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RIFUGI CORONELLE E PASSO SANTNER: GLI AGGIORNAMENTI
Alto Adige | 25 luglio 2021
p. 22
Catinaccio, dopo il Coronelle giù anche il rifugio Santner
davide pasquali BOLZANO Un vero e proprio assalto al gruppo del Catinaccio, come sostengono il Club alpino italiano dell'Alto Adige e l'Alpenverein Südtirol, sostenuti sia dall'Heimatpflegeverband che dal Dachverband für Natur und Umwelt. Mentre a livello internazionale si discute animatamente sull'opportunità o meno della costosa demoricostruzione - in buona parte a spese pubbliche - dell'ottocentesco rifugio Coronelle oggi di proprietà della Provincia, i privati intanto sorpassano sulla destra: la famiglia Perathoner, gestrice dell'Alpe di Tires, intende demolire e ricostruire il rifugio Santner ai piedi di cima Catinaccio, triplicandone sia l'altezza che i posti letto, trasformandolo in un edificio avveniristico a forma di tenda a quota 2.734 metri. Nel frattempo, a Carezza c'è l'intenzione di erigere due nuovi alberghi superstellati e a Tires sono ormai avviati i lavori per la realizzazione della nuova cabinovia da San Cipriano a malga Frommer, per ora priva di pista da sci ma dotata di pista da downhill per Mtb. Nel frattempo a Tires sono stati presentati progetti per tre nuove vie ferrate.Il Santner, era solo un rifugioIl Santner - realizzato nel 1956 dalla guida fiemmese Giulio Gabrielli - come ricorda il presidente del Cai Alto Adige Carlo Alberto Zanella, venne costruito al culmine meridionale della Croda di Laurino, soprattutto allo scopo di dare rifugio alle guide alpine nel caso dovessero intervenire in soccorso agli scalatori incrodati sulla impegnativa parete Ovest, sopra la Berglerhütte. Per trascorrere la notte, da sempre escursionisti e arrampicatori usano soprattutto il Coronelle sul versante altoatesino, o il re Alberto o il Vajolet o il Preuss sul versante fassano. Al Santner, la sera, i più salgono con un quarto d'ora di camminata dalle Torri del Vajolet per ammirare Bolzano al tramonto. Il rifugio, parzialmente risanato a inizio anni Duemila, era poi stato chiuso nel 2013 e riaperto solo nel 2019. Anche a riprova, fanno notare Cai e Avs, che non si facessero proprio affari d'oro. Più comodo, una volta terminata la via attrezzata del passo Santner o la via normale a cima Catinaccio, ritornare a dormire giù a valle.La nuova strutturaNel 2018 la famiglia Perathoner dà incarico al rinomato studio di architettura Senoner-Tammerle di Castelrotto - loro il progetto di ristrutturazione dell'Alpe di Tires e del rifugio Petrarca o Stettinerhütte (gruppo di Tessa) - di progettare la demoricostruzione del Santner. I primi elaborati, con un sospiro di sollievo da parte dell'Avs che aveva avuto modo di entrarne in possesso, vengono respinti. L'intenzione è demoricostruire, alzare, ampliare i posti letto. Oggi sono una dozzina, con l'ultimo progetto diventeranno 32 («Il primo progetto però ne prevedeva 42», chiarisce il presidente dell'Avs Georg Simeoni). Da un piano ora si passerà a tre. A quanto pare, il progetto sarebbe già stato approvato dal Comune di Tires, dalla Provincia, nonché dalla Fondazione Unesco. L'edificio, a poche centinaia di metri in linea d'aria dalle Torri del Vajolet, si trova infatti sia all'interno del perimetro delle Dolomiti patrimonio dell'Umanità sia in quello del parco naturale provinciale Sciliar Catinaccio. Secondo quanto dichiarato al sito ildolomiti.it, i Perathoner ritengono indispensabile adeguare la struttura alle esigenze contemporanee, soprattutto per questioni di spazio: servizi non adeguati, magazzino piccolo, frigorifero mini eccetera. L'Alpenverein questa settimana ha chiesto lumi a livello amministrativo, ma per il momento non sono arrivate risposte. «Se il progetto - cui sia noi che il Cai siamo profondamente contrari - fosse stato approvato davvero, a nostro avviso rappresenterebbe un vulnus molto grave. Non si è nemmeno convocato l'Alpinbeirat, la consulta istituita per legge dalla Provincia e di cui facciamo parte». Già sufficienti gli attuali posti letto, sostengono le associazioni alpinistiche, assai critiche sia nei confronti della Provincia che della Fondazione Unesco. Tuona Zanella del Cai: «La nostra impressione è che l'Unesco non abbia portato alcun beneficio alle Dolomiti. Finora c'è stato solo questo: un aumento di traffico e di interessi da parte dei potentati economici, gli esempi recenti in Dolomiti sono innumerevoli».La nouvelle vagueSia Simeoni (Avs) che Zanella (Cai) sono tutt'altro che estremisti dell'ambientalismo, contrari a oltranza alle innovazioni. Condividono, per dire, i recenti interventi provinciali per risanare in stile contemporaneo tre storici rifugi, catapecchie o minacciati dal pericolo slavine. Sono però stupefatti di ciò che sta accadendo a Carezza. È appena stato terminato un nuovo impianto con stazione a monte interrata, proprio sotto il Coronelle. Era prevista a corredo anche una torre in cristallo alta 18 metri, poi bocciata per l'opposizione delle associazioni alpinistiche. La torre però, raccontano ora Cai e Avs, si è ripresentata sotto altra forma: un nuovo moderno albergo di lusso per sciatori, da sfruttare quasi tutto l'anno al posto della storica Kölnerhütte estiva, eretta a fine Ottocento dalla sezione Renania del Döav, il Club alpino austro-tedesco, ampliata poi nel 191112 con un ulteriore dormitorio. «C'è poco da salvare», spiega la Latemar Carezza Srl della famiglia Eisath. «Conviene demolire e ricostruire». Un progetto da 13 milioni di euro. «Che pagheremo in buona parte noi», tuona Zanella. E Simeoni rincara: «Una partnership pubblico privato di 35 anni in cui oltre il 40% dei lavori sarà a carico della Provincia, che poi dovrebbe versare oltre mezzo milione di euro l'anno come contributo di gestione. Una cifra folle. Fra Cai e Avs gestiamo 25 rifugi, per la cui manutenzione ordinaria, sentieri compresi, in totale spendiamo cinquecentomila euro l'anno». La nouvelle vague sarebbe questa: giù i vecchi rifugi, su alberghi con ogni comfort magari spa compresa, serviti da impianti, non tanto destinati a escursionisti e alpinisti, ma a turisti abbienti, sciatori in inverno, e-biker in estate. In questo si inquadra anche la nuova cabinovia da San Cipriano a malga Frommer. «I lavori sono già stati avviati, per ora solo pista da downhill, ma sappiamo come vanno a finire le cose, di solito», chiosa Simeoni. E Zanella: «Ci auguriamo che non chiudano la strada da Tires per consentire più introiti alla cabinovia», commenta Zanella.Intanto, dopo una prima bocciatura al Tar, si ritorna alla carica per un albergo di lusso con chalet diffusi a malga Angerle a Carezza (si pretendevano 230 posti, ora ci si accontenterà di 60). E in Comune a Vigo di Fassa si è chiesta una variazione urbanistica per un nuovo albergo di lusso a passo Costalunga, a fianco di Felicetti.