomites, condotto ancora dal gestore Giorgio Scola, dopo il bando comunale che era andato deserto.

Ieri sera, intanto, sulla scorta della visita di Magdalena Messner, si è tenuto un incontro tra il sindaco ed il gruppo del suo predecessore Gosetti per verificare possibili integrazioni ai fini di una collaborazione municipale. È molto concreta la possibilità che l'ex sindaco possa rendersi disponibile per un ruolo nell'amministrazione comunale guidata da Sandro Gerardi, anche come vicesindaco.

CORSO DI GEOGRAFIA DEDICATO ALLA CRODA DA LAGO

Gazzettino | 19 giugno 2024 p. 10, edizione Belluino

IL DECENNALE DI BRENTA OPEN

L’Adige | 22 giugno 2024

p. 30

DOLOMITI PATRIMONIO MONDIALE: LA MOSTRA IN MARMOLADA

Corriere delle Alpi | 29 giugno 2024

p. 31

Mostra in Marmolada sulle Dolomiti Unesco

Rocca Pietore

La stagione estiva in Marmolada è pronta a partire all'insegna della cultura e dell'orgoglio dolomitico. Con la riapertura degli impianti, oggi, sarà infatti visitabile la mostra temporanea "Le Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco. Fenomeni geologici e paesaggi umani", organizzata in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco. «Abbiamo voluto questa mostra per permettere ai nostri visitatori di scoprire qualcosa in più sulle Dolomiti e sulle motivazioni che nel 2009 hanno portato al loro inserimento nel Patrimonio mondiale», spiega Patrick Pomarè, direttore della società impiantistica Marmolada Srl. «Si tratta di una vera e propria operazione culturale e di divulgazione che vuole ribadire la centralità del nostro massiccio. Ci rivolgiamo soprattutto alle nuove generazioni: la Marmolada appartiene a loro».

La mostra – progettata dalla Fondazione e finanziata dal Fondo Comuni Confinanti – è promossa nell'ambito delle attività della Rete della formazione e della ricerca scientifica coordinata dalla Provincia autonoma di Trento attraverso la Tsm – Scuola per il governo del territorio e del paesaggio. Sarà aperta tutti i giorni dalle 9 alle 16.30 nella sala polifunzionale di Serauta. L'ingresso è incluso nel biglietto della funivia.

Con la funivia – attiva ogni giorno dalle 9 alle 16,30 – riaprono tutte le attrazioni della Marmolada, dalla iconica terrazza panoramica alla suggestiva grotta della Madonna, passando per la mostra sulla costruzione dell'impianto a Punta Rocca e il museo Marmolada Grande Guerra a Serauta, tutte accessibili con un solo biglietto.

«In questi mesi», aggiunge il direttore Patrick Pomarè, «non ci siamo mai fermati: abbiamo effettuato un'importante revisione generale di tutto l'impianto e collaborato con ditte esterne per un check delle singole componenti, oltre – ovviamente – alle manutenzioni ordinarie».

Corriere del Veneto | 29 giugno 2024

p. 10, edizione Treviso – Belluno

Aprono oggi gli impianti di risalita in Marmolada. In mostra le Dolomiti patrimonio dell’Unesco

rocca pietore Parte la stagione estiva in Marmolada tra cultura e tecnologia green. Apre oggi la grande mostra temporanea «Le Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco. Fenomeni geologici e paesaggi umani», organizzata in collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco. «Abbiamo voluto questa mostra per permettere ai nostri visitatori di scoprire qualcosa in più sulle Dolomiti e sulle motivazioni che, nel 2009, hanno portato al loro inserimento nel patrimonio mondiale» ha spiegato Patrick Pomarè di “Marmolada Srl”, il gestore degli impianti di risalita. Progettata dalla Fondazione e finanziata dal Fondo Comuni confinanti, è promossa nell’ambito delle attività della Rete della formazione e della ricerca scientifica coordinata dalla Provincia autonoma di Trento con la Scuola per il governo del territorio e del paesaggio: sarà aperta tutti i giorni dalle 9 alle 16.30 nella sala polifunzionale di Serauta. L’ingresso è incluso nel biglietto della funivia. Saranno poi disponibili i biglietti digitali, app, cartine online e punti di interesse segnalati tramite Qr code, per conoscere il nome delle vette circostanti e altre curiosità. Con la funivia attiva ogni giorno dalle 9 alle 16.30 riaprono anche la terrazza panoramica alla grotta della Madonna, la mostra sulla costruzione dell’impianto a Punta Rocca e il Museo Marmolada Grande Guerra a Serauta, accessibili con un solo biglietto. (R.M.)

GLI EFFETTI DELLA CRISI CLIMATICA SULLE DOLOMITI

Corriere delle Alpi | 19 giugno 2024

p. 19

Cambiamento climatico Gli esperti: «La neve risorsa da conservare»

Belluno

Le Tre Cime di Lavaredo sono la meta degli escursionisti. Da pochi giorni è aperta la strada che porta al rifugio Auronzo. Da una settimana l'Auronzo ed il Rifugio Lavaredo garantiscono l'accoglienza. Ma le foto che Silvano Saccardo ha affidato a "Dolomitici" rendono bene l'idea di che cosa trovano i tanti che salgono fino a Forcella Lavaredo, magari nel tentativo di compiere l'anello della trinità. Anche due metri di neve da una parte e dall'altra della pista (ghiacciata al mattino). Le sorprese che la neve riserva sono talvolta amare, come constata il Soccorso alpino, quasi quotidianamente. Ed ecco perché arriva provvidenziale l'appuntamento di questa sera alle 20.30, nella sala conferenze della Casa dei Maestri (ex Casa De Luca) a Borgo Prà, Belluno, col ciclo di conferenze «Parole di Neve», a cura dell'Università di Padova. Interverranno il professor Massimo Masi e l'ingegnere Piero Danieli, entrambi del Dipartimento di Tecnica e Gestione dei Sistemi Industriali. «Neve e cambiamento climatico: quali "energie" per il nostro futuro?»: questo il tema. «Lo sapete che il consumo di energia di un'intera stagione sciistica sulle Alpi e sugli Appennini» chiede Luigi Borgo presidente del Collegio regionale dei Maestri di Sci del Veneto, che firma l'iniziativa «è pari a 36 ore di energia utilizzata dalle Ferrovie dello stato? Quindi a una sola giornata e mezza di trasporto». Dunque? «In montagna abbiamo ancora tanta neve» riflette Borgo, «Dunque tanta acqua. Possiamo deciderci finalmente a conservare queste risorse?». I relatori spiegheranno come la disponibilità di energia abbia influenzato lo sviluppo della società umana e come essa sia oggi fondamentale per ogni attività, compreso l'ambiente montano. «Per me e per tutti i maestri di sci del Veneto» dichiara ancora Borgo «è un grande onore avere come relatori per Parole di Neve il professor Masi e l'ingegnere Danieli con l'alto patrocinio dell'Università di Padova, tra gli atenei primi al mondo per storia, sapere e ricerca. Perché ciò sta a dimostrare la qualità dell'offerta culturale che il Collegio Maestri di sci del Veneto offre ai propri iscritti e a tutta la cittadinanza di Belluno e dei paesi vicini». C'è poi il tema della sicurezza in quota. A margine della tiflessione di questa sera uscirà anche uno specifico contributo al riguardo. Sicurezza in tutti i sensi. Ci si chiede, ad esempio, perché la neve che gli escursionisti incontrano salendo alle Tre Cime è a volte di color giallo. f.d.m

Corriere del Trentino | 26 giugno 2024

p. 6

l maltempo aiuta i ghiacciai. «Ma il quadro rimane critico»

Ma. Gio.

TRENTO Un lato positivo di quest’inizio anno piovoso c’è: le precipitazioni eccezionali che in quota hanno portato abbondanti nevicate stanno infatti facendo respirare i ghiacciai trentini, da tempo in sofferenza. «Ma l’attenzione deve rimanere alta» è il monito del presidente della Sat Cristian Ferrari. Che rilancia: «Le nevicate eccezionali non ci mettono al riparo dall’attenzione che dobbiamo avere per una situazione glaciologica che rimane critica nel suo complesso».

Il punto è strato tracciato in questi giorni, al termine dei rilievi glaciologici annuali condotti dalla Protezione civile, in collaborazione con la Sat (attraverso la commissione glaciologica), il Muse, l’Università di Padova e il Servizio glaciologico lombardo. Sotto la lente, la quantità e le caratteristiche tecniche della neve presente alla fine del periodo invernale-primaverile, per valutarne lo stato e per stimare il «volume di acqua equivalente» accumulato sul ghiacciaio, che poi verrà restituito in forma liquida durante l’anno o accumulato per la formazione di nuovo ghiaccio.

Dalle rilevazioni, la salute dei ghiacciai trentini è dunque apparsa in ripresa. «In particolare è l’analisi di Mauro Gaddo, direttore dell’Ufficio previsioni pianificazioni della Provincia sul ghiacciaio del Careser, dove si effettuano rilevazioni fin dal 1967, è stato calcolato un contenuto d’acqua all’interno del manto nevoso pari a 1.891 millimetri, valore appena inferiore ai 1.900 millimetri registrati nel 1977 e che costituiscono il record della serie storica».

Ancora, sul ghiacciaio dell’Adamello-Mandrone i rilievi hanno mostrato accumuli fino a 6 metri di neve invernale sotto la cima Adamello, mentre per il ghiacciaio de la Mare sono stati registrati accumuli medi tra i 4 e i 3,5 metri. Su tutti i ghiacciai sono stati rilavati a circa 1-1,5 metri due depositi di polvere rossastra: il segno della neve arrossata dalla sabbia del deserto. In vista della stagione estiva, infine, Protezione civile e Sat invitano gli escursionisti ad avventurarsi sui ghiacciai sempre in cordata e in piena sicurezza, visto che i crepacci potrebbero ancora essere coperti da residui di neve.

GESTIONE DEI FLUSSI

Il T | 20 giugno 2024

p. 34

Estate, mobilità sostenibile nel Parco Adamello Brenta

DENA

Sono ripresi lo scorso week-end i servizi estivi di mobilità sostenibile – parcheggi prenotabili e trasporti collettivi – messi a disposizione dal Parco Naturale Adamello Brenta, al fine di facilitare gli spostamenti dei visitatori riducendo al tempo stesso l’impatto ambientale del traffico privato. I parcheggi presidiati dal personale del Parco si trovano in Val Genova, Vallesinella, Patascoss-Ritort-Zeledria, Val Algone, e Val di Fumo-Bissina. Da sabato scorso sono operativi i servizi navetta gratuiti per i percorsi all’interno della Val Genova e della Val di Daone-Val di Fumo, mentre sono fruibili a pagamento le navette Express Val Genova e Express Val di Fumo di collegamento con i paesi del fondovalle e la navetta che dal centro di Pinzolo conduce alle Cascate Nardis. Nella conca di Campiglio (Vallesinella e Patascoss) i servizi sono gestiti in collaborazione con l’Apt Campigliodolomiti. I servizi saranno attivi fino al primo settembre per poi proseguire nel week end con calendari differenziati a seconda delle vallate. La novità di quest’anno, per quanto riguarda i trasporti, è inoltre l’attivazione di due nuovi servizi di bus-navetta in Val di Breguzzo e per il Santuario della Madonna del Lares, in collaborazione con il Comune di Sella Giudicarie. Si possono infine già visitare nei fine settimana anche le Case del Parco Geopark (Carisolo), Lago Rosso (Val di Tovel), Flora (Stenico), e Fauna (Valdaone). Il sistema di prenotazione e pagamento dei servizi rimane quello degli anni scorsi, con la possibilità di prenotare i servizi di parcheggio on-line. Quest’anno la prenotabilità on-line è estesa anche a Patascoss. In questo modo tutti i parcheggi a pagamento gestiti dal Parco sono ora prenotabili dal sito. Il pagamento può essere fatto in loco con il personale, utilizzando contanti o carte. Anche quest’anno vengono riproposti gli abbonamenti per cinque ingressi, sia a favore di residenti che non residenti (15 euro per residenti nei comuni del Parco e 25 per non residenti), sempre acquistabili on-line. Gli orari dein parcheggi variano e sono consultabili sul sito del Parco.

L’Adige | 21 giugno 2024

p.31

Parcheggi prenotabili e navette: la mobilità sostenibile del Parco

STREMBO – Sostenibilità, sicurezza e velocità. Parole d’ordine? No. Obiettivi del parco naturale Adamello Brenta per la mobilità nelle valli di penetrazione. Così si ripete anche per questa estate (è partito sabato scorso) il progetto della mobilità sostenibile.Parcheggi prenotabili e trasporti collettivi: questi i punti di partenza e d’arrivo. Ne guadagnano l’ambiente, le ansie e quindi la vivibilità. I parcheggi presidiati dal personale del Parco si trovano in Val Genova, Vallesinella, Patascoss-Ritort-Zeledria, Val Algone e Val di Fumo-Bissina. Da sabato 15 giugno sono operativi anche i servizi navetta gratuiti per i percorsi all’interno della Val Genova e della Val di Daone-Val di Fumo, mentre sono fruibili a pagamento le navette Express Val Genova e Express Val di Fumo di collegamento con i paesi del fondovalle e la navetta che dal centro di Pinzolo conduce alle cascate Nardis. Nella conca di Campiglio (verso Vallesinella e Patascoss) i servizi sono gestiti grazie alla collaborazione dell’APT Campigliodolomiti. I servizi saranno attivi continuativamente fino all’1 settembre per proseguire poi nei fine settimana con calendari differenziati a seconda delle vallate. L’ente Parco annuncia una novità riguardante i trasporti per quest’estate, dovuta alla collaborazione del Comune di Sella Giudicarie. Si tratta dell’attivazione di due nuovi servizi di bus-navetta per portare in Val di Breguzzo e verso il Santuario della Madonna del Lares.Si possono infine già visitare nei fine settimana anche le Case del Parco Geopark (Carisolo), Lago Rosso (Val di Tovel), Flora (Stenico) e Fauna (Valdaone). Prenotazione e pagamento dei servizi. Il sistema è quello degli anni scorsi, con la possibilità di prenotare i servizi di parcheggio online, con possibilità di prenotare estesa a Patascoss. «In questo modo – spiegano a Strembo – tutti i parcheggi a pagamento gestiti dal Parco sono ora prenotabili dal sito. Il pagamento può essere fatto anche in loco con il personale, utilizzando contanti o carte. Anche quest’anno vengono riproposti gli abbonamenti per cinque ingressi, sia a favore di residenti che non residenti (15 euro per i residenti nei comuni del Parco e 25 per i non residenti), sempre acquistabili online. Gli orari variano da parcheggio a parcheggio e sono consultabili sul sito del Parco”.Per prenotare i servizi consultare il sito https://book.pnab.it/it/ G.B.

TOURISM E OVERTOURISM

Alto Adige | 16 giugno 2024

p. 11

“Nel turismo oggi è saltato l’equilibrio costi-benefici”

Alto Adige | 17 giugno 2024

p. 10

«Anche il turista diventi custode della montagna»

Di Paolo Campostrini

BOLZANO

Siamo tenuti in piedi da una spina dorsale di comunità nascoste. È quella dei borghi, dei paesi arroccati tra monte e piano, stretti nei loro dialetti antichi e nei riti che escono da chiese solitarie e devote. Sta lì l’Italia che resiste. Non lo fa perché lo vuole contro qualcosa ma semplicemente perché questo è vivere. Anche l’Alto Adige sta al bivio adesso: se mantenere queste identità fragili ma che tengono in piedi molto di tutti noi tra cibi, usi, natura, colori e silenzi, oppure lasciarsi andare e non porre argine alla conquista del nuovo turismo aggressivo e danaroso, spezzando quel filo ancora intatto tra storia e memoria, tra le parole di oggi e quelle di ieri. Franco Arminio dice di tutto questo: «Occorre scegliere tra le comunità ruscello e le comunità pozzanghera». Cioè tra chi chiede di mantenere vive le acque e puliti i prati e chi invece accetta l’assalto dei parcheggi. Lo dice anche per un altro lato, Arminio. Lui che è il cantore dell’Italia in penombra ma ancora intatta, che viene dall’Irpinia e dunque dai boschi e dai greggi, dove ancora orsi e lupi e cervi camminano nei borghi, la sera, senza disturbare nessuno e non essendo disturbati, dice questo guardando al futuro. E spiega che non è che si salva tutto questo tenendo chiuso, facendo barricate e stando fermi dove si è – ecco lo stagno – ma, al contrario, accettando il confronto con l’esterno: il ruscello che si fa scorrere. E tuttavia gestendolo, regolandolo, cercando una convivenza attiva ma attenta. Franco Arminio ha scritto libri importanti. Come “Tritacarne” e “Geografia commossa dell’Italia interna”. È questa Italia interna che lui vede come luogo del riscatto. Ed è una Italia che commuove perché in mezzo alle sue cose ritroviamo spazi dimenticati, persone vere, volti che sanno di vento e di parole antiche. In questi giorni Arminio è in Alto Adige (“terra che amo e dove vengo spesso” dice) e di aree interne, della meraviglia dei piccoli paesi e dei suoi libri e viaggi alla loro scoperta ha parlato anche al centro di cultura giovanile “Connection” di Bressanone. Arminio, cosa c’entra l’Irpinia con l’Alto Adige?” C’entra. Perché questa erosione dei saperi, delle identità che è in atto, non riguarda solo aree un poco fuori mano, come certi luoghi dell’Appennino centrale ma anche territori come quello dolomitico, pur attraversato da grandi flussi di comunicazione”. Oppure proprio per questo? “Appunto. Tutto il mondo, soprattutto in Europa, vive questo passaggio. Tra un passato anche recente in cui i saperi dei borghi erano parte della vita di molti se non di tutti, a un presente che vede sempre più minacciate le comunità”. E con le comunità? “Anche i luoghi. Perché sono queste che fanno barriera da una parte nei confronti dello spopolamento e dall’altra anche alla conservazione dei territori. E coi territori della natura, dei boschi, degli usi, dei cibi”. Come se ne esce?” Attivando processi di manutenzione. Che non devono essere escludenti. Fatti di chiusure. È sbagliato erigere barriere, chiudersi in piccole isole esclusive. Occorre aprirsi agli altri e anche al nuovo. Perché la manutenzione deve essere fatta in due”. In due? “Certo. Da parte degli abitanti ma anche a cura di chi arriva”. Parla dei turisti ?”Loro portano ricchezza e contatti nuovi. Ma se sono indotti a vivere questi luoghi un poco appartati col giusto spirito, ecco che proprio loro saranno indotti a manutenere, a proteggere questa Italia nascosta che si apre. Magari con un nuovo modo di starci, in questi luoghi.Penso a una vacanza non mordi e fuggi. Certi villaggi e borghi hanno la loro bellezza nel tempo che non scappa via, nei sapori, nei ritmi degli stessi abitanti. È tutto questo che andrebbe valorizzato perché si tratta di cose che non si trovano nelle citt”. Si avvierebbe così una rigenerazione reciproca. Gli abitanti attraverso i contatti col nuovo, i turisti acquisendo quello che altrove non hanno e che li restituirà alla loro vita con nuove ricchezze”. L’Alto Adige sta per essere sommerso invece da un turismo che è tutto il contrario…”È un rischio evidente. Il troppo soffoca. Ma soffoca anche gli stessi turisti. I quali prima a poi capiranno che la vacanza significa una permanenza non provvisoria, che magari preveda un ritorno e dunque una conoscenza. Il piacere della conoscenza, del tempo sospeso potrebbe essere la nuova scoperta. In grado di proteggere la natura e le identità dall’erosione. Perché se si erode questo, addio turismo. Che verrebbero a fare?”

PASSI DOLOMITICI: IL DIBATTITO

Corriere dell’Alto Adige | 5 giugno 2024

p. 3, segue dalla prima

Dolomiti, pressing dei Verdi «Passi chiusi al traffico e un parco a Plan de Cunfin»

S. M. C. Sen. BOLZANO

La bellezza silenziosa delle Dolomiti è un cliché da cartolina che da anni non è più realtà. A lanciare l’allarme è il gruppo dei Verdi in consiglio provinciale che, in settimana, presenterà due mozioni per sollecitare la giunta sulla chiusura temporanea dei passi Dolomitici al traffico privato durante i mesi estivi e sulla creazione di un parco naturale nel Plan de Cunfin.

Con queste iniziative, i Verdi chiedono di affrontare dinamiche sempre più urgenti che stanno «soffocando una delle aree più invidiate del nostro territorio» trasformandolo in «un paradiso sotto assedio».

«Le Dolomiti sono diventate un hotspot turistico con eccessi insostenibili sbotta la capogruppo, Brigitte Foppa . Un tempo luogo di solitudine e ritiro, oggi sono soffocate da un sovraffollamento che ne minaccia la bellezza e la quiete. Non bastano più le parole: dobbiamo intervenire politicamente per proteggerle». Tra le proposte concrete, una mozione avanza soluzioni per ridurre il traffico nei mesi estivi. «Dobbiamo rendere più difficile l’accesso ai passi con parcheggi lontani, occorre contingentare gli accessi con biglietti prenotabili e sperimentare chiusure parziali spiega Foppa . Il trasporto pubblico deve diventare la principale alternativa, garantendo a tutti la possibilità di godere delle montagne senza la necessità di utilizzare mezzi privati».

La seconda mozione punta a mettere sotto tutela il Plan de Cunfin e il gruppo del Sassolungo e del Sassopiatto: aree di eccezionale valore naturalistico. «Non possiamo permettere che progetti infrastrutturali invasivi, come funivie o trenini, devastino questi luoghi interviene la consigliera Madeleine Rohrer . Sono state raccolte 70mila firme e dobbiamo ascoltare la voce dei residenti sostenuti addirittura dagli albergatori». Rohrer critica l’inerzia politica e la mancanza di azioni concrete da parte della Provincia. «Nonostante i piani di mobilità sostenibile e i protocolli di intesa, siamo ancora fermi a studi e monitoraggi. La Provincia ha condiviso l’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni entro 2030: mancano sei anni e non si è fatto niente. È tempo di passare all’azione, di prendere decisioni coraggiose e di dare alle Dolomiti la tutela che meritano». Zeno Oberkofler descrive la situazione nelle valli Dolomitiche come «insostenibile»: «Il traffico è paralizzato, i cittadini in estate organizzano le loro giornate in base agli ingorghi. Il turismo di massa sta paralizzando le nostre comunità».

Alto Adige | 9 giugno 2024

p. 29

Corriere del Trentino | 18 giugno 2024

p. 3

Passi, più autobus fino a settembre - «Così vogliamo ridurre il traffico»

TRENTO

A pochi giorni dall’inizio dell’estate, le Province di Trento e Bolzano tornano a puntare l’attenzione sul nodo del traffico sui passi attorno al gruppo del Sella. Per rilanciare il servizio di trasporto pubblico già avviato negli ultimi anni. «Così assicura l’assessore provinciale Mattia Gottardi si riduce il traffico e dunque l’inquinamento in uno degli ambienti naturali più belli e delicati». Anche se per ora non sembra esserci alcuna traccia di misure per limitare la circolazione dei mezzi privati in quota. «Con il servizio di trasporto pubblico turisti e residenti potranno scegliere un mezzo diverso da quello privato, a vantaggio della sostenibilità e della qualità ambientale» ribadisce Gottardi. Che nell’ultima riunione di giunta ha proposto la delibera poi approvata relativa alla convenzione con la Provincia di Bolzano per il potenziamento del servizio di trasporto pubblico sui passi fino al 20 settembre.

Nel dettaglio, la convenzione prevede il rafforzamento del collegamento tra passo Sella e Canazei attraverso nove coppie di corse. Il servizio sarà svolto dalla società che gestisce il trasporto pubblico sulla linea 471 per l’Alto Adige: all’amministrazione di Piazza Dante rimane in carico il costo per il prolungamento delle corse fino a Canazei, per un totale di quasi 64mila euro. Non solo: a poter viaggiare sulla linea 471 (Canazei-Passo Sella e Passo Pordoi-Passo Sella) saranno anche i turisti in possesso di Guest Card. In questo caso la spesa di quasi 5.400 euro sarà a carico di Trentino Sviluppo.

«Un servizio positivo» assicura il presidente dell’Associazione albergatori Giovanni Battaiola. Che insiste sul valore ambientale della convenzione: «Più si riesce a convincere turisti e residenti a non usare l’automobile, più benefici ci saranno per l’ambiente». Anche perché, sottolinea il presidente, «da parte degli ospiti si nota una notevole sensibilità in questo ambito». Ma servono condizioni precise: «Per essere utilizzato rilancia Battaiola, alla guida anche di Trentino Marketing il servizio deve essere all’altezza: devono essere messi a disposizione dunque autobus moderni, a orari comodi, con collegamenti diretti tra le principali località turistiche». Solo così, chiarisce il presidente degli albergatori, «il turista lo utilizzerà volentieri». Lasciando quindi l’automobile parcheggiata in albergo per tutta la vacanza.

Eppure c’è chi chiede misure più stringenti per evitare che i turisti, nel periodo estivo, affollino le strade dei passi dolomitici con mezzi privati e motociclette. Gli ambientalisti, naturalmente, in un fronte corale trentino e altoatesino. Ma non solo: a metà maggio, nell’incontro tra l’Hgv (l’Unine albergatori e pubblici esercenti dell’Alto Adige) e l’assessore altoatesino alla mobilità Daniel Alfreider, i rappresentanti della val Gardena e della val Badia avevano invocato «il contingentamento del traffico sui passi dolomitici in relazione a un pedaggio». Non solo: alla giunta guidata da Arno Kompatscher, gli albergatori ladini avevano chiesto di «non autorizzare degli eventi organizzati per veicoli o moto sui passi». Richieste che avevano sfondato una porta aperta: Afreider, infatti, non ha mai fatto mistero di vedere di buon occhio una limitazione del traffico sulle strade del gruppo del Sella. Tanto che alla sollecitazione degli albergatori aveva risposto con entusiasmo: «Queste richieste ci fanno unire le forze per quando dovremo trattare con i ministeri a Roma sui prerequisiti legali per decongestionare il traffico sui passi».

Una spinta, quella altoatesina, che il Trentino aveva seguito con attenzione. Prospettando attraverso Battaiola la creazione di un tavolo di confronto «per parlare della questione». «Non siamo ancora riusciti a concretizzare questo obiettivo» allarga le braccia lo stesso presidente degli albergatori. Che però fa capire di volersi prendere il tempo necessario per valutare eventuali misure: «I provvedimenti ribadisce Battaiola vanno concordati e soprattutto pubblicizzati per tempo».

Scuote il capo invece Luigi Casanova. «Il servizio di autobus è un palliativo, una mera azione di marketing, una misura completamente superflua che non affronta il nodo delle auto che salgono in quota per foto e selfie» osserva il presidente di Mountain wilderness. Che ricorda: «Nel 2018 le associazioni ambientaliste, insieme a Cai Alto Adige e Sat, avevano presentato un progetto unitario di regolamentazione del traffico sui passi, che prevedeva l’istituzione di fasce orarie per il transito di auto, moto e autobus». «Un progetto chiarisce Casanova approvato dalla Fondazione Dolomiti Unesco». Ma rimasto nel cassetto. «Manca la volontà politica di intervenire» attacca Casanova, rivolgendo lo sguardo in particolare verso la giunta guidata da Maurizio Fugatti. «Almeno conclude si potrebbe dare un segnale andando incontro agli utenti che vogliono salire in quota senz’auto dimezzando i costi dei ticket delle funivie, oggi proibitivi per le famiglie».

OLIMPIADI: GLI AGGIORNAMENTI

Alto Adige | 6 giugno 2024

p. 30

Corriere del Veneto | 7 giugno 2024

p. 11, edizione Treviso-Belluno

Villaggio, park, eliporto «A Fiames troppi progetti in una zona a rischio» De Zanna e le Olimpiadi: «Garantire la sicurezza degli ospiti»

Ugo Cennamo

CORTINA D’AMPEZZO

Archiviato il capitolo della presentazione al pubblico della Valutazione ambientale strategica, pubblicato nella versione integrale sul sito della Regione Veneto, resta la scadenza del 29 giugno per la presentazione delle eventuali osservazioni. Il dossier, allo stato attuale, non entra nel merito dello «sliding centre» e solo parzialmente considera l’impatto del villaggio olimpico di Fiames. Per la pista da bob, skeleton e slittino perché il via libera è arrivato in tempi troppo ravvicinati, così è stato spiegato, da permettere valutazioni relative all’impatto ambientale, mentre per il progetto relativo al villaggio di Fiames sarà decisivo il passaggio nell’ambito della Conferenza dei servizi dove Regione, Provincia, Comune di Cortina e Simico si confronteranno sul progetto. «Del quale al momento non si sa nulla - sottolinea Roberta De Zanna, consigliera comunale di minoranza del gruppo Cortina Bene Comune - se non che in quell’area dovrebbe essere allestito l’eliporto, la cui realizzazione è già stata approvata la scorsa estate in Consiglio comunale, il villaggio olimpico e il relativo parcheggio che da quanto annunciato ieri avrà una superficie complessiva di 23 mila metri quadrati».

Proprio la Vas raccomanda un uso limitato degli arrivi in elicottero, ma è stato anche sottolineato come in casi eccezionali, qualora si trattasse di personalità ritenute di primo piano, non si potrà certo non prevedere l’atterraggio e quindi la realizzazione di una relativa area per tale scopo è prevedibile.

Il villaggio olimpico a Fiames, temporaneo e composto da container sopraelevati per un costo complessivo di 39 milioni, potrà ospitare fino a 1.400 atleti (1.200 attualmente gli ospiti attesi per le Olimpiadi, meno di mille per le Paralimpiadi) che saranno alloggiati in 660 camere doppie e 80 singole. L’area parcheggio, che si andrà ad aggiungere a quelle previste ad Acquabona (19 mila metri quadrati), Son del Prade (3.500) e Socol (25 mila) servirà a ospitare i mezzi degli ospiti della cittadella. «Non va dimenticato - aggiunge De Zanna - che l’area è sottoposta a vincolo idrogeologico ed è considerata a rischio: ora mi chiedo se questo insieme di destinazioni d’uso consente di garantire l’adeguata sicurezza agli ospiti del villaggio».

La risposta che al momento è stata data al quesito rimanda per l’appunto all’imminente Conferenza dei servizi e, in particolare, agli organismi che si occuperanno della sicurezza. Quello che dalla Vas emerge con chiarezza è invece la volontà di riutilizzare il materiale impiegato: Fondazione Milano Cortina garantirà per la parte riferita ai servizi, Simico invece per le infrastrutture, quindi i moduli abitativi. Infine un elemento si è aggiunto in seguito al via libera arrivato dalla Regione per la cabinovia Apollonio-Socrepes: proprio nella zona di partenza della cabinovia, entro l’inizio dei Giochi, sarà allestita un’ulteriore area parcheggio in superficie, in attesa che dal 2027 si sviluppi su ulteriori due piani interrati. Qui dovrebbero convergere le navette con gli spettatori in arrivo da Longarone, Ponte nelle Alpi e Dobbiaco dove i mezzi privati saranno tenuti a fermarsi nel corso delle settimane olimpiche.

Corriere del Veneto | 7 giugno 2024

p. 4, edizione Treviso-Belluno

Cabinovia sulla Tofana, c’è l’ok «È l’eredità olimpica per Cortina»

La Regione conferma: «Opera strategica». Sarà pronta per i Giochi

Cortina

La nuova cabinovia che dall’area vicina al centro sportivo Apollonio porterà fino a Socrepes, ovvero agli impianti delle Tofane e all’arrivo delle gare olimpiche di sci alpino, rappresenta per Cortina una svolta epocale. Non più un comprensorio spezzettato, ma chilometri di piste raggiungibili senza spostare l’auto partendo dal Faloria, passando per le Tofane e arrivare fino al Falzarego. L’aveva annunciato l’ad di Simico Fabio Saldini lo scorso 30 maggio nel corso di un incontro con i consiglieri comunali in municipio, ma solo dopo il via libera arrivato dalla Regione che definisce «opera strategica» la proposta di partenariato pubblico privato, accelerando così l’iter della Valutazione di impatto ambientale, il tutto sarà ultimato entro l’inizio delle Olimpiadi. Il progetto, elaborato dalle società Pool Engineering e Quick No Problem Parking, prevede anche la realizzazione di un parcheggio su tre piani, due dei quali interrati, e di un people mover per raggiungere il centro e per arrivare alla funivia del Faloria. Entro la fine del 2025 sarà però realizzata solo la cabinovia e un parcheggio in superficie, per completare poi i lavori a Giochi conclusi. Due anni e sei mesi la durata dei lavori, solo sette mesi si calcola saranno necessari per la cabinovia. Il costo complessivo sarà pari a 127 milioni e 484 mila euro, 96 arriveranno dal privato, 6,7 dalla Regione, 25 avranno copertura statale. Proprio quest’area si trasformerà nell’hub per accogliere le corriere provenienti da Longarone, Ponte nelle Alpi e Dobbiaco, le tre località dove saranno realizzati i parcheggi per le auto private che non potranno proseguire lungo la statale Alemagna nel corso delle settimane dei Giochi Olimpici e Paralimpici. «Questa è la vera legacy per Cortina» afferma entusiasta Marco Zardini, presidente del Consorzio impianti a fune. «Una volta concluse le Olimpiadi - commenta - si avranno posti macchina per gli impianti, ma anche per chi vuole raggiungere il centro di giorno e la sera perché sappiamo bene che difficoltà si incontrano a parcheggiare in alta stagione. Così quando gli impianti chiuderanno si avrà un’ampia area in un punto strategico che non richiede nemmeno, arrivando dal Cadore, il passaggio attraverso la circonvallazione di Cortina. Penso che questa sarebbe la collocazione ideale anche per i mezzi del trasporto pubblico, facilmente raggiungibile servendosi del people mover». Il tappeto mobile sarà lungo poco meno di un chilometro e porterà pedoni e sciatori verso il centro con fermate in Corso Italia, Largo Poste e poi verso l’area dell’ex stazione, in prossimità della funivia del Faloria. «Quest’opera - aggiunge Zardini - consentirà anche il controllo degli spettatori che assisteranno alle gare olimpiche perché tornelli e metal detector garantiranno la sicurezza necessaria».

COLLEGAMENTO COMELICO – PUSTERIA

Gazzettino | 10 giugno 2024

p. 9, edizione Belluno

Gazzettino | 22 giugno 2024

p. 11, segue dalla prima, edizione Belluno

Sentenza a sorpresa: salta il carosello del Comelico

Il Consiglio di Stato ribalta la decisione del Tar: confermati i super-vincoli su tutta l'area, il Collegamento sciistico transfrontaliero Padola-Sesto non s'ha da fare. Il progetto Stacco tra Veneto e Sud Tirolo, prevede la costruzione di due impianti di risalita a Padola, in Comelico Superiore, entrambi con base in Valgrande. Un investimento di circa 40 milioni di euro (di cui la maggior parte proviene dai Fondi per i Comuni di confine) per un'opera che darebbe ossigeno a queste vallate, come sostengono da sempre i comuni. Ma il Comelico ieri ha perso la sua battaglia. Hanno vinto gli ambientalisti in Consiglio di Stato. Avevano impugnato la decisione del Tar del Veneto, che nel 2022 aveva dato ragione a Comuni e Regione sul decreto di vincolo del Ministero e la correlata disciplina d'uso. Ieri la doccia fredda. Secondo i giudici di secondo grado il decreto di vincolo del Ministero è fondato ed emesso dopo scrupolosi sopralluoghi della zona anche dall'alto con sorvoli in elicottero. Bonetti a pagina XI Il Consiglio di Stato ribalta la decisione del Tar: confermati i vincoli su tutta l'area, il Collegamento sciistico transfrontaliero PadolaSesto non s'ha da fare. Il progetto Stacco, per la valorizzazione della zona di confine tra Veneto e Sud Tirolo, prevede la costruzione di due impianti di risalita a Padola, in Comelico Superiore, entrambi con base in Valgrande: il primo verso Cima Colesei, il secondo verso Col d'La Tenda, oltre a nuove piste e un nuovo tratto verso la già esistente pista Campo. Un investimento di circa 40 milioni di euro (di cui la maggior parte proviene dai Fondi per i Comuni di confine) per un'opera che darebbe ossigeno a queste vallate, come sostengono da sempre i comuni. E sembrava che potesse veramente diventare realtà: la prima vittoria al Tar contro i vincoli e a gennaio 2023 la Soprintendenza che dà parere favorevole all'opera, seppure con prescrizioni. Ma le associazioni ambientaliste non si sono mai arrese: Italia Nostra Onlus, Mountain Wilderness Italia Aps e Lipu Odv sono arrivate al Consiglio di Stato e attendevano fiduciose la sentenza dopo l'udienza che c'era stata a Roma il 15 giugno 2023 (al termine della quale la causa era stata trattenuta in decisione). Le associazioni avevano impugnato la decisione del Tar, che nel 2022 aveva dato ragione a Comuni e Regione sul decreto di vincolo del Ministero e la correlata disciplina d'uso. Il match si è spostato a Roma in secondo grado con ambientalisti contro il Comune di Auronzo costituito nel giudizio con l'avvocato Bruno Barel, e comuni di Comelico Superiore, Danta di Cadore, San Pietro di Cadore, San Nicolò Comelico con gli avvocati Federica Scafarelli e Michele Steccanella. Costituita anche la Regione Veneto difesa dagli avvocati Luisa Londei, Francesco Zanlucchi e Giacomo Quarneti. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha proposto appello incidentale sostenendo gli stessi argomenti delle associazioni ambientaliste. Per il Tar del Veneto «le ragioni addotte dal Ministero a sostegno dell'impugnato vincolo paesaggistico di area vasta e della correlata, minuta disciplina d'uso non risultano, tuttavia, sorrette da adeguata istruttoria e presentano profili di perplessità e contraddittorietà».

Per il Consiglio di Stato al contrario il decreto di vincolo del Ministero è fondato ed emesso dopo scrupolosi sopralluoghi della zona anche dall'alto con sorvoli in elicottero. I giudici parlano della «sussistenza dei presupposti della fondatezza e meritevolezza della dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area in questione». E ancora: «Si ritiene che il provvedimento impugnato è il frutto di una adeguata valutazione di elementi di fatto relativi allo stato attuale del contesto, di qui la mancanza del profilo sintomatico di eccesso di potere indicato dal Giudice di prime cure». Il Consiglio di Stato nella sentenza pubblicata ieri accoglie quindi sia l'appello principale degli ambientalisti che quello incidentale del Ministero, bocciando tutti i motivi di comune e Regione. Una delusione per il Comelico, che dopo oltre un anno di attesa dalla udienza di discussione, si aspettava una decisione che tenesse in maggiore considerazione le ragioni degli enti pubblici territoriali, condivise dal giudice amministrativo di primo grado. Vince Roma, il Ministero e perde l'autonomia pianificatoria locale: questo si mormora ora nei municipi. È certo che anche nelle due sentenze si scontrano due filosofie: quella sostenuta dal Tar che i vincoli paesaggistici favoriscono sempre lo spopolamento e quella sostenuta da ambientalisti e Ministero, accolta dal Consiglio di Stato, che per evitare lo spopolamento della montagna e contribuire alla creazione di posti di lavoro si parte proprio dalla tutela paesaggistica dell'area interessata. Certo è che la zona ora è tutelata da un super-vincolo. Quindi c'è solo da attendere per capire chi abbia ragione.

Olivia Bonetti

VINCOLI SU AURONZO E COMELICO

Corriere delle Alpi | 22 giugno 2024

p. 36, segue dalla prima

Tornano i vincoli su Auronzo e Comelico In bilico il collegamento con la Pusteria

Francesco Dal Mas COMELICO SUPERIORE

Il Consiglio di Stato riporta in vigore i vincoli paesaggistici sui cinque Comuni del Comelico – Santo Stefano di Cadore, Comelico Superiore, Danta, San Nicolò Comelico e San Pietro di Cadore – e su quello di Auronzo. I vincoli sono quelli fissati dal decreto ministeriale del 2019 e contestati dalle amministrazioni locali e dalla Regione, in quanto rischiano di contribuire allo spopolamento delle terre alte.

Il "paesaggio", infatti è un bene primario che esige il massimo della tutela. Di conseguenza – ci si chiede in Comelico – potrebbe saltare il progetto del collegamento sciistico tra Padola e l'Alta Val Pusteria, che l'amministrazione di Comelico Superiore mette in conto di cantierare nella primavera, dopo 20 anni di attesa? Probabilmente sì, presuppongono gli ambientalisti. «Invece no, perché c'è già l'autorizzazione paesaggistica», risponde l'assessore regionale all'Ambiente, Giampaolo Bottacin.

Il Consiglio di Stato, con la sentenza pubblicata ieri, ha accolto il ricorso presentato da Italia Nostra, Mountain Wilderness e Lipu contro i sei Comuni che si opponevano a vincoli aggiuntivi a quelli esistenti. Del tipo: va autorizzata dalla Soprintendenza anche la staccionata in legno intorno al giardino. Il ricorso degli degli ambientalisti, indirizzato anche contro la Regione e il ministero della Cultura, aveva l'obiettivo di riformare la sentenza del Tar del Veneto che nel 2022 aveva dato ragione agli enti locali. Enti che specificatamente si proponevano l'annullamento del decreto ministeriale 1676 del 2019 con il quale, appunto, si dichiarava di "notevole interesse pubblico" l'area alpina da Misurina (quindi dalle Tre Cime) sino all'Acquatona, al confine con Sappada. L'interesse pubblico consiste nella "bellezza panoramica" del territorio che ha "valore estetico e tradizionale", così fissato dal Codice dei beni culturali. Da qui tutta quella serie di prescrizioni imposta rispetto alle componenti morfologiche del paesaggio e in particolare ai limiti cui devono soggiacere gli interventi ammissibili.

Qualche esemplificazione? Anche la realizzazione di un giardino o di un orto, ad esempio, va richiesta alla Soprintendenza. Tanto più l'ampliamento della casa per un bagno, l'apertura di una sola finestra, l'installazione di un camino. Tutto ingessato. Il Tar, dunque, due anni fa accettava i ricorsi degli enti locali, rilevando che il ministero non aveva fatto "buon governo della discrezionalità amministrativa". E verificando in particolare che il calcolo dell'estensione del vincolo paesaggistico non era corretto. Altre ancora le motivazioni assunte due anni fa dal Tribunale amministrativo del Veneto, compresa la circostanza che il supplemento di tutela avrebbe determinato una discontinuità di protezione nell'area dolomitica. Ebbene, contro la sentenza del Tar si sono opposte le associazioni ambientaliste, quindi si è costituito in giudizio il ministero, a seguire la Regione ha chiesto il rigetto dell'appello. Infine, i Comuni. Era il mese di gennaio dell'anno scorso.

Un anno fa, il 15 giugno 2023, la discussione dell'istanza di sospensione della sentenza. Tutti a rilanciare le loro tesi.

La conclusione l'ha decisa il Consiglio di Stato, con «il ripristino di efficacia del decreto di vincolo del dicembre 2019». E questo perché la Corte Costituzionale – ricorda il Consiglio di Stato – ha già precisato che «la tutela ambientale e paesaggistica, gravando su un bene complesso ed unitario, considerato dalla giurisprudenza costituzionale un valore primario ed assoluto, e rientrando nella competenza esclusiva dello Stato, precede e comunque costituisce un limite alla tutela degli altri interessi pubblici assegnati alla competenza concorrente delle Regioni in materia di governo del territorio e di valorizzazione dei beni culturali e ambientali». In sostanza, vengono a trovarsi di fronte due tipi di interessi pubblici diversi: quello alla conservazione del paesaggio, affidato allo Stato, e quello alla fruizione del territorio, affidato anche alle Regioni. Altro, dunque, che autonomia, magari differenziata.

Il Consiglio di Stato rilancia, per il Comelico e la valle d'Ansiei quanto la Corte Costituzionale ha previsto nella deliberazione 140 del 2015: «è necessario che restino inequivocabilmente attribuiti allo Stato, ai fini della tutela, la disciplina e l'esercizio unitario delle funzioni destinate alla individuazione dei beni costituenti il patrimonio culturale nonché alla loro protezione e conservazione».

Corriere delle Alpi | 22 giugno 2024

p. 36

Bottacin: «Progetto autorizzato» Mw: «Si rimetta in discussione»

Se il paesaggio è un bene pubblico primario da proteggere, vuoi vedere che salterà il collegamento sciistico tra Padola ed il Colesei, quindi con il passo Monte Croce Comelico e l'Alta Val Pusteria?

«No, non può essere», rassicura l'assessore regionale all'Ambiente, Giampaolo Bottacin, «perché il sindaco Marco Staunovo Polacco, con le modifiche al progetto, ha ottenuto l'autorizzazione paesaggistica».

A convincere la Soprintendenza sono state alcune correzioni strutturali ma soprattutto l'orientamento di sviluppo culturale e storico che è stato dato al collegamento, anziché meramente scientifico. E la sentenza del Consiglio di Stato, mentre dà priorità al bene paesaggistico, allo stesso tempo ammette che da parte delle comunità territoriali si può far valere qualche interesse vitale se è puntualmente motivato.

«È vero o no», si chiede dunque Bottacin, «che un sifatto collegamento è strategico e vitale contro lo spopolamento?».

Sull'altro versante Mountain Wilderness è l'associazione ambientalista che per prima ha messo il discussione il collegamento e che, insieme ad altre, ha firmato il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar.

«Mw non entra nel dettaglio della sentenza», specifica subito il presidente nazionale dell'organizzazione, Luigi Casanova, «in quanto elaborerà assieme alle associazioni Italia Nostra e Lipu, sostenute dall'azione dell'avvocata Laura Polonioli e Andrea Reggio D'Aci, uno specifico comunicato che valuti i tanti valori presenti in una sentenza destinata a fare storia nella difesa dei paesaggi naturali. Ma offre intanto alcune prime evidenti osservazioni».

Per Casanova «si tratta di una pesante sconfitta delle istituzioni comunali, provinciali, regionali e dei ministeri che intendevano diluire la portata dei vincoli imposti a territori tanto pregiati».

È una sconfitta, secondo Casanova, «maturata anche da una evidente superficialità di questi enti nel presentare i dettagli delle loro argomentazioni presentando cartografie non realistiche tese a sminuire la vastità delle aree tutelate».

«Con questa sentenza vengono rimesse in discussione scelte riguardanti collegamenti sciistici o altre opere in itinere nel territorio», si limita ad aggiungere il presidente di Mw.

La decisione del Consiglio di Stato ha ripreso la sentenza della Corte Costituzionale 64 del 2021 che – tiene ancora a sottolineare Casanova – indica nel paesaggio un bene unitario, primario, assoluto, e che rientra nella unica competenza dello Stato e precede, comunque costituisce un limite alla tutela degli altri interessi pubblici assegnati alla competenza concorrente delle Regioni in materia di governo del territorio. Quindi si ripristina l'efficacia del vincolo.

Corriere delle Alpi | 23 giugno 2024

p 29, segue dalla prima

I vincoli sul Comelico Summit dei sindaci

Francesco Dal Mas

SANTO STEFANO di Cadore

Domani sera i sindaci del Comelico e di Auronzo si riuniranno per una lettura puntuale della sentenza del Consiglio di Stato pubblicata venerdì sui vincoli paesaggistici. E soprattutto per capire se il ripristino dell'efficacia del decreto ministeriale del 2019 che imponeva i vincoli – deciso dalla sentenza che ha accolto i ricorsi ambientalisti – rende nulla l'autorizzazione già paesaggistica riconosciuta al progetto del collegamento sciistico tra Padola e l'Alta Val Pusteria.

«Il progetto del collegamento, che è sciistico ma anche d'interesse storico-culturale, è stato perfezionato nel rispetto del vincolo e quindi non riteniamo che ci siamo problemi derivanti dalla sentenza del Consiglio di Stato», afferma il sindaco di Comelico Superiore, Marco Staunovo Polacco. «Per quanto riguarda poi la reiterazione del decreto del 2019, il tema è diverso: bisognerà capire puntualmente cosa significa questo nuovo provvedimento ai fini della gestione del territorio». «La sentenza, come ci hanno informato i legali, non è ulteriormente impugnabile e quindi il Comune deve tenerne conto, d'ora innanzi, in sede di rilancio di provvedimenti relativi alle ore da eseguire nel territorio vincolato», reagisce, amareggiato e preoccupato, il sindaco di Auronzo, Dario Vecellio Galeno. «Sì, in sostanza non ci sono possibilità di ulteriori ricorsi», specifica il sindaco di Santo Stefano, Alfredo Comis. «Difficilmente si troverà un appiglio – lo verificheremo con i legali – per un appello al Presidente della Repubblica. Speriamo che ce ne sia almeno uno per rivolgerci a qualche istanza europea».

«Quello che oggi emerge è che ad animare i ricorrenti sembra esserci "la sindrome della gerla"», aggiunge Comis . «Vedere la montagna come lo era un tempo. Al tempo della gerla, appunto. Mentre si attende che i boschi rinascano; i prati rifioriscano e le mucche ritornino al pascolo, i giovani, però, se ne vanno e la montagna muore».

L'imprenditore comeliano Francesco De Bettin da questo punto di vista è rimasto basito dall'esito del ricorso. «Se c'era un modo per mettere una pietra tombale sul Comelico, l'operazione è perfettamente riuscita. Altro non serve aggiungere», afferma. Il tema sarà ripreso e rilanciato dall'associazione Comelico nuovo.

Davide Zandonella Necca, referente locale di Confcommercio, invita però a non andare alla guerra, come in queste ore si vorrebbe in diversi ambienti sia del Comelico che della Valle d'Ansiei. «Le cause e i ricorsi, come in questo caso, non portano mai a soluzioni positive, comunque gradite. È saggio ed opportuno che le varie amministrazioni pubbliche si siedano intorno ad uno stesso tavolo con chi di dovere cercando in concerto di raggiungere un accordo che possa generare soddisfazione da ambo le parti».

Sicuramente, dunque, con i referenti ministeriali e quelli della Soprintendenza. Ma anche con le forze ambientaliste, per evitare una prova di forza, quindi nuovi ricorsi.

D'altra parte, il sindaco di Santo Stefano fa notare che in virtù del supplemento di vincoli si ingesserà ogni possibile procedimento, « in termini di tempi, con gravi ritardi – precisa Comis – e conseguentemente anche di costi», per cui «la vita in valle diventerà sempre più difficile».

Insomma, ammette il sindaco di Auronzo, Dario Vecellio Galeno, «ad una prima lettura la sentenza appare poco persuasiva e poco convincenti gli argomenti utilizzati. D'altra parte, è ben noto l'orientamento della giurisprudenza del Consiglio di Stato: prova ne sia che, al fine di salvare il provvedimento del ministero della Cultura, gli errori compiuti dal ministero stesso in corso di istruttoria non vengono negati o ritenuti insussistenti ma, più semplicemente, vengono dalla sentenza relegati all'irrilevanza».

Corriere delle Alpi | 23 giugno 2024

p. 29

Il legale Barel è critico: «Così salta l'equilibrio tra lo Stato e il territorio»

l'intervista

«La linea che emerge è quella tradizionale secondo cui lo Stato ha un potere assoluto in tema di ambiente e quindi fa quello che vuole». Così si esprime l'avvocato e docente universitario Bruno Barel, consulente del Comune di Auronzo, sulla sentenza del Consiglio di Stato.

Lo Stato, quindi, può far tutto, persino vincolare aree già vincolate?

«Proprio così. Questa parte della provincia, infatti, era già vincolata al 95-96%. Lo Stato la può portare al 100%, può dettagliare le prescrizioni anche delle aree già vincolate in quelle nuove perché c'è un territorio unitario. Il ministero ha dunque un potere amplissimo, controlla quei territori molto più di un sindaco, molto più degli enti locali. Le prescrizioni paesaggistiche in realtà non riguardano le piante, i territori aperti: riguardano tutto. Riguardano gli edifici, le strade, quindi praticamente con questo vincolo è come se si appropriasse di ampi territori dicendo "Qui dentro fisso io le regole anche le più dettagliate". Interpretando così la normativa vigente, il risultato è presto detto: gli enti locali diventano soltanto funzionari chiamati ad eseguire le direttive statali. Cioè non c'è più margine per nessuna scelta». Quindi, altro che autonomia. Tanto meno autonomia differenziata. «Rischia di saltare l'equilibrio fra Stato e Regioni, fra controllo e tutela del paesaggio e autonomia nella pianificazione da parte degli enti locali. Qui addirittura sia in presenza del decreto di un ministro, neanche di una legge del Parlamento, che dice: "Vincolo sei, sette Comuni, mezza provincia e dico io cosa si può fare al dettaglio". Ecco, di fronte a un decreto del genere, la domanda è: cosa rimane di autonomia agli enti locali? Di eseguire gli ordini. Questa idea che il ministro ha il monopolio della bellezza, tutela fino al sassolino e al muretto e i Comuni su questo non possono dire niente, è un'idea che altera un equilibrio di fondo tra Stato e Regioni». Ne esce un'idea del rapporto Stato e Regioni per cui la competenza in tema ambientale dello Stato travolge le competenze concorrenti regionali in tema di governo del territorio.

«Sì, ma c'è di più. Questa non è legge. È il decreto di un ministro, quindi seguendo il Consiglio di Stato non solo la legge statale per l'ambiente prevale su quella regionale, ma perfino un decreto di un ministro travolge la tutela costituzionale riconosciuta alle autonomie locali. In questo momento, non una legge del Parlamento, ma il decreto di un singolo ministro, di una persona può svuotare il ruolo degli enti locali».

Quali ricorsi sono ancora possibili?

«Questo è l'ultimo grado di giudizio amministrativo. Si può, in alcuni casi andare in Cassazione, ma non è questo il caso. Stiamo valutando, purtroppo, che qui manca la politica. Il vero problema è che qui si affida ai giudici una questione che è di equilibrio di realtà delle autonomie. Quindi gli enti locali devono far presente ai loro rappresentanti in Parlamento che se il quadro normativo viene letto come dice il Consiglio di Stato, non va bene perché i sindaci, a questo punto possono dire: "Ti do le chiavi del municipio, fate voi. Il ministro della cultura ha le chiavi di casa? Che venga lui, con la Soprintendenza, ad amministrare i territori. Regolamenta tutto al dettaglio e dice che cosa devo fare. Che lo faccia lui, gli diamo le chiavi. Lui ordina e noi eseguiamo come schiavetti locali"». Questa sentenza cancella la possibilità del collegamento sciistico con la Val Pusteria?

«Questa sentenza fa rivivere il famoso vincolo. Quindi il punto diventa: il collegamento è compatibile con quel tipo di vincolo? Se lo hanno autorizzato, vuol dire che non è incompatibile col vincolo, lo hanno ritenuto compatibile».

C'è infatti l'autorizzazione paesaggistica.

«Bene, a meno che non si dica che è stata data quando non c'era questo vincolo e che il vincolo la rimette in discussione. Che non vadano a revocarla».

fdm

Gazzettino | 23 giugno 2024

p. 2-3, segue dalla prima, edizione Belluno

Il Comelico va avanti: «La sentenza non cambia nulla»

Il sindaco: «Il progetto per il collegamento sciistico sarà realizzato»

Il sindaco di Comelico Superiore Marco Staunovo Polacco non batte ciglio dopo la sentenza del Consiglio di Stato che di fatto reintroduce i vincoli ambientali su gran parte del territorio e spiega che il progetto Stacco non ne verrà ostacolato: prevedva che insieme al collegamento sciistico tra Padola e la Pusteria venissero realizzate opere di riqualificazione ambientale su siti di interesse storico. Per il primo cittadino comeliano il verdetto dei giudici romani si riferisce ad altro tipo di interventi e non al piano di ampliamento degli impianti che a suo dire potrà proseguire. Anche da Auronzo il sindaco Dario Vecellio Galeno e l'ex Tatiana Pais Becher che a suo tempo aveva avuto a che fare con le prime sentenze del tar sul tema dei vincoli, esprimono perplessità sul nuovo pronunciamento che ora rischia di trasformare queste vallate in una sorta di "riserva indiana" dove non si potrà spostare uno spillo o installare una staccionata.

«Vincoli, ci sono due pesi e due misure A Cortina sono inferiori rispetto a noi»

La sentenza del Consiglio di Stato rischia di aprire un altro fronte di polemica: i vincoli ambientali sono applicati in Comelico e Valle d'Ansiei, ma non a Cortina o a Misurina. Due pesi due misure per territori morfologicamente omogenei.

«Una mazzata sulla testa, vogliono farci diventare una riserva indiana»

Ha il tenore di una mazzata in testa per i Comuni interessati dalla sentenza della Sezione VI del Consiglio di Stato che ha riformato quella del Tar del Veneto, confermando il provvedimento di vincolo del territorio di Auronzo di Cadore e del Comelico emanato nel 2019. Focalizzando su Auronzo, pienamente solidale con gli altri Comuni, in più occasioni l'allora sindaca, Tatiana Pais Becher, aveva evidenziato come già la Valle dell'Ansiei da Giralba fino a Misurina fosse soggetta a tutta una serie di stringenti restrizioni e prescrizioni previste dal Piano ambientale Auronzo Misurina (Paam). Come ulteriori lacci concorrano ad inasprire le difficoltà del vivere in montagna già prorompenti e tali da favorire lo spopolamento cui le Amministrazioni locali tentano in qualche modo di porre freno. Rimane sorpreso ed amareggiato pure l'attuale primo cittadino auronzano, Dario Vecellio Galeno, che fa sua le considerazioni del legale nominato dal Comune, Bruno Barel. Che cioè per "salvare" il provvedimento del Ministero, gli errori macroscopici compiuti nel palazzo di Via del Collegio Romano durante l'istruttoria non vengono negati o ritenuti insussistenti, ma, più semplicemente, vengono dalla sentenza relegati all'irrilevanza. La notizia è stata accolta con dispiacere pure dalle forze economiche operanti sul territorio e che si adoperano per lo sviluppo della comunità. Quando, sostengono i più, non molto lontano dalle vallate ritenute penalizzate dalla sentenza, vedi il confinante Alto Adige, i vincoli sono a misura d'uomo. Il commento generale è che con tale decisione "romana" questo angolo del Cadore, del bellunese e del Veneto si voglia trasformarlo alla stregua di una "riserva indiana". Gg

A Cortina e Misurina nessuna limitazione: così "figli e figliastri"

Il paradosso del pronunciamento del Consiglio che impone misure diverse in un territorio morfologicamente omogeneo LA POLEMICA

COMELICO SUPERIORE Il provvedimento ministeriale, con i vincoli, rischia di produrre un effetto esattamente contrario a quello auspicato, cioè di creare figli e figliastri all'interno della famiglia dolomitica bellunese. Tanto da azzardare un impari confronto e trattamento, per esempio, tra il Comelico e Cortina. Il rischio è di rendere diversa ed incoerente la disciplina di tutela di aree delle Dolomiti tra loro in continuità geomorfologica, ambientale e paesaggistica: questo emerge dall'ampia sentenza del Consiglio di Stato. Aree che in precedenza erano tutelate allo stesso modo, cioè senza disciplina d'uso, vengono ora assoggettate a diversi regimi di protezione: quelle del Comelico e della Val d'Ansiei sono oggi assoggettate a disciplina d'uso, mentre quelle di Sappada, Val Visdende, Misurina (nella foto) e Cortina continuano a rimanere soggette al solo obbligo di autorizzazione paesaggistica, prevista dall'ex articolo 146 del decreto legislativo n. 42/2004, il testo normativo di riferimento.

LA NORMATIVA

In esso è regolato tutto il funzionamento dei beni culturali in Italia, dai principi generali agli ambiti della tutela, della fruizione e della valorizzazione, con una parte sostanziale dedicata ai beni paesaggistici. I decreti di vincolo dei territori di Sappada, Val Visdende, lago di Misurina, Cortina d'Ampezzo, essendo tutti risalenti agli anni Cinquanta del secolo scorso, non recano alcuna disciplina d'uso. La sentenza evidenzia, però, che la prognosi espressa dal Tribunale amministrativo regionale del Veneto, sui pretesi futuri possibili effetti derivanti dal decreto contestato, sarebbe debole ed infondata. Secondo i togati regionali la disomogeneità tra il regime di tutela dell'ambito territoriale considerato e quello operante negli ambiti alpini circostanti risulterebbe addirittura accentuata dal decreto ministeriale. Per i colleghi romani, invece, il tutto va inquadrato in un'azione più ampia, in considerazione del fatto che l'ambito identificato è in continuità geomorfologica, ambientale e paesaggistica con quelli della fascia alpina di Sappada, Val Visdende, lago di

Misurina, Cortina d'Ampezzo, Dolomiti di Sesto, già tutelati per il loro notevole interesse pubblico ai sensi dell'articolo 136. Ciò anche perché, ai sensi dell'articolo 141bis del Codice, introdotto con il decreto legislativo n. 63/2008, tutte le dichiarazioni di notevole interesse pubblico, adottate dal Ministero e dalle Regioni, devono essere integrate, con la specifica disciplina d'uso.

GIÙ IL SIPARIO

Si chiude così la lunga vicenda sul destino dei vincoli imposti sul Comelico ed Auronzo, culminata con la sentenza del Consiglio di Stato, dove un anno fa si era tenuto il dibattimento. Le associazioni ambientaliste e il Ministero della Cultura, nel gennaio del 2023, avevano deciso di impugnare la sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Veneto, che di fatto aveva annullato il contenuto del provvedimento ministeriale, con la dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area alpina compresa tra il Comelico e la Val d'Ansiei. Nel frattempo la situazione in vigore è rimasta quella precedente al decreto del Ministero, quindi senza i vincoli. L'importanza della vertenza è confermata dal numero di enti coinvolti, una dozzina tra quelli pubblici e le tre associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Mountain Wilderness Italia e Lipu), che si sono scontrate attorno ad un interesse pubblico di estrema rilevanza, sul quale il territorio si era già espresso, anche con la storica manifestazione di inizio giugno del 2019. Il provvedimento governativo cala vincoli e "strette" di notevole importanza su tutta una serie di interventi, persino di carattere privato. Non saranno, per esempio, consentite opere che alterino la morfologia di impianto del tessuto edilizio e le caratteristiche topologiche, compositive e materiche dei singoli manufatti. Gli interventi su fabbricati esistenti di valore storico-testimoniale dovranno essere improntati su criteri di restauro conservativo e di riuso compatibile, impiegando materiali e tecnologie della tradizione costruttiva locale. In ogni caso sarà da mantenere l'aspetto esteriore dell'edificato nella sua consistenza materica e formale, conservando intonaci storici e muri di sasso, coperture tradizionali, parti lignee. Sarà ammessa l'installazione di apparati tecnologici esterni agli edifici solo se rispettano il minimo impatto visivo e siano coordinati con le linee architettoniche delle costruzioni. Quasi scontato, quindi, il divieto di installare pannelli fotovoltaici che proprio caratteristici dell'architettura ladina cadorina non sono.

Yvonne Toscani

MARMOLADA

Corriere del Trentino e Corriere dell'Alto Adige | 27 giugno 2024

p. 7

Marmolada, no alla nuova funivia: chiesti danni per 8,5 milioni di euro

La società bellunese ha presentato ricorso al Tar contro Provincia e Comune di Canazei

Di Tiziano Grottolo

TRENTO

A quanto pare il destino della Marmolada è quello di rimanere un terreno di scontro. Dalla fine della Prima guerra mondiale, fucili e cannoni hanno lasciato posto a documenti e carte bollate: la montagna, infatti, è da sempre al centro di numerose vertenze legali per il suo sfruttamento. Dopo la sentenza della Corte d’Appello di Roma (che ha stabilito che il ghiacciaio appartiene al Trentino e non al Veneto), ora è la Marmolada Srl a riportare la montagna al centro di un’aula di tribunale. La società, che dal 1965 gestisce la funivia che da Rocca Pietore porta a Punta Rocca, ha presentato un ricorso al Tar di Trento per chiedere al Comune di Canazei e alla Provincia autonoma di Trento un risarcimento da 8,5 milioni di euro. Per la verità la Marmolada Srl è già stata al centro di numerose vertenze legali con gli enti trentini, ma questa volta l’oggetto del contendere riguarda la mancata autorizzazione per la sostituzione della vecchia seggiovia «Sass de Mul» Era il 2007 quando la società bellunese ha chiesto, per la prima volta, a Provincia e Comune il via libera per la sostituzione della vecchia sciovia che era stata dismessa un anno prima. Per la Marmolada Srl si tratta «di un impianto di fondamentale importanza per estendere la stagione sciistica», questo perché la seggiovia garantirebbe la possibilità di sciare sempre in quota senza dover scendere alla stazione di Malga Ciapela per poi risalire. La società che gestisce gli impianti che portano alla «Regina delle Dolomiti» parla di «solleciti continui e risposte interlocutorie» che si sarebbero protratti per una decina di anni, fino a quando (nel 2017) è arrivato il definitivo diniego. Nel frattempo però, l’impianto aveva bisogno di un rinnovamento: su questo punto sia la Provincia di Trento che la Regione Veneto pare fossero d’accordo. Anzi, nel 2013, il Veneto aveva inserito il restyling dell’impianto fra gli interventi che avrebbero potuto beneficiare dei contributi pubblici. Dal Trentino però non arrivava il tanto atteso via libera. Ne era quindi nato un contenzioso amministrativo giunto fino alle aule del Consiglio di Stato che, con sentenza del 2023, ha dichiarato che Provincia di Trento e Comune di Canazei non avrebbero potuto negare l’autorizzazione, né sul presupposto della mancanza del requisito della conformità urbanistica (perché l’impianto non era previsto dal Piano regolatore generale di Canazei), né per la mancata stipula di un accordo di programma fra la Provincia e la Regione. È così che si arriva alla richiesta di risarcimento danni, che tiene conto dell’incremento dei costi per la realizzazione dell’impianto e dei mancati introiti della gestione. In sostanza la Marmolada Srl punta il dito contro l’inerzia degli enti trentini, che in dieci anni non avrebbero dato una risposta definitiva in merito all’autorizzazione. «È una vicenda paradossale che speriamo possa essere sanata il commento della società bellunese la nostra richiesta era evidentemente legittima. Spiace constatare che si sia creato un danno a una realtà che da anni tiene viva la Marmolada, promuovendo le sue bellezze e il suo immenso patrimonio storico e umano».

Dal canto suo la Provincia mostra cautela. «Con l’avvocatura stiamo valutando il ricorso che va studiato e letto con la massima attenzione», fa sapere l’assessore al turismo Roberto Failoni. In altre parole è presto per qualunque considerazione, prima dovrà essere esaminato nel dettaglio il ricorso presentato dalla Marmolada Srl. Tuttavia l’impressione è che la Provincia voglia resistere

Corriere delle Alpi | 28 giugno 2024

p. 26

Marmolada, Mw chiede di fermare «un conflitto che è insensato»

Di Francesco Dal Mas ROCCA PIETORE

Riaperto il contenzioso tra il Veneto e Trento sulla Marmolada? Il rischio c'è, dopo che la società Marmolada Srl ha avviato un ricorso al Tar trentino per un risarcimento di 8, 5 milioni pari ai mancati guadagni per la mancata autorizzazione al rifacimento dello storico impianto di "Sass de Mul". Ebbene, Mountain Wilderness Italia, il movimento ambientalista che da almeno 35 anni ha adottato la Marmolada, «chiede a tutte la parti in gioco, ancora una volta, di fermare questo insensato conflitto, a tutti i livelli». Lo si legge in una petizione pubblica firmata dal presidente Gigi Casanova, di origini bellunesi. «Chiediamo l'apertura di un tavolo sereno, propositivo, supportato da conoscenze scientifiche, che sappia riportare il futuro della Marmolada all'interno di un progetto sostenibile. Oggi, infatti», evidenzia Casanova, «le realtà amministrative sono ancora ferme all'epoca del conflitto sui confini che dura da 50 anni, ferme a livello propositivo ancorate allo sviluppo degli anni'60 basato sul potenziamento dell'industria dello sci. E la Marmolada invece supplica intelligenza, innovazione, coraggio, una riconversione turistica e di lavoro di alto profilo». Casanova ricorda il patto della Marmolada stipulato nel 2013 con la società funiviaria, ancora oggi, purtroppo – egli afferma –esempio isolato nel profilo nazionale. Per contro, la Provincia di Trento, sorretta dal Comune di Canazei, proponeva investimenti incredibili in collegamenti funiviari: da Alba a Fedaja, da Fedaja a Pian dei Fiacconi e la follia da Pian dei Fiacconi verso Punta Rocca. Progetti che MW ha sempre contrastato in quanto insostenibili economicamente e sotto il profilo paesaggistico e ambientale. Due anni fa, il 3 luglio 2022, la tragedia con 11 morti.

«Quel dramma ha confermato con asprezza e dolore diffuso la visione di MW: qualora realizzati quegli impianti sarebbero andati distrutti e le dimensioni dell'evento avrebbero avuto conseguenze, anche umane, ben più pesanti», rileva Casanova, «Trento non può quindi proporsi come ente che sostenga uno sviluppo ambientalmente compatibile della montagna. Ovviamente nemmeno la Marmolada srl, che insiste in comportamenti discutibili, a esempio la posa di teli plastificati sul ghiacciaio per tutelare la superficie sciabile: danno ambientale e paesaggistico insostenibile».

MWountain ha anche provato con il Comune di Canazei (2018 – 2019) a rilanciare la montagna con il progetto "La Marmolada dell'immaginario". «Tutto cassato causa l'inerzia, colpevole, dei Comuni di Canazei e Rocca Pietore, della Provincia di Trento, e della ormai fallita idea di Dolomiti patrimonio naturale dell'Unesco. Un ente immobilizzato dalla politica, capace di solo marketing». Tra il 1988 e il1989 MW ha provveduto alla pulizia del ghiacciaio e della parete sud, nel 1996 ha organizzato la lotta contro l'eliski, con diverse sentenze che fino in Cassazione hanno sempre condiviso le tesi dell'associazione.

Nel 1998 il lancio della progettualità di una Marmolada turisticamente e culturalmente innovativa. MW ha quindi partecipat o ai diversi patti, tutti falliti, «più per responsabilità trentine che altro».

Il T | 28 giugno 2024

p. 32

«La Marmolada trentina è morta»

Aurelio Soraruf, storico rifugista fassano: «Solo annunci spot sul rilancio»

Di Gilberto Bonani

CANAZEI Si riaccende la guerra in Marmolada. Una guerra fortunatamente di sole carte bollate che da anni infuria nelle aule dei tribunali. La nuova deflagrazione è la richiesta di 8,5 milioni di danni alla Provincia di Trento e al Comune di Canazei da parte della società Marmolada srl. La vertenza parte dalla mancata autorizzazione, da parte trentina, per realizzare l'impianto «Sass de Mul». Una infrastruttura ritenuta importante per la società veneta perché garantisce agli sciatori di restare in quota senza dover scendere ogni volta alla stazione di Malga Ciapela. «La contesa dura da troppo tempo» spiega Aurelio Soraruf, storico rifugista della Marmolada. «Penso che anche per i giudici sia difficile tirare le fila di una vicenda complicata dopo decenni di contrapposizione. Da parte della società Marmolada srl si vorrebbe realizzare un impianto con il contributo della Regione Veneto. Non sono un giurista ma credo non sia possibile fare su suolo trentino una infrastruttura con il contributo del Veneto. Effettivamente con la nuova funivia gli sciatori non sarebbero obbligati a scendere ogni volta a valle, ma il cambiamento dei flussi manderebbe in crisi gli attuali rifugi veneti localizzati sulle piste. Per onestà è doveroso dire che gli amministratori provinciali trentini non hanno mai avuto le idee chiare sulla Marmolada. Si è proceduto con annunci spot a cui non è seguito alcun intervento. La Marmolada trentina è ormai morta». La storica cestovia Graffer è stata smantellata. Il rifugio Pian dei Fiacconi è un rudere dopo la disastrosa valanga dell'inverno 2020 mentre la Capanna

Ghiacciaio è ormai un deposito della Protezione civile a seguito dei tragici eventi del 3 luglio 2023. L'unico custode della Marmolada è Carlo Budel nella solitaria Capanna Punta Penia. «Questa è l'immagine della Marmolada trentina» afferma con amarezza Aurelio Soraruf. «Un uomo solo per accogliere i pochi alpinisti che raggiungono la vetta dopo 4 - 5 ore di salita». Sull'argomento interviene anche Silvano Parmesani, sindaco prima di Giovanni Bernard, l'attuale capo comune che non siamo riusciti a contattare. «Posso dire che la mia amministrazione - afferma Parmesani - ha operato per il bene della comunità e contro nessuno. Abbiamo fatto fronte a una situazione complicata nel rispetto di persone e regole. Credo che dopo tanti anni di contrapposizione sia opportuno trovare un terreno comune di confronto e dialogo».

Il T | 28 giugno 2024 p. 32

«Una montagna umiliata»

Sulla vicenda del ricorso per l'impianto negato in Marmolada, interviene anche Luigi Casanova di Mountain Wilderness: «Non sta a questa associazione entrare nel merito del conflitto tra Marmolada srl e Trentino e Comune di Canazei. È nostro dovere invece rilanciare una progettualità condivisa e ambientalmente sostenibile. La montagna simbolo delle Dolomiti è ormai dimenticata e umiliata da tutti. Abbiamo sempre contrastato i progetti di impianti, in quanto insostenibili economicamente e nel profilo paesaggistico e ambientale. La tragedia del 3 luglio 2022 ha confermato con asprezza e dolore diffuso la nostra visione: qualora realizzati quegli impianti sarebbero andati distrutti e le dimensioni dell'evento avrebbero avuto gravi conseguenze».

FRANZ DANTONE PASCALIN

Il T | 4 giugno 2024

p. 33

Istituto ladino, una giornata dedicata a Dantone Pascalin

val di fassa

Il 7 giugno, nell'Istituto Culturale Ladino «majon di fascegn», è in programma un pomeriggio e una notte dedicati alle immagini di Franz Dantone Pascalin, il primo fotografo delle Dolomiti.

In occasione di Archivissima, il primo festival dedicato alla promozione e alla valorizzazione dei patrimoni archivistici in Italia, l'attenzione andrà alle mille lastre e fotografie, frutto dell'attività di Dantone Pascalin.

L'evento è diviso in tre momenti. Alle 16 nella grande sala dell'Istituto culturale ladino, è in programma una tavola rotonda sulla storia del fondo fotografico, i lavori di recupero e restauro di lastre e fotografie, il loro valore storico e identitario. Il confronto si chiuderà con un momento di riflessione sulle possibilità di valorizzazione e divulgazione del fondo.

«In questo viaggio di conoscenza dell'archivio Pascalin - sottolinea la Direttrice della Majon di Fascegn Sabrina Rasom - saremo accompagnati dall'esperta che ha curato il restauro Elvira Tonelli e dall'archivista Luciano Defrancesco, dal curatore della mostra Davide Baldrati col proprietario del fondo Lorenzo Dezulian, da Katia Malatesta dell'Archivio fotografico storico provinciale di Trento, dall'artista fassano Claus Soraperra e dallo storico fassano Alessandro Margoni, grandi conoscitori del fotografo. Siamo orgogliosicontinua la direttrice dell'Istituto - di poter condividere con il territorio un momento di approfondimento e riflessione». La tavola rotonda sarà coordinata da Alberta Rossi responsabile della biblioteca specialistica dell'Istituto Culturale Ladino «majon di fascegn». Nella seconda parte del pomeriggio verrà inaugurata la mostra voluta e progettata insieme alla Fondazione Dolomiti Unesco appena chiusa a Palazzo Trentini a Trento e trasferita al Museo Ladino, dove rimarrà per tutta l'estate. L'evento culturale si chiuderà con la notte negli archivi dedicata ai giovani della Val di Fassa, che parteciperanno a giochi a tema legati alla figura di Franz Dantone e che potranno dormire in Istituto. G.B.

PIOLTES D’OR A SAN MARTINO DI CASTROZZA

L’Adige | 12 giugno 2024

p. 29

NOTIZIE DAI RIFUGI

Corriere delle Alpi | 4 giugno 2024 p. 17

Undici rifugi sani e sicuri: l'Ulss consegna i bollini «Attenzione al benessere»

Il focus

Sono undici i rifugi in provincia che possono fregiarsi del bollino "Rifugio sano e sicuro". Ieri infatti l'Ulss 1 Dolomiti ha consegnato questo riconoscimento ai rifugi Bruno Carestiato (Agordo), Col Gallina (Cortina), Cesare Tomè - Passo Duran (La Valle Agordina), Dolomieu al Dolada (Pieve d'Alpago), Scarpa – Gurekian (Voltago Agordino), Malga Cavallera (Gosaldo), Pranolz (Trichiana), Aquileia (Selva di Cadore), Città di Fiume (Borca), San Sebastiano (Zoldo Alto), Furio Bianchet (Sedico). In questi mesi il team del Dipartimento di Prevenzione ha supportato le strutture interessate nel percorso per ottenere il "bollino", che rappresenta una sorta di "certificazione di qualità" a favore degli escursionisti. «Salute e sicurezza sono due sostantivi che ci impegniamo ogni giorno a realizzare nel nostro territorio. L'Ulss Dolomiti si appresta ad affrontare questa nuova stagione estiva con presidi e iniziative che possano dare maggiore sicurezza a chi frequenta la montagna e a chi vi abita», ha detto il commissario Giuseppe Dal Ben a cui ha fatto eco il direttore della Prevenzione, Sandro Cinquetti: «Concludiamo il primo tratto di un percorso ambizioso che punta a far crescere la qualità igienico sanitaria e l'attitudine a tutelare e a promuovere la salute da parte delle oltre 100 strutture ricettive in quota del nostro territorio».

Brillano gli occhi ad Omar Canzan, gestore del rifugio Aquileia, quando il commissario Giuseppe Dal Ben e il direttore del Dipartimento di Prevenzione Sandro Cinquetti gli passano in comodato d'uso il defibrillatore. «L'ho sognato», dice. «Aspettavo la prima disponibilità per acquistarlo. È uno strumento indispensabile». Sarà lui stesso ad usarlo in caso di necessità. «Mi auguro che non capiti, ma sono pronto a mettere a frutto la preparazione maturata con altri colleghi», afferma Canzan. «Sia chiaro, di fatto garantivamo l'accoglienza più sicura anche prima», afferma Mario Fiorentini, gestore del rifugio "Città di Fiume", a qualche centinaio di metri più in alto dell'Aquileia, proprio in faccia al Pelmo, «ma questa certificazione garantirà in forma ancora più puntuale il nostro ospite, specie quello straniero che magari è il più esigente».

Al di là del defibrillatore o di altri strumenti che l'azienda sanitaria mette a disposizioni, il riconoscimento consegnato ieri pomeriggio attesta che in quell'ambiente tutto è davvero più igienico, più sicuro, più rispettoso della salute dell'escursionista, dell'alpinista. «I celiaci possono contare su una cucina non improvvisata per le loro esigenze, ma strutturata», esemplifica Fiorentini. «Si sa che in determinate strutture l'acqua che arriva è davvero buona, tuttavia non ha tutti i parametri previsti dalle norme igieniche. Bene, il rifugio, in questo caso, provvede a trattarla».

Gli esempi potrebbero moltiplicarsi. In questi rifugi è assicurato, nella sua massima espressione, anche il primo soccorso sanitario, che il personale designato e professionalizzato, per la verità assicura in tutte le strutture. «Ma tanti di noi e senz'altro questi 11 coll eghi», puntualizza Fiorentini, «hanno frequentato corsi supplementari». Da parte di tutti i rifugisti è stato riconosciuto all'Ulss1, e in particolare al coordinatore del servizio Prevenzione, Cinquetti, «il merito di averci coinvolto direttamente nella preparazione del protocollo, passo dopo passo, senza ricorrere a quelle incomprensibili pressioni», ammette Canzan, «che indispettiscono gli operatori, quando non addirittura li allontanano dalla collaborazione». Adesso, non resta che attendere l'apertura estiva. Con l'assicurazione da parte sia di dal Ben che di Cinquetti che la dirigenza Ulss risalirà in quota per ulteriori 'esami.

Gazzettino | 5 giugno 2024

p. 23, segue dalla prima, edizione Belluno

«Destagionalizzare? Possiamo farlo solo se ci aiuteranno»

IN QUOTA

Operazione apertura in corso. I rifugi stanno per spalancare le porte, pronti a una nuova stagione estiva declinata all'accoglienza che, a detta degli operatori, si preannuncia rosea. Tra l'8 e il 21 giugno tutti pronti: «Sopra i 2300m metri di quota, però, l'innevamento è serio, lì si vedrà» fa il punto Mario Fiorentini, presidente della associazione che unisce i gestori di rifugi alpini del Veneto (Agrav), con ventitré attualmente iscritti in provincia di Belluno. «I segnali che abbiamo per l'estate sono generalmente buoni, primo perché le Dolomiti sono attraenti continua l'analisi Fiorentini che è gestore del rifugio "Città di Fiume" - in arrivo ci sono anche tanti stranieri, via via in numero maggiore. E non siamo proprio pronti a sostenere un afflusso così in crescita».

I RIFUGISTI

L'afflusso, di fatto, è sempre più dilazionato nel tempo, ovvero con un proseguimento della stagione che non si ferma a settembre. Ecco la precisazione, proprio intorno a un termine, che in più sedi anche istituzionali viene ripetuto, con cui tutti paiono d'accordo: destagionalizzazione. «Non può, però, essere il rifugista da solo a puntare a destagionalizzare, deve essere il sistema a farlo». Un'affermazione che vale come richiesta di collaborazione a tutto tondo? «Certo, anche con le imprese che operano sul territorio, per evitare che i turisti siano allo sbando. Sul tema escursionismo c'è da lavorarci». Nessun dito puntato contro nessuno, da parte di

Fiorentini. Ma, detta in altre parole: se il rifugio rappresenta la destinazione turistica, tanto per fare un esempio, serve che poi ci sia per quel turista-escursionista la possibilità di trovare i mezzi pubblici operativi per il trasporto. Occasione per fare il punto è stato l'incontro, con tanto di cerimonia di consegna degli attestati, che ha chiuso il cerchio della prima puntata del progetto "Rifugi sani e sicuri" promosso dal Dipartimento di prevenzione dell'Ulss Dolomiti diretto da Sandro Cinquetti. «È stata un' esperienza certamente positiva, ma impegnativa. Ogni rifugista che ha partecipato all'iniziativa promossa dalla azienda sanitaria di Belluno, difatti, ha dovuto mettersi in gioco seguendo le richieste del protocollo stilate dalla stessa Ulss. Si tratta, comunque, di un' attenzione verso la nostra categoria di rifugisti che dimostra, d'altra parte, di tenere alle problematiche igienico sanitarie - conclude Fiorentini con l'auspicio - che, nel 2024, di allunghi il numero di aderenti al progetto».

LE ISTITUZIONI

Lunedì sera, al rifugio Aquileia, a partecipare, oltre agli undici premiati con l'attestato di "Rifugio sano e sicuro", c'era anche Luca Dal Poz, direttore di Confcommercio di Belluno che segue le pratiche di moltissimi rifugisti della provincia: «Sappiamo che la burocrazia non è alleata dell'imprenditoria è la sua premessa - ma noi ci siamo. Il nostro ruolo nei confronti dei rifugisti sta nel lavorare con le istituzioni per trasformare quello che è un adempimento burocratico in un' opportunità di crescita». L' Ascom di Belluno ha particolarmente a cuore le piccole realtà come i rifugi: «Sono iconici della montagna, un bene da salvaguardare. In tal senso collaboriamo a fianco dell'Ulss 1 Dolomiti, cercando l'accordo, anche sulla delicata questione dei controlli dell'acqua» sono parole di Dal Poz. Intanto, in nome della sicurezza, i rifugi si sono dotati di defibrillatori, acquistati dal Cai, in proprio, o dati in comodato d'uso dall'Ulss. «Solamente due sono stati i casi in cui sono stati utilizzati in rifugio nel 2023», ha precisato la direttrice del Suem 118, Cristina Barbarino.

Corriere delle Alpi | 6 giugno 2024

p. 29

Rifugio Galassi: missione "eroica" per riaprire il 22

L'evento

La sezione del Cai di Mestre ha messo in campo (anzi... in quota) un team tanto "eroico" quanto affiatato per riuscire a garantire anche quest'estate l'apertura del rifugio Galassi. Buona compagnia ed entusiasmo hanno fatto da spinta all'intervento di ripristino della struttura dopo il lungo inverno. Un intervento programmato ma più volte rimandato per via dell'abbondante coltre di neve ancora presente sia lungo il sentiero d'accesso alla struttura e sia in quota. Due giornate, quelle dello scorso weekend, caratterizzate da pioggia e freddo, che però non hanno fiaccato i lavori. «Teleferica sistemata e neve spalata, liberati anche i tubi dell'acqua mentre chi è rimasto all'interno del rifugio ha provveduto a rimettere a posto tutti i letti». Questo il resoconto offerto dal manipolo di volontari dopo la due giorni di lavori che hanno chiuso con un gustoso piatto di amatriciana. Il Galassi riaprirà il 22 giugno, in linea con il resto dei rifugi d'alta quota. Anche per la prossima estate la struttura sarà gestita seguendo un cronoprogramma unico nel suo genere che affonda le radici nel lontano 1950, anno in cui il rifugio venne inaugurato. Per uno specifico accordo tra i soci della sezione Cai di Mestre, infatti, la struttura viene gestito spontaneamente e volontariamente di settimana in settimana: sono appassionati di montagna, appartenenti alla sezione proprietaria del rifugio (e con loro amici o parenti) decisi a trascorrere le proprie vacanze ad alta quota in maniera alternativa, «ripagati unicamente dalle straordinarie esperienze di vita comunitaria ed accoglienza rese possibili in questo luogo, ai piedi del monte Antelao», si legge nel libro celebrativo recentemente dato in stampa.

L’Adige | 19 giugno 2024

p. 16

Alto Adige | 22 giugno 2024

p. 21

Polemica sui «rifugi di lusso» La Hgv replica a Zanella del Cai bolzano. «Non chiamateli rifugi»: potrebbe essere questa la sintesi della battaglia di Carlo Alberto Zanella, esposta sull'Alto Adige l'altroieri. Il presidente del Cai parlava di «strutture di fondovalle che mettono a disposizione un'offerta molto ampia e poco sobria»,

tra ostriche e fritto di paranza, per le quali «il termine "rifugio" resta inappropriato», così Zanella.Dalla Hgv, l'Unione albergatori e pubblici esercenti, arriva la replica. Il gruppo Rifugi alpini Alto Adige della Hgv «respinge le dichiarazioni del presidente del Cai», si legge in una nota, «secondo le quali in Alto Adige ci sarebbero troppi rifugi di lusso». Quindi: «Zanella può solo riferirsi ai rifugi privati gestiti nelle aree alpine e di alta montagna, che cercano di migliorare la qualità della loro offerta per offrire agli ospiti, oltre all'esperienza della natura, anche un'esperienza nei rifugi». Il presidente del gruppo, Stefan Perathoner, precisa: «Naturalmente cerchiamo di offrire qualità agli ospiti, dalle camere ai servizi igienici fino al menù. Non sarà diverso nei rifugi del Cai. Parlare di rifugi di lusso in generale, però, è poco utile». Perathoner respinge l'affermazione di Zanella secondo la quale nei rifugi verrebbero serviti ostriche e altri piatti di pesce al posto dei canederli. «Il fatto - dice - è che pasta, canederli, zuppe e strudel di mele sono ancora di gran lunga i più consumati, quindi si trovano in ogni menù dei rifugi. E se questi piatti vengono integrati da altri piatti tipici regionali, non può essere sbagliato».La nota del gruppo Rifugi alpini dell'Unione prosegue: «I gestori dei rifugi alpini si impegnano a condurre le loro strutture verso un futuro di successo, anche in vista della successione aziendale, e di soddisfare le esigenze degli ospiti. È chiaro che ciò comporta investimenti e miglioramenti. Se alcuni club alpini non vogliono modernizzare i loro rifugi, va bene. Però, per questo motivo non è corretto di etichettare come rifugi di lusso coloro che vogliono modernizzare i loro rifugi. Dovrebbero invece essere messi in prima linea i problemi che i rifugi devono affrontare, come le infrastrutture primarie, la crescente difficoltà a trovare personale, l'alloggio del personale in camere singole o doppie, le cancellazioni delle camere a breve termine a causa del maltempo e la conseguente perdita di fatturato».

NOTIZIE DAL SOCCORSO ALPINO

Corriere delle Alpi | 10 giugno 2024

p. 18

In quota tanta neve Il Cnsas avverte: «Non dimenticate l'attrezzatura»

Francesco Dal Mas / BELLUNO

Tre metri di neve sulla Marmolada, ancora un metro dai 2700-2800 in su, soprattutto sui versanti a nord, con i canaloni strapieni e difficili da attraversare a causa persino del ghiaccio. Il Soccorso Alpino consiglia prudenza a chi sale in quota. Da ieri, ad esempio, è aperto il rifugio Auronzo, ma il giro delle Tre Cime non è ancora praticabile dall'escursionista che non sia attrezzato. È aperto, da qualche giorno, il Lagazuoi; problemi sui sentieri e sulle ferrate a sud non ce ne sono. «È vero, quest'anno, rispetto all'anno scorso, c'è ancora più neve in quota», ammette Alex Barattin, capo delegazione inter provinciale del Cnsass. «La situazione è ancora invernale almeno nei versanti a nord sopra i 2000 metri, quindi è bene avere al seguito un rampone, una picozza e anche un cordino. Questo materiale serve per attraversare uno scaricamento o un percorso esposto a nord in cui possiamo trovare ancora neve ghiacciata, magari al mattino presto. Io adesso mi trovo a Sappada, sto guardando tutti i versanti a nord e sui sentieri vedo ancora neve compatta. Quindi è bene avere con sé un rampone, non una catenella che va bene per le silvopastorali».

Se si cammina a quota 2000 o poco sopra, importante è non farsi ingannare dalla poca neve – suggerisce Barattin – perché anche un piccolo tratto di 4-5 metri da attraversare diventa pericolosissimo se non lo si fa in sicurezza. «Magari su un ghiaione, a 40 gradi di inclinazione, ti trovi una lingua di neve di 5-6 metri da attraversare, sei convinto di andarci sopra tranquillamente e passare quel tratto: lì bisogna fare attenzione perché se scivoli non ti fermi. Si tratta di neve che si presenta sopra molle e sotto invece è ghiacciata». In area Tre Cime, l'altro giorno sulla ferrata del Paterno c'erano delle persone che non avevano l'attrezzatura invernale e quindi si sono bloccate. «I numerosi recuperi di questi giorni dimostrano l'aspetto critico nel frequentare quote alte», testimonia il coordinatore dei soccorritori. «Adesso siamo a 1300 metri ed è bello, però», esemplifica in diretta Barattin, «se vado in quota posso trovare quella che noi chiamiamo nebbia ma che nebbia non è, sono nuvole di condensazione. In questa situazione, se non conosci bene il territorio, devi stare fermo fino a quando la "nebbia" va via e non lasciare mai la traccia di sentiero e guardare bene i segni, i bollini che ci sono. Laddove non troviamo più, per due-tre minuti, un bollino, dobbiamo tornare sui nostri passi perché vuol dir che abbiamo sbagliato strada».

Quanto agli orari di partenza, Barattin consiglia l'alba o poco dopo. «Adesso le temperature sono più miti rispetto a quest'inverno. Sicuramente bisogna partire alla mattina presto e rientrare a metà mattina. Non protrarre la gita oltre metà mattina e avere sempre qualcosa nello zaino per ripararsi in caso di pioggia. E poi non bisogna andare in progressione circa la durata, specialmente se abbiamo figli al seguito. La gita va tarata su chi è meno abile».

Corriere delle Alpi | 17 giugno 2024

p. 1 e 15

Servizio di emergenza potenziato per l'estate

Anche se il meteo non lo dimostra, ormai l'estate è vicina. Anzi: venerdì sarà il primo giorno d'estate. E con l'arrivo della stagione calda la provincia di Belluno fa i conti con un aumento esponenziale dei turisti. Per garantire una sicurezza sanitaria di alto livello l'Ulss ha deciso di potenziare il servizio di urgenza-emergenza territoriale, coprendo così sia per aria che a terra tutte le strade dolomitiche. / Estate, potenziato il servizio di emergenza

Di Paola Dall'Anese

BELLUNO

Anche se il meteo non lo dimostra, ormai l'estate è vicina. Anzi venerdì sarà il primo giorno d'estate. E con l'arrivo della stagione calda come ogni anno la provincia di Belluno fa i conti con un aumento esponenziale di persone presenti sul territorio a cominciare dai turisti provenienti da altre province, da altre Regioni ma soprattutto da altri Stati. Ed è per garantire una sicurezza sanitaria di alto livello che l'Ulss ha deciso di potenziare il servizio di urgenza-emergenza territoriale, coprendo così sia per aria che per terra tutte le strade dolomitiche.

L'elicottero raddoppia e si amplia Dopo due anni di sperimentazione che hanno visto un suo utilizzo molto elevato, l'azienda sanitaria ha deciso di ampliare l'arco temporale di attività del secondo elisoccorso. Oltre a Falco, quindi, che ha base a Pieve di Cadore dove c'è la centrale del Suem 118, da sabato 6 luglio (con due settimane di anticipo rispetto allo scorso anno), entrerà in funzione il secondo velivolo che stazionerà a Belluno. Questo secondo elisoccorso sarà in funzione fino al 15 settembre (l'anno scorso era fino al 20 settembre).

Inoltre per garantire l'atterraggio di due velivoli contemporaneamente all'ospedale San Martino, l'Ulss 1 Dolomiti ha già predisposto, accanto all'area della piazzola di atterraggio già attiva da anni, una seconda piazzola munita anche di un locale dove pilota ed equipaggio possono attendere al coperto. potenziate le ambulanze

Visto l'elevato tasso di incidentalità riscontrato negli anni, l'azienda sanitaria ha deciso già dall'anno scorso, di potenziare le ambulanze che operano sul territorio.

È prevista quindi una ambulanza aggiuntiva ad Auronzo dal primo luglio al 31 agosto, nell'alto Agordino nei weekend, mentre a Cortina il mezzo di soccorso aggiuntivo è stato attivato già da ieri e opererà fino al 30 settembre.

Si sta lavorando anche per coprire in orario notturno le aree dell'Alpago e del basso Feltrino. rifugi sani e sicuri

Anche i rifugi saranno degli avamposti importanti per garantire un primo intervento sanitario in emergenza-urgenza. Infatti, grazie al progetto avviato lo scorso anno dall'azienda sanitaria e dal Dipartimento di Prevenzione denominato "Rifugi sani e sicuri", oltre una decina di rifugi alpini hanno ottenuto lo zaino di telemedicina. I rifugi sono il Carestiato (Agordo), Col Gallina (Cortina), Cesare Tomè - Passo Duran (La Valle Agordina), Dolomieu al Dolada (Pieve d'Alpago), Scarpa – Gurekian (Voltago Agordino), Malga Cavallera (Gosaldo), Pranolz (Trichiana), Aquileia (Selva di Cadore), Città di Fiume (Borca di Cadore), San Sebastiano (Zoldo Alto) e Bianchet (Sedico).

Queste strutture hanno ottenuto anche il bollino di qualità che certifica la formazione e la qualità del servizio e del cibo che viene proposto agli avventori. I gestori dei rifugi, infatti, hanno seguito un corso proposto dall'Ulss, al termine del quale sanno utilizzare un defibrillatore semiautomatico esterno Dae e sono formati per eseguire manovre di primo soccorso. Hanno inoltre a disposizione uno sfigmomanometro per la misurazione della pressione arteriosa. Oltre alla strumentazione digitale per trasmettere questi dati alla centrale operativa del 118.

Corriere delle Alpi | 10 giugno 2024

p. 18

NOTIZIE DALLE AREE PROTETTE

Alto Adige | 1 giugno 2024

p. 29

Sentieri e tutela della natura, la nuova carta delle Tre Cime

Alta Pusteria. Uno degli obiettivi di un parco naturale è informare i visitatori, guidarli in modo sicuro attraverso l'area e sensibilizzarli sulla necessità di trattare con rispetto la natura e il paesaggio. Questo è anche l'obiettivo della nuova cartina topografica in scala 1:25.000 del Parco naturale Tre Cime: la mappa mostra l'attuale rete di sentieri escursionistici del parco. Sul retro della pubblicazione trilingue (tedesco, italiano, inglese) sono riportate informazioni sull'area protetta e dati utili per le escursioni. La cartina è stata pubblicata dalla casa editrice Tabacco per conto dell'Ufficio provinciale natura ed è ora disponibile nelle edicole della provincia."La nuova cartina topografica del Parco Naturale Tre Cime sensibilizza l'opinione pubblica sulla tutela e la conservazione dei nostri paesaggi naturali unici - ha sottolineato Peter Brunner, assessore provinciale per la Protezione dell'ambiente, del clima e della natura - Con questa mappa vogliamo sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza dei nostri parchi naturali e incoraggiare le persone a trattare la natura in modo responsabile e rispettoso"."La nostra grande ambizione era quella di aggiornare la cartina topografica del Parco Naturale Tre Cime", ha affermato Thomas Kiebacher, responsabile del Parco Naturale Tre Cime. La nuova mappa è uno dei primi materiali informativi stampati nella nuova veste grafica dell'Ufficio provinciale Natura. "Cerchiamo sempre di attirare l'attenzione sul valore di conservazione dei parchi naturali con notizie speciali - ha riferito Leo Hilpold, direttore dell'Ufficio -Nei prossimi due anni rivedremo anche le cartine escursionistiche degli altri sei parchi naturali altoatesini"."L'obiettivo di questo progetto - concludono i rappresentanti degli uffici provinciali coinvolti nell'iniziativa - è stimolare i tanti appassionati della montagna a portare con sé il nuovo materiale cartografico e contribuire, con questa iniziativa, a tutelare gli habitat sensibili dei parchi naturali con la loro flora e fauna variegata. A tutti i frequentatori della montagna - è l'appello finale che viene rivolto - viene consigliato di attenersi unicamente ai sentieri e ai tracciati escursionistici ufficialmente segnalati quando visitano le aree protette".

Corriere delle Alpi | 15 giugno 2024 p. 27

Alla scoperta del territorio con guide alpine e guardiaparco

Di M. M. CORTINA

Il Parco delle Dolomiti d'Ampezzo, gestito dalle Regole, organizza nuovamente per quest'estate le escursioni per bambini e ragazzi volte alla conoscenza del territorio di Cortina e dei suoi dintorni. Le escursioni si svolgeranno nelle giornate di martedì, a partire dal 25 giugno; in caso di maltempo l'escursione potrà essere recuperata il giovedì successivo. Potranno partecipare anche i genitori. Saranno presenti una guida alpina, un guardiaparco e un rappresentante della Parrocchia di Cortina. Il ritrovo sarà sempre alle 8.15 davanti alla Ciasa de ra Regoles, in corso Italia, un quarto d'ora prima rispetto agli anni precedenti. Le gite inizieranno martedì 25 giugno con il giro da Ra Stua, Forcella Lerosa, Gotres, I Suoghe, Bosco de r'Ancona, Ospedà. Il 2 luglio si andrà a Pocol, In son dei Prade, Fedarola, Pala dei Manse, Piè Tofana, in po' Druscié, Laghe Ghedina, Ciadin, Cortina. Il 9 luglio si partirà da Fedèra, Coljarinei, Pian dei Cogoi, rifugio Croda da Lago, Larzié Ciasa Rosa, Beche d'Ajal, Volpera, Mortija, Cortina. Il 16 luglio Ponte Felizon, su in Castel, Son Pouses, Sas Scendù, Antruiles, Costa dei Sié, Pian de Loa, Fiames. Il 23 luglio Fouzarego, Plan de Fauzare, Bosc de Campestrin, Pre da Pontin, Fedare, Forcella Averau, Lago de Liides, Pian dei Menis. Il 30 luglio Rio Gere, Sonforcia, Forcella Zumeles, Val Padeon, Col dei Stonbe, Ponte de r'Ancona, Castel. Per il mese di agosto, martedì 6 si andrà a Sorabances, Val dei Chenope, Pratopiazza, Col Tonde dei Chenope, Val de Specie, Troi dei 1500, Sorabances. A Ferragosto le gite verranno sospese, per riprendere il 27 a Son Suogo, Cianpo Zoto, In po' Tamei, Tardeiba, Busc de ra Ola, Pian de ra Bigontina, Rio Gere, Mandres, Cortina. L'ultima escursione è prevista per il 3 settembre a Valparola, Forcella Selares, Forcella Lagazuoi, Forcella Travenanzes, cima Col dei Bos, Forcella Col dei Bos, Rozes. Oltre al programma di massima, verrà affisso ogni settimana alla bacheca della Ciasa de ra Regoles un comunicato con ulteriori informazioni sui mezzi di trasporto per i trasferimenti, sui costi, sugli orari e su eventuali variazioni di programma. Il costo per le spese di trasporto è fissato in 8 euro per ogni escursione e verrà raccolto la mattina stessa prima di partire.

NOTIZIE DAI CLUB ALPINI

L’Adige | 19 giugno 2024

p. 17

L'appello di Ferrari (Sat): «Ora serve più prudenza»

È il momento di preparare lo zaino per le gite sulle montagne, per il via ufficiale alla stagione alpinistica. Il 20 giugno secondo una antica tradizione, in Trentino aprono i rifugi. Nel nostro tempo la montagna è frequentata tutto l'anno, ma l'apertura delle strutture in quota offre la possibilità di arrivare al rifugio diventato meta turistica e non più luogo di riparo e ristoro per gli alpinisti. Sono oltre 150 i rifugi del Trentino di questi 35 e 15 bivacchi sono di proprietà della Società degli alpinisti tridentini che con le sue 86 sezioni e 27 mila soci li gestisce e mantiene la rete di oltre 5 mila chilometri di sentieri. Quest'anno le abbondanti precipitazioni dei primi 5 mesi hanno ricoperto le terre alte di un discreto manto nevoso. La situazione è quella alla quale da oltre una ventina di anni non siamo più abituati. Bisogna avere un approccio alla montagna adeguato con l'attrezzatura idonea: scarponi e abbigliamento, oltre alla preparazione fisica per gli itinerari scelti. Abbiamo parlato con il neo presidente della Sat Cristian Ferrari che fa un appello alla prudenza in montagna. «Anche per il 2024 - dice il presidente Ferrari - è iniziata la campagna di invito alla: "prudenza in montagna". È un'iniziativa promossa insieme al soccorso alpino e alla protezione civile della Pat. Inoltre in questo periodo abbiamo una situazione alla quale non eravamo più abituati. C'è ancora tanta neve ovviamente a seconda dei versanti. Non si vedono quindi i segnavia e bisogna andare con il vestiario e le calzature adatte alla neve. Suggerisco, date queste condizioni delle montagne del Trentino di mantenersi, se non si hanno l'esperienza e la capacità adeguate, a quote più basse, perchè come ho detto, a seconda dei versanti la neve ancora molta. Inoltre se ci si trova in difficoltà è meglio tornare indietro». Tanta neve è quindi è probabile non ci saranno problemi di acqua nei rifugi.«È probabile, essendo stata una stagione con molta neve e piogge, certo è che l'elevata quantità di neve ci fa ben sperare e non ci sarà la scarsità di acqua che abbiamo vissuto nel 2022 e nel 2023».Lei da anni studia i ghiacciai ed ha alle spalle anni di misurazione del fenomeno della loro fusione, cosa ci può dire? «In questo 2024 ha fatto più neve che negli ultimi 2 inverni, per i ghiacciai, speriamo, visto l'accumulo e fino ad ora la stagione fresca, si possa avere una quantità tale che li salvi almeno alle quote alte». I lavori al Pedrotti alla Tosa dovrebbero partire a breve, che ci dice del rifugio Tonini nel Gruppo del Lagorai, devastato da un incendio il 28 dicembre 2016? La sua ricostruzione è diventata complicata. Si tratta di una struttura cara non solo ai pinetani, ma a tutti gli amanti del Lagorai. Ci sono novità? «Stiamo dialogando con gli attori sul territorio».Un ultimo consiglio per chi si sta preparando a godersi le montagne trentine. «Prima di fare l'escursione è bene, dato l'innevamento, chiamare i gestori dei rifugi che essendo sul posto vi sanno dare le giuste informazioni». U.M.

Alto Adige | 20 giugno 2024

p. 18, segue dalla prima

«Troppi rifugi di lusso, questa non è montagna»

Di Aliosha Bona

BOLZANO

«Ci aspettiamo un'estate di fuoco per le prenotazioni: potrebbero essere due mesi, luglio e agosto, da record». C'è un "però" nel pronostico virtuoso che Carlo Alberto Zanella fa alla riapertura dei rifugi. «Purtroppo ci stiamo spostando in maniera preoccupante verso un altro tipo di turismo, quello dei rifugi che al posto dei canederli ti mettono sul piatto le ostriche. - sottolinea il presidente del Cai Alto Adige - Strutture del genere, che offrono vacanze di lusso tipiche di alberghi a cinque stelle, sono in aumento. Chi invece si mette in viaggio per "viversi" veramente la montagna sceglie sempre di più di soggiornare nel Bellunese, dove l'ambientalismo è ancora al primo posto».

Il rischio per la neve

Se l'estate si preannuncia fruttuosa per i rifugi, la partenza non lo è stata altrettanto. C'è la neve a ritardare l'apertura di buona parte delle strutture in alta quota.

L'Alpenverein Südtirol, che ha undici rifugi, una locanda e sei bivacchi, ha posticipato il via di una settimana: aprirà le porte agli ospiti solo nel weekend (sabato). Lo stesso sta accadendo per alcuni rifugi del Cai sopra i 2.500 metri e in Trentino dove si stanno sgomberando i sentieri. Per quelli già aperti dal 15 giugno si raccomanda la massima prudenza: «Le montagne sono ancora molto innevate. - avvisa l'Alpenverein - L'attraversamento di campi di neve rappresenta un pericolo da non sottovalutare. Un'escursione classificata come facile diventa molto più impegnativa: la scelta dell'itinerario e dell'equipaggiamento deve quindi essere adattata alle condizioni. Sono indispensabili scarpe robuste con suola antiscivolo, bastoncini o ramponi possono garantire una maggiore sicurezza. Quando ci si avvicina ai rifugi è consigliabile chiedere informazioni ai gestori». Nella mente di tanti c'è ancora quel ciclista salvato nella notte di un mese fa dal Soccorso alpino a Passo Vizze: era rimasto in pantaloncini corti nella neve e rischiava l'assideramento.

«Bisogna munirsi anche di buona educazione quando si va in montagna: verso le persone, i luoghi, ma anche verso sé stessi.ammonisce Zanella - È un discorso che va esteso anche a chi intraprende le vie ferrate: sono molto pericolose perché le funi sono sepolte dalle precipitazioni. La neve ha vita breve con questo caldo e quindi consiglio di aspettare ancora qualche giorno».

I rifugi di lusso

Il numero uno del Cai altoatesino da anni porta avanti una battaglia personale. Che poi tanto personale non è, perché trova d'accordo gran parte dei veterani della montagna. La parola "rifugio", per come viene utilizzata oggi, ha allargato i suoi confini: «Il problema si genera sempre da un malinteso di fondo che nasce appunto dall'utilizzo del termine anche per indicare quelle strutture di fondovalle che mettono a disposizione un'offerta molto ampia e poco sobria», spiega Zanella. Cruditè di ostriche, branzino in carpaccio, padellata di cozze, filetto di rombo e fritto di paranza: sono queste le offerte che capita di leggere su alcuni menù. «Va rispettata l'alta montagna e la sua secolare tradizione. Molti turisti vengono qui solo per fare aperitivo o per alloggiare al resort di lusso. È loro diritto, per carità, ma il termine "rifugio" resta inappropriato. È usato dai titolari solo per una questione di contributi». I giovani e l'alta montagna

La mancanza di personale, nel frattempo, continua a causare problemi. Non tanto agli alberghi a fondovalle, ma piuttosto a quei rifugi sopra i duemila metri. «C'è una grande sofferenza in generale quando si tratta di cercare collaboratori. E quando si parla di alta montagna le difficoltà aumentano. - sostiene Manfred Pinzger, presidente dell'Unione albergatori (Hgv) - È molto dispendioso per alcuni stare su tutta la settimana e avere il giorno di riposo a rischio perché magari diventa complicato spostarsi. E poi non sempre si trovano alloggi all'altezza. Al giorno d'oggi non è pensabile mettere cinque dipendenti a dormire in una stanza sola». La volontà di molti giovani «non manca» secondo Pinzger, «A patto che alla base ci sia un carattere forte: non è un lavoro per tutti. Bisogna accettare situazioni particolari, anche di solitudine, e stare lontano da casa». Le prenotazioni, a questo punto della stagione, sono già notevoli secondo gli albergatori. «La situazione è ancora migliore rispetto all'anno scorso. - conclude Martin Niedrist dell'Alpenverein SüdtirolIl guaio, che si ripete troppo spesso, è che molti decidono di rinunciare al pernottamento senza avvisare, mandandoci in difficoltà».

DOLOMITI IN TV

Corriere delle Alpi | 26 giugno 2024

p. 28

Tour sui luoghi della fiction Il Consorzio sfutta da luglio l'onda lunga delle riprese

Gianluca De Rosa / SAN VITO

Le riprese della nuova serie di "Un passo dal cielo" riportano in Cadore gli storici "aficionados" della fiction. A certificarlo sono i primi dati snocciolati dal consorzio turistico Cadore Dolomiti che in questi giorni sta ricevendo numerose richieste di informazioni su come e dovepoter assistere ai lavori in corso. Fari puntati sul lago di Mosigo: e non a caso la gran parte delle richieste si concentra nei locali dell'ufficio turistico di San Vito, gestito dallo stesso consorzio Cadore Dolomiti.

«La fiction ha fatto schizzare in alto l'attenzione non solo mediatica ma anche turistica sui nostri territori», ha sottolineato la direttrice del consorzio turistico Cadore Dolomiti, Daniela Falcinelli, «sono in tanti a chiederci quotidianamente informazioni non solo sulle riprese ma anche su dove poter alloggiare. In questi giorni, grazie ai lavori sul set, la zona di San Vito vive un fermento inusuale per questo specifico periodo dell'anno».

La promozione del consorzio Cadore Dolomiti strettamente collegata al ritorno in tv di "Un passo dal cielo" si concentrerà a partire dalla prossima primavera; nel frattempo però le iniziative per l'estate non mancano. «Riproporremo un format particolarmente apprezzato dai turisti che raggiungono i nostri territori attratti proprio dalle riprese», annuncia Daniela Falcinelli, «da luglio ripartiranno infatti le escursioni guidate sui luoghi delle riprese. Saranno escursioni gestite da una guida che valorizzeranno le bellezze paesaggistiche e culturali dei nostri territori concentrate negli stessi luoghi in cui in questi giorni sono in corso le riprese della nuova serie di "Un passo dal cielo". Le escursioni inizieranno con le riprese ancora in corso ma proseguiranno sicuramente per tutto luglio. A breve sarà disponibile il calendario completo e ci si potrà prenotare contattando il consorzio turistico Cadore Dolomiti via telefono, mail oppure venendoci a trovare nei nostri point». Detto di "Un passo dal cielo", l'occasione è utile alla Falcinelli per lanciare la grande novità dell'estate 2024. «Nei weekend, a partire già da luglio, inaugureremo il progetto Forest bathing, letteralmente bagni di foresta. Sono escursioni che immergono i suoi frequentatori nella natura. Una immersione, anima e corpo, in quel verde che vanta proprietà terapeutiche sempre più ricercate anche dal turista più esigente. Il bagno di foresta aiuta a rilassarsi, a stretto contatto con la natura. Proporremo uscite di questo tipo in tutti i week end. Durante la settimana, invece, spazio alle escursioni guidate sui luoghi del set di "Un passo dal cielo"». A proposito della fiction, Daniela Falcinelli conclude sottolineando, «l'ottimo rapporto di amicizia e collaborazione instauratosi con tutte le persone impegnate per lavoro sul set» .

EDITORIALI E INTERVISTE

Corriere del Trentino | 19 giugno 2024

p. 3

L’imprenditore di montagna con l’idea del turismo sostenibile: «Bisogna destagionalizzare»

Trento Titolare di una delle aziende a conduzione familiare più importanti del Trentino, manager ambientalista e visionario nel settore del turismo sostenibile. Oppure, semplicemente, come si definisce lui: «Imprenditore di montagna». Tutto questo è Lorenzo Delladio, titolare de La Sportiva e da ieri designato come futuro presidente di Confindustria Trentino. Una mosca bianca che pensa fuori dagli schemi. Classe 1955, Delladio nasce in una famiglia di imprenditori: suo nonno Narcisio fonda nel 1928 l’azienda Calzoleria Sportiva. Suo padre, Francesco, segue le orme familiari e negli anni ‘50 apre l’azienda al mercato cambiando il nome in La Sportiva. Alla fine degli anni ‘70 anche Lorenzo entra nell’azienda del nonno ed è grazie ad una sua intuizione che il marchio aumenta di popolarità: «Avevo appena finito il servizio militare nel soccorso alpino della polizia ha raccontato Delladio nel 2022 al Corriere Trentino e ricordo precisamente come uno dei miei istruttori di allora arrampicasse con delle scarpe da pallacanestro, più comode e leggere, ma senz’altro meno resistenti degli scarponi da montagna». Da quell’episodio, Delladio pensò a coniugare la resistenza e la leggerezza in un tipo di calzatura pensata apposta per l’arrampicata. Il boom nelle vendite arrivò nel 1985 quando Stefan Glowacz vinse con un paio di scarpette La Sportiva la prima gara di arrampicata in Italia.

Ad oggi, l’azienda, secondo l’ultimo bilancio di sostenibilità 2023, ha un fatturato di 165 milioni di euro, dà lavoro a 489 dipendenti, quasi tutti italiani e trentini, e ha venduto un totale di 1,91 milioni di scarpe, di cui il 26% in Nord America. Uno dei mantra di Delladio è la sostenibilità ambientale. Idea che ha voluto portare anche nella visione della sua azienda: il 54% della produzione viene da energia rinnovabile. «Facciamo industria a mille metri di quota nel cuore delle Dolomiti ha spiegato l’imprenditore . Mi piace definirmi imprenditore di montagna, ma proprio per questo bisogna restituire ad essa la fortuna che ci dona».

Proprio riguardo il tema della sostenibilità, Delladio nel 2017 aveva avuto una visione all’avanguardia: togliere gli impianti al passo Rolle, poco utilizzati a causa della mancanza di neve, e creare un’area outdoor alternativa allo sci alpino compresa di ristorante, camere da letto, aree giochi e sportive. L’idea era quella di «destagionalizzare» la montagna per renderla fruibile 365 giorni all’anno, ma venne bocciata dalla politica dell’epoca e il progetto non si fece. Adesso l’idea di «destagionalizzazione» è una delle priorità della politica turistica trentina, anticipata sette anni fa da Delladio. Il Ceo de La Sportiva, il quale nel tempo libero è anche un pilota di rally, nel 2021 vinse anche il titolo di «imprenditore dell’anno» per «la lungimiranza che lo ha portato a trasformare un piccolo laboratorio artigianale in un marchio globale che coniuga altissime performance e prestazioni con il design e lo stile italiano».

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